ISRAELE NON VUOLE DIVENTARE ‘ MULTIETNICO’

ma dare assegni a chi fa figli non è considerato FASCISTA? NO, se i soli beneficiari sono extracomunitari. Le italiane, povere, disoccupate o precarie ricorrano all’aborto

Monday 2 september 2013

 Perchè Letta non manda la Kyenge e Boldrini a ” studiare” in Israele ( loro amici ) per imparare come si fa a non distruggere un popolo ? Claudio Marconi

Israele attua una politica demografica antitetica a quella che la Kyenge vorrebbe attuare in Italia. Mentre la congolese vorrebbe sostituire gli italiani con giovani africani, in quello che sarebbe un genocidio con altri mezzi, il governo israeliano pensa a come plasmare la società israeliana in modo che rimanga ‘ebrea’ e ‘democratica’. Come sempre, c’è molto che le nazioni europee possono imparare da Israele. La politica demografica ne è un  esempio.

 Dal New York Times :

 Figli di Israele

 Di Shmuel ROSNER

 TEL AVIV – Israele ama i bambini e ne vuole di più. Ha alti tassi di fertilità – il più alto, infatti, di tutti gli Stati della Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: quasi 3 bambini per famiglia,  contro una media OCSE di poco più di 1,7. Si investe un sacco di soldi nel fare cliniche della fertilità e trattamenti accessibili ai cittadini.

 La ragione principale di questo supporto è ovvia: Israele è un piccolo paese circondato da molti nemici e vuole rimanere etnicamente ebreo.

 Eppure, in un taglio attuato la scorsa settimana, la mia famiglia riceverà ora poco meno di $ 140 al mese in sovvenzioni statali per i miei quattro figli, giù da $ 250 al mese.

 Perché? Perché le preoccupazioni di Israele circa la demografia non sono solo di natura quantitativa, ma anche qualitativa.

 Quasi tutti gli ebrei israeliani vogliono che il paese rimanga una patria ebraica, e quindi deve mantenere una maggioranza etnicamente ebraica. Vogliono anche che sia una democrazia, sia liberale ed economicamente forte.

 E questi obiettivi possono essere minacciati dai due sotto-gruppi che in Israele f anno la maggior parte dei bambini: innanzitutto la minoranza araba, che ne minaccia l’identità etnica, e poi ci sono gli  ebrei ultra-ortodossi, noti come Haredis, che ne minacciano la cultura democratica e occidentale. Il tasso di natalità per le donne ebree in Israele è quasi 3,  è 3,5 per gli arabi e 6.5 per gli Haredis.

 Il Bureau of Statistics di Israele dice che entro il 2019,  la maggior parte dei bambini ebrei sarà ultra-ortodossa, l’unico segmento della popolazione ebraica ad impedire la trasformazione israeliana in stato bi-nazionale mezzo arabo.

 L’elevata fertilità tra questi gruppi sembra aver creato un problema economico che è aggravato dalle sovvenzioni statali. Dan Meridor, ex ministro delle finanze noto per le sue idee liberali, formulò il problema in questo modo nel 2010: “Ci sono intere classi sociali nella popolazione, dove non tutti lavorano, con molti bambini nati con l’incoraggiamento dello stato.” .. .

 Quando i tagli sono entrate in vigore la scorsa settimana, il ministro delle Finanze Yair Lapid ha dichiarato: “E ‘stato dimostrato più volte che assegni per i figli non tirano fuori le persone dalla povertà. Perpetuano la povertà. “Se gli arabi e gli Haredis ricevono un minor numero di sussidi,  potrebbero entrare nel mondo del lavoro o avere meno figli (o entrambi), e quindi potrebbero essere meno poveri.”

 Il governo israeliano ha usato gli ultra-ortodossi come ‘muro demografico’, all’avanzata della minoranza araba che risiede all’interno dei propri confini. Una sorta di riserva ‘ebrea’: si sovvenzionano uomini sani, il cui unico impegno è studiare la Torah e procreare per aumentare il tasso di natalità ebraica complessiva. Questo era essenziale per custodire l’integrità etnica dello Stato ebraico. Ma ha avuto delle ripercussioni sul piano economico, visto che gli Haredis conducono una vita socialmente parassitaria dello stato: sono una sorta di ‘ape regine’ dedite alla procreazione. E su quello politico-militare: gli ultra-ortodossi rifiutato il servizio militare, essenziale alla sopravvivenza di Israele.

