Progressisti in divisa (5): gli inganni di Avaaz

senza contare che Avaaz promosse una petizione a FAVORE DELLA PERMANENZA DELLE TRUPPE USA E ISAF IN AFGANISTAN dicendo che senza la milizia straniera le donne sarebbero state seviziate dai taliban. Poi qualcuno si domanda come mai Avaaz considera le persone di sinistra dei polli

 5ª puntata di “Progressisti in divisa: la Sinistra pacifista viene arruolata”, saggio di P. Boylan di cui pubblicheremo l’e-book. Il caso di AVAAZ e Giulia Innocenzi.

Redazione

lunedì 5 agosto 2013 

 megachip.globalist.it


Progressistiin divisa: la Sinistra pacifista viene arruolata”: è il titolo di unlibro di Patrick Boylan* che stiamo pubblicando a puntate su Megachip,capitolo dopo capitolo per poi pubblicarlo tutto insieme in forma di e-book.Sono messi a nudo i difetti dei pacifisti italiani e occidentali, checondividono i difetti della sinistra, nel frattempo auto-eliminatasi e cooptatanel campo di chi fa le guerre.

Nella precedentipuntate abbiamo iniziato a vedere i dieci tasselli da inserire nel vastomosaico dell’espropriazione e contaminazione del pacifismo di sinistra da partedei poteri forti.

Abbiamovisto per primo il pianointernazionale, ossia il 1° tassello: Amnesty(USA); il 2° tassello: l’ong francese FIDH. Poi abbiamo visto il pianonazionale, ossia il 3° tassello: Tavola della Pace; il 4° tassello:RaiNews24. Poi siamo passati al piano individuale (5° tassello: PadreDall’Oglio, 6° tassello: Giulio Marcon). Per una curiosa coincidenza, poche oredopo la pubblicazione, Padre Dall’Oglio è stato coinvolto in uno stranissimo “rapimento-negoziato”dai contorni torbidi, a conferma della deriva della sua azione. In questapuntata vedremo il caso Avaaz (7°tassello).

Nelleprossime puntate vedremo i tasselli successivi.

Questa è la quinta puntata.

Buonalettura

(laRedazione)

 Settimo Tassello – Il sito Avaaz

 Sul piano virtuale, cioè quello dell’interazione in Internet, troviamo Avaaz, un movimento politico”progressista” che esiste esclusivamente in rete, con 17 milioni di iscritti inpiù di cento paesi (www.avaaz.org/it/).  Esso rappresenta un altro “tassello” delmosaico poiché, con grande efficacia, espropria e contamina ideologicamente laSinistra (pacifista) planetaria.  Infatti,come fa Amnesty (USA) negli Stati Uniti – ma senza la rete di uffici regionaliche consente ad Amnesty di organizzare attività territoriali faccia a faccia -Avaaz mobilita virtualmente l’opinione pubblica mondiale a favore di varie iniziativepolitiche senz’altro progressiste… e non pericolose per i piani egemonicidelle potenze occidentali.

 Ma poi promuove altre iniziative che, invece,assecondano quei piani egemonici e non favoriscono la pace, come le petizioni ufficialia favore dell’intervento militare immediato in Siria (con la scusa di crearezone protette – vedi: bit.ly/link-54  ).  Nel contempo Avaaz si astiene dal lanciarepetizioni ufficiali per il ritiro immediato e totale delle truppedall’Afghanistan.  La seguente schedaillustra l’ambiguità di molte petizioni Avaaz in apparenza progressiste.

 Come Avaaz orienta l’opinione pubblica di sinistra

 Una delle ultime campagne eco-pacifiste di Avaaz (in data 27 gennaio 2013) è una petizione che critica implicitamente Rafael Correa, l’anticonformista Presidente dell’Ecuador – colui che ha offerto asilo, nella sua ambasciata a Londra, al fondatore di Wikileaks, Julian Assange.  La petizione chiede a Correa di ritirare la sua (deprecabile) autorizzazione per la ricerca del petrolio a Isla Sani, nel nord-est dell’Ecuador, perché l’eventuale trivellamento rovinerebbe le foreste pluviali e sradicherebbe gli indigeni, a beneficio di una “potente compagnia petrolifera”.

 Si tratta dunque di una campagna a favore dell’ambiente, a favore dei diritti umani, e contro una Multinazionale del Male: che c’è di più progressista? (Vedi: bit.ly/link-55b  .)

 Ma non appena si indaga un po’ si apprende che nel 2006 l’Ecuador cacciò dal paese le aziende petrolifere USA, sostituendole con un’industria nazionale – i cui profitti, per intero, finanziano i servizi sociali del paese, i migliori in quell’angolo del mondo.  La “potente compagnia petrolifera” di cui parla Avaaz, senza nominarla, è dunque quella nazionale, la PetroAmazonas.

