Lo shut-down, Obama, gli Usa e Brzezinski

di: u.g.
direttore@rinascita.net
E poi dicono che il teatrino della politica è un “affaire” tutto italiano… Guardate a cosa accade in queste ore, negli Stati Uniti d’America.
Lo spettro del crack pubblico (per questo “shutdown” il termine ultimo è il 17 ottobre) si stende su una Casa Bianca dove si affrettano i negoziati, almeno per prolungare di qualche settimana (dicono una quarantina di giorni) le “sottostanti” trattative tra repubblicani (maggioranza nel Congrezzo) con la presidenza Obama e i democratici.
Dopo l’incontro tra Barack Obama e il falco del “great old party” Bohner, giovedì sera (una novantina di minuti finiti in un nulla di fatto) le borse sono tutte contente e rialzano le quotazioni di Wall Street, mostrandosi ottimiste sul mini-accordo – atteso per oggi – che dilazionerebbe, aumentando il tetto possibile di deficit a tempo, la crisi e permetterebbe ai due partiti liberaldemocratici statunitensi di trovare un’intesa tra finanziamento del budget federale e, soprattutto, limitazioni alla spesa pubblica (e cioè tagli al finanziamento della legge detta Obamacare, di parziale copertura assicurativa per i servizi sanitari dei meno abbienti).
Il balletto bizantino tra Casa Bianca e Congresso è tutto qui, ma viene  spacciato nel mondo dai media come possibile motivo di Grande depressione”, di “crisi irreversibile” peggiore di quella del 1929.
Per noi, la crisi finanziaria pubblica degli States – pur evidentemente, come già accaduto nel 2011, sul punto di essere esorcizzata – ha ben altro valore, che nessun “informatore” o analista, occidentale o meno, ha avuto la bontà di dichiarare a tutto tondo: gli Stati Uniti, stampando pezzi di carta verde (i dollari) senza alcuna corrispondenza con la loro effettiva ricchezza, hanno finanziato e continuano a finanziare la loro economia esportando con quella moneta senza valore, la loro crisi ovunque possibile nel pianeta. Così da ricattare tutte le altre nazioni, tutti gli altri popoli, di fatto uncinati dal ricatto del dollaro.
Guardate la Cina. O il Giappone. Sono Stati pieni zeppi di valuta americana. Che viene usata per investire sull’export o sulle acquisizioni a colpi di quella carta straccia di aziende strategiche importanti, già fondamentali per le economie delle varie nazioni.
Pensate ad esempio al nostro Eni, inquinato da “fondi” che maneggiano un’abbondante quota del suo capitale azionario.
Ecco. “Globalizzazione”, “libero mercato”, “deregulations e liberalizzazioni”, “privatizzazioni” e svendite sono tuttora il grimaldello finanziario con il quale gli angloamericani in primis – ma ormai anche i Paesi terzi colonizzati dal dollaro – stanno aprendo le porte e sfasciando ogni economia nazionale.
Era tutto scritto e programmato, e messo in esecuzione non appena crollato il Muro di Berlino. E uno dei massimi artefici contemporanei di questo disastro è stato e resta Zbigniew Brzezinski, il consigliere della sicurezza nazionale di Carter, il nemico dell’Iran e della Russia, l’amico dei talibani e dei contras antisandinisti in Nicaragua. Nonché “guida spirituale” del club Bilderberg, il feroce gruppo di pressione che detta legge sugli sviluppi della politica e dell’economia internazionale secondo i desiderata dell’american way of power. Lo stesso che già nel 1991 profetizzava (e programmava) la miseria attuale degli Stati nazionali come l’Italia. E che ipotizzava come ricetta per evitare turbolenze e rivoluzioni anti-atlantiche e antiglobalizzatrici un mondo zeppo di spettacoli e divertimenti per distrarre le masse che da un giorno all’altro si sarebbero trovate a fare i conti con la miseria globalizzata.
Ecco, proprio lui, diventato oggi il guru e padre-padrone di quell’influente gruppo di pressione statunitense che è il Center for Strategic International Studies, di fronte al teatrino dello shut-down, a nove-dieci giorni dall’eventuale ma improbabile crisi federale Usa, ha lanciato un allarme, non a caso sull’autorevole sito Usa pro-repubblicano “newsmax”.
Ne riportiamo degli stralci.
Secondo Brzezinski la minaccia di insolvenza federale “sta creando nel mondo incertezza e sfiducia sugli Stati Uniti e danneggia la nazione”.
Perché – ha detto Brzezinski (che è democratico) – tale crisi di immagine si coniuga con un “decennale declino dell’influenza Usa nel Medio Oriente”, declino iniziato “con la sfortunata guerra che il presidente George W. Bush lanciò, con falsi pretesti” (la presenza di inesistenti armi di distruzioni di massa) contro Saddam Hussein con l’invasione dell’Iraq del marzo 2003.
Un declino che – ha aggiunto Brzezinski – ora deve fare i conti con quanto accaduto in Siria e con Mosca che ha fermato l’intervento Usa contro Damasco. E che, come aveva previsto, sta portando alla “trasformazione delle Primavere Arabe in Inverno Arabo”.
Il mix di indipendentismo, fede religiosa, anti-colonialismo, conflitti tribali, di jihad fondamentaliste, ha sottolineato “Zbig”, è da tempo sbarcato in Africa.  Ed è un’offensiva che non rigaurda soltanto gli americani ma anche gli europei: “Guardate a cosa sta accadendo in Libia e che riguarda Francesi e Italiani. Guardate a cosa sta accadendo in Mali, che riguarda particolarmente la Francia. Guardate a cosa sta accadendo in Somalia…”.  Con questo fondamentalismo “saremo costretti a convivere per lungo tempo”…
Così Brzezinski, non a caso l’autore della strategia della scacchiera (quando, ai tempi dell’intervento russo in appoggio al governo Afghanistan, dette, proprio lui, inizio alla politica di aiuto ai ribelli e fondamentalisti islamici, da bin Laden ai Talibani) e cioè del progressivo assedio dell’eurasia (il cuore dei tre vecchi continenti) per rendere possibile una colonizzazione americana della macroregione, la più ricca di risorse energetiche da rapinare per consentire all’Occidente angloamericano di sopravvivere.
Tutti i nodi vengono al pettine.
E anche un teatrino sullo shut-down e del default Usa erode dunque l’immagine dell’opulenza e del potere egemonico Usa.
Lo sa bene Brzezinski e si preoccupa. Lo sappiamo bene anche noi e che ne rallegriamo.