 Ecco che ora Israele ha deciso che ci sono abbastanza ebrei e il pericolo di trasformare il paese in una società ‘multietnica’ è scongiurato,  così chiude il rubinetto.

 In altre parole, l’amore di Israele per i bambini è condizionato: se ne  vuole di più solo se ebrei, e  fino a quando strumentali ai suoi obiettivi.

 I tagli della scorsa settimana ai sussidi mostrano che tali assegni sono, a differenza degli stati europei,  non una misura di giustizia sociale (sostegno alle persone bisognose senza tenere conto delle loro identità etnica) ma un mezzo di pianificazione sociale (sostegno alle tendenze demografiche desiderate). E’ la differenza tra chi persegue il proprio suicidio, e chi invece anela a sopravvivere.

 C’è molto che noi italiani possiamo imparare dagli israeliani. Il primo insegnamento è che fare i propri interessi come popolo, non è un ‘reato’, ma un imperativo naturale. Solo gli individui e i popoli affetti da ‘altruismo patologico’ fanno gli interessi dell’altro. I popoli sani no.

 Gli israeliani sono, per diversi motivi, tra i quali l’assenza del ‘peccato originale’ della WWII, un popolo sano che non ha bisogno di chiedere ad altri il permesso alla propria esistenza.

 I tassi di fertilità in Israele sono interessanti per quello che possono insegnarci nella lotta per sopravvivere come popolo.

 Ecco un grafico da Israele: Demografia 2012-2030: In cammino verso uno Stato Religioso da Bystrov e Soffer. Questo mostra i tassi di fertilità totali per il periodo 1980-2008 per le diverse classi di donne ebree israeliane, quindi escluse quelle arabe. La linea superiore è quella degli ultra-ortodossi. 

In fondo ci sono gli ebrei secolari – gli eredi dei sionisti – a circa 2,05, che è comunque  il tasso di sostituzione da cui noi siamo molto lontani. Questo è infatti un dato piuttosto alto per donne laiche in un paese affollato e avanzato come Israele.

 E visto che Israele non è molto diverso in termini di  densità di popolazione, e dei prezzi immobiliari da molte zone italiane, c’è da chiedersi: come fa Israele a raggiungere un livello di sostituzione  demografica, nella sua componente di popolazione meno ‘adatta’?

 Visto che quella sua ‘componente meno adatta’ è molto simile alla nostra popolazione generale, studiare la politica demografica e di sostegno alla natalità israeliana è un imperativo. Se vogliamo sopravvivere come popolo. E dobbiamo, sopravvivere come popolo.

 Ovviamente, quelli che seguono sono tutti provvedimenti che vanno nella direzione opposta:

 http://voxnews.info/2013/08/31/lavori-pubblici-a-immigrati-sindacati-soddisfatti/

 http://voxnews.info/2013/08/30/magistrato-ingiusto-privilegiare-lavoratori-italiani/

 http://voxnews.info/2013/08/30/sardegna-la-regione-da-lavora-ma-solo-agli-zingari/

 http://voxnews.info/2013/08/28/nuovo-scandalo-assegni-per-extracomunitari-che-fanno-tanti-figli/

 Deprimono la natalità italiana, e favoriscono quella delle componenti parassitarie della popolazione residente. Israele non commette questi errori dettati da una demenziale idolatria dell’universalismo dei diritti: perché per Israele, i suoi figli vengono prima degli altri. E’ tempo di seguire l’esempio degli israeliani.

 In Israele, uno come Letta che afferma di ‘avere voluto lui la Kyenge nel governo’,  sarebbe preso e condotto al gabbio. Quello delle scimmie. Perché lì l’identità conta.

 

In Israele gli invasori si respingono. Con le buone se possibile, con le cattive se necessario. Non vedrete soldati aiutare giovani virgulti africani ad invadere la loro patria, non li vedrete prendere in braccio i futuri stupratori delle proprie figlie. Né, vedrete,  strane donnine fanatiche urlanti in preda a psicosi d’accoglienza. Tutte immagini che rimarranno a nostra eterna vergogna.

 Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo fare come loro.