Si scopre inoltre che, per dettame Costituzionale, essa può prospettare ma non estrarre petrolio senza il “sì” di un referendum popolare: quindi, niente imposizioni dall’alto di valsusina memoria.  Del resto, gli indigeni di Isla Sani erano favorevoli alla ricerca del petrolio nella loro regione (per i benefici economici), fin quando una imprenditrice inglese del luogo, insieme al marito indigeno, non li abbiano dissuasi (vedi: bit.ly/link-56    ).

 Si viene anche a sapere che il governo ecuadoriano ha già rinunciato a sfruttare il suo giacimento petrolifero più grande, lo Yasuni, perché si trova sotto una foresta primaria di straordinaria biodiversità.  Il giacimento di Isla Sani, invece, si trova fuori da quella zona.

 Si scopre anche che, se oggi la PetroAmazonas osserva severi vincoli ambientali, nei ventennio prima del 2006 le compagnie petrolifere USA deturpavano senza restrizioni l’ambiente ecuadoriano.  Una di esse, la Chevron, deve ancora pagare una multa di sei miliardi di euro per disastro ambientale. In tutti quegli anni non c’è stata una sola protesta ambientalista.

 Infine si scopre che, da qualche anno, la già menzionata ong statunitense NED è al lavoro in Sud America, in modo prioritario nei paesi “troppo” a sinistra, tra cui l’Ecuador (vedi:  bit.ly/link-57b    ).

Infatti, se Washington trova “deprecabile” il Presidente Correa (l’epiteto è della Heritage Foundation), non è soltanto perché egli offre asilo politico a Julian Assange o perché ha nazionalizzato le industrie petrolifere statunitensi.  Egli ha anche chiuso la base militare americana installata da tempo nell’Ecuador; rifiuta di pagare alla Banca Mondiale una parte del debito accollato, dichiarandolo una “truffa” dei banchieri (molti esperti concordano); finanzia un’industria farmaceutica pubblica per produrre farmaci generici di ogni tipo, togliendo profitti alle case straniere titolari dei prodotti originali.

Ma forse ciò che più dà fastidio, Correa si è alleato con la Cina.  Un personaggio deprecabile (per gli Stati Uniti), altro che!

 Per metterlo in difficoltà, la NED opera per: (1.) destabilizzare politicamente l’Ecuador, ad esempio sostenendo le proteste antigovernative degli indigeni e, (2.) indebolirlo economicamente, ad esempio intralciando le sue industrie estrattive (vedi: bit.ly/link-57    ).

Non è dato sapere se la NED sia implicata a Isla Sani, ma intanto la petizione di Avaaz: (1.) dà incoraggiamento agli indigeni a protestare, (2.) mira a frenare i piani di sviluppo della PetroAmazonas.  Questa petizione, dunque, contribuisce obiettivamente ai due traguardi della NED.

 Il copione è ormai familiare.  Come nel caso delle petizioni di Amnesty (USA), Avaaz arruola i suoi seguaci per sostenere una causa progressista in teoria giusta, ma, guardando meglio, anche parecchio strumentale.  Una causa, dunque, da prendere con le pinze.

 Infine va segnalato che Avaaz offre sul proprio sito, per par condicio, anche una petizione che chiede alla Chevron di ripulire l’ambiente che ha devastato in Ecuador (vedi: bit.ly/link-58  ).

Ma la petizione contro la PetroAmazonas è stata a lungo sulla prima pagina del sito, è appar-sa in più email di Avaaz e ha oltre un milione di firme; mentre la petizione contro la Chevron sta, da più tempo, nascosta nelle pagine interne senza richiami sulla copertina né email.  Le firme sono cinque volte meno.  Par condicio, sì – ma fino ad un certo punto.

 In definitiva, per Avaaz bisogna salvare sì l’ambiente, ma sopratutto dai possibili futuri danni causati da un governo nemico, non dai disastri tuttora in atto, causati da un governo amico.

 Come le organizzazioni descritte nei “tasselli”precedenti, dunque, Avaaz sa espropriare abilmente l’area politica progressistaper fini non sempre del tutto progressisti. Ma – diversamente da Amnesty (USA), dalla FIDH, dalla Tavola della Pacee da RaiNews24 – Avaaz non è stata, essa stessa, espropriata per svolgerequesto ruolo.  E’ stata creata exnovo grazie alle sovvenzioni di GeorgeSoros, speculatore miliardario e – tramite le sue fondazioni – potere fortemondiale.

Per via delle sue molteplici iniziative sociali epolitiche, come la creazione, appunto, di Avaaz e il finanziamento dellacampagna elettorale di Barack Oba-ma, Soros, Premio Dayton per la Pace, risultaper il pubblico americano un “progressista” molto ma molto di sinistra (per FoxNews, un “socialista”) – vedi: bit.ly/link-59  , bit.ly/link-59a   .

