nessun corridoio umanitario per il popolo del Tamil? Cosa c’è la corona inglese non gradisce casino nelle sue proprietà? QUando le atrocità del regime governativo sono ben accette i politically correct tacciono. Tanto i razzisti son sempre gli altri
Da oltre venticinque anni gli scontri sono diventati sempre più feroci e hanno costretto i tamil ad abbandonare le loro case e a vivere di vagabondaggio. Le loro condizioni umane diventano ogni giorno sempre più disperate a causa dei provvedimenti del governo volti all’espulsione (nel settembre 2008) delle organizzazioni umanitarie, la cui presenza era essenziale per prestare aiuto e fornire beni di prima necessità. Questo, oltre a peggiorare vertiginosamente le condizioni umane, ha eliminato anche ogni forma di testimonianza delle atrocità commesse dalle forze armate governative.
DI FILIPPO BENINCAMPI · 13 NOVEMBRE 2013
Come ben noto, quando non ci sono interessi strategici, geopolitici ed economici a determinare le logiche di un conflitto, si tende a lasciare inosservate stragi, gettando nel dimenticatoio guerre e sofferenze di interi popoli. E’ il caso dello Sri Lanka (conosciuto fino al 1972 con il nome di Ceylon), isola situata a sud dell’India, passata sotto l’occupazione di portoghesi e olandesi prima e parte integrante del Commonwealth britannico (dal 1796 al 1948) poi, dove coesistono drammaticamente due popoli: i tamil e i cingalesi, divisi da fratture non solo etniche e linguistiche, ma anche da una tradizione storica e culturale profondamente diversa. Ciò ha dato vita a una cruda realtà, sostanziatasi in un conflitto che da venticinque anni a questa parte sta dimezzando la popolazione dei tamil.
Questi, quando lo Sri Lanka ha raggiunto l’indipendenza dall’impero britannico nel 1948, avanzarono legittimamente pretese volte ad un’equa rappresentanza negli organi di governo che non furono accettate. Non solo: nei decenni successivi, i governi a maggioranza cingalese hanno provveduto a emanare una serie di norme discriminanti nei confronti dei tamil. Tra la più significative si ricordano il “Shinhala Only Act” del 1956, che riconobbe come unica lingua ufficiale il cingalese, e la riforma universitaria del 1972 che innalzava una soglia di sbarramento altissima per l’accesso dei tamil nelle università, limitando dunque il loro diritto all’istruzione.
Le forze armate cingalesi reprimevano con la forza le proteste pacifiche dei tamil, radicando in quest’ultimi un forte sentimento indipendentista, la cui espressione raggiunse l’apice nelle elezioni del 1977, dove il 90% dei tamil votò per la creazione di uno Stato autonomo nelle aree dove risiedevano (nord-est dell’isola). Un plebiscito insomma, una forte presa di posizione volta a tutelare un popolo che risiede nel territorio da più di 2500 anni. Tuttavia, il governo si oppose, e irrigidì drasticamente le operazioni militari fino ad arrivare al genocidio del 1983, motivo per il quale i tamil decisero di passare alla resistenza armata formando le LTTE (Tigri per la liberazione del Tamil Eelam).
Da oltre venticinque anni gli scontri sono diventati sempre più feroci e hanno costretto i tamil ad abbandonare le loro case e a vivere di vagabondaggio. Le loro condizioni umane diventano ogni giorno sempre più disperate a causa dei provvedimenti del governo volti all’espulsione (nel settembre 2008) delle organizzazioni umanitarie, la cui presenza era essenziale per prestare aiuto e fornire beni di prima necessità. Questo, oltre a peggiorare vertiginosamente le condizioni umane, ha eliminato anche ogni forma di testimonianza delle atrocità commesse dalle forze armate governative. Dalle poche testimonianze che ci arrivano, essendo la libertà di stampa soggetta a uno stretto controllo, il genocidio, che coinvolge anche donne e bambini, è diventato oramai quotidiano e passa in un silenzio inosservato.
Tuttavia, alla luce dell’imminente vertice del Commonwealth che si terrà proprio in Sri Lanka, a Colombo, dal 15 al 17 novembre, le autorità centrali dello Sri Lanka rischiano di pagare a carissimo prezzo le atrocità costantemente perorate nei confronti della minoranza del popolo Tamil, poiché i rappresentati di India e Canada hanno già manifestato la propria volontà di boicottare il vertice, ai quali potrebbe presto unirsi la Nuova Zelanda. La loro volontà è chiara: escludere dal Commonwealth lo Sri Lanka, poiché ritenuto “impresentabile” e attivare il Tribunale penale internazionale per rendere finalmente giustizia alle tante, troppe, vittime della politica razzista del governo centrale.
http://www.lintellettualedissidente.it/lo-sri-lanka-ai-ferri-corti-il-commonwealth-il-genocidio-del-popolo-tamil/