La disgregazione familiare e il problema dei padri separati

si parla tanto di diritti civili, di lotta alla discriminazione mentre non solo si tollera, ma si è creato un sistema discriminatorio disgustoso, in cui è l’umiliazione e non il bene dei minori l’ispiratore di una legge del genere.
La disgregazione familiare e il problema dei padri separati

23 AGOSTO 2013

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di Fabrizio Fratus

 La contrapposizione tra uomo e donna è in continuo aumento e, se spesso troviamo articoli e considerazioni sul problema del femminicidio, nulla si trova sul dramma dei padri separati e sulla loro crisi esistenziale ed economica. «Mi hanno separato dal figlio. Mi hanno tolto la casa. Ogni mese tolgono soldi sempre e solo a me». Tutte le storie di violenza sugli uomini e sui padri sono praticamente uguali, la disperazione dei soggetti colpiti da separazione è drammatica e si riflette sulla società intera, la separazione e il divorzio sono solo un processo iniziato molto prima.

 Il problema principale è la mancanza di comunicazione, con conseguente accumulo di piccoli rancori che poi saranno un grande macigno che si abbatterà sulla coppia. Studi sulla comunicazione pragmatica del professore Paul Watzlawick della scuola di Palo alto di Chicago, dimostrano facilmente come le coppie, ad un certo punto del loro rapporto, non si ascoltano più e soggettivizzano quanto accade nel microcosmo in cui vivono rapportando ogni affermazione del marito/moglie come una accusa. Un processo indiscutibilmente drammatico che porta a conseguenze drastiche e sostanzialmente deleterie per la coppia, la famiglia e la società. La prima a pagare le conseguenze di questo processo brevemente descritto è la coppia, la mancanza di comunicazione e la soggettivazione dei fatti porta ad un allontanamento e quindi ad una separazione. Avvenuto questo processo, si sprofonda in una logica di fallimento che produce rabbia e per molti uomini depressione.

 Il secondo grande problema è la “distruzione” del tessuto sociale che è basato sulla famiglia: la continua disgregazione delle famiglie tradizionali e nucleari produce sconcerto, insicurezza, confusione e rabbia e conseguentemente l’aumento di famiglie mononucleari, creando situazioni di ulteriore individualismo e soggettivizzazione della realtà in cui si vive. Il terzo dramma è invece quello basato sulla società. La famiglia è l’istituzione fondamentale di ogni società e si basa sul matrimonio con i caratteri di esclusività, di stabilità e di responsabilità; tramite ciò la società si riproduce e perpetua in tutte le sue forme. È facilmente comprensibile come il mancare della base su cui si fonda un sistema sociale produca effetti deleteri e drammatici.

 I tre problemi sopra esposti sono facilmente verificabili e dimostrabili; quanto invece è ancora lontano da capire è l’effetto che si sta producendo sui bambini che subiscono lo scontro tra genitori, non esistendo ancora molti studi specifici che identifichino le problematiche relative alla crescita dei bambini soggetti alle “guerre” familiari. Se già oggi viviamo in una società iper-individualista, è comprensibile supporre che il processo disgregativo in atto nelle famiglie occidentali contribuirà notevolmente ad un ulteriore aggravamento sui rapporti sociali e solidali tra i cittadini.

 Questo primo intervento sulla questione dei padri separati e della distruzione della famiglia ha l’intenzione di introdurre il lettore in un percorso di analisi che svilupperemo in seguito. I padri separati stanno subendo una situazione non sostenibile sia in relazione a questioni economiche sia di tipo sociale e i bambini sono i soggetti che assolutamente vanno tutelati ma al contrario spesso sono usati come arma contro i padri.

 Fonte

FORESTA AMAZZONICA NUOVO PERICOLO – Indigeni infettati dai turisti

ma questo articolo è razzista…….no non semplicemente un fatto scientifico, di immunità sviluppatesi negli individui in un dato posto….
la scienza è razzista

Posted by pjmanc on ago 24th, 2013 

 

I CONTATTI CON GLI ALTRI UMANI

 mettono a rischio la salute degli abitanti della foresta. Sono indifesi di fronte a batteri e agenti contaminanti.Non vogliono vedere e incontrare nessuno. Lo fanno capire in tutte le maniere. Lasciando chiari segni di “divieto” nella foresta, lanciando qualche freccia senza punta, a titolo dimostrativo, agli aggr

