Gli Stati Uniti sono soliti utilizzare armi chimiche

Ricevo dall’amica Tamara e pubblico con vero piacere:

U.S.A., ipocriti criminali di guerra

Gli Stati Uniti sono soliti utilizzare armi chimiche. Gli esempi sono numerosi. Nel 1999, durante la guerra di aggressione alla Jugoslavia, gli aerei statunitensi e quelli dei loro (numerosissimi) alleati, hanno bombardato raffinerie, impianti petrolchimici, fabbriche di fertilizzanti: la fuoriuscita di sostanze chimiche ha prodotto una catastrofe. Colpire il complesso petrolchimico di Pančevo, nei pressi di Belgrado, ha permesso la fuoriuscita di  molti gas tossici, idrocarburi, benzine, oli, e soprattutto cloruro di vinile (PVC) e cloruro di vinile monomero (CVM), sostanza nota per le sue caratteristiche cancerogene. Fortunatamente si riuscì a svuotare la  fabbrica di ammoniaca prima che venisse bombardata, mentre il bombardamento di  centrali elettriche e della fabbrica di automobili Zastava di Kragujevac, produsse la fuoriuscita del piralene, olio di raffreddamento dei trasformatori, estremamente velenoso. Si tratta forse del più vasto uso di armi chimiche, sia pure in modo indiretto.

Un altro terribile episodio riguarda il bombardamento di Falluja nel 2004, durante la lunghissima guerra all’Iraq: in quell’occasione sui civili iracheni si sperimentò il fosforo bianco.

Ma l’abitudine all’uso di armi non convenzionali, contravvenendo ai vari trattati e convenzioni internazionali, non è una novità per gli Stati Uniti: basti pensare alla diossina presente  negli erbicidi con cui furono devastate le foreste del Vietnam, con conseguenze catastrofiche sulla popolazione.

Del resto durante la guerra civile in Grecia, nel 1948 affluirono da parte degli USA aiuti militari ai governativi contro i partigiani comunisti, tra cui bombe al napalm.

E’ difficile pensare che non esista un intento genocida nel ricorso a tali mezzi. Del resto in generale i bombardamenti rappresentano l’ultimo stadio di una serie di atti aggressivi, che fan parte delle neo-guerre,  processi che si stanno ripetendo con scadenza regolare e modalità ossessive (a partire dall’automatica e ridicola identificazione di chi guida il Paese nemico con Hitler!) da un po’ di decenni. Spesso, una volta individuato il nemico di turno, si procede infatti con embarghi, che portano la popolazione civile alla fame e alle malattie. L’embargo più spaventoso riguardò l’Iraq, con centinaia di migliaia di morti, soprattutto bambini, per fame e malattie gravissime. Del resto, una caratteristica peculiare della neo-guerra è la sproporzione tra l’aggressore e l’aggredito: non si tratta di guerra, ma di qualcosa di simile ad una esecuzione, o ad un linciaggio.

 La I Guerra Mondiale fu l’ultimo bagno di sangue che riguardò soprattutto i soldati, già dalla II Guerra Mondiale, venne coinvolta massicciamente la popolazione civile.

Le neo-guerre sono rivolte soprattutto alla popolazione civile; la propaganda occidentale parla di bombardamenti mirati e di pochi “effetti collaterali”: i morti in realtà ci sono, ma in ogni caso la speranza di vita diminuisce nelle popolazioni che hanno subito i bombardamenti, sia per le catastrofi ambientali sia per la distruzione delle infrastrutture.

E’ grottesco che gli Stati Uniti si arroghino il diritto di punire la Siria, per uso di armi chimiche, al di là del fatto che  non ci sono prove che sia stato il governo siriano e non i cosiddetti “ribelli”, o i servizi israeliani. Di fronte ai 500000 bambini iracheni morti di stenti, Madeleine Albright disse che era un prezzo giusto da pagare per vincere l’Iraq: con che diritto gli Stati Uniti mostrano le foto dei poveri bambini siriani uccisi dal gas per far commuovere il mondo? Con che diritto gli Stati Uniti parlano di crimini contro la popolazione civile, data l’enormità del numero di morti civili che hanno sulla coscienza, in ogni parte del mondo?

