NIDEC (ANSALDO ASI) NUOVA CASSA INTEGRAZIONE

e loro ce l’hanno almeno la cassa integrazione, chi ha la sfortuna di lavorare per aziende sotto i 15 dipendenti no. Non mangia.

08 ottobre 2013
L’ALLARME

Genova – Ancora problemi nella sede genovese di Nidec Asi (ex Ansaldo Asi). Dallo scorso mese di marzo, l’omonimo Gruppo nipponico proprietario dell’Azienda ha chiesto la cassa integrazione per 300 dipendenti a livello nazionale, provvedimento che ha colpito a rotazione i 141 dipendenti della sede genovese. Oggi i 141 dipendenti (mille in Italia) tra tecnici, amministrativi e ingegneri che si occupano dello sviluppo di sistemi di automazione per la siderurgia e motori marini e terrestri sono scesi in assemblea e preannunciano iniziative di mobilitazione secondo quanto riferisce la Fiom Cgil di Genova.

«È passato poco più di un anno dall’acquisizione dell’Ansaldo Asi da parte del Gruppo Nidec, ma l’auspicato rilancio aziendale appare sempre più lontano. Pare che l’azienda continui a perdere quote di mercato mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza – si legge in una nota -. La Fiom-Cgil genovese ha chiesto l’applicazione dei contratti di solidarietà, strumento che avrebbe permesso all’azienda di sviluppare un piano industriale serio contenente le alte professionalità aziendali al fine di un suo concreto rilancio, proposta rifiutata da Nidec. Nidec-ASI, senza alcun preventivo incontro con la RSU, al di fuori di ogni accordo sindacale, sta procedendo in aggiunta alla cassa integrazione, a chiusure collettive del sito produttivo di Genova col fine unico di risparmiare senza convogliare tutte le energie disponibili alla ricerca di nuovo mercato».
http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/tecnologie/2013/10/08/AQgz5Uc-allarme_integrazione_ansaldo.shtml


Controllo mentale e l’uomo Sim Card

di Cristina Amoroso
Perché la gente non reagisce? Perché non si combatte per difendere e tutelare i propri diritti? Perché davanti alla perdita del lavoro, ad un futuro incerto, ad un sopruso, ad una ingiustizia l’uomo si sente impotente tanto da alzare la mano su se stesso, piuttosto  che cercare una soluzione? Perché anche davanti alla mano di un assassino non si tenta un’ultima e disperata fuga? Come siamo arrivati a un tale grado di rassegnazione e apatia, che consente alle lobby di manovrare la politica e l’economia in  maniera così disumana?
Quanti di noi possono portare ad esempio di come la rassegnazione può essere indotta? Si pensi  alla scuola in cui un insegnante riesca a provocare nella sua classe, attraverso l’angoscia e la frustrazione, uno stato di rassegnazione e di impotenza, tanto che gli alunni tendono a rassegnarsi e a vedere insormontabili anche le difficoltà più lievi.

