La multinazionale A2A vuole svuotare i laghi della Sila

27 agosto 2013

 

Veduta del Lago Arvo

“Solo quando l’ultimo fiume sarà prosciugato

quando l’ultimo albero sarà abbattuto

quando l’ultimo animale sarà ucciso

solo allora capirete che il denaro non si mangia.”

 Toro Seduto – Sioux Lakota

 di Italo Romano

 E’ di ieri l’ennesima notizia shock che interessa il territorio nella quale vivo ed al quale appartengo in corpo e spirito. La multinazionale A2A SpA ha messo i suoi tentacoli sulla Silaaccaparrandosi i bacini e le centrali idroelettriche ivi presenti, opera della laboriosità, del sudore e dei sacrifici dei nostri avi.

 La società per azioni A2A – il cui unico scopo è il profitto – è un multinazionale ed è una delle aziende primarie nel settore dei multiservizi nata dalla fusione di due tra le più importanti municipalizzate italiane, capace di produrre nel 2012 un fatturato di 6,5 miliardi di euro e un utile di 260 milioni.

 Secondo alcune indiscrezioni trapelate l’intezione della multiservizi (ecco gli azionisti) è quella di svuotare nel prossimo mese di Settembre i laghi Ampollino ed Arvo nel cuore del Parco Nazionale della Sila, per effettuare dei lavori di manutenzione ritenuti necessari per migliorare l’efficienza degli impianti e aumentare la produzione di energia.

 Questa decisione ha giustamente sollevato non poche polemiche.

 Il presidente regionale di Legambiente, Francesco Falcone e il responsabile nazionale Aree protette e biodiversità, Antonio Nicoletti in una nota affermano:

 “le modalità di intervento manutentivo di cui si parla   – ci sembrano poco adeguate al contesto attuale, e il richiamo alla precedente manutenzione avvenuta vent’anni fa non ha grande senso perché allora il Parco nazionale non era stato ancora istituito. Perciò chiediamo alle autorità competenti di verificare le proposte della società e in particolare se queste rispondano alle prassi di intervento in un ambiente montano tutelato, che per oltre l’80% è interessato da foreste, con una forte presenza di elementi naturali quali fiumi e laghi che sono segni distintivi del paesaggio e rappresentano la missione e l’identità naturalistica dell’area protetta. Svuotare i laghi ci sembra un’idea superata, magari possibile nel precedente secolo e comunque fuori dal tempo. Per questo, chiediamo con urgenza – concludono – all’Ente Parco nazionale della Sila e al Ministero dell’Ambiente chiarimenti sul progetto della società elettrica A2A. Le notizie, parziali e approssimative, su un intervento che prevede la fluttuazione del livello dei laghi e il parziale svuotamento dei bacini idroelettrici destano seria preoccupazione sulla reale conservazione di habitat e specie presenti e sulla integrità del paesaggio naturale di cui i laghi sono elementi fondanti ed inscindibili dell’identità dell’area protetta silana”.

 Sarà un genocidio legalizzato dalla fauna ittica, ma non solo, che popola i nostri magnifici laghi. Già in passato c’erano stati lavori simili, con tutte le terribili conseguenze che comporta. Nel 2013 però non è accettabile praticare tecniche tanto invasive quanto distruttive, al solo scopo di aumentare l’efficienza eneregetica.

 Il lago Arvo ghiacciato circondato da un magnifico paesaggio innevato

Il Sindaco di Cotronei (Comune che affaccia sul lago Ampollino) , Nicola Belcastro, è molto preoccupato – a ragion veduta – della nuova tecnica che potrebbe utilizzare la A2A per i lavori di manutenzione:

 “La mia preoccupazione è collegata ai nuovi metodi che saranno adottati per lo svuotamento degli invasi. Il livello del lago sarà abbassato utilizzando nuove tecniche che consistono nella fluitazione, cioè nella movimentazione dell’acqua. I fanghi in questo modo si diluiranno e si mescoleranno con l’acqua e verranno convogliati nei fiumi fino al mare. Potrebbero esserci dei problemi dal punto di vista ambientale”.

 Un vero disastro ambientale.

 E le nostre istituzioni che fanno? Stanno a guardare? Sono ancora una volta complici e “compari” di chi vuole nuovamente sfruttare il nostro territorio in ossequio al vil denaro.

 

L’esperienza con la Veolia SpA non è servita a molto. Dopo aver svenduto prima, e messo a tappeto poi, il servizio idrico regionale, ora tocca ad uno dei polmoni verdi della nostra amata terra. Una Sila già martoriata dai rifiuti seppelliti più o meno illegalmente, antenne di ogni sorta e dall’inciviltà di un popolo ingrato e distratto. Svendere l’indipendenza energetica per mancanza di idee e di personale, politico e non, all’altezza della situazione è una delle azioni più vigliacche e meno lungimiranti che si possano compiere.

Chi sono i responsabili? Io qualche ideuccia ce l’avrei. I soliti nomi, i soliti idioti.

 E’ giunto allora il tempo di confidare agli idioti la loro condizione, perchè altrimenti potrebbe diventare un’abitudine quella di far credere agli idioti che non lo siano. O forse è già una prassi irreversibile? Di certo cambiare i costumi barbari e presuntuosi degli ignorantoni interessosi e mafiosi che abitano questa splendida terra non è e non sarà un gioco da ragazzi. Sarebbe il caso di iniziare a comunicarlo a quello strascico di furbacchioni conniventi e perbenisti salsiccia e funghi, come tradizione silana vuole, che calcano le piazze sempre più deserte dei nostri paesi, sbandierando il loro nulla alla ricerca di pietosi proseliti, di una scalata partitica e/o di un posto di lavoro.

Siete i più acerrimi nemici di questa terra dannata e selvaggia che presto vi si rivolterà contro con tutta la sua potenza e la sua ira.

La prima bonifica da fare è tra la massa calabrese incolta e saccente, festaiola e magiona, che ha optato per un violento distacco dalla propria terra, delle proprie origini, dalla propria storia, sino al punto di svenderla al mercato globale.

 I posteri ci malediranno. I nostri antenati si rivolteranno nelle loro tombe.

 “Non ereditiamo il mondo dai nostri padri, ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli.”

Antico Proverbio Navajo

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 “La storia dei laghi della Sila e della costruzione delle dighe. Una storia avvincente e per certi aspetti anche drammatica, fatta di uomini che con enormi sacrifici hanno reso possibile la costruzione di dighe, sbarramenti, canali e gallerie sotterranee per sfruttare il bene più prezioso che abbiamo in natura: l’acqua”.

[Portale Sila]

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 “Chiediamo all’Ente Parco nazionale della Sila e al Ministero dell’Ambiente chiarimenti sul progetto della società elettrica A2A che intende svuotare i laghi Ampollino e Arvo per effettuare interventi di manutenzione alle opere di presa dei due bacini idroelettrici. Le notizie, parziali e approssimative, su un intervento che prevede la fluttuazione del livello dei laghi e il parziale svuotamento dei bacini idroelettrici (le operazioni dovrebbero durare un paio di anni) destano seria preoccupazione per la conservazione di habitat e specie presenti e sulla integrità del paesaggio naturale di cui i laghi sono ormai elementi fondanti ed inscindibili dell’identità dell’area protetta silana. Chiediamo alle autorità competenti di verificare le proposte della società e in particolare se queste rispondano alle prassi di intervento in un ambiente montano tutelato, che per oltre l’80% è interessato da foreste, con una forte presenza di elementi naturali quali fiumi e laghi che sono segni distintivi del paesaggio e rappresentano la missione e l’identità naturalistica dell’area protetta. Svuotare i laghi ci sembra un’idea superata, magari possibile nel precedente secolo e comunque fuori dal tempo. La fluttuazione del livello del lago ha un fortissimo impatto sulla conservazione delle specie faunistiche e vegetali, presenti soprattutto sulle sponde dei laghi silani, che sono gli ambienti più delicati e ricchi di biodiversità. Per questa ragione ogni intervento deve essere sottoposto ad accurata valutazione di incidenza ambientale e strategica, e le autorità competenti sono chiamate a vigilare. Lanciamo un appello a tutti affinché la pur utile presenza di insediamenti di energia rinnovabile non precluda la conservazione di habitat e specie tutelati che rappresentano un valore anche economico su cui puntare per rilanciare settori tradizionali come quello turistico e agroalimentare, presenti in maniera significativa nell’area protetta”.

Comunicato ufficialeLegambiente e Aree protette e biodiversità]

Scritto da: Oltrelacoltre

R.Kelly:ispettori ONU sotto controllo totale dei ribelli

Petr Ivanov, Redazione Online

30.08.2013,
Oggi, il tema della Siria e quello relativo all’utilizzo delle armi
chimiche in tale Paese preoccupa tutti. Ne hanno discusso gli esperti
internazionali nel corso del collegamento radiofonico trasmesso in
diretta da “La Voce della Russia”, avente ad oggetto “Siria: Obama è un
clone di George Bush junior?”

Secondo Robert Kelly, ex analista del Laboratorio Nazionale di Los
Alamos, specialista di programmi di armamento nucleare in vari Paesi, il
gruppo di esperti ONU, che sta accertando i dettagli del recente
utilizzo di armi chimiche in Siria, opera sotto il totale controllo
degli insorti:

Quando gli ispettori si trovano dalla parte opposta rispetto alla
verità, ormai non sanno più ciò che vedono loro stessi, perché la loro
visuale è stata in precedenza limitata da uno scenario premeditato. Gli
ispettori ONU sono sotto il controllo completo degli insorti quando
conducono le loro indagini. I ribelli indicano loro dove andare, dicono
loro con chi possono parlare e quali prove acquisire.

