Europeismo…..deve essere un dogma e gli euroscettici perseguiti

Populisti, patrioti e sovranisti di tutta Europa unitevi!
di Sebastiano Caputo

Zitti! Parla Enrico Letta. In un’intervista all’edizione internazionale del New York Times, il presidente del Consiglio ha messo in guardia contro la “minaccia” alla stabilità dell’Unione Europea rappresentata dai movimenti e dalle spinte anti-comunitarie: “corriamo il rischio con le prossime elezioni di avere il Parlamento più anti-europeo di sempre”. Il vento in Occidente sta cambiando, gli oligarchi lo sanno, per questo preparano gli scudi in vista delle votazioni previste per il 22-25 maggio 2014. Assisteremo così per otto mesi ad un martellamento mediatico senza precedenti in cui intellettuali e giornalisti di regime ci diranno che votare contro l’Unione Europea produrrà necessariamente un presagio reazionario. “Dopo l’Ue il caos” titoleranno pochi giorni prima delle elezioni La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore. Come se Bruxelles personificasse il progresso, la civiltà e la pace. Peccato però che quei movimenti anti-comunitari di cui parla Letta abbiano, già decenni fa, letto tra le righe dei tanti Trattati firmati dietro alle spalle dei popoli, che il modello sociale ed economico dell’Unione era destinato a fallire. Votarli oggi non è reazione ma avanguardia.
Il premier ha descritto “il recente sconvolgimento politico in Italia” e lo “stallo negli Usa, così come gli scontri in Europa” come parte di “un più ampio momento interconnesso, in cui la governance sta fallendo in alcune democrazie, alienando fette di elettorato, e facendo comparire movimenti populisti di ogni sorta”.

Non è la governance che sta fallendo, ma l’intero sistema capitalistico che con le sue contraddizioni produce delle crepe all’interno delle quali s’inseriscono strutture politiche che ne rifiutano le sue regole e i suoi principi. Tuttavia l’appellativo – nella sua accezione negativa – “populista” volutamente sbandierato dal premier Letta non è altro che una strategia volta a discreditare la portata storica di questo fenomeno. In realtà “populista” – in contrapposizione al “lobbista” – è chi difende gli interessi del popolo. Non secondo il “lobbista” Letta che altro non fa che mascherare le politiche luciferine che tengono gli Stati-nazione con il cappio al collo. D’altronde, meglio “Morire per Maastricht”.

“Le vecchie categorie sono superate si sono manifestati in diversi Paesi con forme altrettanto diverse. È difficile dire di destra o di sinistra. Alcuni sono razzisti altri no. L’Unione Europa – ha continuato – corre il grande rischio di avere il 25% del Parlamento europeo sia composto da movimenti anti euro o anti Europa”.

Qui non c’entra il colore politico, qui conta il contrasto esistente tra la politica ultra-liberale di Bruxelles e le condizioni sociali dei cittadini. Le categorie destra/sinistra sono morte da quando il Libero mercato (egemonia dell’economia sul politico) ha preso il sopravvento. Anche Enrico Letta sembra averlo capito, e con attenta demagogia mette tutti i movimenti, indistintamente dal Paese di provenienza, nello stesso calderone (come se Alba Dorata fosse l’equivalente di Grillo, della Le Pen, o di Nigel Farage) e confondendo l’Unione Europea con l’Europa (“sono tutti contro l’Europa”, come se l’Ue fosse l’Europa!).

Di qui la chiamata alle armi: “la lotta al populismo, dal mio punto di vista è una missione sia in Italia sia negli altri Paesi”.

Da qui a Maggio dell’anno prossimo ne vedremo delle belle tra persecuzioni politiche, mediatiche e giudiziarie. Letta “il mistico” parla di missione sul giornale dei messianici. La crociata dell’oligarchia è appena iniziata.
http://www.lintellettualedissidente.it/populisti-patrioti-sovranisti-tutta-europa-unitevi/

mi ricorda l’anatema dei difensori dell’euro di tutte le risme, ma soprattutto di una certa area che ovviamente, come il pacifici sottolinea che non VENERARE l’euro significa essere xenofobi e guerrafondai ( si perché il ritorno delle monete sovrane significa far ripiombare l’europa in guerre fraticide secondo la teoria “Bifo

commentatore su FB – 21 ott 2013
11 minuti fa tramite cellulare
Pacifici a Radio24: sciogliere tutti i partiti ANTIEUROPEISTI, populisti, xenofobi , fascisti etc etc. Ora io capisco i partiti xenofobi, ma anche quelli antieuropeisti?! Non crede di esagerare un tantinello?
“Anche se venisse offerto in garanzia l’intero pianeta, ciò non basterebbe a coprire le scommesse di Wall Street.
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ed il CORRIERE RECEPISCE SUBITO L’ORDINE della lobby che non esiste (ma che abbisogna dell’euro per arricchirsi) …
Quindi essere euroscettici è sinonimo di…..populisti xenofobi fascisti etc
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L’ONDATA EUROPEA DEL POPULISMO
La malapianta del rancore di Massimo Nava

A pochi mesi dalle elezioni europee, il populismo è il solo movimento che raccoglie consenso. Nei ricchi Paesi del Nord come nel Sud impoverito, crescono formazioni con storie e anime diverse (estremismo di vario colore, localismo, nazionalismo, xenofobia) e un unico denominatore: rigetto dell’Europa, delle classi dirigenti, dei partiti tradizionali, del faticoso e talvolta incomprensibile funzionamento della democrazia.A pochi mesi dalle elezioni europee, il populismo è il solo movimento che raccoglie consenso. Nei ricchi Paesi del Nord come nel Sud impoverito, crescono formazioni con storie e anime diverse (estremismo di vario colore, localismo, nazionalismo, xenofobia) e un unico denominatore: rigetto dell’Europa, delle classi dirigenti, dei partiti tradizionali, del faticoso e talvolta incomprensibile funzionamento della democrazia………http://www.corriere.it/editoriali/13_ottobre_21/malapianta-rancore-597f1f8e-3a0f-11e3-970f-65b4fa45538a.shtml

naturalmente siamo stronzi noi che non AMIAMO ESSERE RIDOTTI IN MISERIA DALL’EURO
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=64299

La sinistra visionaria

Data: Mercoledì, 23 ottobre
 DI JEAN BRICMONT
counterpunch.org

C’ è stato un tempo in cui, all’inizio degli anni ’70, molte persone, me compreso, pensavano che tutte le “lotte” di quell’epoca fossero interconnesse: la Rivoluzione Culturale in Cina, le guerrillas in America Latina, la Primavera di Praga e i “dissidenti” dell’Est Europa, il Maggio del ’68, il movimento per i diritti civili, l’opposizione alla guerra in Vietnam ed i movimenti per titolo socialisti anti-colonialisti in Africa e in Asia. Eravamo convinti anche del fatto che i regimi “fascisti” in Spagna, Portogallo e Grecia, per analogia con la Seconda Guerra Mondiale, potessero essere rovesciati solo attraverso la lotta armata, possibilmente protratta nel tempo.

