Libye

ELAC & ALAC Committees /
avec PCN-SPO – ELAC Website /
UN EX-AGENT DES SERVICES DE SÉCURITÉ DE KADHAFI TUÉ À DERNA
Ce 23 novembre, les assaillants ont “tiré sur la victime avec des fusils automatiques en plein centre-ville, dans une rue animée, avant de prendre la fuite”. Un ex-agent des services de sécurité de la Jamahiriya de Mouammar Kadhafi a été tué ce samedi soir à Derna, ville de l’extrême est de la Libye- et fief des islamistes les plus radicaux – en proie à des violences, a indiqué un responsable de sécurité. “Des inconnus ont ouvert le feu sur Fares al-Zarrouk, ancien agent des services de sécurité interne sous le régime de Kadhafi”, a indiqué ce responsable sous le couvert de l’anonymat, affirmant que la victime était morte sur le coup.
Selon cette source, les assaillants ont “tiré sur la victime avec des fusils automatiques en plein centre-ville, dans une rue animée, avant de prendre la fuite”.
La ville de Derna est le théâtre depuis plusieurs jours d’une série d’attaques et d’assassinats ciblant aussi bien des juges que des dignitaires de tribus ou des policiers et des militaires.
Il n’existe pratiquement plus d’organes de sécurité dans la ville en raison de la présence de groupes d’extrémistes islamistes qui liquident physiquement tous ceux qui appartiennent aux institutions de sécurité.

Sequestrato il Pc di Lucia Pascalis + Legambiente nelle mani del Pd?

 Scritto il 21 novembre 2013, alle ore 09:23

 In corso perquisizioni nell’abitazione
Tutto nasce da una denuncia contro di lei
 
Pascalis
Lucia Pascalis
 
CHIVASSO – Si sono presentati a casa sua come si fa nei blitz contro mafiosi e terroristi. Le hanno sequestrato il personal computer, il cellulare e ogni apparecchio in grado di comunicare con l’esterno, procedendo poi ad una minuziosa perquisizione domiciliare che non ha risparmiato neppure la cantina. Questa la sorpresa toccata a Lucia Pascalis, già collaboratrice di varie testate chivassesi.
I carabinieri stanno eseguendo le perquisizioni a seguito di una denuncia ad opera del consigliere Marco Marocco (Movimento 5 Stelle), dell’ambientalista e giornalista Piero Meaglia e di Stefano Maule per una presunta “violazione della corrispondenza” e addirittura “ricettazione”.
I militari hanno persino sequestrato i cellulari dei suoi figli e stanno provvedendo a condurla in caserma per notificarle gli atti e l’eventuale interrogatorio.
Una vicenda surreale che è lo sviluppo di una “bagarre” tra ambientalistiscoppiata qualche mese fa sulle colonne di tutta la stampa locale, destinata – a quanto pare – a risolversi nelle aule di giustizia.
 
Legambiente nelle mani del Pd?
 
Scritto il 9 settembre 2013, alle ore 10:03
 
Tantillo al timone degli ambientalisti
Ciuffreda & Co possono gongolare…
 
Tantillo
Il nuovo direttivo di Legambiente
 
CHIVASSO – A Chivasso impazza ormai il dibattito sull’ambientalismo, su quello vero, quello fasullo, quello interessato e quello mediatico. L’ultimo spunto alla discussione l’ha fornito l’avvicendamento al vertice di Legambiente: fuori Domenico Cena, dimissionario dopo 5 anni di onorato servizio, dentro Massimiliano Tantillo, rampante 25enne, laureando al Politecnico di Torino ma soprattutto tesoriere del circolo del Pd di Montanaro. Ovvia la contraddizione in termini: come può un esponente del Pd porsi come interlocutore critico (e talvolta antagonista) di un’amministrazione guidata dal suo stesso partito?
E già si parla di apparentamenti, tra Legambiente e Comune, s’intende. E dire che nella Città del Nocciolino (o nella città della discarica, più propriamente… o dell’Edipower, se si preferisce, o del mattone) di ambientalismo vero e indipendente, tutto sommato, ci sarebbe davvero un gran bisogno. Dati i temi sul tappeto: una discarica che cresce a dismisura, la società che la gestisce che ora vorrebbe acquisire la metà dell’azienda che raccoglie e smaltisce i rifiuti, il parco Mauriziano minacciato da nuove costruzioni e difeso, ironia della sorte, da uno, Piero Meaglia, che di mestiere fa il proprietario immobiliare, indossando casacche variopinte (Pro Natura, Mac, grillino, giornalista, solo per citare i recenti amori).
Insomma, l’ambientalismo sembra diventato terra di nessuno, al punto che sui social network è un profluvio di accuse reciproche, scontri dialettici e qualche “vaffa”. Intanto Legambiente passa sotto il comando di un Democratico, caso raro se non unico. Così per fare esercizi di ecologia – almeno questo il sospetto collettivo di chi all’ambientalismo ancora ci crede – basterà “pulire il mondo” una volta l’anno, incasaccati di giallo, con la ramazza in mano, mentre respiriamo la merda diffusa dalle bombe ecologiche sparse qua e là per la città…