Un altro partecipante, ex diplomatico russo e presidente
dell’Associazione russa per l’amicizia e la cooperazione d’affari con i
Paesi arabi, Vjaceslav Matuzov, ha definito molto sospetto il caso
dell’utilizzo delle armi chimiche in Siria:

La faccenda dell’attacco chimico in Siria è molto sospetta. Il gruppo
russo ha dimostrato con l’aiuto di immagini dallo spazio che i missili
erano stati lanciati da territori controllati dai guerriglieri. Come mai
gli esperti russi e quelli americani non possono fare visita alle sedute
del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e confrontare le proprie fotografie
di Damasco fatte dallo spazio?

Ciò che sorprende è il momento scelto per iniziare l’attacco a Damasco ,
ha aggiunto Chuck Cashman dell’Istituto di Affari governativi
dell’Università di Georgetown:

Washington afferma di non avere per il momento prove sufficienti. Si
stanno sollevando voci che invocano il castigo, ma esso deve essere
diretto contro il vero responsabile dell’attacco coi gas, chiunque egli
sia. Non dev’essere un colpo sferrato alla cieca.

Confrontando la politica estera degli ultimi due presidenti degli Stati
Uniti, Vjaceslav Matuzov nota:

Obama e Bush sono accomunati dai loro sforzi per cambiare i regimi di
Iraq e Siria. Bush tentò di trovare le prove delle armi di dsitruzione
di massa in Iraq. Adesso sappiamo dell’attacco chimico in Siria.

Robert Kelly non è d’accordo. Secondo lui,
Obama e George Bush junior non hanno così tanto in comune. Obama è molto
più cauto: guardate qual è stato il suo approccio alla situazione in Libia.

http://italian.ruvr.ru/2013_08_30/Robert-Kelly-Gli-esperti-dell-ONU-in-Siria
-sono-sotto-il-totale-controllo-dei-ribelli/

RECORD DI TUMORI NELLA TERRA DEI FUOCHI

RECORD DI TUMORI NELLA TERRA DEI FUOCHI

 Tonia, l’ultimo angelo nella terra dei tumori La madre: «Qui succedono cose terribili»

 Morta a 6 anni per un tumore. Altri 2 casi nella sola Acerra 

I medici: «Manca un registro dei tumori infantili»

La terra dei fuochi: in un anno oltre 3500 roghi di rifiuti (E. Castaldo)

 Tonia aveva sei anni. E mezzo. A quell’età anche il mezzo conta perché la meraviglia di essere bambini dura troppo poco e vale la pena contare anche i mezzi anni, i mezzi mesi, le mezze settimane. Tonia è spirata tra le braccia di sua madre pochi giorni fa. Aveva un tumore al cervello. Un medullo blastoma, questo è il termine tecnico. Ad Acerra, comune tra Napoli e Caserta, altri due bambini soffrono della stessa malattia. Una coincidenza di casi che, nella Terra dei Fuochi e dei veleni, toglie il respiro. «L’inquinamento ha causato la malattia di mia figlia? Io non lo posso dire con certezza. Ma certo qui da noi stanno succedendo cose terribili. Non possiamo continuare a stare zitti e qualcuno ci deve una risposta». La mamma di Tonia si chiama Pina. Risponde al telefono senza rabbia, senza commozione. Anzi ha bisogno di parlare, ha bisogno che qualcuno l’ascolti: «Sono convinta che, in qualsiasi altro posto, mia figlia non si sarebbe mai ammalata – spiega -. Ovunque andassi, da Roma a Pordenone, nei reparti di oncologia degli ospedali incontravo soltanto bambini della nostra zona. Tra Napoli e Caserta. A qualche medico ho chiesto come mai, se in qualche modo si spiegassero questa strage di innocenti. Loro allargavano le braccia. Non rispondevano. O forse non potevano farlo».

 L’INCIDENZA DI TUMORI – I tumori nell’età infantile sono molto rari. Tra le varie patologie il medullo blastoma, il cancro che ha ucciso Tonia, è uno dei più comuni. Ma l’incidenza annua è comunque stimata in 0,5 casi ogni 100.000 bambini. Tre casi in un centro come Acerra, che conta 56mila abitanti, destano quanto meno dei sospetti. Soprattutto perché parliamo della Terra dei Fuochi, quel fazzoletto di Campania racchiuso tra le province di Napoli e Caserta dove la pressione ambientale di innumerevoli agenti inquinanti ha ormai esasperato un’intera popolazione. Ad Acerra c’era la Montefibre, e le pecore con il sangue alla diossina. Ci sono i cementifici. Le acque inquinate dei Regi Lagni e le discariche abusive. Da ultimo proprio qui è sorto il termovalorizzatore, e il lavoro è stato completato. Non è un caso che proprio Acerra è uno dei vertici del cosiddetto triangolo della morte, il territorio a più alta incidenza tumorale d’Italia, analizzato dal primo storico studio di Lancet del 2004. Sono ormai dieci anni che si parla della terra dei tumori. Ma, nella sostanza, nessuno ha mai mosso un dito. Da una parte ci sono le istituzioni immobili di fronte a una catastrofe ambientale che dispiega la sua forza distruttiva nell’arco dei decenni a venire. Dall’altro i veleni della camorra stoccati nel sottosuolo. Le migliaia di roghi di rifiuti tossici, le oltre cinquemila discariche abusive e non. E poi le piramidi di sette milioni di ecoballe che ancora troneggiano nelle campagne di GiuglianoI pozzi inquinatii campi di cavolfiore alla diossina «radioattivi», la diossina e i metalli pesanti.

 I DATI DEL MASSACRO – Secondo un recente studio dell’Istituto Pascale, tra Napoli e Caserta la mortalità per tumore è aumentata del 15-20 per cento. In alcuni comuni, come Acerra, ad esempio, l’aumento supera il 30 per cento. Fino a raggiungere picchi del 47%. Il dossier Sentieri sulle aree contaminate, che analizza dal punto di vista epidemiologico i territori più esposti, stima in 9.969 il numero di vittime dell’inquinamento in 7 anni. E sono tumori al sistema respiratorio, leucemie, malattie cardiovascolari. Un’approfondita inchiesta di Roberto Russo per il Corriere del Mezzogiorno ha svelato, tra le altre cose, che nei comuni di Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, Casandrino e Sant’Antimo, negli ultimi cinque anni le richieste di «esenzione ticket per neoplasia» sono aumentate del 300%.

 IL NODO DELLA CAUSALITÀ – Il disastro è stato confermato anche dal ministero della Salute: «Per quanto riguarda i tumori maligni nel loro complesso, la mortalità in Campania tra gli uomini è superiori ai valori dell’intera Italia per il contributo delle province di Caserta e Napoli», si legge in una relazione del gennaio scorso. Ma se per la stragrande maggioranza della popolazione campana questi dati si spiegano con l’avvelenamento della terra, per il ministero la risposta è tutta (o quasi) nello stile di vita della popolazione locale: «In assenza di studi adeguati il ministero non poteva rispondere diversamente», spiega Antonio Marfella, ricercatore di medici per l’ambiente. «Il nodo è come sempre il nesso di causalità – aggiunge Marfella -. Ovvero il collegamento scientificamente dimostrato tra inquinamento e patologie correlate. In Campania non è stato accertato perché, ad oggi, nessun istituzione lo vuole cercare».

 LA STRAGE DEI BAMBINI – Da vent’anni a questa parte i tumori infantili crescono costantemente. In Europa e ancora di più in Italia. Il problema secondo i medici ambientali è l’esposizione dei genitori ad agenti esterni, che spesso comportano danni a livello epigenetico. Determinano cioè un’impronta negativa che influenza la crescita dell’embrione. In Campania non esistono dati affidabili. E così ogni singolo caso desta allerme. Lo scorso 17 luglio il sito Parallelo41 ha pubblicato una lettera della giornalista Ilaria Puglia al ministro dell’agricoltura Nunzia De Girolamo. Entrambe madri, entrambe donne, entrambe campane. Le ha scritto di Francesco, morto ad otto anni per un osteosarcoma che un giorno gli è esploso sul ginocchio e nei polmoni. O di Mesia, uccisa a 4 anni da un neuroblastoma surrenale. Di Luca stroncato a 19 anni da una leucemia diagnosticata a dicembre. Da quel giorno a casa sua non festeggiano più il Natale. «Ad un’osservazione empirica, i casi di bambini affetti da tumore — ha affermato Gaetano Rivezzi, presidente casertano e campano di Medici per l’Ambiente — sembrano corrispondere ai comuni dove è stato accertato un pesante impatto sull’ambiente. I tumori infantili, soprattutto in provincia di Caserta, sono la spia di una modifica delle patologie cliniche associabili o correlabili all’inquinamento. Purtroppo abbiamo un aumento spaventoso dei casi che si stanno moltiplicando a dismisura». I tumori che colpiscono l’età dell’innocenza sono uno schiaffo in faccia all’intera comunità degli adulti. «L’aumento di incidenza di diverse neoplasie giovanili ed in particolare dei tumori infantili – scriveva nel 2011 l’associazione italiana oncologi – è un segnale che fa pensare che la nostra generazione stia consegnando a quelle future un Ambiente gravemente ammalato»

 

L’ANGELO DI ACERRA – Tonia ha scoperto di essere ammalata quando aveva 2 anni e mezzo. Per i successivi quattro anni non ha mai smesso di lottare. «Sono andata a trovarla soltanto la settimana scorsa», racconta Roberta Migliorati, oncologa del Santobono di Napoli. «Era una mia paziente, la sua malattia, il medullo blastoma, è tra i più frequenti tumori cerebrali in età infantile. Ma tutto è relativo, dal momento che i tumori pediatrici sono molto rari». La dottoressa Migliorati ha in cura anche un altro dei bambini di Acerra. In passato ha assistito due bambini di Grumo Nevano, paese di 20mila abitanti, entrambi affetti da neuro blastoma. «Ma sono dati empirici che non dicono nulla sul piano scientifico – aggiunge -. Noi che operiamo sul campo avvertiamo il bisogno di un registro epidemiologico che copra l’intera regione. Esistono singoli registri di tumori pediatrici di singole Asl, la Napoli 2 o la Salerno uno, ad esempio. E noi viviamo di estrapolazioni». Nella regione con la più alta mortalità per i tumori dell’età adulta, non esiste un registro della fascia pediatrica.

