Con la morte di Edoardo erede della famiglia Agnelli, la EXOR (proprietaria di FIAT) passò agli Elkan

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Nella foto Edoardo Agnelli, penultimo a destra, è a Teheran durante la preghiera del venerdì.

Quando venne goffamente suicidato (novembre 2000) fu una bella fortuna per USraele e per la lobby sionista, tenuto conto che lui era musulmano e sostenitore dei diritti del popolo palestinese.

E’ anche bene sapere che Edoardo non si drogava nè beveva alcolici, contrariamente a quanto i media avevano cominciato a scrivere e a dire quando ancora era in vita l’Avvocato Agnelli (forse secondo solo a Berlusconi per frequentazioni di “care” ragazze, ma nessun media ne parlò mai), e rimarcarono per tutta la seconda metà di novembre 2000 .

 

Ho trovato questo interessante documento che vi allego.

Da  http://it.islamic-sources.com/?p=302

 

Giovedì, 15 novembre 2000, ore 10:05 del mattino, mentre Carlo Franchini, vice direttore della rete dei trasporti Torino-Savona, come ogni giorno si trovava sull’autostrada di Savona a svolgere il suo compito quotidiano, si accorge di una Fiat Croma, color grigio, abbandonata a quasi metà del ponte romano, sulla corsia di destra, con i fari ancora accesi e gli sportelli aperti e senza nessuno dentro. Lui all’inizio pensa a un difetto tecnico e quindi all’autista che per lui si era allontanato a piedi per andare a chiamare l’officina che distava poco. Ma quando il personale dell’officina gli dicono che nessuno gli si era rivolto a chiedere aiuto, comincia a credere che doveva successo qualcosa di terribile. Franchini ritorna sul posto e scavalca le spalle laterali del ponte alte un metro e mezzo ed è là che vede, sotto il ponte, il cadavere di un uomo con la faccia in giù. Lui chiama immediatamente le pattuglie della polizia. Il fatto è che per poter raggiungere sotto il ponte, che si chiama Piccola Boscaglia, bisogna percorrere una lunga strada, attraversando campi coltivati e vignetti. Ore undici; la polizia è già presente sulla scena. Il viso dell’uomo è gravemente ferito, ma la carta d’identità trovata nella tasca della sua giacca, conferma che si tratta di Edoardo Agnelli, figlio unico del senatore Giovanni Agnelli, padrone di Fiat e Juventus. Nicola Cavalieri, questore di Torino, è andato personalmente a Lingotto, sede centrale di Fiat, a informare il padre di Edoardo, il quale parte immediatamente con il suo elicottero personale, arriva sul posto e identifica il proprio figlio. Si tratta della famiglia Agnelli e quindi vengono inviati subito diversi gruppi di giornalisti per saperne di più sull’accaduto. Riccardo Bausone, procuratore speciale che si trova là per le indagini, dice ai giornalisti che non si conoscono ancora le cause dell’incidente e che la polizia avrebbe continuato le proprie indagini. Ma sembra che le indagini di cui parlava il procuratore fossero fatte in modo proprio non approfondite perchè la salma di Edoardo, prima del mezzogiorno, viene trasferito al vicino cimitero di Fossano e là il medico di turno, pur affermando l’esistenza delle ferite sulla testa e sul petto, rilascia il certificatio di sepoltura senza eseguire l’autopsia.

Nel pomeriggio nello stesso giorno la salma di Edoardo viene portato a Villa Prosa e il mattino dopo, quando sua madre era già rientrata da New York, viene seppolto in presenza della famiglia Agnelli e senza che fosse presente qualche giornalista. Lo stesso giorno è stato ufficialmente dichiarato il suicidio di Edoardo e tutto ciò mentre Edoardo non aveva lasciato nessun indizio. Lui, la mattina del giorno dell’accaduto, aveva parlato con un tono più che normale con uno degli zii e come di consueto, prima di uscire di casa, aveva ricordato al cuoco il piatto che avrebbe dovuto preparargli per il pranzo. Edoardo Agnelli naque il 6 giugno 1954 a New York. Suo padre, Giovanni, era proprietario del gruppo Fiat. Edoardo frequenta la scuola elementare di San Giuseppe a Torino e poi continua al colleggio di Atlantico in Inghilterra e dopo aver conseguito il diploma, va all’università di Prinston negli Stati Uniti dove continua gli studi in filosofia e religioni fino al dottorato. La ricchezza della famiglia agnelli è tale che i media d’Italia la descrivono come stirpe reale italiana. Il gruppo Fiat fu fondato dal nonno di Edoardo quasi un secolo fa a Torino e oggi è considerato uno dei principali pilastri dell’economia italiana. Ma il gruppo è soltanto una parte della ricchezza della famiglia Agnelli, a cui bisogna aggiungere le case automobilistiche di Lancia, Lamborghini, Alfa Romeo, Ferrari ed Iveco più numerose banche, aziende e società di moda e vestiti, quotidiani come La Stampa, il Corriere della Sera, la società calcistica di Juventus. Ma non dimentichiamo che questa famiglia è anche tra i maggiori azionisti di numerose ditte civile e edile, una fabbrica di elicotteri ecc… addirittura, il ponte generale Franco Romano sotto cui è stato trovato il cadavere di Edoardo, era costruito da una delle aziende di proprietà di suo padre. Gli esperti di economia stimano più di 60 miliardi di dollari il reddito annuale della famiglia Agnelli che è praticamente tre volte quello che la Repubblica Islamica dell’Iran ottiene tramite la vendita del suo petrolio. Ma Edoardo, che era unico erede naturale di tale ricchezza, sin da quando era molto giovane si vedeva che non era interessato a controllare la ricchezza della famiglia come lo voleva suo padre. Lui aveva studiato filosofia e religioni, il chè non c’entrava per niente con Fiat e l’industria automobilistica e quindi dedicava molto spesso il proprio tempo a leggere, attività umanitarie e viaggio.