Ebbene, tutte queste idee erano delle pie illusioni. La Rivoluzione Culturale non aveva nulla a che vedere con i movimenti anti-autoritaristici in Occidente, i dissidenti est-europei erano, in genere, pro-capitalisti e pro-imperialisti e spesso in modo fanatico, le guerrillas latinoamericane rappresentavano un sogno irraggiungibile (eccezion fatta per il Centro America) ed i movimenti nazionali di liberazione altro non erano che l’incarnazione di una volontà di liberazione nazionale che si faceva chiamare socialista o comunista a seconda che a sostenerla fosse l’ Unione Sovietica o la Cina. I regimi “fascisti” sud-europei si sono convertiti senza opporre una resistenza che non fosse la lotta armata. Molti altri regimi autoritaristici hanno fatto la stessa cosa: nell’Est Europa, in America Latina, in Indonesia, in Africa ed ora in una parte del mondo arabo. Alcuni si sono sgretolati dall’interno, altri sono crollati dopo qualche manifestazione.
Queste illusioni di gioventù mi sono tornate in mente leggendo della petizione “per esprimere solidarietà nei confronti dei milioni di Siriani che si stanno battendo per la dignità e la libertà da maggio del 2011”, e che annovera tra i propri firmatari il gotha della Sinistra Occidentale. La mozione rivendica che “la rivoluzione in Siria è una parte fondamentale delle rivoluzioni nord-africane, ma è anche un’estensione della rivolta zapatista in Messico, del movimento dei senza terra in Brasile, delle lotte contro lo sfruttamento neoliberale in Europa e in Nord America, nonchè un eco dei movimenti per la libertà in Iran, Russia e Cina”.

I firmatari, ovviamente, chiedono l’immediata deposizione del potere da parte di Bashar al-Assad come unica “speranza per una Siria libera, unita ed indipendente”. Essi inoltre accusano Russia, Cina e Iran di essere dei “sostenitori del massacro” nonostante la loro “presunta amicizia con gli Arabi”; riconoscono che “gli Usa ed i loro alleati nel Golfo sono intervenuti in appoggio ai rivoluzionari” ma li condannano “per averlo fatto per un evidente, cinico tornaconto personale”, tentando di “reprimere e di sovvertire la rivolta”. A questo punto non è chiaro il nesso tra quanto appena detto ed il contenuto della linea successiva, ove si afferma che “i poteri locali e planetari hanno abbandonato la popolazione siriana”.

L’esito della petizione, in ultima analisi, è una serie di magniloquenti dichiarazioni di “solidarietà da parte di intellettuali, accademici, attivisti, artisti, cittadini che si sentono coinvolti in prima persona e di movimenti sociali nei confonti dei siriani”, nonchè un’ enfatizzazione del “carattere rivoluzionario della loro lotta” unita alla volontà di “impedire che conflitti geopolitici e guerre per procura abbiano luogo nel loro territorio”. Niente meno!

Vale la pena di analizzare nei dettagli questa petizione, perché essa rappresenta sia un ottimo sunto di ciò che è il pensiero sinistroide dominante che una valida spiegazione del perche’ in Occidente non e’ rimasto nulla della vera Sinistra. Si tratta dello stesso orientamento che ha guidato il pensiero politico della Sinistra Occidentale durante la guerra in Kosovo e quella in Libia, e fino ad un certo punto anche durante quella in Afghanistan (“solidarietà con le donne afghane”) e in Iraq (“staranno molto meglio senza Saddam”).

Prima di tutto l’esposizione dei fatti accaduti in Siria e’ alquanto dubbia. Io non sono un esperto della Siria, ma se la popolazione e’ cosi’ unanimemente contro il regime, come ha fatto a sopportarlo per così tanto tempo? Ci sono state relativamente poche defezioni nell’esercito e nel personale politico e diplomatico. Posto che la maggior parte dei Siriani e’ Sunnita e che il governo viene puntualmente descritto come dipendente dal supporto della “setta Alawi”, allora vuol dire che nella versione ufficiale della storia sulla Siria mancano dei pezzi fondamentali.

Secondo, che piaccia o meno le azioni di “Russia, Cina e Iran” in Siria si sono svolte nel rispetto della legge internazionale, al contrario di quanto e’ avvenuto con quelle volute dagli “Usa e dai loro alleati nel Golfo”. Dal punto di vista della legislazione internazionale l’attuale governo in Siria e’ legittimo e la sua richiesta di aiuto e’ assolutamente legale, mentre armare i ribelli non lo e’. Su questo aspetto normativo i sinistroidi che hanno firmato la petizione avrebbero qualcosa da ridire, perche’ esso favorisce i governi e non i rivoltosi. Ma provate ad immaginare quale sarebbe il caos se tutti i Grandi Poteri avessero la liberta’ di armare dei ribelli a loro scelta in tutto il mondo. La vendita delle armi ai dittatori e’ sicuramente deplorabile, ma gli Usa non sono certo nelle condizioni di poter pontificare in materia.

Inoltre sono state “la Russia e la Cina” a riuscire ad impedire, grazie al loro voto al consiglio delle Nazioni Unite, un nuovo intervento degli Usa dopo quello in Libia, al quale la Sinistra Occidentale si era tiepidamente – se non per nulla – opposta. In effetti, visto che gli Usa avevano utilizzato la Risoluzione Onu sulla Libia per attuare un cambiamento di regime che essa non autorizzava affatto, non e’ normale che Russia e Cina si siano sentite prese in giro e che ora dichiarino fermamente: “mai più”?

La petizione giudica gli eventi in Siria come “un’estensione della rivolta zapatista in Messico, del movimento dei senza terra in Brasile, delle lotte contro lo sfruttamento neoliberale in Europa e in Nord America, nonche’ un eco dei movimenti per la liberta’ in Iran, Russia e Cina”, ma chi l’ha firmata sta bene attento a non collegarli ai governi anti-imperialisti dell’America Latina, perche’ questi ultimi sono fortemente a sfavore di qualsiasi intervento esterno e rivendicano con forza il rispetto della sovranita’ popolare.

Per finire, cosa fa pensare che il ritiro “immediato” di Bashar al-Assad permetterebbe la nascita di una Siria “libera, unita e indipendente”? Non bastano gli esempi dell’Iraq e della Libia a gettare qualche dubbio su previsioni tanto ottimistiche?

Il che ci porta ad affrontare un secondo problema concernente la petizione, ovvero la sua spiccata tendenza verso un romanticismo rivoluzionario. La Sinistra Occidentale odierna e’ la prima a denunciare i regimi “stalinisti” del passato, compresi quello di Mao, Kim Il Sung o Pol Pot. Ma dimenticano che Lenin ha combattuto contro lo zarismo, Stalin contro Hitler, Mao contro i Kuomintang, Kim il Sung contro i giapponesi e che questi ultimi due, proprio come Pol Pot, hanno lottato contro gli Usa? Se la storia deve insegnarci qualcosa e’ proprio che il fatto di combattere contro l’oppressione non necessariamente fa di un uomo un santo. E dato che così tante rivoluzioni violente del passato con il tempo non hanno fatto altro che inasprirsi, che motivo c’e’ di credere che la “rivoluzione” in Siria, peraltro sempre più condotta da fanatici religiosi, possa ergersi come luminoso esempio di liberta’ e democrazia?