 IL RICORDO DI TONIA – «Come tutti i bambini che combattono contro il tumore, Tonia era eccezionale», ricorda la dottoressa Migliorati. La chiamavano la leonessa. Pronta a giocare, a saltare, a cantare, pochi giorni dopo essere uscita dalla sala operatoria. «Mia figlia era la vita in persona. L’essenza della vita». Riprende mamma Pina. Vorrebbe ricordare sua figlia così, sempre allegra, anche nei momenti più duri, quando passavano i giorni correndo da un ospedale all’altro. E per lei era quasi un gioco. «Ha subito sette interventi – prosegue -. Radioterapia e chemioterapia a due anni e mezzo. Non si è mai arresa, mai un capriccio, mai nemmeno una lacrima per il mal di testa. Io le dicevo: Tonia dobbiamo fare la terapia. Lei mi rispondeva: ok facciamo la terapia. Tonia ora avrai un po’ di dolore qui. Sì mamma, va bene mamma, non ti preoccupare mamma». Tonia voleva vivere, voleva essere felice ogni minuto e ogni mezzo minuto. «A volte si meravigliava perché qualche altro bimbo scoppiava a piangere. Lei invece no, sempre buona, responsabile, obbediente. Era un angelo, forse per questo Dio se l’è presa».

 

29 agosto 2013 (modifica il 30 agosto 2013)

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http://www.corriere.it/cronache/13_agosto_29/tonia-tumore-cervello-bambina-rifiuti-napoli_72ee90d6-10c4-11e3-abea-779a600e18b3.shtml

Siria: la portaerei Italia alla fine sarà coinvolta

di Manlio Dinucci – 29/08/2013

Fonte: Il Manifesto  
 
Mentre il ministro Emma Bonino assicura che l’Italia non parteciperà a un’operazione militare contro la Siria senza mandato Onu, il rombo della guerra già risuona su Pisa: sono i C-130 italiani, e probabilmente anche statunitensi, che intensificano i voli verso le basi mediterranee. L’aeroporto – dove si sta realizzando l’Hub aeroportuale di tutte le missioni militari all’estero, anche «a disposizione della Nato» – si trova nei pressi di Camp Darby, la grande base logistica Usa che rifornisce le forze aeree e terrestri nell’area mediterranea e mediorientale.

A riprova della volontà di pace del governo italiano, il ministro Bonino annuncia che il 4 settembre si riunirà il gruppo degli «Amici della Siria» (quello che sostiene i «ribelli» e quindi la guerra interna), al quale l’Italia partecipa con Stati uniti, Gran Bretagna, Francia, qatar e Arabia saudita, che si apprestano ora a colpire la Siria anche dall’esterno. Dimentica la Bonino l’incontro svoltosi a Istanbul il 27 agosto (di cui dà notizia la Reuters), nel quale gli «Amici» hanno comunicato ai «ribelli» che l’attacco potrebbe avvenire entro pochi giorni.

Non spiega il governo perché l’Italia abbia inviato il capo di stato maggiore alla riunione, convocata dal Pentagono in Giordania il 25-27 agosto, cui hanno partecipato i capi militari di Usa, Gran Bretagna, Francia e Arabia saudita, che preparano l’attacco alla Siria. Intanto un portavoce del nostro ministero della difesa, citato dalla stampa Usa, spiega che basi aeree e navali italiane potrebbero essere usate per l’attacco alla Siria col consenso del parlamento, non necessario invece per le basi Usa come Camp Darby o Sigonella. Il ministro della difesa Mauro lascia aperta la porta alla partecipazione diretta di forze italiane, ribadendo che il governo darà «sicuramente l’assenso a quelli che sono gli orientamenti della comunità internazionale». Ossia della Nato che tiene oggi una riunione di emergenza sulla Siria.

Per Il Sole 24Ore di ieri, «le basi italiane sono superflue» in quanto i raid saranno limitati nel tempo, con missili lanciati da navi e velivoli, e gli aerei non avranno bisogno di basi avanzate. Elementi che «sembrano escludere un ruolo anche marginale dell’Italia». In realtà è ancora l’Italia base di lancio della guerra. Le operazioni contro la Siria, come quelle nel 2011 contro la Libia, vengono dirette da Napoli: lì c’è il comando delle Forze navali Usa in Europa, comprendenti la Sesta flotta, agli ordini di un ammiraglio statunitense che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa per l’Africa e le Forze congiunte alleate.

Partirebbe da Napoli l’ordine di attaccare la Siria dal Mediterraneo orientale, dove,, a distanza ravvicinata (circa 200 km) da Damasco e altri obiettivi, sono schierate almeno quattro cacciatorpediniere lanciamissili: la Barry e la Mahan, già impiegate nell’attacco alla Libia, la Gravely e la Ramage. Possono lanciare centinaia di missili Cruise, che, volando a bassa quota lungo il profilo del terreno, colpiscono l’obiettivo con testate sia penetranti che a grappolo (ciascuna con centinaia di submunizioni), contenenti uranio impoverito. Sono sicuramente schierati anche sottomarini, come il Florida da attacco nucleare, armato, invece che di 24 missili balistici, di oltre di 150 missili Cruise.

Nella sola notte del 19 marzo 2011, ne lanciò 90 contro la Libia. Lo schieramento comprende anche il gruppo d’attacco della portaerei Harry Truman (dotata di 90 caccia), comprendente due incrociatori e due cacciatorpediniere lanciamissili, che la Sesta flotta ha trasferito nel Mar Rosso, area della Quinta Flotta. Si aggiungono a queste le unità navali alleate, tra cui anche la portaerei francese Charles de Gaulle.

A sostegno di questo schieramento c’è la base aeronavale di Sigonella, addetta al rifornimento della Sesta Flotta e dotata di aerei Usa e Nato. La base, dove sono stanziati 7mila militari, costituisce per il Pentagono «il centro strategico del Mediterraneo». Queste e altre basi Usa, come quella di Aviano, non potrebbero funzionare senza il supporto delle forze e infrastrutture italiane. L’Italia non deve dunque attendere il mandato Onu per partecipare a quest’altra guerra sotto comando del Pentagono. Nena News

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46021

Contro la guerra in Siria,Lunedi 1 settembre 2013 andrà in onda in streaming la diretta web

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Lunedi 1 settembre 2013 andrà in onda in streaming la diretta web

Voci dall’Italia e dall’estero per fermare una guerra assurda e ingiusta.

Scritto da Coordinamento PBC

Il movimento politico di liberazione Per il Bene Comune, esprime una ferma condanna verso ogni minaccia di guerra nei confronti di uno stato sovrano come la Siria e ribadisce il proprio appoggio ai paesi e ai popoli che non accettano il dominio dell’imperialismo Usraeliano che, per conto dei grandi gruppi finanziari, vuole imporre il suo potere a tutto il mondo. La nostra difesa di questi stati e di questi popoli è coerente con i principi della coesistenza pacifica dei popoli e delle culture, ma è anche necessaria per il mantenimento e il miglioramento di un contesto internazionale in cui sia politicamente ed economicamente più agevole per ogni popolo giungere alla propria liberazione, e noi guardiamo in primo luogo a quella dell’Italia.

In questo contesto, assume particolare rilevanza, simbolica e strategica, la difesa del popolo siriano e del suo legittimo leader, Bashar al Assad. Al popolo siriano ed al suo Presidente, noi esprimiamo tutta la nostra stima ed il nostro sostegno : per le conquiste sociali e culturali ottenute; per la formidabile resistenza che da anni oppone sul suo territorio alla convergente azione degli aggressori stranieri e dei terroristi interni; per aver saputo mantenere, nonostante il contesto bellico, un dialogo ed un confronto con l’opposizione interna che manca anche qui in Italia e che è stato apprezzato e favorito anche dalle organizzazioni religiose, in primo luogo quelle cristiane. La stato laico e Nazionale Siriano, che nel Vicino Oriente è un esempio unico di pluralismo religioso e indipendenza, è da anni vittima di una inedita e congiunta azione bellica, portata avanti da gruppi che proclamano una propria visione sanguinaria e oscurantista dell’Islam, appoggiati, politicamente, militarmente e finanziariamente da Usraele, Arabia Saudita, Qatar e Nato, sodali nel voler realizzare, anche in Siria, il caos funzionale già sperimentato nelle precedenti aggressioni ad Iraq, Afghanistan e Libia. Gli artifici e le menzogne USraeliane tese a mascherare una gravissima violazione del diritto internazionale da parte di USA, Regno Unito e Francia, impazienti di scatenare una nuova guerra di aggressione basata su false prove (copione peraltro già sperimentato in passato, in Serbia 1999, ‘Iraq 2003, Libia 2011) devono essere denunciate e i piani guerrafondai bloccati.

Ogni volta che rullano i tamburi di guerra, è l’umanità a perdere. Sia invece la pace giusta a vincere e sia evitata una nuova guerra d’aggressione, assurda e illegale, contro la Siria e il popolo siriano.”