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Chomsky interview to RT on imperialism

EODE-TV / NOAM CHOMSKY INTERVIEW FOR ‘RT’ ON WAR, IMPERIALISM AND PROPAGANDA EODE-TV /

with RT ‘Breaking the set’ – EODE Press Office / 2013 10 12 /

https://www.facebook.com/EODE.TV

https://vimeo.com/eodetv

http://www.eode.org/ 

For RT ‘Breaking the set’,

Dr. Noam Chomsky breaks the set on war, imperialism and propaganda

On May 22, 2013 … Video on:

https://vimeo.com/76747265

 NOAM CHOMSKY INTERVIEW WITH RT ‘BREAKING THE SET’

ON WAR, IMPERIALISM AND PROPAGANDA

 On this episode of Breaking the Set, RT journalist Abby Martin talks to philosopher, linguist, professor, political critic and author of over 100 books Dr. Noam Chomsky about the Boston bombings, US terror inflicted abroad, drones, Obama’s rebranding of Bush administration policies, the National Defense Authorization Act, Holder v. Humanitarian Law, conventional wisdom, the evolution of media propaganda and education as a form of elite indoctrination.

 # EODE-TV / NOAM CHOMSKY INTERVIEW FOR ‘RT’ ON U.S. EXCEPTIONALISM

EODE-TV /

with RT – EODE Press Office / 2013 10 12 /

https://www.facebook.com/EODE.TV

https://vimeo.com/eodetv

http://www.eode.org/

 For RT,  Dr. Noam Chomsky exclusive interview on US exceptionalism

on October 11, 2013 …

 Video on:

https://vimeo.com/76745618

https://www.facebook.com/photo.php?v=1419978541553641

 

# U.S. linguist and philosopher Noam Chomsky speaks on Iran, Nuclear, Politics, Religion, Sanctions, Syria, Terrorism, UN, USA, Violence, War …

“The United States is not the first superpower to act as if it’s exceptional and will likely not be the last, although US leaders could be squandering a fruitful opportunity for improved international relations”, Noam Chomsky said in an interview with RT.

 Chomsky to RT:

“All superpowers feel exceptional, inflate security myth for ‘frightened population’”

“Exceptional in its right to use force and violence”

“Every great power that I know of has claimed to be exceptional”

“Syrian chemical weapons are not there just for fun, they were there as a counter to Israeli nuclear weapons” 

 EODE-TV / EODE Press Office

 

Un’altra campagna di retorica

9 ottobre 2013 

di Luciano Lago

Dopo la valanga di retorica gettata in pasto all’opinione pubblica in occasione del tragico naufragio di Lampedusa, ove si sono distinte per la loro insensatezza ed ipocrisia rispettivamente la ministra Kyenge e la presidente laura Boldrini, si avanza una nuova campagna mediatica inaugurata niente di meno che dal nostro “esimio” presidente Napolitano,  accortosi recentemente della
disastrosa situazione di degrado esistente nelle strutture carcerarie italiane e per causa della quale ha ritenuto opportuno lanciare un “vibrante” messaggio alle Camere, ripetuto ed enfatizzato rispettivamente dai due presidenti.

Potrebbe sembrare strano che, proprio in questo momento,  si sia maturata all’improvviso questa consapevolezza, dopo i tanti scioperi della fame effettuati negli anni scorsi dai radicali, con Pannella
immancabilmente in testa, che non avevano portato a nulla se non commenti generici relegati in terza o quarta pagina dei quotidiani e considerati ormai episodi quasi di “folklore” a cui i radicali ci hanno abituati.
 
Invece adesso la questione è diversa: si deve affrontare seriamente il problema (perché prima non era forse serio?) e prendere provvedimenti  adeguati anche perché, si motiva, “ce lo chiede l’Europa” ed in particolare la Corte di Giustizia europea che potrebbe anche presto condannare l’Italia come paese inadempiente.
 
Ecco svelato quale possa essere la spiegazione apparente: quando è l’Europa a richiedere tassativamente un adempimento o a trasmettere  una direttiva, allora i nostri politici ed i massimi responsabili delle istituzioni, scattano sull’attenti con un metaforico batter di tacchi.

Che si tratti di un taglio alle pensioni, una imposta sulla casa, un adeguamento di normativa, “raccomandato” da Bruxelles, “l’Europa non si può far aspettare”, dicono i nostri responsabili politici all’unisono, “sarebbe una vergogna per l’Italia”, sostengono i commentatori più attenti.

Così concordemente parte la campagna di autoconvincimento della pubblica opinione svolta alacremente da giornali e TV: l’Europa ci ha richiesto l’adeguamento e “guai a noi se non lo eseguiamo prontamente”.
Subito si inizia ad esaminare, in questo caso, la possibilità di una amnistia o di indulto.

Strano quanto accade perché dall’Europa ci avevano chiesto anche altre cose come per esempio di rivedere la durata dei nostri procedimenti giudiziari oppure di riconsiderare la totale irresponsabilità civile dei magistrati italiani (caso unico in Europa) ma questi messaggi non hanno avuto altrettanto clamore.
 
Questo menzionare poi la parola “vergogna” che era già stata menzionata per la tragedia dei migranti affogati a Lampedusa, come se questi non fossero stati loro stessi a volersi imbarcare ed utilizzare i servizi dei trafficanti senza scrupoli, come se non fossero stati loro a dare fuoco ad una coperta provocando l’incendio, come se non fosse l’Italia l’unico paese europeo che accoglie tutti e fornisce assistenza in mare, alloggio, pasti gratis ed un salvacondotto ai migranti provenienti dall’Africa, migranti che  ricevono invece mitragliate dalle motovedette quando si avvicinano alle coste della Spagna, di Malta e della Grecia.
Sarà ma noi italiani dobbiamo comunque sempre “vergognarci” di
qualche cosa. 

Adesso ci dobbiamo vergognare per lo stato delle nostre carceri e per come vengono trattati i detenuti dei quali, un buon 40% sono stranieri ed extracomunitari.

In realtà si insinua in noi un sospetto  ed anzi, per il modo come è partita la campagna, questo si trasforma in certezza: un’altra tematica su cui orientare l’opinione pubblica per distrarla dai gravissimi problemi che incombono sull’Italia di “default” finanziario,
fallimento delle politiche dell’euro e conseguente commissariamento da parte dell’Europa.

