PERCHÉ USA, INGHILTERRA, UNIONE EUROPEA E ISRAELE VOGLIONO DISTRUGGERE LA SIRIA ?

DI ADRIAN SALBUCHI
informationclearinghouse.info

Una giovane dalla voce delicata che vive la crisi siriana la descrive con molto più buon senso, verità e onestà dei potenti governi occidentali e dei loro mass media controllati dal denaro come burattini.

Identificandosi semplicemente come “siriana, patriota, anti-neocon, anti-nuovo-ordine-mondiale, anti-sionista”, lo scorso anno ha aperto un suo canale YouTube (YouTube/User/SyrianGirlpartisan).
In un breve video (nove minuti) spiega “otto ragioni per cui il Nuovo Ordine Mondiale odia la Siria”. Faremmo tutti bene ad ascoltarlo …

Nella foto: La banca centrale della Siria in Sabaa Bahrat Square a Damasco

Le sue “Otto ragioni principali per cui ci odiano” è un eccellente resoconto, applicabile praticamente a quasi tutti i Paesi rispettabili del mondo: nessuna banca centrale controllata dai Rothschild; nessun debito dal FMI; nessun OGM, petrolio o oleodotti; società anti-segrete, anti-sioniste; laicismo e nazionalismo.

Il suo breve messaggio si svela come una sorta di manuale di buon senso, che spiega perché gli Stati Uniti, l’Inghilterra, L’Unione europea (specialmente la Francia) e Israele sono così ansiosi di distruggere la Siria, un Paese il cui leader non si piegherà di fronte alle élite del Nuovo Ordine Mondiale immerse a fondo nelle strutture di potere pubbliche (i governi) e private (le aziende e le banche) delle potenze occidentali.

Descrive queste otto ragioni in maniera succinta e convincente, dando molto da pensare con la speranza di ispirare una profonda ricerca interiore. Questo è vero soprattutto per i cittadini di USA, Inghilterra, UE e Israele, i quali sono gli unici che possano applicare una pressione diretta sui loro politici eletti di Washington, Londra, Parigi, Tel Aviv e delle altre capitali occidentali, costringendoli a smettere di comportarsi come dei folli criminali globali e a iniziare a prestare attenzione alle parole delle persone in una maniera responsabile e democratica.

Le otto ragioni per cui il Nuovo Ordine Mondiale odia la Siria

1) La Banca Centrale siriana è pubblica e controllata dallo Stato – In altre parole, gestisce la valuta nazionale stando al servizio del popolo siriano e non dei banchieri internazionali, controllati dalla Rothschild, che operano nei loro covi di New York, Londra, Francoforte, Tel Aviv, Basilea e Parigi.

Questo significa che il volume di valuta che essa emette è adeguatamente sincronizzato con i bisogni reali dell’economia del lavoro, della manodopera, della produzione e di tutto ciò che è utile al popolo siriano, invece di essere sincronizzato con finanziatori stranieri parassiti, usurai e speculatori. Questi ultimi cercano di controllare le banche centrali locali in modo da limitare artificialmente il volume valutario disponibile per i veri bisogni economici, specialmente per quanto riguarda i crediti senza interesse necessari per finanziare infrastrutture utili all’economia: centrali elettriche, strade, lavori del gas, abitazioni, iniziative e imprese private. Questo costringe gli attori produttivi – pubblici e privati – a fare ricorso a prestiti bancari con interessi letali, dando il via all’infinita catena di debiti portando alle cosiddette “crisi del debito pubblico” che colpiscono ogni Paese per decenni.

Distorcendo artificialmente il volume della “valuta pubblica” emessa dalle banche centrali nazionali, che non generano interessi, le nazioni vengono così forzate a ricorrere a prestiti di “valuta privata” ad alto tasso di interesse concessi dalla società segreta monopolistica e privata dei bankster nelle mani di Rothschild, Rockefeller, Warburg, Goldman Sachs, HSBC, CitiCorp e JP Morgan Chase.

È chiaro che si tratta di una buona ragione per eliminare la Siria.

2) La Siria non ha debiti con il FMI – Questo significa che la leadership siriana capisce che il FMI – un’agenzia pubblica multilaterale composta dai governi membri – è controllata dai mega-banchieri internazionali e che agisce come loro revisore contabile e polizia finanziaria ogni qualvolta uno dei suoi membri più deboli finisce nei guai con il debito nazionale, che è un altro modo per dire che raggiungono un punto in cui non possono ricavare abbastanza denaro dalle loro economie reali – il lavoro, la fatica e la manodopera della loro gente – per darlo a quei banchieri parassiti privati internazionali.

In un certo senso, il vero lavoro del FMI è comportarsi come l’autorità tributaria internazionale, solo che non tassa direttamente le persone, ma piuttosto delega agli uffici nazionali. Iniziate a capire le vere radici delle “crisi del debito” che colpiscono Cipro, Grecia, Irlanda, Argentina, Spagna, Italia, USA, Inghilterra, Portogallo e Francia?

Di fatto, le nazioni islamiche rifiutano i prestiti bancari frazionati e le pratiche degli interessi come qualcosa di immorale. Questo è quanto fatto dalla Libia di Gheddafi e quello che la Siria e l’Iran stanno facendo ora.
Dunque, un buon motivo per eliminare la Siria, così come hanno eliminato la Libia e ora puntano sull’Iran.

3) La Siria ha bandito le sementi OGM – Bashar al-Assad ha bandito l’uso di sementi OGM per poter “preservare la salute umana”, sapendo benissimo che i Monsanto di questo mondo vogliono controllare tutte le provviste alimentari del mondo, dato che con l’imminente crisi globale non si tratterà solo del petrolio, ma anche della quantità di cibo che ogni nazione riuscirà a mettere sulla tavola del suo popolo.

Ecco perché dopo aver invaso l’Iraq gli Stati Uniti hanno ordinato l’uso esclusivo di sementi Monsanto. Ecco perché i deboli stati clientelari come l’Argentina stanno avvelenando la loro terra e la gente si sta inginocchiando di fronte alle richieste della Monsanto.

Una buona ragione per la Monsanto per eliminare la Siria.

4) La popolazione siriana è ben informata sul Nuovo Ordine Mondiale – I suoi media e le sue università discutono apertamente dell’influenza delle élite al potere della comunità internazionale. Ciò significa che afferrano perfettamente il fatto che in Occidente il vero potere non è nelle mani della Casa Bianca, del n.10 di Downing Street, del Congresso o del Parlamento, ma piuttosto è gestito dalla potente rete di gruppi di pressione alla guida del Consiglio di Relazioni Internazionali di New York, la Conferenza Bilderberg, la Commissione Trilaterale, l’Americas Society, il World Economic Forum e l’Istituto di Affari Internazionali di Londra, che a loro volta interagiscono con i mega-banchieri, i media, le università, l’esercito, le multinazionali e le aziende di tutto il mondo.

Come spiega adeguatamente la nostra giovane amica, i siriani osano parlare di società segrete come la loggia Skull & Bone dell’università di Yale, tra i cui membri spiccano l’ex presidente George W. Bush e l’attuale Segretario di Stato John Kerry.

Una buona ragione per questi pezzi grossi per ordinare al loro galoppino Obama di eliminare la Siria.