E ANCHE SE IL DIRITTO INTERNAZIONALE RICONOSCE

 in linea di principio le loro prerogative e i loro diritti, i governi locali quasi sempre cedono alla tentazione di fare profitti cedendo i lotti di terreno (il 70% della foresta amazzonica peruviana è già stata data in concessione) in cui vivono alle compagnie che vogliono sfruttarli.Altro punto cruciale le malattie. Gli incontattati sono indifesi essori di turno, cercando di mostrarsi il meno possibile.Sono tuttora un numero rilevante le tribù “incontattate” che, in varie porzioni del globo e in primis nella foresta amazzonica, vogliono mantenere integra la loro autonomia e libertà, mistero che li riguarda compreso. InPerù, in particolare, vivrebbero tra i 4 e i 5 mila indigeni, divisi in una quindicina di tribù.Hanno sperimentato sulla propria pelle che nella maggior parte dei casi i contatti con il mondo “normale” portano loro solo danni. Perché tagliatori di legname gli sottraggono giorno dopo giorno una parte rilevante del loro habitat, perché un attacco ancora più potente alla loro civiltà arriva dalle multinazionali a caccia di risorse da sfruttare.

 rispetto ai nostri batteri e ai nostri virus, ma anche alle sostanze contaminanti più tipiche e banali delle realtà ricche. Basta una congiuntivite delle nostre per accecarli, un’influenza per ucciderli.In seno alla comunità internazionale, per fortuna, ora si sono sempre di più organizzate istituzioni e forze che s’impegnano nella loro difesa. Che proteggono il loro diritto all’invisibilità e all’isolamento e sollecitano il governo peruviano a proteggere gli indios.Survival International segnala il caso di una tribù recentemente avvistata all’interno del territorio protetto del Parco nazionale del Manu, in un’area identificata con il nome di Yanayacu. Il pericolo arriva dai turisti che, curiosi, per attrarre gli indiani fuori dalla foresta lasciano ogni tipo di esca, vestiti compresi. Ebbene, gli indiani incontattati non hanno difese immunitarie in grado di proteggerli da malattie molto comuni. A seguito del primo contatto, solitamente oltre il 50% della tribù muore. In alcuni casi, muoiono tutti i suoi componenti. Riprova della loro fragilità, ma anche di quanto sono contaminati gli umani “evoluti”.

>Fonte<

 

 

TANZANIA. L’ORO SPORCO PRODOTTO DAI BABY-MINATORI

Chiediamo alla Ministra Kyenge per quale strano motivo non dice una parola e non compie nessuna azione per aiutare gli africani sfruttati e trattati come bestie dalle multinazionali e dai loro complici. I diritti sono diritti dappertutto, non solo in Italia, la dignità è dignita dappertutto. Con i denari, si parla di 85 milioni di dollari in un anno, depredati alla sola Tanzania si mantengono gli africani per parecchio tempo, si possono dar loro scuole,sanità, case, lavoro. La politica di questi difensori dei diritti degli immigrati è, nella realtà, contro questi ultimi e li danneggia due volte: la prima depredandoli e la seconda illudendoli di trovare chissa cosa a casa nostra. Questo è il vero razzismo. Claudio Marconi
 