Ci sono state ripetute offerte di negoziazione da parte di “Russia, Cina e Iran”, cosi’ come dal “regime di Assad” nei confronti sia dell’opposizione che di chi la sostiene (“gli Usa ed i loro alleati nel Golfo”). Non bisognerebbe dare una chance alla pace e alla diplomazia? Il “regime siriano” ha modificato la propria costituzione: perche’ essere certi che cio’ non possa condurre ad un “futuro di democrazia” e che invece una rivoluzione violenta consentirebbe di raggiungere un simile obiettivo? Non dovremmo dare una possibilita’ alla riforma radicale?

In ogni caso la pecca maggiore della petizione, esattamente come e’ stato per appelli dello stesso genere lanciati in passato dalla Sinistra umanitaria interventista, risiede in questa domanda: a chi si sta rivolgendo? I ribelli in Siria vogliono le armi piu’ sofisticate possibili – e nessun firmatario della petizione puo’ dargliele, cosi’ come e’ assai difficile capire come “la societa’ civile globale, i governi incapaci e manipolatori” possano farlo. I ribelli vogliono che i governi Occidentali forniscano loro queste armi, non gli puo’ importare di meno di cio’ che la Sinistra Occidentale pensa. E questi governi Occidentali, del resto, a malapena hanno coscienza dell’esistenza di questa Sinistra visionaria. E se anche fosse, perche’ dovrebbero stare a sentire della gente che non ha neanche un vero e proprio supporto popolare e di conseguenza nessun mezzo per esercitare una reale pressione politica? La prova piu’ lampante di cio’ e’ data da una causa a cui molti firmatari hanno consacrato gran parte della loro vita: la Palestina. Quale governo occidentale presta attenzione alle richieste del “movimeno di solidarieta’ alla Palestina”?

Il fatto che la petizione non abbia effetto in Siria non vuol dire che non ne abbia tout court. Essa spegne e snatura cio’ che rimane dei sentimenti pacifisti, invocando atti di solidarieta’ verso una rivolta che e’ gia’ militarmente sostenuta dall’Occidente. Da questo punto di vista risulta psicologicamente difficoltoso fare opposizione ad un intervento degli Usa negli affari interni della Siria, perche’ e’ proprio questo cio’ che vogliono i rivoluzionari che noi dovremmo “supportare” (apparentemente, a differenza dei firmatari, loro non hanno capito che l’Occidente vuole “reprimere e sovvertire la rivolta”). Certamente i difensori della petizione diranno che loro non sono per il sostegno ai piu’ violenti estremisti in Siria, ma allora chi stanno sostenendo esattamente, e come? Inoltre la falsa impressione che “i poteri mondiali hanno abbandonato la popolazione siriana” (quando invece c’e’ un flusso costante di armi e di militanti islamici in Siria) viene in parte dal fatto che gli Usa non sono cosi’ stupidi da rischiare una Guerra Mondiale, visto che a quanto pare in questa circostanza la Russia sta dimostrando di sapere il fatto proprio. Il pensiero che potremmo essere sull’orlo di una guerra mondiale non sembra nemmeno sfiorare i firmatari.

I sostenitori della petizione probabilmente diranno che “noi” dovremmo denunciare sia l’imperialismo statunitense che i regimi oppressivi contro cui “la popolazione” si ribella. Ma cio’ non fa altro che mostrare quanto essi siano illusi: perche’ proclamare la necessita’ di fare due cose in una volta sola quando non si e’ in grado di farne neanche una, nemmeno in parte?

Se queste petizioni sono addirittura peggio dell’inazione, cosa dovrebbe fare la Sinistra? Prima di tutto pensare agli affari suoi, ovvero combattere a casa propria. E’ molto piu’ difficile che non esprimere una solidarieta’ senza senso a della gente che sta a miglia di distanza. E combattere per cosa? Per la pace attraverso la demilitarizzazione dell’Occidente e una politica non interventista, mettendo la diplomazia e non la minaccia armata al centro delle relazioni internazionali. Tra parentesi sono i libertari e la Destra paleoconservatrice ad invocare una politica di non intervento. Questo fatto, insieme all’evocazione degli eventi storici che hanno preceduto la Seconda Guerra Mondiale (la guerra civile in Spagna, gli accordi di Monaco), viene continuamente utilizzato dalla Sinistra per gettare una cattiva luce sull’anti interventismo. Ma e’ un’idiozia: Hitler non risorge tutti i giorni e l’Occidente non deve deve far fronte a nessuna reale minaccia militare. E’ perfettamente legittimo, per come stanno le cose al giorno d’oggi, che i cittadini americani abbiano tutti gli interessi a tagliare le spese dell’Impero.

In effetti sarebbe assolutamente pensabile l’idea di fondare una coalizione Destra-Sinistra sostenuta da tutti coloro che sono contro il militarismo e l’interventismo. Ovviamente all’interno di una simile coalizione ci potrebbero ancora essere dei disaccordi su alcune questioni – come ad esempio quella relativa ai matrimoni gay – ma, per quanto importante, niente del genere dovra’ impedire di lavorare insieme su istanze prioritarie come la pace mondiale, la difesa dell’Onu e della legislazione internazionale e lo smantellamento delle fondamenta dell’impero statunitense. Non e’ da escludere che una campagna mediatica ben organizzata potrebbe portare molti americani ad aderire.

Di tutt’altro genere e’ lo spirito della petizione, che sembra orientato verso un maggiore coinvolgimento degli Usa ed un incremento dei loro interventi. Di sicuro molti firmatari si ritengono degli anti-imperialisti e pacifisti, e alcuni di loro hanno avuto un ruolo importante nell’opposizione alle precedenti guerre ingaggiate dagli States. Ma non sembrano essersi resi conto che le tattiche imperialiste sono cambiate dai tempi dei movimenti nazionali di liberazione. Ora che la decolonizzazione e’ completa (eccezion fatta per la Palestina) gli Usa non attaccano i movimenti rivoluzionari, bensi’ i governi giudicati troppo indipendentisti. E per fare cio’ sfruttano una gamma di mezzi che dal punto di vista tattico sono molto simili a quelli utilizzati dai movimenti rivoluzionari o progressisti del passato: lotta armata, disobbedienza civile, organizzazioni indipendenti finanziate dal governo, rivoluzioni colorate etc.

L’ultimo esempio di questa strategia e’ il tentativo da parte dei governi occidentali di utilizzare la comunita’ LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, ndt) come una “truppa d’assalto” ideologica contro la Russia e le Olimpiadi invernali, con l’intento neanche troppo velato di distogliere l’attenzione pubblica dall’imbarazzante fatto che, nell’affare Snowden, è la Russia e non gli Stati Uniti ad essere dalla parte della libertà. C’e’ da temere che in questa crociata la sinistra umanitaria interventista salirà sul carro dei vincitori. Tuttavia, come Gilad Atzmon ha sottolineato con il suo stile sottilmente provocatorio, e’ assai improbabile che una cosa simile possa giovare alla comunita’ LGBT in Russia, perche’ tale appoggio si presta facilmente ad essere utilizzato, da parte degli oppositori del movimento, come un argomento a sostegno della tendenza di quest’ultimo ad accogliere a braccia aperte qualunque forma di influenza proveniente dall’estero. Essere individuati come agenti di un potere esterno non e’ un bene per nessuna minoranza in nessuna parte del mondo, tanto meno se questo potere e’ rappresentato dall’attuale amministrazione statunitense, detestata per la sua arroganza e le sue pretese interventiste. E guarda a caso coloro che lanciano appelli sulla necessità di boicottare i giochi invernali in Russia sono gli stessi che non hanno nulla da obiettare sullo svolgimento dei giochi olimpici a Londra. Detto in altre parole, ai loro occhi prendere delle misure anti gay e’ un crimine gravissimo, mentre combattere le guerre in Afghanistan e in Iraq e’ stato un peccato di poco conto.