Attentato di Beirut: Gli attacchi prendono di mira l’ambasciata Iraniana, ​​23 uccisi, 146 feriti.

martedì 19 novembre 2013
 
Beirut: “Un atto di guerra da parte dell’Arabia Saudita contro l’Iran”
 
Tradotto e Riadattato da Fractions of Reality
 
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Due esplosioni vicino l’ambasciata iraniana a Beirut hanno ucciso almeno 23 persone, ferendone 146 e provocando il caos e sviluppando un violento incendio nella capitale libanese. Sei edifici sono stati distrutti nel complesso dell’ambasciata.
 
Video RT
 
La scena straziante è stato causata principalmente da 50kg di esplosivo caricati in una macchina, secondo AP, Fonti della sicurezza sul campo hanno detto che ci sono state due esplosioni – il primo causato da una persona su una moto, che trasportava circa 2 kg di esplosivo, mentre il secondo da un attentatore suicida che ha cercato di speronare il complesso con l’auto.
Tuttavia, ci sono notizie contrastanti su come sia avvenuta l’esplosione iniziale. Testimoni oculari hanno affermato che un uomo è stato visto in sella ad una moto, mentre un funzionario libanese ha detto alla Reuters che l’uomo indossava una cintura esplosiva ed è stato visto correre verso il muro esterno dell’ambasciata prima di farsi esplodere.
 
Testimoni sul luogo hanno riferito che le esplosioni si sono verificate entro uno o due minuti l’una dall’altra.
Feriti ed edifici distrutti sono stati visti in immagini molto inquietanti diffuse dai media libanesi nel periodo immediatamente successivo all’attentato.
Testimoni parlando ad Al Arabiya hanno riferito di aver visto del fumo salire dal edificio malconcio dell’ambasciata, mentre filmati girati sul posto hanno mostrato scene cruenti con incendi che infuriavano e il bilancio delle vittime che sale di minuto in minuto.
Non è chiaro chi ci sia dietro l’attacco in questo momento, ma l’area in cui si sono verificate le esplosioni è significativa per due motivi: essa è considerata una roccaforte per la fazione sciita libanese Hezbollah. E in secondo luogo, si tratta di una zona popolare e una sede di molte famiglie di diplomatici iraniani che lavorano in Libano.
 
L’ambasciatore iraniano in Libano, ha reagito prontamente alla situazione, dicendo che era al di là di ogni dubbio che l’ambasciata era l’obiettivo dell’attacco e incolpando “l’entità sionista”. Ha aggiunto che tali attacchi “ci tengono uniti e dimostrano la giustezza delle nostre posizioni”. Minuti prima è stato riferito che il consigliere culturale iraniano per il Libano è stato ferito nell’esplosione.
Nel corso della giornata Al-Manar ha scoperto che l’ambasciatore dello Yemen è stato leggermente ferito anch’esso nelle esplosioni.
Il Ministro degli esteri iraniano successivamente ha aggiunto che l’esplosione è stata opera di mercenari israeliani. il ministro per l’Informazioni siriano Omran Zoabi ha riferito ad Al-Manar un parere simile, dicendo che l’intelligence israeliana e saudita sono dietro le esplosioni. Più tardi nel pomeriggio la Reuters ha riferito che il gruppo collegato ad Al-Qaeda, le brigate Abdullah Azzam hanno rivendicato il doppio attentato suicida.
 