Il problema degli Stati Uniti riguarda forse l’iniziale genocidio dei Pellirossa: nessun americano vuol sentirne parlare, ma sarebbe utile, come hanno fatto i Tedeschi dopo la II Guerra Mondiale,  riflettere sulla propria storia e sui propri crimini. Del resto, anche noi Italiani non l’abbiamo mai fatto…

 Tamara Bellone, CNJ

Oltre la Coltre » Calabria: Paola (CS) capitale dei tumori. Le 39 navi dei veleni sono la Cernobyl italiana

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3 settembre 2013

Calabria: Paola (CS) capitale dei tumori. Le 39 navi dei veleni sono la Cernobyl italiana

 Paola, Calabria, affacciata sulla costa tirrenica. Qui ci si ammala di tumore quattro volte di più che nel resto d’Italia. Li hanno contati i tumori a Paola e le cifre non lasciano dubbi: c’è qualcosa che uccide. Solo a Paola? Solo a Paola hanno avuto il coraggio e la voglia di contarli i tumori. Coraggio ci vuole perchè, a contarli, si finisce per arrivare alla conclusione che quel qualcosa che uccide viene dal mare. Il mare non solo di Paola ma di tutta la Calabria o quasi. Paola è a metà strada tra Cetraro dove fu affondata la nave Cunsky e Amantea dove si arenò sulla spiaggia la Jolly Rosso. Due navi a perdere, con il loro carico di rifiuti mortali, scorie nucleari comprese. Ce ne sono altre 37 di navi così sul fondo del mare. Le hanno riempite di morte chi si voleva disfare dei materiali nocivi spendendo il meno possibile, le hanno portate nel mar di Calabria e affondate gli uomini della mafia nazionale e internazionale che controllano il territorio, il mare e la terra.

 Trentanove fonti di morte sull’uscio di casa, trentanove piccole Chernobyl senza nessun “sarcofago” a fermare esalazioni e radiazioni. Ovunque al mondo sarebbe allarme di Stato, rivolta di popolo, angoscia nazionale, bonifica disperata e senza risparmio e respiro. Invece la Calabria sopporta in relativo silenzio e l’Italia considera la cosa un “problema ambientale”. Le trentanove navi, quelle conosciute, è possibile ve ne siano altre, non sono un’emergenza nazionale, non valgono nè l’ansia nè la mobilitazione dell’intero paese. Ci fossero 39 navi di morte al largo degli Usa o della Francia se ne occuperebbe Obama o Sarkozy in prima persona, tv e giornali non darebbero tregua al governo fino alla bonifica, la gente esigerebbe sicurezza. In Italia no, in Calabria ancor meno. Tutti sanno e tutti più o meno accettano che si conviva con la morte che viene dal mare. La morte che gli uomini della ndrangheta hanno seminato in mare. Occhio non vede, tumore uccide: tutto in ordine.

 fonte: Blitz Quotidiano

USTICA….NON CONVIENE RICORDARLA, ANCHE PERCHE’…CHIEDETELO A ISRAELE ! – Blog di frontediliberazionedaibanchieri

: http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-ustica-non-conviene-ricordarla-anche-perche-chiedetelo-a-israele-119853377.html

Tuesday 3 september 2013

Il segreto dei segreti

Il 19 marzo 1980 il quotidiano New York Herald Tribune riferisce di “un accordo italo-iracheno: Roma vende a Baghdad materiale radioattivo in cambio di consistenti forniture di petrolio; inoltre il governo iracheno si è impegnato a comprare una decina di navi da guerra di fabbricazione italiana”. Ovviamente c’è il beneplacito del presidente Carter ed il via libera del primo ministro Francesco Cossiga. A maggio si riunisce a Roma una Commissione italo-irachena, formata dal ministro del Commercio estero Enrico Manca (psi), dal ministro omologo iracheno Hassan Alì e dal sottosegretario del petrolio Abdul Munim Alwan Samarai. Il governo iracheno chiede armi e tecnologia nucleare in cambio di petrolio. Il primo contratto stipulato, in cui figura la Snia Techint e l’Ansaldo, ha un importo di 50 milioni di dollari. Al contempo, il Governo francese fornisce all’Iraq l’uranio arricchito che trasporta a Tuwaitha a bordo di un Airbus 300.

