La solidarietà selettiva, tra disoccupati e femminicidi

La vendemmia dei disoccupati fa il tutto esaurito
23 – 09 – 2013 TMNews
La vendemmia come alternativa concreta alla disoccupazione, non solo un’attività folcloristica per ritrovare le radici della nostra cultura contadina. Infatti in tanti hanno chiesto di partecipare alla raccolta delle uve fra agosto e ottobre dando luogo a un “overbooking” in Franciacorta e nell’Oltrepo pavese. Come spiega Claudio Milani di Coldiretti Pavia: “Purtroppo sono tempi di crisi, sono arrivati tantissimi curricula, circa 200, di questi ne abbiamo sistemati una cinquantina e questo è una dato molto positivo”. Non braccianti stranieri sottopagati, alla Vendemmia solidale organizzata in Lombardia da Coldiretti hanno partecipato tanti italiani rimasti senza lavoro, come spiega Davide Stocco proprietario dell’azienda Eredi Cerruti Stocco “Quest’anno abbiamo abbiamo solo italiani, gli altri anni avevamo sempre avuto ragazzi extracomunitari, siamo contenti di questo cambio non per discriminare ma perché siamo contenti di dare lavoro e opportunità a gente del posto”. L’iniziativa di vendemmia a chilometri zero punta a offrire un’opportunità di reddito, con assunzioni regolari e stipendi fra gli 800 e i 900 euro al mese. Il 40% di quelli che si sono fatti avanti vengono dal mondo dell’edilizia, ma ci anche sono tanti i giovani under 30 e donne che hanno perso il lavoro.(immmagini AFP)
video al link fonte originale
http://www.formiche.net/2013/09/23/la-vendemmia-dei-disoccupati-fa-il-esaurito/

SOLO NELLE MARCHE Marche, in 22 mila perderanno il lavoro Non c’è più posto per donne e giovani 
http://www.ilmessaggero.it/MARCHE/marche_lavoro_crisi_giovani_donne_disoccupazione/notizie/329750.shtml

il problema dei camerieri delle banche qual’è?
Napolitano: “La politica eviti rotture” … di coglioni a banche e a ricchi.
E lancia l’appello ai partiti: “Non sprecate questo momento, il Parlamento vada avanti senza incertezze”.
Qui, o si distrugge l’Italia (come ordinato) o si muore!

Bologna accoglie il ministro Kyenge. I militanti Pd: “L’Italia è un Paese razzista”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/09/22/bologna-accoglie-ministro-kyenge-militanti-pd-litalia-e-paese-razzista/719373/

per non parlare del femminicidio
E i 505 omicidi volontari di cui il 29,7% sono femminicidi. – DATI DEL VIMINALE TRATTI DA l’INFILTRATO

Se devono indignare gli omicidi del 30% di tutte le vittime, in quanto donne per cui il restante 70% “non vale altrettanto”, COME MAI per i ben 4 MILA SUICIDI L’ANNO PER CRISI NEMMENO UNA PAROLA??

COS’è UNA SOLIDARIETA’ SELETTIVA??????    


    

Haisam Abu Omar, i jihadisti di Cologno Monzese il califfato della Siria e il nostro antiterrorismo (che dorme)

Monday 23 september 2013

 Ormai Hasaim Abu Omar è una star, in attesa che ci facciano sapere se almeno è ricercato, una cosa è certa che è su tutta la stampa in rete…..Eccovene un bell’ assaggio

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Quando, parecchi mesi fa, sulla stampa venne fuori la foto di Haisam Sakhanh e di Ammar Bacha, due siriani residenti da lungo tempo in provincia di Milano, in tenuta da combattimento in un’imprecisata località del loro paese d’origine, le reazioni del Coordinamento siriani liberi di Milano, di cui i due sono esponenti, furono spavalde. «Non abbiamo nulla da nascondere», risposero dall’organizzazione. «Combattiamo per la libertà». Un imbarazzato silenzio ha invece fatto seguito, una decina di giorni fa, alla diffusione della notizia secondo cui uno dei sette ribelli che in un filmato proposto dal sito del New York Times sparano alla schiena (coperta di lividi ed ematomi) di sette soldati nudi inginocchiati con la testa al suolo sarebbe proprio Haisam Sakhanh, ora noto col nome di battaglia di Abu Omar.

