TUNNEL DI FIRENZE, RETATA PER CORRUZIONE NEGLI APPALTI TAV

Da: “Il Fatto

 L’EX GOVERNATORE UMBRO AI DOMICILIARI PER ESSERE A “CA P O ” DI UNA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE: DA PRESIDENTE DI ITALFERR HA AGITO ANCHE CONTRO LA SOCIETÀ PUBBLICA

di Davide Vecchi

  Parlo io con Anna (Finocchiaro) non preoccuparti”, “ora deve chiamarla Pier Luigi” (Bersani). La dalemiana Maria Rita Lorenzetti, 13 anni da parlamentare e due mandati da governatore dell’Umbria nonché membro della direzione nazionale del Pd, nominata presidente di Italferr, usava le amicizie politiche e la società pubblica del gruppo Ferrovie dello Stato per trarne “vantaggio personale”, “del marito” e della sua “squadra”. A scapito della stessa Italferr.

 Lo scrive il gip di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, nell’ordinanza di arresto emessa ieri a carico di Lorenzetti e altre dieci persone con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e abuso d’ufficio nel-l’appalto per l’attraversamento di Firenze della Tav.   AI DOMICILIARI con Lorenzetti sono finiti Gualtiero (detto Walter) Bellomo membro della commissione Via del ministero dell’Ambiente; Furio Saraceno presidente di Nodavia; Valerio Lombardi tecnico di Italferr; Alessandro Coletta consulente e all’epoca dei fatti membro del-l’Autorità di vigilanza sugli Appalti pubblici; Aristodemo Busillo della società Seli di Roma, che gestisce la grande fresa sotterranea “Monna Lisa” per realizzare il tunnel Tav sotto Firenze. Una “squadra”, la definisce il Gip, ben collaudata e “più volte richiamata da Lorenzetti che riporta a un articolato sistema corruttivo”.   

 Il sistema era semplice. E ben collaudato. “Lorenzetti – scrive il gip fiorentino – svolgeva la propria attività nell’interesse e a vantaggio della controparte Novadia e Coopsette, da cui poi pretendeva favori per il marito, e mettendo a disposizione le proprie conoscenze personali, i propri contatti politici e una vasta rete di contatti grazie ai quali era in grado di promettere utilità ai pubblici ufficiali avvicinati”. Ed era Lorenzetti che faceva in modo, secondo la ricostruzionedegli inquirenti, “grazie a modifiche normative e accomodanti disposizioni delle pubbliche amministrazioni a copertura dell’operato” della squadra, “la gestione degli scarti della fresa (per scavare il tunnel sotto Firenze, ndr)” (..) venisse “fatta in deroga alla disciplina sui rifiuti”. Inoltre a lei spettava “risolvere positivamente le problematiche insorte, anche penali, relative alla scadenza dell’autorizzazione paesaggistica dell’opera”; “ottenere il massimo riconoscimento possibile delle riserve contrattuali poste dagli appaltatori (Nodavia e le società subappaltatrici, ndr) per una maggiorazione delle spettanze economiche di centinaia di milioni di euro aggiuntivi rispetto al prezzo di aggiudicazione”, “ottenendo i favori e la disponibilità di pubblici funzionari coinvolti nel-l’associazione” a delinquere.   

 

Che l’obiettivo sia far approvare il decreto per la gestione della collina Santa Barbara (dove stoccare i rifiuti), ottenere l’autorizzazione paesaggistica, aiutare il marito Domenico Pasquale (“inserito negli appalti posi-terremoto in Emilia Romagna”), raccomandare gli amici o far nominare qualcuno in posti chiave, il metodo usato – ricostruisce il gip – è sempre lo stesso: “La ricerca di contatti affidabili”.   Lorenzetti si muove anche a Bruxelles. Al telefono con Grillo la presidentessa garantisce che neanche alla Ue ci saranno problemi. “I nostri uffici Bruxelles consigliano di attendere con fiducia senza forzare… (inc.) … ovviamente Bruxelles… adesso io … ecco un’altra cosa… eh… ho risentito… questi nostri uffici di Bruxelles… (…) … che consigliano… eh… di… di… non… cioè di non scapizzare come dire… casomai di utilizzare visto che lì il parlamento è chiuso… (…) … di utilizzare gli eurodeputati che com… che sono nella commissione Ambiente e Territorio… (…) … in questo caso… o… Vittorio Prodi…”.   LA RICERCA di appoggi si rivolge persino al Consiglio di Stato.

 Quando Valeria Lombardi apprende che il presidente di sezione di tale organo deve cambiare, invita, nel corso della telefonata del 18 aprile 2013, Lorenzetti a informarsi sul nuovo arrivato. Lei si riserva di chiedere ad Anna Finocchiaro qualcosa: “Adesso guarda sto andando al Senato perché devo andare a prendere un caffè con Anna… sento se lei conosce… lo conosce… se ha notizie da dove provenga… chi sia insomma”. E coinvolge Finocchiaro anche in occasione del decreto del Fare che dovrebbe azzerare i cda delle controllate pubbliche. L’ex presidente di Palazzo Madama è più volte coinvolta da Lorenzetti. Il 27 luglio 2012 si accorda con Bellomo: “Io sto andando al Senato (…) io fra 5 minuti ci sono (…) ci vediamo lì da Anna… insomma via!”.

