Ukraine’s oppositon in the streets/

# EODE-TV/ NEWS FROM REAL RUSSIA (009): ‘RT RUSSIAN PRIME TIME’ OF THE DAY

Main topic of the day:

EODE-TV with RT – EODE Zone Russia-Caucasus / 2013 11 25/

EODE-TV - RT russian prime time 009 (2013 11 25) ENGL

Video on:

https://vimeo.com/80426670

The Russian TV channel ‘RT Russian Prime time” – former Russia Today – for a real information on what is really Putin’s Russia.

Politics, Economy, Culture, Arts, Events, News, People:

Far away from the anti-Russian phobia of the Western medias, the real life in the “Second Europe” …

https://vimeo.com/eodetv

https://www.facebook.com/EODE.TV

Today main topics:

Ukraine’s oppositon protest their government’s move to curb EU integration – despite claims a trade deal would spell economic disaster for the country’s economy;

Meanwhile, President Putin denies allegations Russia blackmailed Ukraine into giving up its planned EU trade pact, and instead claims it’s Europe that’s been applying the pressure;  Officials in Murmansk are told to stop using words and phrases that are associated with bribery;

We get into the weekend mood by heading to our Moscow local for a bar-side review of the week’s events with fellow Moscow expats.

RT / EODE-TV / EODE Press Office

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Scotland: towards 2014 Independence referendum

PCN-TV/ ALTERNATIVE INFORMATION (039): ‘RT’ NEWS OF THE DAY

Central topic of the day:

PCN-TV - RT daily news 039 (2013 11 26) ENGL

PCN-TV with RT – PCN-SPO / 2013 11 26/

The Russian TV channel ‘RT’ daily news – former Russia Today – for an alternative information to the dual language, double standards, lies and propaganda of the NATO’s medias …

 Video on:

https://vimeo.com/80510087

Main topics of the day:

Israel sticks to its guns and sends a top security aide to Washington to get answers on the nuclear deal with Iran, as world powers applaud the diplomatic effort made in Geneva;

A third day of anger over the Ukraine u-turn, which saw the indebted nation back off from the EU. A deal which economists warn would have landed Kiev in even more money trouble; Scotland outlines how life would be better outside the UK, readying the ground for next year’s independence vote.

RT / PCN-TV

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Libia al collasso: Stati Uniti ed alleati intensificano le misure di emergenza

NOVEMBRE 25, 2013
 
Andrej Akulov Strategic Culture Foundation 24/11/2013
 
libia-petrolio
Sono passati due anni dall’intervento in Libia della NATO per il cambio di regime. L’organizzazione violò sfacciatamente la risoluzione delle Nazioni Unite per permettere alle forze antigovernative di rovesciare il regime di Gheddafi e gettare il Paese nel caos.
 
I recenti avvenimenti suscitano crescente preoccupazione
Tre episodi chiaramente collegati hanno focalizzato l’attenzione sulla Libia, ultimamente. Il primo incidente è stata la palese violazione della sovranità della Libia della squadra delle forze speciali statunitensi (SOF) che aveva sequestrato Abu Anas al-Libi, presunto operativo di al-Qaida, il 5 ottobre. Presumibilmente l’azione fu intrapresa con il consenso del governo della Libia. Il secondo incidente è stato senza dubbio la risposta all’operazione delle SOF quando il primo ministro Ali Zaidan fu rapito pochi giorni dopo. Il terzo incidente fu lo stato di emergenza di 48 ore dichiarato nella capitale Tripoli, il 16 novembre, quando migliaia di manifestanti presero d’assalto il quartier generale della milizia di Misurata. Molti i morti e centinaia i feriti. Il primo ministro libico Ali Zaidan aveva detto: “L’esistenza di armi al di fuori dell’esercito e della polizia è pericolosa”, aggiungendo “Tutte le milizie armate devono lasciare Tripoli senza eccezioni”. Secondo il primo ministro libico tutte le milizie devono riunirsi alle forze governative regolari entro il 31 dicembre, altrimenti il governo sospenderà i versamenti ai loro governi regionali.
 
