Attacco al Pd di via dei Giubbonari, ovvero del perché è sbagliato colpire la Storia

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 A vederla senza didascalie, ieri sembrava il “tipico” attacco dei soliti gruppuscoli post-fascisti. La storica sede del Pci a Via dei Giubbonari, ora sede del Pd Centro Storico, imbrattata, insultata, sporcata, rovinata, deturpata. Tutto ciò è grave, perché si attacca la memoria, la Storia. Si insultano proprio coloro i quali si sono battuti contro quel fascismo tanto invocato come pericolo presente quotidianamente.

L’attacco a quel luogo, una didascalia della storia politica romana e italiana, è grave e onestamente brutto da vedere. Se la Storia fosse sempre in grado di insegnare qualcosa, questo qualcosa sfugge a chi, partendo dalla sinistra estrema, riesce a compiere lo stesso atto dell’ultimo dei fascisti: attaccare un baluardo dell’antifascismo. Un “luogo antropologico”, come lo definirebbe Marc Augè, contrapponendolo ai suoi “non-luoghi”.

È vero, il Pd ora è simbolo, per la protesta No-Tav, di ben altro: lontananza dalle lotte sociali, verticismo, verticalismo, elitarismo, decisioni prese altrove. Ma rimane il fatto: chi dice a Pd e Pdl di agire come dei fascisti autoritari, in realtà si propone e crea un’azione che, di primo acchito, fa pensare più a Casa Pound che ai militanti No-Tav, da sempre coevi a certe manifestazioni della sinistra extraparlamentare e autonoma.

Dispiace perché è un’azione di una certa ignoranza, francamente. Anche perché non vogliamo pensare che un tale fatto possa essere messo in atto con meditata e ponderata preparazione, sarebbe aberrante. Colpire così la memoria, in modo preponderato, è una cosa che non vogliamo neanche prendere in considerazione. È come attaccarsi da soli, accoltellarsi, dare le capocciate al muro, cancellarsi, ritirarsi. È far diventare quella sede un numero all’interno del file “luoghi assaliti”, come le banche o le sedi delle agenzie di lavoro interinale. Non cambia assolutamente nulla ed anzi Via dei Giubbonari diventa come un bancomat. Lo pigli, lo sporchi, lo denudi, lo rendi inutilizzabile per te e per le generazioni successive.

La lotta di coloro i quali protestavano ieri (in realtà finora una lotta dura, ma fatta di difesa del territorio, di abitanti in loco veri, di obiezioni fondate dalla vita di tutti i giorni) si è mischiata con la disperazione dei giovani metropolitani, che non hanno un territorio da difendere, perché ormai lo percepiscono come un percorso senza radici e senza capacità creativa, denso di significati eterocostruiti e mai insistenti sulle forme spaziali. In pratica la città,

, per costoro, è diventato un circuito di Formula 1: si parte dal punto x, si corre in tondo e si arriva al medesimo punto x, che è inizio e fine.

Conoscenza ed elaborazione del luogo umano diventano momenti contemporanei. La conoscenza viene subito attaccata dall’elaborazione, come se il tempo intercorrente tra i due momenti fosse un’appendice inutile. Forse bisogna ripartire da qua: dall’elaborazione. E pensare che per arrivare a quella elaborazione ci vogliono percorsi lunghi anni, soprattutto se è il nichilismo delle folle giovanili precarie e senza prospettive a trionfare.

Questo trionfo però non può sopraffare l’importanza della memoria e della storia, perché sennò si rischia un cortocircuito sociale in cui uno dei pochi appigli cui rivolgersi per interrogare il mondo, la Storia, quella con la S maiuscola, va ad essere soppressa dal nichilismo stesso. E l’estetica dell’atto diviene talmente barbara da sorprendere nel tornare al punto iniziale: ma sono stati i fascisti?

Attacco al Pd di via dei Giubbonari, ovvero del perché è sbagliato colpire la Storiaultima modifica: 2013-11-22T14:59:41+01:00da davi-luciano
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