Siria: terrorista Al Qaeda decapita ”per errore” altro terrorista + Libia: rapito il vice capo dell’intelligence

Siria: terrorista Al Qaeda decapita ”per errore” altro terrorista

Lo ‘Stato islamico dell’Iraq e del Levante’, la cellula qadeista operativa nel conflitto siriano al fianco dei terroristi anti-Assad, ha confessato di aver decapitato ”per errore” un combattente ribelle dopo averlo scambiato per un miliziano legato al governo di Damasco.
In un video apparso questa mattina in Rete, un uomo appartenente al movimento, rivolgendosi a una folla di persone ad Aleppo ha ammesso di aver ”ucciso il ribelle per errore”. La vittima, identificata con il nome di Mohammed Marroush, combatteva per il gruppo Ahrar al-Sham, affiliato allo stesso Isis.

http://italian.irib.ir/notizie/mondo/item/134579-siria-terrorista-al-qaeda-decapita-per-errore-altro-terrorista

Libia: rapito il vice capo dell’intelligence  
15:14 17 NOV 2013

(AGI) – Tripoli, 17 nov. – Il vice capo dell’intelligence libica e’ stato rapito a Tripoli. Lo ha riferito una fonte della sicurezza del Paese nordafricano. Mustafa Noah, alla guida dell’unita’ di spionaggio, rientrava da un viaggio in Turchia e nell’aeroporto della capitale libica e’ stato sequestrato e infilato a forza in un’auto. Attorno a se’ non aveva guardie del corpo. Il rapimento costituisce un nuovo segnale del caos in cui sta sprofondando la Libia, generato dalle rivalita’ reciproche di diverse milizie, tra le quali gli estremisti islamisti che diedero un contributo alla guerra contro Muammar Gheddafi e che oggi si rifiutano di deporre le armi e consegnarle alle autorita’.

http://www.agi.it/estero/notizie/201311171514-est-rt10038-libia_rapito_il_vice_capo_dell_intelligence

Ungheria in pieno boom economico dopo aver cacciato la TROIKA

15 nov 2013 – Budapest – Il segretario di stato ungherese Peter Szijjártó ha annunciato, a  margine della sua visita in Cina, appena conclusa, l’imminente apertura di una Trade House ungherese a Pechino. L’istituto statale, hanno spiegato le due parti, servirà ad ampliare l’export ungherese verso la Cina, già cresciuto del 16% su base annua in base ai dati di agosto 2013. Il segretario di stato ha firmato accordi di cooperazione sulla sanità e sul commercio, scrive l’agenzia di stampa MTI e ha incontrato il vice direttore per la commissione sulla Sanità Nazionale e la Famiglia Ma Xiaowei per firmare il piano di azione
2014-2016 che consentirà ai due Paesi di fissare uno schema di condizioni per la cooperazione sanitaria, farmaceutica e nella ricerca. Accordi anche per favorire l’esportazione di prodotti alimentari ungheresi in Cina e viceversa di quelli agricoli cinesi in Ungheria.

E intanto, continua a diminuire il numero dei disoccupati in Ungheria. Lo ha comunicato l’Ufficio statistico nazionale (Ksh) di Budapest, che in una nota ha specificato che nel terzo trimestre 2013 il “numero dei disoccupati è stato di 434 mila, 24 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2012?.

Il tasso di disoccupazione nel Paese è così sceso al 9,8%, -0,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il 54,3% dei senza lavoro magiari, continua il comunicato, sono disoccupati da un anno o più, in media da 19,1 mesi. Sempre nel periodo luglio-settembre di quest’anno, il numero degli occupati nell’economia nazionale è stato di 3.990.000, +54.000 rispetto al 2012. (Ansa)
http://sapereeundovere.it/riscossa-ungherese-aumento-delloccupazione-e-importanti-sviluppi-dellexport-in-cina-dopo-aver-cacciato-la-troika/

Genocidio Tamil, Sri Lanka ai ferri corti con il Commonwealth

nessun corridoio umanitario per il popolo del Tamil? Cosa c’è la corona inglese non gradisce casino nelle sue proprietà? QUando le atrocità del regime governativo sono ben accette i politically correct tacciono. Tanto i razzisti son sempre gli altri