Un conto è presentarsi come coraggiosi partigiani che combattono una dittatura accusata di gravi crimini, un altro violare sotto gli occhi delle telecamere le convenzioni internazionali sui prigionieri di guerra. Soprattutto in un momento in cui il regime di Damasco è sotto processo a livello internazionale per l’uso di armi chimiche, ma anche i ribelli sono nel mirino della critica per il moltiplicarsi di testimonianze relative a violazioni dei diritti umani da parte loro e al loro estremismo politico-ideologico. Inoltre Ammar Bacha, compagno d’armi e amico fraterno di Haisam Sakhanh, non è uno qualunque: notoriamente è il fidanzato di una delle figlie di Nour Dachan, presidente emerito dell’Ucoii, l’organizzazione dei musulmani italiani e residenti in Italia legata ideologicamente e organizzativamente ai Fratelli Musulmani.

A tre mesi dalla notizia della morte di Ibrahim Giuliano Delnevo, il 23enne genovese divenuto estremista islamico e ucciso in Siria mentre combatteva con jihadisti ceceni, la questione dei volontari – siriani residenti in Italia e italiani convertiti all’islam – che partono dal nostro paese per dare manforte ai ribelli è ancora avvolta nel mistero. Foad Aodi, palestinese presidente della Comunità del mondo arabo in Italia, in un’intervista aveva parlato di una cinquantina di elementi, pochissimi dei quali nativi italiani. Fonti investigative lasciano trapelare l’esistenza di almeno due jihadisti italiani in azione in Siria, uno originario di Bologna e l’altro di una non specificata località della Toscana.

Navigando in rete

Per mettere insieme qualche notizia e qualche nome sui ribelli siriani di provenienza italiana e sulla radicalizzazione della loro ideologia politico-religiosa è sufficiente navigare sulle pagine Facebook di Haisam detto Abu Omar (la pagina si chiama Haisam Siria) e di Amar Bacha. Il primo è ritratto con armi sempre diverse: fucili lanciagranate, kalashnikov, Fal belgi, Dragunov russi. E gli slogan che appaiono in bacheca non lasciano dubbi sull’orientamento ideologico del soggetto e dei suoi sostenitori: «La democrazia è nata in Francia, è morta in Egitto (allusione alla nascita dell’islamismo attraverso i Fratelli Musulmani, ndr) e sarà riseppellita in Siria»; «Aleppo sarà il cimitero degli alawiti, nipoti delle scimmie» (il regime di Assad è considerato alawita, e l’insulto li parifica agli ebrei, in un detto di Maometto definiti “fratelli delle scimmie”); «Il mio piede schiaccia gli alawiti – Dobbiamo bruciare gli alawiti».

Alcuni dei messaggi sono contrassegnati da due bandiere incrociate, una bianca e una nera, con la scritta «Per il califfato secondo la via di Maometto»: un simbolo usato da gruppi affiliati ad al Qaeda. Una foto mostra altri 2 siriani residenti in Italia che hanno combattuto in Siria. L’immagine ritrae, insieme ad Abu Omar e Ammar Bacha, i fratelli Manaf e Anter Chaddad. Tutti e 4 residenti a Cologno Monzese (Mi) che ora rischia di apparire come la capitale dei jihadisti siriani in Italia. Che pare usino riunirsi in un bar gestito da cinesi in corso Roma.