Sarebbe molto disdicevole per i personaggi che ci avevano fino ad oggi decantato i “vantaggi” dell’euro, le necessità di attuare una politica di austerità e di risanamento, riconoscere oggi apertamente che il sistema dell’euro è fallito, che le politiche di austerità non hanno risanato un bel niente ma anzi, come era stato previsto dalle alcuni inascoltati analisti, ci hanno portato al massimo dell’indebitamento ed al disastro più totale con il crollo del PIL, della produzione industriale, con la fuga e la chiusura di migliaia di aziende, con il milioni di disoccupati in più, con un impoverimento generale di milioni di famiglie italiane.
 

 
Questi personaggi allora responsabili della decisione di ingresso nell’euro, come i Prodi, i d’Alema, i Ciampi, gli Amato, i M. Draghi, unitamente coni sostenitori di oggi  i Saccomanni, i Fassina, i Bersani  o i Colaninno, non vorranno mai riconoscere il fallimento ed adotteranno delle scusanti per autoassolversi, daranno la colpa a Berlusconi (che ne è in parte corresponsabile anche lui ma più per ignavia che per convinzione), daranno la colpa ai “tecnici” che non hanno capito per tempo, daranno la colpa alle rigidità del sistema europeo e via dicendo. Nessuno avrà il coraggio di riconoscere l’errore  come hanno fatto altri, ad esempio l’ex commissario europeo, l’olandese  Bolkestein, che ha riconosciuto apertamente l’errore e le sue conseguenze per i paesi deboli.
 

 
I responsabili italiani negheranno perché erano allora in mala fede e lo sono tuttora. 
 
Inoltre sembra evidente che l’economia italiana si sta avvitando su se stessa visto che la contrazione dell’economia ha prodotto minore gettito fiscale su IVA (- 4 miliardi in 8 mesi del 2013) ed IRPEF, maggiori spese per cassa Integrazione, aumento conseguente del debito (si viaggia verso il 134% del PIL), maggiori oneri per il tesoro per gli interessi sul debito, altri miliardi da
trasferire al cartello bancario (molte banche italiane sono “in sofferenza” )e, di conseguenza, l’Italia sarà costretta a ricorrere all’aiuto del FMI (che non aspetta altro) con concessione di finanziamento straordinario e ricorso al fondo di stabilità per sovvenzionare il sistema bancario. 
 
Questo significa in parole povere che l’Italia sarà commissariata e la prossima manovra economica sarà scritta direttamente a Bruxelles e questa volta, oltre a tagli e tasse, detterà una forzosa riduzione della spesa pubblica  con un prevedibile giro di vite di
licenziamenti che arriverà per il pubblico impiego e quindi sugli statali, settore che fino ad oggi era rimasto fuori dalle manovre salvo che per il congelamento degli incrementi salariali.
 
Questo spiega perché i politici italiani siano preoccupati per la loro “impopolarità” e preparino una serie di “diversivi” per l’opinione pubblica: niente di meglio che portare all’attenzione il problema delle carceri e delle condizioni dei carcerati con relativo provvedimento di amnistia che susciterà enormi polemiche tra favorevoli e contrari. Comunque un  falso problema  che oscurerà gli altri veri problemi visto che non si considera quanti carceri siano stati realizzati e mai consegnati (12
circa) al Ministero di Grazia e Giustizia, per cui deriva il sovraffollamento in quelli esistenti ma si ignora il problema degli agenti di custodia che sono pochi e sottoposti a turni pesanti né vi sono risorse per aumentarne l’organico (si sforerebbe il tetto del 3% del deficit).
 
Prepariamoci quindi a questa ed altre “campagne d’autunno”.

Nelle aziende medio-grandi licenziamenti alle stelle:+58%

Operai metalmeccanici al lavoro (Foto by N/A)
Trecento multe in 75 giorni La «rivolta» di Torre de’ Roveri
Il dato emerso martedì mattina durante la seduta della Sottocommissione Provinciale Ammortizzatori Sociali è di quelli che preoccupano: dall’inizio dell’anno i licenziamenti di lavoratori in aziende con più di 15 dipendenti (cioè nel campo di applicazione dalle legge l. 223/1991) nella provincia di Bergamo sono stati 2.892, in forte aumento (+1.070 unità) rispetto al periodo gennaio-settembre del 2012.

«In quell’arco di tempo, lo scorso anno, i licenziamenti in aziende medio-grandi erano stati 1.822: l’incremento che registriamo oggi è quindi del 58.73%» ha detto poco fa Fulvio Bolis, responsabile del settore del Mercato del Lavoro per la segreteria provinciale della CGIL, presente oggi alla seduta della Sottocommissione.

«I lavoratori inseriti nelle liste di mobilità validate oggi in Sottocommissione sono 683 (il numero è particolarmente alto anche perché a luglio e ad agosto l’organismo non si è riunito). Il comparto più presente nelle liste validate è quello tessile (204 persone), seguito dall’edilizia (109) e dal settore meccanico (104)» continua Bolis.

«A causa del mancato finanziamento della norma che permetteva l’inserimento nelle liste di mobilità dei lavoratori licenziati dalle piccole impese (fino a 15 dipendenti), non abbiamo, invece, al momento i dati su quei licenziamenti che avevano rappresentato più del 75% delle risoluzioni dei rapporti di lavoro complessive» aggiunge Bolis.

«Si tenga presente, poi, che i dati di oggi si riferiscono a lavoratori che erano assunti a tempo indeterminato: dunque si tratta di un ulteriore duro colpo alla tenuta occupazionale del territorio. Pensiamo che fra le cause di un numero così alto di licenziamenti potrebbero esserci l’esaurimento delle possibilità di utilizzo degli ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro e, per molte aziende, il ricorso alle procedure concorsuali, cioè fallimenti e concordati preventivi. Se consideriamo anche il forte aumento delle ore di Cassa integrazione in provincia, non possiamo certo affermare che la ripresa sia all’orizzonte. Almeno non quella dell’occupazione».
http://www.ecodibergamo.it/stories/Economia/394333_econ/


 

Sbai: terroristi assassini tornano in Italia dalla Siria e nessuno li indaga

stai scherzando? Sarebbe razzismo

Sbai: terroristi assassini tornano in Italia dalla Siria e nessuno li indaga
Pubblicato da ImolaOggiNEWS, POLITICAott 10, 2013