Sull’orlo del collasso
Le divisioni tra laici e islamisti si radicalizzano ulteriormente nel parlamento di Tripoli, e la stesura di una costituzione post-Gheddafi viene ritardata da mesi. L’illegalità è diventata una caratteristica quotidiana: le ambasciate straniere sono attaccate (l’ambasciata russa è stata attaccata ai primi di ottobre), le milizie rivali e i rami di al-Qaida competono per il potere e le frontiere del Paese sono porose. Il potere politico nasce ancora dalla canna del fucile che i miliziani chiaramente controllano in assenza dell’esercito e della polizia, seguendo la propria agenda. Nella Cirenaica, milizie e tribù locali hanno bloccato l’attività dei porti e campi petroliferi nell’est chiedendo una quota maggiore di potere politico e di proventi petroliferi. Questa regione, nota come Barqah, era storicamente emarginata, mentre l’80% delle riserve accertate di petrolio della Libia e diversi porti strategici e raffinerie di petrolio si trovano sul suo territorio. Il blocco costa al Paese circa 130 milioni di dollari al giorno, esacerbando ulteriormente le difficoltà economiche. La produzione nazionale di petrolio è già scesa dai circa 1,5 milioni di barili al giorno dell’era Gheddafi a soli 150000 barili al giorno, secondo le statistiche della National Oil Corporation pubblicate a settembre. La creazione di una compagnia petrolifera separatista che sarà responsabile delle esportazioni è stata avviata insieme al piano per istituire una banca centrale orientale. La potenziale secessione della Cirenaica sarebbe un disastro economico per la Tripolitania e il Fezzan, e sarebbe un precursore del conflitto armato che permetterebbe alle milizie terroristiche di allargare la loro autorità e influenza. Il ministro delle Finanze ha detto che la preparazione del bilancio 2014 sarà ritardata mentre il governo lotta per raccogliere informazioni dal maggior numero di enti dai bilanci separati. La stime dell’intelligence inglese sostengono che il governo libico controlla solo 20 dei 400 depositi di armi nel Paese, e circa 3000 missili antiaerei portatili utilizzabili per abbattere aerei civili mancano. La Russia ha recentemente evidenziato i pericoli posti dai 6400 barili di uranio yellowcake mal custoditi e scoperti nei pressi della ex roccaforte di Gheddafi di Sabha, che i gruppi di al-Qaida sorvegliano.
Non c’è dubbio che la Libia sia pervasivamente armata. Presumibilmente, ogni famiglia è in possesso di armi acquisite nelle incursioni negli arsenali di Gheddafi. Gli incidenti dimostrano che le capacità del governo di Tripoli impallidiscono rispetto a quelle delle milizie.
 
Gli USA rispondono alla situazione
Secondo Chris Carroll di Stars and Stripesl’esercito degli Stati Uniti valuta una missione per addestrare personale della sicurezza libico, con l’obiettivo di creare una forza di 5000-8000 soldati convenzionali e una piccola unità specializzata nelle missioni antiterrorismo, secondo il comandante dell’United States Special Operations Command. Non è stato deciso dove si svolgerebbe l’addestramento, hanno detto gli ufficiali, ma la missione globale sarebbe organizzata dal Comando militare per l’Africa. La Bulgaria è stata indicata come possibile Paese ospite. Il portavoce del Pentagono colonnello Steven Warren ha detto che i dettagli dell’addestramento sono ancora in fase di elaborazione, tra cui quali unità dell’US Army l’avrebbero condotto e quali unità libiche l’avrebbero ricevuto. “Siamo in trattative con i libici sull’esatto numero (di truppe), ma siamo pronti a fornire l’addestramento a 5000-8000 soldati”, ha detto Warren. “Si tratta essenzialmente di addestramento basico”. L’ammiraglio William McRaven, capo del Comando Operazioni Speciali degli Stati Uniti, ha detto che il progetto coinvolgerà forze per le operazioni convenzionali e forze speciali. Secondo il New York Times, l’ammiraglio McRaven e altri ufficiali hanno notato che l’evoluzione della strategia per la sicurezza nazionale del Pentagono prevede la costruzione di  capacità antiterrorismo presso le forze delle nazioni alleate e partner, piuttosto che far effettuare missioni sul terreno alle truppe statunitensi. Anche un piccolo numero di militari degli Stati Uniti si era recato in Libia per assistere alla pianificazione. Come notano le fonti, gli ufficiali statunitensi dicono che il governo libico ha tranquillamente chiesto assistenza sulla sicurezza agli Stati Uniti, dando tacita approvazione a due operazioni dei commando statunitensi nel Paese.
Ad aprile-maggio un reparto dei marines statunitensi di stanza in Spagna fu spostato alla Naval Air Station di Sigonella in Sicilia, Italia, per essere avvicinato alla Libia per improvvise necessità a Tripoli. Tale elemento da parte della nuova forza di reazione rapida basata nella base aerea di Moron nel sud della Spagna, per avviare un rapido intervento in Africa settentrionale. Pienamente operativo, l’apparato dovrebbe decollare entro sei ore dall’arrivo degli ordini. La squadra di 500 elementi, che deve essere pronta entro 30 giorni, comprenderà 225 marines equipaggiati al combattimento assieme a specialisti d’intelligence e comunicazioni, più altri 225 effettivi per la manutenzione dei sei V-22 Osprey e dei due velivoli da rifornimento KC-130 che costituiscono il reparto aereo dell’unità, per aerotrasportarla al momento richiesto. La capacità di rifornimento permetterà agli Osprey di volare per maggiori distanze senza atterrare. I marines saranno dotati di mitragliatrici, mortai e lanciagranate. Nell’ambito degli sforzi del Corpo dei Marines per rafforzare la sicurezza delle ambasciate in particolare, vengono aggiunti altri 1000 marines alla forza di guardia dell’ambasciata, raddoppiandone le dimensioni e aumentando la forza delle singole squadre delle ambasciate nelle aree di maggiore minaccia, ed istituendo una squadra speciale di 100 marines  negli Stati Uniti che potrebbe rapidamente recarsi nell’area richiesta per sostenere le guardie di un’ambasciata in caso di pericolo.
 