di Cristina Amoroso
Hanno tra gli otto e i tredici anni. A vederli sparire sotto terra vengono i brividi: le gallerie dentro cui si infilano sono cunicoli stretti e fragili che potrebbero crollare da un momento all’altro. Basta un improvviso cedimento del terreno, un attimo di disattenzione o un movimento sbagliato per restare intrappolati a centinaia di metri di profondità. E finire inghiottiti dal buio, per sempre. Eppure i baby-minatori non sembrano preoccupati per la loro sorte: sanno di aver poco da perdere e in ogni caso non hanno alternative che scendere negli abissi, per sopravvivere. Con queste parole Marco Trovato descriveva i baby minatori in un reportage sulla Tanzania.
È un lavoro sporco e pericoloso quello dei piccoli minatori,  come sporco è l’oro che producono. Scavano pozzi instabili, lavorano sotto terra fino a 24 ore e poi trasportano pesanti sacchi. Restano imbrigliati in un labirinto senza uscita, si allontanano dalla scuola e affrontano gravi pericoli e fatiche inimmaginabili  oltre che subire le conseguenze sulla salute, esposti come sono al mercurio e all’ inalazione della polvere. Sono migliaia di bambini che lavorano nel paese africano, il quarto più grande produttore d’oro dell’Africa.
Il rapporto di Human Rights Watch appena pubblicato espone il fenomeno tristemente noto e sollecita il governo tanzaniano a contenere il lavoro minorile, soprattutto nelle miniere “informali”, senza licenza. Eppure la Tanzania ha precise leggi che vietano il lavoro minorile nelle miniere, ma il governo ha evidentemente fatto troppo poco per farle rispettare. Gli ispettori del lavoro hanno bisogno di visitare i luoghi di estrazione per comminare ai datori di lavoro – eventualmente –  pesanti sanzioni per lo sfruttamento del lavoro minorile.
Per non parlare dei pericoli che corrono i bambini esposti al mercurio che serve  alla lavorazione dell’ oro ma attacca  il cervello e può causare tremori, difetti della parola, ritardo, danni renali e cecità. Eppure la Tanzania ha contribuito a realizzare  un nuovo trattato globale per ridurre l’esposizione al mercurio in tutto il mondo, accordo sottoscritto da più di 140 governi nel gennaio 2013 (la Convenzione di Minamata sul Mercurio), ora  ha bisogno di prendere l’iniziativa per proteggere anche i suoi bambini, attraverso il monitoraggio e il controllo e poi farli uscire delle miniere.
Il picco dei prezzi dell’oro nel corso degli ultimi anni ha attirato un numero crescente di persone povere, tra cui minori, a lavorare nelle miniere nella boscaglia. L’Agenzia delle Nazioni Unite stima che ci sono ora da 100.000 a 250.000 bambini minatori d’ oro nelle miniere d’oro africane. Non a caso il settore minerario è sostenuto dalla Banca Mondiale, che investe più di 30 miliardi di dollari l’anno con il mandato specifico di alleviare la povertà e avrebbe tutto il potenziale di creare con questi soldi servizi sanitari, educativi, programmi agricoli ed infrastrutture adeguate per i più poveri del mondo.
Come dice Human Rights Watch nel suo rapporto, la Banca Mondiale e altri donatori che sostengono il settore minerario dovrebbero ora incoraggiare misure per porre fine al lavoro minorile nel settore minerario, per ridurre l’esposizione al mercurio di bambini e adulti. “Ad esempio – si legge nella relazione – dovrebbero aiutare i bambini nel passaggio dal lavoro alla scuola e assicurare che le miniere con nuova licenza non utilizzino i ragazzini. Al contrario, nei 55 milioni di dollari della World Bank, per sostenere il settore minerario in Tanzania, non c’è neanche un dollaro per affrontare direttamente il fenomeno del lavoro minorile”.
La Banca Mondiale invece sta ostinatamente recitando ancora il mantra della “crescita economica” ai critici delle sue politiche, sostenendo che i progetti petroliferi o minerari aiuteranno inevitabilmente i poveri. Ma non è stato ormai dimostrato che 1.5 miliardi di persone, nei 50 paesi al mondo, dipendenti maggiormente da petrolio, gas e miniere, vivono con meno di 2 $ al giorno? Perché la Banca Mondiale non vuole trarre le dovute conseguenze dai dati degli ultimi 40 anni che rivelano che paesi del Sud del mondo con poche risorse naturali hanno visto una crescita due o tre volte maggiore di quelli ricchi di risorse?
In tutti i paesi ricchi di risorse, in Africa in America del Sud o in Asia, non sono i bambini o i cittadini a beneficiare dell’oro da loro prodotto a scapito della loro crescita, della loro istruzione e della loro salute.  Secondo il governo della Tanzania, i piccoli minatori hanno estratto circa 1,6 tonnellate d’oro nel 2012, per un valore di circa 85 milioni di dollari. Ma dalle interviste fatte da Human Rights Watch si apprende che l’oro estratto dai bambini finisce tutto nelle mani di piccoli commercianti che acquistano oro direttamente nelle piccole miniere, per poi venderlo a grandi operatori internazionali. L’oro passa attraverso diversi intermediari prima di raggiungere gli esportatori. Le destinazioni finali dell’oro delle “miniere dei bambini” sono prevalentemente gli Emirati Arabi, la Svizzera, il Sud Africa, la Cina, il Regno Unito. Quanto costa veramente l’oro che indossiamo!
Tratto da: ilfarosulmondo.it

EVVIVA, LA UE CI DA’ 29 MILIARDI: PECCATO CE NE PRENDA 60….