Intanto al Viminale si dorme il sonno dei giusti, lo stesso sonno che dormivano quando il prode Hasaim se n’e’ andato a fare il macellaio in Siria, alla faccia dell’obbligo di firma che aveva qui. Ma fanno bene a dormire…tanto ci pensano la Kyenge e la Boldrini. Alla fine sono  extracomunitari. Magari un pò assassini ma non si può avere tutto….alla fine si integreranno pure loro. In attesa di tagliare le nostre, di teste

 http://informare.over-blog.it/article-haisam-abu-omar-i-jihadisti-di-cologno-monzese-il-califfato-della-siria-e-il-nostro-antiterrorismo-120200602-comments.html#anchorComment

 

Ed i disoccupati italiani continuano a suicidarsi. E’ Emergenza? Manco per niente

Brindisi: disoccupato si toglie la vita nelle scale di casaPrevisioni meteo Sardegna comune per comune Guarda l’Agenda Tutto su trasporti e appuntamenti Guida Spiagge La guida alle spiagge della Sardegna Ha lasciato un biglietto per spiegare i motivi del suo gesto l’uomo di 57 anni che oggi a Mesagne (Brindisi) si è ucciso impiccandosi nella
tromba delle scale del condominio in cui viveva. Era disoccupato e aveva alcuni debiti che però, come hanno spiegato i familiari, non ammontavano a cifre ingenti. Poco prima di togliersi la vita ha inviato un sms a un parente per chiedere scusa

http://www.unionesarda.it/news/news_24_italia/2013/09/23/brindisi_disoccupato_si_toglie_la_vita_nelle_scale_di_casa-21-330974.html

PUTIN “CENSURATO” DAI MEDIA ITALICI: L’EUROPA NON E’ IN GRADO DI INTEGRARE COSI’ TANTI STRANIERI, CORRETE IL R ISCHIO DI PERDERE VALORI MORALI SCOLPITI NEI MILLENNI

Queste idee sono pienamente condivise da
G A Zjuganov, Presidente del Comitato centrale del Partito comunista della Federazione russa, nonché capogruppo comunista presso la Duma,

Posted on settembre 23, 2013

L’Europa di Putin: identità, tradizione, demografia. Il discorso di Valdai censurato dai giornali.

di Max Ferrari

Il destino della Russia e dell’Europa, le identità, il multiculturalismo, l’immigrazione: di questo han discusso politici russi (anche dell’opposizione) ed esperti di ogni paese riuniti a Valdai, ma di tutto ciò cos’è uscito sui giornali italiani? Nulla, se non una battuta scherzosa di Putin su Berlusconi “processato perchè si intratteneva con delle donne, ma se fosse stato omosessuale nessuno lo avrebbe toccato con un dito”.

Su questa boutade le nostre penne più famose si sono gettate in lunghi articoli scandalizzati contro la Russia, “omofoba”, “illiberale”, etc. ma non hanno scritto una riga sulle parti pregnanti del discorso ufficiale di Putin da cui sono emerse tematiche scottanti per anche per l’Europa sottomessa alla UE e sicuramente condivise da una larghissima fascia di italiani.

Senza dimenticare, inoltre, che nessuno di questi “indignati”, soprattutto di sinistra, ci ha spiegato come mai il Prof. Romano Prodi, colonna del centrosinistra e fresco candidato del PD alla presidenza della repubblica fosse lì, a Valdai, sorridente e amichevole al fianco di quel Putin che la stampa sinistrorsa definisce un dittatore. E’ impazzito Prodi o scrivono menzogne i giornalisti “liberali e progressisti”?  Facile la risposta, ma andiamo oltre e arriviamo alle cose censurate ma interessantissime come il rapporto tra identità di popolo, identità di genere,demografia e immigrazione.