In pratica il ripetersi di un fallimento porta a pensare in maniera pessimistica di non essere in grado di risolvere il problema, quindi ci si arrende e si aprono le finestre ad un fallimento certo. O anche alla famiglia dove un genitore, attraverso la paura e la frustrazione, riesce a creare nel figlio un tale stato di rassegnazione e disagio da impedirgli di affrontare serenamente la scuola o il lavoro. Se pensiamo solo per un secondo al bombardamento mediatico al quale siamo sottoposti costantemente, è facile comprendere in che maniera vengono utilizzati questi studi ed in che maniera chi li usa ne trae vantaggi… Sottoponendo una persona ad un senso di angoscia e frustrazione costante, si può indurla a pensare che non può fare niente per cambiare la propria condizione e quindi la si conduce verso uno stato di apatia e di sopportazione di qualsiasi ingiustizia che subisce. Siamo bombardati nella nostra autostima su tutti i fronti: radio, tv, giornali, pubblicità per le strade, internet e social network che ti seguono ovunque. Continuamente ti senti ripetere che qualcosa non va bene nella tua vita. Hai la cellulite, il colesterolo, la tua macchina è vecchia, i denti non sono bianchi come dovrebbero, il tuo guardaroba è fuori moda ecc… In parole povere attraverso la frustrazione, l’autostima scende sotto terra e in questa maniera la strada è stata spianata per accettare con rassegnazione e apatia qualsiasi soluzione che generalmente viene offerta da chi ha causato il problema. Lo sa bene la psichiatria deviata al servizio dei potenti. I metodi moderni di controllo mentale sono per molti aspetti mere estensioni, ad un livello tecnologico più elevato, di ciò che, in maniera prevedibile, è sempre risultato vincente: religione, sport, politica, istruzione, ecc. Dal controllo mentale al controllo di massa, strumento da sempre utilizzato sotto forma di propaganda, usato per alterare la percezione e quindi influenzare grandi masse. I mezzi di informazione, riuniti in corporazioni e resi abbastanza uniformi gli uni con gli altri, mentre incoraggiano la passività, offrono pure l’illusione della scelta. Oggi, però, siamo entrati in una fase pericolosa, in cui il controllo mentale ha assunto una dimensione scientifica e fisica che include un sofisticato assalto, a spettro completo, sulla mente sotto forma di sostanze chimiche nel cibo, nell’aria e nell’acqua, così come tramite le interferenze elettromagnetiche e l’onnipresente cocktail della Big Pharma che inquina non solo il diretto utilizzatore, ma trabocca, anche, nel resto della popolazione inconsapevole. In combinazione con il controllo su istruzione e mezzi di comunicazione, non c’è da meravigliarsi sul perché la vera ribellione fatichi a prendere piede. Tuttavia, nonostante gli assalti descritti sopra, le persone si ribellano, a livello globale. Questo indica un risveglio sperimentale che è preoccupante per la minoranza di coloro che, consapevolmente, tentano di asservire il pianeta. Quindi cosa porterà il domani? Il controllo mentale del futuro rinuncia ad ogni pretesa di alterare indirettamente la percezione attraverso i media e la politica, visto che continua ad essere smascherato per ciò che è in realtà. Abbandona la goffa e sporadica efficacia degli psicofarmaci e delle tossine ambientali, poiché le aziende come la Monsanto non solo risultano oltraggiose, ma sono viste come la personificazione sulla terra, della vera malvagità. Il controllo mentale del futuro punta dritto alla programmazione diretta della mente digitale, questo è esattamente ciò che l’élite tecnotronica sta discutendo in questo momento. Nicholas West (http://www.activistpost.com/2013/06/7-future-methods-of-mind-control.html) elenca sette modi possibili tramite cui potrebbero raggiungere questo risultato, a meno che non scopriamo i loro piani in tempo per continuare a contrastare i loro scopi anti-umani: Sorveglianza e Gadgets: Entra in Internet ed i dispositivi “intelligenti” si connetteranno. Internet è tutte le forme di sorveglianza e gadget tutto in un unico pacchetto. Ora, questo ci porta, già, al livello successivo. E’ stato, infatti, dimostrato che questo tipo di tecnologia può ricablare il cervello. Computer, tablet, cellulari, videogiochi ecc, mentalmente controllati sono già qui. Robot controllati mentalmente e droni: Con un numero crescente di robot e droni già sul campo di battaglia e nel campo civile, si aprono delle possibilità per i droni “controllati dal pensiero”. Fusione tra l’uomo e la macchina? Questo è in realtà il sogno transumanista, ma la DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) sta, ovviamente, cercando di assicurarsi che questa fusione, arrivi, prima, sul campo di battaglia. Manipolazione magnetica:  impulsi transcranici ad ultrasuoni,  per esempio sui soldati per aumentare la loro capacità di allerta e ridurre al minimo fastidiose emozioni, come la paura o la compassione e sui nemici sensazioni opposte (letargia nausea). Impianti e tecnologia ingeribile: Il settore del controllo mentale, oltre agli ovvi cambiamenti comportamentali, diventa una possibilità grazie agli impianti di RFID e tecnologia RFID ingeribile. L’impianto su umani della VeriMed è stato approvato dalla FDA (Food and Drug Administration) ed è stato utilizzato come sistema di identificazione dai militari israeliani. Al momento, questa tecnologia viene venduta come una rete di sensori interni, ma c’è molto di più che può essere fatto, come è stato dimostrato nei test sugli animali. Ancora una volta, i campi di battaglia sono il posto dove è più probabile che vengano impiegati per primi questi impianti nel settore della neuro-robotica, naturalmente finanziati dalla DARPA.Con l’avvento della nanotecnologia, che può inserirsi attraverso la barriera emato-encefalica, non è fuori questione, che l’invasione potrebbe arrivare di soppiatto attraverso il cibo o vaccini. Gli scienziati hanno ammesso apertamente di voler ricablare il cervello attraverso la modificazione del DNA … ma con lo scopo di aiutarci! Genetica e Neuro-ingegneria: ricablare il circuito DNA potrebbe aiutare a curare l’asma o rendere possibili altri tentativi, apparentemente benigni, di sradicare afflizioni e disturbi, ma potrebbe servire per altri scopi non proprio benefici. Neuroscienza: Si tratta di una vasta area di ricerca e lo si nota da quanto viene investito, e da quante agenzie federali sono coinvolte. Il progetto BRAIN, di Obama, è massicciamente finanziato con la consapevolezza che il cervello umano è l’ultima frontiera. Si tratta di un piano che prevede 100 milioni di dollari in 10 anni e che sta già dando qualche frutto. Ancora una volta, la promessa è quella di risolvere i misteri delle malattie come il morbo di Alzheimer, ma di nuovo c’è la DARPA a garantire che ci sia sempre una ricerca malevola condotta sottobanco. Ad esempio, si fa ricerca sulla cancellazione della memoria per eliminare il disturbo da stress postraumatico, il quale ci serve come promemoria degli orrori della guerra su entrambi i fronti di un conflitto. I soldati che prendono parte a più missioni, non sono mai stati così soggetti a compiere suicidi ed omicidi.   E’ inevitabile che la scienza decodifichi il cervello umano in modo così completo, che saremo in balia di scienziati pazzi che giocheranno con noi come se fossimo una versione di Carte Sim? O l’umanità, in realtà, è più grande della somma delle sue parti, non quantificabile e per sempre libera e senza confini come spera di essere? La mente non è, per nulla, un oggetto materiale. La mente non è il cervello. In realtà, il cervello umano è infinitamente complesso e non può essere così facilmente rivelato, previsto e manipolato. E così è, a meno che non permettiamo che sia diversamente. L’essere umano è fondamentalmente ottimista e se non viene influenzato dall’esterno è capace di creare pace e benessere attorno a sè. È capace di vivere in simbiosi con gli altri esseri viventi di questo pianeta e di produrre cibo in abbondanza per il benessere di tutti. Allora  sentiremo la Libertà, non la libertà. Poi ci scrolleremo di dosso questi sciocchi e maneggioni che cercano di affascinarci con il loro tanto sproloquiato taglia e cuci di falsa conoscenza. Fonte: Ilfarosulmondo – See more at: http://www.losai.eu/controllo-mentale-e-luomo-sim-card/#sthash.I5vZQvJz.dpuf
http://www.ilfarosulmondo.it/wp/?p=25947


 

La Federal Reserve non riduce gli “stimoli monetari” e continuerà ad acquistare titoli pubblici

“Lo shutdown del governo è un fattore già di per sé abbastanza negativo, ma un’eventuale incapacità di alzare il tetto sul debito sarebbe decisamente peggio – ha detto Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazione – Si tratta di una missione cruciale che deve essere risolta il prima possibile”.
 sarà mica perché le banche lucrano sul debito?

La droga di Bernanke all’economia Usa
di: Giuliano Augusto
Troppa liquidità in circolazione, sia pure per acquistare titoli pubblici e privati, può rivelarsi controproducente innescando il riavvio dell’inflazione. Nonostante questo pericolo, e nonostante che fosse stata annunciata una progressiva diminuzione degli aiuti, la Federal Reserve ha stupito tutti e non ha avviato la cosiddetta “tapering”, la progressiva riduzione degli “stimoli monetari” all’economia. Una economia quella Usa che sta crescendo, sia pure troppo poco, grazie alla “droga”, perché di questo si tratta, che il presidente della Fed, Ben Shlomo Bernanke, sta praticando da anni con aiuti che attualmente ammontano a 85 miliardi di dollari al mese. Si era parlato di un taglio di circa 10 miliardi al mese ma poi i dati reali dell’economia e l’eccessivo rialzo dei tassi di interesse e dei rendimenti dei titoli del Tesoro, hanno suggerito a Bernanke di non fare nulla. E i mercati e gli speculatori su entrambe le sponde dell’Atlantico ed in Cina hanno festeggiato con un deciso rialzo dei listini di Borsa. A preoccupare la Fed è stata in primis la disoccupazione (quella “ufficiale” è al 6,5%) ma anche l’inflazione che cresce dello 0,1% mensile. Un livello giudicato intollerabile anche per una economia come quella americana. Si tratta, più o meno, della stessa linea perseguita, per statuto, dalla Banca centrale europea dell’ex Goldman Sachs, Mario Draghi. Resta la realtà di un Paese dove cittadini, imprese e banche passano il tempo ad indebitarsi e a vivere al di sopra delle proprie possibilità. Dal 2008 ad oggi la Fed è intervenuta con un programma di acquisti di titoli per 3.600 miliardi di dollari. Mica bruscolini. Un po’ troppo anche per gli Usa dove democratici e repubblicani sono stati obbligati due volte ad intervenire, nell’agosto 2012 e quest’anno, per trovare un accordo al Congresso che permettesse di alzare “legalmente” il tetto del debito federale che da tempo ha superato il 100% rispetto al Prodotto interno lordo. Evidentemente anche Bernanke è convinto che gli Usa possono continuare ad indebitarsi oltre ogni misura ed oltre ogni decenza pur correndo il rischio di non trovare più compratori dei titoli federali.
Si tratta della stessa “droga” che sorregge il ruolo del dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni finanziarie e commerciali internazionali, ad incominciare dalle materie prime e da quelle agricole. Un ruolo, quello del dollaro, che si fa forte, che si regge sullo status degli Usa come prima potenza militare globale. Una vera e propria moneta di occupazione in tutti gli angoli del mondo. In ogni caso, la gestione di Bernanke non dovrebbe rivelarsi troppo differente da quella del suo successore che gli subentrerà a gennaio del prossimo anno. Dopo il passo indietro di Lawrence Summers, l’ex segretario al Tesoro dell’amministrazione Clinton, già dato come favorito, il più autorevole candidato è Janet Yellen, attualmente vice di Bernanke. Un avvicendamento all’insegna della continuità, né poteva essere diversamente.
 
