Immigrati, al di là di buonismo e razzismo

di Luciano Fuschini – 04/10/2013
Fonte: ilribelle.com
Il Mediterraneo, culla di civiltà, è diventato voragine infernale. Proviamo a ragionare su quanto è successo, evitando il buonismo catto-progressista e le reazioni irrazionali. Da sempre le nazioni difendono i loro confini. Da sempre violare i confini è reato grave, è aggressione, è invasione. Ciò che è sempre stato avrà pure una ragion d’essere.
L’Italia meridionale è il confine dell’Europa dal lato dell’Africa e del Medio Oriente. Pertanto è dovere dell’Italia e dell’Europa impedire che quel confine sia sistematicamente violato. Non ci vorrebbe molto. Negli anni Novanta l’invasione veniva dall’Albania: quel flusso si è completamente interrotto. Perché non si prendono misure adeguate verso l’immigrazione afro-asiatica? L’Italia dovrebbe ritirare le forze impegnate nelle missioni di pace al servizio dell’Impero e utilizzare i soldi così risparmiati per un pattugliamento sistematico delle coste meridionali del Mediterraneo, pretendendo la partecipazione degli altri Paesi UE che si affacciano su quel mare e un contributo finanziario della Comunità. Non dovrebbe essere impossibile un’azione di pattugliamento notte e giorno con motovedette veloci operanti appena fuori dai limiti delle acque territoriali dei Paesi costieri. I satelliti artificiali e gli aerei da ricognizione non avrebbero la minima difficoltà a individuare subito i barconi e a segnalare le coordinate alle navi militari. A questo punto si procede all’abbordaggio, si catturano gli schiavisti che speculano sul carico umano e li si trascina davanti a una corte marziale, che prevede anche la pena di morte, rispedendo subito indietro i disgraziati stipati nei barconi. Pochi esempi di inflessibilità, respingimenti sistematici, e il traffico sarebbe stroncato.
Perché non si fa? Per i condizionamenti del buonismo, certo, ma si può sospettare altro. Non sarà che quel traffico di carne umana dà ingenti profitti, che finiscono poi nelle Banche e nei Mercati (da scrivere rigorosamente con la maiuscola che si deve alle divinità)? Non sarà che quella massa di immigrati rientra nel calcolo che consiste nella demolizione dei diritti dei lavoratori europei e nell’abbassamento generalizzato dei salari?
Ecco la responsabilità della “sinistra”: fermarsi al dolciastro del dovere di accoglienza,senza scavare nelle cause di un fenomeno epocale di gravità, questa sì, storica, altro che il dibattito sulla fiducia al governo Letta. Nel contempo, mentre si dovrebbero prendere le misure drastiche di difesa dei confini, non si può venir meno all’obbligo di regolarizzare chi vive e lavora da noi.
Fermo restando che la clandestinità è un reato, perché non dare la cittadinanza a figli di emigrati che sono nati in Italia e vi hanno frequentato la scuola dell’obbligo? Perché non concedere la cittadinanza a emigrati che lavorino regolarmente in Italia ininterrottamente da un certo numero di anni, pagando le tasse, e ne facciano esplicita richiesta? Non sono molti in queste condizioni e chi le può dimostrare spesso non è interessato a restare a lungo in Italia. I più, soprattutto provenienti dall’est europeo, ma anche dall’Africa, vogliono soltanto accumulare un po’ di risparmi per tornare nel loro Paese. Molti ci odiano, si sentono umiliati dalla loro condizione e da come li trattiamo, non hanno intenzione di restare sempre qui. Sono considerazioni di buon senso, quello che manca a tanti leghisti e tanti paranoici che vorrebbero le squadracce punitive a caccia di neri, cinesi e islamici (l’avversione per il rumeno stupratore è passata un po’ di moda, per il momento).
Dunque, regolarizzare quella minoranza che ne ha diritto e respingere l’invasione.Questo dovrebbe fare un’Europa che fosse qualcosa di più e di meglio di quell’agglomerato informe al servizio dei banchieri che è. Ma poniamoci anche qualche interrogativo sulla disperazione di quei disgraziati che prima o poi saremo pur costretti a respingere. Fino a pochi anni fa erano rarissimi i libici e i siriani che sbarcavano clandestinamente sulle nostre coste. Ora sono migliaia. Semplicemente è successo che vivevano in Stati con un forte potere centrale che garantiva condizioni di vita dignitose. Noi abbiamo disintegrato quegli Stati, nell’interesse dell’Impero e di Israele. Sarà il caso di dire finalmente che noi stiamo subendo un’invasione dalle carrette del mare, ma a loro volta quei popoli subiscono l’aggressione dei nostri bombardieri e il ricatto della nostra finanza.
Anche quando non li abbiamo massacrati con le bombe, abbiamo devastato la loro economia di sussistenza, povera ma pur sempre adatta alla vita tradizionale di quelle genti, trascinandola nel vortice di una concorrenza internazionale che non possono reggere. Non hanno bisogno della carità pelosa delle associazioni no profit (saranno veramente tali?) nè di aiuti che in realtà sono prestiti da restituire con gli interessi. Avrebbero bisogno di non subire il nostro modello.
Ecco dunque che ragionando un po’ sulle cose da farsi, senza fermarsi all’invettivacontro le ministre progressiste, scopriremmo che la soluzione alla tragedia che ogni giorno si annuncia nei nostri mari e che sconvolge la società europea, è nientemeno che l’esigenza di cambiare il mondo.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46336

Immigrati, al di là di buonismo e razzismoultima modifica: 2013-10-06T13:37:02+02:00da davi-luciano
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