La NATO e l’UE pronta a contribuire
Questo agosto lo Stato Maggiore libico ha annunciato l’invio all’estero di centinaia di soldati per l’addestramento nell’ambito dei piani per la ricostruzione delle forze armate libiche. E’ stato concordato con Italia, Turchia e Gran Bretagna di addestrare unità militari per tre mesi e per ogni gruppo”, aveva detto a Lybia Herald il portavoce del Capo di Stato Maggiore, colonnello Ali Shiaqi. Il primo ministro Ali Zaidan aveva partecipato al vertice del G8 di giugno, in Irlanda del Nord, dove  Stati Uniti, Italia, Francia e Regno Unito accettarono di addestrare i soldati libici nell’ambito dei piani per ricostruire l’esercito libico. Anche la Turchia è coinvolta nel programma. Dei programmi, il Regno Unito ha accettato di ospitare 2000 militari libici nei corsi di addestramento di dieci settimane, alla fine di quest’anno, per aumentarne la professionalità. E’ stato poi riferito che i soldati sarebbero stati addestrati negli elementi basilari e nel comando della fanteria, in una base dell’esercito inglese nel Cambridgeshire, a circa 80 chilometri da Londra. Il personale che avrebbe superato gli opportuni test medici e fisici sarebbe stato inviato in Inghilterra in piccoli gruppi, una volta iniziati i corsi. Secondo gli osservatori della missione ‘civile’ dell’UE sui confini della Libia, essa infatti deve addestrare forze paramilitari, nell’ambito dell’ampio sforzo europeo e degli Stati Uniti d’impedire che la Libia diventi uno “Stato fallito”. L’obiettivo è migliorare la capacità operativa delle “Guardie di frontiera (BG)” e della “Guardia costiera (NCG)” della Libia. Le unità fanno parte del ministero della Difesa della Libia. Il BG, una gendarmeria di circa 9000 effettivi responsabili delle frontiere terrestri è, secondo il documento dell’UE, sotto il “comando diretto” del “capo di Stato Maggiore” dell’esercito libico. Della NCG, 6500 uomini che si occupano delle frontiere marittime, si afferma lo stesso. La missione europea di assistenza alle frontiere (EUBAM) si occuperà dei “battaglioni” di BG e NCG, li addestrerà in luoghi sicuri e li “rischiererà” per le missioni. L’EUBAM ha stanziato 120000 euro all’anno per acquistare immagini satellitari classificate. La delicatezza del suo lavoro è evidenziata anche dal personale dell’UE presso l’intelligence libica. L’Italia attua programmi sulla sicurezza nella difesa e negli interni. Ha anche inviato una nave della marina per fermare “il contrabbando di armi” nelle acque libiche, ripristinando sette navi militari libiche e donando 20 veicoli blindati VBL Puma. La Francia addestra circa 200 militari e poliziotti, tra cui 75 guardie del corpo per proteggere i vip libici. La Germania contribuisce garantendo la protezione del centro di ricerca di Tagiura e i depositi dei missili antiaerei spallegiabili della Libia, così come nel controllare le armi chimiche. Il Regno Unito ha introdotto una “gruppo di assistenza alla difesa” nel ministero della Difesa libico e sviluppa una “unità per operazioni congiunte”. Danimarca, Grecia, Malta, Paesi Bassi, Spagna e Romania hanno programmi più piccoli. La NATO crea anche una squadra di 10 consiglieri militari a Bruxelles per “visitare la Libia per brevi periodi” e “fornire consulenza alle autorità libiche per la realizzazione delle istituzioni per la difesa”.
I tre interventi militari stranieri occidentali di questo secolo, in Iraq, Afghanistan e Libia, erano  finalizzati al cambio di governo e, in realtà, sono tutti finiti in un disastro. I paralleli della Libia con l’Iraq e l’Afghanistan sono negativamente suggestivi. Non importa che tipo di regime sia stato rovesciato, la conseguente mancanza di legge e ordine ha comportato pericoli maggiori e instabilità che hanno interessato gli Stati confinanti. In ognuno di questi casi di “nation building” i militari furono dispersi, i governi sciolti, la magistratura smontata e le bande armate e le milizie lasciate libere di scatenarsi diffondendo anarchia. Poco o nulla fu fatto per sostituire il caos creato con un nuovo ordine. L’aumento della criminalità in Libia, l’economia distrutta e la mancanza di controllo politico sulle diverse tribù hanno aggravato la situazione in Libia in 2 anni. Ora gli Stati Uniti e i loro alleati prendono provvedimenti per cambiare atteggiamento e intervenire assistendo i militari e la sicurezza. Come si può vedere alcuni elementi in uniforme sono già presenti. Ma gli sforzi significano spese. Sono grandi le probabilità che passo dopo passo Stati Uniti e loro alleati europei siano coinvolti nel pantano di anarchia e caos nel tentativo di far restare la Libia uno Stato filo-occidentale in una regione instabile. La politica “senza stivali sul terreno” può fallire anche se “alcuni stivali” vi sono già, mentre altri operano dentro e fuori il suolo libico. È estremamente difficile prevedere qualcosa in Medio Oriente, ma il compito di migliorare le cose in Libia è arduo, una vera e propria scalata. L’occidente sconta i propri errori di cui fu avvertito quando passò ad aggredire la Libia, dopo non aver appreso le lezioni di Afghanistan e Iraq.
 
