Agenti segreti infiltrati nei media

Hisham HamzaRéseau International

17 settembre 2013

 Ufficialmente, la DGSE è l’unico a contare tra le sue fila agenti sotto copertura inseriti nella vita civile, compresi dei giornalisti impiegati nei media mainstream.”

La spia del Presidente”, Didier Hassoux, Christophe Labbé e Olivia Recassens 2012

 Bernard Bajolet, nuovo direttore della DGSE

 La stampa e la radiotelevisione francesi hanno diffuso una nota declassificata dell’intelligence circa le “prove” del coinvolgimento del regime siriano nell’uso di armi chimiche contro i “ribelli” e la popolazione civile. Il presente documento (disponibile su diversi siti, tra cui quello della CRIF) è una sintesi sviluppata congiuntamente dal DGSE (Servizio d’intelligence estera) e dalla DRM (Direzione dell’intelligence militare).

In 48 ore, si sono visti dibattiti audiovisivi o leggere editoriali che mettano in discussione la veridicità del documento? Nessuno. Si deve andare su social network, blog di attivisti e siti alternativi per vedere analisi o pareri che svelino l’argomentazione fallace di questa nota ufficiale. Una doppia leggenda continua però ad avere vita facile: la stampa francese è piuttosto di “sinistra” e la sinistra è naturalmente incline all’antimilitarismo. L’apatia dei giornalisti francesi davanti alle “prove” dell’intelligence militare, per giustificare l’intervento militare in Siria, dimostra che non è così. Come spiegarlo? Al di là della mentalità da mandria degli uni e dell’indifferenza degli altri, una terza causa può illuminare un atteggiamento così rassegnato tra molti giornalisti, che si pretende costituiscano un contropotere.

Pubblicato nel gennaio 2012, l’e-bookLa spia del Presidentesull’ex-direttore del DCRI, conferma un segreto di pulcinella: i servizi segreti francesi, sia esterni (DGSE) che interni (DCRI), impiegano agenti coperti e giornalisti infiltrati nei grandi media francesi. La loro missione? Spiare i loro colleghi che indagano e, se necessario, intervenire per disinformare il pubblico su questioni relative alle questioni di sicurezza nazionale. I servizi possono anche finanziare l’addestramento di un futuro giornalista, come confermato da Jean Guisnel nel suo libro sulla storia della DGSE. Infine, alcuni giornalisti già sul posto, possono essere attivati per missioni specifiche con il pretesto del patriottismo e/o del denaro. Tranne ai loro reclutatori, non è noto il loro numero o identità. Solo con la pubblicazione di un libro pieno di rivelazioni, alcuni nomi poterono esser fatti. Come nel caso di Jean-Pierre Van Geirt, ex giornalista di TF1 che fu ‘smascherato’ dall’ex direttore dell’intelligence generale. Altri possono scegliere di confessarlo, come avvenne ad aprile con Denaud Patrick, ex-corrispondente di guerra.