Continua lo stupro di verità portato avanti dai ‘giornalisti’ italiani. La notizia distorta  del giorno è questa:

 (ANSA) – BRUXELLES, 23 AGO – Vanno alla Polonia le maggiori allocazioni del budget Ue 2014-2020 per le politiche di coesione, pari a 72,57 miliardi. Seconda beneficiaria dei 28 è l’Italia, con 29,24 miliardi. Risulta dalle tabelle pubblicate dalla Direzione delle Politiche regionali. I dati potrebbero però variare in base agli accordi finali Consiglio-Parlamento.

 Fonte Ansa, ripresa più o meno a pappagallo da tutti i media di distrazione di massa italiani.

 Ora, che l’Italia sia ‘seconda beneficiaria’ dei finanziamenti decisi a Bruxelles è cosa piuttosto ovvia, visto che è anche  la seconda finanziatrice – a pari merito con Francia e Gb – degli sperperi della Ue.

 La notizia, anche se ormai la norma, dovrebbe semmai essere il fatto che prendiamo sì, 29 miliardi e rotti – dato in calo di quasi il 50% rispetto al budget precedente – ma diamo alla Ue il doppio di quello che riceviamo. Un successone.

 PER DARVI UN’IDEA, VI PROPONIAMO UNO STUDIO STATISTICO  – sul precedente budget, quello di cui parla Ansa è ancora una bozza – CHE SFATA IL FALSO MITO DI QUANTO LA UE SIA, PER L’ITALIA, UNA RISORSA E UNA FONTE DI FINANZIAMENTI.

 Nei media di distrazione di massa la UE è sempre decantata come grande dispensatrice di finanziamenti all’Italia, li chiamano “finanziamenti europei”. E’ un falso. Una clamorosa falsificazione della realtà.

 E’ vero che la UE, attraverso il proprio budget annuale, finanzia alcuni progetti nei vari paesi che ne fanno parte, ma questo budget, con un meccanismo tautologico ma come poi vedremo distorto , è finanziato dagli stessi paesi.

La UE riceve il denaro dai singoli Stati e poi lo re-invia sotto forma di finanziamenti, ma non in modo proporzionale ai denari ricevuti. Il grafico sotto, mostra infatti, cosa accade ad ogni singolo Paese, quando si sottraggono i soldi inviati da quelli ricevuti:

 

Paesi che danno alla UE più soldi di quelli che prendono

 Con €4,57 miliardi, l’Italia è il quarto maggior contributore netto al bilancio della Ue, significa che inviamo a Bruxelles 14,57 miliardi di euro e in cambio riceviamo 10 miliardi di euro. Con una popolazione stimata di circa 60 milioni di persone, significa che ogni uomo, donna e bambino paga una tassa annuale alla UE di circa 76€ (dati 2011).

 Il Bilancio UE ha raggiunto i €130 miliardi di euro nel 2011. E quest’anno, non ostante i tagli richiesti ai vari paesi, i burocrati di Bruxelles chiedono un cospicuo aumento.

 Dei soldi che gli Stati inviano a Bruxelles, 7 miliardi di euro, l’anno scorso sono stati spesi in costi di amministrazione: sostanzialmente gli stipendi degli euroburocrati. E’ ovvio che i Monti e i Draghi tengano così tanto alla UE.

 Chi beneficia del bilancio UE a parte i burocrati?

 Ce lo spiega il grafico sotto, dove sono specificati i finanziamenti che ogni paese riceve meno i soldi che quel paese invia a Bruxelles.

 

Paesi che prendono dalla UE più soldi di quelli che danno

 La Polonia è il più grande beneficiario dal bilancio dell’UE. L’anno scorso ha ricevuto un importo netto di €11 miliardi da Bruxelles.

La maggior parte del denaro è stato diretto verso “coesione per la crescita e l’occupazione”, che aiuta le regioni più povere.

La Grecia è stato il secondo più grande destinatario.

 Il Lussemburgo è lo stato che attualmente riceve più soldi dall’UE pro capite, non a caso è sede di diverse istituzioni burocratiche dell’UE, tra cui Eurostat, ufficio statistico dell’Unione europea e la famigerata Corte di giustizia europea.

 In sostanza: cosa è la UE? Un organismo che ruba ad alcuni paesi membri per dare ad altri, e, ovviamente, una parte del bottino la tiene per se.