5) La Siria possiede massicce riserve di petrolio e gas – E ci risiamo! Ogni volta che l’Occidente va in guerra per proteggere “la libertà, i diritti umani e la democrazia”, c’è sempre puzza di petrolio, che sia in Iraq, Libia, Kuwait, le Malvinas, l’Afghanistan … La Siria possiede riserve terrestri e marine di petrolio e gas e sta contribuendo alla costruzione di un massiccio oleodotto con l’Iran, ma senza il controllo dei giganti petroliferi occidentali. Di certo, la piena militarizzazione di tutte le zone di riserva e produzione petrolifera, nonché la militarizzazione delle rotte di trasporto per “portare il petrolio a casa” da ogni punto del mondo, è una strategia fondamentale comune a Inghilterra e Stati Uniti.

Un buon motivo per la BP, la Exxon, la Royal Dutch Shell, la Texaco, la Total, la Repsol e la Chevron per voler eliminare la Siria.

6) La Siria è chiaramente contro il sionismo e Israele – Israele opera un apartheid criminale contro i palestinesi occupati. La leadership siriana non ha problemi ad accusare Israele di essere quello che è: un’entità razzista imperialista e genocida, come mostrato dal Muro dell’Odio che il governo israeliano ha eretto intorno alla Palestina. Israele gestisce quello che può essere definito solo come un mega campo di concentramento stile Auschwitz, con milioni di prigionieri maltrattati, umiliati e spesso uccisi.

Questa chiara visione politica veniva condivisa dalla Libia di Gheddafi e dall’Iraq di Saddam e oggi anche da Iran, Cina, Russia e India.

Un buon motivo per i giganti politici come l’AIPAC (American-Israeli Public Affairs Committee), il World Jewish Congress, l’ADL (Anti-Defamation League), Likud, Kadima e Netanyahu/Lieberman per voler eliminare la Siria.

7) La Siria è uno degli ultimi Stati musulmani laici in Medio Oriente, mentre gli ebrei sionisti che credono nella supremazia della loro razza, come pure i rinati cristianiisraelo-Bushisti in occidente, hanno bisogno che tutti si adeguino alla volontà del loro oscuro dio demiurgo che possiede il suo “popolo eletto”.

L’ordine della élite del potere internazionale è chiaro: tutti devono credere nella superiorità di Israele, mentre la nostra giovane amica siriana nota che la Siria, come l’Iraq di Saddam, la Libia di Gheddafi e l’Iran, potrebbe non esserne convinta.

Aggiunge che in Siria “fare domande sulla religione non è educato”, dal momento che la Siria è stata per millenni la culla delle religioni originarie e che questi millenni hanno insegnato ai siriani ad essere sensibili, tolleranti e rispettosi di ogni fede. Una cosa che di certo non si vede negli sceiccati arabi filo-occidentali, né negli Stati Uniti, in Inghilterra e nell’Unione europea, con la loro paranoia anti-islamica, dove le leggi passano imponendo le più lampanti menzogne culturali, politiche e storiche ordinate da bigotti che insistono sul fatto che il loro dio non accetterà altro che le vittime sacrificali del loro olocausto.

Un altro ottimo motivo per fanatici neocon e la loro polizia orwelliana per eliminare la Siria.

8) La Siria mantiene e protegge fieramente la sua identità nazionale politica e culturale – la nostra amica sottolinea come la Siria “si tiene stretta la sua unicità” mentre rispetta quella degli altri. L’imminente governo mondiale aborre praticamente chiunque si metta contro agli standard di pensiero, comportamento e “valori” stabiliti, dove le mega-marche occidentali, i centri commerciali e le dittature della moda “fanno sembrare ogni posto uguale all’altro, il che porta ad un mondo davvero noioso”.

Oggi, anche tra i giovani, il pensiero rivoluzionario occidentale si riduce alla scelta tra Coca Cola e Pepsi.

Un buon motivo per Coca Cola, Pepsi, McDonald’s, Levi’s, Lauder, Planet Hollywood e Burger King per voler eliminare la Siria.

La nostra giovane amica siriana conclude il messaggio ricordandoci che “la caduta della Siria potrebbe essere il punto di svolta per la vittoria del Nuovo Ordine Mondiale”, aggiungendo che oggi “la Siria è in prima linea contro il Nuovo Ordine Mondiale”.

Parole sagge di una giovane donna che comprende il fallimento catastrofico della classe politica delle potenze occidentali, che ormai hanno capovolto il nostro mondo, dove i criminali peggiori hanno infettato i governi e le strutture private di potere, che sia a Washington, New York, Londra, Parigi, Berlino, Roma, Bogotà, Madrid, Tokyo, Seul, Amsterdam, Buenos Aires o Riad.

Se a volte Hollywood serve come vetrina per rivelare i recessi più oscuri della psiche malata della élite dei potenti occidentali, allora potremmo anche dire che stanno recitando la saga del “Pianeta delle Scimmie”, in cui una strana e infernale inversione genetica mette degli animali orrendamente distruttivi al posto delle potenze mondiali, mentre gli umani vengono imprigionati nelle gabbie e fatti schiavi.

È questa oggi la metafora migliore per descrivere gli USA di fronte al dramma in Siria?

Gli otto punti summenzionati sono una buona guida per rimettere in carreggiata tutti i nostri Paesi per quanto possibile in questo mondo fuori controllo.

A prescindere dall’essere americani, europei, arabi, musulmani, cristiani, ebrei, buddisti, indù o shintoisti, è arrivato il momento per noi cittadini di far sentire la nostra voce nelle strade, con gli amici, i vicini e i familiari, i colleghi di scuola e del lavoro, attraverso i social network, chiedendo che i governi occidentali cosiddetti “eletti democraticamente” smettano di fare quello che stanno facendo e comincino a fare quello che gli chiediamo. Ora. Immediatamente. Dobbiamo riprenderci le nostre nazioni.

La nostra giovane amica siriana è sicuramente l’esempio che tutti noi dobbiamo seguire.

Adrian Salbuchi
Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/article36173.htm
9.09.2013

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ROBERTA PAPALEO
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=12323


 

L’OMBRA DEI SERVIZI SEGRETI SULLA VALSUSA

http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=10654

Nello scenario di altissima tensione che in Val di Susa continua a contrapporre le ragioni dei No-Tav a quelle del governo, l’allarme dei servizi segreti sul rischio di una deriva terroristica della protesta suona come un sinistro presagio. Qualcosa potrebbe accadere, ma gli oltre vent’anni di barricate nella Valle hanno insegnato che a «preparare qualcosa» potrebbero essere degli elementi estranei al movimento No-Tav. Frange “deviate” dell’intelligence, votate alla provocazione al fine di colpevolizzare i gruppi di opposizione alla grande opera, la cui presenza in Val di Susa non è una novità. Parliamo di fatti mai chiariti del tutto, risalenti alla seconda parte degli anni ’90: quindici attentati e sei pacchi bomba rimasti senza un colpevole.
 
Diciamolo subito, trovare un filo per queste vicende non è semplice. Sono troppi i misteri di una piccola valle, tra le più belle del Piemonte, messa suo malgrado al centro di interessi politico-affaristici grandissimi che spingono per la realizzazione di un’infrastruttura faraonica, di discutibile utilità e con un forte impatto ambientale.
 
 

Le prime bombe – 
Inevitabilmente il clima di scontro, forse esasperato dalla prospettiva degli espropri necessari alla posa dei binari della Torino-Lione (si parla di diverse centinaia di edifici interessati), ha portato già nella seconda metà degli anni ’90 all’utilizzo da parte di qualcuno di metodi di opposizione poco ortodossi: un macchinario edile incendiato, una cabina elettrica danneggiata. Gesti isolati ai quali però sono andate sommandosi ben presto altre azioni compiute con modalità più professionali e rivendicate da strani gruppi di eco-terroristi. Sigle sconosciute che sono apparse e scomparse nel giro di pochi mesi senza lasciare traccia, con modalità che potrebbero sembrare studiate a tavolino.
 
