Francia. Rivelazione choc de Le Figaro: Usa addestra jihadisti

Posted By Redazione On 25 agosto 2013

Domenica 25 Agosto 2013 09:08 | Scritto da Redazione ASI | | |

 

(ASI) Gli Usa soffiano sul fuoco che sta incendiando la Siria. Lo rivela il giornale parigino Le Figaro, secondo cui “Gli Stati Uniti d’America – scrive, citando fonti militari – da diversi mesi addestrano con discrezione, in un campo installato alla frontiera giordano-siriana, dei combattenti dell’Esercito siriano libero”. I primi contingenti di questi ribelli siriani addestrati alla guerriglia dagli americani, riporta ancora il giornale, sarebbero entrati nel territorio della Siria meridionale il 17 agosto, “senza dubbio scortati da commando israeliani e giordani oltre che da uomini della Cia”, e un secondo due giorni dopo.  Le Figaro inoltre ipotizza che il presunto uso di armi chimiche da parte dell’esercito di Assad potrebbe essere avvenuto a seguito dell’ufficialità dell’ingerenza americana nel conflitto. A fine luglio, d’altronde, il suo portavoce aveva affermato che le armi chimiche sarebbero state usate solo in caso di “aggressione straniera”.

 http://www.stampalibera.com/?p=66015

 URLs in this post: 

[1] Cronaca: http://www.agenziastampaitalia.it/index.php?option=com_content&view=section&id=7&layout=blog&Itemid=38

[2] Estera: http://www.agenziastampaitalia.it/index.php?option=com_content&view=category&id=15:estere&layout=blog&Itemid=40

Quando D’Alema intascò un finanziamento illecito per il Pci, confessò, e non venne condannato e arrestato grazie alla prescrizione del reato

Massimo D'Alema silenzio foto

 Cavallari, dinanzi al pm, il 9 settembre di quell’anno dichiarò:

 Non nascondo che ho dato un contributo di 20 milioni al partito. D’Alema è venuto a cena a casa mia, e alla fine della cena io spontaneamente mi permisi di dire, poiché eravamo alla campagna elettorale 1985, che volevo dare un contributo al Pci. Quella sera, con D’Alema, eravamo presenti in tre: io, il mio cuoco Sabino Costanzo, e il nostro amministratore Antonio Ricco che era in grande rapporto d’amicizia con lui”.

 Nel giugno del 1995, quel processo fu archiviato per decorrenza dei termini di prescrizione, su richiesta dello stesso pm Maritati.

 Il gip Concetta Russi, con queste parole dispose l’archiviazione:

 Uno degli episodi di illecito finanziamento riferiti, e cioè la corresponsione di un contributo di 20 milioni in favore del Pciha trovato sostanziale conferma, pur nella diversità di alcuni elementi marginali, nella leale dichiarazione dell’onorevole D’Alema, all’epoca dei fatti segretario regionale del Pci. Con riferimento all’episodio riguardante l’illecito finanziamento al Pci, l’onorevole D’Alema non ha escluso che la somma versata dal Cavallari fosse stata proprio dell’importo da quest’ultimo indicato”.

 D’Alema, dunque, confessò di aver percepito un finanziamento illecito per il Partito comunista. E tuttavia, non venne condannato e non finì in gattabuia grazie alla prescrizione del reato da lui compiuto.

 Va aggiunto, inoltre, che il pubblico ministero di questo processo, Alberto Maritati, fu candidato – per volontà di D’Alema – alle elezioni suppletive del giugno 1999 (si era liberato un seggio senatoriale, dopo la morte di Antonio Lisi). E divenne sottosegretario all’Interno del governo presieduto dallo stesso D’Alema. Ancora oggi, Maritati, siede al Senato nelle fila del Partito democratico.

 Dalle mie parti si dice: una parola è poca, e due sono troppe.

Siria. Orrore a Idlib, decapitati venti civili

censurati i crimini dei cosiddetti ribelli. Purtroppo i media occidentali senza nemmeno verificare accettano solo le notizie dall’osservatorio per i diritti umani, composto da un sol uomo che risponde al telefono….A LONDRA

Siria. Orrore a Idlib, decapitati venti civili
di Redazione
Miliziani salafiti del Fronte al Nusra hanno attaccato questa mattina il villaggio di al-Madoumah in provincia di Idlib, decapitando venti civili, lo riferisce Farsnews.

http://www.ilfarosulmondo.it/wp/?p=23177

“I terroristi islamici hanno rapito 200 donne cristiane: saranno stuprate fino alla morte”. La tragica denuncia di un sacerdote siriano

son donne sì, ma son cristiane quindi chi se ne frega no? Le donne van difese solo se sono contro la religione come le Femen

“I terroristi islamici hanno rapito 200 donne cristiane: saranno stuprate fino alla morte”. La tragica denuncia di un sacerdote siriano

 di Padre Nader Jbeil

 25/08/2013 19:15:57

“I terroristi islamici hanno
                rapito 200 donne cristiane: saranno stuprate fino alla
                morte”. La tragica denuncia di un sacerdote siriano

Cari Amici,

 vi scrivo con grande rammarico e con il cuore profondamente ferito per l’ondata di violenza provocata dai terroristi mussulmani che trafigge giornalmente la Siria e che ha colpito anche il Libano.

