Il Letta-pensiero: “privatizzare gli utili; socializzare le perdite”

Dopo Monti anche Letta avanza “privatizzazioni”; errare sarà pure umano ma perseverare…

di Guido Rossi · 9 settembre 2013 

 La notizia – come normale che sia – viene passata con una incredibile nonchalance, come se fosse ovvio, consueto, giusto persino. Già tirate in ballo dal governo Monti, ritornano con svizzera precisione nelle promesse del Premier Letta: le privatizzazioni. “L’Italia è un paese affidabile in cui investire”, queste infatti le parole che a luglio sottolineò il presidente del consiglio a Londra.

 Si inquadri la situazione: l’Italia ha un debito pubblico importante – che sì va tenuto sotto controllo, ma non è così preoccupante come vogliono farci credere -, una crescita con la retromarcia e le ragnatele nelle casse.

 Soluzione già adottata: tassare pure l’aria. Ma non basta. Allora il governo va nell’archivio “azioni da compiere”, ed aprendo il file dal fascicolo “casi estremi” procede alla solita, ancor più inutile, se non proprio pericolosa…

 …Soluzione da ri-adottare: privatizzare i beni pubblici (tradotto: vendere a prezzi ridicoli i gioielli di famiglia per pagare i buffi). Si veda che il “tesoretto” italiano consta di partecipazioni azionarie in società non quotate (tra le quali ferrovie dello stato, anas, poste italiane, sace – assicurazioni alle imprese-) ed in società quotate (come ad esempio Eni, Enel, Finmeccanica..), per un totale di 140 miliardi di euro.

 Più di 350 miliardi sarebbero invece sotto forma di beni immobili. L’idea del governo è di dismettere almeno 200 di questi 500 miliardi, così da destinarli alla diminuzione del debito.

 L’operazione si fa più difficoltosa però per la necessità di riqualificare o cambiare destinazione d’uso degli immobili in questione, tant’è che si è parlato della creazione di una società-veicolo ad hoc a cui affidare l’ardua impresa. Manco a dirlo le quote della società sarebbero poi acquistate da grossi investitori, che come sempre – ma si era capito – sono fondazioni assicurative, istituti creditizi e banche.

Tutto ciò rievoca singolarmente la vicenda dei mutui subprime. Con uno sforzo mnemonico si può ricordare come le banche nel 2007, in piena crisi di liquidità, per pagare l’enorme buco creato dai titoli tossici, cominciarono a vendere i loro titoli ancora buoni, ma –oops- nemmeno questi erano sufficienti a coprire il gigantesco debito. E poi? Il resto è storia nota.

 Perciò, puta caso riuscissimo a vendere le nostre chicche (rigorosamente all’estero), difficilmente riusciremmo a coprire tutti i debiti del caso. Foss’anche possibile il palesarsi di una tale, miracolosa possibilità, l’interrogativo s’ha da ripetere… e poi?

 Questa promessa, che Letta vuole mantenere già in autunno, è demagogia pura. L’Italia è in crisi? Voi cittadini italiani avete già pianto “lacrime e sangue”? non vi preoccupate, anche lo stato fa la sua parte, e dismette del suo (leggi: del tuo, ossia di tutti gli italiani). Senza contare che ciò è quanto mai diseducativo, nel caso si volesse intravedere il messaggio subliminale, che vorrebbe invitare i cittadini affogati dalle tasse a (s)vendere al più presto i beni in loro possesso, così da liberarsi finalmente del pesante fardello.

Va detto. dilemma atavico quello di nazionalizzare piuttosto che privatizzare. Non si può affidare tutto alla gestione dello Stato, perché non ha i mezzi sufficienti; ma cedere a mani private i nostri beni e servizi fondamentali è anch’essa follia, poiché gli investitori – soprattutto se banche, ancor più se straniere – non hanno interesse circa l’efficienza del servizio offerto, ma esclusivamente nel trarre il maggior beneficio possibile. Esempio? Si pensi agli scarsi servizi, ai prezzi rincarati e scarsissima propensione a prestiti delle nostre – una volta nazionali – banche. Così pure ai prezzi gonfiati delle autostrade, o ai guai seguiti alle liberalizzazioni selvagge per taxi, pompe di benzina e via ancora.

 Senza contare che questo ben di Dio demaniale potrebbe invece essere utilizzato – non vendendolo- per risolvere molti dei problemi che affliggono l’Italia. Magari offrendo taluni immobili agli italiani in emergenza abitativa, oppure dando terreni in gestione ai precari, od anche far fronte al problema delle carceri. Ma non si vuol parlare di fantascienza.

 Perché dunque privatizzare è un errore? Perché non serve a nulla, non coprendo nemmeno tutto il debito, il quale è dipendente – da ricordare anche questo – dal mercato, che decide dei tassi dei nostri titoli. Un mercato che non solo lucra sul nostro benessere come sul fallimento, ma che altro non aspetta se non banchettare sulla nostra carcassa, e comprarci per un tozzo di pane. “Povera Patria” canta sempre Battiato.

http://www.lintellettualedissidente.it/litalia-vendita-letta-minaccia/

 

Il Letta-pensiero: “privatizzare gli utili; socializzare le perdite”ultima modifica: 2013-09-10T07:16:00+02:00da davi-luciano
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