L’ imperialismo moderno si fa beffe di coloro si abbandonano alle illusioni del romanticismo rivoluzionario o che si mettono dalla parte del perdente in partenza senza prima aver appurato che questi lo sia veramente. A chi invece aspira ad un ordine mondiale piu’ giusto e pacifico, ed e’ fermamente convinto che la condizione sine qua non per raggiungere un simile risultato sia l’indebolimento dell’imperialismo statunitense, l’ imbroglio non sfugge. Queste contrastanti visioni di come vanno le cose spaccano sia la Destra che la Sinistra, interventisti liberali e neocon da un lato, libertari, paleocon e sinistroidi tradizionali dall’altro. E una situazione di questo tipo potrebbe richiedere la creazione di nuove, eterodosse alleanze.

Jean Bricmont
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2013/08/14/the-wishful-thinking-left/
14.08.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DONAC78

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=12495

Syrie Attentat à Hama

PCN-TV/ SYRIE : ATTENTAT SUICIDE A HAMA

 PCN-TV pour Syria Committees – Comités Syrie

avec al-Alam TV – al-Manar – PCN-SPO / 2013 10 23/

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV 

https://vimeo.com/pcntv

 L’explosion terroriste qui a secoué Hama ce samedi 19 octobre 2013 a été provoquée par 1.5 tonnes de matière explosive ! Elle a fait au moins 31 morts. Un camion piégé a explosé près d’un poste de contrôle à l’entrée est de la ville …

 Film 1 (à visionner en petit format) sur :

Syrie : un attentat-suicide fait, au moins, 37 morts, à Hama

https://www.facebook.com/photo.php?v=1422414744643354

 Film 2 (à visionner en petit format) sur :

Syrie/Hama : 1.5 tonnes d’explosifs en un seul attentat !

https://www.facebook.com/photo.php?v=1422414744643354

  Au moins 31 personnes sont mortes, dont des soldats fidèles au régime, dans un attentat suicide à Hama (centre) ce 21 octobre 2013.

Une voiture piégée à explosé dimanche matin dans un faubourg de Hama, a annoncé la télévision d’Etat, une ville ‘pionnière’ – dixit l’AFP – lors du soulèvement insurrectionnel organisé par l’Occident contre Bachar al-Assad au printemps 2011, mais libérée ensuite par l’Armée syrienne.

“Selon les première informations, l’explosion visait un checkpoint près d’une entreprise de véhicules agricoles où sont basées des troupes loyalistes” …

 PCN-TV & PCN-SPO

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 http://www.syria-committees.org/

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

 

Attentat à Volgograd

PCN-INFO/ GEOPOLITIQUE/  RUSSIE: ATTENTAT TERRORISTE ISLAMISTE A VOLGOGRAD !

 Luc MICHEL pour PCN-Info /

Avec PCN-SPO – RIA Novosti – RT – AFP / 2013 10 22/

 Six morts et 37 blessés dans un attentat dans un autobus à Volgograd – l’ex Stalingrad -,

La télévision russe montre les images de la déflagration,

L’attentat a ravivé les craintes concernant la sécurité à 100 jours des JO de Sotchi aux portes du Caucase russe …

 Reportage video sur : 

https://vimeo.com/77463436

 

L’ATTENTAT DE VOLGOGRAD DANS SA PERSPECTIVE GEOPOLITIQUE

 L’agitation islamiste dans le Caucase est une vieille affaire. Elle a commencé dès les Années 30 et a été organisée par le IIIe Reich et le Parti nazi allemand pour déstabiliser l’URSS. Elle a alors culminé lors de la seconde guerre mondiale en 1941-44 qui a même vu de nombreux musulmans ‘soviétiques’ combattre avec les Nazis, y compris dans la Waffen SS. Parmi les collaborateurs des nazis les Frères musulmans, organisé en réseaux par les nazis, depuis leur centrale de Munich.

 En 1945, les réseaux musulmans sont repris en mains par les Américains et engagés dans la guerre froide contre l’URSS. La fin de celle-ci ne marque pas la fin mais un nouveau départ. Car les géopoliticiens US, dont Brezinski, l’auteur du « Grand Echiquier », ont repris le programme géopolitique du théoricien nazi Rosenberg et leur but final est l’éclatement de la Fédération de Russie. Le Caucase russe, ventre mou de la Russie, est l’un des fronts privilégiés de cette guerre sourde. Les deux guerres de Tchétchénie – 1994 et 1999 (gagnée par Moscou) -, l’agitation au Dagestan en sont les manifestations.

 Derrière les ennemis de la Russie : USA, NATO, Saoudiens qui ont pris en mains les djihadistes du Caucase. Vilnius en Littuanie abrite leurs moyens de communication sur le Net. Quand à la Géorgie, ses services secrets offrent réseaux, filières …

 La guerre d’agression contre la Syrie est en partie une projection du conflit du Caucase russe. Les djihadistes caucasiens y combattent dans une grosse katiba de l’ « Emirat Islamique du Caqucase ». Et les ennemis de Damas entendent bien exporter le conflit en Russie pour punir Moscou. Des sources diplomatiques évoquent même en coulisse des menaces directes du prince saoudien Bandar Sultan, patron des services spéciaux de Riad et véritable dirigeant des terroristes islamistes et des djihadistes en Syrie, sur les JO de Sotchi …

 LES ISLAMISTES A L’ORIGINE DE L’ATTENTAT …

 Une kamikaze originaire du Daguestan, république instable du Caucase russe, a tué ce lundi six personnes en se faisant exploser dans un autobus rempli d’étudiants à Volgograd, « un attentat qui a ravivé les craintes concernant la sécurité à 100 jours des JO de Sotchi » selon l’AFP. “Six personnes ont été tuées ainsi que la femme kamikaze” dans l’explosion survenue vers 14H00 locales (10H00 GMT) à Volgograd (ex-Stalingrad, sud), a indiqué à l’AFP un porte-parole du comité d’enquête russe. “L’enquête a été ouverte pour attentat terroriste, meurtre et trafic d’armes et d’explosifs”, a ajouté un responsable du comité d’enquête, Vladimir Markine, dans un communiqué.