10 ott – Souad Sbai, ex parlamentare del Pdl e presidente dell’Associazione delle donne marocchine in Italia, lancia l’allarme e denuncia la presenza, presa sotto gamba, di un nuovo pericolo terroristico in Italia. “E’inaccettabile che un gruppo di persone con cittadinanza italiana che hanno combattuto in Siria, uccidendo tante persone, con tanto di testimonianze fotografiche, sia tornato in Italia e non c’è stata nessuna Commissione d’inchiesta su di loro – dice – Questi terroristi rappresentano un vero pericolo per la società italiana visto che sono stati denunciati per crimini contro l’umanità.
Jihadisti italiani combattono a fianco dei ribelli in Siria
I “nuovi italiani” fanno i terroristi in Siria
La Sbai avverte quindi che “tutto questo ci si può ritorcere contro come già ci ha dimostrato la storia dell’Afghanistan dei talebani: questi terroristi sono armati fino ai denti e sono sempre più soliti usare il web come cassa di risonanza dove propagandare la loro educazione all’odio contro gli ‘infedeli’ e reclutare giovani italiani per immolarli alla jihad”.
“Chiedo allora al nostro Parlamento – conclude – di aprire un’indagine d’inchiesta sui presunti terrroristi: dal momento che questi rappresentano un pericolo per la nostra nazione e una minaccia costante per chi denuncia questi fatti, come testimonia la mia esperienza personale. Da anni, infatti, sono costretta a vivere sotto minaccia proprio perché dedita a combattere contro la violenza islamica”.
http://www.almaghrebiya.it/?p=34570

I permessi devono essere recuperati perché non valgono ai fini pensionistici – riforma fornero che dice che è un errore di interpretazione

“La Gabbia” di Paragone 9.10.2013

http://www.youtube.com/watch?v=hj6t7ECPJBE&feature=youtu.be

…continuiamo a farci del male…

Guardate a partire dal min. 1:30:27 . Se qst nn sono atti per una
rivolta io nn so per cosa campiamo a fare…Solo per arci prendere a
pesci in faccia?
—–

Caos mense scolastiche: tra licenziamenti e cibo che non arriva

Lunedì, 30 Settembre 2013
di Elisa Bellardi
Ritardi delle consegne, grave disorganizzazione e 108 lavoratori a casa: meno di un mese dopo l’inizio della scuola, si allarga il caso mense nelle elementari e materne torinesi. Ebbene sì. Anche un settore come questo, rodato da anni e tradizionalmente senza problemi, continua a far acqua da tutte le parti. L’intoppo non riguarda le cucine, ma la distribuzione. Molto semplicemente, le consegne non fanno in tempo a star dietro agli ordini e il cibo arriva con grande ritardo. Continuano quindi i disagi cominciati a inizio anno scolastico, con le mense delle elementari chiuse fino al 23 settembre e quelle delle medie addirittura fino al 30. L’ennesimo episodio di mal gestione di un servizio pubblico, insomma.
Ma in questo caso più che in altri sorge spontaneo un interrogativo: perché un sistema efficiente all’improvviso smette di funzionare? Forse perché la Sotral, l’azienda di logistica che da circa 20 anni si occupava della distribuzione, è stata estromessa dall’incarico. Nell’estate 2013, infatti, sono usciti i risultati della gara d’appalto triennale per la gestione dei refettori. I vincitori di sette lotti su otto sono risultati essere la cooperativa Camst e la Eutourist spa, fondatori di un “raggruppamento temporaneo” formato subito prima del bando di concorso. Il risultato? Il 2 agosto la Camst ha annunciato che non si sarebbe più servita della Sotral per la distribuzione, passata nelle mani della Eutourist. Tutto chiaro e alla luce del sole, quindi.
Peccato che il passaggio di consegne mostri pecche non indifferenti. Michele Curto, capogruppo di Sinistra Ecologia Libertà in Consiglio Comunale, porta in Sala Rossa pesanti interrogativi. «La Eutourist nella scorsa gestione si occupava della distribuzione in appena due Circoscrizioni di Torino, con un totale di sette furgoncini. Quest’estate mi sono chiesto se sarebbe stata in grado di coprire quasi tutte le scuole della città. E i miei timori hanno trovato fondamento. Ora, davanti alle scuole si vedono numerosi camioncini della Pl Company, una piccola società? Un subappalto? La questione va chiarita quanto prima» dice, incalzando l’assessore, e compagna di partito, Maria Grazia Pellerino, sollecitata a dimettersi del consigliere comunale Chiara Appendino.
Ma non solo di ritardo nei turni si tratta (anche se questi sono notevoli, fino a 40 minuti, con conseguente sfasamento dell’orario di lezione). Conseguenza immediata della nuova gestione è che 108 lavoratori della Sotral sono rimasti a casa. Tutti a tempo indeterminato, si tratta di persone perlopiù tra i 40 e i 50 anni, quell’età in cui reinventarsi in una nuova professione è spesso impossibile. «Siamo stati messi in cassa integrazione straordinaria fino a giugno 2014 – afferma Teresa Murgo, ex impiegata e rappresentante Cisl, in protesta davanti a Palazzo di Città assieme ai colleghi – dopo scatterà la mobilità. In teoria avremmo diritto all’80 per cento dello stipendio, in pratica non vediamo un euro da questo giugno. Molti di noi erano assunti da più di vent’anni, alcuni addirittura da 35». Maura Cardone della Uil parla di una «situazione disperata» e chiede che «venga ridiscusso il caso in Consiglio, anche alla luce dei recenti disservizi: non è giusto che a far le spese di una cattiva amministrazione siano i lavoratori e i bambini». E a tal proposito, un gruppo di mamme si lamenta e incrocia le dita.
Sì, perché oggi è il giorno in cui in Sala Rossa si decide la tariffa annuale della mensa. Sperando che non diventi l’ennesima maggiorazione in una città dove le persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese sono sempre di più.
http://www.nuovasocieta.it/torino/caos-mense-scolastiche-tra-licenziamenti-e-cibo-che-non-arriva.html


 

ZEIDAN expert en coups d’etat

ELAC & ALAC Committees / ANALYSE : ALI ZEIDAN PREMIER MINISTRE FANTOCHE ‘LIBYEN’ EST AUSSI UN EXPERT DE LA CIA EN COUPS D’ETAT … Luc MICHEL pour ELAC & ALAC Committees/

Avec Lana – Belga – PCN-SPO – ELAC Website / 2013 10 12 /

http://www.elac-committees.org/

https://www.facebook.com/elac.committees

 J’expliquais dans mon edito d’hier pour ELAC Website comment les milices islamistes font la loi à Tripoli depuis septembre 2011 et avaient même arrêté au siège du gouvernement  Ali Zeidan, le premier ministre du gouvernement fantoche libyen installé au pouvoir en Libye par les USA et l’OTAN. Après avoir détruit la Jamahiriya de Kadhafi par le coup d’état du 15 février 2011, transformé en guerre civile puis en guerre d’agression.