 E’ stato Soros, come abbiamo già visto (“SecondoTassello”), a co-finanziare le “rivoluzioni colorate” in alcuni paesi dell’exURSS nel periodo 2000-2005, rivoluzioni sponsorizzate anche dal governostatunitense per introdurre in quei paesi le basi della democrazia – e, soprattutto,le basi della NATO (vedi: bit.ly/link-21 ).

In sostanza, egli ha offerto a questi paesi, alposto della dittatura del Partito o di Putin, la dittatura FMI-Banca Mondiale ela sovranità limitata NATO-Dipartimentodi Stato.  Invece delle grinfie dell’orsorusso, gli artigli dell’aquila USA.

Un mondo migliore? Di sicuro non è il mondo che sognavano tutti coloro che hanno lottatoduramente contro il passato regime, convinti che la rivolta avrebbe dato lorofinalmente la libertà.

 Intanto è il mondo al quale Avaaz, con le suepetizioni, ci chiede oggi di aderire tutti quanti: la Post-Democrazia dell’«Imperodell’Ovest» (la nuova NATO Globale – vedi l’elenco dei paesi qui: bit.ly/link-60    .)

Un mondo che si contrappone sempre di più allaPre-Democrazia dell’«Impero dell’Est» (la SCO, l’Organizzazione di Shanghai perla Cooperazione: Cina, Rus-sia, Iran, Pakistan, ecc.; vedi l’elenco: bit.ly/link-61  ).

Anzi, questi due imperi esprimono non solo duealleanze difensive contrapposte, la NATO verso la SCO, ma anche due alleanzeeconomiche contrapposte, il G7 verso i BRICS.

 Purtroppo queste contrapposizioni, invece dimitigarsi col tempo, si vanno irrigidendo – anche nell’opinione pubblica,spinta a schierarsi sempre di più e con sempre maggiore intransigenza grazie allavoro di condizionamento da parte di organizzazioni come Avaaz.

 Responsabile di Avaaz in Italia è Giulia Innocenzi, l’intervistatrice presso il programma Pubblico Servizio ed ex militante Radicale e poi del PD – una Progressista doc, dunque.  In divisa.  Infatti, all’inizio della guerra in Libia, gli italiani erano per la diplomazia, sopratutto i giovani (57%-35%).  Pertanto la giovane Innocenzi fu invitata a L’Ultima Parola (Rai2, 26-03-2011) per far loro capire che: 1. dobbiamo salvare i civili a Bengasi anche con le bombe; 2. il NO che si diceva per la guerra in Iraq non vale più per la Libia; 3. infatti, il pacifismo è ormai di destra.  Vedi:  bit.ly/link-61a 

 E così, con le sue petizioni, Avaaz, arruolandoci”dalla parte giusta”, ci insegna quali siano i “paesi buoni” e quali siano i”paesi cattivi” nel mondo.

Ad esempio, ci fa prendere le distanze daldeprecabile Presidente ecuadoriano Correa (peraltro, troppo agganciato allaCina) e dal sanguinario Presidente siriano Assad (peraltro, troppo agganciatoalla Russia e all’Iran).

Ci fa invece chiudere un occhio sulla nostraoccupazione dell’Afghanistan, evidentemente per Avaaz né deprecabile, nésanguinaria.  E si capisce perché: serveper spaccare l’Impero dell’Est e dirottare il petrolio dell’Asia centrale versoi paesi della NATO, anziché della SCO.

 In una parola, Avaaz ci arruola per la neo GuerraFredda che sta alle porte, in cui il pacifismo sarà un orpello.

Sulla “Post-Democrazia” già avviata in Italia,vedi: bit.ly/link-62 .

Sui due blocchi (o “imperi”), Est e Ovest, el’emergente Guerra Fredda, vedi: bit.ly/link-63  .

 A breve saranno pubblicate le prossime puntate e iprossimi capitoli del libro di Patrick Boylan

PRIMA PUNTATA:Progressisti in divisa (1),pacifisti in guerra.

SECONDAPUNTATA: Progressistiin divisa (2), Amnesty e dintorni.

TERZAPUNTATA: Progressisti in divisa (3):RaiNews24 e Flavio Lotti.

QUARTAPUNTATA: Progressistiin divisa (4): Dall’Oglio e Marcon.

 *PatrickBoylan, ex docenteall’università Roma Tre, dove approdò dalla sua nativa California, è entratopoi nella redazione di PeaceLink.iteha co-fondato a Roma gli Statunitensi per la pace e la giustizia e la Rete NoWar. «Non èantiamericano contrastare le guerre imperialiste del mio paese, anzi!» tiene aprecisare. «Abbiamo esportato la democrazia così tanto che ormai ce n’è rimastaben poca. Salviamo almeno quella!»

Progressisti in divisa (5): gli inganni di Avaazultima modifica: 2013-09-15T21:21:31+02:00da davi-luciano
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