Libano e Iran godono stretti rapporti, entrambi con una grande popolazione sciita. Questo non è il primo attacco che si è verificato nella zona. Edifici di Hezbollah sono stati presi di mira da attentati di recente , soprattutto per la crescente tensione tra sunniti e sciiti in medio oriente.
Mentre è un alleato dell’Iran, Hezbollah è anche un forte sostenitore della vicina Siria del presidente Bashar Assad, che attualmente sta combattendo la sua minaccia terroristica.
Attentati politici in Libano sono un evento frequente. Uno dei più recenti e più gravi ha avuto luogo a fine agosto, quando 42 persone persero la vita, mentre centinaia sono rimaste ferite in due esplosioni nella città di Tripoli. Allo stesso modo, uno scoppio vicino al quartier generale di Hezbollah, pochi giorni prima, il 15 agosto, uccise 27 persone, ferendone 150.
 
I radicali sunniti rivendicarono l’azione.
Nel mese di giugno, lo stesso posto fu preso di mira con un’autobomba ferendo 53 persone.

L’oro della Germania e della Federal Reserve si trova in Cina

Chissà se dietro la demonizzazione preventiva della Germania si nasconde in realtà il progetto di impedirle di riscuotere il suo oro.
Come Barroso ha detto, ripetendo il mantra Usa, la Germania “deve pagare” pegno perché esporta più di altri.
Così come la Cina, il banchiere di Goldman Sachs, (invece di rispondere davanti ad un tribunale internazionale per aver frodato mezzo mondo nonché truccato i conti di Grecia ed Italia affinché avessero “i conti a posto” per entrare nell’euro) usa il termine estirpare oro dall’Occidente, come se la Cina stesse rubando e non incassando quanto dovutole.

5 novembre 2013

 
William Kaye, gestore di fondi a Hong Kong, è fra coloro che confermano che la Federal Reserve e la Bundesbank non hanno più alcun deposito di oro. Kaye, che è anche un ex di Goldman Sachs, parla anche delle reali quantità delle riserve di oro detenute dalla Banca popolare cinese.
 
“L’egemonia mondiale sta cambiando – spiega Kaye – Questa regione del mondo, l’Asia del Pacifico e in particolare la Cina, si sta posizionando per diventare la potenza mondiale dominante nei prossimi 5-10 anni. Le mie fonti mi dicono che, contrariamente alle cifre ufficiali disponibili, la Cina possiede fra 4’000 e 8’000 tonnellate di oro fisico. Non solo i cinesi sono i più grandi produttori di oro, ma sono anche i maggiori importatori di oro al mondo. E’ un’iniziativa strategica. La Cina accumula massicciamente e rapidamente l’oro estirpato all’Occidente. Una dinamica molto geopolitica e l’Estremo Oriente ne esce vincitore.
Nel nuovo Ordine mondiale che emanerà quando questo “raid” sarà terminato, la posizione di Cina, Russia e Brasile sarà notevolmente migliorata. Per contro, la posizione degli Stati Uniti, dell’Europa e del Regno Unito sarà notevolmente ridotta.
Penso che la Cina non abbia terminato di accumulare oro. Dai forzieri occidentali ne è uscito molto, lo hanno ammesso le grandi banche centrali, la Federal Reserve, la Banca centrale europea e la Banca d’Inghilterra.
In pratica funziona così : la Fed contatta il suo “agente”, a volte si tratta di JP Morgan, a volte di Goldman Sachs e gli dice : “Dobbiamo impedire che il prezzo dell’oro salga. Ecco dunque 20, 30, 40, o 50 tonnellate di oro che dovere dare in locazione sul mercato. In teoria noi potremo chiederlo indietro.”
 
E’ una bella teoria ma in realtà non ha senso, perché quando JP Morgan o Goldman Sachs ottengono questo oro lo vendono subito.
 
La Federal Reserve dice : “Abbiamo ancora contratti dove, in teoria, siamo liberi di rivendicare l’oro. Continueremo dunque a riportare che nei documenti ufficiali siamo i proprietari.”
 
In realtà l’oro non è più della Fed, perché è stato venduto e finisce la sua corsa in posti come Pechino e prima di arrivare a Pechino passa da Hong Kong.
A Hong Kong è transitato anche l’oro che la Germania crede ancora di possedere. La Germania non vedrà mai questo oro perché si trova sui conti degli investitori presso i forzieri dell’aeroporto internazionale di Hong Kong.
L’oro della Federal Reserve si trova in Cina. L’oro che la Germania aveva depositato nei forzieri della Fed si trova sia in Cina che a Hong Kong.
L’oro degli americani e dei tedeschi è diventato di proprietà della People’s Bank of China, della Reserve Bank of India e della banca centrale della Russia. Questa è la situazione. Nei forzieri della Federal Reserve non c’è più niente.”
 