 Tratto da: voxnews.info

No Tav, Anonymus viola il pc del legale dei poliziotti

http://torino.repubblica.it/cronaca/2013/08/24/news/anonymus_viola_il_computer_di_bertolino-65201260/

 

 

Dopo i tre proiuettili arrivati per posta, l’avvocato Bertolino ha subito anche l’opera degli hacker che gli hanno copiato file e mail che sono stati poi pubblicati sui web

di ERICA DI BLASI

No Tav, Anonymus viola  il pc del legale dei poliziotti

Email, dati personali e messaggi privati. Anonymous ha violato il server legato all’account informatico dell’avvocato Pierfranco Bertolino, diffondendo poi in rete una quantità di file. Il legale rappresenta il sindacato di polizia Sap nel maxiprocesso contro i No Tav per gli scontri che si verificarono nel 2011 in Val Susa, al cantiere di Chiomonte. Scontri in cui rimasero feriti duecento poliziotti: sul banco degli imputati ci sono 52 attivisti.

Dopo la violazione del pc di Bertolino, la Procura, attraverso i pm Rinaudo e Padalino, ha aperto un fascicolo contro ignoti. Le indagini sono affidate alla Digos. Il reato ipotizzato riguarda l’intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche. Si sta anche valutando la posizione di chi, ritwittando il primo messaggio, dell’utente “AR00T”, ha contribuito a diffondere in rete i dati personali del legale.

La busta con i tre proiettili

“Hanno violato la mia privacy  –  dice l’avvocato Bertolino  –  pubblicando documenti personali, ma io non ho nulla da nascondere. Quello che hanno fatto altro non è che dimostrare di essere dei delinquenti. In quei file, ripeto, non c’è nulla di particolare. Violino quello che vogliono: io vado avanti per la mia strada ancora più convinto. Si tratta ormai di una battaglia che vede contrapposte da una parte la legalità, dall’altra l’illegalità”.

Solo l’altro ieri era stata spedita all’avvocato Bertolino una lettera di minacce contenente tre proiettili calibro 7.65 e l’avvertimento “Avvocato sbirro infame preparati” accanto il simbolo “No Tav”. Poche righe scritte su un foglio bianco. E l’indirizzo dello studio sbagliato. Il plico è stato intercettato e sequestrato dai carabinieri all’ufficio postale di via Reiss Romoli.

Nel pomeriggio i documenti informatici sono stati pubblicati sul web, sia attraverso il sito di Anonymus Italia che sul social network Twitter. Il primo a lanciare la notizia è stato “AR00T@Ar00t”, inserendo il link @notav. “Un piccolo regalo da #AnonymousAnarchistAction. Con amore, un altro proiettile per l’avvocato Bertolino”. Ad accompagnare il messaggio, il link dove poter scaricare tutti i file. Notav. info ringrazia. “E di cosa? Non ha cose interessanti, ma sono solo per ridere. Sempre con voi, sempre NoTav, mai un passo indietro… a’ sarà dura!”, chiude la conversazione AR00T. Diversi profili hanno poi, a loro volta, pubblicato il link per scaricare il “pacchetto”.

 (24 agosto 2013)

SYRIA – FB l’honneur perdu du Figaro (2013 08 24) FR

SYRIA COMMITTEES / ARMES CHIMIQUES EN SYRIE ET MEDIAS DE L’OTAN : L’HONNEUR PERDU DU FIGARO !

 Fabrice BEAUR (Фабрис БЭОР) pour Syria Committees – Comités Syrie /

Avec SANA – PCN-SPO / 2013 08 24 /

http://www.syria-committees.org/

https://www.facebook.com/syria.committees

 

Après la campagne de propagande des rebelles sur la soi-disant utilisation par l’Armée arabe syrienne (armée gouvernementale) d’armes chimiques dans la région de Damas et la reprise sans même l’emploi du conditionnel par les médias des pays de l’OTAN de ces affirmations sans preuves aucunes (des allégations, surtout venant du camps opposé, ne sont aucunement une preuve), nous avons eu le droit à la 2eme étape de ce mensonge répété à la manière de Goeblels : « Plus le mensonge est gros, plus il passe. Plus souvent il est répété, plus le peuple le croit » … 

 Des vidéos invérifiables et des « échantillons » prélevés par les rebelles eux-mêmes, concernant les « preuves » de l’utilisation d’armes chimiques dans la région de Damas, ont été « révélés » et diffusés sans recherches, sans recoupements, sans donner la parole à l’autre camps, qui ne peut avoir son mot à dire car diabolisé, exclu et criminalisé.