 Selon les informations diffusées par la branche locale du comité d’enquête, la kamikaze “s’est récemment convertie à l’islam”. Il s’agit de Naïda Assialova, 30 ans, habitante de Makhatchkala, capitale du Daguestan, république instable du Caucase, proche de la Tchétchénie, a précisé M. Markine. Selon les enquêteurs, elle avait fait ses études à Moscou où elle a fait la connaissance de Dmitri Sokolov, son futur époux, qu’elle a “enrôlé” dans la mouvance islamiste armée. “Sokolov s’est rendu au Daguestan. Aujourd’hui il est recherché comme membre d’un groupe armé de Makhatchkala”, a indiqué la branche locale du comité d’enquête.

 La Russie a été frappée depuis 1999 par une série d’attentats sanglants, plusieurs d’entre eux étant commis par des femmes-kamikaze, arme privilégiée de la rébellion islamiste. Cette rébellion a notamment revendiqué un double attentat suicide en mars 2010 dans le métro de Moscou (40 morts) et un autre à l’aéroport Moscou-Domodedovo en janvier 2011 (36 morts).

 Après la première guerre de Tchétchénie (1994-1996), la rébellion s’est rapidement islamisée – sous l’impulsion des Américains et des Saoudiens – et a de plus en plus débordé hors des frontières de cette petite république pour se transformer au milieu des années 2000 en un mouvement islamiste armé actif dans tout le Caucase du Nord.

 Le chef des islamistes du Caucase russe Dokou Oumarov, ennemi numéro un du Kremlin, avait appelé en juillet dans une vidéo à des attaques contre les JO de Sotchi (sud), qui s’ouvrent le 7 février, pour empêcher “par tous les moyens” la tenue de cet événement. Oumarov a à maintes reprises déclaré qu’il voulait porter le terrorisme partout en Russie. Ils ont menacé Sotchi, mais pas seulement”. “Nous vivons avec la menace terroriste et cette attaque nous le rappelle”, affirme un expert russe.

 

QUE SAIT-ON DE L’ATTENTAT DE VOLGOGRAD ?

 Il y avait “beaucoup d’étudiants” à bord du bus au moment de l’explosion, survenue en plein milieu du véhicule, a indiqué sur la radio Echo de Moscou Vladimir, un habitant de Volgograd dont la fille est sortie indemne de l’attentat. “Le bus a été déchiqueté (…) C’était affreux”, a-t-il ajouté. La chaîne publique Rossia 24 et  RT ont montré des images de la déflagration. On peut voir des morceaux du bus tombant sur la route (vidéo ci-dessous)

 Le comité anti-terroriste a mis en place une cellule de crise qui “fait en sorte d’éviter de nouvelles explosions”. Aucun bus de la ligne concernée ne circulait lundi après-midi à Volgograd, une ville située à 900 kilomètres au sud de Moscou, a indiqué le représentant d’une entreprise de transport, cité par l’agence Ria Novosti. “Nous avons reçu une directive du ministère des Situations d’urgence”, a expliqué ce responsable.

 Trente deux personnes ont été hospitalisées suite à l’attentat dont “sept dans un état extrêmement grave”, a indiqué le comité d’enquête dans un communiqué.

 Il s’agit sans aucun doute d’un avertissement de Bandar Sultan, dont le récent voyage à Moscou s’est mal déroulé, à Poutine sur la Syrie. Mais connaissant le maître du Kremlin, il s’agit vraiment d’une faute qui ne restera pas sans réponse …

 Luc MICHEL

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 http://www.lucmichel.net/

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

 

L’ambasciatore francese Le Roi visita il cantiere di Chiomonte

Tav, visita a sorpresa al cantiere dell’ambasciatore francese

 http://www.lastampa.it/2013/10/22/cronaca/lambasciatore-francese-le-roi-visita-il-cantiere-di-chiomonte-UjfWgv9mL25fPaSczSbgHP/pagina.html

 22/10/2013 – verso la ratifica del trattato sulla torino-lione

 Il cantiere di Chiomonte

“Sono venuto a vedere di persona il procedere dei lavori”

Massimo Numa

Chiomonte

L’ambasciatore francese Alain Le Roy ha visitato oggi il cantiere della Torino-Lione di Chiomonte. Un’ora di visita, seguito dal suo staff, in un clima di totale serenità. 

«Sono venuto a vedere di persona il procedere dei lavori, e sono molto soddisfatto per come stanno procedendo». A proposito delle prossime scadenze, l’ambasciatore ha detto che tutto resta come deciso nei programmi precedenti. E’ stato un incontro programmato nel massimo riserbo. Alle 17 la delegazione francese ha lasciato il cantiere. La ratifica del trattato sulla Torino-Lione è previsto, a Parigi, per il prossimo 30 novembre. Dopo pochi giorni la ratifica del Parlamento italiano. 


http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/10/22/news/tav_visita_a_sorpresa_al_cantiere_dell_ambasciatore_francese-69203126/

 

  Le Roy, a Torino per l’inaugurazione della mostra di Renoir, ha fatto tappa in Valsusa. Il direttore dei lavori Rettighieri: “Cominciati i primi test di scavo”


di PAOLO GRISERI

Tav, visita a sorpresa al cantiere dell'ambasciatore francese  L’ambasciatore LE Roy (ansa) Visita a sorpresa nel cantiere di Chiomonte dell’ambasciatore di Francia in Italia, Alain Le Roy che era a Torino per inaugurare la mostra di Renoir alla Gam. Il diplomatico è arrivato poco prima delle 16 al cantiere accompagnato dal Commissario di governo, Mario Virano. Durante l’ora e mezza di permanenza nel cantiere Le Roy ha visitato anche la galleria della maddalena dove la fresa che scaverà il tunnel geognostico è ormai arrivata al fronte di scavo: “In questi giorni – riferisce il direttore del cantiere, Marco Rettighieri – abbiamo cominciato i primi test di scavo”. Il via al lavoro della talpa sarà nei prossimi giorni. Secondo quanto riferiscono i dirigenti di Ltf, “l’ambasciatore, che ha studiato alla scuola di alta ingegneria civile, è rimasto molto positivamente impressionato dall’andamento dei lavori”. La conferenza dei capigruppo della Camera ha intanto fissato nella prima settimana di novembre la discussione del trattato italio francese sulla Torino-Lione in vista del summit tra Letta e Hollande del 20 novembre a Palazzo Chigi. (22 ottobre 2013

WALL STREET PUNTA UN QUADRILIONE DI DOLLARI CON I SOLDI DEGLI ALTRI

DI GLEN FORD
Information Clearing House

“Ci hanno detto che il tempo stringe sulla “buona fede e sul credito” del governo USA, il quale potrebbe essere tecnicamente impossibilitato a pagare i suoi conti alla data del 17 ottobre, se i due partiti corporativi non trovano un accordo sui limiti di indebitamento. I repubblicani al Congresso americano e la Casa Bianca stanno “giocando alla roulette russa con l’economia globale,” afferma un editoriale sul Dallas Morning News, mettendo in guardia sull’imminente “Armageddon economico”, una “voragine” dei mercati finanziari nella quale l’economia si arena, mentre l’interesse sul futuro debito federale sale alle stelle.