(Fonte: King World News-Blog.com)
 

Aiuto! A primavera arriva la “NATO economica”

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 La cacofonia tra i “Fuori dall’UE e dall’euro“contro gli “Euro no, ma UE si” e gli “UE no, ma Euro si,” aiuta il golpismo targato “Euro e UE, costi quel che costi!
 Tito Pulsinelli
La cosiddetta “NATO economica” è in dirittura d’arrivo, pronta prima delle elezioni europee. E’ quanto lasciano trapelare i negoziatori, dopo le riunioni clandestine a ritmo forzato, quando si confessano in quei club elitisti riservati solo ai membri segreti. Entro maggio, deve firmarsi la l’annessione definitiva dell’economia europea agli USA. Per consegnare a banche e lobbies il diritto di estorcere risarcimenti di danni ad ogni Stato e Paese che -a loro criterio- ostacolasse il sacrosanto ed onnivoro diritto al profitto. Questo dovrà essere automatico, garantito e tanto sacro da consentire di attingere direttamente dall’erario pubblico. Grazie a processi presso le corti degli Stati Uniti o delle “istituzioni globali” dell’indotto.
 
Sostanzialmente sono le medesime condizioni-capestro dell’Alleanza per il Libero Commercio delle Americhe (ALCA), con cui gli USA fallirono nel progetto di appropriarsi dell’economia del resto del continente. A causa delle lotte incontenibili degli indigeni, settori urbani e delle campagne, senza-tetto, senza-terra, disoccupati e strati sindacalizzati. A questi, si aggiunsero anche i piccoli e medi industriali, consapevoli che sarebbero stati divorati dalle multinazionali anglosassoni. Fu un grande, composito e trasversale fronte antiliberista che organizzò la resistenza e rintuzzò il pericolo.
 
In Italia, invece, le forze apparentemente più consapevoli avanzano a zig zag. Proprio ora, Beppe Grillo (qui) e Giulietto Chiesa (qui) in un testo dai troppi aggettivi s/qualificativi, alimentano una stanca discussione che non quaglia sintesi operativa. La paralizzante diatriba tra i “Fuori dall’Unione Europea e dall’euro”, contro i “Euro no, ma UE si” e i “Euro si, ma UE no”, alla fine permette il consolidamento della “NATO economica”. Avanza incontrastato il golpismo dei“Euro ed UE, costi quel che costi!”.
Entrambi non fanno molti distinguo, accettando persino terminologie, simboli e paradigmi imposti dall’elite finanziaria. Sembra che per Grillo e G. Chiesa il sovranismo sia un succedaneo del tuttora non identificato populismo, in ogni caso sarebbero spuri germogli del “fascismo“.
 
C’è grande confusione, fino al parossismo di credere che l’Europa e l’UE siano sinonimi (sic). Secondo la rigidità e l’invariante feticismo eurocentrico -sempre incline a trasformare il proprio specifico localismo in un dogma universale- il fascismo e l’autonomismo, il sovranismo e il nazionalismo avrebbero una medesima e lugubre valenza. Il nazionalismo latino americano -per esempio-è profondamente anticolonialista e antimperialista, e parlare di tradizione e radici rimanda alle popolazioni indigene originarie e al tempo pre-ispanico. Nessuno si è sognato di precludere o escluderli come componente attiva nei movimenti contro l’universalismo liberista. Nemmeno i più catacombali devoti del classismo che li classificava come “culturalismo”.
 
Non è saggio accomunare leggi in difesa della sovranità della banca centrale o della moneta nazionale -come l’Ungheria- ad Alba Dorata o ai partitelli razzisti nordeuropei. Grillo e G. Chiesa sembrano ignorare che l’oligarchia liberista ama la guerra mediatica e calunnia chiunque gli è d’ostacolo. E farà la stessa cosa con loro quando lo riterranno necessario. Chàvez era calunniato a giorni alterni, comefascista (per essere un militare) e come castro-comunista, per poi ripiegare sul più esotico caudillo populista. Il presidente boliviano Evo Morales era un narcos tout court. Una cosa è certa, attaccano senza misericordia solo quelli che temono. Gli altri li raggirano, se li comprano o li eliminano.
 