 L’engagement partisan des journalistes occidentaux les éloigne tout autant de l’éthique journalistique censée les guider dans leur travail mais les rapprochent du Tribunal pour complicité ou à tout du moins soutien au terrorisme.

 Les « journalistes » des pays de l’OTAN n’ont donc même plus besoin d’être « embeded » pour suivre les recommandations de l’OTAN, ils le font d’eux-mêmes pour la plupart ou sous commande pour certains.

 En effet, pour éviter que l’on ne se pose trop de questions concernant cette « information » sur l’utilisation d’armes chimiques (1), voici une nouvelle étape de cette campagne de propagande. On « lâche » une nouvelle « information ».

 Le coup d’envoi a été lancé par Le Figaro dans un article (2) du 22 août dernier qui affirme que des groupes de rebelles formés en Jordanie par des forces américaines et israéliennes seraient entrés en Syrie il y a quelques jours et avanceraient vers Damas : « A la faveur de l’été, leurs protégés auraient commencé à bousculer des bataillons syriens dans le sud du pays, en approchant de la capitale. «Leur poussée se ferait désormais sentir jusque dans la Ghouta, où les formations de l’ASL étaient déjà à l’œuvre, mais sans réellement pouvoir faire la différence aux abords de la forteresse damascène», explique David Rigoulet-Roze, chercheur à l’Institut français d’analyse stratégique (Ifas). »

 « Cette poussée pourrait, selon Le Figaro, expliquer que le régime syrien ait eu recours à des armes chimiques dans la banlieue de la capitale syrienne », précise France24, la chaîne néo-conservatrice du Quai d’Orsay.

 Nous y voilà ! Un nouvel article pour expliquer que cette histoire semble bien plus compliquée et qu’il faut regarder avec une distance plus intelligente ce dossier et non partir au quart de tour comme Fabius, ministre français des affaires étrangères, qui émet des déclarations guerrières et propose de violer le droit international pour faire plaisir à ses amis néo-conservateurs US, israéliens et saoudiens ?

 Non ! Un article pour répéter plus encore le mensonge et rendre ainsi légitime l’intervention militaire tant souhaitée par tous ces docteurs Folamour qui n’ayant point été rassasiés par les massacres qu’ils ont commis ou approuvés en Libye, veulent leur ration syrienne.

 On pourrait me répliquer que cela est mon avis et que celui du journaliste du Figaro en est un autre et que cela se vaut. Oui sauf que … Sauf que les faits relatés par Isabelle Lasserre, auteur de cet article, sont faux ! Elle affirme que ce serait ces groupes de mercenaires entraînés depuis des mois en Jordanie par Israël, les forces US et de l’OTAN qui « auraient commencé à bousculer des bataillons syriens dans le sud du pays, en approchant de la capitale ».

 Alors au delà du fait qu’elle confirme le soutien militaire de plusieurs états contre un autre état sans déclaration de guerre, ce qui relève du Tribunal Pénal International, si promptement mis en avant contre les pays africains et maintenant les pays arabes mais sans jamais se pencher sur les agissements du principal pilier des interventions guerrières de part le monde de ces 20 dernières années, nous avons ici le cœur du mensonge.

 Car pour que son article commandé colle avec la réalité, elle déforme les faits à sa convenance. Elle ne parle NI du fait que cette « attaque chimique » soit survenue le premier jour de la Mission d’enquête de l’ONU à Damas, NI de la campagne militaire de l’Armée arabe syrienne engagée depuis plusieurs jours précisément dans cette partie du Rif de Damas par plus de 30.000 hommes (3) afin de la nettoyer intégralement des groupes islamo-terroristes qui y pillent, tuent, violent et y sèment la terreur avec la bénédiction des media qui n’en parlant pas s’en font les complices.

 Par exemple, ils parlent des enlèvements seulement quand des journalistes en sont victimes. Mais sans préciser que ce sont les groupes islamo-terroristes qui en sont les coupables (4). Ils taisent même les témoignages de leurs confrères quand ceux-ci arrivent à échapper à leurs tortionnaires. Aparté terminé !

 Dans les guerres sales de l’OTAN, tout est possible. Les bombardements font toujours des morts (5). Mais cette campagne sent le montage et la manipulation à plein nez. Les media occidentaux qui après la première guerre d’Irak avaient, pour certains, commencé à faire leur examen de conscience, après la 2eme guerre d’Irak, après la Libye et maintenant avec la Syrie achèvent de sombrer dans le discrédit auprès des gens raisonnés et informés.