La società calcistica di Juventus era l’unica parte della ricchezza della famiglia a cui Edoardo presentava una certa attenzione. Lui aveva una certa passione per il calcio ed era proprio per questo che a metà degli anni ottanta prese in mano il controllo di una parte della società calcistica che circa un secolo prima fù fondata dai suoi antenati. Edoardo il 20 aprile del 1986, quando la squadra dei bianco neri faceva gli ultimi sforzi per vincere la Roma dentro lo stadio di Olimpico a Roma, entra nel campo e passa 45 minuti insieme all’allenatore e ai giocatori della Juve. Lui, anche prima, era stato tra coloro che aveva abbracciato Michel Platini a Tokyo nell’85 mentre quest’ultimo teneva in alto la coppa dei campioni. Ma lui, nonostante l’interesse che dimostrava per la Juve, fù licenziato dal suo carico e suo zio Umberto occupò il suo posto. Edoardo passò il decennio novanta senza occuparsi di qualche responsabilità. Era praticamente isolato e quindi passava il tempo leggendo, viaggiando e occupandosi di attività umanitarie. A causa dell’importanza della famiglia Agnelli, la notizia della morte di Edoardo, sin dal primo momento e per qualche giorno, era tra quelle più importanti. Il primo ministro e alcuni ministri d’Italia si sprimevano le loro condoglianze, le due squadre d’Italia e d’Inghilterra fecero un minuto di silenzio come segno di rispetto per Edoardo, personaggi sportivi, giornalisti e addittura gente comune, parlando con le sei reti televisive e i giornali, ricordavano Edoardo. Il titolo principale della maggior parte della stampa italiana era dedicato proprio a lui, mentre migliaia di siti web diffondevano la notizia della morte di Edoardo. I media descrivevano Edoardo come uno sensibile, isolato, timido, drogato e addirittura malato. Ma tra tale quantità enorme di notizie fu pubblicato una piccola notizia su un sito web che conteneva delle cose nuove. Questa notizia riguardava l’annuncio di una formazione di nome L’Associazione Islamica dei Laureati in Italia, in cui si leggeva che Edoardo era stato un musulmano sciita e uno degli ammiratori dell’imam Khomeini e che non si era suicidato ma era stato ucciso dai sionisti come un martire. Ma nonostante ci fossero delle informazioni nuove riguardo Edoardo in quell’annuncio, le quali erano state inviate anche a tutte le agenzie di stampa e media importanti, nessuno di essi ne fece cenno. Ma quali potrebbero essere le motivazioni per confermare tutto ciò?