 Ne è la prova il recente attentato a Beirut, dove con un’autobomba piazzata dai ribelli islamici sono morti più di quaranta civili e altri cinquecento sono stati feriti.

 La paura e l’orrore era visibile negli occhi di noi tutti. Tutto ciò si inserisce in quella drammatica spirale di sangue dove centinaia di innocenti ogni giorno perdono la vita.

 Questa amici carissimi è solo una goccia nell’oceano di violenza che ogni singolo giorno sono costretti a subire i nostri fratelli cristiani.

 In Siria, la notte di Ferragosto ad Homs, nel villaggio cristiano di Marmarita dove c’è un santuario dedicato alla Madonna, i terroristi islamici di Jabhat al Nusra, per la sua posizione strategica hanno occupato l’antico castello trasformandolo nel loro nascondiglio e vi hanno consumato un nuovo massacro.

 Atrocità indescrivibili contro civili innocenti divenuti vittime sacrificali nel vortice della violenza compiuta da “bestie” assetate di sangue, trentacinque cristiani uccisi, non si conta il  numero di feriti, e più di duecento donne (soprattutto ragazze) rapite, letteralmente trascinate e ridotte in schiavitù nel villaggio di Der al Zor, roccaforte dei terroristi di Jabhat al Nusra.

 Il destino di ognuna di loro è segnato dalla violenza e dalla crudeltà che subiranno, saranno torturate e stuprate, fino a quando la “morte” le libererà da tanta malvagità.

 La violenza continua nella città di Damasco dove anche ieri i terroristi islamici hanno bombardato il quartiere cristiano e dato alle fiamme l’ennesima chiesa, attacchi sempre mirati per colpire al “cuore” dei cristiani rimasti nella loro patria a difendere quello che di più sacro ha ogni essere umano il diritto alla propria dignità e a professare liberamente il proprio “credo”.

 L’obiettivo è annientare a qualunque costo, i luoghi che da duemila anni sono la “culla” del cristianesimo, e sottomettere tutti alla legge dell’islam, come è già successo in Afghanistan.

 Non c’è più un posto sicuro per i nostri fratelli “cristiani”, giorno dopo giorno c’è solo dolore e pianto di mamme disperate a cui uccidono figli e rapiscono figlie, anziani che silenziosamente vivono questo orrore impotenti davanti a tanta crudeltà e devastazione, padri inermi perché non possono difendere le proprie famiglie e dar loro un sicuro rifugio.

 Amici, le immagini delle continue atrocità a cui assisto ogni giorno, sono impresse nella mia mente, e il mio cuore è gonfio di angoscia, vi chiedo di unirvi a noi nella fervente e incessante preghiera al cuore Immacolato di Maria, nostra mediatrice presso Dio perché il seme della pace abiti in ogni cuore.

 Per questo chiedo ancora il vostro sostegno, avete già fatto tanto, ma vi chiedo di fare ancora di più, abbiamo bisogno di ogni più piccolo aiuto che ognuno di voi ci possa dare, aiuti economici e aiuti materiali, vi prego non lasciate inascoltato il mio grido che è la voce di migliaia di grida strazianti di chi ormai vive solo tra dolore e lacrime e ha perso tutto.

 Che il Signore benedica voi e le vostre famiglie.

 Vostro fratello in Cristo.

 Padre Nader Jbeil

 Direttore Radio Sawt el Sama

 00961 76 800 054

http://www.ioamolitalia.it/salviamo-i-cristiani/%E2%80%9Ci-terroristi-islamici-hanno-rapito-200-donne-cristiane-saranno-stuprate-fino-alla-morte%E2%80%9D-la-tragica-denuncia-di-un-sacerdote-siriano.html

NO TAV ALCUNI RAGIONAMENTI DURANTE IL CAMMINO…

http://www.notav.info/top/no-tav-alcuni-ragionamenti-durante-il-cammino/

kitPARTE 1: L’ATTUALE FASE DI LOTTA NO TAV

Sono passati mesi dalle ultime marce popolari no tav che hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone. Quello forse è stato uno degli ultimi momenti in cui poter insieme fare il punto della situazione, di persona, lungo il cammino, lungo i sentieri della lotta. Molti hanno seguito da lontano attraverso i media l’evolversi degli eventi, molti sono ritornati in valle di Susa per l’estate no tav e moltissimi valsusini ancora hanno continuato a donare parte del loro tempo e della loro vita a questa lotta, alla loro terra, al nostro futuro. Ma cosa sta accadendo dunque in valle di Susa?Incendi, mostri vestiti di nero, sequestratori di camionisti o peggio terroristi? Oppure cittadini indignati, famiglie no tav, giovani che amano il loro futuro, amministratori che parlano con i cittadini? Basta per descrivere questo groviglio di eventi un termine solo, alto e nobile: Resistenza No Tav. Come ogni movimento di resistenza nasce da un sogno, da un’idea di mondo e di futuro differente dall’attuale. Come ogni movimento di resistenza nasce e cresce da una necessità politica e come lotta politica si pone nella realtà, non per distruggere militarmente un invasore o un nemico ma per respingere, modificare e porre in difficoltà una prospettiva politica come quella si tav sbagliata, devastante e pertanto avversa. Come ogni resistenza va amata, vissuta e sostenuta. Non sempre è bella e piacevole, non sempre è facile da vivere ma senza di essa il futuro è già scritto.