In Italia, a fronte di un generale calo demografico occidentale, la sinistra, e in particolare il ministro Kyenge, da un lato propone lo smantellamento anche semantico della famiglia tradizionale (con l’eliminazione delle parole “padre” e “madre”), dall’altro propone come “soluzione” l’arrivo incontrollato di immigrati che in teoria dovrebbero “ringiovanire” il paese e “arricchirlo” ma che di fatto crea instabilità e rischia di trasformarsi in una forma di colonizzazione culturale con  le tradizioni autoctone che in alcune zone diventano minoritarie e gli abitanti nativi costretti ad adeguarsi a usi e costumi degli immigrati.

La Russia, invece, ha una visione del problema e soluzioni diametralmente opposte che Putin ha voluto chiarire:

“Gli Europei si stanno estinguendo. Non lo capite? E i matrimoni tra persone dello stesso sesso non producono figli. Volete sopravvivere attraendo immigrati? Ma la società non è in grado di integrare così tanti immigrati”.

La salvezza dell’identità nazionale e culturale, sta secondo il presidente russo, nella difesa della tradizione religiosa: “Senza i valori cardine della cristianità e delle altre religioni mondiali, senza le norme morali scolpite nei millenni, le persone inevitabilmente perderanno la loro dignità umana”.

Un processo di dissoluzione che la Russia rifiuta di adeguarsi e Putin critica quelle “nazioni Euro-atlantiche dove ogni identità tradizionale inclusa quella sessuale è rigettata… dove c’è una politica che parifica le famiglie con molti bambini a quelle omosessuali, il credere in Dio con il suo contrario”.

Poi ha raggiunto la summa di tanti discorsi che si intrecciano affermando una cosa che da noi è ormai vietato dire e addirittura pensare (ma non siamo nell’Occidente liberale?): “Ogni diritto delle minoranze deve essere rispettato, ma il diritto della maggioranza non può essere messo in discussione”.

Putin, dunque, da un lato lancia un programma di resistenza culturale valido per tutta l’Europa e dall’altro, pragmaticamente, afferma: “Ogni nazione approva le leggi che ritiene, ma lasciate fare alla Russia le proprie scelte secondo il nostro modo di vedere”.

Messaggio chiaro: non sono gradite intromissioni straniere con il pretesto della “democrazia” e l’opposizione interna, rappresentata a Valdai dal sindaco di Ekaterineburg, è invitata a un dibattito costruttivo nell’interesse nazionale e non a farsi strumento di quei gruppi di pressione esterni che in altre nazioni dell’est Europa e dell’Asia centrale hanno portato alle disastrose “rivoluzioni colorate”.

Non a caso Putin ha spiegato che l’Ucraina, sconquassata dalla famosa rivoluzione “arancione”, è liberissima di scegliere se far parte della UE o dell’Unione Doganale Eurasiatica, ma che se scegliesse la UE non potrà poi pretendere di interagire liberamente coi mercati russi e con Mosca lanciata nel progetto di integrazione eurasiatica:”un progetto- ha spiegato Putin- mirato alla protezione dell’identità dei popoli dello spazio Eurasiatico nel nuovo secolo e nel nuovo mondo”.

Gli eurasiatisti francesi amano parlare dell’asse “Parigi-Berlino-Mosca”, che non piace per nulla alla sinistra di Hollande, ma affascina Marine Le Pen e, per una pura coincidenza, uno dei politici stranieri più importanti invitati a Valdai era l’ex premier francese François Fillon, uomo della destra moderata, che in questi giorni in patria è stato criticatissimo perchè ha osato far capire che in caso di ballottaggio tra la Le Pen e la sinistra, lui potrebbe pensare di votare Marine. Una svolta epocale per la politica francese fondata sull’esclusione dei nazionalisti.