 

Dunque, il movente, ovvero il conferimento ad un Paese mediorientale di tecnologia strategica, o meglio atomica; un’azione da impedire a tutti i costi. Il DC9 Itavia era stato utilizzato segretamente dallo Stato italiano per il trasferimento di componenti nucleari in Iraq (prima tappa da Bologna a Palermo, a bordo di un volo insospettabile, ma non per il Mossad). I contratti miliardari sono passati tutti attraverso la filiale USA della BNL di Atlanta.

 

Il governo sionista di Tel Aviv (soprattutto Begin) non vede di buon occhio la situazione e si prepara a sabotare con ogni mezzo l’impresa. Infatti, il 27 giugno 1980, a scopo puramente dimostrativo, dopo aver già realizzato qualche attentato intimidatorio da parte del Mossad, avvertimenti ed ultimatum al governo italiano, i velivoli israeliani camuffati da mig abbattono il Dc 9 Itavia, decollato da Bologna con destinazione Palermo. E’ un segnale forte contro l’Italia. Due piloti italiani, gli ufficiali Naldini e Nutarelli – in seguito assi delle frecce tricolori morti nell’inverosimile “incidente” di Ramstein, una settimana prima di essere interrogati dal giudice Priore sulla strage di Ustica – quella sera  intercettarono gli aerei da guerra della Stelle di Davide che avevano bucato la difesa aerea italiana. A Naldini e Nutarelli viene prontamente ordinato qualche minuto prima del momento fatale di tornare alla base di Grosseto. Alle 81 vittime diretta del volo IH 870 bisogna aggiungere altre 20 persone, “suicidate” dai servizi di intelligence perché sapevano troppo.

 

Nella Repubblica degli omissis, i depistaggi classici sono imbastiti mediante distrazioni provvidenziali, ritardi clamorosi o errori giudiziari. Cossiga docet. Appare inverosimile: i magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria (Neri) e di Matera (Pace) che indagavano insieme su un centro dell’Enea in Basilicata (Trisaia) entrarono casualmente in possesso di informazioni interessanti sulla strage di Ustica, e le trasmisero ai giudici competenti, ma senza esito.

La verità, però, non si può uccidere e prima o poi salta fuori. Accadde il 27 giugno 1980. A Bologna 81 persone salgono a bordo dell’aeroplano civile diretto a Palermo: 64 passeggeri adulti, 11 ragazzi tra i dodici e i due anni, due bambini di età inferiore ai ventiquattro mesi e 4 uomini d’equipaggio. Il velivolo decolla alle 20.08 e sparisce dai tracciati radar alle 20.59.

«L’incidente al Dc 9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento. Il Dc 9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti. Nessuno ha dato la minima spiegazione di quanto è avvenuto». Sono le parole con le quali il giudice Rosario Priore – alternatosi ai colleghi Aldo Guarino, Giorgio Santacroce e Vittorio Bucarelli – ha chiuso il 31 agosto 1999, la più lunga istruttoria della storia giudiziaria italiana. Caccia non identificati, radar che vedono e non vedono, un buco nero di segreti, omissioni, depistaggi e menzogne a caratura istituzionale con coperture di livello internazionale.

Quella sera andò così. Due caccia Phantom F-4 – regalati dagli Usa ad un potente alleato – entrarono nel Tirreno posizionandosi tra Ponza e Ustica, in attesa del bersaglio, esattamente nel punto – non rilevabile dai radar – in cui avevano verificato un’ampia zona d’ombra nella difesa aerea italiana. Sembrava una missione impossibile, ma si erano preparati per mesi a quella che giudicavano un “atto di vitale autodifesa”. I missili si allontanarono nel vuoto e colpirono l’aereo civile italiano. I due caccia di Israele – modificati e riforniti in volo – assistiti da un velivolo Sig-int, allora si divisero e uno di essi attraversò la costa tirrenica della Calabria per fare rientro nella terra promessa. Per la cronaca per tutta la primavera dell’anno 1980 i velivoli bellici di Israele si erano esercitati a bucare la difesa tricolore, per scovare i numerosi punti deboli. L’anno successivo gli israeliani replicarono con il bombardamernto in Iraq del complesso nucleare di Osirak, un’altra impresa considerata – a torto – logisticamente impossibile. Ma in questo caso se ne vantarono pubblicamente. Capaci di azioni criminali impensabili e tecnicamente giudicate impossibili. A missione compiuta il premier Begin fu colto da un infarto.