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Strage di Capaci: un PM ipotizza la mano dei servizi: lo rimuovono!

quindi è deciso (da chi?) che il responsabile o i responsabili siano nomi precisi?

lunedì 7 ottobre 2013
Un nuovo caso come quello del giudice Paolo Ferraro? Il giudice romano sospeso e poi licenziato, dopo aver denunciato una presunta setta massonico-satanica di cui avrebbero fatto parte anche alti papaveri delle istituzioni e dell’esercito?

I servizi segreti implicati nella strage di Capaci: è quanto ha ipotizzato il procuratore dell’Antimafia Ginfranco Donadio: una ipotesi simile tra l’altro a quella espressa alcuni mesi fa dal Presidente Onorario della Suprema Corte di Cassazione, Ferdinando Imposimato;
Il PM Donadio è stato isolato ed estromesso: e ora la sua indagine rischia di essere insabbiata! Per questo è necessario dare alla vicenda più risalto possibile!

A.B. – nocensura.com
Di seguito l’articolo di Affari Italiani:
Su Falcone ipotizza doppia bomba e mano dei servizi. E il pm Donadio viene rimosso
Di Lorenzo Lamperti
Una doppia bomba a Capaci. Con il coinvolgimento dei servizi segreti. Pezzi deviati dello Stato avrebbero partecipato non solo all’omicidio di Borsellino, ma anche a quello di Falcone. E’ la conclusione alla quale era arrivato Gianfranco Donadio, procuratore dell’Antimafia che indagava sulle stragi del 92-93. Individuato anche l’attore principale, un ex poliziotto soprannominato “faccia di mostro”. E poi un furgone misterioso… “Quel giorno a Capaci non c’era solo la mafia”. Ma ora a Donadio è stata tolta la delega.Depistaggi, falsi pentiti, segreti investigativi venduti da una talpa interna alla Procura. Così il pm è stato isolato e fatto fuori. E a microfoni spenti sono in molti a dire: “Era diventato scomodo. Ora si rischia l’insabbiamento”.
LE IPOTESI DI DONADIO – Gianfranco Donadio lavorava da almeno undici anni, da quando cioè è entrato a far parte della Direzione nazionale antimafia. Per tutto questo tempo ha analizzato e indagato su uno dei momenti più drammatici della storia d’Italia, vale a dire le stragi di mafia del 1992 e 1993. Donadio ha lavorato molto, andando a fondo e cercando di scavare oltre la coltre di alcuni dei misteri del nostro Paese. In particolare si è concentrato sulla strage di Capaci, dove perse la vita Giovanni Falcone. Tra i due attentati di quei mesi terribili è sempre stato considerato il più “chiaro”. Mentre per Borsellino e via D’Amelio la verità è sempre stata considerata lontana, tanto che ancora ci sono indagini e processi in corso, per Falcone la responsabilità è stata sempre attribuita solamente a Cosa Nostra. Il lavoro di Donadio ha messo in discussione queste certezze. Il resoconto di Donadio, poi inopinatamente diffuso da una talpa interna alla Procura, racconta una realtà molto più complessa.

LA DOPPIA BOMBA E IL “CANTIERE FANTASMA” – Donadio ha ipotizzato infatti un intervento di pezzi di servizi segreti, italiani e/o stranieri, ed ex appartenenti alle forze di polizia. La convinzione di Donadio si basa soprattutto sull’esplosivo usato per uccidere Falcone. Impossibile che l’esplosivo della mafia possa aver provocato da solo quella devastazione. Il pm ritiene certo l’utilizzo di un esplosivo cosiddetto “nobile”, utile a rendere più efficace e scenografica l’esplosione. Insomma, l’esplosivo recuperato sulle barche da Spatuzza non sarebbe stato l’unico a essere azionato. Donadio ipotizza una seconda bomba e un secondo innesco oltre a quello mafioso sotto il manto stradale. Nei giorni seguenti all’attentato, diversi testimoni fornirono sei identikit di uomini intenti a lavorare a un “cantiere fantasma” al di sopra del livello dell’autostrada. Senza contare le testimonianze su un furgono presente sulla verticale del luogo minato. Due piste che non erano state seguite né approfondite. Donadio stava provando a farlo, ipotizzando un intervento esterno a Cosa Nostra, in qualche modo legato all’eversione di destra e probabilmente a Gladio, come aveva paventato qualche mese fa Ferdinando Imposimato in un’intervista ad Affaritaliani.it. La scelta del sito, le carte clonate e tanti altri elementi gli hanno suggerito la netta diversità con l’attentato fallito dell’Addaura, così tipicamente mafioso nel modus operandi, e l’inquietante somiglianza con un’azione militare.
“FACCIA DI MOSTRO” – Tra i protagonisti dell’attentato a Capaci, secondo Donadio, anche un ex agente di polizia. Si tratterebbe del cosiddetto “faccia di mostro”, un poliziotto sfigurato in viso per alcuni colpi d’arma da fuoco. Sarebbe lui il “killer di Stato” del quale ha parlato il pentito Luigi Ilardo. In conclusione, Donadio tratteggia uno scenario inquietante nel quale l’omicidio di Falcone rientra in una rinnovata “strategia della tensione” portata avanti da Cosa Nostra e l’eversione di matrice nera con il coinvolgimento di ambienti para-istituzionali. Uno scenario non facile da digerire. Forse per questo quello scenario è stato divulgato. Rivelazioni e riflessioni venute fuori durante segretissime riunioni in procura sono state “vendute”.
IL FALSO PENTITO E LA “MACCHINA DEL FANGO” – Il risultato di anni di lavoro è stato bruciato. La procura di Roma ha anche aperto un fascicolo per provare a capire chi è la “talpa” responsabile di una fuga di notizie disastrosa. E che alla fine ha portato alla rimozione della delega sulle stragi a Donadio. Il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti ha ritenuto di togliere l’indagine a Donadio senza per ora spiegare pubblicamente i motivi della sua decisione. Ma questo è solo l’ultimo passaggio di un periodo “difficile” per Donadio. Il pentito calabrese Nino Lo Giudice, una delle fonti di Donadio, è improvvisamente scomparso. Salvo poi diffondere due registrazioni in cui ha accusato inquirenti e investigatori, tra i quali Donadio, di avergli estorto dichiarazioni. Nel secondo memoriale ha persino affermato che il procuratore lo avrebbe spinto a fare i nomi di Berlusconi e Dell’Utri. Le sue accuse sono state ritenute inattendibili. Lo Giudice è ritenuto, secondo quanto risulta, un falso collaboratore. Lo schema è quello vecchio: fingere di pentirsi per depistare le indagini e infangare la magistratura, screditandola. In questo caso l’obiettivo era screditare un pm che indagava su qualcosa di molto scomodo e per questo considerato molto pericoloso.
CAOS ALL’ANTIMAFIA – Fonti vicine all’Antimafia legano la scelta di sollevare dall’incarico Donadio ad alcune diversità di vedute con i colleghi. C’è chi sostiene che già in passato alcuni suoi atti erano stati accolti con “un certo scetticismo”. Ma sono anche molti quelli che, a microfoni spenti, esprimono preoccupazione temendo che le inchieste sulle stragi possano fermarsi o essere insabbiate: “E’ la solita fine che fa chi indaga sull’eversione in Italia, viene messo a tacere”.