Anni fa, nel lontano 2005 le idee di questo movimento, le migliaia di firme, petizioni, assemblee, riflessioni e richieste in valle di Susa si scontrarono con le ruspe della Polizia e delle ditte interessate al progetto tav Torino Lione. Un popolo uscì di casa, si mise in strada, mise i propri corpi davanti alla propria terra in sua difesa. Non iniziò lì la storia del movimento no tav, lì in quell’attimo, di fronte alla prima violenza reale, non più solo sulla carta iniziò la stroria della resistenza no tav. Da movimento popolare di opinione, come molti ne abbiamo conosciuti in questi anni il movimento no tav divenne un movimento di lotta popolare.

Una breve analisi della fase di lotta: il cantiere, il progetto tav Torino Lione come abbiamo ormai chiaro viene imposto con la forza. I tavoli di discussione sull’opera erano e sono le scuse che i governi usano per dire “vi abbiamo consultato, avete potuto dire la vostra, ora però si va avanti, il parlamento, l’Italia e l’Europa lo vogliono”. Discutere risulta quindi inutile con chi ha già deciso di aprire i cantieri ad ogni costo. Dunque non resta che il conflitto, la lotta, la resistenza. Ma che significato assumono questi termini nella lotta no tav? Giacu, il misterioso eroe no tav delle notti in val Clarea con una sua famosa frase forse ci può aiutare “Noi felici quando voi arrabbiati”. Significa dunque solo battere il più forte possibile lungo le recinzioni facendo innervosire e reagire le truppe di turno? O forse significa costruire solo iniziative colorate e belle come i cortei da decine di migliaia di persone in cui si ride, si lotta ma non ci sono pericoli? O forse ancora il giusto sta nel mezzo, nel produrre iniziative di resistenza alla portata di tutti? Nessuna delle tre ipotesi è quella corretta (e di queste le migliaia di declinazioni e sfumature che si potrebbero ricavare). Non è infatti questo un piano di ragionamento politico e non questo è il terreno sul quale ragionare (più conflitto, meno conflitto, più popolare, meno popolare, alla portata di tutti, alla portata di pochi, spingere in vanti la lotta, frenare nelle difficoltà). Il punto è come fare arrabbiare loro, chi vuole distruggere la valle di Susa, chi ruba, parassita e impoverisce gli italiani ovvimente restando in piedi senza farsi distruggere. Fare “arrabbiare” potrebbere trovare come migliore interpretazione “aprire contraddizioni”. Con contraddizioni si possono nella lotta politica intendere i nervi scoperti della proposta avversaria, i punti deboli, i punti in cui evidenziare a tutti la malvagità di un progetto come quello della Torino Lione. Attarverso questi far riaprire un dibattito nel paese o ancora porre un governo sotto “assedio” dell’opinione pubblica e sul piano reale sotto “assedio” dei cittadini che cercano di intercettare nella vita reale i politici facendo poi modificare i percorsi, le decisioni e perchè no in termini più ampi anche il futuro stesso di un paese come l’Italia. Non si tratta dunque di astrarre la lotta da un piano simbolico verso uno reale o viceversa ma si tratta di trovare i modi e le situazioni in cui il cantiere, chi lo governa, chi vi ruota intorno entra in difficoltà, si ferma, ritorna sui suoi passi.

santaAlcune prospettive: tutto o quasi tutto della fase attuale di lotta vuole essere schiacciato su un piano militare da media mainstream, politici e magistrati. I no tav sono cattivi, terroristi, ignoranti e anche bugiardi. Sarebbe impensabile abbandonare il campo, evitare il cantiere per evitare questo piano e queste difficoltà. La contraddizione politica principale dell’intera vicenda è infatti quando i politici dicono “tutti lo vogliono, ormai la valle è pacificata” e invece migliaia di persone continuano a disobbedire, a danneggiare le recinzioni o a farsi semplicemente vedere dal mondo con la bandiera al di fuori del cantiere.Proprio qui uno dei nodi centrali della lotta no tav. La capacità di sintesi tra Conflitto e Consenso, il praticare le contraddizioni colpendo là dove il sistema malefico scricchiola raccogliendo il consenso, la solidarietà, la partecipazione. Sempre più persone che comprendono le ragioni, si avvicinano al movimento e a loro volta si rendono disponibili ad agire, a praticare la lotta, in val di Susa e non solo, al cantiere, nelle assemblee, nei cortei, nei territori anche distanti dal cantiere. Un conflitto dunque che genera consenso, magari per un secondo passivo (il classico “bravi!” esclamato dal divano di casa o da lontano, “è così che si fa”) ma che diviene da subito attivo, con la delicatezza di chi agisce, anche duramente ma che prova con mille sforzi a comunicare sempre le ragioni e la bontà della lotta che sta praticando. Senza mai porsi dall’alto in basso, senza pensare di essere gli unici ad aver compreso ma cercando di aiutare gli altri a crescere.  Tutto diventa però ogni giorno più difficile, la resistenza più dura e le risposte da parte delle forze di polizia e della magistratura torinese più determinate e incisive. Come dicevamo all’inizio la resistenza va dunque sostenuta e aiutata con campagne che diano la possibilità anche a chi vuole partecipare da lontano, dal paese e non può arrischiarsi lungo i sentieri di essere protagonista ed aiutare chi invece ancora può farlo. Tutti possono resistere, tutti possono dare una mano e tutti sono importantissimi.  Ma tenere la barra dritta, il timone saldo non vuol dire solo resistere nel campo più difficile, il cantiere o incrociando le truppe e i devastatori nelle articolazioni di esso come gli alberghi e le sedi delle ditte. Significa ad esempio indagare bene nella parte avversa e capire come dice Giacu dove si “arrabbia”. L’informazione libera, capillare che ogni italiano dovrebbe ricevere fa molto arrabbiare, tutti lo possono fare, in valle di Susa, in giro per la penisola e anche in Europa. Coinvolgere nei programmi del movimento parlamentari, sindaci ed esponenti del loro “mondo” fa molto arrabbiare la casta. Lavorare in valle di Susa per modifcare magari nelle varie tornate elettorali alcuni comuni diretti in questi anni (per ingenui errori delle liste di sinistra ) da esponenti si tav li farebbe “molto arrabbiare”. Aprire ancora, e questo sarebbe stupendo, ulteriori piani di lotta reali e giusti nell’intero paese, sulla crisi, sul lavoro, sui diritti fondamentali, la scuola la salute, la casa, farebbe molto arrabbiare e renderebbe i no tav della valle di Susa molto felici. Ma non tutto è così facile come sulla carta e nelle teorie. Tanto cuore e tanto coraggio servono e serviranno ancora per affrontare la devastazione della val Clarea e per migliorare su molti altri fronti.