Proprio Fillon ha fatto a Putin la domanda dell’anno: “si candiderà ancora alle presidenziali del 2018?”. Il presidente ha detto che non lo esclude e tutta l’Europa identitaria che ormai lo vede come “faro” continentale ne è ben contenta.

https://www.facebook.com/pages/Politici-che-non-hanno-MAI-lavorato-ELENCO-UFFICIALE-MANDIAMOLI-A-CASA/274354875910343

FONTE:

http://maxferrari.net/2013/09/22/leuropa-di-putin-identita-tradizione-demografia-il-discorso-di-valdai-censurato-dai-giornali/
http://bastacasta.altervista.org/p4303/

I soldati israeliani hanno attaccato un convoglio di diplomatici europei che trasportava tende e aiuti umanitari per le popolazioni senza tetto della Valle del Giordano

come mai nessuna mozione per un intervento umanitario viene presentata all’ONU????

Hollande ritiene questo comportamento accettabile? e Cameron? E Obama?

 DOPO LA NEGAZIONE, DA PARTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, DEI FINANZIAMENTI UE ALLE ENTITÀ CHE OPERANO ALL’INTERNO DEI TERRITORI OCCUPATI PALESTINESI, I RAPPORTI TRA ISRAELE E UNIONE EUROPEA SONO SEMPRE PIÙ LABILI

Israele              Israele ed Europa, ununione a rischio

I soldati israeliani hanno attaccato un convoglio di diplomatici europei che trasportava tende e aiuti umanitari per  le popolazioni senza tetto della Valle del Giordano, all’interno dei Territori Occupati Palestinesi. L’incidente, avvenuto venerdì 20 settembre, ha coinvolto l’Acted, un’organizzazione francese sovvenzionata dalla struttura umanitaria dell’Unione Europea, e le Forze di Difesa Israeliane (IDF), nei pressi di Kirbet Makhoul, dove risiedono circa un centinaio di palestinesi che vengono erroneamente definiti beduini dallo stato di Israele. L’obiettivo è infatti quello di sfollare tutte queste zone, come ad esempio la famosa zona E1, abitate appunto da “beduini”, tendenti per loro natura a spostarsi a seconda del corso delle stagioni, così da poter ampliare i vicini insediamenti. Abitazioni, stalle e una scuola materna erano già state demolite lo scorso lunedì, durante un raid notturno dell’esercito, proprio nell’area rurale di Makhoul, con l’imputazione di non avere i permessi di costruzione adeguati. Nonostante la distruzione di tutte le loro proprietà e delle strutture di sussistenza, gli abitanti si sono rifiutati di abbandonare la propria terra, dove hanno vissuto e pascolato i loro greggi per generazioni.

 La situazione di emergenza ha portato all’intervento del Comitato Internazionale della Croce Rossa(ICRC) che, nei giorni successivi alle demolizioni, ha cercato di  portare nella zona mezzi di sostentamento e tende. Azione che è stata immediatamente fermata dalle forze di sicurezza israelianeche hanno “invitato” l’ICRC a smantellare immediatamente i rifugi. Arriviamo così a questo venerdì, quando una delegazione di diplomatici provenienti da Francia, Regno Unito, Spagna, Grecia, Svezia, Irlanda, Australia, Brasile e alcuni rappresentanti dell’EU e dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) è stata bloccata dall’esercito israeliano perché colpevole di trasportare aiuti umanitari.

 Marion Castain, diplomatica francese, dichiara di essere stata trascinata fuori dalla vettura, gettata a terra e minacciata con un fucile puntato dritto in faccia, con l’accusa di aver schiaffeggiato un soldato,senza alcun riguardo per l’immunità di cui dovrebbero godere tutti i diplomatici. A tal proposito è interessante sottolineare quanto lo stato israeliano sia invece attento al trattamento ricevuto dai propri rappresentanti in giro per il mondo, tanto da riportare sui suoi media nazionali ogni sgarbo diplomatico subito dai funzionari israeliani, che la maggior parte delle volte si manifesta in un’accoglienza più fredda rispetto a quanto siano abituati a ricevere nei paesi “amici”.

 

  Il blocco del convoglio ha suscitato una serie di contestazioni da parte di palestinesi e internazionali presenti sul posto, immediatamente fermati con sound bombs, mezzi anti sommossa, e con l’arresto di tre palestinesi, accusati di aver lanciato pietre oltre ad aver organizzato e coordinato l’azione di aiuto.