 Tratto da: identita.com

La crisi economica? Colpa dei NOTAV

Le imprese valsusine si lamentano che chiudono per colpa dei notav. Il governo subito interviene a loro protezione. Come i padrini nei confronti dei picciotti.
Eh già, perché gli incendi che si prendono pezzi di queste aziende, sono ovviamente attribuiti ai notav.
Come se queste aziende, o almeno, alcune di loro, non siano da tempo in odor di mafia ma la procura questa pista non la segue. Nonostante le star dell’antimafia siano “al lavoro”, siano state create commissioni, dipartimenti, pool e quant’altro, tanto per far vedere che nel paese del Presidente Napolitato che ha fatto cancellare le intercettazioni che lo coinvolgevano sulla trattativa stato mafia, si “lotta per la legalità”. Il solito fumo negli oggi.

A giugno dell’anno scorso, uscì una dammatica conta, ben 1600 aziende CHIUDEVANO OGNI GIORNO.
Si rispose che l’austerità e l’elevata pressione fiscale era necessaria per SALVARE L’ITALIA
Ecco come reagirono  i padrini politici del malaffare, due pesi e due misure, gli stessi che tanto si indigano oggi per delle aziende “discutibili” valsusine.

Mi auguro vivamente, che le imprese VERE E SERIE (che non lavorano lucrando sulla distruzione della VITA ALTRUI) rispondano come si deve a questa palese discriminazione, soprattutto considerato il fatto che i governi non fanno altro che assassinare TUTTE LE IMPRESE a suon di tasse, con una pressione fiscale ufficiale ormai al 53% (in realtà si arriva al 75%), eh quella evidentemente per i Lupi della situazione fa bene, e se non ce la fai a pagare guai si manda il sicario Equitalia a riscuotere con la forza del braccio della legge.

Che ne è, LUPI; dei soldi che lo stato deve alle imprese DA ANNI, quei 130 MILIARDI per lavori svolti. Le interessa ministro sapere QUANTE AZIENDE LO STATO HA COSTRETTO AL FALLIMENTO? Ma quanta ipocrisia.
NON E’ INDIGNATO MINISTRO, PER QUESTI DATI o anche di queste chiusure la colpa è dei notav?
Ministro spieghi a tutte le imprese d’Italia come saranno aiutate a combattere la crisi con gli aumenti previsti
A novembre possibili aumenti degli acconti Ires ed Irap e delle accise
Fallimenti in costante crescita: sono 3637 le aziende fallite nel primo trimestre 2013
Vedi dossier

http://www.ilsussidiario.net/Speciali/Crediti-imprese-verso-la-Pa/
Lo dica Ministro, che non ci sono quei soldi perché DOVETE FINANZIARE IL TAV E LE 4 aziende che ci lavorano.

Denaro, sudditi e sovrani: decide tutto una lobby criminale

Scritto il 02/9/13 

 Ferdinando Imposimato, presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, durante la recente presentazione a Napoli del suo nuovo libro “La Repubblica delle stragi impunite”, ha affermato: «Il Gruppo Bilderberg è uno dei responsabili della strategia della tensione, e quindi anche delle stragi». Imposimato riferisce di aver trovato per la prima volta menzione della parola Bilderberg nelle carte delle indagini del giudice Emilio Alessandrini, che «venne assassinato durante gli anni di piombo da un “commando” del gruppo terroristico Prima Linea». Tra gli italiani componenti del Gruppo Bildenberg e della Trilateral Commission compaiano Mario Monti, ex presidente del Consiglio, John Elkann, presidente del gruppo Fiat, Pier Francesco Guarguaglini, ex presidente di Finmeccanica, Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, ed Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico e attuale presidente del Consiglio.

E’ da notare che gli ultimi due presidenti del consiglio in Italia sono il frutto di una raffinatissima strategia del “golpe morbido”, che comporta anche un

Ferdinando
              Imposimato

dispiegamento allineato dei maggiori media italiani sulla linea “Euro fino alla morte!”, che comporta la dissuasione violenta del pubblico italiano con argomenti che poco o niente avrebbero a che fare con l’economia reale di un paese cosciente del suo diritto nativo alla sovranità economico-monetaria. In un intervento durante una conferenza alla facoltà di scienze politiche dell’università di Milano, ho individuato in un fatto ben preciso il possibile risultato ottenuto con le bombe nelle banche e la strage di Piazza Fontana avvenuta a Milano il 12 dicembre 1969: l’interruzione dello sconto alla pari dei Buoni del tesoro (Bot) da parte della Banca d’Italia (un ente privato che, all’epoca, era di proprietà di banche statali).