Fonte: http://www.affaritaliani.it/cronache/via-il-pm-delle-stragi-doppia-bomba2609013.html?refresh_ce


 

Iva, in otto mesi gettito calato di 3,7 miliardi

Pubblicato da ImolaOggi – ECONOMIA, NEWS – ott 7, 2013

Nei primi otto mesi del 2013 il gettito Iva risulta in flessione del 5,2% (-3.724 milioni di euro). Riflette, spiega il Mef, la riduzione del gettito derivante dalla componente relativa agli scambi interni (-2,0%) e del prelievo sulle importazioni (-22,1%) che risentono fortemente dell’andamento del ciclo economico sfavorevole.
Entrate tributarie: il gettito delle entrate tributarie dei primi otto mesi del 2013, pur in presenza di una congiuntura economica negativa, risulta sostanzialmente invariato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel complesso, comunica il Mef, le entrate tributarie erariali registrate nel periodo gennaio-agosto 2013, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 267.964 milioni di euro (-722 milioni di euro, pari a -0,3% rispetto allo stesso periodo del 2012).
Le imposte dirette registrano un aumento complessivo del 2,4% (+3.467 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il gettito Irpef si riduce dello 0,7% (-753 milioni di euro) per effetto dell’andamento negativo dei versamenti in autoliquidazione (-14,2%), delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente del settore privato (-0,9%) e della ritenute sui redditi di lavoro autonomo (-5,8%). Risultano in crescita, invece, le ritenute sui redditi dei dipendenti del settore pubblico (+3,2%). L’Ires presenta una crescita del 7,5% (+1.317 milioni di euro).
Tra le altre imposte dirette si registra un incremento dell’imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale pari a +17,9% (+1.087 milioni di euro), dell’imposta sostitutiva sui redditi di capitale e sulle plusvalenze (+879 milioni di euro), dell’imposta sostitutiva sul valore dell’attivo dei fondi pensione (+441 milioni di euro) e dell’imposta sostitutiva sulle riserve matematiche dei rami vita (+843 milioni di euro).
Il gettito dell’imposta sostitutiva sul riallineamento dei valori di bilancio relativi ad attivita’ immateriali e’ inoltre aumentato di 1.864 milioni di euro rispetto al corrispondente periodo del 2012.
Registrano invece una diminuzione del 3,4% (-4.189 milioni di euro) le imposte dirette. Tra quelle diverse dall’Iva, si segnala la flessione registrata dal gettito dell’imposta di fabbricazione sugli oli minerali (-3,2% pari a -489 milioni di euro) per effetto del calo dei consumi, e la riduzione del gettito dell’imposta di consumo sul gas metano (-1,5%, pari a -37 milioni di euro).
In flessione del 6,1% (-455 milioni di euro) le entrate dell’imposta sul consumo dei tabacchi legata, in parte, al calo dei consumi determinato dalla diffusione delle sigarette elettroniche. In crescita l’imposta di bollo che risulta in aumento del 26,9% (+1.336 milioni di euro), per effetto delle modifiche normative introdotte dall’art.19, commi 1-5, del decreto legge n.201 del 2011.
http://www.imolaoggi.it/2013/10/07/iva-in-otto-mesi-gettito-calato-di-37-miliardi/


 

Nuovo piano “Industriale” del MPS

Nel nuovo piano industriale di Banca Monte dei Paschi, approvato oggi dopo la lunga trattativa con il Mef e soprattutto con la Commissione europea (che ha chiesto di agire con mano più pesante rispetto alla versione presentata tre mesi fa) c’è la chiusura di 150 sportelli (oltre ai 400 già previsti dal piano 2012/2015), una riduzione di altri 3.300 dipendenti (oltre ai 4.700 già in uscita) e un’ulteriore spinta all’efficienza, con un rapporto costi/ricavi che al 2017 dovrà essere al 50%, anziché il 58% cui si puntava per il 2015.

ITALIA. TRE MILIARDI DI LAVORI SEGRETI USA ALLE COOPERATIVE, (seconda parte)

Http://corrieredellacollera.com

Articolo di David Vine seconda parte
Con la creazione di AFRICOM , la cui sede principale rimarrà in Germania , Napoli è ora sede di un ambiente adibito a US Naval Forces Europe -US Naval Forces Africa . Significativamente, il suo sito web mostra ben visibili i fusi orari di Napoli , Gibuti , Liberia , e la Bulgaria

Nel frattempo , la Sicilia è diventata sempre più importante nella guerra globale al terrore dell’epoca. Il Pentagono ha trasformato la Sicilia in un importante nodo delle operazioni militari Usa per l’Africa , che è a meno di 100 miglia di distanza attraverso il Mediterraneo .
Dal momento che l’anno fiscale 2001 , il Pentagono ha speso di più in costruzione presso la Air Station Sigonella Naval – quasi 300 milioni di dollari – che in qualsiasi altra base italiana.
Oggi Sigonella è la seconda più trafficata stazione di aeronavale in Europa. Sigonella è stata utilizzata per lanciare droni di sorveglianza globale Hawk nel 2002.
Nel 2008 , i funzionari statunitensi e italiani hanno firmato un accordo segreto formalmente permettere lo stazionamento e la manutenzione di droni.

Da allora , il Pentagono ha investito almeno 31 milioni dollari per costruire una manutenzione Global Hawk e complesse operazioni . I droni forniscono la base per 1,7 miliardi dollari per un sistema di sorveglianza terrestre della alleanza NATO , che fornisce capacità di sorveglianza fino a 10.000 miglia da Sigonella .

A partire dal 2003 , ” Joint Task Force Aztec Silence ” ha usato P – 3 piani di sorveglianza basati a Sigonella per controllare gruppi ribelli in Nord e West Africa . E dal 2011 , AFRICOM ha schierato una task force di circa 180 marines e due aerei alla base per fornire formazione antiterrorismo al personale militare africano del Botswana, Liberia , Gibuti , Burundi , Uganda , Tanzania, Kenya , Tunisia e Senegal.