un documento ufficiale dello Stato italiano

 Il muro di gomma sembra impenetrabile. L’orecchio di Echelon Usa dalla base di San Vito dei Normanni (Brindisi) ha registrato tutto, istante per istante, alla stregua di Shape, un organismo Nato, di stanza a Bruxelles, ma il Pentagono non collabora. Oggi sono note cause, dinamica e scenario internazionale di matrice bellica. Mancano all’appello solo gli autori materiali della strage e i loro mandanti ben protetti. Perché questa verità era così inconfessabile da richiedere il silenzio, l’omertà, l’occultamento delle prove?

 

Missili in fondo al Tirreno: filmati ma non recuperati

Il 22 maggio 1988 il sommergibile Nautile esplora il Mar Tirreno alla ricerca del Dc9 Itavia. Alle 11,58 le telecamere inquadrano una forma particolare. Uno dei due operatori dell’Ifremer scandisce in francese la parola “misil”. Alle 13,53 s’intravede un’altra classica forma di missile. Le ricerche della società di Tolone vengono sospese tre giorni dopo. L’ingegner Jean Roux, dirigente della sezione recuperi dell’Ifremer, subisce uno stop inspiegabile dall’ingegner Massimo Blasi, capo della commissione dei periti del Tribunale di Roma. I due missili non vengono raccolti neppure durante la seconda operazione di recupero affidata a una società inglese. Forse, perché la Stella di Davide è intoccabile? Trascorrono tre anni prima che i periti di parte abbiano la possibilità di visionare i nastri dell’operazione Ifremer. Secondo un primo tentativo di identificazione di tratta di un “Matra R 530 di fabbricazione francese” e di uno “Shafrir israeliano”. I dati tecnici parlano chiaro. Quel Matra è “lungo 3,28 metri, ha un diametro di 26 centimetri con ingombro alare di 110, pesa 110 chilogrammi: è munito di una testata a frammentazione e può colpire il bersaglio a 3 km di distanza con la guida a raggi infrarossi e a 15 km con la guida radar semiattiva”. L’altro missile è “lungo 2,5 metri, 16 centimetri di diametro e 52 di apertura alare, pesa 93 kg e ha una gittata di 5 km”. Entrambi i missili erano in  dotazione ai caccia di Israele, in particolare: Mirage III, Kfir, F4, A4, F15, F16.Uno di quei missili è stato lanciato contro il Dc9.

Le ultime scoperte dei periti di parte civile hanno confermato senza ombra di dubbio che il Dc 9 è stato abbattuto da un missile. La prova è costituita da 31 sferule d’acciaio (diametro 3 millimetri) trovate in un foro vicino all’attacco del flap con la fusoliera. La loro presenza può essere spiegata con l’esplosione vicino alla parte anteriore dell’aereo della testa a frammentazione di un missile. La requisitoria del giudice Priore parla di una operazione militare condotta da Paesi alleati -americani, francesi, inglesi e libici – della quale gli italiani sono stati testimoni diretti. Nei tracciati radar si vede addirittura un elicottero decollato dal mare, presumibilmente da una portaerei, giungere nella zona del disastro prima che arrivassero, con deliberato ritardo, i soccorsi. Che cosa si è voluto insabbiare con tanto accanimento? Il ruolo attivo di Israele? «E’ una questione di dignità nazionale – argomenta Daria Bonfietti che ha perso il fratello Alberto – Un’altra Ustica può ripetersi in qualsiasi momento».

Le 5.600 pagine di requisitoria del giudice Priore parlano di una operazione militare condotta da Paesi alleati della quale gli italiani sono stati testimoni diretti. Nei tracciati radar si vede addirittura un elicottero decollato dal mare, presumibilmente da una portaerei, giungere nella zona del disastro prima che arrivassero, con deliberato ritardo, i soccorsi. A poca distanza dal luogo di ammaraggio dell’aereo civile staziona l’unità militare italiana Vittorio Veneto che però non presta alcun soccorso. L’ultima testimonianza è di un ufficiale di macchina da me scovato ed intervistato che ho prontamente segnalato – unitamente ad altri tre testimoni degli eventi (tre ex militari dell’Aeronautica militare, perseguitati dall’Arma azzurra) ai magistrati titolari dell’inchiesta presso la Procura della Repubblica di Roma  (Maria Monteleone ed Erminio Amelio).