 I rappresentanti dell’UE hanno già contattato le autorità israeliane per chiedere spiegazioni e hanno espresso la loro preoccupazione per l’incidente “, ha dichiarato la portavoce di Catherine Ashton, responsabile della politica estera dell’Unione Europea. L’ambasciatore dell’UE in Israele avrebbe infatti chiamato il ministro degli Esteri Vice Direttore Generale per l’Europa, Rafi Shutz, per lamentarsi dell’accaduto. La risposta di Shultz è stata che le IDF si sono limitate a far rispettare una decisione della corte suprema e che i diplomatici erano pertanto impegnati in azioni illegali, abusando così della loro posizione privilegiata.Di diverso avviso un rappresentante UE che interpreta questo avvenimento comeuna chiara violazione del diritto internazionale umanitario e della Convezione di Ginevra, secondo la quale la forza occupante dovrebbe dimostrarsi attenta alle esigenze delle persone sotto occupazione, oltre a rappresentare un palese ostacolo per la ripresa dei colloqui di pace.

 Quella di Kirbet Makhoul è la terza comunità beduina della Cisgiordania che ha ricevuto ordine di demolizione dall’agosto 2013, secondo i dati forniti dall’OCHAIsraele si trova a vivere un periodo strategicamente e diplomaticamente importante per i rapporti con l’Unione Europea, uno dei suoipartner storici. Le nuove direttive della Commissione Europea, infatti, entreranno in vigore nel 2014, e molti rappresentati delle nazioni europee stanno spingendo affinché l’Europa faccia rispettare a pieno l’articolo 2 dell’Accordo di Associazione UE-Israele secondo cui “Le relazioni tra le parti, così come le disposizioni dell’accordo stesso, devono essere basate sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici che guidano le politiche interne e internazionali, e costituiscono un elemento essenziale di questo accordo”.

 In un momento in cui il rispetto dei diritti umani e delle direttive internazionali sembra tornato in voga presso le sedi europee, una “scaramuccia” del genere potrebbe costare cara al solitamente immune stato di Israele.

http://www.correttainformazione.it/esteri/israele-ed-europa-unione-a-rischio/

Marocchino aggredisce autista: “Sporco italiano”. La Kyenge non dice nulla?

Scritto da: Christian De Mattia
«Sporco italiano!» È l’insulto che si è sentito rivolgere l’autista di un bus da un marocchino, che prima si è scagliato contro il mezzo e poi contro il conducente. È accaduto in via Eroi della Difesa, a Spinaceto, Roma. Il bus è stato assaltato dall’immigrato mentre era fermo a un semaforo, lontano dalla fermata. L’aggressore ha cominciato a picchiare con violenza sulle portiere della vettura e l’autista, per scongiurare eventuali danneggiamenti, le ha aperte. A quel punto però il marocchino è salito sull’autobus e, intrufolandosi nella cabina di guida, ha aggredito il conducente. All’aggressione fisica sono seguite le offese verbali.
Ci piacerebbe sapere che ne pensa la Kyenge di questo episodio. E’ questa l’integrazione a cui mira. Quella in cui ci insultano e aggrediscono in questo modo?
http://www.ilradar.com/marocchino-aggredisce-autista-sporco-italiano-la-kyenge-dice-nulla/

Emergenza case???? No, razzismo

esempio di razzismo. Si vuol far credere che gli italiani, pieni come sono di seconde e terze case, fingono di non avere l’alloggio per non dover dare le case agli immigrati come proposto dalla Kyenge (ovviamente considerazione amara ed ironica).
Emergenza case???? No, razzismo

Casa, tensione in Campidoglio “Alloggi popolari al posto dei residence”
Alcuni manifestanti hanno infranto il vetro del portone del Campidoglio. Interrota la seduta per motivi di ordine pubblico. I moòvimenti chiedono alternative al bonus da 700 euro

Fischietti, tamburi e striscioni. E’ protesta per la casa in Campidoglio dove alcune centinaia di persone appartenenti ai comitati per il diritto all’abitare si sono date appuntamento. La tensione è salita dopo le 17 quando alcuni manifestanti hanno spaccato a pugni il vetro esterno al portone di accesso al Campidoglio. La seduta in aula Giulio Cesare è stata sospesa “per motivi di ordine pubblico”.

