No Tav, la nuova faccia del movimento: minacce, azioni violente e protesta globale. I timori dell’intelligence (FOTO)

L’Huffington Post  |  Di Andrea Purgatori Pubblicato: 06/10/2013 18:32 CEST  |  

no tav intelligence

Macchinari nei cantieri dati alle fiamme, imprenditori minacciati, una lettera con dentro proiettili destinata a Cgil, Cisl e Uil, un hard disk esplosivo recapitato a un giornalista della Stampa e ancora i timori per la manifestazione nazionale del 19 ottobre a Roma. Cresce la tensione intorno alla protesta contro l’Alta velocità. Ecco quali sono le valutazioni dei nostri servizi di intelligence su quello che si annuncia il mese più caldo per il movimento No Tav.

No Tav chi? Ma soprattutto, dove? Negli ultimi giorni, gli analisti dell’intelligence hanno messo a disposizione del governo, una serie di relazioni sul movimento di protesta contro il cantiere dell’Alta velocità, che fotografano due scenari. Il primo, a breve termine, circoscritto alla manifestazione annunciata per il prossimo 19 ottobre a Roma (con possibile anticipo il 18). Il secondo, più complesso, sull’evoluzione stessa del movimento che starebbe rapidamente modificando la composizione originaria del proprio Dna, la scelta del terreno di scontro e gli obiettivi.

Secondo gli analisti, esiste tuttavia un comune grado di pericolosità rispetto a questa trasformazione e alla scadenza di ottobre che, in una scala da 1 a 10 – dove fino al livello 2 rientra la legittima protesta contro una qualsiasi iniziativa del governo e il 10 configura la possibilità di attentati a persone simbolicamente legate a quelle stesse iniziative – si attesta su un valore di 4,5 con tendenza al peggioramento. Dato che viene considerato “preoccupante”, avendo come termine di comparazione quel 6,5 che fu attribuito agli scontri del 15 ottobre 2011 a Roma, quando un blindato venne dato alle fiamme e i carabinieri che c’erano dentro si salvarono per un soffio.

L’intelligence valuta che negli ultimi mesi il movimento No Tav si sia svuotato di gran parte delle sue motivazioni fondanti (tutela della salute e del territorio), nel tentativo di assumere un ruolo di contrapposizione globale al sistema, con parole d’ordine e su tematiche di carattere sociale (casa, precarietà, lavoro). Questo starebbe producendo un progressivo distacco della gente della Val di Susa dalle modalità sempre più violente della protesta e dall’escalation di minacce e azioni contro uomini, imprese e mezzi coinvolti nella costruzione della Torino-Lione, secondo una strategia imposta dall’arrivo in forze di gruppi di antagonisti e di anarchici.

Meno preoccupante era considerato invece l’appello di settembre rivolto ai No Tav da due esponenti delle cosiddette nuove Br, Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi (“Il movimento deve compiere un altro salto in avanti, politico organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare”), che ricalcherebbe posizioni e richieste già espresse in passato nei confronti di altri movimenti (soprattutto in riferimento alla “dimensione di prigionieri rivoluzionari” dei suoi autori). Ma l’invio di tre missive contenenti proiettili e minacce ai tre segretari regionali dei sindacati degli edili, intercettate pochi giorni fa in un ufficio postale di Torino, ha modificato in peggio anche questo livello di allarme. Che comincia ad esercitare una indubbia pressione psicologica su chiunque sia coinvolto a vario titolo nel cantiere dell’Alta velocità.

Che gli scontri in Val di Susa stiano diventando una sorta di palestra per far crescere una forma di protesta di matrice movimentista molto più ampia, con l’ambizione di allargare lo scontro a livello nazionale è, a detta degli analisti, un fatto ormai oggettivo. Tanto da permettere ad antagonisti ed anarchici (in gran parte spezzini e toscani) di chiamare la piazza per la manifestazione del 19 ottobre con l’obiettivo di portare la Valle in Città e lanciare un segnale forte al sistema sui temi generali legati alla crisi. Anche se, sempre secondo questi scenari, la capacità di aggregare consenso intorno alla protesta non sarebbe al momento nemmeno paragonabile a quella guadagnata negli anni Settanta dalla campagna di attacco portata dalle Brigate Rosse allo Stato, almeno fino al sequestro e all’uccisione di Aldo Moro.

Chi sarà in piazza, a Roma? Per il momento, la lista nelle mani degli analisti comprende movimenti e gruppi vari, dai No Tav ai No Logo, dal coordinamento di Abitare nella crisi ai blocchi proletari metropolitani, dai centri sociali agli anarchici, che potrebbero persino contare sulla partecipazione di gruppi o singoli dalla Grecia e dalla Spagna (quella della presenza nel movimento No Tav di elementi provenienti dall’estero è già una realtà, anche se considerata per adesso non significativa). Mentre è in dubbio l’arrivo di Black Bloc organizzati dal nordeuropa, che normalmente preferiscono andare in trasferta in occasione di appuntamenti internazionali che offrono maggiore visibiltà.

Lo scenario della manifestazione viene dunque considerato ancora troppo confuso. Gli analisti ritengono che l’autorizzazione al corteo avrebbe spiazzato una parte del movimento. Ma sarà davvero così? La preoccupazione che la giornata di protesta possa trasformarsi in una nuova giornata di follia metropolitana è concreta quanto il timore che la cosiddetta rabbia liquida e non completamente radiografabile su cui punta l’ala antagonista più dura per mandare il proprio segnale al sistema, sia più estesa del previsto e più determinata allo scontro. Se così fosse, le conseguenze sarebbero molto più rischiose e imprevedibili.

No Tav, la nuova faccia del movimento: minacce, azioni violente e protesta globale. I timori dell’intelligence (FOTO)ultima modifica: 2013-10-08T12:48:38+02:00da davi-luciano
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