Da oltre venticinque anni gli scontri sono diventati sempre più feroci e hanno costretto i tamil ad abbandonare le loro case e a vivere di vagabondaggio. Le loro condizioni umane diventano ogni giorno sempre più disperate a causa dei provvedimenti del governo volti all’espulsione (nel settembre 2008) delle organizzazioni umanitarie, la cui presenza era essenziale per prestare aiuto e fornire beni di prima necessità. Questo, oltre a peggiorare vertiginosamente le condizioni umane, ha eliminato anche ogni forma di testimonianza delle atrocità commesse dalle forze armate governative.
DI FILIPPO BENINCAMPI · 13 NOVEMBRE 2013

Come ben noto, quando non ci sono interessi strategici, geopolitici ed economici a determinare le logiche di un conflitto, si tende a lasciare inosservate stragi, gettando nel dimenticatoio guerre e sofferenze di interi popoli. E’ il caso dello Sri Lanka (conosciuto fino al 1972 con il nome di Ceylon), isola situata a sud dell’India, passata sotto l’occupazione di portoghesi e olandesi prima e parte integrante del Commonwealth britannico (dal 1796 al 1948) poi, dove coesistono drammaticamente due popoli: i tamil e i cingalesi, divisi da fratture non solo etniche e linguistiche, ma anche da una tradizione storica e culturale profondamente diversa. Ciò ha dato vita a una cruda realtà, sostanziatasi in un conflitto che da venticinque anni a questa parte sta dimezzando la popolazione dei tamil.

Questi, quando lo Sri Lanka ha raggiunto l’indipendenza dall’impero britannico nel 1948, avanzarono legittimamente pretese volte ad un’equa rappresentanza negli organi di governo che non furono accettate. Non solo: nei decenni successivi, i governi a maggioranza cingalese hanno provveduto a emanare una serie di norme discriminanti nei confronti dei tamil. Tra la più significative si ricordano il “Shinhala Only Act” del 1956, che riconobbe come unica lingua ufficiale il cingalese, e la riforma universitaria del 1972 che innalzava una soglia di sbarramento altissima per l’accesso dei tamil nelle università, limitando dunque il loro diritto all’istruzione.

Le forze armate cingalesi reprimevano con la forza le proteste pacifiche dei tamil, radicando in quest’ultimi un forte sentimento indipendentista, la cui espressione raggiunse l’apice nelle elezioni del 1977, dove il 90% dei tamil votò per la creazione di uno Stato autonomo nelle aree dove risiedevano (nord-est dell’isola). Un plebiscito insomma, una forte presa di posizione volta a tutelare un popolo che risiede nel territorio da più di 2500 anni. Tuttavia, il governo si oppose, e irrigidì drasticamente le operazioni militari fino ad arrivare al genocidio del 1983, motivo per il quale i tamil decisero di passare alla resistenza armata formando le LTTE (Tigri per la liberazione del Tamil Eelam).

 Da oltre venticinque anni gli scontri sono diventati sempre più feroci e hanno costretto i tamil ad abbandonare le loro case e a vivere di vagabondaggio. Le loro condizioni umane diventano ogni giorno sempre più disperate a causa dei provvedimenti del governo volti all’espulsione (nel settembre 2008) delle organizzazioni umanitarie, la cui presenza era essenziale per prestare aiuto e fornire beni di prima necessità. Questo, oltre a peggiorare vertiginosamente le condizioni umane, ha eliminato anche ogni forma di testimonianza delle atrocità commesse dalle forze armate governative. Dalle poche testimonianze che ci arrivano, essendo la libertà di stampa soggetta a uno stretto controllo, il genocidio, che coinvolge anche donne e bambini, è diventato oramai quotidiano e passa in un silenzio inosservato.

 Tuttavia, alla luce dell’imminente vertice del Commonwealth che si terrà proprio in Sri Lanka, a Colombo, dal 15 al 17 novembre, le autorità centrali dello Sri Lanka rischiano di pagare a carissimo prezzo le atrocità costantemente perorate nei confronti della minoranza del popolo Tamil, poiché i rappresentati di India e Canada hanno già manifestato la propria volontà di boicottare il vertice, ai quali potrebbe presto unirsi la Nuova Zelanda. La loro volontà è chiara: escludere dal Commonwealth lo Sri Lanka, poiché ritenuto “impresentabile” e attivare il Tribunale penale internazionale per rendere finalmente giustizia alle tante, troppe, vittime della politica razzista del governo centrale.
http://www.lintellettualedissidente.it/lo-sri-lanka-ai-ferri-corti-il-commonwealth-il-genocidio-del-popolo-tamil/