La prima molotov scoppia nella notte del 23 agosto 1996 nei pressi di Bussoleno contro una trivella nel cantiere della società Consonda. Nei due anni seguenti si susseguono altre quattordici esplosioni contro vari obiettivi tra cui il portone di una chiesa, un ripetitore televisivo e un cavo a fibre ottiche della Telecom. Otto attentati vengono rivendicati dalla sigla “Valsusa Libera” mentre altri ancora dai “Lupi Grigi”. Quest’ultimo è un nome un po’ strano per un gruppo che i magistrati pensano appartenere alla galassia dell’estrema sinistra, perché è lo stesso utilizzato dai terroristi della destra turca. Ma c’è un’altra stranezza. La paternità degli atti terroristici compiuti da “Valsusa Libera” e dai “Lupi Grigi” arriva quasi sempre con testi caratterizzati da un’ideologia confusa, con riferimenti a figure apparentemente distanti, dal bandito Cavallero ai partigiani Maffiodo e Trattenero. È proprio allora che, secondo il Corriere della Sera del 6 novembre 2005, gli inquirenti si fanno per la prima volta domande «su un eventuale coinvolgimento dei servizi segreti». L’accusa viene respinta direttamente dai sedicenti eco-terroristi, gli stessi che in un profetico volantino si diranno certi che «alla fine i servizi immoleranno alla stampa qualche ragazzotto di campagna». Vere o deliranti che possano apparire queste ipotesi complottiste, è bene ricordare che qualcosa di simile succede davvero.
 
 

Sole, Baleno e Silvano – 
Nel corso delle indagini per individuare gli esecutori degli attentati, la Procura di Torino sostiene la tesi secondo cui tutti gli atti eversivi sono riconducibili ad un unico disegno criminoso. Seguendo ciecamente questa pista nel marzo 1998 si arriva al fermo dei presunti responsabili. Sono tre anarchici, occupanti abusivi dell’ex obitorio di Collegno: Silvano PellisseroEdoardo Massari e la sua compagna argentina, Maria Soledad Rosas. “Blitz contro gli eco-terroristi”, titola La Stampa all’indomani degli arresti, dipingendo i fermati come “squatter con la passione delle armi”. Interrogati in questura i tre si dichiarano fin da subito estranei ai fatti.
 
Massari, detto Baleno, è un personaggio noto alle forze dell’ordine per la sua militanza antagonista. Probabilmente in questa vicenda ci finisce per caso e dopo l’arresto non regge all’incubo di dover scontare quindici anni di galera da innocente. Secondo la versione ufficiale, si suicida in una cella del carcere delle Vallette il 28 marzo 1998. Baleno è la prima vittima nella lotta alla realizzazione della Tav, ma non l’unica. Appena tre mesi dopo anche la sua compagna, Maria Soledad Rosas, detta Sole, si toglie a sua volta la vita in una comunità di Bene Vagienna. In carcere rimane, con l’accusa di associazione sovversiva, solo Silvano Pellissero, quarantenne di Bussoleno. La Procura gli contesta la devastazione e il successivo incendio del municipio di Caprie avvenuta il 15 gennaio 1998, un episodio che i PM Laudi eTatangelo ritengono provante del collegamento esistente tra gli anarchici e i “Lupi Grigi”. Pellissero è un colpevole perfetto, dal momento che tra i suoi precedenti spicca un arresto per possesso di armi ed esplosivi. Una vecchia storia la cui importanza per provare l’interesse dei servizi segreti alla Val di Susa è però tutt’altro che trascurabile.
 
 

“Il pollo alla dinamite” – 
Sono le 19.00 di mercoledì 24 marzo 1981. In una borgata di Bussoleno un’improvvisa esplosione fa saltare in aria un pollaio di proprietà della famiglia Pellissero. Quando i vigili del fuoco intervengono per spegnere il rogo si trovano inaspettatamente di fronte a un campionario di dinamite, tritolo, fucili da guerra e bombe a mano.“Il pollo alla dinamite”, titola sarcasticamente Luna Nuova. La scoperta di armi da guerra nella Valle lascia spazio a tante ipotesi campate in aria, non ultima quella di una cellula terroristica.
 
All’epoca Silvano Pellissero ha solo vent’anni e vive lontano da casa perché sta svolgendo il servizio militare. Le armi appartengono a suo padre, indomito partigiano che si era sempre rifiutato di consegnare il suo piccolo arsenale. Lo teneva lì, nel pollaio, come cimeli del tempo che fu. Nel processo viene dimostrato come quella artiglieria fosse ridotta ad un cumulo di ferraglia, in buona parte inutilizzabile, ma ciò non sottrae i soli due uomini della famiglia, Silvano e suo padre, a una condanna a due anni con la condizionale. Ad arrestarli è il maresciallo dei carabinieri Germano Tessari, soprannominato Tex, già uomo di fiducia del generale Dalla Chiesa. Per una casualità, quasi vent’anni dopo lo stesso maresciallo sarà anche collaboratore del magistrato che indagherà sugli attentati attribuiti ai “Lupi Grigi”.
 
 

Armi, 007 e misteri – 
Le cronache si interessano al maresciallo Tessarinei primi anni ’90 quando viene coinvolto nello strano caso della Brown Bess, un’armeria di Susa dalla quale spariscono 397 pistole. Un traffico di armi che sarebbe stato organizzato direttamente da uomini appartenenti agli apparati di sicurezza. Ad affermarlo sono gli stessi armaioli. «Secondo la difesa», si legge su La Valsusa del 15 gennaio 1998, «i gestori dell’armeria erano convinti di rendere un servizio allo Stato collaborando con i servizi segreti».
 
L’inchiesta si trasforma ben presto in «un vespaio», nel quale si verificano intimidazioni ai magistrati, ai testimoni, ai giornalisti e a chiunque si occupi del caso. Minacce che, secondo quanto un inquirente dichiara a La Stampa, «non si sono limitate alle parole».
 
Sul banco degli imputati finisce anche un agente dei servizi segreti, taleFranco Fuschi. Nel 1999, dopo aver confessato ben 11 omicidi (alcuni dei quali per conto del SISDE), nonché la sua responsabilità in alcuni falsi attentati attribuiti ai sedicenti “Lupi Grigi”, Fuschi viene condannato all’ergastolo. Le accuse contro Tessari vengono invece archiviate dal tribunale, mentre le reali responsabilità dei servizi segreti rimangono un nodo irrisolto.
 
L’inquietante intreccio di bombe, 007 e misteri irrisolti rappresenta il quadro d’insieme nel quale nel 1998 vengono condotte le indagini sugli eco-terroristi che porteranno all’arresto dei tre anarchici. Un provvedimento evidentemente troppo frettoloso visto che nel 2001 la Corte di Cassazione di Roma invaliderà l’accusa di attività terroristica con finalità eversive per l’unico sopravvissuto, Silvano Pellissero.
 