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.
 
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

LA SALE GUERRE DE SARKOZY EN LIBYE : PLAINTE D’UN PARTISAN DE KADHAFI QUI DIT AVOIR ÉTÉ TORTURÉ PAR DES FRANÇAIS !

Luc MICHEL pour ELAC & ALAC Website/

avec L’Orient-Le Jour (Beyrouth) – Marianne – PCN-SPO/ 2013 11 30 /

http://www.elac-committees.org/

https://www.facebook.com/elac.committees

LM - ELAC libye. nouveau témoin contre Sarkozy (2013 11 30) FR 1

Un témoignage sur la sale guerre de l’OTAN et de la France de Sarkozy en Libye.

De nouvelles révélations sur le « Tripoligate » …

Un ex-responsable politique libyen, qui affirme avoir été torturé par des Français en 2011 à Tripoli après la prise de Tripoli (fin août 2011), a porté plainte ce jeudi 29 novembre 2013 à Paris, a indiqué son avocat.

Tahar Dehech, un ancien responsable des Comités Révolutionnaires, le MCR, ces piliers de la Jamahiriya, avait porté ces accusations dans un livre “Sarkozy-Kadhafi, histoire secrète d’une trahison” paru cet automne à Paris. Précisons un mauvais livre, plein de fausses rumeurs issues du net et de faux témoins. Mais qui pointait du doigt la corruption du système sarkozyste en Afrique et en Libye. Et dénonçait certains aspects de la sale guerre de la France en Libye.

Dehech – un vrai témoin lui – y expliquait avoir été torturé “à l’électricité et à la matraque électrique”. “Ils me mettaient pieds nus dans une flaque d’eau et envoyaient le courant”, affirmait-il. “Français et Qataris posaient les mêmes questions. Si ma réponse divergeait, c’était l’électricité”.

Dans sa plainte consultée par l’AFP, Tahar Dahech décrit ces actes subis lors d'”interrogatoires, filmés en permanence” dans un hôtel du bord de mer de Tripoli transformé en centre de détention (probablement le Bab-el Bar), interrogatoires “tantôt menés par des Français, tantôt par des Qataris”.

T. Dahech, 62 ans, “a souhaité se reconstruire un peu depuis les faits. Il a fallu récupérer des éléments de preuves, comme par exemple ce télégramme confidentiel émanant du consul de Tunisie à Tripoli et validant le parcours en détention de mon client”, a déclaré son avocat.