In questa fase, l’opzione preferenziale è per chi si oppone concretamente -sia pure parzialmente- alla “NATO economica”. Non per chi si ritiene astrattamente affine, geneticamente compatibile, ma sostanzialmente inerte. Non c’è da giurare a nessuna divinità programmatica, si tratta semplicemente di percorrere qualche tappa nella giusta direzione antiliberista.
 
Pertanto nessun “fare come in Ungheria” o apologia di Orban, però per finirla con l’imperativo di “lo vuole l’Europa” è da stolti ignorare politiche economiche e monetarie sovraniste, adottate da vari governi di Paesi emergenti o periferici,detestate dal FMI, dalla BCE e“Commissione” di Bruxelles. Costoro, sembra conoscano a menadito che “il peggior prodotto del fascismo è l’antifascismo” (A.Bordiga), e se ne servono abilmente per dividere e deviare i flutti della marea montante. In Grecia stanno rispolverando gli opposti estremismi, come vetusto alibi delle agenzie di sicurezza. I figliocci di Pinochet, capostipite del liberismo moderno, resuscitano il ricatto del nazismo per mantenere separate le forze dell’equità sociale da quelle della sovranità.
 
In tal modo, garantiscono che a Londra, Lisbona, Atene, Roma, Madrid e Parigi possano  alternarsi -al ritmo delle stagioni- governi equivalenti e interscambiabili con pretese di inchiodare ai tempi bui dell’unidimensionalità postdemocratica.

L’UNITÀ D’ITALIA LEGITTIMÒ LA MAFIA E LA CAMORRA

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di Ignazio Coppola
 
Quando oggi parliamo di trattativa “Stato- mafia”, non possiamo non andare indietro nel tempo e riferire questo vituperato ed aborrito binomio alle origini del nostro Paese, inteso nella sua accezione unitaria. In parole povere, questo sodale rapporto tra la mafia e lo Stato nasce con l’Unità d’Italia o, peggio ancora, con la mala unità d’Italia e sin dai tempi dell’invasione garibaldina che si servì, per le sue discusse e dubbie vittorie,del contributo determinante della mafia in Sicilia e della camorra a Napoli. In Sicilia, in quel lontano maggio del 1860, infatti accorsero, con i loro “famosi picciotti” in soccorso di Garibaldi, i più autorevoli capi-mafia dell’epoca come Giuseppe Coppola, di Erice, i fratelli Sant’Anna, di Alcamo, i Miceli, di Monreale, il famigerato Santo Mele così bene descritto  da Cesare Abba, Giovanni Corrao, referente delle consorterie mafiose che operavano a Palermo, nel quartiere del Borgovecchio, e che poi, addirittura, diverrà generale garibaldino e che verrà ucciso tre anni dopo, nell’agosto del 1863, nelle campagne di Brancaccio in un misterioso ed enigmatico agguato a fosche tinte mafiose. La Camorra e Garibaldi
 
Un apporto determinante degli “uomini d’onore” di allora che farà dire allo storico Giuseppe Carlo Marino, nel suo libro” Storia della mafia”,che Garibaldi senza l’aiuto determinante dei mafiosi in Sicilia non avrebbe potuto assolutamente fare molta strada. Come del resto lo stesso Garibaldi sarebbe incorso in grandi difficoltà logistiche se, quando giunto Napoli, nel settembre del 1860, non avesse avuto l’aiuto determinante dei camorristi in divisa e la coccarda tricolore che, schierandosi apertamente al suo fianco, gli assicurarono il mantenimento dell’ordine pubblico con i loro capi bastone ToreDe Crescenzo, Michele “o chiazziere”, Nicola Jossa, Ferdinando Mele, NicolaCapuano e tanti altri. Aiuti determinanti e fondamentali che, a ragion veduta,piaccia o no, a Giorgio Napolitano in testa e ai risorgimentalisti di maniera,ci autorizzerebbero a dire che  la mafia e la camorra diedero, per loro convenienze, il proprio peculiare e determinantecontributo all’Unità d’Italia. Un vergognoso e riprovevole contributo,puntualmente e volutamente ignorato, per amor di patria, dai libri di scuola edalla storiografia ufficiale.
 