In sostanza sostengo che i 22 anni cosiddetti “di piombo”, in Italia, iniziati con piazza Fontana, dovevano culminare con la firma del Trattato di Maastricht del 1991 che comportò l’adozione della circolazione dell’euro come moneta legale dal 1° gennaio 2002. Il punto su cui ritengo importante soffermarsi è la valutazione dei rapporti di potere esistenti tra l’amministrazione pubblica ed il sistema monopolistico delle banche (private). Nella mia definizione di banche private rientrano anche quelle banche centrali che, ancorché apparentemente sotto controllo pubblico come in Francia ed Inghilterra, mantenendo il falso in bilancio dell’emissione monetaria al passivo, nascondono i veri proprietari occulti. Il rapporto di forza banche-Stato, in Italia, è quindi scandito da un periodo in cui lo Stato può finanziarsi ottenendo fondi illimitati, scontando alla pari i buoni del Tesoro, fino al 1969, ed un momento in cui la sua sovranità monetaria viene ridotta al lumicino con la rinuncia anticostituzionale del Trattato di Maastricht (1991) che lascia solo la facoltà – limitata dalle

Falcone e
              Borsellino

indicazioni quantitative della Bce – dell’emissione di monete metalliche in euro.

A questo proposito notiamo che al Vaticano è andata meglio: secondo i patti bilaterali con la Ue, l’ammontare annuale delle monete da coniare viene almeno stabilito da un comitato misto Vaticano-Ue. Quindi, se nel 1969 il rapporto di potere monetario Stato-banche era di 1 a 1, nel 1992 – poco dopo le stragi Falcone e Borsellino e la seguente adozione in Parlamento del Trattato di Maastricht – il rapporto diventa dell’ordine di 1 a mille. In pratica, lo Stato conia monete mentre il sindacato bancario (banche centrali più banche commerciali) stampa banconote e inventa depositi di denaro contabile per un importo enormemente superiore. Se la mia tesi è vera – ecco quindi l’eterodirezione del terrorismo in Italia – è chiaro che gli strumenti e le armi convenzionali di difesa dello Stato democratico fino ad oggi non hanno assolutamente funzionato. Né ci sono servite – guardacaso – le armi atomiche e le basi militari che gli Stati Uniti ci hanno imposto dalla fine della seconda guerra bancaria mondiale.

Un detto dice: chi ha i soldi in mano, ha vinto! E chi ha per primo i soldi in mano se non chi li crea e può spenderli senza controllo? Senza alcuna contropartita, ma anzi, nel caso delle banche, sottraendone l’importo dagli utili di esercizio? Nel caso dell’Italia, ormai abbiamo visto che l’ordinamento statuale è completamente subornato fino al livello della presidenza della Repubblica, che niente ha fatto e fa per resistere agli oligarchi del credito. Questo nuovo strumento d’indagine, ovvero il rapporto Stato-banche visto secondo i poteri d’emissione monetaria e ritenzione della relativa rendita, ci da anche la possibilità di effettuare una indagine retrogada sugli accadimenti geopolitici internazionali degli ultimi decenni. La chiave d’indagine è

calcolare il rapporto Stato-banche sulla moneta prima del conflitto e dopo il conflitto.

Si noterà facilmente che, nei casi in cui tale rapporto è peggiorato o peggiora costantemente in favore dei banchieri, le rivoluzioni o guerre umanitarie avevano ben altri scopi da quelli esaltati dal circo mediatico. Infine, questa variabile può essere certamente utile per raggiungere quell’accordo unanime sul significato univoco di termini quali: terrorismo, criminalità finanziaria e riciclaggio di denaro, che ancora oggi manca nelle Nazioni Unite. Il rischio sarebbe infatti quello di combattere i nemici sbagliati, come affermò nel secolo scorso il generale Patton poco prima di morire. Ne discende inoltre che, se le guerre e le sovversioni occidentali oggi sono indirizzate contro Stati orientati verso la sovranità creditizio-monetaria, dovremo prima o poi confrontarsi con la Cina: o per combatterla, autolesionisticamente, o meglio per omologarci quanto prima.

(Marco Saba, “La sovranità monetaria come chiave di lettura geopolitica”, intervento pubblicato su Facebook e ripreso da “Come Don Chisciotte” il 12 agosto 2013).

http://www.libreidee.org/2013/09/denaro-sudditi-e-sovrani-decide-tutto-una-lobby-criminale/

Cohn-Bendit: l’Europa al fianco degli Usa per fermare Assad

il pedofilo americano capo dei verdi europei ovviamente non poteva non essere a favore di uno spargimento di sangue.
Rai tre, il canale italiano per le guerre yankee ha fatto un servizio ovviamente diffondendo il verbo di Obama contro Assad. Come Report che fece il servizio su Ghedafi e le finte fosse comuni.
Che la guerra sia con noi.

SABATO, 31 AGOSTO 2013

 
Andrea Mollica Andrea Mollica
Daniel Cohn-Bendit si schiera a favore dell’intervento in Siria, anche se lo storico leader del Sessantotto e dell’ecologismo europeo giudica un errore fatale un’azione solitaria degli Stati Uniti, tracciando una strategia sia militare che diplomatica per fermare l’eccidio. Per il parlamentare europeo dei Verdi l’utilizzo delle armi chimiche da parte di Assad deve essere punito, ma la strategia dell’Occidente non può essere limitata ad un mero intervento sanzionatorio. “Una punizione senza una strategia politica complessiva sarebbe un errore. Le nazioni occidentali si devono però mobilitare militarmente, come presupposto per un intervento militare oppure per ottenere un armistizio che fermi lo spargimento di sangue in Siria”. Per Cohn-Bendit, intervistato da Der Spiegel, è essenziale che la Germania così come gli altri paesi europei partecipino a questa iniziativa.
L’europarlamentare ecologista illustra così la sua strategia per risolvere la crisi siriana. “Sono per un intervento militare, a condizione che l’Occidente sia compatto. Un’azione solitaria degli Stati Uniti sarebbe sbagliata. L’obiettivo deve essere il raggiungimento di un armistizio in Siria sotto controllo Onu. Allo stesso tempo gli Usa o l’Unione Europa devono portare una risoluzione all’interno dell’assemblea delle Nazioni Unite, che condanni in modo chiaro l’utilizzo delle armi chimiche. Questo sarebbe l’inizio della legittimazione dell’intervento. Se ci saranno le prove della responsabilità del regime di Assad nell’uccisione dei suoi concittadini con le armi chimiche, anche per la Russia sarebbe difficile rimanere al suo fianco nel Consiglio di Sicurezza”.
Per Cohn Bendit è assurdo sostenere che l’intervento della comunità internazionale contro Assad estenda il conflitto. ” Dobbiamo essere politicamente e moralmente contro il presidente siriano. Assad sta perpetrando la pulizia etnica nel suo paese. Gli attacchi chimici hanno lo scopo di costringere sempre più sunniti alla fuga. Questa strategia destabilizza l’intera regione”. Alla domanda di Der Spiegel se una trattativa con il leader di Damasco non sia una contraddizione, Cohn Bendit rimarca come non ci possa essere un armistizio in Siria senza trattative che coinvolgano Assad e l’Iran. “Anche in Jugoslavia abbiamo trattato con Milosevic e così fermato lo spargimento di sangue. Se si persegue la strategia di una conferenza internazionale per risolvere la questione siriana, non ci può essere la condizione dell’allontanamento di Assad, che rimane un dittatore che sta cercando di rafforzare il suo potere con ogni mezzo, anche con la distruzione della sua stessa popolazione”.
http://www.gadlerner.it/2013/08/31/cohn-bendit-leuropa-al-fianco-degli-usa-per-fermare-assad

Israele sta deportando immigrati africani in Uganda

di Redazione il 2 settembre 2013

Mentre in Italia l’invasione di immigrati extracomunitari continua, il governo israeliano sta iniziando la deportazione di immigrati africani in Uganda. Al momento cinquantamila eritrei e sudanesi vivono in Israele, ma le autorità israeliane non li considerano rifugiati politici, bensì opportunisti in cerca di lavoro e sussidi e a tale scopo un accordo e’ stato raggiunto con l’Uganda per ricevere questi immigrati in cambio di aiuti economici e militari.

Le autorità israeliane non intendono usare la forza ma bensì offrire incentivi affinché gli immigrati di questi paesi possano lasciare Israele di loro iniziativa; pero’ se questi immigrati si rifiutano di lasciare Israele ecco che il governo inizierà a non rinnovare i permessi di soggiorno e a perseguire tutte le imprese che impiegheranno questi immigrati illegalmente.

Per impedire eventuali critiche da parte di gruppi umanitari derivanti dal fatto che un eventuale rimpatrio potrebbe mettere a repentaglio la vita di questi eritrei e sudanesi, il governo ha penato e non poco prima di trovare l’accordo con l’Uganda, un paese dove le loro vite non sarebbero a rischio.

Chi avrebbe da ridire a riguardo? Ovviamente nessuno e per questo questa notizia è stata completamente ignorata dalla stampa di regime.

Ci si aspetterebbe da Boldrini, in virtù della sua passata occupazione tra i profughi, e dalla Congolese Kyenge una partecipazione su questo tema, una presa di posizione forte, che invece, ad oggi, non è giunta.

Giuseppe De Santis
http://elzeviro.net/2013/09/02/israele-sta-deportando-immigrati-africani-in-uganda/

Gas Sarin: Sono stati i “ribelli” e non l’esercito di Assad

di Luc Michel – 02/09/2013
 
Il gas Sarin a Damasco? E’ un crimine jihadista. E Fabius – Hollande – Bernard Henri Levy mentono. E, insieme a loro, tutti i media della NATO. Ma questa non è una novità. Ecco le prove in video, filmate dalla TV siriana e da Russia Today, l’emittente russa:

https://www.facebook.com/photo.php?v=1407657982785697&set=vb.198828670162275&type=2&theater

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV#!/photo.php?v=1407660906118738&set=vb.198828670162275&type=2&theater

Siria. Sono stati i terroristi dell’ESL (Esercito Siriano Libero, una delle milizie dei “ribelli”) a portare del gas
nervino, ad avere aperto un bidone di gas sarin – fornito dall’Arabia Saudita e/o da Israele – nel settore di Djobar, uccidendo almeno 355 civili. Il sionista Laurent Fabius e il burattino Hollande sono complici degli assassini.
 
Un combattimento accanito è in corso tra le truppe siriane e i “ribelli” nel quartiere di Djobar, nel Rif di Damasco (la grande banlieue), dove un deposito di armi chimiche è stato scoperto il 24 agosto scorso dalle truppe governative, ha annunciato la televisione ufficiale siriana.
 
Secondo TV Siria, alcuni soldati hanno scoperto diversi barili che si ritiene contengano sostanze tossiche, insieme a un gran numero di maschere antigas. Le scritte sui barili indicano che sono stati fabbricati in Arabia Saudita.
 
Vengono anche menzionati molti casi di “asfissia” tra i soldati che sono entrati a Djobar. Il Sarin, come il gas nervino, è infatti “persistente”.
 
Mercoledì il ministro degli affari esteri iraniano aveva già dichiarato al suo omologo turco che, se l’informazione di un attacco chimico fosse stata confermata, “certamente responsabili” dovevano essere considerati i “ribelli”.
 
Una prova supplementare? La sedicente “opposizione siriana” non si mostra disponibile a garantire la sicurezza degli esperti dell’ONU, e ciò ostacola l’avvio di una inchiesta sull’uso di armi chimiche a Djobar, ha dichiarato venerdì il portavoce del ministero russo degli affari esteri, Alexandre Loukachevitch. “L’opposizione rifiuta di fornire segnali oggi indispensabili, anche per ciò che concerne la propria disponibilità a garantire la sicurezza e l’efficacia del lavoro degli esperti dell’ONU”, si legge nella dichiarazione del portavoce messa in rete sul sito della diplomazia russa.
 
Questo atteggiamento impedisce di avviare una inchiesta obiettiva sulle affermazioni che fanno stato di un uso di armi chimiche in Siria”, ha affermato il sig. Loukachevitch, aggiungendo che si tratta di una “inchiesta reclamata da diversi paesi, ivi compresa la Russia”.
http://www.ossin.org/crisi-siriana/gas-sarin-sono-stati-i-ribelli-e-non-l-esercito-di-assad.html