Scritto da Coordinamento Nazionale PBC
http://www.perilbenecomune.net/index.php?p=24:6:2:119:595

50 ANNI DOPO: COME L’OCCIDENTE OFFENDE LA MEMORIA DI MARTIN LUTHER KINGd

Postato il Venerdì, 30 agosto 

DI TONY CARTALUCCI

 landdestroyer.blogspot.co.uk

 Le differenze tra il Dr. Martin Luther King Jr. e l’attuale presidente americano Barack Obama non potevano essere più evidenti. Infatti, l’unica cosa che hanno in comune è il colore della pelle. Eppure, in qualche maniera. i canali d’informazione occidentali sono riusciti a tracciare delle linee di congiunzione tra queste due figure diametralmente opposte – forse proprio perchè entrambi sono neri.

 Recentemente l’Associated Press ha pubblicato un articolo dal titolo “Obama incarna il Sogno e la lotta di King” (1) , sostenendo che:“Con la sua programmata apparizione di mercoledì sera, Barack Obama era certo di rappresentare la realizzazione del sogno di centinaia di migliaia di persone che manifestarono lì nel lontano 1963.”

 Perchè? Solo perchè Obama è nero? O perchè Obama rappresenta davvero quegli ideali di giustizia, uguaglianza e pace per cui Martin Luther King Jr. si è battuto durante tutta la sua vita e per i quali è morto?

 Non esiste modo peggiore di offendere la memoria di Martin Luther King Jr. di quello di paragonarlo al Presidente Obama – servo di un meccanismo che produce le più gravi disuguaglianze ed ingiustizie sulla Terra, alimentato proprio da quegli “interessi corporativi” (2) tanto avversati da King in tutta la sua vita e a causa dei quali probabilmente fu ucciso.

 

Immagine: una rappresentazione visiva degli interessi corporativi particolari dell’amministrazione di B. Obama, passato e presente.

 Infatti, nonostante quella parvenza democratica che ostenta pubblicamente, il suo Gabinetto, passato e presente, è un concentrato di interessi finanziari/corporativi, di guerrafondai, criminali ed elitari che promuovono esclusivamente un’ “agenda” di tipo fascista/imprenditoriale, abilmente celata dietro belle cause pseudo-liberali. Una più attenta analisi di questi personaggi chiarirà meglio il concetto:

 – Timothy Geithner (Segretario del Tesoro): Gruppo dei 30, (3)  Consiglio delle Relazioni Estere,(4) Federal Reserve – privata;

– Eric Holder (Procuratore Generale): Covington & Burling (5) lobbista per Merck e rappresentante legale di Chiquita International Brands nelle cause dei parenti delle persone uccise dal terrorismo Colombiano;

– Eric Shinseki (Segretario per gli Affari dei Veterani di Guerra): Esercito Americano, Consiglio delle Relazioni Ester5e (6), direttore di Honeywell (7) (azienda della difesa), direttore di Ducommun (altra azienda della difesa);

– Rahm Emanuel (ex Capo di Stato Maggiore): Freddie Mac (8);

– William Daley (ex Capo di Stato Maggiore): membro della commissione esecutiva di JP Morgan (9) ;

– Jacob “Jack” Lew (Capo di Stato Maggiore) Consiglio per le relazioni estere (10), Brookings Institution (Hamilton Project) (11);

– Susan Rice (Ambasciatore ONU): McKinsey and Company (12), Brookings Institution, Consiglio per le Relazioni Estere;

– Peter Orszag, (ex Direttore del Bilancio): Citi Group (13) Consiglio per le Relazioni Estere;

– Paul Volcker: Consiglio per le Relazioni Estere (14), Federal Reserve privata, Gruppo dei 30 (15);

– Ronald Kirk (Rappresentante del Commercio USA) lobbista (16), membro della partnership tra Goldman Sachs, Kohlberg, Kravis, Roberts e di Texas Pacific Group per l’acquisizione di Energy Future Holdings;

– Lawrence Summers (Direttore del Consiglio per l’Economia Nazionale): World Bank, Consiglio per le Relazioni Estere(17), Brookings Institution (Hamilton Project) (18);

 

Immagine:Sostenitori della Brookings Institution – chiaramente anti-liberali e chiaramente non proprio il tipo di interessi sostenuti da Martin Luther King Jr.

 Ovviamente, la rappresentanza del Consiglio per le Relazioni Estere (19)  e della Brookings Institution (pag. 19, .pdf) (20) dovrebbe lasciare molto perplesso chiunque si consideri un autentico liberale democratico. Questi sono dei think-tank creati da e a favore di grandi interessi imprenditoriali. La Brookings Institution, in particolare, annovera al suo interno quegli stessi architetti delle miriadi di “Guerre Bush” – e delle guerre attualmente condotte dall’ Amministrazione Obama.

 In realtà, non solo la politica di Obama si basa sugli stessi identici interessi finanziari/corporativi dell’amministrazione Bush, ma a scrivere l’attuale politica estera verso la Libia (21), la Syria (22), e l’Iran (23) sono alcune delle stesse persone di allora, quelle stesse persone dietro alle guerre in Iraq e in Afganistan di cui ancora soffriamo le conseguenze. E’ quella che possiamo definire una “continuità di Agenda”, e le false inclinazioni politiche sia di Bush sia di Obama non sono che messinscene abilmente orchestrate per dividere e distrarre l’opinione pubblica, mentre è una sola l’Agenda che passa da un’amministrazione all’altra e attraversa le linee della politica nazionale.

 KING ERA ANCHE UN AUTENTICO PACIFISTA

 Nel 50° anniversario del famoso discorso di Martin Luther King Jr. “I Have a Dream”, se lui appartenesse ancora a questo mondo, di certo salirebbe sul palco e si dichiarerebbe contrario all’ultimissima guerra degli USA e dei suoi ‘amici’ contro la Siria. Di certo condannerebbe la guerra globale che Obama ha intrapreso dal Mali alla Libia, dalla Siria all’Afganistan e ai confini del Pakistan, dallo Yemen alla Somalia, fino all’Uganda e oltre.

 In un discorso del 4 aprile del 1967 a New York City intitolato, “Oltre il Vietnam – Tempo di rompere il silenzio,” (24) King espresse nel modo più alto e completo possibile la sua filosofia e visione del mondo, una visione completamente opposta a quella dei presidenti americani contemporanei, che celebrano laconicamente e vuotamente lo storico discorso dello stesso King.

 Dovremmo rileggere con attenzione questo illuminante discorso di King di critica alla guerra del Vietnam (25) , che in alcuni punti ci dice che:

 Una reale rivoluzione dei valori dovrebbe imporre le mani sull’ordine mondiale e dire, a proposito della guerra: “Questo modo di risolvere le divergenze non è una cosa giusta”. Bruciare gli uomini con il napalm, riempire la nazione di orfani e vedove, iniettare il veleno dell’odio nelle vene degli esseri umani, rispedire alle loro case uomini fisicamente handicappati e mentalmente distrutti, dopo aver vissuto per mesi su campi di battaglia oscuri e sanguinosi, sono cose che non si conciliano con la saggezza, la giustizia e l’amore. Una nazione che continua, anno dopo anno, a spendere il proprio denaro in difesa militare invece che in programmi di sviluppo e promozione sociale, è destinata alla morte spirituale.

 America, la più ricca e potente nazione del mondo, può fare da guida in questa rivoluzione di valori. Solo una tragica morte ci deve impedire di perseguire questo desiderio di riordinare le nostre priorità in modo tale che la ricerca della pace abbia il sopravvento sulla ricerca della guerra. Niente ci deve fermare dal continuare a rimodellare con le nostre mani questo status quo fino a trasformarlo in una fratellanza.

 Gli USA che si preparano ad attaccare la Siria, per citare questa catastrofe umanitaria architettata fin dal 2007 (26) allo scopo di dividere e distruggere Damasco e i suoi alleati di Teheran, di certo non è una “cosa giusta”. Correre verso una nuova guerra, nascondendosi dietro a menzogne (ancora una volta), di certo non è una “cosa giusta”. Eludere le leggi internazionali portando avanti una guerra di egemonia, mascherandola da intervento umanitario, di certo non è una “cosa giusta”.

 L’America non ha mai cambiato rotta, ha sempre continuato spedita lungo lo stesso oscuro sentiero, quel sentiero contro il quale King ci aveva messo in guardia nel 1967. L’uomo che ci “guida”, o meglio, l’uomo di facciata di quegli interessi finanziari/corporativi che tracciano il destino dell’America, possono anche continuare a onorare la memoria di King con parole contrite e apparizioni pubbliche ben orchestrate, ma nella realtà dei fatti e delle azioni Obama e l’elite finanziaria/corporativa che lo tiene al guinzaglio stanno disonorando in modo indegno e inimmaginabile la memoria di King.

 Se davvero si vuole onorare King e il suo impegno di una vita, onoriamolo mettendo in pratica le parole che ha pronunciato quando era in vita, e non scendendo a patti con quel sistema che lui stesso ha contrastato fino alla morte, un sistema che disonora e sfrutta la sua immagine e la sua memoria lodandole falsamente e portando avanti con malizia un ‘agenda’ contraria a tutto ciò che King sosteneva.