blocco_sventolaAlcune difficoltà: più il movimento apre contraddizioni e pone in difficoltà la casta si tav più questa reagisce, cerca di fare male e complicare la vita a chi resiste, a chi è no tav. Non bisogna mai abbattersi di fronte a questi segnali, sono i segnali che ci indicano di essere sul giusto cammino. Trovare nuovi piani dove praticare la lotta o migliorarne di esistenti, come già sopra abbozzato non vuol dire però cercare un piano migliora in cui battere le truppe, il cantiere o la casta. Non esiste terreno in cui una popolazione o una resistenza possono fronteggiare a viso aperto plotoni di uomini pagati e attrezzati pensando di vincere solo sul campo. Non esiste cantiere in cui sia più facile tagliare una rete, evitare un lacrimogeno o un arresto, non esisterà un cantiere più facile della val Clarea. Non ci saranno insomma tempi migliori o terreni migliori se non quelli in cui l’iniziativa del movimento sarà così incisiva puntuale e fastidiosa da portare l’avversario a retrocedere.

PARTE 2 UN BREVE RIPILOGO DELLE ULTIME VICENDE RELATIVE ALL’ESTATE 2013

MANI_ESTATE-731x1024Una breve sintesi degli eventi estivi: finisce la primavera e inizia l’estate di lotta no tav, primi dibattiti, assemblee, i giovani notav prendono l’iniziativa e per il secondo anno di fila si apre con il campeggio studentesco. Sono giorni veloci, passeggiate al cantiere, blocchi alle ditte coinvolte negli appalti tav (vedi link gita all’Itinera studenti no tav) e subito volano le denunce e i fogli di via (per la prima volta anche ai valsusini da comuni valsusini rendendo un più complicata la vita di tutti). Inizia dunque la fase di luglio e subito il cantiere minacciato dalle mobilitazioni alza le fortificazioni. Il 19 luglio il picco di lotta con la passeggiata notturna che porta una notte di scontri tra no tav e forze di polizia. Bilancio finale nove fermi poi divenuti sette arresti, oltre 63 feriti e la vergognosa e infame vicenda di Marta Camposano fatta oggetto di abusi sessuali  durante il fermo nel cantiere tav ad opera delle forze di polizia sotto gli occhi dei due pm Padalino e Rinaudo presenti in loco. Subito dopo arrivano ancora le accuse di terrorismo e la perquisizione della Credenza storico punto politico e di aggregazione di Bussoleno. Infine ad agosto, colpendo in contemporanea con le perquisizioni arriva la talpa, a pezzi, di notte, mimetizzata in trasporti eccezzionali ma nenache troppo. L’iniziativa no tav in questa fase consiste nel provare con blocchi a sorpresa, reperendo con difficoltà le infomazioni a intercettare i convogli. Sono nuovamente fermi, foglia di via e arresti (vedi link blocco arresti e fermi a Chianocco). Continua poi ad agosto il campeggio no tav con la ripresa delle attività a Chiomonte e il programma che via via sta proseguendo con le battute finali, valsusa l’università delle lotte (vedi link programma) a cura degli studenti universitari e poi ancora un ultimo fine settimana con un altro appuntamento orgaizzato dagli studenti no tav degli istituti superiori.

