Algeria: la casa è bene primario, 60 mld di dollari per alloggi popolari – in italia si tassa anche i mutuatari

Pubblicato da ImolaOggiESTERI, NEWSott 15, 2013
case15 OTT – Sessanta miliardi di dollari, una montagna di denaro certamente superiore al Prodotto interno loro di gran parte dei Paesi del mondo e non solo di quelli più poveri. E’ questo l’ammontare della scommessa che l’Algeria ha lanciato per risolvere, entro il 2014, il suo problema più importante, insieme alla disoccupazione giovanile ed anche al terrorismo, che cova sempre nelle regioni più inquiete.
Un impegno economico enorme che ha attirato il naturale interesse dei giganti delle costruzioni, a cominciare dagli onnipresenti cinesi, che però, in tempi recenti, hanno meritato delle giustificate rampogne da parte delle autorità per il dilatarsi dei tempi di consegna.
La casa viene considerata anche in Algeria un bene primario, anzi ”il bene primario” per eccellenza perchè è intorno ad essa che si costruiscono i nuovi nuclei familiari o magari si incrementano quelli esistenti, quando, per via dei matrimoni dei figli, essi si allargano dovendo pur dare un tetto alle nuove coppie.
Un bene che, quando non c’è, scatena la rabbia della gente, soprattutto quando si vede esclusa dalle chilometriche liste di assegnatari, immancabilmente contestate – spessissimo cedendo alla violenza – da chi non vi legge il proprio nome ed addebita questa situazione a magagne, trucchi, bassezze, corruzione. Ora l’Algeria – Paese peraltro in cui la gente s’è ormai abituata ad una certa politica degli annunci – ha fissato per la fine del 2014 una importantissima scadenza, entro la quale completare il piano quinquennale da due milioni e 600 mila alloggi di edilizia popolare.
Abdelmadjid Tebboune, ministro dell’Habitat (entro le cui competenze ricadono tutte le politiche per la casa) ha tracciato l’ambiziosa road map, a cominciare da un piano intensivo di costruzioni per le zone rurali – oggi certamente le più penalizzate – dove sorgeranno 900 mila case popolari, l’80 per cento delle quali è già in fase di realizzazione.
Tebboune, intervistato dal sito Tsa, si è dilungato sulle varie formule di attribuzione degli alloggi, articolate a seconda delle localizzazioni, della metratura, dei redditi degli inquilini assegnatari e, quindi, della tempistica per il riscatto, trattandosi tutte abitazioni che sono costruite dallo Stato e dai suoi soldi, ma che vengono conferite a chi, almeno sulla carta, in un lasso più o meno lungo di tempo, le potrà acquistare.
La formula che viene privilegiata dagli acquirenti è quella dell’acquisto-affitto, che consente agli assegnatari di pagare mensilmente una quota molto contenuta e, alla scadenza del contratto, di comprare la casa, sottraendo dal prezzo le mensilità. Davanti ad un piano di queste dimensioni, il numero di chi ha chiesto di entrare nelle liste degli assegnatari è stato enorme, oltre un milione e seicentomila. Ma, in cinque mesi, le commissioni comunali incaricate dell’esame della fondatezza delle domande ne ha scartate 130 mila. (ANSAmed).
http://www.imolaoggi.it/2013/10/15/algeria-la-casa-e-bene-primario-60-mld-di-dollari-per-alloggi-popolari/

in Italia possedere una casa anche con mutuo in essere è considerato ostentazione di ricchezza, reato punito con una caterba di tasse

15/10/2013 – retroscena
Rifiuti e servizi insieme  sulla casa si paga la Trise

La nuova tassa sulla casa coprirà insieme raccolta rifiuti e servizi come l’illuminazione delle strade
Spazzatura più cara: la tariffa dovrà coprire per intero i costi di raccolta
paolo russo
roma