 Si può leggere ed ascoltare l’intero discorso del 4 Aprile 1967 “Oltre il Vietnam – Tempo di rompere il silenzio” a questo indirizzo: AmericanRhetoric.com. (27)

 Tony Cartalucci

Fonte: http://landdestroyer.blogspot.co.uk

Link: http://landdestroyer.blogspot.co.uk/2013/08/50-years-later-west-defiles-martin.html#more

29.08.2013

 Traduzione per www.comedonchisciotte.org cura di SKONCERTATA63

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=12254&mode=&order=0&thold=0

 

La chiamano democrazia

anche questo intervento è “fascista”. Non vuole la guerra e salvare così i cittadini siriani dal despota cattivo…..
Sono taccagni e razzisti che non vogliono il bene del popolo siriano….

di Paolo Cardenà – 29/08/2013

Fonte: Informazione – Illuminiamo le Coscienze

Volete destituire governi o regimi? Basta mandargli lo spread a 600 punti. Oppure accusarli di usare il Sarin. Poi poco importa se lo si sia usato davvero o chi lo abbia usato. Basta che si dica che sia stato usato e il gioco è fatto. Lo spread, invece, al contrario del Sarin, non essendo un organofosfato, è più pulito, non inquina, non è tossico e soprattutto non produce vittime o stermini di massa, almeno nell’immediato. Prendete un governo di uno stato indebitato, bombardatelo con lo spread, e avrete ottenuto lo stesso risultato. Lo spread è per veri professionisti ed è “Politically Correct” . Il Sarin è per criminali o presunti tali. Ma il risultato non cambia. Però il Sarin ha qualcosa in più. Ossia offre anche il casus belli, sbandierato da chi vorrebbe imporre la pace, sotto mentite spoglie.

Ed è ‘ così che loro pensano di esportare la democrazia. E lo fanno a suon di cannonate e di missili Tomahawk, da qualche milione di dollari, lanciati da qualche incrociatore. Vorrebbero imporre la pace facendo la guerra. La cosa aberrante è che lo fanno anche arrogandosi il diritto di pensare che le morti da loro indotte, possano essere meno cruente di quelle dei regimi o dei governi che intendono combattere. Come se fossero più nobili. La morte è sempre morte. Sia che derivi quale conseguenza dell’oppressione di un popolo per mano del suo dittatore, sia che derivi da un missile lanciato da un sottomarino. Le guerre non si fanno per imporre la pace o la democrazia, ma perché si ha un interesse, sia esso economico che strategico o politico. La storia ce lo insegna.

La democrazia non ha gli stessi connotati per tutti i popoli del mondo, e soprattutto presuppone dinamiche ed equilibri complessi, che variano in ragione ad imponderabili aspetti, circostanze, culture e storie. Ogni popolo ha il diritto (oltre che il dovere) di disegnarsi il perimetro entro il quale esercitare la propria democrazia, dotandola degli elementi più consoni al proprio status, nei modi ritenuti più opportuni e in ragione alle rispettive culture, alle proprie storie e aspirazioni.

La democrazia non è standardizzabile. La democrazia non è qualcosa di perfetto. Men che meno esportabile. La democrazia né si compra, né si vende. La democrazia la si conquista e basta: in un percorso perpetuo che non conosce mai fine. Perché la democrazia è sempre perfezionabile. Guardate in giro per il modo, in quei paesi teatro di eventi bellici apparentemente finalizzati ad esportare democrazia e pace. Osservate l’Iraq, l’ Afghanistan, la Libia, solo per citare alcuni esempi. Sono tutti paesi che hanno subito pesanti attacchi militari, in nome della democrazia imposta e della pace indotta. Hanno subito cambi di regimi o di governi. Hanno patito morte, distruzione e disperazione. Eppure, ancora oggi, dopo molti anni, tutto sembrano, tranne che democratizzati o pacificati. Ogni popolo ha il diritto di trovare e percorre la propria strada, il proprio destino. E di poterlo fare liberamente, lontano dai precetti imposti da qualsiasi mano apparentemente celeste, come se fosse l’unica depositaria di bene e verità assoluta.
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46024

La Siria e la terza guerra mondiale

ecco un altro “fascista” contro la guerra….è contro perché sicuramente non vuole il bene dei siriani quindi è pure razzista

di Massimo Fini – 29/08/2013

 Fonte: Il Blog di Beppe Grillo [scheda fonte]

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“La politica di potenza imperiale che gli Stati Uniti stanno esercitando a tamburo battente da quando non c’è più il contraltare dell’Unione Sovietica, e hanno quindi le mani libere, si maschera dietro questioni morali. La Siria è un Paese che dà fastidio, perché legata all’Iran, che è l’arcinemico, non si capisce poi bene il perché, degli Stati Uniti e di Israele. Tra l’altro non si sa affatto se Assad ha usato armi chimiche, ci sono gli ispettori ONU per questo, o l’ONU non conta nulla? Evidentemente non conta nulla perché quando serve c’è il cappello ONU, se non c’è il cappello ONU si aggredisce lo stesso. Questo è avvenuto in Serbia nel ’99, in Iraq nel 2003 e in Libia recentemente. Tutte azioni e aggressioni senza nessuna copertura ONU. Si dovrebbe per lo meno aspettare la relazione degli ispettori. C’è un precedente che dovrebbe consigliare prudenza, non dico agli Stati Uniti che non ne hanno, ma ai suoi alleati, ed è quello dell’Iraq, dove sostenevano che Saddam Husseinavesse le armi chimiche, di distruzione di massa, e poi non le aveva. Certo, lo sostenevano perché gliele avevano date loro a suo tempo, gli Stati Uniti, in funzione anti sciita e anti curda, però non le aveva più perché le aveva usate adHalabja, gasando cinquemila curdi.

Chi sta combattendo in Siria?

Da una parte c’è il governo di Assad che, fino a prova contraria, è un governo legittimo, rappresentato all’ONU, e dall’altra parte c’è un coacervo di forze tra le più disparate, è difficile anche per gli analisti più attenti capire chi sono, sono tanti segmenti. Non Al Qaeda, che non esiste, ma ci sono gli jihadisti che sostengono una guerra totale all’Occidente, per esempio. Quindi l’intervento sarebbe controproducente, ma siccome gli americani si sono erti a poliziotti del mondo, che decidono chi ha torto e chi ragione, questo li spinge a intervenire comunque. Tra l’altro questa superiorità morale degli americani… John Kerry ha detto che quello che avviene in Siria è una oscenità morale, beh, l’oscenità morale secondo me è degli Stati Uniti. Chi ha usato veramente le armi di distruzione di massa? Parliamo del ‘900 e di adesso: gli Americani a Hiroshima e Nagasaki. C’è da tenere presente che Nagasaki, cosa che non si sa, fu bombardata tre giorni dopo Hiroshima, per cui si sapeva che strage si faceva con la bomba atomica. Questo diritto morale degli americani di intervenire ovunque, non è una storia che nasce oggi, nasce per lo meno dalla Serbia, cioè dal ’99, continua con l’Iraq, con la Libia, senza contare le due aggressioni alla Somalia, una nel 2002 e l’altra attraverso l’Etiopia nel 2008 – 2009.

Chi finanzia i ribelli?

Li finanziano l’Arabia Saudita, la Francia, gli stessi Stati Uniti. Siccome utilizzano la loro potenza dietro lo schermo della moralità, il fatto che sia possibile che Assad abbia usato armi chimiche li costringe a intervenire, Obama aveva tracciato una linea rossa, ma chi lo autorizza a tracciare linee rosse in altri paesi? Gli americani hanno sfondato un principio di diritto internazionale che era valso fino a qualche decennio fa, della non ingerenza negli affari interni di uno Stato sovrano. I diritti umani sono il grimaldello con cui in realtà intervengono dove vogliono e quando vogliono, anche perché non hanno più contraltare, la Russia non è più una superpotenza. Siamo costretti a rimpiangere tutto, anche la vecchia e cara Unione Sovietica, perché almeno faceva da muro alla poi potenza di costoro. La cosa curiosa, che in questa diciamo compagnia di gente molto morale, molto democratica, c’è l’Arabia Saudita che è nota per essere un Paese rispettoso dei diritti umani, soprattutto quelli delle donne, quindi già questo dice quale sia la vera situazione?

Gli inglesi hanno responsabilità enormi in Medio Oriente, se tu vai, per esempio, a Teheran senti dire morte agli inglesi, comprendono anche gli americani, ma in particolare gli inglesi, perché? Perché hanno fatto il bello e cattivo tempo per un secolo in quella regione, potenza coloniale come erano. Mi ricordo che il sindaco di Londra, Livingstone, molto amato dai sui cittadini, dopo gli attentati londinesi, di qualche anno fa (attribuiti a Al Qaeda, in realtà erano terroristi locali) disse “Sì, certo, gli attentati terroristi sono inaccettabili, però se gli arabi avessero fatto in Gran Bretagna quello che abbiamo fatto noi per un secolo nel mondo arabo io sarei un terrorista inglese“. Gli inglesi marciano di conserva con gli americani, si può anche capire per i legami, quello che non si capisce è la Francia, con queste sue idee di grandeur che abbiamo visto quanto valessero durante la seconda guerra mondiale, la linea Maginot aggirata in cinque giorni. Adesso che può agire liberamente siano socialisti, come Hollande, o conservatori come Sarkozy fa una politica di potenza.

In Libia è stata soprattutto la spinta francese a combinare il disastro, perché sparito Gheddafi si sono scatenate faide interne di tutti i tipi. Le armi di Gheddafi sono finite ovunque, poi i francesi sono intervenuti in Mali perché gli islamisti stavano conquistando il Mali e questo non gli andava bene perché il dittatore maliano era un loro alleato.

La superiorità tecnologica occidentale permette di tutto. Lo scandalo maggiore (non è argomento di questa conversazione) è l’Afghanistan, dove da 12 anni il segretario di stato americano John Kerry ha detto che dopo questa vicenda di Damasco, di questo quartiere, vedendo il padre che cercava di salvare i figli si è messo a piangere. Perché non piange per le migliaia di bambini e bambine uccisi in Afghanistan per a bombardamento dissennati della Nato, americani in testa, di cui noi peraltro italiani siamo complici!

Possibili sviluppi?