talpaUna breve analisi della fase cantiere e lavori: a Chiomonte è in corso lo scavo del primo tunnel geognostico tav Torino Lione. Si tratta di un tunnel lungo circa 8 km in cui non passerà mai nessun treno con l’unico scopo di indagare la conformazione del sottosuolo. In Francia di questi tunnel ne sono stati scavati ben tre ed ora il governo francese da sempre incredulo sull’utilità dell’opera sta pensando di utilizzare questi inutili tunnel come future discariche per i combustibili nucleari esausti delle sue centrali. Per mantenere in piedi questo costoso cantiere vengono impiegati ogni giorno circa 400 poliziotti, carabinieri, finanzieri e militari alloggiati a spese dei contribuenti negli alberghi dell’alta valle di Susa (costo stimato 90000 euro al giorno vedi link). I lavoratori del cantiere provengono quasi tutti dalle cooperative emiliane, lavorano a salari da fame e per risprmiare sulla tassazione i contratti vengono gestiti da agenzie interinali alcune delle quali con sede in Romania e quindi con legge e privilegi stranieri. I soldi come si sottolineava prima sono però tutti pubblici, frutto di tassazioni ai cittadini italiani eseguite in modo sempre più grave dai vari governi della crisi, Monti prima, Letta oggi. Lo scavo procede a rilento e solo oggi dopo due anni di opposizione intensa del movimento no tav i primi pezzi della talpa sono giunti in cantier. L’opera era, è e rimarrarà inutile, i cantieri che riguarderanno il reale tracciato dove passeranno i treni non sono che un miraggio lontano. Susa con la futura stazione internazionale e Bussoleno poi sono previsti tra cinque anni almeno, sempre sulla carta. Nel frattempo però l’apparato di progettazione parassita gestito dai partiti pd in testa e dall’osservatorio di Mario Viarno continua a sottrarre ricchezza alle casse pubbliche dirottando il tutto verso general contractor privati.

PARTE 3 LA COMPLESSA MACCHINA DI DEVASTAZIONE E FURTO DI DENARO PUBBLICO TAV TORINO LIONE

truffaMa da cosa è composto l’apparato del cantiere  sitav? Sempre per dare a tutti la possibilità di divenire no tav, partecipare al dibattito e di informarsi proviamo a fornire senza velleità alcuna una breve sintesi della complessa e ramificata macchina che oggi il movimento no tav contrasta. OBIETTIVO FINALE IL FURTO DI OLTRE 22 MLD DI EURO DI DENARO PUBBLICO:

– gli ideatori del progetto: tutto ovviamente nasce negli anni novanta negli ambienti dell’allora partito comunista. Il progetto prende forma e diviene patrimonio comune di tutte le forze istituzionali di maggioranza e quindi di fatto oggi pd e pdl che negli ultmi due quasi tre decenni si sono susseguiti alla guida del paese. Oggi capitano di sventura e di facciata il senatore  torinese del pd Stefano Esposito

– chi dà il via politico all’opera e lo sosteniene: sono i ogverni nazionali degli ultimi tre decenni che continuano a spingere per questo tipo di grandi opere ed in particolare per il progetto Torino Lione, tra i più costosi, inutili e al tempo stesso utili per sottrarre ricchezza ai cittadini. (riproponiamo una attente analisi fatta da Marco Ponti noto economista che riassume qui in modo emblematico le menzogne governative sui costi e sui benefici della tav Torino Lione)

virano– l’osservatorio governativo per la Torino Lione: vera invezione del secolo per la democrazia moderna. Un luogo inutile in cui si convocano i rappresentanti delle popolazioni locali, li si fa discutere per mesi o anni e nel frattempo si prepara il progetto come si vuole. Male che va, se il gioco viene scoperto o evitato come per il caso valsusa Torino Lione si può sempre dire di averli “coinvolti”, termine molto ambiguo che assolutamente differisce dall’ascoltare (vedi lo strano caso dell’ispezione fatta dal movimento no tav all’archivio “pubblico” dell’osservatorio). Presieduto da Mario Virano, azzeccagarbugli della sinistra torinese trova per lui un ruolo e una ragione di vita, oltre che ovviamente ad un paradisiaco stipendio che ad oggi ancora non si è in grado di calcolare ma in grado di superare tranquillamente i 2 milioni di euro (solo per il presidente che come vediamo nella foto è tutt’altro che imparziale o mediatore).

– le lobby di affare coinvolte: tutti i grandi gruppi finanziari che seguono gli investimenti pubblici, in parole povere le banche come Intesa Sanpaolo (vedi un breve dossier) o Unicredit che prestando soldi allo stato poi trarranno beneficio dai tassi di interesse e da qualche utile separato dalle spese di costruzione. Tutti i grandi gruppi di costruzione italiani che caldeggiano le grandi opere pagate con i soldi dei contribuenti partendo dal gruppo Gavio fino ad arrivare all’Impregilo del gruppo Fiat.

le ditte coinvolte controllate da una mega società italo francese Ltf a partecipazione totalmente pubblica (ad oggi nessun investitore privato si sognerebbe mai di partecipare a un progetto inutile) a piramide scendono verso il basso passando per la famosa cmc (cooperativa muratori e costruttori vedi dossier)

carica– chi difende militarmente le devastazioni del cantiere: tutti i reparti di pubblica sicurezza d’Italia di tutte le forze di polizia e armate che a rotazione forniscono mezzi e uomini (chi le chiama truppe viene denunciato) sotto gli ordini dei vari ministeri (nei processi contro i notav arrivano anche a schierarsi come parte civile).  Il tutto pagando laute integrazioni agli stipendi in trasferte turni notturni, festivi, pernottamenti in alberghi 3 stelle e così facendo nella peggiore delle italiche tradizoni, mangiare e bere a sbaffo.