 

indumenti personali appartenuti ai passeggeri  del volo IH 870 (fonte: Museo per la memoria di Ustica a Bologna)

 In fondo al Tirreno, c’erano due missili (uno di fabbricazione israeliana e l’altro francese, ma in dotazione entrambi all’aviazione di Gerusalemme). Ecco le coordinate: 39°430N 12°550E.

Il  missile non era ad impatto; era a risonanza: perché se il missile fosse stato ad impatto dell’aereo non avremmmo più traccia, neanche una scheggia.

 

Il Dc 9 Itavia aveva a bordo 81 passeggeri, tra cui 64 adulti, 11 bambini tra i due e i dodici anni,, due bambini di età inferiore ai 24 mesi, oltre ai 4 membri d’equipaggio.

 

Dopo 33 anni l’abbattimento di questo aereo civile non ha nessun colpevole. Alla tragedia umana di uno Stato criminale – di vari Governi e dell’Aeronautica Militare tricolore – che non ha voluto fornire una spiegazione, preferendo la fedeltà al segreto NATO. Nel 2003 il Governo italiano ha siglato con Israele un trattato di cooperazione militare, ratificato nel 2005 con la legge 94 dal Parlamento italiano (“opposizione” inclusa con il beneplacvito del presidente della Repubblica). I magistrati italiani per quanto determinati sono andati a sbattere una seconda volta contro il muro di gomma. La beffa finale: da alcuni anni le forze armate di Tel Aviv svolgono esercitazioni militari in Italia e con l’Italia nel quadro di alleanze del Patto atlantico.

Gianni Lannes

 Fonte: http://sulatestagiannilannes.blogspot.it


 

La foto del massacro di Assad è stata scattata in Iraq nel 2003 » News

Scritto da Maria Melania Barone3 settembre 2013

 foto falsa bbc

La propaganda anti-Assad si serve di grandi nomi, tv potenti, accreditate e giornalisti di lustro. E quando i giornali accreditati sono molto seguiti non occorre nemmeno il sensazionalismo tanto demonizzato dai lettori e se una notizia di propaganda è nutrita di sensazionalismo, non importa. L’uomo medio la filtra e la riconosce come “notizia certa“. E’ quello che è accaduto alla BBC, tv inglese seguita in tutto il mondo. Organo di informazione principale per la propaganda anti- Assad. Per la BBC quell’immagine è stata scattata nella città siriana di Hula e testimonia il massacro che Assad avrebbe attuato nel suo stesso popolo per sedare le rivolte affamate di “democrazia”. Questa foto-shock sarebbe stata inviata, secondo la BBC, da alcuni attivisti in Siria.

 Incredibilmente però, il fotografo autore di questo bellissimo scatto, emerge su facebook con un’accusa che mina alla buona fede della BBC e soprattutto della propaganda anti-Assad. E’ un Italiano  e si chiama Marco Di Lauro. Quando ha scattato la foto era il 27 marzo 2003 a Al Musayyib, una città iraqena a 40 km  a sud di Baghdad. In quella zona infatti erano sparite dalle 10 mila alle 15 mila persone. Successivamente fu trovata una fossa comune con dei corpi sotterrati. Questi corpi furono portati in superficie, avvolti in teli di stoffa e allineati in una grande scuola della città per essere conteggiati. A quel punto i bambini cominciarono a correre tra i corpi diventando il soggetto ideale per i fotografi di guerra.

 Qualcuno sta usando illegalmente una delle mie immagini per la propaganda anti-siriana in prima pagina del sito web della BBC“, con queste parole Marco di Lauro esprime il proprio sdegno su facebook. La famosa tv americana infatti ha pubblicato alle ore 7,00 am London sul sito web la foto del massacro, gridando al mondo i crimini di Assad.