 Lire :

http://www.lucmichel.net/2013/10/11/elac-alac-committees-quand-les-milices-islamistes-font-la-loi-a-tripoli-et-arretent-le-premier-ministre-fantoche/

 ALI ZEIDAN EXPLIQUE SON ENLEVEMENT ET EVOQUE UN « COUP D’ETAT »

 Ali Zeidan qualifie aujourd’hui son enlèvement de “tentative de coup d’état”. Nous verrons plus avant qu’il est un expert en ce domaine …

 Le Premier ministre fantoche libyen Ali Zeidan a donc qualifié ce vendredi son enlèvement la veille d’une “tentative de coup d’Etat”, dans un ‘discours à la nation’ retransmis par la télévision, donnant des détails sur l’action d’hier contre lui. “Je ne pense pas que plus de 100 véhicules armés puissent boucler un quartier à la circulation, sans qu’un ordre ait été donné (…) Ceci est une tentative de coup d’Etat contre la légitimité” (sic) – une légitimité issue du coup d’état de 2011 et d’une agression de l’OTAN – , a-t-il déclaré.

 Zeidan a dénoncé par ailleurs “un acte criminel et terroriste”, accusant, sans le nommer, “un parti politique” d’être derrière son enlèvement. Le chef du gouvernement de transition a été enlevé à l’hôtel Corinthia « où il réside pour des raisons de sécurité ». Mais aussi et surtout parce que tous les lieux de pouvoir de la Jamahiriya ont été détruit lors des émeutes du coup d’état de février 2011 à Tripoli (comme le Parlement), ensuite lors des bombardements massifs de l’OTAN, puis enfin lors de la prise sanglante de Tripoli par l’OTAN en Août 2011 …

 Zeidan a affirmé que ses ravisseurs avaient présenté à la direction de l’hôtel un faux ordre d’arrestation du procureur général. “Ils ont réveillé tous les résidents de l’hôtel, ont terrorisé le personnel et ont volé des équipements. Ils sont entrés de force dans ma chambre, ils ont tout pris, tous mes vêtements et tous les documents (dont certains confidentiels)”, a ajouté le Premier ministre, affirmant que les auteurs de son enlèvement “seront poursuivis par la justice”. “L’enquête a commencé hier (jeudi)”, a-t-il dit.

 Le Premier ministre fantoche accuse de plus “un groupe politique” de son enlèvement, sans le nommer, d’avoir organisé son enlèvement, dans un entretien à la télévision France 24. « C’est un parti politique qui veut destituer le gouvernement par tous les moyens », a déclaré Zeidan. « Pour avoir parlé avec ceux qui m’ont pris en otage, j’ai compris les raisons qui se trouvaient derrière mon enlèvement. Ils veulent destituer le gouvernement par la force, par la démocratie, par les voies non démocratiques ou par n’importe quel moyen », a-t-il poursuivi.

« Dans les jours qui viennent, je donnerai plus d’informations sur ce parti politique qui a organisé mon enlèvement », a promis le chef du gouvernement fantoche libyen. Selon Zeidan, il s’agit « d’un parti qui, dès le début, avait pour seul but de destituer le gouvernement par tous les moyens ».

 Il a expliqué que les personnes qui l’ont pris en otage ont discuté avec lui de la question de la capture d’Abou Anas al-Libi, un chef présumé d’Al-Qaïda, le week-end dernier par un commando américain à Tripoli. Le Premier ministre a insisté « sur le fait qu’il ne savait rien à l’avance de cette opération américaine, mais que s’il l’avait sue, il en aurait informé Abou Anas » (sic). Hypocrisie ou réalité, cela en dit long sur le degré réel de pouvoir et d’autonomie du gouvernement fantoche libyen vis-à-vis de ses maîtres de Washington.

 QUEL EST CE « PARTI » QUE DENONCE ZEIDAN ?

 Ce « parti » qu’il n’ose pas nommer est sans doute le parti al-Watan de Habdelhakim Belhadj. Etat islamiste armé dans le non-état croupion libyen installé par l’OTAN.

 Voilà ce que j’en disais en août 2012 : « C’est le parti islamiste radical Al Watan d’Abdelhakim Belhadj. Grand perdant des élections (de juillet 2012), tant il a terrorisé les Libyens, il est pourtant la seule force politico-militaire réelle, structurée. Financé par le Qatar, soutenu par certains réseaux français proches de Sarkozy, il attend son heure. Certains à l’OTAN ont peut-être cru le neutraliser en lui confiant le commandement opérationnel de la soi-disant « Armée Syrienne Libre ». C’est une erreur. Car on renforce ses réseaux, y compris par le contrôle des camps d’entraînement de l’ASL installés par l’OTAN en Libye. Et on aguerrit ses troupes. »

 Sur Belhadj en Syrie au commandement opérationnel de l’ASL, j’ai écris ce qui suit en septembre 2012 : « S’appuyant sur des infos publiées par le quotidien espagnol ABC, Patrice de Plunkett (hebdo Valeurs actuelles, Paris) affirme que « l’ASL est commandée sur le terrain par deux islamistes radicaux libyens, le désormais fameux Abdelhakim Belhadj, ex-compagnon de Ben Laden et un temps gouverneur de Tripoli par la grâce de l’OTAN, de Sarkozy et de Juppé, et Mahdi al-Harati, ex-commandant de la « brigade de Tripoli » pendant la guerre civile libyenne et ex-numéro 2 du « conseil militaire révolutionnaire » dans la capitale libyenne. Les deux hommes, peut-être un peu encombrants aux yeux du CNT, se sont donc « délocalisés » en Syrie, à la fin du mois de novembre dernier. » Amenés en Syrie par l’OTAN et l’AKP islamiste au pouvoir en Turquie. Nous ne disons pas autre chose depuis la fin 2011. »

 La liaison dangereuse et perverse entre Belhadj et ses alliés de l’OTAN s’est peu à peu transformée en hostilité entre trois événements : l’attaque du consulat américain de Benghazi où est mort l’ambassadeur US Stevens (barbouze US et trafficant d’armes vers la Syrie) le 11 septembre 2012, puis l’action de Paris et de l’OTAN au Mali, enfin la rupture organisée par les USA entre les djihadistes et l’ASL en Libye.