– chi aiuta e con il suo lavoro perseguita il movimento notav: la magistratura torinese capitanata da Caselli (vedi processi a tempo di record) con i suoi due pm di “punta” Rinaudo e Padalino che difende l’operato delle forze di polizia e lavora con dedizione ad incriminare i notav ogni qual volta infrangono le leggi (leggi ovviamente che ritengono invece legittimo e giusto usare 21 mld di euro pubblici per una ferrovia inutile)

– chi cerca di spiegare all’opinione pubblica la bontà dell’opera e demonizzare il movimento no tav: quasi tutti i quotidiani nazionali che vivono di finanziamenti pubblici e costruiscono il loro futuro difendendo la casta dei politici che distrugge l’Italia. In particolare è in atto da tempo una guerra a tutto campo delle testate piemontesi LaStampa e LaRepubblica (la prima di proprietà dei gruppi finanziari interessati all’opera riconducibili in sintesi alla FIAT e la seconda ormai organo e megafono del pd). Spiccano le firme di Numa (vedi un emblematico atto di denuncia del movimento dell’estate 2012) e Griseri (vedi alcuni episodi dell’estate 2013) ormai fieri padalini sitav.

CHI MINACCIA CHI E USA LA VIOLENZA IN VALSUSA – Esposito denuncia avvocato NO TAV

A proposito della denuncia di un parlamentare pd nei miei confronti

L’altro ieri le minacce all’avvocato Bertolino, parte civile in uno dei processi ai No Tav, ieri come se non bastasse l’hackeraggio del suo indirizzo di posta elettronica e la diffusione del contenuto subito applaudito sul sito dell’ala autonoma e anarcoinsurrezionalista del movimento no tav. Il copione delle minacce si compone quindi di un altro tassello: prima gli operai, le imprese che lavorano per la realizzazione dell’opera, l’incendio dei mezzi, le minacce ai politici, gli insulti ai magistrati ed ora si colpiscono gli avvocati di parte civile. Tutte queste azioni stanno cominciando, se pur tardivamente e con troppa lentezza, ad aprire gli occhi della società civile sulla reale portata criminale di una parte degli oppositori no tav.

Per questa ragione oggi voglio denunciare pubblicamente l’avvocato Alessio Ariotto, componente del Legal Team No Tav.

Questo signore, che dovrebbe comunque essere legato ad un codice etico comportamentale a cui tutti gli avvocati al di la dei clienti che scelgono di difendere sono sottoposti, utilizza il suo profilo di Facebook per insultare pesantemente le Forze dell’Ordine, i magistrati impegnati nel far rispettare la legge (a cominciare dal Procuratore Caselli), fino ad arrivare ad incitare in maniera inequivocabile alla violenza.

Come potrete vedere direttamente nel materiale allegato a questo comunicato, l’avvocato Ariotto oltre a difendere legittimamente i No Tav, dedica molto tempo a proclami che ritiene probabilmente “rivoluzionari”; in realtà non sono altro che incitazioni alla violenza.

Assistere in modo indifferente rischia di renderci tutti complici, per questo lunedì procederò ad un esposto querela nei confronti di questo signore presso la Procura della Repubblica di Torino e invierò medesima denuncia all’ordine degli Avvocati.

L’avvocato Ariotto ha il diritto di svolgere la sua professione ma ha il dovere di rispettare le istituzioni con le quali si confronta.

Sarebbe come se l’avvocato Coppi, mentre difende Berlusconi dall’accusa di evasione fiscale e del pagamento di tangenti, contemporaneamente incitasse pubblicamente a commettere quei reati“.

Questo il post che compare in data di ieri sul blog di un senatore di secondo piano del pd torinese (ultimo dei nominati grazie ai voti no tav di SEL, seppur indirettamente), subito rilanciato con commenti da Lo Spiffero e Il Velino.

Ma l’occasione è utile per discutere un pò nel merito delle questioni poste, un pò dozzinalmente ma tant’è, dal suddetto personaggio lautamente stipendiato dai contribuenti (in un paese in cui si paga il 60% d’imposte allo Stato e si riceve in cambio insulti e denunce da un parlamentare ma nessun servizio sociale degno di questo nome).

Da palo in frasca

Premette la vicenda inquietante delle pallottole con minacce inviate ad un legale di parte civile nel processo no tav (il palo), quindi (“…per queste ragioni…”) intende denunciarmi (la frasca). Quale sia il legame fra le due vicende il blogger (parlando con pardon) lo spiega riferendosi al mio profilo Facebook, utilizzato a suo dire per insultare pesantemente forze dell’ordine e magistrati, fino ad incitare alla violenza “…in maniera inequivocabile“.

Allega materiale ossia schermate Facebook enucleate a piacere.

Pare soprattutto colpito da un recente posto, prontamente rimandato dai citati Spiffero e Velino, in cui si vede un sasso, fotografato in primo piano con effetto istagram su sfondo di mare e ciottoli, inequivocabilmente dalle fattezze sampietrine. Segue commento “dal produttore al consumatore. Prossimamente in volo sul cantiere di Chiomonte. Valsusa Libera!“.

Seguono apprezzamenti e commenti inizialmente rilassati (il clima del post è pacificamente estivo), sino all’irrompere del senatore con un perentorio “sei veramente un cretino“.

Quale sia il nesso fra le minacce al collega Bertolino e il post francamente non è chiaro.