Se intervengono militarmente il rischio è che si scateni la terza guerra mondiale, perché credo che l’Iran, alleato della Siria, non resterà inerte, e anche la Russia non potrà rimanere ferma e comunque si incendia tutta la regione. Tutti questi interventi si sono sempre risolti in altri massacri, prendiamo l’Iraq, l’intervento americano ha causato direttamente o indirettamente tra i 650 mila e 750 mila morti! Il calcolo è stato fatto molto semplicemente da una rivista medica inglese che è andata a vedere i decessi durante l’epoca Saddam e i decessi durante il periodo dell’occupazione americana e quindi la cifra più o meno è questa. Quello che è peggio è che avendo squinternato questo paese si è scatenata una guerra tra sunniti e sciiti che causa centinaia di morti la settimana, di cui nessuno parla, perché intanto chi se ne frega! Ormai gli occupanti americani non ci sono più.

Quindi ogni intervento cosiddetto umanitario si risolve in una strage umanitaria. E’ quello che è successo quando intervennero gli americani e parte degli europei nella guerra Iraq – Iran. Gli iraniani stavano per conquistare Bassorache avrebbe voluto dire la caduta immediata di Saddam Hussen. Si disse che non si poteva permettere alle orde iraniane di entrare a Bassora, perché quelle degli altri sono sempre orde, che cosa ha causato questo intervento? La guerra che sarebbe finita nell’85 con un bilancio di mezzo milione di morti è finita tre anni dopo con un bilancio di un milione e mezzo di morti. Saddam Hussein che sarebbe caduto all’istante con la conquista di Bassora è rimasto in piedi pieno di armi fornite dagli Stati Uniti e dagli occidentali. Che cosa fa una rana con un grattacielo di armi sopra? La rovescia nel primo posto che gli capita, quindi Kuwait e quindi Prima Guerra del Golfo.

La storia dei missili intelligenti è grottesca. La prima volta che comparvero questi bombe chirurgiche, missili intelligenti, fu nella Prima Guerra del Golfo, nel ’90, ebbene questi missili intelligenti e bombe chirurgiche hanno fatto 166 mila morti civili, di 33 mila bambini, che non sono meno bambini dei nostri bambini. E’ un dato che continuo a ripetere, quando posso, è un dato accertato, perché è uscito da una fonte insospettabile, che è il Pentagono. E questi sono i missili intelligenti e gli interventi mirati? Non si può credere agli americani né sulle armi chimiche, perché c’è il precedente Iraq, e non si può credere ai missili mirati perché mirati non sono affatto.

L’intervento è illegittimo da tutti i punti di vista. C’è sempre la storia dei due pesi e due misure. In Egitto un governo eletto democraticamente è stato abbattuto dall’esercito finanziato dagli Stati Uniti da sempre, per cui c’è stato un colpo di Stato, ma lì si sta zitti, perché i Fratelli Musulmani non sono nostri amici, anche se non sono affatto estremisti. Secondo me nelle guerre civili bisognerebbe che fosse il verdetto del campo a decidere, a un certo punto se Assad è effettivamente detestato dalla sua popolazione prima o poi cade, deve essere il campo a decidere, ma qualunque intervento esterno in realtà non fa che aggravare e complicare la situazione. Perché poi gli uni portano le armi a quelli, gli altri a quelli altri e così via e la cosa si prolunga invece di finire in tempi ragionevoli.

Le uniche soluzioni lecite sono quelle diplomatiche, quando si possono fare, se non ci sono le due parti hanno diritto di battersi.Adesso non c’è neanche più il diritto di battersi. Io non so se in Siria abbia più ragione Assad a difendere il suo potere o gli altri a volerlo abbattere, è il campo che deve decidere, perché sennò si creano sempre situazioni totalmente provvisorie. È come la Bosnia, appunto, che può esplodere in ogni momento, perché è stata una soluzione totalmente artificiale, anche se questo è un altro discorso.”

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46022

Istanbul contre la guerre

PCN-TV / ISTAMBUL : MANIF CONTRE LA GUERRE, LES USA ET POUR LA SYRIE BAATHISTE

 PCN-TV pour Suriye Komitesi – Syria Committees – Comités Syrie

avec Sky News – PCN-AMKP – PCN-SPO / 2013 08 30 /

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

  kémaliste à Istambul devant le consulat US :

contre la guerre des USA et de l’OTAN contre la Syrie, la participation de la Turquie.

Et pour la Syrie ba’athiste pluraliste et laïque.

Avec les militants kémalistes et notamment le puissant parti laïque TGB.

 Film sur : Manif https://www.facebook.com/photo.php?v=1409052022646293

 PCN-TV & PCN-SPO

 http://www.syria-committees.org/pcn-tv-istambul-manif-contre-la-guerre-les-usa-et-pour-la-syrie-baathiste/

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 https://www.facebook.com/suriye.komitesi

http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/PCN.AMKP

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

GEOPOLITIQUE / LE NOUVEL AXE PARIS-WASHINGTON

PCN-INFO / GEOPOLITIQUE / LA FRANCE DE DE GAULLE EST TOMBEE DANS LES MAINS DU “PARTI AMERICAIN” ET DU LOBBY SIONISTE

 Luc MICHEL pour PCN-Info /

avec PCN-SPO – Libération – AFP – New-York Times / 2013 08 31 /

http://www.scoop.it/t/pcn-spo

www.lucmichel.net

  « La France devient l’allié principal des Etats-Unis » titrait l’AFP hier à propos du bellicisme de Hollande contre la Syrie ba’athiste.

 La France du Général de Gaulle, la France anti-américaine qui du Québec au Cambodge s’opposait à l’impérialisme yankee, la France qui disait ‘non’ à l’OTAN, est tombée dans les mains du « parti américain » et du Lobby sioniste, celui du CRIF – cette version de l’AIPAC à l’usage de l’Hexagone – et des BHL et autres Fabius.

 ANATOMIE DU « PARTI AMERICAIN » EN FRANCE

 Le « parti américain » c’est ainsi que Jean Thiriart désignait dès 1962 les partis du Système dans toute l’Europe, de l’extrême-gauche à l’extrême-droite atlantistes, toutes tendances confondues (Thiriart y ajoutait comme « ennemis de l’Europe » les « petits-nationalismes » qui assurent la division face à l’impérialisme). Et que le PCN les désigne plus que jamais. Ce système qui depuis un certain 6 juin 1944 assure la colonisation de l’Europe. Qui n’est pas une puissance impérialiste – comme certains à Paris la rêvent encore – mais bien la première et la plus riche des colonies américaines.

  Le « parti américain » c’est ainsi AUSSI que le général de Gaulle et les Gaullistes historiques

nommaient à la fois la sociale-démocratie française et leurs rivaux de droite, les Giscards et Lecanuet. Cette droite atlantiste nostalgique de la sujétion à l’OTAN. Ou encore cette démocratie-chrétienne tout aussi atlantiste. L’ironie aura été que c’est de l’intérieur même du parti gaulliste, tombé en décadence idéologique, qu’est venue la reprise de contrôle politico-militaire de la France par les USA : Sarkozy et ses neocons à passeports français. Avec l’incapacitant et vassalisant retour dans l’OTAN.

 LE ROLE DE L’OTAN ET LA SUJETION DE L’UE

 Car l’OTAN ce n’est pas aujourd’hui que l’URSS n’existent plus, pas plus qu’hier, le « bouclier de l’Europe » (sic). Mais son harnais. Un outil politique, militaire et diplomatique de vassalisation et de contrôle. Qui assure aux USA à la fois le dédoublement de ses moyens militaires – l’OTAN c’est l’infanterie coloniale du Pentagone -, le contrôle de ses industries d’armement – clé du développement industriel et scientifique -, un marché continental pour le lobby militaro-industriel US, et enfin la sujétion de la diplomatie et de la politique étrangère de l’UE à celles de Washington. Et accessoirement à celles de son allié et complice de Tel-Aviv.

 Le péché originel de l’UE, cette pseudo « Europe » croupion – qui est tout sauf l’Europe -, est précisément la sujétion, inscrite dès le Traité de Maastricht, de sa défense et de sa politique extérieure à l’OTAN et à son hegemon américain. Et c’est cette sujétion qui conduit à l’échec de l’UE. Qui l’empêche de devenir Etat et Empire transnational. Et qui explique l’échec annoncé de l’Euro. Car la monnaie unique et le marché unique doivent pour aboutir déboucher sur l’Etat fédéral, voire unitaire (relire Thiriart). Faute d’assurer les pouvoirs régaliens de défense et de désignation de l’ennemi (relire Karl Schmitt), l’UE est incapable d’assumer durablement celui de battre monnaie.

 DE MITTERRAND A HOLLANDE :

 Le « parti américain » c’est aussi évidemment la Sociale-démocratie – qui n’a plus rien de « socialiste » depuis Août 1914, depuis son ralliement aux nationalismes petit-bourgeois et au Parlementarisme bourgeois – française et européenne. Celle des Mitterrand, Jospin, Hollande et autres Valls – la gauche ouvertement américaine, en pamoison devant Obama – ou Fabius.

Cette sociale-démocratie française et européenne qui a été de toutes les aventures coloniales à l’extérieur et a soutenu toutes les sujétions coloniales à l’intérieur.

 La France otanisée de Hollande, chien courant de l’impérialisme américain au Sahel, en Afrique centrale ou au Moyen-Orient, acharnée à abattre la syrie, est l’héritière du Mitterrand ministre de la IVe République qui guillotinait les militants du FLN. Ou du Mitterrand de la Ve République qui engagea la France dans la Première guerre du Golfe – celle de Bush père – et dans le démantèlement des seconde (Tito) et troisième Yougoslavie (Milosevic). Contre les alliés de la France qu’étaient Belgrade et Bagdad. Dans ces conflits voulus par Washington que le grand géopoliticien autrichien Von Lohausen (1) qualifiait fort justement de « guerres contre la Grande-Europe » (2).