 Era il 27 Maggio 2013, dieci giorni prima Putin aveva incontrato il principe saudita Bandar bin Sultan che gli aveva proposto di proteggere la marina russa in Siria, qualora lui si fosse impegnato a rovesciare Assad. Qualora Putin non avesse accettato, lo stesso Bandar avrebbe scatenato attentati terroristici alle Olimpiadi invernali di Sochi che si terranno dal 7 al 23 febbraio 2014 in Russia. Putin uscì furioso dall’incontro e comunicò al suo esercito di tenersi pronto per una guerra che sarebbe stata combattuta fuori dalla regione russa“. Dell’incontro ne ha parlato anche il The Thelegraph in un articolo del giugno scorso.

 La propaganda anti-Assad si combatte con qualsiasi arma, anche con quelle chimiche che sarebbero state fornite ai terroristi dallo stesso Principe di Bandar con l’ok di Washington.

 BBC foto massacro assad

http://news.you-ng.it/2013/09/03/la-foto-del-massacro-assad-stata-scattata-iraq-nel-2003/

 

‘ PACIFISTI INTERVENTISTI’ SBAVANO SULLA SIRIA – Blog di frontediliberazionedaibanchieri

Clipped from: http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/article-i-pacifisti-interventisti-sbavano-sulla-siria-119849644.html

i pacifisti in divisa son così. Manifestano per chiedere una no fly zone che liberi un popolo dal proprio dittatore. Ovviamente si appellano ai gendarmi del mondo, e se sei contrario ti dicono che sei razzista e che non vuoi spendere i tuoi soldi per contribuire alla “pace nel mondo”. Strano che quei paesi con i dittatori cattivi siano quelli indicati dal CFR, dal Bilderberg, dalla Trilateral….AL massimo si emette un comunicato per salvare la faccia che sostenga, appena sparato il primo colpo, che non si stà né con la Nato né con il dittatore sanguinario. E colpo di spugna sui mesi di propaganda dediti a hitlerizzare il capo di stato che deve essere rimosso.

 Tuesday 3 september 2013

I ‘ PACIFISTI INTERVENTISTI’ SBAVANO SULLA SIRIA

 Su quanto sia stato funzionale, Cohn-Bendit, al sistema per convogliare il ’68 nelle spire dello stesso abbiamo già detto in un nostro precedente articolo. Questi personaggi sono stati gli ” utili idioti” del capitalisìmo e dell’imperialismo, non sono qualificabili come leader di gruppi di ” rottura” con il sistema ma solamente come bottegai che hanno contribuito a fissare la contestazione nel sistema imperante, hanno attinto a piene mani dal supermercato politico, insieme alla destra ,per garantirgli una stabilità.

L’arco si poteva tendere benissimo, ma queste due categorie “zoologiche”, la fascisteria e l’ultra sinistra, hanno contribuito ad alimentare i grossi interessi dei borghesi ed hanno fatto la guardia affinchè la contestazione non disturbasse i ” bisogni” dei bottegai dabbene.

E’ talmente vero che basta vedere come si sono ” sistemati” e gozzovigliano nel sistema usurocratico messo in atto dai banchieri contro i popoli.

Claudio Marconi

 Daniel Cohn-Bendit, ex bandiera del ’68, non ha dubbi nello schierarsi completamente affianco agli Stati Uniti nella crociata punitiva contro la Siria. Ecco che il corto circuito del “pacifismo” messo a disposizione del sistema dominante raggiunge la sua vetta più alta.