Di Soledad-Sole e Edoardo-Baleno rimane invece soltanto il rispettoso ricordo. Alla loro storia e a quella di Pellissero è dedicato “Le scarpe dei suicidi”, bel libro scritto da Tobia Imperato che rappresenta una accurata e preziosa cronaca dei fatti. Oggi, nell’ora più delicata per le sorti dello scontro in atto in Val di Susa, sarebbe bene che i magistrati della Procura di Torino si ricordassero di loro. E magari anche di quella frase sibillina, scritta da qualcuno molti anni fa: «Alla fine i servizi immoleranno alla stampa qualche ragazzotto di campagna».
 
 
Massimiliano Ferraro


 

 


Romania – Il giorno dopo lo shock ne arriva un altro: l’Europa non può fare niente per salvare i cani

 un esempio di civiltà europea

di redazione | 11 settembre 2013

 

randagio romeno

GEAPRESS – Ieri mattina, come ormai noto, il Parlamento rumeno ha approvato la legge che obbliga l’uccisione dei cani randagi dopo 14 giorni dall’accalappiamento. L’unica alternativa è che il Comune incaricato trovi i fondi per sostenere gli animali oltre quella data.

 Ovviamente non tutti i Comuni sono disposti ad eseguire la “sentenza”. In tal senso Save The Dogs, l’associazione diretta da Sara Turetta che da anni opera in Romania, aveva raccolto l’indisponibilità di alcuni Sindaci a sospendere l’utile opera di sterilizzazione e prevenzione del randagismo canino. Inutile nascondere, però, che il momento è tragico anche perchè in Romania non  vi sono state evidenti opposizioni alla nuova legge. Anzi, secondo gli animalisti, il provvedimento era sospeso da tempo nel suo iter parlamentare. Si aspettava il momento più opportuno e questo (vero o falso che sia il teorema della convenienza politica) sembra proprio essere coinciso con l’uccisione di un bimbo di quattro anni in un parco di Bucarest ad opera di un gruppo di cani randagi.

 In molti, in queste ore, hanno richiamato gli “obblighi” che la Romania avrebbe nei confronti dell’Unione Europea. Anche la Romania, è stato detto, deve rispettare le norme sul benessere animale dei “civili” europei. Quali norme, però?

 Nell’Unione Europea, a dire il vero, il concetto di benessere animale è molto sentito nelle titolazioni delle Direttive che dovrebbero regolamentare la produzione animale, o anche peggio. In realtà, così come sottolineato anche da Save The Dogs, non esiste una Direttiva Europea sugli animali da compagnia. In tal caso, forse, si potrebbe tentare di incidere più direttamente sulla realtà rumena ma, per sfortuna dei cani randagi, l’Europa ha solo una “Convenzione” risalente al 1987 e non vincolante. Per quanto incredibile possa sembrare alcuni paesi hanno adottato il provvedimento con anni di ritardo. In Italia, ad esempio,  è stato fatto solo nel 2010 e non senza problemi a causa di taluni settori legati al commercio.  Ritornando all’Europea c’è poi una Dichirazione Scritta del 2011, dove il Parlamento Europeo chiede alla Commissione di affrontare il problema randagismo.

 In sostanza, però, non esiste un quadro giuridico a livello europeo, nè obblighi dei paesi membri. E’ quanto sta cercando di fare capire Save The Dogs che, a seguito della decisione presa ieri dal Parlamento rumeno, si ritrova ora ad operare in un contesto  che a grandi passi è tornato indietro nel tempo.

 Si lavora da anni per arrivarci – riferisce Sara Turetta in merito ai presunti obblighi europei –  si sta facendo lobby e ci si arriverà ma non ci siamo ancora. Quindi chi chiede intervento UE non capisce che chiede l’impossibile“. In realtà, in Europa gli unici animali considerati, anche in funzione di un ipotetico “benessere”, sono quelli da reddito e da sperimentazione, perché “legati” alla salute umana.

 Bene ha comunque fatto l’Intergruppo per il Benessere Animale  nel mandare una lettera alle autorità rumene. L’eutanasia come metodo per gestire il randagismo è oramai rigettato ovunque. Anzi  a volte ci si confonde tra eutanasia “selettiva”, finalizzata a contenere i costi di mantenimento in canile (come nel caso di Irlanda, Spagna o Francia) dall’eutanasia “di massa”.  In  questo caso si presuppone un fenomeno di natura endemica. In entrambi i casi, però, l’Europa di fatto quasi non esiste.

http://www.geapress.org/randagismo/romania-il-giorno-dopo-lo-shock-ne-arriva-un-altro-leuropa-non-puo-fare-niente-per-salvare-i-cani/47483


Quel diavolo di un Putin e il suo Kairos

di Maurizio Blondet –

 «Putin, l’uomo che li fa ammattire tutti»: ben trovato il titolo su Marianne, periodico francese, del commento di un suo direttore, Jacq Dion. Si diverte a prendere in giro L’Express (il radicalchic «progressista» su cui è copiato il nostro Espresso), caduto nella sfortuna di una copertina su Putin, con il titolo: «I calcoli di Mister Niet», a ripetere il solito cliché di propaganda: Putin dice No e paralizza il Consiglio di Sicurezza dell’Onu…purtroppo, poche ore dopo che Putin si rivelava «Mister Da»: Damasco, su consiglio di Mosca, accetta di consegnare le sue armi chimiche sotto controllo internazionale.

Che colpo geniale, su tutti i fronti. L’armamento chimico di Assad, legittimo deterrente contro l’arsenale atomico sionista, urtava ed urta la nevrosi d’angoscia israeliana, ne disturba psichiatricamente il senso d’onnipotenza (la sua «sicurezza esistenziale» esige nemici disarmati totali): ben capendo chi comanda dietro Obama, Hollande e Cameron, Vladimir ha lanciato alla jena israeliana l’offerta che questa non poteva non azzannare. Che vuoi di più? La classica «offerta che non può essere rifiutata», e ringhiosamente la lobby deve, per il momento, abboccare.

Obama ci ha messo 72 ore a capire che, a lui, Vladimir lanciava una ciambella di salvataggio: il povero presidente aveva già rimandato il voto del Congresso prima dell’offerta di Putin, sapendo che sarebbe stato una sconfitta, anche se ora vuol far credere di averlo fatto «dopo» (a questo s’è ridotto). Quanto a John Kerry non l’ha capito nemmeno ora, diventando così la prima vittima della guerra alla Siria – Obama l’ha lasciato a Londra a piatire l’appoggio europeo sostenendo, pateticamente, che l’attacco sarebbe stato «incredibilmente limitato». Sic. Il potente partito bellicista nell’Amministrazione comincia a calcolare i danni dietro l’offerta che non si può rifiutare: comunicati come «Ma noi non cediamo sul principio che Assad deve essere rimosso dal potere», emanano dal Dipartimento di Stato. Eh sì, perché la consegna delle armi chimiche comporta, come effetto collaterale, lalegittimazione del governo di Damasco. «Sarà difficilissima, impossibile, è un trucco», ringhiano i media più vicini alla lobby o da essa posseduta, come il Wall Street Journal. Già, ma intanto mica si può dire no.

In Francia, è un disastro storico, una Waterloo, una Maginot aggirata. Il partito socialista comincia appena adesso a misurare la disfatta cui l’ha portato Hollande: sinistra guerrafondaia, sinistra Bernard Henry Lévy, sinistra Grand Orient o B’nai B’rith. Una disfatta morale prima ancora che politica. Che Hollande ha subito provveduto a rendere ancor più grave ed evidente emettendo il diktat: «Assad consegni le armi entro 15 giorni», nella speranza di mantenere uno spiraglio per l’aggressione imponendo condizioni estreme, provocatorie e insultanti alla controparte già disposta a negoziare… una bassezza morale ridicola quanto ripugnante. Sulla stessa linea, Le Monde, il pensoso giornale massonico, pensosamente ha titolato: «La nuova tendenza diplomatica suscita inquietudini..». Ah sì, replica Dion, perché la vecchia linea, quella dei bombardamenti e l’avventurismo bellicista, suscitava speranze?