Che la mafia ebbe convenienza a schierarsi con Garibaldi ce ne dà significativa ed ampia testimonianza il mafioso italo-americano,originario di Castellammare del Golfo, Giuseppe Bonanno, meglio conosciuto in gergo come Joeph Banana, che nel suo libro autobiografico “ Uomo d’onore”, a cura di Sergio Lalli, a proposito della storia della sua famiglia, a pagina 35 del libro in questione, così testualmente descrive l’apporto dato dalla mafia all’impresa garibaldina.” Mi raccontava mio nonno che quando Garibaldi venne in Sicilia gli uomini della nostra “tradizione” (= mafia) si schierarono con  le camicie rosse perché erano funzionali ai nostri obbiettivi e ai nostri interessi”. Più esplicito di così, a proposito dell’aiuto determinante dato dalla mafia a Garibaldi, il vecchio boss non poteva essere.
 
Con l’Unità d’Italia e con il determinante contributo dato all’impresa dei Mille, la mafia esce dall’anonimato e dallo stato embrionale cui era stata relegata nella Sicilia dell’Italia pre-unitaria, e si legittima a tutti gli effetti, effettuando un notevole salto di qualità. Da quel momento diverrà, di fatto, una macchia nera indelebile ed un cancro inestirpabile  nella travagliata storia della Sicilia e del nostro Paese. E di questa metamorfosi della mafia, dall’Italia pre-unitaria a quella unitaria, ne era profondamente convinto Rocco Chinnici, l’ideatore del Pool antimafia ed una delle più alte e prestigiose figure della magistratura siciliana, ucciso il 29 luglio 1983 davanti la sua abitazione, in un sanguinoso attentato, in via Pipitone Federico a Palermo.
 
Rocco Chinnici, oltre che valente magistrato, in qualità di capo dell’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo ed ideatore, come anzidetto, del Pool antimafia di cui allora fecero parte tra gli altri giovani magistrati come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Giuseppe Di Lello, fu anche un profondo studioso e conoscitore del fenomeno mafioso e delle sue criminali dinamiche storiche.
 
Da studioso, fu relatore e partecipò a numerosi convegni organizzati in materia di mafia. In uno di questi, promosso a Grottaferrata il 3 luglio 1978 dal Consiglio Superiore della Magistratura, così, a proposito dell’evolversi della mafia in Sicilia, ebbe testualmente a pronunciarsi:“Riprendendo le fila del nostro discorso prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo brevemente, ma necessariamente premettere che essa come associazione e con  tale denominazione, non era mai esistita in Sicilia”.
 
“La mafia nasce e si sviluppa in Sicilia – affermò Chinnici in quella occasione a conforto da quanto da noi sostenuto – non prima ma subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia”. Ed ancora in una successiva intervista rilasciata ad alcuni organi di stampa, a proposito della mafia legittimatasi con la venuta e con l’aiuto determinante dato a Garibaldi e successivamente conl’Unità d’Italia, Rocco Chinnici ebbe a dire:” La mafia è stata sempre reazione, conservazione, difesa e quindi accumulazione di risorse con la suatragica, forsennata, crudele vocazione alla ricchezza. La mafia stessa è un modo di fare politica mediante la violenza, è fatale quindi che cerchi una complicità, un riscontro, un alleanza con la politica pura, cioè praticamentecon il potere”.
 
Ed è questo “patto scellerato” tra mafia, potere politico e istituzioni, tenuto a battesimo prima dall’impresa garibaldina e poi, come sosteneva Rocco Chinnici, dall’Unità d’Italia che dura, tra trattative,connivenze e papelli di ogni genere, senza soluzione di continuità sino ai nostri giorni. Una lunga sequela di tragici avvenimenti che, sin dagli albori dell’Unità d’Italia, hanno insanguinato la nostra terra per iniziare con  la stessa uccisione del generale Giovanni Corrao a Brancaccio, poi i tragici e misteriosi avvenimenti dei pugnalatori di Palermo, il delitto Notarbartolo e il caso Palazzolo, la sanguinosa repressione dei Fasci Siciliani, in cui la mafia recitò il proprio ruolo, la strage di Portella della Ginestra, le stragi di Ciaculli e di Via Lazio, le uccisioni di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di tanti servitori dello Stato e di tanti magistrati che della lotta alla mafia ne hanno fatto una ragione di vita e,purtroppo, anche di estremo sacrificio sino alla morte. Per arrivare allestragi di Capaci e di Via D’Amelio, dove persero la vita Giovanni Falcone ePaolo Borsellino. Quello stesso Paolo Borsellino che, da quanto in questiultimi tempi e alla luce di nuove risultanze processuali che hanno fattogiustizia di ignobili e criminali depistaggi, ci è stato dato da apprendere siera opposto con tutte le sue forze ad ogni ipotesi di trattativa tra “Stato emafia” e, per questo e per le connivenze tra mafia e servizi segreti deviati,ha pagato con la vita il suo atto di coraggio
 
Una lunga scia di sangue e di turpitudini che ha visto dasempre protagonisti un mix di soggetti: Stato, mafia, banditismo ( nel caso di Salvatore Giuliano), potere politico, servizi segreti deviati, massoneria e quant’altro che hanno ammorbato e continuano ad ammorbare, da 153 anni a questaparte, la vita dei siciliani onesti. Quando ce ne potremo liberare? Con l’aria che tira sarà difficile.