Reputarlo un incitamento alla violenza mi pare far torto all’intelligenza di qualsiasi persona mediamente sensata. Appunto, mediamente…

Non pretendo di essere un bravo fotografo (quantunque l’immagine elaborata dall’applicazione abbia una sua originalità data soprattutto dal sampietrino creato dal sole e dal vento sardo).

Non sono – per carità – assolutamente un giornalista, ma la libertà d’espressione, sopratutto in vacanza, non me la leva nessuno, tanto meno un qualunque politico nominato di secondo o terzo piano.

Venendo ai sassi però mi sento di dire che da sempre sono l’arma dei popoli oppressi. Piacciono molto un pò a tutti quelli scagliati in Egitto (anche se adesso si fa fatica a capire da quale parte devono venire e dove andare); quelli tirati ad Istambul dai giovani turchi hanno entusiasmato schiere di bempensanti locali (certo quando tiri al musulmano il sasso diventa molto meno minaccioso, vero?); i sassi dell’Intifada palestinese scagliati dai ragazzini ai carri armati di Tzahal non fanno paura, fanno tenerezza. I sassi, come i muri, sono parte della cultura popolare (“tirare il sasso nello stagno”) e delle sacre scritture (“chi è senza peccato scagli la prima pietra”), ma soprattutto i sassi non si comprano e non si vendono, a differenza delle armi, dei parlamentari e dei giornalisti. Forse per questo fanno un pò paura ai numerori personaggi dal profilo morale, politico e soprattutto culturale infimo che popolano il variegato fronte anti no tav (non si tav, che è cosa diversa e legittima).

Ironia e bellezza

A costoro poi manca il senso dell’ironia e del bello. Pensano che sia violenza lanciare un sasso e non invece colpire con una manganellata alla nuca (vietato), alla bocca (vietato), alla colonna vertebrale (vietato), sparare lagrimogeni ad altezza d’uomo, colpire occhi, bocche o anche solo gambe. Non considerano violenza bloccare a terra una persona comprimendole la schiena o lo sterno con il ginocchio, toccare una donna in stato di fermo o peggio – qui sta la vergogna vera – dire che una donna che viene in valle a protestare non deve lamentarsi se poi viene offesa, da rappresentanti delle forze dell’ordine…

Non erano a Genova, non erano alla scuola Diaz? Non conoscono le sentenze della Cassazione di un paese dove i condannati fanno carriera?

I No Tav difendono la bellezza.

Ad altri piace la velocità, la tecnologia, il Grande Buco nella Montagna. Insomma, sono futuristi. E sono del Pd. Chiaro, no?

E sì, il mio profilo Facebook è davvero molto violento; è violentemente disgustato, come il sottoscritto, di ciò che ha visto in questi ultimi due anni, in Valsusa (e non solo in Valsusa. Gli sgomberi forzati di persone sfrattate li ho visti a Torino. Lì nessun parlamentare si è mai presentato a fianco dei cittadini senza casa nè alcuna iniziativa è stata intrapresa, ma questa è un’altra storia).

Spazio alla politica, non ai politici

Non è questa la sede per discutere di eventuali profili penali o deontologici del contenuto del mio profilo Facebook. Per questo ci sarà eventualmente il tempo e il luogo opportuno. Tantomeno ritengo di dover assecondare un’iniziativa velleitaria (perchè aspettare sinora?) e sostanzialmente diffamatoria (ma non si preoccupi, non querelo per numerose ragioni: sono contrario ai reati d’opinione; la procura è già abbastanza oberata…; si querelano i propri pari e colori la cui opinione ha un peso). Dico solo che se ci sono militanti no tav che hanno subito 6 mesi di custodia cautelare in carcere ed altri che si vedono indagati per terrorismo, altri ancora per procurato allarme, non so quanti per resistenza e ora anche per violazione del divieto di accesso all’area ma tutto ciò non solo non ha indebolito la resistenza ma anzi l’ha ormai diffusa ed estesa persino oltre i confini di stato, ciò dimostra che la via giudiziaria (id est, repressiva) è perdente, come sempre, quando il nodo da affrontare è solo politico. Non è mai troppo tardi, solo i cretini non cambiano mai idea…

Alessio Ariotto


Siria, americani sfavorevoli ad un intervento armato di Obama

Di Redazione IBTimes Italia 

25.08.2013 18:37 

 Gli americani mal digerirebbero un eventuale intervento bellico in Siria. È quello che è emerso da un sondaggio condotto da Reuters e Ipsos tra il 19 e il 23 agosto. Solo il 9%, infatti, pare essere disposto a supportare la linea dura di Washington, mentre il 60% ritiene che gli Stati Uniti non debbano entrare in conflitto. 

 Gli americani sarebbero sfavorevoli all’uso della forza anche se venisse confermato l’impiego di armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad : in tal caso solo il 25% sarebbe a favore di una soluzione militare, mentre il 46% continuerebbe ad opporsi. 

 Un calo significativo rispetto al sondaggio del 13 agosto, quando il 30,2% degli americani dichiarava di essere favorevole all’uso della forza nel caso fossero state trovate armi chimiche tra le milizie di Assad. 

 L’agenzia Reuters interpreta questo calo come un rifiuto del popolo americano di voler partecipare ad un altro conflitto nel Medio Oriente, idea che si è rafforzata nell’ultima settimana dopo il rilascio delle cruenti immagini mostrate dopo l’utilizzo di armi chimiche nei sobborghi di Damasco. 