La bassa qualità, il livello di scarto umano delle personalità politiche che la «democrazia» seleziona e che ci fa mettere al comando nel mondo occidentale, si vede qui in modo esemplare. Costoro non hanno nemmeno la minima idea di quel che i greci chiamavano «Kairos» e consideravano la qualità suprema connaturata nei generali e la più necessaria allo statista: la capacità di cogliere il «momento opportuno», misto indefinibile di audacia, genio, di virilità e «fortuna». Quella fortuna che aiuta gli audaci, per secoli è stata compresa come l’arte essenziale del governo: fortunato si disse Silla, Augusto coniò monete con lo slogan di «Fortuna Augusta», qualità semidivina a garanzia che i sudditi potevano star tranquilli, perché erano sotto uno baciato dallaFortuna Deorum, dal favore divino; a chi gli chiedeva come voleva i suoi generali, Napoleone rispose: «Fortunati».

Questi, sono il contrario: hanno perso il kairos, e cercano di recuperarlo comicamente, non sapendo che il momento «non torna più». Hollande cerca di far rientrare lo spirito del Kairos nella bottiglia da cui se l’è lasciato sfuggire, Kerry balbetta ancora che la sua pretesa – la Siria consegni le armi chimiche entro una settimana – «non andava intesa come una proposta»… miserabili pagliacci (tali sono da noi Bersani e Berlusconi, ma non cambiamo discorso).

E Putin invece? Ecco, il New York Times deve pubblicare una colonna a sua firma, dove Vladimir, in partibus infedelium, impartisce una maestosa lezione di politica e di umanità agli americani.La traduzione integrale è stata da noi da poco pubblicata qui su Informare n.d.r. ). Basta qui citare i passi cruciali.

«Non stiamo proteggendo il governo siriano, bensì il diritto internazionale». L’America, con la «forza bruta», viola il diritto internazionale se va alla guerra senza il mandato Onu. E qual è la conseguenza? «Che il mondo reagisce così: se non puoi contare sul diritto internazionale, allora devi trovare altri mezzi per mantenere la tua sicurezza. Sempre più Paesi cercano di procurarsi armi di massa. È logico: se hai la Bomba, nessuno ti tocca».

Lezione di civiltà. Non vi manca nemmeno un delicato accenno alla minaccia che la proliferazione incontrollata farebbe pesare su «Israele».

Il secondo passo è una critica a quello che Obama stesso, nel suo discorso di guerra, aveva definito «eccezionalismo americano». È «estremamente pericoloso», dice Putin, «incoraggiare i popoli a vedersi come eccezionali». E conclude: «Siamo tutti diversi, ma quando chiediamo la benedizione del Signore, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creato eguali».

Machiavelli si sarebbe sentito strappare un applauso. Per non parlare di Talleyrand.

Naturalmente, V. sa anche che il «momento» passa veloce, che la controparte si riavrà dal suo inebetimento, che il mostro non ha dismesso il piano generale e che sta cercando a tentoni il pretesto per il prossimo bombardamento. Francois Hollande s’è tradito di patriottismo, esclamando: «Se Obama non attacca, come si può credere che aiuterà Israele in caso di aggressione da parte di un Iran che abbia superato la linea rossa?». La Cia ha appena fatto sapere che sta mandando altri armamenti ai «ribelli»: non è una novità, lo fa da tre anni, la novità è che lo fa sapere.

Perciò rapidissimo Lavrov ha impegnato l’ancora intontito Kerry nelle trattative bilaterali Usa-Russia (cioè lasciando fuori della porta Londra e Parigi) per arrivare al controllo delle armi chimiche siriane: non sono proprio i vostri esperti a sottolineare che «il programma russo sembra attraente, ma i problemi operativi renderanno praticamente impossibile mettere le armi sotto controllo internazionale, ancor meno distruggerle»? È vero. Proprio per questo bisogna cominciare subito, senza indugio. La Siria ha già annunciato la sua volontà di aderire al Trattato di non-proliferazione delle armi chimiche: altro colpo da maestro, è il regime ad entrare nella legalità adesso, e va protetto dalla illegalità delle ingerenze straniere armate che hanno attizzato la guerra civile. C’è persino qualche gruppo di avvocati che vuol accusare per finanziamento dei terroristi Bandar Bin Sultan, il capo dei servizi sauditi: ha detto lui stesso, e proprio a Putin, che controlla i mercenari ceceni in Siria.

Magari finirà che per andare a prendere l’arsenale e metterlo sotto controllo, l’Onu dovrà mandare Caschi Blu; sarà necessario stabilire un cessate-il-fuoco tra Damasco e ribelli vari, occorrerà una protezione armata degli esperti… contro i ribelli perfino. Infatti i ribelli, attraverso un loro portavoce, han fatto sapere di essere contrarissimi, di non credere alla sincerità del regime, eccetera (La Cia, imperturbabile, ha anche un piano per colpire i ribelli con droni; Washington ha posto Al-Nusra, che là combatte con le sue armi, nella lista delle organizzazioni terroriste. Basta che la Casa Bianca dia l’ordine, e gli alleati diventano bersagli: hanno fatto lo stesso con Bin Laden e la sua Al Qaeda)

• CIA begins sizing up Islamic extremists in Syria for drone strikes

• U.S. Places Militant Syrian Rebel Group on List of Terrorist Organizations

Ci sono addirittura alcuni ribelli che, memori della fine fatta da Al Qaeda, temono che alla fine i missili possano essere lanciati contro di loro…

• Al-Qaeda’s Proxies Among Syria’s Rebels Scared by Threat of U.S. Strikes

Nel frattempo Putin incontra venerdì il premier iraniano Hassan Rouhani a margine della riunione della Shanghai Cooperation Organisation a Biskek in Kyrgyzstan. Secondo la rivista Kommersant, Putin offrirà a Teheran il sistema missilistico S-300. Strano, questi S-300 che Teheran ha comprato ben nel 2007 e che mai Mosca ha consegnato, tanto che si è andati persino per vie legali; a fine agosto la Almaz-Antey, la fabbrica costruttrice, aveva addirittura annunciato che gli S-300 destinati all’Iran erano stati smantellati.

Israele era riuscita a far annullare il contratto quando era presidente al Cremlino, Medvedev; poteva star tranquilla. E adesso rieccoli in ballo i temutissimi sistemi anti-aerei. Forse non è vero che Mosca adempirà alla consegna, ma fa sapere che lo farà ed è questo che conta. Dmitri Peskov, il portavoce di Putin, ha detto che il suo capo intende parlare con Rouhani anche di «lavorare insieme nel campo dell’energia nucleare» e di «questioni di cooperazione tecnica militare».