Sardegna e TG

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Mentre i nostri TG parlavano solo dei tornado che si sono abbattuti negli USA, in Sardegna accadeva questo: http://www.youreporter.it/video-foto/alluvione-sardegna-18-novembre Sarebbe ora che il Team di esperti dell’Organizzazione mondiale di meteorologia (agenzia collegata all’ONU) sospendesse la propria attività, cofinanziata dal nostro governo e dalle multinazionali, relativa alle irrorazioni con le scie chimiche per ottenere “modifiche climatiche” ! da Monia Benini

VENDOLA, QUANDO LA DIFESA È PEGGIO DEL BUCO – TRAVAGLIO: “QUELLA TELEFONATA È LA FINE DELLA SUA CARRIERA POLITICA”

Nichi dice che sghignazzava al telefono con Archinà per ingraziarsi i Riva e “salvare posti di lavoro” – Travaglio: “Archinà era un noto corruttore di politici, giornalisti, funzionari, persino prelati. La telefonata è peggio di qualunque avviso di garanzia o condanna. Il rapporto servile fra l’ex rivoluzionario che si è seduto a tavola e il potente”…
1. ILVA, L’AUTODIFESA DI VENDOLA PIÙ IMBARAZZANTE DELLE RISATE – HO PRESO IN GIRO QUEL GIORNALISTA PERCHÉ VOLEVO INGRAZIARMI I RIVA
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/vendola-quando-la-difesa-peggio-del-buco-travaglio-quella-telefonata-la-fine-della-sua-66662.htm

Nichi, le amorevoli risate
 Sabato, 16 Novembre 2013 18:35  Enrico Campofreda

La vergogna del politico dei “comizi d’amore” non sta solo nelle risatine filo padronali, ma nell’amore per una certa politica. Quella che nella migliore tradizione del suo mentore Bertinotti (prima della ritarata strategica sul maggiore scranno di Montecitorio) conduceva e conduce taluni “compagnucci” a occupare poltrone. Dalle assai remunerative delle istituzioni più prestigiose di Senato e Camera fino alle amministrazioni locali dove per circa un ventennio – coincidente guarda caso col berlusconismo – anche a sinistra ha circolato l’incantevole ideale del carrierismo politico. E quali carriere! Copiose entrate per soggetti con pochissima arte e perfettamente nella parte di rappresentante del popolo, nelle versioni truffaldine contrassegnate da ogni colore politico e pure da un rossastro Sole dell’Avvenir. Il proprio. Il bell’esempio ai colleghi liberi e sinistri, i cui emolumenti arrivano anche nelle più sperdute giunte comunali e nei consigli circoscrizionali delle metropoli l’offre il Governatore della Puglia. Munifica carica attuale, a meno di razzenti dimissioni, del leader di Sel dove la e dell’acronimo sta per ecologia. Un perverso senso di coerenza: proprio quell’ecologia (e quella salute) calpestate dai signori Riva e Archinà con cui il presidente Vendola intratteneva ridanciani rapporti.