 Bien sûr, ils continuent leur job de désinformation ; la puissance des TV est encore effective sur les masses. Mais à l’heure d’Internet la vérité n’attend plus des années pour refaire surface. C’est immédiat.

 Je rappellerai donc une fois encore qu’à la Libération en 1944-45 en France, il y eu aussi des journalistes jugés et exécutés pour collaboration. Les mêmes causes produisent toujours les mêmes effets ? Le futur nous le dira. A bon entendeurs !

 FB

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 (1) Car si cela est avéré, la vraie question serait alors « qui » a fait cela ?

Lire : http://www.syria-committees.org/syria-committees-armes-chimiques-en-syrie-une-provocation-anti-assad-de-lasl-made-in-nato/

 (2) Article du Figaro du 22.08.2013 : http://www.lefigaro.fr/international/2013/08/22/01003-20130822ARTFIG00438-syrie-l-operation-anti-assad-a-commence.php

(3) L’ARMEE SYRIENNE NETTOYE LE RIF DE DAMAS DES TERRORISTES DE L’ASL par PCN-TV : http://www.syria-committees.org/pcn-tv-larmee-syrienne-nettoye-le-rif-de-damas-des-terroristes-de-lasl/

(4) http://www.syria-committees.org/syria-committees-larroseur-arose-un-journaliste-temoigne-de-lenfer-djihadiste-en-syrie/

 (5) Mais pour les médias de l’OTAN, seules les guerres occidentales sont des « guerres propres ».

 

LM – ELAC affrontements tribaux en Libye (2013 08 25) FR

ELAC Website / AFFRONTEMENTS TRIBAUX : LA LIBYE S’ENFONCE DANS LE CHAOS

 Luc MICHEL pour ELAC & ALAC Committees /

Avec AFP – ELAC Website / 2013 08 25 /

http://www.elac-committees.org/

https://www.facebook.com/elac.committees

 

 « Libye: 4 morts lors d’affrontements tribaux » titre l’AFP ce 24 août 2013.

« Les affrontements entre la tribu Ouerchefana et la ville de Zaouiyah ont fait 4 morts et plusieurs blessés et les combats se poursuivent toujours ».

 Je connais bien Zawia (ou Zaouiyah), dans la banlieue ouest du Grand Tripoli. J’y ai tenu le VIe Congrès du MEDD-MCR, début février 2011, quelques jours avant le début des événements qui ont détruit la prospère Jamahiriya. Le dernier forum du MCR et de l’ancienne Libye. Zawia était une ville riante et moderne de 150.000 habitants. Une municipalité paisible en pleine expansion. Mais aussi un fief des islamistes dans certains quartiers, tolérés, dans le cadre du conflit qui opposait les socialistes étatistes aux libéraux, qui, précisément, s’étaient alliés à plusieurs reprises à ces islamistes. Annonçant la future configuration du CNT de Benghazi.

 J’ai décris dès Août 2012 la somalisation de la Libye post-CNT made in NATO (1), sa longue descente vers le chaos. Il y a la belle histoire, le storytelling des spin doctors de l’OTAN ou de BHL. Et il y a la réalité d’une Libye en plein chaos derrière les médiamensonges et la propagande, une nouvelle Somalie sur la Méditerranée …

 AFFRONTEMENTS TRIBAUX

 Voici maintenant les médias de l’OTAN qui sont contraints de dévoiler la réalité de cette Libye somalisée. « Des affrontements ont éclaté jeudi soir entre des membres de la tribu de Ouerchefana et des habitants de la ville de Zaouiyah (ouest de Tripoli)  faisant 4 morts et plusieurs blessés », a indiqué samedi soir le Premier ministre fantoche libyen Ali Zeidan.

« Les affrontements entre la tribu Ouerchefana et la ville de Zaouiyah ont fait 4 morts et plusieurs blessés et les combats se poursuivent toujours », a indiqué M. Zeidan lors d’une déclaration à la presse.

 Il faut noter que la grille de lecture tribale – voir la fin de cet édito – n’explique pas la situation libyenne. Et que durant les années Kadhafi (1969-2011), la Libye s’était développée et urbanisée. Une population urbaine éduquée avait pris ses distances avec les tributs. Et aujourd’hui cette distance conduit à des affrontements entre citadins et gangs et milices issues des tributs revitalisée par la politique du gouvernement fantoche de l’OTAN et aussi l’influence des factions islamistes.