“Marino l’emergenza casa non si fermerà finché risposta non ci sarà”, “la lotta per la casa non accetta i tuoi 700 euri, Roma si barrica” e “la casa popolare è un diritto, sindaco non pagarci” le scritte che si leggono sui lenzuoloni. Mentre la folla urla, sui gradini della scala della Lupa, ora occupata, “Marino aprici il cancello!” chiuso per sicurezza dalla polizia municipale. Il sindaco, da Milano, replica: “Ogni forma di violenza va severamente condannata e ogni forma di illegalità va severamente punita, Roma deve essere una città solidale, partendo dai più deboli, ma è inaccettabile ogni forma di violenza e di illegalità”.

TENSIONE CON LA POLIZIA

I movimenti, che da anni chiedono la chiusura dei residence affittati al Comune da privati, chiedono che agli aventi diritto vadano alloggi popolari e non bonus in denaro da girare poi agli affittuari privati.

Per Luca Fagiano, tra i portavoce della protesta, infatti la chiusura dei residence è subordinata alla concessione di case. “Vogliamo alternative concrete se si devono chiudere i residence, e anche lo stop a sfratti e sgomberi. Se non una moratoria, almeno una marcia indietro da parte del sindaco Ignazio Marino dopo quanto emerso dall’incontro con il prefetto della settimana scorsa (“Marino ci ha chiesto legalità, e gli sgomberi delle occupazioni ne fanno parte” aveva detto il prefetto Giuseppe Pecoraro, ndr)”.

Il Comitato Popolare di Lotta per la Casa, invece, condivide la strada intrapresa dal sindaco di Roma Ignazio Marino ”per chiudere definitivamente gli scandalosi e costosi residence abitativi. La delibera, licenziata dalla Giunta -si legge in un comunicato – ha messo la parola fine ad un sistema che negli anni ha favorito i soliti noti lasciando nel dimenticatoio la dignità delle persone”. Secondo il Comitato Popolare di Lotta per la Casa ”è importante pianificare il progetto di dismissione dei residence affinché le persone possano vivere in maniera dignitosa e nel contempo non escludere altre forme di soluzione come ad esempio l’auto-costruzione all’interno di strutture di proprietà pubblica, modello già esistente nato proprio in dissenso con il crescente utilizzo dei residence che ha segnato le giunte di centro sinistra e di centro destra. Quest’ultima poi ha destinato alloggi in residence con evidente contropartita elettorale”. ”E’ necessaria- conclude il Comitato -una tutela per le famiglie che dia stabilità abitativa e inclusione sociale. Questo provvedimento ha dimostrato ciò che il Comitato sostiene da anni, ovvero, che in questa città non c’è bisogno di cemento privato che non trova mercato ma di interventi sociali sostenibili che recuperino l’esistente verso la soluzione definitiva della precarietà abitativa. Chi oggi si oppone alla chiusura dei residence o non conosce le condizioni di vita delle persone che vi abitano o sovrappongono l’interesse personale al bene collettivo”.
 
(23 settembre 2013)
http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/09/23/news/casa_protesta_in_campidoglio_alloggi_popolari_al_posto_dei_residence-67117513/

ora c’è la ripresa, case per tutti no? nel frattempo, attendere con fiducia sotto il ponte
Napolitano: ci sono segni di ripresa. La politica eviti incertezze e rotture