Sigonella ospita anche uno dei tre impianti di trasmissione del servizio di comunicazione satellitare globale e presto sarà sede di una Joint Intelligence per la distribuzione dei dati di , Surveillance & Reconnaissance e l’analisi dei dati e centro di formazione .
Nel mese di giugno , un sottocomitato del Senato americano ha raccomandato il trasferimento di CV- 22 Ospreys ( forze speciali) dalla Gran Bretagna alla Sicilia , dal momento che ” Sigonella è diventato un trampolino di lancio fondamentale per le missioni relative alla Libia , e data la crisi in corso in quella nazione così come l’emergere delle attività di addestramento dei terroristi in Africa settentrionale. “
Nella vicina Niscemi , la Marina spera di costruire un impianto ultra ad alta frequenza per le comunicazioni satellitari, nonostante la crescente opposizione dei siciliani e altri italiani preoccupati per gli effetti della stazione e la sua radiazione elettromagnetica su esseri umani e una circostante riserva naturale.

A causa della densità di basi , il Pentagono ha effettivamente chiuso alcune basi in Italia, tra queste, Comiso , Brindisi e La Maddalena . L”Esercito ha tagliato una parte del personale di Camp Darby , una massiccia base per armi sotterranee e di installazione di impianti di stoccaggio lungo la costa della Toscana. Rimane un centro logistico critico e centro di pre- posizionamento per permette il flusso globale di truppe , armi, e le forniture in Italia via mare, dal momento che l’anno fiscale 2005 , ha visto quasi 60 milioni di dollari di nuove costruzioni .

E quali sono le ragioni d’essere di queste le basi che concentrate in Italia ? Ecco il modo in cui un funzionario militare degli Stati Uniti in Italia ( che ha chiesto di non essere nominato ) ha spiegato la questione a me: “Mi dispiace per l’Italia , ma questa non è la guerra fredda . Non sono qui per difendere Vicenza da un attacco ( sovietico NdA). Sono qui perché abbiamo concordato di essere qui per fare altre cose , sia questo il Medio Oriente o nei Balcani o in Africa . “

Location , Location , Location

Le Basi in Italia hanno svolto un ruolo sempre più importante nella strategia di presidio globale del Pentagono in non piccola parte a causa della posizione del paese sulla carta geografica.
Durante la Guerra Fredda , la Germania Ovest era il cuore degli Stati Uniti e delle difese NATO in Europa a causa della sua posizione lungo le direzioni più probabili di qualsiasi attacco sovietico in Europa Occidentale . Una volta terminata la Guerra Fredda , l’importanza geopolitica della Germania è notevolmente diminuita. In realtà, le basi e le truppe statunitensi nel cuore d’Europa sembravano sempre più condizionate dalla geografia , per via dei maggiori tempi tempi necessari alle Forze aeree per ottenere i diritti di sorvolo dai paesi vicini per arrivare quasi ovunque .

Truppe basate in Italia , al contrario, hanno accesso diretto alle acque internazionali e lo spazio aereo del Mediterraneo . Questo permette loro di intervenire più rapidamente dal mare o dall’aria . Come Assistente Segretario dell’Esercito Keith Eastin ha detto al Congresso nel 2006 , posizionando la 173 ^ Brigata Aviotrasportata al Dal Molin , si posiziona strategicamente l’unità a sud delle Alpi , con facile accesso allo spazio aereo internazionale per una rapida implementazione e operazioni di rapida entrata . “

Abbiamo visto il Pentagono approfittare della posizione in Italia dal 1990 , quando Aviano Air Base svolto un ruolo importante nella prima guerra del Golfo e in interventi degli Stati Uniti e della NATO nei Balcani ( un salto attraverso il mare Adriatico in Italia ) . L’amministrazione Bush , a sua volta , ha basi in Italia alcuni dei suoi ” duraturi ” avamposti europei nel suo presidio globale spostato a sud e ad est della Germania . Negli anni di Obama , il coinvolgimento militare in aumento in tutta l’Africa ha reso più attraente l’ opzione ” basi in Italia”.

” La flessibilità operativa sufficiente”

Oltre alla sua posizione , i funzionari americani amano l’Italia , perché , come lo stesso funzionario militare mi ha detto , è un ” paese che offre sufficiente flessibilità operativa . ” In altre parole , fornisce la libertà di fare ciò che si vuole con restrizioni minime e senza problemi .

Soprattutto in confronto alla Germania , l’Italia offre questa flessibilità per ragioni che riflettono maggiore libertà di movimento rispetto alle due delle nazioni più ricche e potenti del mondo , la Germania e il Giappone , essendo meno ricca e potente .
Oltre ad offrire i costi operativi , i padroni di casa sono in genere più sensibili alle pressioni politiche ed economiche di Washington . Essi tendono inoltre a firmare ” accordi sullo status delle forze ” – che disciplinano la presenza di truppe e basi statunitensi all’estero – che sono meno restrittive per l’esercito statunitense .
Tali accordi spesso offrono impostazioni meno restrittive quando si tratta di norme ambientali e del lavoro per dare il Pentagono più libertà di proseguire l’azione militare unilaterale con minima consultazione del paese ospitante.

Mentre difficilmente una delle nazioni più deboli del mondo, l’Italia è il secondo paese più fortemente indebitati in Europa , e il suo potere economico e politico impallidisce in confronto alla Germania . Non sorprende , allora , come quell’ ufficiale del Pentagono in Italia mi ha fatto notare , lo Status of Forces Agreement con la Germania è lungo e dettagliato , mentre l’accordo bilaterale fondamentale con l’Italia sulle infrastrutture data dal 1954 è breve ed è ancora classificato ” segreto”. I Tedeschi tendono anche ad essere piuttosto esigenti quando si tratta di regole cui si attengono , mentre gli italiani , ha detto, “sono più orientati alla interpretazione . “

Guerra + Basi = $

La libertà con cui l’esercito americano ha utilizzato le sue basi italiane nella guerra in Iraq è un esempio calzante . Per cominciare, il governo italiano ha permesso forze Usa di impiegarli anche se il loro utilizzo per una guerra perseguita al di fuori del contesto della NATO può violare i termini del contratto di base del 1954.
Un cablo classificato del maggio 2003 spedito dall’ ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, Melvin Sembler e pubblicato da Wikileaks dimostra che il governo del primo ministro Silvio Berlusconi ha dato al Pentagono ” praticamente tutto ” quel che voleva. ” Abbiamo ottenuto quello che abbiamo chiesto , ” ha scritto Sembler , ” su temi dell’ accesso , del transito e dei sorvoli , assicurando che le forze … potranno fluire senza intoppi attraverso l’Italia per arrivare sul campo di battaglia . “

Da parte sua , l’Italia sembra aver beneficiato direttamente da questa collaborazione . ( Alcuni dicono che lo spostamento delle basi dalla Germania verso l’Italia è stato anche inteso come un modo per punire la Germania per la sua mancanza di supporto per la guerra in Iraq . ) Secondo un rapporto del 2010 da Sentinel Security Assessment della Jane , “il ruolo Italiano
nella guerra in Iraq , fornendo 3.000 soldati per lo sforzo a guida USA , ha aperto contratti per la ricostruzione dell’Iraq per le imprese italiane , così come consolidato i rapporti tra i due alleati . ” il suo ruolo nella guerra afgana ha sicuramente offerto prestazioni simili.
Tali opportunità venuto in mezzo approfondendo problemi economici , e in un momento in cui il governo italiano stava girandosi verso la produzione di armi come un modo importante per rilanciare la sua economia . Secondo il Jane , i produttori di armi italiane come Finmeccanica hanno cercato aggressivamente di entrare negli Stati Uniti e in altri mercati .
Nel 2009 , le esportazioni di armi italiane sono aumentate di oltre il 60 % .