 AUX ORIGINES DU GOUVERNEMENT FANTOCHE LIBYEN :

TROIS DECENNIES DE COUPS D’ETAT DE LA CIA CONTRE KADHAFI

 Mais revenons à Zeidan. Qui s’y connaît en expert en coups d’état …

En Libye, trois citoyens américains (la nationalité de leurs passeports), traîtres à leur patrie et agents de la CIA, sont aujourd’hui aux commandes : Zeidan, Megaryef, Hifter. Depuis les années 80, inlassablement, avec des moyens sans limite, ces trois défecteurs devenus agents de la CIA ont organisé des vagues de coups d’état – quinze de 1982 à 2011 – contre la Jamahirya de Kadhafi.

 Leurs alliés la plupart du temps, du coup de 1982 à celui de Benghazi en 2011 (à l’exception des années Bush de 2003 à 2008)  : les hommes de Ben Laden en Libye. Entre eux et le trio de la CIA il y a trois décennies de complots, de coups d’état, de complicités. Et depuis la rupture amorcée en Libye septembre 2012 et celle en Syrie de juin 2013, la haine des djihadistes qui se considèrent comme trahis par les hommes de Washington.

 Revenons sur le parcours de ces hommes de Washington en Libye.

Le premier président de l’ « Assemblée nationale libyenne » fantoche – ce « Congrès national général » , installée par les USA et l’OTAN, est en effet un traître libyen naturalisé américain et employé de la CIA depuis le début des Années 80. Megaryef, comme son complice Khalifa Hifter « général libyen » au service de la CIA depuis trois décennies et en charge de la réorganisation de la nouvelle Armée coloniale libyenne au service de l’OTAN, est l’exemple typique de cette clique de traîtres qui a organisé la recolonisation de la Libye.

 Président du « Congrès général national libyen » (le nom a été choisi pour usurper celui du « Congrès Populaire général », la plus haute institution de la Démocratie Directe libyenne sous Kadhafi), la nouvelle Assemblée nationale fantoche, issue des élections législatives truquées du 7 juillet 2012, Mohamed al-Megaryef est à la fois un citoyen américain depuis plus de 30 ans et un économiste libéral, mais néanmoins réputé proche des islamistes. Ce qui n’est pas un hasard puisque les islamistes libyens ont été instrumentalisés dès 1980 par la CIA contre le régime révolutionnaire de Kadhafi. Megaryef dirige aussi actuellement le Front national libyen, une formation néo-conservatrice très à droite, le cœur du « parti américain » en Libye.

Né en 1940 à Benghazi, berceau de la révolte libyenne, Mohamed al-Megaryef est l’ancien ambassadeur de Libye en Inde. Ambassade où travaillait aussi Zeidan. Cette « grande figure de l’opposition à Mouammar Kadhafi », selon les médias de l’OTAN, a choisi de s’exiler dans les années 80.

 Il dirigeait alors le « Front national pour le salut de la Libye » – groupuscule armé, encadré et financé par la CIA, une formation politique à l’étranger chargée par les américains de regrouper les opposants en exil, et dont sa formation actuelle est issue – qui a tenté à plusieurs reprises par des coups d’état et des campagnes de terrorisme de mettre fin au régime de du leader libyen. Le premier en 1982, le plus important en 1998 avec comme alliés al-Qaida de Ben Laden (la Jamahiriya lance alors le premier mandant international chez Interpol contre Ben Laden, immédiatement bloqué par Washington …). Le dernier à Benghazi et Tripoli lres 15-17 février 2011 …

 Derrière ces coups d’états depuis 25 ans, un autre américano-libyen, lui aussi employé de la CIA. Le vieux complice de Megaryef et avec lui le vrai patron de la Libye post CNT : Khalifa Hifter (encore écrit Haftar ou Hafter). Lui aussi un parcours de traître exemplaire au service des ennemis de son pays. Dès mars 2011, le journal McCaltchy révélait que Khalifa Hifter, un ex-colonel déserteur de l’armée de Kaddhafi, avait « été envoyé pour diriger les rebelles libyens »  du pseudo CNT appuyés par l’ONU, les Etats-Unis et la coalition.  Hifter depuis vingt ans vivait « dans la banlieue de la Virginie » (où est installée la CIA, à Langley), « où il s’est établi mais l’ancien officier de Kaddhafi a maintenu des liens avec des groupes restés au pays », écrivait  Chris Adams l’auteur de l’article. Une connaissance de Khalifa a dit à Adams que  » on ne savait pas ce que faisait réellement Hifter pour nourrir sa nombreuse famille »

 Hifter est en effet un agent de la CIA ce qui explique son long séjour en Virginie. En  1996, le Washington Post (26 mars 1996) informait lui qu’un « Colonel Haftar était arrivé aux Etats-Unis ».  Et qu’ « il était le leader d’un groupe de « contra » établi aux Etats-Unis,  l’Armée Nationale Libyenne ». Ce groupe est soutenu par les Etats-Unis, où il dispose de camps d’entrainement. « Il est probable  que le groupe du Colonel Haftar opère en Libye avec la bénédiction de notre gouvernement », soulignait le Washington Post.  Deux ans plus tard c’était le coup d’état de Ben Laden en Libye …

 14 ans plus tard, Hifter réapparaissait à Benghazi, en Mars 2011, appointé « général » et commandant des katibas du CNT. A la grande colère du général Younes, lui déserteur de l’Armée libyenne depuis seulement quelques jours et comploteur depuis quelques semaines, et qui se voyait déjà en général en chef des rebelles de Benghazi. Gageons que l’exécution sauvage fin juillet 2011 de Younes par des djihadistes du même CNT proches de son leader Mustapha Abdeljalil n’a pas du peiner beaucoup Hifter …

 Le livre de Pierre Péan MANIPULATIONS AFRICAINES, fait de Hifter un employé de la CIA dès 1987, « Haftar, alors colonel de l’armée de Kadhafi, avait été capturé au Tchad où il combattait avec une rébellion soutenue par la Libye contre le gouvernement d’Hissène Habré, soutenu par les États-Unis. Il fit défection pour le Front National de Salut Libyen (FNSL), la principale force d’opposition à Kadhafi, qui avait le soutien de la CIA ». Le groupuscule armé de Megaryef pour rappel, le monde des traîtres libyens est bien petit. « Il organisa sa propre milice qui opéra au Tchad jusqu’à la déposition d’Hissène Habré en 1990 par Idriss Déby,  son rival appuyé par la France ». Selon Péan, « la force de Haftar, créée et financée par la CIA au Tchad, disparut dans la nature avec l’aide de la CIA peu de temps après le renversement du gouvernement par Idriss Déby ». What else ?