 « FRANCE – ETATS UNIS L’AXE DE GUERRE » (DIXIT LIBERATION)

 L’actualité de la guerre contre la Syrie – car cette guerre est menée par les USA, l’OTAN et leurs alliés du Golfe depuis les premiers jours de 2011 et les frappes envisagées n’en seront que l’escalade – révélent la tragique sujétion de Paris à Washington. Voilà donc la France rebelle du général de Gaulle devenue le plus fidèle caniche de l’impérialisme américain. Ironie supplémentaire, au moment où Londres sous la pression de la rue doit s’en éloligner …

 François Hollande a donc réaffirmé ce vendredi 30 août sa « volonté (sic) d’agir militairement en Syrie au côté des Américains » en dépit du “no” britannique, assurant ‘partager avec Barack Obama la même certitude sur la responsabilité indubitable du régime syrien dans l’attaque chimique du 21 août ».

 Le refus de la Grande-Bretagne d’intervenir en Syrie a placé la France en position inédite d’allié principal des Etats-Unis. Mais il n’a rien changé à la position de Paris qui souhaite une action “proportionnée et ferme” contre Damas, a déclaré le président français dans un entretien au journal Le Monde, le moniteur de l’Américanisme en France. « Chaque pays est souverain (resic) pour participer ou non à une opération. Cela vaut pour le Royaume-Uni comme pour la France », a ajouté Hollande.

 Les dirigeants français et américain se sont une nouvelle fois et longuement entretenus vendredi de la réponse à apporter au soi-disant « massacre chimique commis le 21 août dans la banlieue de Damas ». Rappelant « la grande détermination de la France à réagir et à ne pas laisser ces crimes impunis », le président français « a senti la même détermination du côté d’Obama », a confié son entourage. Obama joue habilement à la fois de l’arrogance française due à la nostalgie de l’empire français et des problèmes psychologiques de Hollande.

 « L’alliance offensive américano-française constitue une situation inédite dans la période contemporaine », analyse pour l’AFP Bruno Tertrais, de la Fondation pour la recherche stratégique. « Américains et Français ont déjà travaillé ensemble en première ligne dans la gestion des crises comme par exemple au Liban dans les années 80 et 90, mais je n’ai pas le souvenir d’une coalition offensive construite autour des Etats-Unis et de la France sans la Grande-Bretagne », analyse le chercheur.

 DIX ANS APRES L’IRAK, RENVERSEMENT COMPLET DE SITUATION :

VOILA LA FRANCE JADIS REBELLE QUI PORTE LES VALISES DE WASHINGTON

 « Ironie de l’histoire, cet engagement de la France au côté des Américains intervient dix ans après la crise irakienne qui avait provoqué une tension sans précédent entre Washington et Paris, flamboyant opposant à l’invasion américano-britannique en Irak », commente l’AFP. Cette crise irakienne qui a vu précisément rougeoyer les dernières braises de la flamboyante politique gaulliste des Années 60.

 « On est dans la situation exactement inverse de 2003 », souligne M. Tertrais. « Les Etats-Unis n’ont besoin de personne sur le plan militaire. Mais il est extrêmement important pour eux de ne pas être seuls sur le plan politique », estime-t-il, ajoutant que « Français comme Américains mettront aussi en avant le soutien de pays arabes à l’action, car chacun veut éviter de donner l’impression qu’il s’agit d’une intervention de l’Occident contre la Syrie ».

 « La coalition s’appuiera sur la Ligue arabe, qui a condamné le crime et a alerté la communauté internationale », a précisé d’ailleurs M. Hollande. Une Ligue arabe entièrement aux mains de Washington, Ryad et Doha. Et dont les figures anti-occidentales ou laïques – Saddam Hussein, Kadhafi, Assad (expulsé), les dernières figures du Nassérisme moribond comme en Egypte ou au Yemen … – ont toutes été éliminées.

 Reste à savoir quel sera l’engagement concret de la France et quels moyens elle mettra à disposition des Etats-Unis. Une source française proche du dossier, citée par l’AFP, reconnaît que la non participation des Britanniques “obligera” la France, qui a la capacité de tirer des missiles de croisière avec des avions de chasse ou des sous-marins, “à repenser sa planification opérationnelle”.

 UN DEBAT VIRTUEL AU PARLEMENT FRANCAIS

 Si le premier ministre britannique Cameron a du s’incliner devant un parlement mis sous pression par une opinion publique montée contre la guerre (3), Hollande lui s’apprête à jouer une comédie de débat devant une assemblée nationale française impuissante. Si François Hollande « exclut toute intervention avant le départ de Syrie des inspecteurs onusiens samedi’, il ne l’exclut « pas avant la réunion mercredi du Parlement pour débattre de cette crise ».

 Le débat – sans vote – pourrait être houleux, « des opposants à toute intervention siégeant à la fois sur les bancs de la gauche et de l’opposition » écrit l’AFP. « La France ne peut agir à la légère et à la remorque de quiconque », a ainsi exhorté l’ancien Premier ministre UMP François Fillon (qui oublie la sujétion de Sarkozy lors de l’agression contre la Libye). A cela s’ajoute une opinion publique très partagée sur une telle intervention française à en croire deux récents sondages.

 LA POLITIQUE DE LA FRANCE ALIGNEE SUR WASHINGTON

 Sur les buts de guerre, la ligne est à Paris totalement décalquée sur celle de Washington: « il ne s’agit pas de renverser le régime, mais de sanctionner l’usage d’armes chimiques », une “ligne rouge” définie par le président américain Barack Obama il y a un an, et “franchie indéniablement” selon Hollande avec l’attaque du 21 août. Le président français a estimé « qu’un coup d’arrêt doit être porté à un régime qui commet l’irréparable sur sa population » (sic).

 LES CONSEQUENCES GEOPOLITIQUES :

LA FIN DE L’ALTERNATIVE DE « L’AXE PARIS-MOSCOU »

 Tout cela à des conséquences géopolitiques importantes.

C’est la fin – définitive ou provisoire à long terme – de ce concept novateur qu’était l ‘ « Axe Paris-Moscou ». Un concept que j’avais été le premier à définir dès les derniers jours de 1992 (4) pour le PCN, réfléchissant à une alternative à la ligne de notre « Ecole géopolitique euro-soviétique » (5), suite à l’effondrement de l’URSS. Ceci de nombreuses années avant la reprise du concept par de Grossouvre notamment. Et qui offrait une alternative à la construction d’une Europe véritable et indépendante.

 J’ai souvent insisté dès l’avènement des Années Sarkozy, qui annonçait clairement ses options atlantistes et philo-américaines, sur le fait que la réintégration politico-militaire de la France dans l’OTAN mettait un terme à la validité de ce concept. Sans politique réelle gaulliste – hors de l’OTAN, contre Washington – plus d’Axe Paris-Moscou. Je suis agacé de lire encore sous la plume d’amateurs sans culture historique ou géopolitique la mise en avant de ce concept des années après la trahison fondamentale de Sarkozy.

 Je suis encore plus agacé de lire en ce moment des articles délirants sur une supposée « défaite des USA ». Ou sur l’échec de leurs projets du « Grand Moyen-Orient » (6). C’est une lecture trop rapide, trop superficielle et totalement inexacte des événements. De la propagande de guerre mais pas de l’analyse géopolitique !

 J’en dirai quelques mots car ce n’est pas mon sujet. Le but des USA c’est depuis le début du nouveau siècle un préalable : le remodelage du « Grand Moyen-Orient » – cette zone géopolitique opérationnelle qui comprend Afrique du Nord, Proche-Orient, Sahel, Afrique centrale et Asie centrale – par l’élimination de l’adversaire principal de Washington et Tel-Aviv : les régimes nationalistes révolutionnaires arabes. Nassérisme, Ba’athismes syrien et irakien, socialisme jamahiryen de Kadhafi (7). Qu’en reste-t-il ? Irak et libye livrés au chaos. Syrie en guerre et détruite. Le reste, le sort des pays de la zone, fragmentés et dévastés importe peu à Washington. L’horizon ultime est la somalisation (8).

 Le but réel, final, de ce vaste plan pour un « XXIe siècle américain » est la mise hors jeu de la Russie et de la Chine. Avec l’alignement total de Paris sur Washington, voilà à la fois le principal obstacle dans l’UE éliminé et l’alternative de l’Axe Paris-Moscou étouffé.

 Faut-il baisser les bras pour autant ?

« Là où il y a une volonté il y a un chemin » disait Guillaume d’Orange (qui assura l’indépendance des Pays-Bas). Et le grand Nietzsche ajoutait « l’Europe se fera au bord du gouffre ». Ce gouffre est là devant nous, béant, menaçant d’engloutir non seulement les Européens de Vladivostok à Reykjavik, mais aussi nos frères arabes et africains. Et la situation impose de ne pas renoncer, de ne pas subir. Ne pas subir aujourd’hui, c’est défendre résolument les pays de la ligne de Front : Damas et Moscou. !

 Luc MICHEL

 http://www.lucmichel.net/2013/08/31/pcn-info-geopolitique-la-france-de-de-gaulle-est-tombee-dans-les-mains-du-parti-americain-et-du-lobby-sioniste/  ____________________________ 

 (1) Auteur du livre fondamental de géopolitique sur la Grande-Europe « Mut zur Macht. Denken in Kontinenten » (Penser en continents), Jordis Von Lohausen, général et géopolitologue autrichien (1907-2002), est un ancien membre de l’Etat major du Maréchal Rommel, proche des patriotes anti-nazis du 20 juillet 1944. Il s’inscrit comme moi dans la suite des thèses géopolitiques de Jean Thiriart sur « l’Europe de Vladivostok à Dublin ». Il a écrit des pages élogieuses concernant le projet européen de Thiriart des Années 1960-75. Lohausen parle notamment de « l’Europe de Madrid à Vladivostok ». Dans l’exemplaire offert par Lohausen à Thiriart en 1983 (et qui m’a été légué avec sa bibliothèque en 1999) figure la dédicace suivante : « En respectueux hommage à un grand Européen ».