Nel mese di ottobre 2008, i due paesi hanno rinnovato un reciproco memorandum d’intesa sugli appalti della Difesa ( un accordo di ” nazione più favorita ” per le vendite militari ) . E ‘stato suggerito che il governo italiano possa aver girato Dal Molin ai militari degli Stati Uniti – gratis – in parte ad assicurare per sé un ruolo di primo piano nella produzione di ” l’arma più costosa mai costruita “, il caccia F-35 , tra le altre offerte militari .
Un altro cablo scottante, datato 2009 , questa volta presso l’ambasciata di Roma è dell’incaricato d’affari Elizabeth Dibble , che definisce la cooperazione militare tra i due paesi ” una partnership duratura “.
Essa ha osservato come Finmeccanica ( che è il 30 % di proprietà dello Stato ) ” ha venduto 2,3 miliardi di dollari in equipaggiamenti per la difesa negli Stati Uniti nel 2008 [ e ] ha una forte partecipazione nella solidità del rapporto USA- Italia . “

Naturalmente , c’è un altro fattore rilevante nell’addensarsi del Pentagono in Italia è sono le stesse ragioni per cui i turisti americani affollano il paese, dove anche le truppe statunitensi hanno goduto e godono la dolce vita . Oltre al confortevole soggiorno in belle basi di periferia , circa 40.000 visitatori militari all’anno , provenienti da tutta Europa e non solo, vengono alla base militare livornese di Camp Darby ” la spiaggia americana ” sulla Riviera italiana , rendendo il paese ancora più attraente.

I costi di capisaldi del Pentagono

L’Italia non è in procinto di prendere il posto della Germania come perno del potere militare degli Stati Uniti in Europa .
La Germania è stata a lungo profondamente integrata nel sistema militare statunitense , e pianificatori militari hanno progettato per rimanere in quel modo . Ricorderete infatti come il Pentagono convinse il Congresso a stanziare più di $ 600 milioni di dollari per una nuova base e costruzioni relative a Vicenza ? La giustificazione del Pentagono per la nuova base fu la necessità dell’esercito di trasferirvi le truppe dalla Germania a Vicenza per accorpare la brigata 173 ° in un unico luogo .

Poi , nel marzo scorso , una settimana dopo aver ottenuto l’accesso al primo edificio completato al Dal Molin e con la costruzione quasi finita , l’esercito ha annunciato che , tutto sommato, non avrebbe più accorpato la brigata .
Un terzo dei militi sarebbero rimasti in Germania .
In un momento in cui i tagli di bilancio , la disoccupazione, e la stagnazione economica per tutti , ma i più ricchi hanno lasciato vasti bisogni insoddisfatti nelle comunità intorno agli Stati Uniti , abbiamo investito $ 600 milioni per soli 1.000 soldati che si sposteranno a Vicenza .

Anche con quelle truppe rimaste in Germania, Italia sta rapidamente diventando uno dei numerosi nuovi punti di articolazione per la potenza guerresca degli Stati Uniti a livello globale .
Mentre molta attenzione è stata focalizzata dal presidente Obama sul “Caposaldo Asia “, il Pentagono sta concentrando le sue forze nelle basi che rappresentano una serie di Caposaldi in luoghi come Gibuti sul Corno d’ Africa e di Diego Garcia , nell’Oceano Indiano , Bahrain e Qatar nel Golfo Persico , la Bulgaria e la Romania in Europa orientale , in Australia , Guam , Hawaii e nel Pacifico , e l’Honduras in America Centrale.

Le base in Italia stanno rendendo più facile perseguire nuove guerre e interventi militari in conflitti di cui sappiamo poco , dall’Africa al Medio Oriente .
A meno che non ci si domandi perché abbiamo ancora basi in Italia e in decine di altri paesi tutto il mondo – come , incoraggiantemente , un numero crescente di politici, giornalisti, e altri stanno facendo – quelle basi ci aiuteranno a condurre , in nome della sicurezza americana ” , ” lungo un percorso di violenza perpetua , la guerra continua , e insicurezza perenne .

David Vine , un Tom spedizione normale , è professore associato di antropologia presso l’American University , a Washington, DC . Egli è l’ autore di Isola della vergogna : La storia segreta della base militare USA a Diego Garcia . Ha scritto per il New York Times , il Washington Post , il Guardian , e Mother Jones . Attualmente sta completando un libro sugli effetti delle basi militari USA al di fuori degli Stati Uniti . Per maggiori informazioni sui suoi scritti,
http://corrieredellacollera.com/2013/10/04/italia-tre-miliardi-di-lavori-segreti-usa-alle-cooperative-seconda-parte/


 

Quella famiglia targata Barilla

Non molti giorni fa, Guido Barilla, il presidente della multinazionale di Parma, ha incautamente pronunciato, nel programma radiofonico “La Zanzara”, una frase che molto ha fatto discutere: “sono per la famiglia tradizionale, non realizzerò mai uno spot con i gay”. La dichiarazione ha subito creato l’usuale chiacchiericcio mediatico su internet, dando vita – come sempre accade – ai due blocchi identitari dei sostenitori e dei detrattori.

Fermo restando che questi pseudo-dibattiti corrispondono ad altrettante manifestazioni di una precisa strategia volta a produrre la distrazione di massa rispetto ai rapporti di forza e alle contraddizioni reali, siamo fermamente convinti che l’omofobia debba essere incondizionatamente combattuta, come del resto tutte le forme di discriminazione. Delle quali – giova ricordarlo – il classismo imperante che il fanatismo dell’economia produce a propria immagine e somiglianza resta la più grande. Curioso il fatto che il coro virtuoso che denuncia tutte le discriminazioni quasi mai abbia qualcosa da dire sul rapporto di forza capitalistico, subdolamente vissuto come naturale.

Chiarita la necessità di lottare contro tutte le forme di discriminazione, occorre rilevare che ben altra cosa è l’opportunità o, addirittura, la necessità di introdurre il matrimonio gay. Poiché si tratta di un argomento delicato e scivoloso, è bene partire col piede giusto, chiarendo preliminarmente – onde evitare equivoci e l’apertura immediata del fuoco incrociato da parte del politically correct – la nostra posizione: le coppie omosessuali devono essere tutelate e protette nei loro diritti civili e sociali.