Dal momento che il capitalismo è ormai entrato nello stadio terminale di una crisi sempre più acuta, gli editorialisti del Dallas potrebbero aver ragione; qualunque cosa potrebbe innescare un ulteriore spasmo dell’attuale confusione finanziaria, all’interno di un sistema che è sempre più instabile. Tuttavia, sono gli stessi “mercati” – un eufemismo per la classe capitalista finanziaria – a essere la fonte di tale instabilità, coloro i quali giocano in continuazione alla roulette russa e hanno trascinato l’umanità in un punto dove l’Armageddon è solo un giro nella sala accanto. In questa partita sono messe in gioco le teste di tutti.

E’ corretto che la stampa corporativa parli dell’imminente minaccia fiscale – il male minore all’interno del vortice di crisi che assedia il sistema – in termini di gioco d’azzardo. Un tasso d’interesse crescente di alcuni punti base (quantità percentuale molto ridotta) su trilioni di dollari di credito equivale a una gran quantità di denaro pubblico, da dover pagare direttamente dai conti di questi “mercati” privati che probabilmente si stanno già mangiucchiando le unghie per l’ansia a causa delle prossime previsioni di bilancio. Il Dallas Morning News e il suo amico di propaganda corporativa stanno seminando il mito secondo il quale i “mercati” (banchieri, fondi speculativi, ecc…) desiderano fortemente la stabilità, quando invece le statistiche demografiche del mondo reale del capitalismo finanziario gridano l’esatto contrario.

I Signori del Capitale (i “mercati”) sono veri giocatori d’azzardo; hanno trasformato il mercato finanziario mondiale in una perpetua macchina di incertezza, in cui tutta la ricchezza del mondo viene messa più volte in gioco da persone che in verità non la possiedono e in un casinò i cui operatori complottano uno contro l’altro così come i loro clienti abituali. La maggior parte di questi ultimi non sa neanche di essere in un gioco – ancor meno, che si tratta di una roulette russa.

“I derivati vengono valutati sei volte di più rispetto a tutta la ricchezza mondiale cumulata.”

Il valore figurativo degli strumenti finanziari derivati è adesso stimato a 1,2 quadrilioni di dollari – cioè, mille e duecento trilioni di dollari. Questa statistica è fantastica nel vero senso della parola, in quanto ammonta a 16.7 volte il prodotto lordo mondiale, che consiste cioè nel valore di tutti i beni e servizi prodotti ogni anno da ogni uomo, donna e bambino sul pianeta: 71,83 trilioni di dollari. I derivati sono valutati sei volte più di tutta la ricchezza mondiale accumulata, inclusi tutti i mercati azionari mondiali, i fondi assicurativi e ricchezze di famiglia. 200 trilioni di dollari.

La maggior parte degli strumenti derivati conosciuti sono posseduti da quelle banche considerate troppo grandi per poter consentire loro di fallire, con le prime quattro banche che contano per più del 90% del totale: J.P. Morgan Chase, Citibank, Bank of America e Goldman Sachs.

Ci è stato detto che i derivati sono semplicemente puntate tra partner ben informati – coperture contro le perdite – e che ogni volta che queste istituzioni finanziarie perdono, un’altra ci guadagna, così che non c’è una perdita netta o una minaccia di collasso mondiale. Ma questa è una bugia. Mai nella storia del mondo il capitale della finanza ha dominato così l’economia reale e solamente negli ultimi due decenni i derivati sono diventati centrali nel capitalismo finanziario.

I giocatori non sanno quel che fanno, né tanto meno gliene importa qualcosa. La catastrofe del 2008, causata essenzialmente dai derivati, ha bisogno di un salvataggio, ancora in corso, di decine di trilioni di dollari. In tutto questo la Federal Reserve compra in blocco titoli che nessun altro acquisterebbe – cioè nessun altro scommetterebbe su essi. Ciò malgrado, l’universo degli strumenti derivati è cresciuto molto di più rispetto al 2008, rimanendo effettivamente illeso dalle cosiddette riforme finanziarie del presidente Obama.

Il casinò ha ingoiato il sistema. Le somme che i giocatori puntano non solo hanno un valore molto più grande rispetto a quello del loro portafoglio, ma sono ben sei volte più grandi del patrimonio di ogni istituzione esistente e famiglia sulla terra messi insieme, nonché quasi 17 volte maggiori del valore complessivo del prodotto annuale del genere umano. Anche se venisse offerto in garanzia l’intero pianeta, ciò non basterebbe per coprire le puntate di gioco di Wall Street.

“Detroit è stata fatta fallire con l’uso su larga scala di derivati e cartolarizzazioni.”

Gli eventi del 2008 hanno dimostrato che i crolli dei derivati, come ogni altro evento finanziario speculativo, provocano una serie di conseguenze negative, piuttosto che “soluzioni” disciplinate. Gli strumenti derivati infestano e incombono in ogni angolo degli Stati Uniti e in altre economie “mature”, avvelenando i sistemi pensionistici e le strutture finanziarie municipali. Detroit è fallita con l’uso su larga scala di derivati e cartolarizzazioni. Quando il casinò è l’economia, tutti siamo costretti a giocare e i primi a perdere tutto sono i poveri.

Riformatori di diversi colori politici affermano che i derivati possono essere sia regolamentati per essere meno letali o completamente aboliti, lasciando in questo modo intatta Wall Street. Tutto questo è palesemente inverosimile. Riproducendo il denaro attraverso la manipolazione, il capitale finanziario non crea nulla. L’esplosione dei derivati è avvenuta perché Wall Street necessitava di una sorta di capitale “fittizio” per poter continuare ad annunciare profitti sempre più alti, cioè presentare portafogli fittizi pieni di puntate di gioco non spendibili o commerciabili. Gli strumenti derivati sono l’espressione ultima del capitalismo finanziario: sono principalmente scommesse sulle transazioni, piuttosto che investimenti sulla produzione. La crescita dei derivati è un segnale che il capitalismo ha fatto il proprio corso e può solo continuare a nuocere all’umanità. L’economia dei derivati – 1,2 quadrilioni di dollari – è l’ultimo stadio del capitalismo.

Se ciò fosse stato compreso dal movimento Occupy Wall Street e fosse stata espressa in primo luogo la necessità di rovesciare e abolire Wall Street, il suo impatto sarebbe stato molto più profondo. Per come stanno le cose al momento, gli americani sono destinati a tremare di paura ad ogni rintocco dell’orologio aspettando il 17 ottobre, scadenza del bilancio tecnico federale, come se fosse la spada di Damocle che incombe sul mondo.

