Un’altra campagna di retorica

9 ottobre 2013 

di Luciano Lago

Dopo la valanga di retorica gettata in pasto all’opinione pubblica in occasione del tragico naufragio di Lampedusa, ove si sono distinte per la loro insensatezza ed ipocrisia rispettivamente la ministra Kyenge e la presidente laura Boldrini, si avanza una nuova campagna mediatica inaugurata niente di meno che dal nostro “esimio” presidente Napolitano,  accortosi recentemente della
disastrosa situazione di degrado esistente nelle strutture carcerarie italiane e per causa della quale ha ritenuto opportuno lanciare un “vibrante” messaggio alle Camere, ripetuto ed enfatizzato rispettivamente dai due presidenti.

Potrebbe sembrare strano che, proprio in questo momento,  si sia maturata all’improvviso questa consapevolezza, dopo i tanti scioperi della fame effettuati negli anni scorsi dai radicali, con Pannella
immancabilmente in testa, che non avevano portato a nulla se non commenti generici relegati in terza o quarta pagina dei quotidiani e considerati ormai episodi quasi di “folklore” a cui i radicali ci hanno abituati.
 
Invece adesso la questione è diversa: si deve affrontare seriamente il problema (perché prima non era forse serio?) e prendere provvedimenti  adeguati anche perché, si motiva, “ce lo chiede l’Europa” ed in particolare la Corte di Giustizia europea che potrebbe anche presto condannare l’Italia come paese inadempiente.
 
Ecco svelato quale possa essere la spiegazione apparente: quando è l’Europa a richiedere tassativamente un adempimento o a trasmettere  una direttiva, allora i nostri politici ed i massimi responsabili delle istituzioni, scattano sull’attenti con un metaforico batter di tacchi.

Che si tratti di un taglio alle pensioni, una imposta sulla casa, un adeguamento di normativa, “raccomandato” da Bruxelles, “l’Europa non si può far aspettare”, dicono i nostri responsabili politici all’unisono, “sarebbe una vergogna per l’Italia”, sostengono i commentatori più attenti.

Così concordemente parte la campagna di autoconvincimento della pubblica opinione svolta alacremente da giornali e TV: l’Europa ci ha richiesto l’adeguamento e “guai a noi se non lo eseguiamo prontamente”.
Subito si inizia ad esaminare, in questo caso, la possibilità di una amnistia o di indulto.

Strano quanto accade perché dall’Europa ci avevano chiesto anche altre cose come per esempio di rivedere la durata dei nostri procedimenti giudiziari oppure di riconsiderare la totale irresponsabilità civile dei magistrati italiani (caso unico in Europa) ma questi messaggi non hanno avuto altrettanto clamore.
 
Questo menzionare poi la parola “vergogna” che era già stata menzionata per la tragedia dei migranti affogati a Lampedusa, come se questi non fossero stati loro stessi a volersi imbarcare ed utilizzare i servizi dei trafficanti senza scrupoli, come se non fossero stati loro a dare fuoco ad una coperta provocando l’incendio, come se non fosse l’Italia l’unico paese europeo che accoglie tutti e fornisce assistenza in mare, alloggio, pasti gratis ed un salvacondotto ai migranti provenienti dall’Africa, migranti che  ricevono invece mitragliate dalle motovedette quando si avvicinano alle coste della Spagna, di Malta e della Grecia.
Sarà ma noi italiani dobbiamo comunque sempre “vergognarci” di
qualche cosa. 

Adesso ci dobbiamo vergognare per lo stato delle nostre carceri e per come vengono trattati i detenuti dei quali, un buon 40% sono stranieri ed extracomunitari.

In realtà si insinua in noi un sospetto  ed anzi, per il modo come è partita la campagna, questo si trasforma in certezza: un’altra tematica su cui orientare l’opinione pubblica per distrarla dai gravissimi problemi che incombono sull’Italia di “default” finanziario,
fallimento delle politiche dell’euro e conseguente commissariamento da parte dell’Europa.