Sembra che il primo contatto di Edoardo con la Rivoluzione Islamica dell’Iran, risalga al periodo immediato post rivoluzionario, quando lui vide nella tv italiana l’intervista realizzata con il dottor Ghadiri Abianeh che allora era l’addetto di stampa nell’ambasciata iraniana a Roma e quindi decise di rivolgersi all’ambasciata per incontrarlo. Il dottor Hossein Abdollahi era l’amico iraniano più vicino a Edoardo Agnelli. Hossein e il suo fratello Isac avevano studiato al politecnico di Torino e 20 anni fa attraverso L’Associazione Islamica degli Studenti in Italia conobbero Edoardo. Questi due fratelli per via del loro forte rapporto sincero con Edoardo, erano al corrente di molti suoi problemi. il dottor Hossein Abdollahi oggi vive a Madrid. L’hojjatoleslam Ghaffari, ex ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran presso il Vaticano, è colui che 20 anni fa rilasciò per Edoardo il certificato della sua conversione all’Islam. Il signor Hedjazi durante uno dei suoi viaggi in Italia e tramite i ragazzi dell’Associazione Islamica, conobbe Edoardo e più tardi quando Edoardo fece un viaggio in Iran, lo portò a incontrare l’imam Khomeini. L’ayatollah Hashemi Rafsanjani nella pagina 42 del suo libro intitolato “Attraversare la Crisi” fa un breve riferimento all’incontro tra l’imam Khomeini e Edoardo Agnelli. Il signor Hedjazi e il figlio del patron della Fiat durante l’incontro con l’imam Khomeini parlarono di quello di cui gli studenti islamici all’estero avevano bisogno. Rafsanjani racconta che il suddetto incontro ebbe luogo in un sabato nella primavera del 1982 ed erano presenti anche l’ayatollah Khamenei e il signor Ahmad, figlio dell’imam. In quel incontro, l’imam Khomeini baciò la fronte di Edoardo. Egli a causa della posizione finanziaria e politica della sua famiglia, aveva incontrato parecchi leader politici e religiosi del mondo, ma incontrando l’imam Khomeini, rimase intensamente colpito dalla semplicità, dalla moralità e dal carattere di quest’uomo. Bisogna dire che quest’incontro trasformò praticamente la vita di Edoardo. L’interesse di Edoardo verso l’imam era talmente grande che Igor Man, noto giornalista ebreo italiano, parecchio tempo dopo la morte di Edoardo, in un suo articolo pubblicato su La Stampa, senza accennare al fatto che Edoardo si era convertito all’Islam, parlò della grande ammirazione di Edoardo nei confronti dell’imam e cercò di insinuare che Edoardo soffriva di problemi psichici e di depressione e che era per questo motivo che voleva bene all’imam KhomeiniOggi Torino è la più importante città dell’Italia settentrionale, una città industriale che deve una gran parte della propria importanza agli Agnelli. La famiglia Agnelli è una delle più vecchie a Torino e la maggior parte di fabbriche e aziende in questa città è di loro proprietà. La sede centrale della Fiat è a Torino e molti cittadini sono dipendenti di questo gruppo. La Villa del Sole è situata su una collina nella parte residenziale ricca di Torino; una villa grande e splendida che è considerata la casa principale degli Angelli, dove Edoardo subì le più dure pressioni perchè cambiasse le sue opinioni. Edoardo nel corso di anni fu minacciato, disprezzato, privato dalle normali possibilità di vita e addirittura imprigionato e tutto ciò era solo una parte di problemi che egli dovette affrontare. Nel corso degli anni, Edoardo, anche se per via della sua particolare situazione aveva preferito non svelare il suo essere musulmano, ma era rimasto ugualmente sensibile riguardo i problemi del mondo islamico. Egli durante la guerra nei Balcani e lo sterminio dei musulmani in Bosnia, fu molto attivo e tra le sue note personali, ci sono molte lettere in cui parlava proprio di tale tragedia. Una di quelle è la lettera che lui scrive nel 1992 all’allora presidente francese, Francois Mitterand. Edoardo comincia la lettera criticando duramente la politica dei paesi occidentali nel riconoscere ufficialmente le repubbliche indipendenti di Croazia e Slovenia e parla anche dei problemi del mondo islamico, continuando con la politica estera inglese e in fine chiede a Mitterand di assumere un politica diversa nei Balcani, cercando di aiutare il disarmo dei gruppi armati in Yugoslavia. L’interesse di Edoardo verso l’islam, insieme ad altri pensieri, diede la possibilità al padre per capire che lui non era l’erede ideale per la ricchezza dell’impero familiare. In realtà Edoardo aveva scelto la strada che lo allontanava dalla dirigenza del gruppo Fiat giorno per giorno, ma lui non ne dava nessuna importanza. Verso la fine degli anni ’80, il consiglio d’amministrazione della Fiat si mise a discutere sulla scelta di chi avrebbe dovuto sostituire il senatore Giovanni Agnelli. La dirigenza del gruppo bocciò Edoardo per tale posizione, perchè lo riteneva inadeguato a causa della sua visione religiosa. Ma siccome si trattava dell’erede principale e non uno qualsiasi, avrebbero dovuto trovare una certa scusa per potere convincere l’opinione pubblica. Fu proprio in quel periodo quando accadde l’incidente di Malindi la cui notizia venne diffusa in larga scala dai media di cui una parte era di proprietà del padre di Edoardo. Nell’ottobre del 1990, i media diedero la notizia dell’arresto di Edoardo Agnelli nella città balneare di Malindi in Kenya con l’accusa di avere in possesso, 300 grammi di eroina. Un fatto del tutto falso di cui la polizia keniota se ne accorse molto presto l’errore commesso e in seguito un tribunale del Paese africano lo assolve immediatamente. Però ormai il materiale necessario per nutrire i media era stato fornito. Alcuni della stampa lo chiamarono perfino trafficante di stupefacenti, insinuando il fatto che l’assoluzione di Edoardo era dovuta all’influenza del gruppo Fiat. Lo stesso Edoardo nel 1992, in una lettera indirizzata a Paolo Mieli, direttore del quotidiano La Stampa, contesta le propagande mediatiche errate che venivano diffuse contro lui. Anche se alcuni della famiglia della stampa avevano confessato in modo limitato di aver sbagliato su Edoardo, però con il diffondersi delle dicerie, l’opinione pubblica era già matura per accettare qualcuno che non fosse Edoardo per la dirigenza della Fiat. All’inizio degli anni ’90 il consiglio d’amministrazione della Fiat, eliminando Edoardo, scelse il cugino di quest’ultimo, Giovanni Umberto, some sostituto del senatore Agnelli. Edoardo voleva bene a suo cugino, perciò non solo non obiettò tale scelta bensì gli scrisse una lettera in cui si congratulò con lui per il nuovo incarico e gli consigliò di stare attento con gli appassionati del denaro.