Ma il punto della questione sta altrove. L’odierna discussione intorno al matrimonio gay non deve certo essere analizzata, come sempre si fa, dal punto di vista della difesa delle minoranze e dell’amore omosessuale (difesa che – lo ripetiamo – è giusta e massimamente degna di essere perseguita). La si deve guardare da un diverso angolo prospettico, che è quello dell’odierno processo di distruzione della famiglia tradizionale portata avanti dal capitalismo postborghese e postproletario. A questo tema, abbiamo dedicato un intero capitolo – il quinto – del nostro lavoro Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo (Bompiani, 2012), a cui rimandiamo.

Ci limitiamo qui all’essenziale della questione, che sta in ciò: la distruzione della famiglia che si sta oggi verificando con intensità sempre crescente si inscrive nella logica di sviluppo di un capitalismo ormai del tutto incompatibile con le tradizionali forme borghesi – “etiche”, avrebbe detto Hegel – in cui si era sviluppato fino a prima del Sessantotto (famiglia, religione, Stato, ecc.). E la discussione sui matrimoni omosessuali, in questa prospettiva, non deve essere letta come funzionale al giusto e sacrosanto riconoscimento di diritti degli omosessuali, ma alla distruzione delle vecchie forme borghesi di esistenza, vetuste e “bacchettone” finché si vuole, ma pur sempre incompatibili con l’odierna dinamica di oscena estensione totalizzante del codice patologico della forma merce.

Se, infatti, la famiglia comporta, per sua natura, la stabilità affettiva e sentimentale, biologica e lavorativa, la sua distruzione risulta pienamente coerente con il processo oggi in atto di precarizzazione delle esistenze. La lotta ideologica contro la famiglia borghese avviene, per ironia della storia, proprio nel momento in cui il rapporto di forza capitalistico rende impossibile ai giovani sottoposti al lavoro flessibile e precario la costruzione di una famiglia!

L’aveva splendidamente sottolineato Hegel: la stabilità professionale e quella affettiva di tipo familiare costituiscono il fondamento dell’“eticità”, là dove il capitalismo odierno di tipo post- e antiborghese dissolve entrambe. Più precisamente, rimuovendo la stabilità lavorativa tramite il precariato, rende, di fatto, impossibile il costituirsi del nucleo familiare nelle sue forme tradizionali. In questo senso, con le sue battaglie contro la famiglia tradizionale, la sinistra non ha smesso di lavorare per il re di Prussia, assecondando a livello teorico la dinamica stessa del mercato

Non è un mistero, e occorre riflettervi: come avrebbe detto Hegel, il noto non è conosciuto. Dal Sessantotto, la sinistra promuove la stessa logica culturale antiborghese del capitalismo, tramite sempre nuove crociate contro la famiglia, lo Stato, la religione e l’eticità borghese, ossia – lo ripeto – contro tutti quei valori borghesi che sono incompatibili con un capitalismo pienamente sviluppato, ossia con l’allargamento illimitato della forma merce a ogni ambito dell’esistenza e del pensiero.

La difesa delle coppie omosessuali da parte della sinistra non ha il proprio baricentro nel giusto e legittimo riconoscimento dei diritti civili degli individui, bensì nella palese avversione nei confronti della famiglia tradizionale e, più in generale, della normalità borghese in ogni sua estrinsecazione. La sinistra – anche in questo caso, non è un mistero – simpatizza verso ogni forma di “diversità” e, insieme, ha un profondo odio snobistico verso la gente “normale”, verso la vecchia e rispettabile “normalità borghese”. È questo l’aspetto che, tacitamente, il politicamente corretto non può tollerare del discorso del signor Barilla, il suo rivendicare la famiglia tradizionale incompatibile con le logiche del mercato.

Avendo rinunciato al perseguimento di un avvenire alternativo rispetto alla prosa reificante dell’esistente, la sinistra ha scelto di investire culturalmente e politicamente sull’onestà, sulla legalità, sui diritti civili (in un integrale abbandono di quelli sociali). Lungo il piano inclinato che porta all’odierno baratro, in cui il maximum dell’emancipazione possibile sembra consistere nel matrimonio gay (Vendola), nella libertà di interrompere la propria vita individuale a piacimento (Pannella) e in cui la dimensione dei diritti sociali è stata messa del tutto in congedo, la sinistra si è accomiatata, di fatto, da ogni residua dissonanza con le logiche del reale e dell’onnimercificazione sempre più pervasiva.

Con Voltaire, occorre ripetersi finché non si sarà capiti: la vicenda tragicomica della sinistra sta in quella oscena e perversa complicità con il capitalismo trionfante; complicità che, peraltro, la sinistra stessa rivendica con orgoglio, legittimandola nella forma di una realistica considerazione dell’irreversibilità dei processi in atto. Restano impareggiabili, a questo proposito, le patetiche rassicurazioni pre-elettorali di Bersani (“i mercati non hanno nulla da temere dal PD!”, “siamo il partito più europeista”, e così via, di sciocchezza in sciocchezza). La cosiddetta sinistra o passa armi e bagagli all’ideologia del mercato (è il caso del “rottamatore” Renzi, con le sue ridicole serenate per il neoliberismo trionfante) o vive schizofrenicamente la propria identità, unendo un lessico da cooperativa anni Sessanta con l’accettazione supina delle logiche del mercato (esemplare, ancora una volta, Bersani).

La considerazione di Guido Barilla (certo goffa e fuori luogo), come anche la reazione indignata del popolo della sinistra, sono un prezioso segnalatore del problema a cui qui ho solo accennato telegraficamente: l’indignazione di cui il popolo della sinistra è ormai capace sembra riguardare sempre e solo il costume borghese tradizionale (famiglia tradizionale, religione, eticità dei costumi, ecc.), mai il capitale finanziario e l’agire troppo spesso criminale delle multinazionali.

L’innalzamento selvaggio dell’età pensionabile, i tagli lineari dei salari, l’erosione progressiva del welfare state vengono vissute come normali pratiche coessenziali al regime neoliberale, da accettarsi passivamente: si protesta sempre e solo per questioni che non sfiorano mai i rapporti di forza realmente esistenti. Ma i dominati, nell’intera storia umana, erano stati a tal punto integrati nell’ideologia dei dominanti.

Lo stesso Barilla sembra vivere sospeso in una scissione radicale: per un verso, vorrebbe la famiglia tradizionale; per un altro verso, è pienamente inserito nel circuito delle multinazionali e della loro distruzione programmata delle istanze borghesi.