Ma la questione si pone, evidentemente, in periodo di guerra, se la Francia decidesse di attaccare la Siria, l’opinione pubblica potrà essere deliberatamente presa di mira dalla propaganda e dalla disinformazione per garantirsi che sostenga qualsiasi manovra militare su larga scala. Quando il DGSE pubblica un documento rilanciato dai media, in cui sono già inseriti alcuni suoi agenti (travestiti da giornalisti), diventa necessario, in relazione alla verità e all’interesse generale,  dubitare di sostenitori e approfittatori di questa operazione di comunicazione. Ovviamente, molti giornalisti non hanno bisogno di essere pagati dai servizi segreti, se del caso, per farsi strumentalizzare fornendo specifici servizi o, più in generale, chiudendo gli occhi sulla disinformazione fomentata dai loro capi di redazione. La crescente insicurezza del lavoro contribuisce all’auto-censura e all’anestesia del pensiero critico. È per questo che i media mainstream non hanno ritenuto necessario soffermarsi sul significato e le conseguenze della nomina di Hollande Christophe Bigot, a direttore strategico del DGSE, il 1 settembre. La coincidenza è gustosa: l’ex-ambasciatore in Israele, ammiratore delle pulizie etniche di David Ben Gurion e vicino alla classe politica di Tel Aviv, inizia i suoi compiti, mentre la Francia è in procinto di entrare in guerra contro la Siria, un Paese per cui il clan Netanyahu aspetta con ansia (dal 1996) un cambiamento di regime. E la sua nomina certamente contribuirà a rafforzare la stretta collaborazione occulta, tessuta fin dagli anni ’50 e descritta dallo storico Yvonnick Denol, tra servizi segreti francesi ed israeliani. Ecco perché la DGSE e la DCRI non dovrebbero incontrare difficoltà nel tentativo di modellare l’opinione pubblica attraverso le redazioni francesi da esse infiltrate. Oltre alla docilità dei veri giornalisti, vi sono ancor più numerosi agenti segreti sotto copertura, sempre pronti a farsi prendere la mano giocando al “soldatino” dell’ombra.

A titolo di esempio, una rivista regionale ha, con ogni probabilità, reso un favore al nuovo direttore della DGSE. Ad aprile, ho scritto per Oumma un breve ritratto di Bernard Bajolet. In particolare mi ricordo un aneddoto: il grande capo dei servizi segreti giocava a backgammon con Bashar al-Assad in gioventù. Per rendere visibile l’aura del personaggio, ho inserito un video di Bernard Bajolet, ripreso da La Presse di Vesoul. Come un signore aristocratico, ha mostrato le sue belle fontane  suggerendo di esser felice di avere acquisito l’opulenta proprietà nella regione. Nulla di scandaloso, a priori. Tuttavia, di recente ho scoperto, guardando l’articolo su Oumma, che questo video, pubblicato da La Presse di Vesoul a dicembre, era stato eliminato dopo la pubblicazione del mio articolo. Qualcuno della DGSE, direttamente a Dailymotion o tramite il giornale locale, ha fatto ritirare senza spiegazione questo video. Non c’era alcun rischio per la vita e la reputazione di Bernard Bajolet. Se il personaggio è in realtà discreto, immagini del suo viso circolano su internet e il suo domicilio presso Vesoul è facilmente identificabile. Non importa: lo zelo di un alto funzionario della DGSE ha rimosso un innocuo video dalla rete.

Se si è in grado, stando ai vertici dello Stato, di censurare un video innocuo prodotto da un giornale locale, è facile immaginare quali significativi mezzi di pressione vengono usati per nascondere informazioni che potrebbero influire sulla sicurezza nazionale. O, più precisamente, sull’immagine dei nostri leader.

Addendum 08/09: il quotidiano inglese The Guardian ha oggi dedicato un articolo sui giornalisti-spia nel Regno Unito e sull’impatto di questo doppio impiego nella presentazione politico-multimediale della questione siriana.

 Il              terrorista Haisam abu Omar, già arrestato per l'assalto              dell'ambasciata siriana a Roma del 10 febbraio 2012, è il              criminale cerchiato di rosso nella fotografia, invece, la              signorina, è l'inviata della RAI Tg-3 Lucia Goracci.

 Il terrorista e criminale Haisam ‘abu Omar’, arrestato per l’assalto all’ambasciata siriana del 10 febbraio 2012, assieme all’inviata speciale del TG-3 della RAI Lucia Goracci, velina della NATO, propagandista islamista e supporter del terrorismo in Libia e Siria.

 Lucia              Goracci e Hasaim 'abu Omar'

Lucia Goracci e Haisam ‘abu Omar’

 Husaim              'abu Omar' cerchiato in rosso

Haisam ‘abu Omar’, cerchiato in rosso

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Agenti segreti infiltrati nei mediaultima modifica: 2013-09-20T12:10:00+02:00da davi-luciano
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