Questo per ogni evenienza. Anche se – come accade e i nostri politici occidentali non lo sanno più – una guerra annunciata e poi rientrata, colpisce chi la voleva sferrare. I contraccolpi nelle capitali occidentali non sono ancora terminati. Nei prossimi mesi, assisteremo allo sgretolamento di Hollande e della sua fazione. Londra è per sempre sminuita nella sua dimensione di alleato privilegiato. In Usa, il partito Democratico è fratturato (fra pro e contro la guerra), confuso, frastornato e rabbioso contro il presidente; la spaccatura tra fazioni s’è manifestata – ed è quasi un sacrilegio – durante la commemorazione dell’11 Settembre, il rituale di unità nazionale è fallito, i repubblicani hanno accusato Obama di non aver detto la verità sull’attacco all’ambasciata di Bengasi, l’altro 11 Settembre… Le forze armate Usa hanno manifestato il loro dissenso alla nuova avventura; il ministro Chuck Hagel (Pentagono) e il generale Dempsey (Stati Maggiori uniti) non hanno nascosto il loro disprezzo per la classe politica cui devono lealtà, e la loro ostilità a quest’altra sortita bellica. Soprattutto, «il sollievo della opinione pubblica, il contrario dello sbandieramento patriottico emotivo consueto, fa pensare che il Paese sia entrato in una nuova era, post-guerra fredda e post-Undici Settembre, riluttante se non apertamente ostile ad interventi armati in terre remote», leggo in un commento del McClatchy Washington Bureau, un sito addentro alla politica del Campidoglio.

Secondo Dedefensa, non è nemmeno improbabile che l’America entri in quella fase storica sinistra che la Russia conobbe tra il ‘500 e il ‘600: il «Tempo dei Torbidi», la Smutnoye Vremya. Questo è il rischio quando una classe politica è cieca al Kairos, e lo sfida troppo (imparino anche Berlusconi, Bersani e compari. Ma il discorso ci porterebbe lontano).

http://informare.over-blog.it/

Caltanissetta – Solo, investito in strada. L’odissea di un pastore tedesco abbandonato (quasi) da tutti

 un altro esempio di civiltà europea

E’ salvo grazie alle Guardie Zoofile che in Italia qualcuno tentò di eliminare

di redazione | 13 settembre 2013

 

cane investito

GEAPRESS – In più occasioni, fino alla scorsa legislatura, hanno tentato di toglierle di mezzo. Poi, tanto per rimanere in Parlamento, volando sopra la tragica notizia delle due Guardie volontarie uccise a Genova nel corso di un sequestro, qualcuno pensò di “reagire” chiedendo che gli animali sequestrati non venissero tolti dai luoghi. Questo fino a condanna definitiva.

 Per fortuna venne poi spiegato, rispondendo ad una incredibile interrogazione parlamentare, come funziona il Codice di Procedura Penale ed il ruolo che ha il Magistrato nei sequestri.

 Infine, poco più di un anno addietro, ancora in Parlamento, venne registrata una frase che suonava un po’ ambigua. Nel corso dei lavori di Commissione sulla nuova 281 (ovvero la legge cosiddetta randagismo, per fortuna non più “rinnovata”) alcuni parlamentari,  ricollegandosi allo status delle Guardie volontarie delle associazioni, sostennero la necessità di dover mettere   mano alla tematica degli animali d’affezione perchè manomessa “dalle distorsioni del mondo animalista”.

 L’altro ieri sera, in provincia di Caltanissetta, si è avuto modo di assistere ad una visione in realtà molto chiara dei compiti delle Guardie Zoofile.

 La segnalazione è arrivata intorno alle ore 1.00 di mercoledì. I Carabinieri di Caltanissetta avevano infatti trovano un incrocio di pastore tedesco gravemente ferito nel bel mezzo della carreggiata. Il Nucleo delle Guardie Eco Zoofile del capoluogo nisseno raggiunge immediatamente il posto. Il povero cane giace inerme in strada. Sangue dalla bocca ed il rischio di gravi lesioni. Muoverlo potrebbe complicare le cose. Iniziano le telefonate ma le diramazioni periferiche di quelle stesse Istituzioni che nei più alti livelli avevano tentato di fare scomparire o comunque ridimensionare le Guardie volontarie, non intervengono. “Anzi –  riferisce a GeaPress Fabio Calì, coordinatore delle Guardie OIPA –  è stato risposto che un intervento era possibile, ma solo se il cane era morto”.

 Le Guardie rimangono ad assistere il cane, tentando di rintracciare qualcuno di competenza. “Solo alle 4.00 del mattino – aggiunge Fabio Calì – un Veterinario sensibile giunge sul posto, presta immediatamente i soccorsi e secondo me ha salvato il povero cane da morte sicura“.

 Il meticcio è ora al sicuro ma per la sua prognosi bisognerà attendere domani e l’esito di alcuni esami diagnostici.

 Ci sentiamo soli e non aiutati dalla Istituzioni – afferma il coordinatore delle Guardie – Da quando è stata aperta la stagione venatoria abbiamo recuperato quattro cani da caccia. Alcuni erano pelle ed ossa. Ora – aggiunge Fabio Calì – il cane investito. Chissà quanto ha sofferto. La sensazione che abbiamo è di sentirci veramente soli“.

 


 

Erri De Luca: perchè No-tav?

 http://www.scritturamista.it/JOO/component/k2/136-erri-de-luca-perche-no-tav?Erri De Luca: perchè No-tav?

 

Erri De Luca, non la prima volta che parla con noi, è da tempo ormai tacciato di favoreggiamento alle azioni di sabotaggio dei lavori per la linea alta velocità in Val di Susa. Non è un segreto la sua riluttanza della validità di quest’opera, ma libertà di pensiero e calunnie non dovrebbero andare di pari passo. Cerchiamo di capire la realtà delle cose dal diretto interessato.

 La costruzione dell’alta velocità Torino-Lione ha molti punti bui, e certo ha anche qualche vantaggio. Quali i primi e quali i secondi per lei?

 “La TAV della Val di Susa non ha nessun vantaggio e, cosa silenziata dalla nostra informazione di parte, nemmeno la Francia la vuole più. Hanno tagliato un paio di grandi opere tra le quali la TAV Torino/Lione. Formalmente dicono di essere favorevoli ma hanno rinviato l’apertura del loro cantiere al 2030, DUEMILATRENTA.

Buonanotte TAV.”

 Il sabotaggio non rischia di mettere a repentaglio gli sforzi di cittadini che non sono direttamente implicati nella realizzazione dell’opera? Mi riferisco, è chiaro, agli incendi dei convogli trasportatori di cemento di oggi.

 “Il sabotaggio di quell’opera è frutto di venti anni di lotte di una comunità unita e solidale, all’aria aperta e alla luce del giorno. Rispetto a questo, niente hanno a che vedere i danneggiamenti notturni ai quali lei si riferisce. Sono episodi dei quali si occupa la magistratura. Mentre della lotta popolare si deve occupare la politica. Verrà un governo nuovo, uno qualunque, che lascerà perdere. Tanto l’incasso e lo sperpero di denaro pubblico se lo sono già assicurato.”

 I motivi della resistenza sembrano essere inerenti solamente alla deturpazione del paesaggio piemontese. Non sarebbe più utile concentrare gli sforzi sulle incongruenze economiche che sottendono all’opera di “modernizzazione”?

 “Deturpazione del paesaggio? Lei è poco informato: sotto quelle montagne da trivellare c’è uranio radioattivo e amianto.”

 Amianto e uranio radioattivo. Può spiegare meglio?

 “La Val di Susa è la miniera uranifera d’ Europa, è piena di scavi ora abbandonati. I 114 km di galleria prevista ci vogliono passare in mezzo. Non è una notizia, ci sono documentazioni a non finire. Se ci si limita all’informazione detta embedded, cioè al seguito e al servizio della TAV, poi si sgranano gli occhi.”