Nel 1977 la famiglia Agnelli dovette affrontare una tragedia: Giovanni Umberto morì a 36 anni per un cancro sconosciuto. Qualche giorno dopo, il consiglio d’amministrazione della Fiat si riunì un’altra volta per scegliere il nuovo sostituto e questa volta fù eletto John Iacci Alkan, nipote ventenne di Edoardo. L’unica sorella di Edoardo si era sposata due volte; la prima con un ebreo sionista e la seconda con un principe cattolico russo. Da entrambi i matrimoni ebbe dei figli e il primogenito era del padre sionista. La scelta affrettata del sostituto del senatore Agnelli lasciò fortmente giù di morale Edoardo che, a differenza della volta precedente, decise di rompere il silenzio e addirittura porsi contro alcuni membri della sua famiglia, i quali avevano intenzione di cambiare il cognome di Alkan in Agnelli. In un’intervista rilasciata al quotidiano Il Manifesto della sinistra italiana, quindi politicamente contro suo padre, Eduardo contestò fortemente questa decisione. La reazione di Edoardo nei confronti della propria famiglia provò che aveva deciso di difendere ad ogni costo il proprio diritto di impadronirsi dell’eredità. Tutto ciò mentre i suoi oppositori di famiglia non avevano nessuna scusa per privarlo. Negli ultimi due anni, Edoardo cercava perfino di occuparsi negli affari della Fiat, incontrava i membri del consiglio d’amministrazione e criticando il loro modo di fare, li parlava delle proprie idee; il consiglio però non dava mai importanza a tutto ciò. Questo sforzo aveva duramente preoccupato una parte della famiglia e probabilmente il ritrovamento del suo cadavere il 15 novembre 2000 era dovuto proprio a questa preoccupazione. Il giorno dopo, il giudice dichiarò che si era suicidato mentre invece esistono molti indizi che negano questa probabilità. Apparentemente si trattano di indizi ignorati volontariamente dal giudice. In base alla testimonianza dei suoi amici che erano stati in contatto con lui fin pochi giorni prima della sua morte, Edoardo psicologiamente si trovava in buone condizioni. Inoltre per un musulmano fedele il suicidio sarabbe stato una cosa impossibile. C’è da prendere in considerazione che Edoardo non aveva assolutamente cambiato i suoi punti di vista religiosi, addirittura nell’ultima settimana della sua vita aveva deciso seriamente di imparare l’arabo per comprendere meglio i concetti coranici. Oltre a tale motivazione, tecnicamente molti fatti negano il suicidio, contrariamente a quello che si diceva. Il dottor Marco Bava, uno degli amici piu’ intimi di Edoardo, ha svolto molte indagini sull’accaduto. In base agli indizi, Edoardo è stato portato al martirio in un’altra località e poi trasferito sotto il ponte con la propria auto. A 40 Km da Torino e sulle splendide pendici delle Alpi c’è un bel piccolo villaggio chiamato Villa Prosa, messo su dagli Agnelli, per dare alloggio agli operai della fabbrica S.K.F. Sulle colline che danno sul villaggio, si trova la villa degli Agnelli con dentro una chiesa e un cimitero. Sul punto più alto del cimitero c’è una piccola chiesa che in realtà è considerata il sepolcro familiare degli Agnelli, dove Edoardo è sepolto come un crisitano.

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Edoardo Agnelli alla preghiera del venerdì a Teheran

Edoardo Agnelli alla preghiera del venerdì a Teheran
Con la morte di Edoardo erede della famiglia Agnelli, la EXOR (proprietaria di FIAT) passò agli Elkanultima modifica: 2013-10-03T11:51:00+02:00da davi-luciano
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