Glen Ford
E’ possibile contattare Glen Ford, direttore editoriale, all’indirizzo Glen.Ford@BlackAgendaReport.com. – http://www.blackagendareport.com

Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article36503.htm
11.10.2013
Traduzione dall’inglese per www.comedonchisciotte.org a cura di SIMONE CATANIA

Nota CdC:

Per comodità è stata mantenuta la convenzione americana sulle cifre, un trilione di $ è da intendere come mille miliardi di $ e un quadrilione come un milione di miliardi di $ ( 1 000 000 000 000 000 $).
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=12465


Crisi: Coldiretti, in Italia 4.1 mln senza cibo nel 2013, +47% in 3 anni

Chi? Noi italiani poveri? Che eresia. Siamo un branco di choosy per giunta poco occupabili perché ignoranti (Giannini dixit)

18 Ottobre 2013 – 16:59
(ASCA) – Roma, 18 ott – Salgono alla cifra record di 4.068.250 i poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per il cibo da mangiare, con un aumento del 10 per cento sullo scorso anno e del 47% rispetto al 2010, ovvero ben 1.304.871 persone in piu’ negli ultimi 3 anni. E’ quanto emerge dal primo drammatico Dossier su ‘Le nuove poverta’ del Belpaese. Gli italiani che aiutano’ presentato dalla Coldiretti al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione a Cernobbio. Gli italiani indigenti che hanno ricevuto pacchi alimentari o pasti gratuiti attraverso i canali no profit che distribuiscono le eccedenze alimentari hanno raggiunto – sottolinea la Coldiretti – quasi quota 4,1 milioni, il massimo dell’ultimo triennio, secondo la relazione sul ‘Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2013′, realizzata dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). Per effetto della crisi economica e della perdita di lavoro si sta registrando – precisa la Coldiretti – un aumento esponenziale degli italiani senza risorse sufficienti neanche a sfamarsi: erano 2,7 milioni nel 2010, sono saliti a 3,3 milioni nel 2011 ed hanno raggiunto i 3,7 milioni nel 2012. Una situazione drammatica che – conclude la Coldiretti – rappresenta la punta di un iceberg delle difficolta’ che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa. red/gc
http://www.asca.it/news-Crisi__Coldiretti__in_Italia_4_1_mln_senza_cibo_nel_2013__2B47_PERCENTO__in_3_anni-1326567-ATT.html


Appello di Draghi all’UE: tutelare i salvataggi delle banche

21 ottobre 2013 – 09.40
 Appello di Draghi all’UE: tutelare i salvataggi delle banche Il presidente della BCE, Mario Draghi, torna a ribadire la necessità di ristabilire la fiducia nel sistema bancario, punto cardine per la ripresa.

Il 30 luglio scorso, il numero dell’Eurotower ha scritto una lettera segreta, svelata dal quotidiano La Repubblica, al vicepresidente della commissione europea, Joaquin Almunia, e confermata dalla stessa BCE, sull’applicazione delle regole sugli aiuti di Stato alle banche.

Nella lettera, Draghi identifica “un tema specifico”, in cui “le banche sono solvibili in base alla valutazione dei bilanci, ma hanno problemi per quanto riguarda i requisiti patrimoniali dopo gli stress test”.

In vista della nascita della vigilanza unica bancaria, Draghi ha espresso la necessità di evitare di imporre perdite a chi ha investito in obbligazioni delle banche, almeno per il momento, se ciò può destabilizzare il sistema finanziario in Europa.

“Prima di assumere la vigilanza unica delle banche europee, la BCE ha in programma di condurre una revisione rigorosa dei bilanci degli istituti di credito in modo da accrescere la propria credibilità di supervisore e migliorare la trasparenza e la fiducia nel sistema finanziario”.

Inizia così la lettera del presidente della BCE, indirizzata al commissario UE ma anche al presidente dell’Eurogruppo e fatta circolare presso i membri del consiglio dell’Eurotower, per affrontare i numerosi ostacoli da superare entro novembre 2014 quando la banca centrale europea assumerà la vigilanza unica degli istituti di credito europei.
http://www.teleborsa.it/News/2013/10/21/appello-di-draghi-all-ue-tutelare-i-salvataggi-delle-banche-621.html#.UmcOTFAvk9o


DIFESA, DRONI SPIA: UN PROGETTO DI INTELLIGENCE EUROPEA ?

La Commissione europea, stando alle prime indiscrezioni, risalenti allo scorso 29 luglio, ha manifestato l’ intenzione di dar vita ad una nuova agenzia di sicurezza e di intelligence, retta sotto il controllo del capo della politica estera dell’Unione Europea, la Signora Catherine Ashton, “l’Europa necessita di sue proprie capacità autonome di difesa e questa proposta è un passaggio cruciale verso l’integrazione”, ha dichiarato un ufficiale di Bruxelles, per poter garantire una maggiore cooperazione nella difesa, attraverso l’istituzione di propri droni spia, satelliti di sorveglianza ed una propria flotta aerea. L’uso di nuovi droni spia e satelliti per politiche di “sicurezza interna ed esterna”, consisterà in informazioni di polizia, sorveglianza ed internet, protezione delle frontiere esterne e la sorveglianza marittima, lasciando trapelare l’obiettivo di voler dar vita ad una versione “europea” della NSA (National Security Agency) statunitense; un modus operandi verso la creazione di una effettiva struttura militare e di analisi dell’Unione Europea con attrezzature proprie per gestire le operazioni europee. I droni spia e sistemi di comando sarebbero connessi al progetto di satelliti spia Copernico, utilizzate in questo contesto per fornire «capacità di creare immagini volte a sostenere la sicurezza comune e la politica di difesa nelle sue missioni e operazioni»; un progetto che risulta essere parte integrante del sistema Sentinel, operato dall’Agenzia spaziale. Tale piano d’azione, di una presumibile “agenzia di sicurezza europea” simboleggia la risposta al recente scandalo angloamericano Snowden, stando a quanto affermato da alti funzionari europei; per tale motivi si è resa necessaria lo sviluppo delle capacità militari, un’attività complessa, facente parte dell’ampia gamma di discipline e settori di interesse della Difesa.

Sebbene la caratterizzazione dei rischi per la stabilità e delle minacce per la sicurezza tende ad ampliarsi e ad affacciarsi con ritmo incalzante sulla scena internazionale, rendendo indispensabile e quindi necessario lo spostamento verso una struttura indirizzata ad un contenimento dei conflitti con un carattere fortemente politico di componimento preventivo dell’azione; tale processo risulta essere articolato proprio sulla base di determinati obiettivi politici (Level of ambition). Ciò richiederà l’ individuazione delle esigenze necessarie per conseguire tali obiettivi, la verifica del livello di soddisfacimento delle capacità esistenti e determinazione delle carenze; la ricerca di soluzioni per le carenze evidenziate; il meccanismo di attualizzazione e stabilizzazione del processo, in linea con le tendenze evolutive globali (fattori geopolitici, economici, socio-culturali, tecnologici). L’obiettivo finale del processo sarà di armonizzare gli sforzi compiuti in vari settori, per conseguire al meglio gli obiettivi prefissati, tenendo in considerazione le risorse rese disponibili dai bilanci della Difesa.

Ripercorrendo i passaggi più salienti, su tali presupposti, nonostante nel passato ci siano stati tentativi di sviluppo di una capacità militare europea integrata, nel dicembre del 1999, ad Helsinki, il Consiglio europeo diede vita allo Headline goal, dalla quale risultava che l’Unione Europea, entro il 2003, doveva dotarsi di uno strumento militare capace di assolvere tutte le cosiddette missioni di Petersberg (1992) recepite nel successivo Trattato di Amsterdam (1997).