LM - ELAC libye. nouveau témoin contre Sarkozy (2013 11 30) FR 2

 UN NOUVEAU TEMOIGNAGE SUR LA REALITE DU « TRIPOLIGATE »

Dans le livre, il assurait également que des preuves existent d’un financement politique de l’ancien président Nicolas Sarkozy par la Libye de Kadhafi: “Les preuves portent sur 57 millions d’euros versés en deux fois”. Des juges français enquêtent sur les accusations de financement de la campagne présidentielle de 2007 qui a porté au pouvoir Sarkozy. L’ancien chef de l’Etat, défait par François Hollande en 2012 lors de sa tentative de réélection, réfute tout financement occulte par la Libye.

Déjà en septembre, l’hebdo MARIANNE (Paris) titrait sur ces nouveaux témoignages : « Présidentielle 2007 : Sarkozy/Kadhafi, nouveaux aveux ». Et commentait : « Tous les témoignages concordent, et un livre – Sarkozy, Kadhafi, Histoire secrète d’une trahison (éd. Seuil) – en apporte de nouveaux. Extraits de l’enquête menée par la journaliste Catherine Graciet qui a rencontré à Tunis Zohra Mansour, ancienne responsable des gardes du corps femmes de Kadhafi : Sarkozy ? lui répond le « guide » en 2007, « nous n’aurons pas de problème » avec lui.  Et pour cause… Malgré tous les efforts déployés pour détruire les preuves, la vérité apparaît » …

Luc MICHEL

http://www.lucmichel.net/2013/11/30/elac-alac-website-la-sale-guerre-de-sarkozy-en-libye-plainte-dun-partisan-de-kadhafi-qui-dit-avoir-ete-torture-par-des-francais/

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Photos :

Le livre “Sarkozy-Kadhafi, histoire secrète d’une trahison” paru cet automne à Paris. Précisons un mauvais livre, plein de fausses histoires sur Kadhafi, de fausses rumeurs issues du net et de faux témoins (notamment quelques mythomanes français). Mais un livre néanmoins utile qui pointait du doigt la corruption du système sarkozyste en Afrique et en Libye. Et dénonçait certains aspects de la sale guerre de la France en Libye.

Marianne, l’hebdo qui a relayé les accusations du livre.

UKRAINE: THE IMAGE THAT NATO’S MEDIAS NEVER SHOW YOU

LM.NET - EN BREF new color revolution in Ukraine (2013 11 29) ENGLLuc MICHEL / In Brief /

with ELAC Website – PCN-SPO/ 2013 11 29 /

All Ukraine in the streets to join EU?

President Yanoukovitch isolated? Without democratic support ???

This is the NATO’s medias so-called information on Ukraine events.

But it is not the reality. One more time.

See this pic. You never see this today ??? … Supporters of Ukrainian President Viktor Yanukovich (democraticly elected) and the Party of the Regions (the majority in the last democratic elections of october 2012) participate in a demonstration at European Square in central Kiev today November 29, 2013 (pic Reuters / Stoyan Nenov).

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=389543821180042&set=a.322051284595963.1073741828.321184994682592&type=1&theater

Outside the Western part of Ukraine, never been a part of the Russian Empire – the traditional base of anti-russian Ukrainian nationalism and fascism in 1918-45, of neofascism and pro Western activism after 1990 -, it is not a majority to support the pro-western leaders and the anti-russian oligarchs such as Yulia Timochenko.

TOWARDS A NEW “COLOR REVOLUTION” IN UKRAINE?

So the solution supported by the EU – in facts and actions the political wings of NATO and really no more the “Europe” – will be a new “coolor revolution”. Such as in 2004 …

The head of Russia’s State Duma Foreign Affairs Committee, Aleksey Pushkov, has predicted that the EU will not support Yanukovich in the next presidential elections, saying the Union now “counts on” the opposition. And on riots in the streets …

“The signal is clear: on the threshold of Ukraine’s 2015 elections the EU counts on the opposition and is already preparing a replacement for Yanukovich. Expect new Maidans [referring to protests at Kiev’s Independence Square (Maidan Nezalezhnosti)],” Pushkov posted on his Twitter page.

We agree with him. Totally.

But where is the so-called “EU values” in this new destabilisation of Ukraine ?