 Zeidan, lui, le troisième homme, avait fait défection en 1980 depuis l’Inde où il travaillait à l’ambassade libyenne de Megaryef. Il avait alors passé trois décennies en exil, au service de la CIA. Il a été l’un des dirigeants du « Font National pour le Salut de la Libye. Il fut ensuite avocat à Genève. Réapparaissant en février 2011 à Genève au nom d’une fantomatique et inconnue « Ligue libyenne des droits de l’Homme » dénonçant au bon moment les « crimes du régime ». “En Europe il fut une vitrines (poster-boy) de la révolution libyenne » , chargé de vendre – avec BHL – la cause de Benghazi à Sarkozy. Et faisant oublier dans les médias de l’OTAN les djihadistes et les forces d’al-Qaida – les vieux complices du trio de la CIA – qui constituent en fait les « katibas du CNT ».

 Voilà les laquais des USA, citoyens américains et agents de la CIA, qui dirigent l’état-croupion libyen et leur passé de comploteurs et de putchistes. Oui Zeidan sait de quoi il parle quand il évoque un coup d’état à Tripoli. Il en est un expert !

 Luc MICHEL

Pour PCN-SPO / ELAC Website

 

Ladri, ladroni e ladruncoli

Antefatto, da un’agile Ansa di oggi:
Deputato M5S in aula ai colleghi,”Ladri”
Durante l’esame della legge su finanziamento pubblico ai partiti

10 ottobre, 11:07

(ANSA) – ROMA, 10 OTT – Seduta sospesa nell’Aula della Camera durante l’esame della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Riccardo Fraccaro del M5s ha detto ai deputati “continueremo a chiamarvi ladri”. Immediata la reazione dei deputati del Pd, molti dei quali hanno abbandonato l’Aula.

Ecco a cosa serve m5s, finalmente lo abbiamo capito! A dire pubblicamente ciò che ormai tutti danno per scontato, in ogni dove nella penisola. Ma ricordiamo a questo tal Fraccaro, che siede da qualche mese sui banchi della camera e solo oggi sembra aver “scoperto l’acqua calda” – comunicandolo a tutti – che non si va a casa dell’impiccato a parlar di corda, come dice il noto detto, o nell’emiciclo istituzionale dove risiede il ?potere legislativo” (secondo una bizzarra idea del barone de La Brède et de Montesquieu) a parlar di furti.

Il furto legalizzato è d’uopo, se dominano il neocapitalismo di rapina e la moneta unica privata, l’illegalità legalizzata è d’obbligo in un paese che ha perduto la sovranità. Ovunque nelle istituzioni – non solo ove dimora il “potere legislativo” del buon Montesquieu – i ladri son di casa. Fraccaro di m5s ci è arrivato adesso. Meglio tardi che mai, si dirà, ma allora perché se ne sta comodamente seduto su uno scranno parlamentare, in mezzo ai ladri che tanto deplora, a intascare come gli altri lo “stipendio” (o a dividersi il maltolto, come direbbero i maligni), quando dovrebbe uscire sdegnato sbattendo la porta? Misteri dell’animo umano. Sa bene, il Fraccaro, che la sua inutile presenza nell’emiciclo non farà cambiar politica al governo, non diminuirà la disoccupazione, non salverà le industrie nazionali dal ridimensionamento o dalla chiusura. Ci vuole ben altro, e soprattutto ci vogliono ben altri uomini, ispirati da ben altre idee!

La nuova legge sul finanziamento pubblico ai partiti dovrebbe tagliar i viveri ai ladri. Ma è solo aria fritta. Come in passato, ciò che si finge di buttare fuori dalla porta rientra regolarmente dalla finestra (e s’introduce nella “cosa pubblica” come un ladro, per restare in tema facendo contento Fraccaro). Dopo il referendum per l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti del lontano 1993 – straperso dalla cricca partitica del “potere legislativo” – i “rappresentanti del popolo”, per correre ai ripari, si sono inventati i rimborsi elettorali. Oggi affermano che basta una “riforma”, perché in caso di chiusura dei rubinetti la politica la faranno solo i ricchi (un cavallo di battaglia del trombato Bersani, per continuare a incassare le prebende), mentre, invece, è proprio in politica che ci si deve arricchire.

L’”esprit des lois”(richiamando il severo studioso Montesquieu), di questi tempi è chiaramente improntato al furto, soprattutto in un paese monetariamente e finanziariamente occupato come l’Italia. Quello che Fraccaro e i suoi colleghi parlamentari-cittadini di m5s non hanno ben compreso – e Casaleggio che lo sa bene dovrebbe finalmente spiegarglielo – è che i principali beneficiari del furto legalizzato, operato attraverso finanziarie e “spending review”, liberalizzazioni e privatizzazioni, addirittura non stanno in Italia, ma risiedono all’estero.

Come ben sappiamo, i ladri si dividono in ladroni e ladruncoli e i politici nostrani fanno parte del secondo gruppo.

Oddio! – penserà a questo punto il cittadino-deputato Fraccaro, o altro m5s – Se i capoccia dei ladri sono ben al sicuro all’estero, come faremo a fermarli? Come faremo “a mandarli tutti a casa”? E sicuramente penserà di farsi eleggere nel parlamento europeo, per gridare la stessa cosa – Ladri! – ma con più ampio respiro, a Bruxelles e Strasburgo. Ai parlamentari ladruncoli italioti, che fanno da palo, vanno le briciole del maltolto, o poco di più (e anche Fraccaro, a ben vedere, personalmente beneficia di queste briciole).

L’importante è capire che i ladri hanno avuto, almeno finora, un grande successo e hanno potuto agire indisturbati, perché hanno messo in piedi un sistema a prova di bomba (non proprio nucleare, ma quasi) e hanno ordito piani vincenti. Il sistema adottato dai ladri, i cui boss sono internazionali e non certo italiani veraci, possiamo articolarlo nei seguenti passi:

1) Tra Francoforte, Bruxelles, la city londinese e Wall Street, loschi figuri stabiliscono il piano – o meglio, il programma politico-strategico – per la rapina. Non prima, però, di aver legato mani e braccia al padrone di casa, costringendolo a siglare trattati internazionali capestro (Maastricht), ad acquistare a caro prezzo monete uniche in mano a privati (euro), ad accettare fra capo e collo stringenti vincoli di bilancio (art. 81 della costituzione nostrana). Preventivamente si è proceduto alla compra di politici (interi cartelli elettorali), giornalisti (giornali nazionali, televisioni pubbliche e private) e sindacalisti (interi sindacati) che parteciperanno, in posizione subordinata e per piccole quote dato il ruolo di palo, alla divisione del bottino.