LO SPONSOR IN SICILIA   Bellomo:“Di’ a Bersani di rispondere al messaggio di Anna Finocchiaro. Oltre all’assessore Cocilovo potresti avere un altro assessore amico”

USIAMO VITTORIO PRODI   L’ex deputata Pd:“A Bruxelles dobbiamo usare i nostri che sono in commissione Ambiente e territorio, in questo caso Vittorio”

Presidente dell’Italferr, ex parlamentare e governatore dell’Umbria, Maria Rita Lorenzetti LaPresse


   Il politico che si fa manager

Il triangolo magico di Lorenzetti: lo Stato, le Coop, gli amici potenti

di Giorgio Meletti

  È il 3 dicembre 2012. Maria Rita Lorenzetti scrive al presunto complice Valerio Lombardi un sms: “Sabato sera sono stata a cena da Vissani per il suo compleanno e c’era Moretti che ha detto a D’Alema che io ero la sua pres preferita e ha chiesto a Massimo di darci una mano per la gara in Brasile”. C’è tutto il mondo dell’ex governatrice dell’Umbria in quel messaggio. L’amicizia con il cuoco più famoso dell’Umbria segnala il radicamento locale. Moretti è Mauro, numero uno delle Fs, che nel 2010 l’ha presa alla presidenza di Italferr, la controllata che sovrintende ai progetti. D’Alema è il riferimento politico di entrambi, a sua volta amico per la pelle di Vissani.   TUTTO SI TIENE e tutto si confonde. La Seconda Repubblica riesce a dare colore politico a un cuoco, e nello stesso tempo rende intercambiabili i ruoli nelle istituzioni pubbliche, nelle società statali e negli affari, e a rendere il controllore amico del controllato, la guardia complice del ladro.   La parola chiave è “competenza”. Lorenzetti, 60 anni, militante comunista da sempre, a 22 anni era già assessore nella natia Foligno, a 31 sindaco, a 35 deputata. È rimasta a Montecitorio per quattro legislature, dal 1987 al 2000, negli ultimi anni come presidente della commissione Lavori pubblici, proprio quando c’era da impostare la ricostruzione dell’Umbria dopo il terremoto, e quando il sottosegretario ai Lavori pubblici era un altro dalemiano di ferro, Antonio Bargone, oggi presidente della Sat, la nuova autostrada tirrenica (un altro politico che si fece manager).   Nel 2000 Lorenzetti diventa governatrice e regna per dieci anni, poi resta a piedi perché è vietato il terzo mandato. E qui la soccorre Moretti, in piena era berlusconiana, ma sappiamo che non è un problema: presidente di Italferr, la società che, come si legge nel sito, “è fortemente impegnata nella progettazione e nella realizzazione di opere compatibili a livello ambientale e con i bisogni e le attese espresse dalla collettività”.   Ci diranno adesso i magistrati di quale collettività si interessasse la presidentessa. Di sicuro c’è una variegata collettività in cui tutti fanno tutto e lei, che dovrebbe difendere ambiente e denaro pubblico, ha lo stesso tono complice anche con inquinatori, appaltatori e pubblici ufficiali infedeli.   “LA SQUADRA”, la chiama lei, ossessivamente, nelle telefonate in cui si compiace dei risultati ottenuti. Come quello di far fuori l’architetto Zita, il dirigente della Regione Toscana che si ostina a considerare rifiuti (da trattare come tali) i materiali di scavo grattati via dalla fresa per il tunnel ferroviario sotto Firenze. Zita è “uno stronzo”, squittisce la signora al telefono. Infatti viene fatto fuori e l’assessore toscana all’Ambiente, Rita Bra-merini, dice ai magistrati che la decisione l’ha imposta il governatore Enrico Rossi, con sua sorpresa, motivandola “in termini generici con la necessità di accelerare le pratiche”.   Se passa l’idea che i materiali di scavo sono rifiuti ci saranno costi aggiuntivi per la società che scava il tunnel, la Coopsette. E la Coopsette è una punta di diamante del mondo delle cooperative cosiddette rosse (ormai solo per il colore dei protettori politici). Ma la Coopsette è anche azionista chiave della Holmo, primo azionista della Finsoe, che controlla la Unipol, che è stata chiamata da Mediobanca a salvare la Fonsai di Salvatore Ligresti. Una trasversalità infinita tra aziende che sanno compensare i propri interessi anche se appartengono a galassie politiche diverse, e trovano sempre nelle istituzioni orecchie attente sia che governi il rosso sia che governi il nero. E così il 17 gennaio 2013, quando scoppia lo scandalo con gli avvisi di garanzia, Lorenzetti telefona al capo Moretti e parla chiaro: “Siccome so come ci si deve comportare in questi casi io domani stesso ti mando fa mia lettera di dimissioni”.

Moretti

TUNNEL DI FIRENZE, RETATA PER CORRUZIONE NEGLI APPALTI TAVultima modifica: 2013-09-18T10:23:21+02:00da davi-luciano
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