Luc MICHEL

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Luc MICHEL /

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Hezbollah accusa di nuovo Israele di spiare il Libano – Lo Stato ebraico spia anche ambasciate e Unifil

28 Novembre 2013

Beirut, 28 nov. Un deputato di Hezbollah ha accusato oggi nuovamente lo Stato ebraico di spiare il Libano. In una conferenza stmapa, Hassan Fadlallah, ha detto che Israele aveva installato della stazioni di intercettazioni alla frontiera con il Libano per spiare “questo Paese, i suoi abitanti, le ambasciate che vi si trovano e le forze dell’Unifil presenti sul suo territorio”. Il deputato che è intervenuto al termine di una riunione congiunta delle commissioni Esteri e Telecomunicazioni del Parlamento ha detto che lo Stato ebraico spia la rete libanese di telecomunicazioni e l’internet, aggiungendo che gli ambasciatori dei Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e quelli dei Paesi che partecipano all’Unifil erano stati invitati alla riunione per un briefing. Hezbollah e altri esponenti libanesi hanno più volte accusato Israele di spiare il loro Paese e annunciato la scoperta di materiale di spionaggio installato dallo Stato ebraico lungo la frontiera libanese. Nel 2009, le autorità libanesi avevano lanciato una vasta operazione contro le reti presunte di spionaggio israeliano. Più di 70 persone erano state arrestate, fra cui dei poliziotti e dei membri delle forze di sicurezza. (con fonte Afp)

http://www.ilmondo.it/esteri/2013-11-28/hezbollah-accusa-nuovo-israele-spiare-libano_369231.shtml

Alberto Micalizzi: con le privatizzazioni l’Italia è alla deriva

Nel mezzo di una recessione strutturale che ha fatto perdere il 9% di PIL al nostro Paese negli ultimi 6 anni, pari a circa 130 miliardi di Euro bruciati, che ha visto la spesa per interessi salire a 90 miliardi di euro, il debito pubblico superare la soglia dei 2.000 miliardi di euro, la disoccupazione oltrepassare il 12% e decine di migliaia di aziende chiudere i battenti per mancanza di domanda o spostare all’estero la propria sede, il governo Letta ha avuto una grande idea:
recuperare 12 miliardi di euro privatizzando ulteriormente quote pubbliche di aziende appartenenti a settori strategici.
Le aziende oggetto di ulteriore privatizzazione includono l’Eni, petrolio e gas, Stm, leader nella produzione di semiconduttori, Fincantieri, tra i leader mondiali della cantieristica, Cdp Reti, di proprietà della Cassa depositi e prestiti, Tag, che gestisce in esclusiva il tratto austriaco del gasdotto che trasporta il gas dalla Russia in Italia, Grandi stazioni, controllata al 60% dalle Ferrovie dello Stato, Enav, la società per il controllo del traffico aereo e Sace, gruppo per l’ assicurazione dell’export.
 
Queste aziende fanno parte di un piccolo nucleo rimasto in piedi dopo 20 anni di tiro al bersaglio sulle partecipazioni statali che dal 1992 sono state oggetto di svendita, saccheggio e umiliazione. Sono stati definiti carrozzoni e materia corruttiva anziché essere interpretati come fondamentali strumenti di politica economica, tra i pochi che si sarebbero dovuti mantenere saldamente in mano Statale proprio mentre si abbandonavano le leve monetarie e finanziarie a causa del sopraggiungere dell’Euro….
Tra il 1992 ed oggi si è ceduta la sovranità monetaria con l’Euro, quella finanziaria con l’intervento delle banche sistemiche e della Bce in testa – tutte istituzioni private che nulla hanno a che vedere con l’interesse pubblico – quella economico-industriale con la privatizzazione dei settori strategici, quella commerciale con l’apertura a qualsiasi trattato internazionale, senza mai domandarsi cosa sarebbe accaduto alle nostre imprese…..
Grazie a tutto questo l’Italia assomiglia oggi ad un barcone alla deriva, non ci sono più leve di comando, non si sa da dove veniamo e tantomeno in che direzione andare.
La raccolta di 12 miliardi dalla cessione di ulteriori quote di questi pochi brandelli di Stato rimasti in piedi coprirebbe a malapena 45 giorni di interessi passivi sul debito pubblico, non porterà efficienza né competitività nel sistema, non stimolerà il PIL, non creerà occupazione, non farà nulla di tutto questo. Rappresenta solo l’indegno epilogo di un ventennio che ha segnato la demolizione del Paese, la rimozione di ogni sua fondamenta ed il relativo trasferimento in mani estere, in maniera che in Italia non rimanessero che i lavoratori, i professionisti e gli imprenditori a fare debiti – in una valuta che giuridicamente appartiene ad altri – ed a pagare tasse.
Questa nuova ondata di privatizzazioni rappresenta solo un gesto stanco, privo persino di coreografia, una decisione diffusa tra le redazioni dei giornali quasi come una circolare interna, un comunicato senza anima da parte di chi non ha alcuna visione della politica e dell’economia. E’ uno sfregio al volto di un Paese già in ginocchio, chiamato “maiale”, ritenuto spazzatura, che vede ogni giorno donne e uomini rinunciare a beni alimentari di prima necessità, privarsi di intereventi sanitari urgenti, pagare tasse su tasse, costretti a sperare in Renzi come segno del nuovo (!), nel nome di una “austerità” economica che nessuno spiega ed il cui unico fine appare sempre più solo quello di costringere tutti a vivere nel terrore e garantire il pagamento degli interessi sul debito pubblico, cioè permettere la sottrazione di risorse economiche dalle tasche di lavoratori e imprenditori a poteri forti della finanza internazionale.