 La resistenza “su strada” è certamente utile e visibile, ma non crede sarebbe più utile cercare di creare pressioni sui gruppi dirigenti che hanno scelto di impelagarsi in quest’opera monumentale, tramite esperti nei vari settori implicati che siano favorevoli alla protesta?  O Forse non ci sono individui “ai piani alti” con i quali instaurare un confronto paritetico tra pro e contro l’opera, che dia dei frutti tangibili?

 “Non ho niente da insegnare ai Comitati della Val di Susa che in questi lunghi anni hanno portato le loro ragioni su tutti i tavoli possibili, scontrandosi a tutti i livelli con i buffoni di corte delle banche che dichiarano l’opera “strategica”.”

 Com’è possibile che venga realizzata un’infrastruttura di tale portata apparentemente contro il consenso non solo della maggioranza dei cittadini dell’area interessata, ma anche dei Sindaci dei vari comuni adiacenti al percorso che il super treno dovrebbe affrontare?

 “Com’è possibile? Si tratta proprio di questo, non è possibile e la TAV in Val di Susa non si farà.”

 Con i trasporti italiani non certo ai vertici europei per efficienza, puntualità e costi, non sarebbe stato più utile usufruire dei fondi europei per una riqualificazione delle strutture esistenti?

 “Il principale corridoio di merci oggi sfrutta il San Gottardo via Genova-Milano che è già sotto potenziamento.”

 La confessione che La Repubblica le addita, è stata mai pronunciata da lei o è stato un abile gioco d’interpretazione testuale, magari di qualche intervista?

 “Un titolo balordo di Repubblica mi attribuisce una confessione, sacramento al quale non ho accesso. Chi legge il testo dell’articolo vede che c’è conferma della mia partecipazione alle manifestazioni di massa, autorizzate o no, della Valle che bloccavano e dunque sabotavano la circolazione. Rientra nella categoria del sabotaggio anche lo sciopero che con l’astensione dal lavoro sabota la produzione o l’erogazione di servizi.”

Randagi della Romania – Contro la soppressione intervento delle Senatrici PD e SEL

 la prima cosa utile che fanno sti du partiti

di redazione | 12 settembre 2013

 

randagio

GEAPRESS – Le Senatrici  Amati, Cirinnà, Granaiola (PD) e De Petris (SEL) sono oggi intervenute in merito all’annunciato “sterminio di massa dei randagi votato dal Parlamento rumeno

 Abbiamo appreso dalla stampa, con grande sconcerto e profonda tristezza – hanno riferito le Senatrici – della determinazione del Parlamento rumeno sull’approvazione della legge che autorizza la soppressione dei cani randagi. Le Associazioni animaliste, da tempo attive anche in territorio rumeno, hanno sottolineato come una precedente legge che prevedeva tale misura fosse già stata dichiarata incostituzionale e che sterminare i randagi non ha mai risolto, e non risolverà mai, il problema del randagismo“.

 Le Senatrici hanno per questo inviato una lettera al presidente del Senato Pietro Grasso e al ministro degli Esteri Emma Bonino, perché si interessino di tale situazione con il governo rumeno e nelle opportuni sedi europee.

 Il randagismo si combatte unicamente con una seria politica di sterilizzazioni e di adozioni, come dimostra, del resto, proprio la positiva esperienza delle associazioni che operano in Romania e che in questo modo sono riuscite ad ottenere risultati molti importanti. Noi – concludono le Senatrici – fedeli al dettato della Carta di Lisbona che riconosce gli animali come esseri senzienti, riteniamo questo sterminio di massa votato dal Parlamento rumeno una misura inaccettabile e contraria ad ogni principio di civiltà“.

 

Caivano, cavoli al veleno. Per il commissario alle bonifiche erano solo “troppo maturi”

cattura

Avete idea di cosa può crescere in Campania, nella terra martoriata dai veleni dove i casi di cancro sono in spaventoso aumento? Ebbene, ve lo dico io: dopo il “continua” trovate le analisi dei cavolfiori che compaiono nella foto. Le ha fatte eseguire un’associazione. Il campo in questione si trova a Caivano.

 Quei cavoli sono pieni di cadmio e di piombo, e ancor più avvelenato è il terreno: parlano i dati di laboratorio. Per la cronaca, il campo (con annessi cavolfiori) è stato sequestrato. Però al commissario per le bonifiche della Campania, Mario De Biase risulta che si trattasse solo di cavoli ingialliti perchè troppo maturi. La tragedia vera è che altri ortaggi, altri campi avvelenati finiti sotto sequestro a Caivano erano all’apparenza sanissimi. E dunque, finchè non si fanno analisi a tappeto, la verdura che riempie i campi della Campania ex Felix può essere ottima e sicura. Ma anche no.

 Guardate che non sto mica pensando a cosa mangio io, a cosa mangiamo noi: un cavolo al cadmio ogni tanto, mescolato a tutti quelli del supermercato, non ha mai ammazzato nessuno. Il problema esiste – eccome! – per le persone che tutti i giorni si chinano a lavorare una terra avvelenata: che tutti i giorni ne mangiano i frutti.

 La fotogallery in fondo a questo post riproduce le quattro pagine del referto stilato dallo Studio Summit sui cavoli della foto e sulla terra del campo. Le analisi sono state richieste dall’associazione culturale “Voce per tutti”, come si legge chiaramente sui fogli. Io mi sono limitata ad eliminare la parte delle pagine lasciata in bianco per favorire la leggibilità.

 Vedrete che (pagina 3 delle analisi) il campo ha un contenuto di piombo superiore di circa 25 volterispetto al limite massimo stabilito per i terreni agricoli. Il cadmio e il nichel sono più che ilquadruplo rispetto alla soglia di legge. Il cromo è circa 12 volte superiore, lo zinco è 6 volte superiore, il rame è 20 volte superiore e lo stagno è di 372 volte superiore al limite di legge.

 Le foglie dei cavolfiori (pagina 2 delle analisi) hanno un contenuto di piombo e di cadmiosuperiore, rispettivamente, di quattro e di due volte ai massimi consentiti. Contengono anche grandi quantità di molti altri metalli la cui soglia di tolleranza negli alimenti (a differenza di quanto avviene per il suolo agricolo) non è definita per legge.

 Per questo, l’ultima pagina della fotogallery è costituita da una tabella con la dose massima settimanale ritenuta ammissibile per i vari elementi ed i loro effetti acuti e cronici sull’organismo umano. L’ho tratta dal primo capitolo della tesi di laurea “Contaminazioni alimentari da metalli non ferrosi” pubblicata sul sito internet dell’Università di Trento.

 E poi, lasciate che mi tolga dalla scarpa un sasso grosso come un macigno. Mi riferiscono (non posso controllare, abito a mille chilometri di distanza) che, prima di essere seminato a cavoli, quel campo di Caivano era rimasto a lungo incolto, come se si sapesse che sottoterra c’era qualcosa.