Successivamente, nel maggio 2003, l’Unione Europea dichiarò che, nonostante permanessero alcune carenze di capacità, gli obiettivi prefissati (ossia il conseguimento di una operational capability) erano stati raggiunti; nel dicembre 2003, con la European Security Strategy venne delineata la strategia che l’Unione Europea avrebbe adottato nel futuro per garantirsi un ruolo primario nell’ambito dei nuovi scenari geopolitici mondiali. In realtà, nelle attività relative all’iniziativa European Capabilities Action Plan (ECAP), nonostante l’ingente impegno espresso in termini di risorse umane e finanziarie), sono rimaste irrisolte le problematiche legate alle carenze capacitive. Attraverso la formulazione dell’Headline Goal 2010 (HLG 2010), l’Unione Europea decise di darsi nuovi obiettivi con l’intento di soddisfare le mutate esigenze della European Security and Defence Policy (ESDP), “disporre cioè di forze più flessibili, caratterizzate da elevata prontezza, altamente proiettabili ed interoperabili”[1].

Ed infine, nel corso del semestre di Presidenza italiana dell’Unione, il Consiglio europeo approvò il documento per la costituzione dell’European Defence Agency: la Joint Action del 12 luglio 2004, responsabile della promozione di una ricerca di individuazione della leadership nelle tecnologie strategiche per le future capacità di difesa e di sicurezza. Per tali motivi poi, si rese necessario mettere a punto proposte per accrescere l’efficacia della politica europea di sicurezza e difesa comune (PSDC) e rafforzare le capacità di difesa e l’industria della difesa.

Tale iniziativa non è stata esente da critiche né tanto meno da polemiche, considerando quelle già in atto per la creazione di un quartier generale militare dell’Ue a Bruxelles. La Ashton, la Commissione e la Francia, sostenuta da Germania, Italia, Spagna e Polonia, risultano favorevoli a questo progetto “ideal tipo”, che darà luogo ad un vivo dibattito nel corso del vertice Ue del prossimo dicembre.

Conclusioni

La sicurezza europea del nostro collettivo immaginario ci rimanda ad un ideale di Stati democratici, retti da una “good governance globale”, perdendo di vista il processo di globalizzazione, che irrompe e destabilizza i rapporti ed i giochi di forza, mettendo a repentaglio ed in crisi le differenze, i valori e l’intero scacchiere internazionale. L’emergere di un mondo multipolare e disomogeneo, in cui emergono nuovi elementi, identificati da nuove minacce: sicurezza informatica, proliferazione nucleare, terrorismo, criminalità, sicurezza energetica, cambiamenti climatici, nonché con l’affermarsi di nuovi attori, che chiedono di dare nuova sostanza al multilateralismo europeo ed il proliferarsi di un multipolarismo asimmetrico; tutto ciò ha influenzato le strategie dell’ Unione Europea e gli strumenti per attuarle, “il potere normativo dell’Ue e la volontà di proiettare i propri valori democratici non sono scomparsi, ma vengono ricondotti ai concetti di sicurezza umana e della responsability to protect ad essa collegata”[2]. La revisione di questo modo di considerare la sicurezza europea rappresenta il punto di inizio e di svolta per un lungo processo di trasformazione dell’Europa “da consumatore a produttore di sicurezza”[3], ed è nel quadro di questo processo che dovrebbe essere interpretata e che molto probabilmente è già stato interpretato il “progetto di una intelligence europea”.

Caterina Gallo
Fonte: ww.eurasia-rivista.org
Link: http://www.eurasia-rivista.org/difesa-droni-spia-un-progetto-di-intelligence-europea/20225/
16.10.2013


Oggi Letta alla corte di Obama per offrire…

Oggi e’ la grande giornata per Enrico Letta ,quando verrà accolto dal presidente Obama. Portando in omaggio preziosi doni. Lo si capisce dal comunicato della Casa Bianca.
Anzitutto «il Presidente e il premier italiano sostengono entrambi la Partnership transatlantica per il commercio e gli investimenti».

Il progetto di una Nato economica, voluto dalle multinazionali e grandi banche Usa, al quale il presidente italiano Giorgio Napolitano, lo scorso febbraio alla Casa Bianca, ha espresso incondizionato appoggio ancor prima che l’accordo sia scritto e ne siano valutate le conseguenze per l’economia italiana

Altro tema dell’incontro sarà «la cooperazione Usa-Italia nella Nato». Ossia la cooperazione italiana alla presenza di comandi e basi militari Usa, cui si aggiungono le strutture Nato sempre sotto comando Usa. Letta assicurerà Obama che il Muos di Niscemi sarà completato, nonostante l’opposizione popolare. Gli assicurerà che l’Italia resterà nel programma del caccia statunitense F-35, comunque si esprima il parlamento.

Lo testimonia il fatto che, nonostante la Camera (26 maggio) e il Senato (16 luglio) abbiano impegnato il governo a non acquistare caccia F-35 senza che il parlamento si sia espresso nel merito, il 12 luglio è stata consegnata all’impianto di Cameri la fusoliera del primo F-35 «italiano» e, il 30 luglio, il Pentagono ha ordinato alla Lockheed Martin i primi 6 dei 90 F-35 che l’Italia acquisterà. A un prezzo ancora da definire: nel budget 2014 del Pentagono, i primi 29 caccia costano 219 milioni di dollari l’uno, che salgono a 291 compresi sviluppo e collaudo.

Terzo tema dell’incontro quello delle «comuni sfide in Nordafrica e Medio Oriente». Letta assicurerà Obama che l’Italia, oltre a restare in Afghanistan quale «nazione quadro» dopo il 2014, si occuperà in Libia di ricostituire esercito e istituzioni e di disarmare le milizie. Non a caso, tre giorni prima il ricevimento di Letta alla Casa Bianca, il suo governo ha lanciato la «missione militare umanitaria», il cui scopo dichiarato è rendere il Mediterraneo «un mare sicuro». Obiettivo dell’operazione, dichiara il ministro della difesa Mario Mauro, è quello di «triplicare la nostra presenza, in termini di uomini e mezzi, nell’area sud del Mediterraneo, per una missione militare-umanitaria con lo scopo di contenere la crisi dovuta in parte alla situazione di ‘non Stato’ in cui si trova la Libia».

Le stesse forze aeronavali, usate nella guerra che ha ridotto la Libia a un «non stato», vengono ora mandate a «contenere la crisi» che ne è derivata. Si strumentalizza la tragedia umana provocata dalla guerra, di cui le ultime stragi nel Mediterraneo sono solo la punta dell’iceberg. I salvataggi dei naufraghi, sotto gli occhi delle telecamere, servono ad accreditare l’idea che occorre potenziare le forze armate, sempre e ovunque impegnate in «missioni umanitarie».

Se il vero scopo fosse salvare vite umane, non si userebbero navi da guerra, costosissime e non adatte a tali operazioni, ma si creerebbe una apposita task force civile. Scopo reale della missione, che triplicherà la presenza militare italiana nell’area sud del Mediterraeo, è rafforzare la strategia Usa/Nato in Nordafrica e Medio Oriente.

Sulla missione «umanitaria» Obama loderà Letta sotto gli occhi delle telecamere. Quelle che ci mostrano le tragedie del Mediterraneo, invece, tra non molto si spengeranno. E altri barconi affonderanno in silenzio.

http://italian.irib.ir/analisi/commenti/item/133169-oggi-letta-alla-corte-di-obama-per-offrire