 (2) Avec le concept de « Grande-Europe », nous concevons précisément la Russie et l’Union européenne comme les deux moitiés de la Grande-Europe, l’Europe-continent de Vladivostok à Reyjavik. Dans la ligne des travaux d’avant-garde de notre Ecole « euro-soviétique » de géopolitique dans les Années 1983-91.

Deux visions du futur de l’Europe se font face. La petite-europe croupion de Bruxelles, l’UE, la première des colonies yankee, soumise à Washington depuis plus de six décennies via l’OTAN. De l’autre, la constitution d’un ensemble géopolitique et géo-économique eurasiatique autour de Moscou. Le seul état européen véritablement indépendant et libre, car en géopolitique seule la dimension confère la puissance, et la puissance garantit la liberté. Demain Moscou sera le Piémont de la future Grande-Europe, la Quatrième Rome !

 J’ai théorisé le concept géopolitique fondamental de « Seconde Europe » à propos de la Russie régénérée de Poutine dans notre revue francophone LA CAUSE DES PEUPLES (Bruxelles-Paris, n° 31), dès décembre 2006. 

* Texte disponible sur le site du PCN-NCP, sous le titre

« Pourquoi nous combattons. Contre Washington, l’OTAN et la fausse « Europe » atlantiste de bruxelles : avec Moscou pour une autre Europe, grande et libre, de Vladivostok à Reykjavik ! » :

Sur http://www.pcn-ncp.com/why/pourquoi1.htm

 

Ce concept est une révision actualisée des thèses de notre « Ecole euro-soviétique » de géopolitique (1983-1992, d’où est aussi issu après 1991 le « néo-Eurasisme russe). En 1983, j’écrivais déjà dans la revue CONSCIENCE EUROPEENNE « La Russie c’est aussi l’Europe » …  L’Europe ne se limite pas à l’Union européenne ! Ni même aux états qui lui sont maintenant associés, comme la Moldavie ou la Serbie. La Russie, qui a retrouvé son indépendance avec Vladimir Poutine est aussi l’Europe ! Une SECONDE EUROPE, une AUTRE EUROPE eurasiatique se dresse désormais à Moscou face à l’Europe atlantiste de Bruxelles.

Une seconde Europe, qui attire à elle plusieurs anciennes républiques soviétiques.

La Russie a en effet mis en place un processus agrégateur semblable à celui de l’Union Européenne, avec des unions autour des organismes transnationaux qui se constituent autour de Moscou : Communauté économique eurasiatique (CEEA : Biélorussie, Kazakhstan, Kirghizie, Ouzbékistan, Russie et Tadjikistan), Organisation du Traité de sécurité collective (OTSC de la Communauté des Etats indépendants, alliance militaire du type de l’Organisation du Traité de Varsovie), Organisation de coopération de Shanghai (OCS : Russie, Kazakhstan, Kirghizie, Chine, Tadjikistan et Ouzbékistan. Le Pakistan, l’Iran, l’Inde et la Mongolie y ont le statut d’observateur, la Chine et la Russie y jouent des rôles clés), Espace économique unifié (EEU : Russie, Biélorussie, Kazakhstan, Kirghizie et Tadjikistan).

Le puissant soleil noir de la Grande-Europe, celui de l’Etat continental et de l’Europe-puissance (ce que ne sera jamais l’UE !), se lève à l’Est ! Et c’est pourquoi nous écrivons depuis 40 ans « la Grande-Europe de Vladivostok à Reykjavik » …

 

(3) Cfr. PCN-TV / LONDRES : MANIF CONTRE LA GUERRE DE L’OTAN EN SYRIE,

sur http://www.syria-committees.org/pcn-tv-londres-manif-contre-la-guerre-de-lotan-en-syrie/

et

Luc MICHEL, FOCUS / L’OPINION EUROPEENNE BASCULE CONTRE LA SALE GUERRE DE L’OTAN CONTRE LA SYRIE

Sur http://www.lucmichel.net/2013/08/30/luc-michel-focus-lopinion-europeenne-bascule-contre-la-sale-guerre-de-lotan-contre-la-syrie/

 (4) Ce concept qui a été repris dans de très nombreux milieux influents, celui de l’axe Paris-Moscou ou Paris-Berlin-Moscou, a été développé pour la première fois – à partir de mes textes et éditos  de fin 1992 et 1993 – à propos de THIRIART et du PCN dans un livre qui a été consacré en 1993 au NATIONALISME RADICAL EN FRANCE par Philippe HERTENS.

Le chapitre qui est consacré au PCN s’intitule « Paris-Moscou, les nationaux communistes » :

Cfr. Philippe HERTENS, « Paris-Moscou : Les nationaux communistes », in LE NATIONALISME RADICAL EN FRANCE, Ed. de Magrie, Paris, 1994

Le thème de l’axe Paris-Moscou a été popularisé pour la première fois hors de la presse du PCN dans ce livre. C’est un livre de 1993. Il a aussi été développé aussi par Henri DE GROSSOUVRE, mais dix ans après.

En 2006, avec le régime de Sarkozy et la réintégration militaire de la France dans l’OTAN, j’ai développé un nouveau concept, celui de « Seconde Europe », destiné à fournir une alternative au concept devenu obsolète d’ « Axe Paris-Moscou ». Cfr. NOTE 2 supra.

 

(5)  Au début des Années 80, THIRIART fonde avec José QUADRADO COSTA et moi-même l’Ecole de géopolitique « euro-soviétique » où il prône une unification continentale de Vladivostok à Reykjavik sur le thème de « l’Empire euro-soviétique » et sur base de critères géopolitiques.

Théoricien de l’Europe unitaire, THIRIART a été largement étudié aux Etats-Unis, où des institutions universitaires comme le « Hoover Institute » ou l’ « Ambassador College » (Pasadena) disposent de fonds d’archives le concernant. Ce sont ses thèses antiaméricaines « retournées » que reprend largement BRZEZINSKI, définissant au bénéfice des USA ce que THIRIART concevait pour l’unité continentale eurasienne.

 

Sur l’Ecole de géopolitique euro-soviétique, cfr. :

* José CUADRADO COSTA, Luc MICHEL et Jean THIRIART, TEXTES EURO-SOVIETIQUES, Ed. MACHIAVEL, 2 vol. Charleroi, 1984 ;

Version russe : Жозе КУАДРАДО КОСТА, Люк МИШЕЛЬ и Жан ТИРИАР, ЕВРО-СОВЕТСКИЕ ТЕКСТЫ, Ed. MACHIAVEL, 2 vol., Charleroi, 1984.

Ce recueil de textes fut édité en langues française, néerlandaise, espagnole, italienne, anglaise et russe.

* Et : Жан ТИРИАР, « Евро-советская империя от Владивостока до Дублина », in ЗАВТРА ЛИ ТРЕТЬЯ МИРОВАЯ ВОЙНА ? КТО УГРОЖАЕТ МИРУ ?, n° spécial en langue russe de la revue CONSCIENCE EUROPEENNE, Charleroi, n° spécial, décembre 1984.

 

Sur les thèses géopolitiques de Jean Thiriart, Cfr. :

* Luc MICHEL, CONCEPTIONS GEOPOLITIQUES DE JEAN THIRIART : LE THEORICIEN DE LA NOUVELLE ROME, Conférence donnée pour la première fois à Bruxelles le 19 septembre 2003, dans le cadre du CYCLE DE CONFERENCES « JEAN THIRIART : L’HOMME, LE MILITANT ET L’ŒUVRE », organisé par l’ « Institut d’Etudes Jean THIRIART » et l’ « Ecole des Cadres Jean THIRIART » (Départements de l’Asbl « Association Transnationale des Amis de Jean THIRIART »),

A consulter sur : http://www.pcn-ncp.com/Institut-Jean-THIRIART/cf/cf01.htm

 (6) Sur le projet US du « Grand Moyen Orient », Cfr, :

Luc MICHEL, GEOPOLITIQUE / YEMEN : LE PROJET AMERICAIN DU « GRAND MOYEN-ORIENT » EN ACTION …

2e réédition sur http://www.lucmichel.net/2013/07/07/luc-michel-focus-geopolitique-yemen-le-projet-americain-du-grand-moyen-orient-en-action/

 

(7) Cfr. Luc MICHEL, L’AGRESSION AMERICANO-SIONISTE EST UNE GUERRE IDEOLOGIQUE CONTRE LE NATIONALISME ARABE : APRES BAGDAD, DAMAS ET TRIPOLI SONT EN LIGNE DE MIRE ! (2003)

Sur : http://www.pcn-ncp.com/editos/fr/ed-031007.htm

 

(8) Sur le concept fondamental de « Somalisation », Cfr. :

* Luc MICHEL / FOCUS / GEOPOLITIQUE : SOMALIE 2013, NOUVELLES DU LABORATOIRE DU NOUVEL ORDRE AMERICAIN EN AFRIQUE ET AU « GRAND MOYEN-ORIENT »,

sur http://www.lucmichel.net/2013/03/19/luc-michel-focus-geopolitique-somalie-2013-nouvelles-du-laboratoire-du-nouvel-ordre-americain-en-afrique-et-au-grand-moyen-orient/

* Luc MICHEL / FOCUS / GEOPOLITIQUE / SCENARIO SOMALIEN POUR LE YEMEN ?

http://www.lucmichel.net/2013/07/08/luc-michel-focus-geopolitique-scenario-somalien-pour-le-yemen/