Pacifisti atipici gli ex sessantottini. In prima fila ovunque si parli di diritti violati, questi personaggi escono fuori ogni volta che si tratta di giustificare una guerra contro un presunto dittatore sanguinario, ma tacciono in modo miserabile quando si tratta di criticare il sistema vigente che produce, letteralmente, guerre e ingiustizie. Purtroppo si tratta di gente che conosciamo molto bene anche in Italia, Gad Lerner e Saviano, solo per citare i primi due che ci vengono in mente, sono due esempi calzanti. In Europa abbiamo Daniel Cohn-Bendit, ex icona del ’68 (e anche sul Sessantotto ce ne sarebbe da dire) e oggi storico leader dell’ecologismo europeo. Cohn-Bendit come prevedibile sulla Siria si è allineato completamente sulle posizioni di Barack Obama, anzi, sembra quasi sorpassarlo a destra giudicando un errore fatale  un’azione solitaria degli Stati Uniti, sostenendo che l’Occidente dovrebbe rispondere in modo coeso al presunto attacco chimico da parte di Assad. Per il parlamentare europeo dei Verdi l’utilizzo delle armi chimiche da parte di Assad deve essere punito, ma la strategia dell’Occidente non può essere limitata ad un mero intervento sanzionatorio. Insomma lanciare missili contro un Paese sovrano e senza alcuna prova per l’ex leader del Sessantotto è troppo poco. Una punizione senza una strategia politica complessiva sarebbe un errore. Le nazioni occidentali si devono però mobilitare militarmente, come presupposto per un intervento militare oppure per ottenere un armistizio che fermi lo spargimento di sangue in Siria”, ha detto Cohn-Bendit mettendosi, letteralmente l’elmetto, ai giornalisti del Der Spiegel. Non solo, l’ex guru ha anche esortato la Germania e gli altri paesi europei recalcitranti, vedi l’Italia, a partecipare alla guerra. L’europarlamentare ecologista illustra così la sua strategia per risolvere la crisi siriana. “Sono per un intervento militare, a condizione che l’Occidente sia compatto. Un’azione solitaria degli Stati Uniti sarebbe sbagliata. L’obiettivo deve essere il raggiungimento di un armistizio in Siria sotto controllo Onu. Allo stesso tempo gli Usa o l’Unione Europa devono portare una risoluzione all’interno dell’assemblea delle Nazioni Unite, che condanni in modo chiaro l’utilizzo delle armi chimiche. Questo sarebbe l’inizio della legittimazione dell’intervento. Se ci saranno le prove della responsabilità del regime di Assad nell’uccisione dei suoi concittadini con le armi chimiche, anche per la Russia sarebbe difficile rimanere al suo fianco nel Consiglio di Sicurezza”. Inutile dire che nessuno sa ancora chi abbia utilizzato le armi chimiche il 21 agosto, nessuno ha fornito prove schiaccianti e soprattutto nessuno parla del fatto che, a oggi, le uniche prove trovate in Siria accusano i ribelli di aver usato in passato armi chimiche, e non Damasco. Ma Cohn-Bendit si è mostrato deciso, e ha persino ritenuto assurdo sostenere che l’intervento della comunità internazionale contro Assad estenda il conflitto: “Dobbiamo essere politicamente e moralmente contro il presidente siriano. Assad sta perpetrando la pulizia etnica nel suo paese. Gli attacchi chimici hanno lo scopo di costringere sempre più sunniti alla fuga. Questa strategia destabilizza l’intera regione”. Frasi, quelle di Cohn Bendit, che sembrano uscite dalla bocca di Kerry o di altri inverventisti della prima ora, ma che non ci sorprendono. Una certa “sinistra” ha da tempo completamente rinunciato al cambiamento della società, accettando ormai completamente e in modo prono il sistema di valori del capitalismo. Coerentemente con quanto cominciato nel Sessantotto dunque, Cohn-Bendit e altri ex leader della sinistra rinunciano all’analisi della società e accettano in toto la necessità di portare avanti l’imperialismo e giustificarlo. Così, di fronte a presunti abusi dei diritti umani, si giustifica il diritto a bombardare e invadere un altro Paese, rinunciando a vedere gli interessi geopolitici ed economici che sono il vero motivo che spinge l’Occidente alla guerra. Un pacifismo armato quello di Cohn-Bendit perfettamente coerente con la dottrina Usa dei “poliziotti del mondo”, anche perchè, inutile nascondercelo, probabilmente l’imperialismo statunitense e Occidentale difende interessi che, indirettamente o meno, giovano agli stessi ex pasdaran Sessantottini. Gli stessi che in casa nostra, vedi Gad Lerner, prima parlano di difesa dei diritti e di pace, e poi invocano la democrazia delle bombe disposti anche a parteggiare per gli estremisti islamici, gli stessi che volevano mettere al muro nemmeno dieci anni prima.

Gracchus Babeuf

Tratto da: iltribunodelpopolo.it