2) Si creano le condizioni, materiali e psicologiche, affinché il piano possa funzionare a dovere e la ruberia possa andare in porto. Perciò, dagli con lo spread alle stelle, gli interessi sui btp ai massimi storici, l’affossamento del rating da parte dei complici, la speculazione finanziaria scatenata e i crolli di borsa indotti.

3) <Quando la vittima presa di mira è cotta a puntino – nel nostro caso un intero paese, l’Italia – i politici, supportati dagli altri compari presenti sul posto (giornalisti e sindacalisti, intellettuali vari e accademici) si danno da fare affinché le risorse rubate affluiscano nei forzieri giusti (quelli dei loro boss, all’estero), trattenendo per sé una piccola parte del bottino, quale compenso. I politici locali, obbedendo ai boss internazionali che li manovrano (nel ruolo del “palo”) possono così mantenere i loro piccoli privilegi, aumentare i soldi nella saccoccia e far passare le vergognose leggine sul finanziamento pubblico dei partiti.

Come si può facilmente comprendere – ma lo capirà anche il Fraccaro e con lui i cittadini-parlamentari di m5s? – la questione è molto più complicata di quel che si crede e va ben oltre una semplice legge sul finanziamento pubblico dei partiti. Persino le tangenti “scoperte” all’’epoca dell’ambiguissima Mani pulite (nei primi novanta) fanno ridere, in confronto alla sottrazione di risorse collettive operata dai grandi ladri neocapitalistici, con la complicità dei “pali” politici locali.

Che cosa significa tutto questo, per concludere il discorso? Semplicemente che non sono i ladruncoli politici locali la diabolica mente criminale, i primi colpevoli della situazione drammatica in cui versa l’Italia, rapinata fino a restare in mutande, ma i loro boss internazionali, che li manovrano lasciandogli le briciole del bottino e facendogli fare da palo.

Eugenio Orso & Anatolio Anatoli
http://pauperclass.myblog.it/archive/2013/10/10/ladri-ladroni-e-ladruncoli-di-eugenio-orso-anatolio-anatoli.html
Fonte: http://pauperclass.myblog.it/
10.10.2013

Shebab in nairobi

LUCMICHEL. NET/ ANALYSIS: WHY THE SOMALI SHEBAB ISLAMISTS STRUCK IN NAIROBI !

 LM / In Brief /

with ELAC & ALAC Website – PCN- SPO – AFP / 2013 10 12 Somali Shebab Islamists are responsible of the bloody attack in Nairobi. Kenya’s capital hit to the heart.

In Kenya destabilized by the maneuvers of the Western powers and the ICC at orders, which intends to sue the newly elected president , Uhuru Kenyatta , the threat of Islamist Shebab militia is a factor of more chaos .

 This is the result of another chaos, organized by the U.S. imperialist policy , which is spreading every day in Africa and the Middle East : that of Somalia, failed state , non-state imploded and dislocated.

 Kenya has indeed unilaterally entered neighboring Somalia in October 2011, in order to fight the Somali jihadist Shabab. It keeps in since in the south, through a multinational African force supporting the puppet and helpless government against the Somali Islamists.

 As the population of northern Kenya is generally of Somali ethnicity, predictable contagion did not take long , “a campaign of attacks attributed to al-Shabab bloodied several Kenyan cities and anti- Somali pogroms took place in December in a neighborhood of Nairobi inhabited mainly by Somalis and Kenyans of Somali ethnicity. The Kenyan government then ordered all refugees and asylum seekers to leave the Kenyan cities to return to refugee camps.”

 Six days before the recent presidential election on 4 March 2013, the Shebab had “warned the Kenyan voters that they would suffer” a long and terrible war ” if the next government in Nairobi did not withdraw its forces from the neighboring country”. As then wrote the daily La Libre Belgique (Brussels) , ” this does not appear in any of the eight presidential candidates program.” The campaign ” was held in an atmosphere poisoned by bombings and grenade against bars , churches and law enforcement officials .”

 Somali Shebab linked to al-Qaeda claimed on their Twitter account the attack against a shopping mall in Nairobi that left at least 30 dead and 60 wounded. ” The mujahideen entered today at noon in Westgate ” the mall where the attack took place , said a message posted on their account shortly after 1800 GMT. “They killed more than 100 Kenyan infidels and the battle continues ,” say the Islamists. They justify the attack as retaliation for the intervention of the Kenyan army for two years in southern Somalia against the Islamist group , recalling having ” warned Kenya on several occasions .” “What Kenyans see in Westgate , is retributive justice for crimes committed by their soldiers ” involved in the Somali conflict as “by land , by air and by sea , Kenyan forces invaded our Muslim country, killing hundreds of Muslims in these operations and displacing thousands more , “explained the Shebab on their account.

They claim to have , ” on many occasions , warned the Kenyan government that keeping forces in Somalia would have dramatic consequences.” “The message that we send to the government and the Kenyan population is and will always be the same: remove all your forces from our country,” added the Shebab .

 Again the cursed results of the U.S. policy and another country hit by Islamist terrorism in some time ally of Washington (Libya, Afghanistan 1979-92 , Bosnia , the Caucasus, Syria 2011- August 2013 … ) in other time scripted opponent of the pseudo “war against terrorism” ( Sahel , Somalia , Mali , Afghanistan 1995-2013 , Syria since a few weeks … ) . The Shebab – which was also the name of NTC Islamist katibas of Benghazi in March 2011 – are the monstrous offspring of American imperialism . And their ascension, the obscene result of the strategy of Washington !

 Luc MICHEL

 On the situation in Kenya and the Islamist threat, read:

Luc MICHEL, EODE THINK TANK / KENYA REPORT 2013 / THE PRESIDENTIAL ELECTION UNDER HIGH TENSION,

On http://www.eode.org/eode-think-tank-kenya-report-2013-the-presidential-election-under-high-tension/

 On the situation in Somalia and the Islamist Shebab militia , read (only in French):

Luc MICHEL , FOCUS / GEOPOLITIQUE : SOMALIE 2013, NOUVELLES DU LABORATOIRE DU NOUVEL ORDRE AMERICAIN EN AFRIQUE ET AU « GRAND MOYEN-ORIENT »

On http://www.lucmichel.net/2013/03/19/luc-michel-focus-geopolitique-somalie-2013-nouvelles-du-laboratoire-du-nouvel-ordre-americain-en-afrique-et-au-grand-moyen-orient/

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 Luc MICHEL /

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