 Perlamiseria e perdindirindina (scrivo con un linguaggio adatto alle educande, liberi voi di leggere le espressioni che ritenete più consone), quando “si sa” che c’è qualcosa sottoterra ci vuole tanto a prendere una pala, prelevare un campione e portarlo in laboratorio? Lo ha fatto in questo caso l’associazione “Voce per tutti”: ma un caso non basta. Nelle campagne delle province di Napoli e Caserta la gente muore, lo ripeto casomai non si sia capito: non muoio mica io per i cavoli di Caivano, muoiono loro. E continueranno a morire finchè aspetteranno che altri accertino se alcune verdure sono davvero avvelenate e non solo “troppo mature”.

http://blogeko.iljournal.it/caivano-cavoli-al-veleno-per-il-commissario-alle-bonifiche-erano-solo-troppo-maturi/76654


Topo d’auto a 82 anni: “ho bisogno”. Denunciato

naturalmente per quest’uomo il giudice non riconosce il disagio della situazione..immaginiamo perché

Topo d’auto a 82 anni: ”ho bisogno”. Denunciato

Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWS set 16, 2013

Un pensionato di 82 anni è stato trovato dai proprietari di un’auto parcheggiata in piazza Colombo mentre stava rovistando nell’abitacolo dell’auto e ai poliziotti dice di essere costretto a fare il ‘topo d’auto’ per problemi economici e di salute della moglie.
A ‘pizzicare’ il vecchietto sono stati i proprietari dell’auto che hanno chiamato la polizia. L’uomo ha consegnato spontaneamente agli agenti un cacciavite e delle forbicine usate per aprire le serrature. L’uomo è stato denunciato.
http://www.imolaoggi.it/2013/09/16/topo-dauto-a-82-anni-ho-bisogno-denunciato/

Immigrato stacca l’orecchio con un morso alla ex moglie italiana
Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSset 16, 2013
amb  16 sett – Un uomo di 32 anni, cittadino di Capo Verde, è stato arrestato dai carabinieri di Monza per lesioni gravi e minacce dopo aver staccato l’orecchio della ex moglie con un morso.
La vittima, milanese di 30 anni, ha subito l’aggressione dell’ex coniuge sotto la minaccia di un coltello. A dare l’allarme è stato il padre della vittima. La donna è stata poi trasportata all’ospedale San Gerardo di Monza e sottoposta ad intervento chirurgico.
http://www.imolaoggi.it/2013/09/16/immigrato-stacca-lorecchio-con-un-morso-alla-ex-moglie-italiana/


Amato raddoppia le (cospicue) entrate: l’incarico alla consulta vale 33.000€ mese

 pagato per ridurre i nostri pensionati così:

Topo d’auto a 82 anni: ”ho bisogno”. Denunciato

Napolitano ha nominato “Giudice Costituzionale” il suo amico Giuliano Amato, che già percepiva, tra pensione e vitalizio, ben 31.411€ lordi al mese, ai quali saranno sommati altri 33.000€ il mese: giustamente i cittadini si indignano, non potrebbe essere altrimenti: ma concentrarsi solo sulla paga stellare sarebbe miope: la questione da considerare è un’altra. Con questa mossa, Napolitano ha piazzato un suo fedele amico, altrettanto fedele a certi “poteri forti”, in un ruolo chiave: la Consulta infatti si esprime sulla COSTITUZIONALITA’ delle leggi: e questo è tutto un dire…

L’avv. Marra in un durissimo articolo commenta così la nomina:
“(…) Si stanno in pratica organizzando in modo che il Governo fa i decreti legislativi anticostituzionali, il Parlamento (che è già sotto il controllo della massoneria) immancabilmente li converte in legge, e la Corte Costituzionale, quando le arrivano i ricorsi per la loro anticostituzionalità, li boccia. (…)” leggi tutto

In questa nazione la democrazia è sempre stata una pia illusione: ma oggi la casta non si sforza più nemmeno di dare una parvenza di democrazia, sono sempre più spudorati: o meglio, di democrazia in Italia ce n’è sempre stata ben poca, anche se in passato certe cose passavano completamente inosservate agli occhi dell’opinione pubblica, in quanto l’informazione era dominata totalmente dai mass media mainstream, mentre oggi c’è una rete di migliaia di blogger pronti a sputtanare le malefatte, seguiti da alcuni milioni di persone che hanno aperto gli occhi. (Siamo ancora troppo pochi, ma rispetto ad alcuni anni fa si è fatto grandi progressi) Dieci anni fa il centrosinistra candidò a premier Romano Prodi, “premiandolo” per avere svenduto una consistente fetta dell’allora patrimonio pubblico: una vera e propria svendita a danno dell’Italia e degli italiani, passata come una elogiabile operazione di risanamento dell’IRI. Grazie alla propaganda e alla sua immagine di pacato professore riuscirono a far piacere il “mortadella” – che dopo aver svenduto le aziende pubbliche, ha svenduto direttamente tutta la nazione agli eurocrati facendoci aderire all’Euro con condizioni estremamente penalizzanti – all’opinione pubblica: se la gente avesse valutato il suo operato anziché mandarlo al governo, probabilmente lo avrebbero spedito in esilio…

Alessandro Raffa
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Amato, l’incarico alla consulta vale 33mila euro al mese
L’ex ministro e premier incassa anche una pensione da 22mila e un vitalizio da 9mila euro al mese. In tutto fanno 64mila euro al mese

 
Non c’è solo la poltrona. Ci sono anche i soldi. E Giuliano Amato, nel corso della sua vita da boiardo di Stato, non si è mai fatto mancare nè le une (poltrone) nè i secondi (lire prima ed euro oggi). L’ennesima poltrona che gli si è infilata sotto le chiappe è quella di giudice della Corte costituzionale, gentilmente offertagli (‘prego si accomodi’) dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un incarico di prestigio assoluto, che dovrebbe in parte risarcire il caro (carissimo) Giuliano della delusione per aver visto sfumare nella scorsa primavera un (clamoroso) ritorno a Palazzo Chigi. Ma anche una nuova paccata di denari per un uomo che già sguazza nei soldi che nemmeno Paperon de’ Paperoni nella famosa piscina di monete d’oro. L’incarico alla Consulta “vale” infatti la bellezza di 403.840 euro (lordi) all’anno, pari a 33.583 euro mensili. Ai quali Amato affianca una pensione da 22mila euro e un vitalizio da 9mila euro al mese. Per un totale di 64mila euro al mese (lordi, per carità). Il nuovo incarico, poi, porta con sè anche 3 assistenti, 3 segretarie, telefonino, computer e auto blu.
D’altra parte, a sguazzare tra collaboratori, lacchè e portavoce, Amato è abituato da trent’anni, visto l’infinito elenco di incarichi ufficialiaccumulati tra prima e seconda Repubblica: dal 1983 al 1994 è statodeputato Psi, dal 1983 al 1987 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Bettino Craxi, dal 1987 al 1989 ministro del Tesorocon Goria e De Mita, dal 1992 al 1993 presidente del Consiglio (ricordate il prelievo straordinario dai conti correnti e la finanziaria da 93mila miliardi di lire?), dal 1992 al 1994 presidente dell’Aspen Institute, dal 1994 al 1997 presidente dell’Antitrust, dal 1998 al 2000 ministro per le Riforme istituzionali e poi del Tesoro con D’Alema, al quale succede come premier tra 2000 e 2001. Dal 2001 al 2006 è stato senatore con l’Ulivo, dal 2006 al 2008 ancora ministronel governo Prodi, dal 2011 al 2013 guida il comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, dal 2009 èpresidente dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani e dal 2012presidente pure della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Monti gli aveva affidato il compito di studiare un taglio ai costi della politica (capirai, a lui che prende sì tanta pensione). E per non farsi mancare proprio nulla, Giuliano è stato anche conduttore in Rai di “Se una farfalla batte le ali…” (roba da 1% di share o giù di lì).

Fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/1309511/Amato–l-incarico-alla-consulta-vale-33mila-euro-al-mese.html