Alla fine il ballo del mattone ha partorito la Trise, traducibile in Tassa rifiuti e servizi, che farà un sol boccone di un tris di imposte, mandando in soffitta Imu sulla prima casa, Tares sui rifiuti e la tanto annunciata service tax, che nelle aspettative almeno di un’ala del Pd avrebbe dovuto reintrodurre una progressività dell’imposta immobiliare rispetto al reddito. Una specie di “patrimonialina” della quale invece non c’è più traccia nella Trise, che come si legge nella bozza della Legge di stabilità «si articola in due componenti: la prima a copertura dei costi per la gestione dei rifiuti solidi urbani (Tari); la seconda, a fronte dei costi relativi ai servizi indivisibili dei Comuni (Tasi)».
I due spezzoni dell’imposta si pagheranno insieme. Probabilmente in quattro rate a gennaio, aprile, settembre e dicembre, anche se nella bozza i termini di pagamento non sono ancora specificati. Ma cosa si pagherà? Partiamo dai rifiuti. Le tariffe saranno fissate dai comuni ma dovranno in ogni caso coprire totalmente il costo del servizio smaltimento rifiuti. Cosa che con l’attuale imposta non avviene. Ergo in parecchi comuni si pagherà di più. Anche se, è bene dirlo subito, nel complesso la Trise costerà circa 2,3 miliardi in meno di Imu e Tares sui rifiuti sommate insieme perché 2 miliardi sono stati coperti dal Governo. La componete rifiuti sarà dovuta anche dagli inquilini e i comuni, in base al principio «chi inquina paga» sancito da una direttiva europea, potranno anche commisurare la tariffa alle quantità e tipologie di rifiuti prodotti. Ossia far pagare di più le famiglie numerose o chi svolge attività che producono parecchi rifiuti, come la ristorazione. «Nella modulazione della tariffa – è scritto nel testo – sono assicurate riduzioni per la raccolta differenziata riferibile alle utenze domestiche». La Tasi diventa poi mini se il servizio di raccolta rifiuti non viene svolto o è interrotto per motivi sindacali. In questi casi si deve solo il 20%. Sconti sono previsti anche per case abitate da single, o da persone che ci vivono per periodi inferiori a sei mesi l’anno e per i fabbricati rurali ad uso abitativo.
La Tasi sui servizi indivisibili, cose come illuminazione e strade, sarà dovuta dai proprietari e da una quota tra il 10 e il 30% anche dagli affittuari. La decisione spetterà ai Comuni che potranno stabilire anche quale base imponibile utilizzare per far pagare l’imposta. Nelle grandi città si pagherà quasi sicuramente l’1 per mille della rendita catastale rivalutata del 65%, così come per l’Imu. Questo perché in media nei centri maggiori le rendite sono più alte. Nel piccoli comuni si pagherà probabilmente minimo un euro al metro quadro. Le amministrazioni locali potranno poi decidere se esentare completamente o meno le prime case dalla Tasi, che di fatto per le abitazioni principali sostituisce l’Imu. I comuni potranno aumentare tanto l’1 per mille che l’euro al metro, ma c’è una clausola di salvaguardia per i contribuenti, dove è previsto che il gettito Tasi e Imu non deve eccedere l’aliquota massima di quest’ultima maggiorata dell’uno per mille, ossia non deve varcare la soglia del 7 per mille quando l’imposta grava sulla prima casa e del 11,6 per mille sulle seconde. Il servizio politiche del territorio della Uil ha fatto a caldo delle simulazioni e per un appartamento signorile classificato in A2 di 80mq la quota servizi della nuova tassa comporterà un esborso di 198 euro a Roma, di 250 a Milano, 217 a Torino, 269 a Bologna, solo 88 a Palermo. Con la tariffa di un euro/mq in provincia si pagherà invece 112 euro ad Asti e 109 a Savona.

http://www.lastampa.it/2013/10/15/economia/rifiuti-e-servizi-insieme-sulla-casa-si-paga-la-trise-D7fge3Q9BlTF8nAHMP0FbP/pagina.html

Algeria: la casa è bene primario, 60 mld di dollari per alloggi popolari – in italia si tassa anche i mutuatariultima modifica: 2013-10-15T21:02:05+02:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo