Gli USA sconfessano i ribelli siriani

agosto 27, 2013

 Ljuba Lulko, Pravda.ru 26.08.2013

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Il Presidente del Joint Chiefs of Staff, Generale Martin Dempsey, ha detto che i ribelli siriani non potrebbero promuovere gli interessi statunitensi in questa fase. Il “falco” che recentemente aveva proposto cinque opzioni per l’intervento in Siria s’è arreso. La dichiarazione segna la posizione dei militari, che non consiglia un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti nel conflitto in Siria. CBS ha citato Dempsey, che in una lettera al membro del Congresso dello Stato di New York Eliot Engel, ha scritto che oggi in Siria, gli Stati Uniti dovrebbero scegliere non tra due, ma tra molti partiti. Ha aggiunto che il partito scelto dagli USA deve essere pronto a difendere sia i propri interessi che quelli degli Stati Uniti, quando la situazione sarà a suo favore. Oggi, nessuna delle parti è pronta a ciò, ha detto il generale. Il membro del Congresso Engel ha chiesto un chiarimento sulla possibile azione militare degli Stati Uniti in Siria. In particolare, ha chiesto della possibilità di attacchi missilistici sulle basi aeree siriane che, a suo parere, aiuterebbero in maniera significativa i “ribelli” senza il pieno coinvolgimento degli Stati Uniti nelle operazioni di terra. Dempsey ha detto che gli Stati Uniti potrebbero distruggere l’aviazione siriana ed eliminare la capacità del ‘regime di Assad’ di bombardare dall’aria l’opposizione. Tuttavia, secondo lui, questa mossa potrebbe potenzialmente aumentare l’impegno degli Stati Uniti entrando direttamente in un conflitto senza affrontarne le cause alla radice.

Il generale ha scritto che l’uso della forza militare può modificare l’equilibrio militare in vari modi, ma non risolverà le principali questioni etniche, storiche, religiose e tribali che alimentano il conflitto. Ha detto che credeva che gli Stati Uniti potrebbero aggravare notevolmente la crisi umanitaria. Sembrano pacifismo e saggezza stupefacenti per un militare. Secondo Dempsey, Washington ritiene che qualsiasi opposizione che ora potrebbe teoricamente sostituire Bashar al-Assad, infatti, non migliorerebbe le cose, e potrebbe anche peggiorarle. Sembra che la brutta esperienza dell’Afghanistan, dove gli Stati Uniti hanno cercato di combinare l’azione militare con corruzione, costruzione di una coalizione e sforzi umanitari, al fine di “vincere i cuori e le menti del popolo afghano”, sia servita da buona lezione. Le autorità statunitensi temono una ripetizione dell’Afghanistan, diventato terreno fertile per Usama bin Ladin e al-Qaida. Engel non era soddisfatto della risposta del generale. Il membro del Congresso ritiene che il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto siriano sia una scelta tra l’accelerazione della fine del regime di Bashar al-Assad e la sua continuazione, più che una scelta tra i gruppi ribelli.

Dempsey ha presentato la posizione ufficiale del Pentagono sulla questione dell’intervento in Siria, e lo ha fatto solo una settimana dopo la pubblicazione delle cinque opzioni per tale intervento. Oltre a limitati attacchi aerei, aveva proposto la creazione di una no-fly zone su tutta la Siria, l’addestramento delle forze di opposizione in aree di sicurezza, la creazione di zone cuscinetto come santuari per i militanti, e la distruzione o il sequestro di armi chimiche. Chi ha influenzato il parere del generale? Le dichiarazioni sono state pubblicate quasi subito dopo un’altra provocazione, una strage di siriani inermi in un presunto attacco chimico delle truppe governative. Possiamo supporre che gli Stati Uniti abbiano le prove di chi utilizza armi chimiche in Siria. Questi sospetti sono rinforzati da semplici pensieri sulle ragioni per cui il Presidente della Siria avrebbe bisogno di usare armi chimiche il secondo giorno della missione degli ispettori ONU. Damasco non ha bisogno di un tale attacco con gravi perdite di vite umane, mentre la sua superiorità nel conflitto armato è evidente.

Nel corso degli ultimi dodici anni, i “neo-conservatori” e altri “falchi” guerrafondai statunitensi hanno presentato l’intervento militare in Medio Oriente come l’unico modo per combattere il terrorismo, promuovere la stabilità nella regione e salvaguardare i valori democratici. Il mese scorso, i taliban aprivano un ufficio a Doha (Qatar) per avviare trattative di pace con gli Stati Uniti, tuttavia, l’intervento in Afghanistan fu attuato per distruggerli. Quando gli Stati Uniti hanno lasciato l’Iraq, il Paese era immerso nel caos, con infrastruttura distrutte e una guerra inter-religiosa, due milioni di profughi sull’orlo di un disastro umanitario, antiche comunità cristiane distrutte, e il governo iracheno che intende cooperare con l’Iran. L’intervento degli Stati Uniti in Libia ha portato alla nascita di un governo nominale che non controlla il Paese e invia islamisti in tutta l’Africa. Un ex alleato, l’Egitto, oggi è controllato da una giunta militare dotata della tecnologia militare più recente degli Stati Uniti. Il governo democraticamente eletto è stato rovesciato, e i “Fratelli musulmani” hanno scelto di collaborare non con gli Stati Uniti, ma con l’Iran. Ovunque si sono svolte elezioni democratiche dopo la “primavera araba”, sono stati eletti governi dalle dubbie prospettive di sostegno a Stati Uniti o Israele. In dodici anni di guerra attiva, gli Stati Uniti non hanno potuto affermare i propri interessi nella regione, al contrario, perdono influenza con la prospettiva del rafforzamento del sentimento anti-americano. Se le truppe governative siriane riprendono ai terroristi le importanti città di Homs e Aleppo, la guerra in Siria si concluderà con la vittoria di Bashar al-Assad. Questo sarà il primo caso di vittoria anti-americana sul campo dal crollo dell’Unione Sovietica, e si tratterebbe di un colpo senza precedenti al potere geopolitico degli Stati Uniti.

 

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Gli USA sconfessano i ribelli sirianiultima modifica: 2013-09-01T14:34:00+02:00da davi-luciano
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