Diego Fusaro
Fonte: www.lospiffero.com
7.10.2013

Troppi debiti con le banche imprenditore agricolo si impicca

L’uomo di 54 anni di Ostuni è stato trovato nella sua azienda: nel brindisino è il terzo suicidio legato alla crisi in meno di un mese

Di SONIA GIOIA
Non ha retto alla morsa dei debiti con le banche e le difficoltà nelle quali versava la sua azienda agricola e si è tolto la vita. Non ha lasciato nemmeno un messaggio d’addio l’imprenditore agricolo ostunese di 54 anni trovato impiccato al cancello scorrevole dell’impresa in contrada Melillo, sulla provinciale che collega Ostuni a Francavilla Fontana. I poliziotti del commissariato di Ostuni al comando del vice questore Francesco Angiuli sono intervenuti sul posto e hanno interrogato i famigliari dell’uomo, a partire dalla moglie e l’unico figlio, che hanno confermato lo stato di prostrazione in cui l’uomo si trovava a causa delle difficoltà economiche, sicuramente alla base della scelta di farla finita.

Si tratta del terzo suicidio scaturito dalla crisi in poco meno di un mese. Verso la fine di settembre, il gestore di un bar nel centro di Martina originario di Cisternino, si è ucciso impiccandosi alla grata di una finestra della propria abitazione. E lo scorso 15 settembre, un operaio 62enne al quale l’azienda aveva appena ridotto le ore lavorative, si è tolto la vita impiccandosi all’interno di un appartamento preso in affitto a Torre Canne.
 
(07 ottobre 2013)
http://bari.repubblica.it/cronaca/2013/10/07/news/troppi_debiti_con_le_banche_imprenditore_agricolo_si_impicca-68092499/

Disoccupazione: effetto collaterale della ricchezza?

Posted By Alberto Medici On 7 ottobre 2013 

 [1]

DA una parte è innegabile che siamo una società ricca. Ricca di mezzi, ricca di tecnologia, ricca di beni materiali. Guardate i vostri armadi. Guardate i vostri elettrodomestici. Aprite un sito a caso di vendita di roba usata (ad esempio subito.it) e troverete di tutto, veramente di tutto, a quattro soldi. Vasche idromassaggio: usate pochissimo, come nuove, assolutamente nuove mai usate: una frazione del loro prezzo di listino, a volte anche poche centinaia di euro e ve la danno. Ma è così per tutto: oggi si sostituiscono oggetti che potrebbero essere riparati, a volte ancora funzionanti, ma magari un po’ fuori moda. Il suocero cambia l’auto e la sua, tenuta benissimo, non gli viene valutata che una pipa di tabacco. Io dico allora: beh, la teniamo per il figlio! Risposta: ma Marco acceterebbe di guidare una macchina così? Non è “da giovane”. Ma come? Una macchina ti deve servire a trasportarti, mica deve essere come un vestito da sera, che se è fuori moda ti fa fare la figura dello straccione.

   [2]

 Dall’altra parte vediamo sempre più ditte che chiudono, sentiamo di imprenditori che saltano, e magari alcuni si suicidano, cominciamo a conoscere amici, parenti o conoscenti, vicini insomma che rimangono senza lavoro. E se questa era una cosa che 20 anni fa era una rarissima eccezione, quasi una cosa di cui vergognarsi, oggi i casi sono sempre più numerosi. C’è la crisi, l’economia non tira, aumentano le tasse, il debito pubblico cresce a ritmi insostenibili, nonostante tutte le manovre e manovrine gli interessi sul debito sono sempre di più. E si avvicina lo spettro: fare la fine della Grecia dove, come ci ha raccontato l’ottima Monia Benini, [3] ormai anche nel centro di Atene sono sempre più numerosi e frequenti i ristoranti e i locali chiusi per mancanza di clienti. Come detto in questa nota, [4] la crisi ha un effetto di divisione: divide la gente fra chi un lavoro certo ce l’ha, e chi non lo otterrà mai.

 Come si conciliano queste due scenette contrapposte? Stiamo parlando della stessa società, dello stesso paese? O sono film diversi? Siamo in una crisi nera o nella più ricca e abbondante [5] delle società?

 In realtà fanno parte delo stesso film: la ricchezza ha prodotto una tale sovrabbondanza di mezzi, che non serve più produrre e consumare ai ritmi forsennati degli anni ’60, ’70 e ’80. E di qui la crisi: perchè una economia basata sull’aumento esclusivo del consumo deve per forza arrivare al suo punto finale, sempre ammesso che non accettiamo tutti di comprarci 12 biciclette 5 motorini , 4 automobili a testa e 24 televisori (ma anche questo non sarebbe possibile per una oggettiva limitazione delle risorse disponibili sul pianeta – grazie a Dio!).

 E l’unica manovra, l’unico sistema che i nostri politici sanno immaginare (non mettere in pratica, per carità, non ci arrivano neanche, ma, insomma, qualche cosa devono far finta di fare pensare progettare, per giustificare gli stipendi da favola che si attribuiscono) è uno stimolo all’economia: buttare sul tavolo (nella gabbia dove siamo tenuti prigionieri, direi io) un po’ di soldi, nella speranza che questo “rimetta in moto il sistema“. Magari qualcuno cambierà cellulare (soldi alla Corea), magari qualcuno si cambierà la TV (soldi al Giappone), magari qualcuno andrà al ristorante (cinese, ormai sono sempre di più) o si prenderà una pizza da asporto in più (dal solito egiziano, ormai gli italiani che fanno le pizze chi li trova più?). Eh sì perchè la soluzione, secondo loro, è tirare avanti ancora un po’, magari qualche annetto, magari a fine legislatura, guadagnare il tempo necessario per mettere da parte acora un pochino, rubare ancora un po’ di risorse alla collettività per sè e la propria famiglia: nessun pensiero all’Italia, ai disoccupati, alle generazioni future. No. Ci pensino loro, quei pezzenti, cosa vogliono: fare i mantenuti a vita? Bamboccioni!

 Per questo la crisi sia benedetta, perchè ci costringe a mettere in discussione il modello portato avanti finora. Non come diceva quell’utile idiota di Giannino [6] in risposta ad una domanda del pubblico, dove alla domanda: “ma quanto può andare avanti la crescita infinita?” rispondeva: “Globalizzatevi, andate a vendere all’estero!“, ma cambiando dal di dentro il nostro modello economico.

  • Passando da una economia della competizione ad una economia di collaborazione;
  • da una rincorsa alla crescita ad una allo sviluppo ecosostenibile;
  • da un consumo sconsiderato di farmaci ad un ritorno ad una sana alimentazione;
  • incentivando energie alternative e di autosostentamento, e la lista potrebbe continuare.

Perchè se continuiamo così sarà sempre più inevitabile che la disoccupazione aumenti; ma se cambiamo modello, e la smettiamo di usare l’avidità come motore principale delle nostre azioni, potremo ridistribuire la ricchezza in modo da moltipicare il benessere.

 -oOo-

 Ma la classe politica di vecchietti rifatti che ci governa questo cambio di passo non lo sa fare. Loro hanno un solo modello in testa, e a quell’età è pressochè impossibile cambiare. Per questo dobbiamo mandarli tutti a casa e mettere al loro posto persone nuove.

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