Relazioni certamente di rappresentanza per la funzione pubblica della carica ricoperta, che non gli vieta però di sorridere e apprezzare le provocazioni con cui il clan dell’acciaio svicola di fronte alle domande scomode d’un giornalista, definito dal clan un provocatore. Dà metaforicamente di gomito il Nichi nazionale, si compiace del “guizzo felino” del portavoce dell’Ilva. Ora, tanato, prova vergogna, ma solo “un po’, perché io non rido dei tumori, so cosa significhi il dolore e non permetterò a nessuno di sollevare dubbi sulla mia onestà intellettuale e manipolare la realtà in maniera strumentale e volgare”. Lo scivolone telefonico ribadisce la logica della doppiezza della sinistra parolaia di cui Vendola, diversamente dai banali epigoni, è un esponente di rango. Le sue parole pescano dal dizionario vocaboli forbiti, cavalcano metafore immaginifiche, puntano a suscitare sentimento per sollevare i cuori. Peccato che anni di presenza politica sono lì a testimoniare come sostantivi e aggettivi muovano solo l’aria, non gli ideali. E se qualche sogno traspare viene immolato sull’altare di accordihttp://www.contropiano.org/interventi/item/20341-nichi-le-amorevoli-risate, interessi, servizi ben lontani da quanto enunciato e promesso. E’ la coazione a ripetere con cui questa sinistra occupa spazi per sé e per i suoi affarucci, ovviamente limitati rispetto al Bingo cui accede il fratello maggiore, si sia chiamato Ds, Pd o quel che ne sarà d’un partito che partorisce lettiani, renziani ed esemplari per nulla differenti. Sono gli operai dell’Ilva e le non poche figure sociali martoriati dai governi nostrani e da certi servili cantastorie a dover guardare altrove, agendo come già iniziano a fare.

 articolo pubblicato su http://enricocampofreda.blogspot.it
http://www.contropiano.org/interventi/item/20341-nichi-le-amorevoli-risate

Violento terremoto M 6.8 colpisce il Polo Sud

16 novembre 2013 = Alle ore 03:34 UTC (04:34 in Italia) una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.8 della scala Richter e’ stata registrata nell’Atlantico del sud non lontano dall’antartico.L’epicentro e’ stato localizzato nel mare di Scotia posto a est della fascia compresa tra Capo Horn e il Passaggio di Drake, compreso tra la Penisola Antartica, la Terra del Fuoco e la Georgia del Sud,ad una profondita’ ipocentrale di 10 km.

17 novembre 2013 – Una nuova violenta scossa di terremoto e’ stata registrata nel Mare di Scotia in Antartide alle ore 09:04 UTC 10:04 in Italia.L’evento e’ avvenuto ad una profondita’ ipocentrale di soli 2 km .Un allarme tsunami e’ stato emesso.
http://www.emsc-csem.org/Earthquake/earthquake.php?id=344077

Les contrevérités de Monsieur Du Mesnil et LTF

Hubert Du Mesnil ha detto dinanzi alla commissione affari europei dell’assemblea che LA LINEA ESISTENTE NON PUÒ ESSERE UTILIZZATA PER L’AUTOSTRADA FERROVIARIA. E’ FALSO !, la prova:

Il ministro dei trasporti Dominique Bussereau lo ha ricordato nel 2008 de dopo Jean Claude Gayssot nel 2002.

Il 9 luglio 2013 Jean Marc Ayrault ha confermato l’autostrada ferroviaria tra Aiton ed Orbassano.

VIDEO :

http://www.dailymotion.com/video/x17htcr_lyon-turin-contre-verite-sur-toute-la-ligne_news

Hubert Du Mesnil a dit devant la commission des affaires européennes de l’Assemblée que la ligne existante ne peut être utilisée pour l’autoroute ferroviaire c’est FAUX!

la preuve :
Le ministre des transports Dominique Bussereau l’a rappelé en 2008 après  Jean Claude Gayssot en 2002.
Le 9 juillet 2013 Jean Marc Ayrault a confirmé l’autoroute ferroviaire entre Aiton et Orbassano.
Qui peut encore croire LTF et Monsieur Du Mesnil?

Quand cesseront ils de jeter l’argent par les fenêtres?
A faire circuler sans modération:
http://www.dailymotion.com/video/x17htcr_lyon-turin-contre-verite-sur-toute-la-ligne_news

bien cordialement

daniel ibanez

Si comme le disent les promoteurs du tunnel, une nouvelle ligne “gommant les Alpes” doit redonner une place concurrentielle au rail, nous devrions trouver sur plus de 70 % du réseau ferré français “de plaine” une activité fret ferroviaire florissante.

http://lecercle.lesechos.fr/entreprises-marches/services/transports/221179340/fret-ferroviaire-lyon-turin-cas-emblematique-limit

Relance et Grands Projets : Le principe de précaution doit-il s’appliquer ?

http://lecercle.lesechos.fr/economie-societe/politique-eco-conjoncture/politique-economique/221162809/relance-et-grands-projets- 1

Lyon-Turin, la Cour des comptes se serait-elle trompée ?

http://lecercle.lesechos.fr/economie-societe/politique-eco-conjoncture/territoires/221161973/lyon-turin-cour-comptes-serait-elle