Sarebbe molto disdicevole per i personaggi che ci avevano fino ad oggi decantato i “vantaggi” dell’euro, le necessità di attuare una politica di austerità e di risanamento, riconoscere oggi apertamente che il sistema dell’euro è fallito, che le politiche di austerità non hanno risanato un bel niente ma anzi, come era stato previsto dalle alcuni inascoltati analisti, ci hanno portato al massimo dell’indebitamento ed al disastro più totale con il crollo del PIL, della produzione industriale, con la fuga e la chiusura di migliaia di aziende, con il milioni di disoccupati in più, con un impoverimento generale di milioni di famiglie italiane.
 

 
Questi personaggi allora responsabili della decisione di ingresso nell’euro, come i Prodi, i d’Alema, i Ciampi, gli Amato, i M. Draghi, unitamente coni sostenitori di oggi  i Saccomanni, i Fassina, i Bersani  o i Colaninno, non vorranno mai riconoscere il fallimento ed adotteranno delle scusanti per autoassolversi, daranno la colpa a Berlusconi (che ne è in parte corresponsabile anche lui ma più per ignavia che per convinzione), daranno la colpa ai “tecnici” che non hanno capito per tempo, daranno la colpa alle rigidità del sistema europeo e via dicendo. Nessuno avrà il coraggio di riconoscere l’errore  come hanno fatto altri, ad esempio l’ex commissario europeo, l’olandese  Bolkestein, che ha riconosciuto apertamente l’errore e le sue conseguenze per i paesi deboli.
 

 
I responsabili italiani negheranno perché erano allora in mala fede e lo sono tuttora. 
 
Inoltre sembra evidente che l’economia italiana si sta avvitando su se stessa visto che la contrazione dell’economia ha prodotto minore gettito fiscale su IVA (- 4 miliardi in 8 mesi del 2013) ed IRPEF, maggiori spese per cassa Integrazione, aumento conseguente del debito (si viaggia verso il 134% del PIL), maggiori oneri per il tesoro per gli interessi sul debito, altri miliardi da
trasferire al cartello bancario (molte banche italiane sono “in sofferenza” )e, di conseguenza, l’Italia sarà costretta a ricorrere all’aiuto del FMI (che non aspetta altro) con concessione di finanziamento straordinario e ricorso al fondo di stabilità per sovvenzionare il sistema bancario. 
 
Questo significa in parole povere che l’Italia sarà commissariata e la prossima manovra economica sarà scritta direttamente a Bruxelles e questa volta, oltre a tagli e tasse, detterà una forzosa riduzione della spesa pubblica  con un prevedibile giro di vite di
licenziamenti che arriverà per il pubblico impiego e quindi sugli statali, settore che fino ad oggi era rimasto fuori dalle manovre salvo che per il congelamento degli incrementi salariali.
 
Questo spiega perché i politici italiani siano preoccupati per la loro “impopolarità” e preparino una serie di “diversivi” per l’opinione pubblica: niente di meglio che portare all’attenzione il problema delle carceri e delle condizioni dei carcerati con relativo provvedimento di amnistia che susciterà enormi polemiche tra favorevoli e contrari. Comunque un  falso problema  che oscurerà gli altri veri problemi visto che non si considera quanti carceri siano stati realizzati e mai consegnati (12
circa) al Ministero di Grazia e Giustizia, per cui deriva il sovraffollamento in quelli esistenti ma si ignora il problema degli agenti di custodia che sono pochi e sottoposti a turni pesanti né vi sono risorse per aumentarne l’organico (si sforerebbe il tetto del 3% del deficit).
 
Prepariamoci quindi a questa ed altre “campagne d’autunno”.

Un’altra campagna di retoricaultima modifica: 2013-10-13T20:20:00+02:00da davi-luciano
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