L’Arabia Saudita sta progettando di acquisire armi nucleari

Prince-Turki-Al-Faisal
Tradotto e riadattato da Fractions of Reality
 
L’accordo sul nucleare iraniano è recentemente diventata una priorità assoluta per un certo numero di paesi, in quanto si sta toccando direttamente la stabilità nella regione. Oggi ci sono due campi – uno che sta disperatamente cercando di risolvere il puzzle diplomatico nonostante le differenze nelle loro posizioni, al fine di preservare la pace sul Medio Oriente. Questo campo è rappresentato dalla Russia, Stati Uniti, Cina, Germania e perfino Gran Bretagna. Gli osservatori hanno notato un cambiamento notevole nella posizione assunta dalla Casa Bianca nei confronti del programma nucleare iraniano da quando Hassan Rouhani ha assunto la carica presidenziale dal suo predecessore. Rouhani è ampiamente considerato un politico moderato.
 
La posizione francese rimane in qualche modo poco chiaro nella trattativa iraniana dal momento che i rappresentanti degli Champs-Elysée a metà novembre hanno provato a far deragliare la metà delle proposte americane che erano state approvate da tutti partecipanti, anche prima dell’avvio dei negoziati. E sembra che questa posizione non sia una coincidenza. La Casa Bianca ha recentemente cambiato la sua posizione sulle modalità di risoluzione delle crisi mediorientali e la Francia vuole approfittare del raffreddamento nei rapporti degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita e Israele causata da questo fatto. Gli Champs-Elysée sono particolarmente interessati a migliorare la propria posizione con l’Arabia Saudita, dal momento che gli sceicchi sauditi possono essere eccezionalmente generosi in termini di investimenti e regali personali. Le voci riguardante i metodi di “gratitudine” che i sauditi hanno presentato alla politica degli Stati Uniti devono aver attraversato l’oceano diventando un tormento per le anime deboli dei politici francesi.
 
Il secondo campo è rappresentata da Arabia Saudita e Israele, i due credono che le prospettive del programma nucleare in Iran non siano negoziabili. Questa posizione non ha semplicemente fuso le ex rivali regionali, insieme, ma li ha spinti verso l’elaborazione di diverse cospirazioni, militari incluse, contro Teheran.
 
Come può Israele permettere a chiunque di avere una possibilità di acquisire armi nucleari in Medio Oriente, gli israeliani credono che sia il suo esclusivo privilegio e non hanno intenzione di condividerlo con nessuno. Nella sua rivalità con Teheran, Gerusalemme è disposta a chiudere un occhio per le ambizioni saudite di acquisire armi nucleari.
 
Questa monarchia wahabita, che ha accusato l’Iran per il suo programma nucleare, “è una minaccia per la sicurezza nella regione”, ha espresso il desiderio di acquisire questo tipo di armamenti. Tale volontà è stata esplicitamente espressa dall’ex ambasciatore saudita negli Stati Uniti, direttore dell’Arabia Saudita Direzione Generale di Intelligence, il principe Turki bin Faisal Al Saud che ha detto nel dicembre 2011 alla conferenza “Il Golfo e il Globo”. “Se i nostri sforzi e gli sforzi della comunità mondiale non riescono a portare allo smantellamento dell’arsenale israeliano di armi nucleari, chimiche e biologiche e di impedire all’Iran di acquisire la stessa, allora perché non dovremmo almeno studiare seriamente tutte le opzioni disponibili, tra cui l’acquisizione di Nukes, così che le nostre generazioni future non ci biasimino per aver trascurato eventuali eventi che non mancheremo di tenere lontani da noi”. Il principe Turki è uno dei pochi membri della Casa di Saud, che sta esprimendo il suo parere pubblicamente sulla questione. Anche se ha cercato di implicare che le testate atomiche saudite servirebbero solo allo scopo dissuasivo e che “l’Iran ha il diritto di acquisire l’atomico pacifico”, il suo messaggio resta comunque chiaro.
 
Questo fatto ha allarmato gli Stati Uniti e l’ex senatore del Massachusetts Edward “Ed” Markey al punto di inviare una lettera al presidente degli Stati Uniti. In questa lettera ha espresso forti preoccupazioni che l’Arabia Saudita stia accelerando la sua ricerca di un programma di armi nucleari e ha consigliato la  sospensione della cooperazione nucleare bilaterale.
 
Un paio di giorni fa Mark urbana, prominente diplomatico ed editor della difesa per Newsnight della BBC ha riferito che il prossimo stato ad acquisire armi nucleari può essere l’Arabia Saudita, l’Iran arriverebbe secondo. Secondo le sue fonti di alto profilo NATO “L’Arabia Saudita ha investito in progetti di armi nucleari pakistane, e crede che potrebbe avere bombe atomiche a volontà”. È difficile immaginare che il Pakistan dimentichi i suoi obblighi internazionali e spedisca oneri nucleari a Riyad. Ma questa non sarà la prima volta nella storia che armi di distruzione di massa sono consegnati da un paese amico. La Gran Bretagna è diventata una potenza nucleare in questo modo e anche Israele.
 
Ma non c’è fumo senza fuoco, e quando hai il tipo di denaro dell’Arabia Saudita, è possibile importare gli oneri nucleari da qualsiasi luogo, dice Israele, che, secondo The Times Domenica, è stato migliorato il suo legame con l’Arabia Saudita in un percorso “record” di pace di recente.
 

Adesso in Campania si cercano rifiuti nucleari

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In Campania si cercano scorie nucleari. Ad averle sepolte sotto frutteti e zone agricole, secondo le rivelazioni del pentito Schiavone, la Camorra che nei decenni passati ha intombato a prezzi irrisori tonnellate e tonnellate di rifiuti, alcuni anche radioattivi.
 
Il governatore della Campania, Stefano Caldoro, ha spiegato che per ora non è stata trovata alcuna conferma alla dichiarazione del pentito ma che le ricerche continueranno. A La vita in diretta, alcuni giorni fa, il pentito Schiavone aveva infatti raccontato metodi e tariffari di quello che per anni è stato un modus operandi tale da avvelenare una delle terre e delle zone più belle d’Italia: «Scaricavamo su un’area di 150-200 ettari. I contadini prendevano 45 milioni di lire a buca, il nostro guadagno era di 15 milioni. Ad un certo punto un avvocato gli propone di sotterrare dei fusti. Ci offrivano 200mila lire a fusto. Feci i conti e alla fine, venivano fuori guadagni di miliardi». «Io mi sono ribellato – racconta – quando hanno cominciato a scaricare rifiuti tossici e rifiuti atomici. Là sotto c’è qualcosa di nucleare». In quell’occasione, prosegue, «mio cugino mi dice: ‘Carmine, ma sei impazzito, ma che vogliamo uccidere tutta Casale, tutta la provincia di Caserta?’ Allora ho detto ‘hai ragione, non se ne fa nientè». Due anni dopo però, dice ancora Schiavone, «ho scoperto che avevano continuato a scaricare fusti in tutto il litorale. I contadini continuarono a guadagnare. Solo che hanno continuato a usare quell’acqua fetida per irrigare».
 
Ma ancora prima, alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, già nel 1997 Schiavone aveva affermato: “sono inoltre al corrente del fatto che arrivavano dalla Germania dei camion che trasportavano fanghi nucleari, che sono stati scaricati nelle discariche”. Nella stessa deposizione, Schiavone parlava anche di rifiuti di ogni tipo provenienti da Massa Carrara, Genova, La Spezia, Santa Croce sull’Arno, Milano e Arezzo. E su i terreni su cui vennero sversate sostanze radioattive, oggi ci sono allevamenti di bufale. “Gli abitanti […] – aggiunge Schiavone –rischiano di morire tutti di cancro entro vent’anni”.
 
E mentre la politica nazionale continua a parlare di Ruby Rubacuori e delle beghe del Partito democratico, la Campania scandaglia con terrore i propri terreni. Il rischio concreto è che l’Itaila sia divenuta il sito illegale di stoccaggio di scorie e rifiuti non solo nostrani ma europei.