 Un’altra interpretazione plausibile è che negli ultimi giorni sono continuate a circolare sempre più insistentemente voci su un possibile coinvolgimento degli Stati Uniti con i ribelli siriani, che avrebbero appunto supportato con armi chimiche. Gli Stati Uniti, inoltre, dopo quanto accaduto in Iraq (e alle torri gemelle), non godono di buona popolarità tra l’opinione pubblica. Lo sa bene Charles Kohls, un ex ufficiale militare delle Maryland, che per tale motivo raccomanda a Obama di muoversi con la massima cautela. 

 Anche la ricerca di Reuters condotta su 1448 persone sembrerebbe suggerire la stessa cosa. La maggior parte degli americani sembrano essere contrari anche alla fornitura di armi presso i militanti ribelli : il 27% appoggiano l’invio di armi in Siria presso i ribelli ; il 46% si è dichiarato sfavorevole. Solo l’11% afferma che Obama dovrebbe fare qualcosa di più oltre il semplice invio di armi, mentre per l’89% non dovrebbe in alcun modo aiutare i ribelli. 

 Dal sondaggio emerge quindi la chiara volontà del popolo a stelle e strisce di rimane fuori dal conflitto siriano. 

 http://it.ibtimes.com/articles/54809/20130825/siria-sondaggio-reuters-ipsos-stati-uniti-obama-armi-chimiche.htm

SARIN IN SIRIA. COMPLIMENTI MEDECINS SANS FRONTIERES !

Data: Domenica, 25 agosto 

 DI FRANCESCO SANTOIANNI

francescosantoianni.it

 Certo, sono lontani i tempi in cui Médecins Sans Frontières (MSF) doveva giustificarsi agli occhi dell’allora forte movimento pacifista per le tendenze belliciste di uno dei suoi fondatori, Bernard Kouchner, nominato per queste ministro degli Esteri da Sarkozy. E così pure sono state archiviate tutta una serie di incontrollate “ voci” sul perché MSF avesse scelto – a differenza di altre – di operare quasi “in clandestinità” in Siria.

 Acqua passata, che non lede il prestigio di Médecins Sans Frontières, ritenuta – giustamente – una delle poche che possa fregiarsi del titolo di autentica organizzazione umanitaria.

 Ecco perchè sono rimasto sbigottito davanti al comunicato di MSF che, ininterrottamente strombazzato dai media Mainstream (per non parlare della bolgia su Internet) stasupportando l’ipotesi un attacco missilistico alla Siria.

 Ma prima di soffermarmi sul comunicato, sono costretto a ritornare sulla questione del Sarin che, a differenza di altri gas militari, uccide agendo sulla pelle: unamicrogocciolina e via. Questo, tra l’altro, impedisce il soccorso a personale che non sia incapsulato in tute NBCR di terzo livello. Guardate, invece, questo video: dovrebbe raffigurare l’affranto padre che abbraccia il suo bambino morto per Sarin. E poi guardatevi tutti gli altri video circolanti in Rete. Fosse stato gas Sarin, che speranza di sopravvivenza dovrebbero avere i “soccorritori”? Prevengo l’obiezione: “E vabbè, questione di lana caprina. Invece del Sarin, sarà stato qualche altro gas.” No. La sintomatologia denunciata nei comunicati dell’”Opposizione anti-Assad” e delle “organizzazioni umanitarie” sono ascrivibili esclusivamente a gas neurotossici (nervini), di cui il Sarin (insieme al Tabun, Soman, VX….) è il più conosciuto.

 E torniamo al comunicato di Médecins Sans Frontières. Preceduto, almeno in Italia, da uno, sostanzialmente analogo, emanato dalla leader di  una organizzazione certamente meno prestigiosa di MSF, che descriveva dettagliatamente la sintomatologia dei gas nervini riferitagli telefonicamente da suoi medici (ovviamente, anonimi e operanti in non meglio precisati “ospedali” in Siria)..

 Anche il comunicato di Médecins Sans Frontières si sofferma su questa sintomatologia, aggiungendo alcuni punti francamente incredibili.

 Innanzitutto: “Tre ospedali nel governatorato di Damasco supportati da Medici Senza Frontiere (MSF) hanno riferito di aver ricevuto circa 3.600 pazienti con sintomi neurotossici in meno di tre ore.” Quali ospedali? Dopo un vorticoso giro di telefonate ad amici siriani, ho telefonato (e poi ritelefonato il giorno dopo) all’addetta stampa di MSF Italia per saperlo. Ma la sua risposta è stata sempre la stessa: “Médecins Sans Frontières non può divulgare i nomi degli ospedali  per motivi di sicurezza.” Tre ospedali che si trovano a Damasco?! Potrei capirlo per qualche ambulatorio di MSF sperduto in un territorio ancora presidiato dai “ribelli”. Ma a Damasco? Oggi piena di Ispettori dell’ONU (giunti proprio per indagare su analoghe accuse di “gas tossici” di qualche mese fa) e di giornalisti al seguito. Quali sarebbero i “motivi di sicurezza” che legittimano l’omissione del nome dei  tre ospedali che avrebbero accolto “3.600 pazienti con sintomi neurotossici in meno di tre ore”?

 Francesco Santoianni

Fonte: www.francescosantoianni.it

Link: http://www.francescosantoianni.it/wordpress/?p=958

25.08.2013