 Ce n’est pas seulement le leadership du Colonel Kadhafi qui unissait les composantes de la société libyenne. Mais aussi les institutions de la Jamahiriya et de sa Démocratie directe. Et encore la prospérité économique, le bien-être social, la paix civile. La guerre d’agression de l’OTAN a mis un terme à tout cela. La misère, le désastre économique, l’effondrement total des institutions jamahiriyennes et de l’Etat central, Armée comprise, l’insécurité et la violence, tout cela a conduit à la violence et à la justice privée. La Libye aujourd’hui c’est un Farwest chaotique sans chérif.

 LE RECOURS A UNE ARMEE IMPUISSANTE

 Selon Ali Zeidan, “des contacts ont été établis par le président du Congrès général national (CGN), la plus haute autorité politique et législative du pays – qui usurpe le nom du Congrès général populaire, l’institution centrale de la Démocratie Directe sous Kadhafi -, Nouri Abousahmein, le ministre de la Défense et le chef de l’état-major militaire avec les deux parties’, ayant abouti à l’envoi de troupes de l’armée pour s’interposer entre les belligérants. “Nous souhaitons que les deux parties cessent les combats afin que cette force d’interposition puisse se déployer sur le terrain”, a indiqué Ali Zeidan qui a déploré “la facilité du recours par les citoyens aux armes(…) quelles que soient les raisons” (sic).

 Des sources concordantes ont expliqué à l’AFP que « le conflit avait éclaté jeudi soir quand un groupe armé de Ouerchefana a attaqué un centre médical près de Zaouiyah , tuant deux personnes et en enlevant une autre. Des hommes armés de Zaouiyah sont allés dans le fief de la tribu de Ouerchefana pour libérer l’homme kidnappé et appréhender les assaillants, ce qui a envenimé la situation », indiquent ces mêmes sources.

 Depuis la chute de la Jamahiriya en octobre 2011, plusieurs affrontements meurtriers ont eu lieu entre tribus, notamment au sud et à l’ouest de la Libye, en raison de différents historiques ou pour le contrôle de la contrebande sur les frontières. Qui a fait son apparition depuis 2011, amplifiée encore par les trafics des groupes islamistes radicaux du Sahel. Pour qui le désert libyen est devenu une zone de repli.

 L’analyse de l’AFP – qui confirme avec un an de retard la mienne – est sans appel : « L’abondance des armes en circulation et l’existence de stocks peu contrôlés, ajoutées à l’incapacité des nouvelles autorités à former une armée et des forces de police capables d’imposer l’ordre dans le pays, ont contribué à la recrudescence des violences en Libye ces derniers jours ».

 LA REGRESSION GENERALE PAR RAPPORT A LA LIBYE DE KADHAFI

 Depuis l’invasion et l’occupation de la Libye en 2011, on a écrit beaucoup de stupidités sur la Jamahiriya. Réduite, pour justifier l’agression occidentale, à un non-état reposant sur des bases tribales. C’est confondre le résultat de l’invasion de l’OTAN et la somalisation de la Libye avec le régime mis en place par Kadhafi de 1969 à 2011.

 Les bases idéologiques de la Jamahiriya, des institutions de la Démocratie Directe libyenne, ce ne sont pas comme l’avait écrit en 1985 la revue GEO « Marx et Allah ». Mais on est déjà là bien loin du non-état tribalisé des médias de l’OTAN ! Ces bases, c’est le Jacobinisme français. Celui révolutionnaire de Robespierre et de la Première Commune de Paris, celle de 1792-94.   La Démocratie directe libyenne s’inspire largement de l’expérience de Démocratie directe de la Première Commune de Paris (1792-1794) et du Comité de Salut Public. Les références sont publiques et nombreuses au gouvernement révolutionnaire de Robespierre (2).

 La Jamahiriya était un état idéologique (3), avec une vie politique organisée autour d’une expérience avancée de Démocratie Directe, avec des assemblées et des débats à tous les niveaux – des quartiers au « Congrès populaire général » (qui remplaçait le Parlement), en passant par les 34 municipalités, les SABHIATES – avec des cadres politiques organisés, les « Comités Révolutionnaires ». Une expérience-pilote suivie dans d’autres pays, au Venezuela par exemple (4).

 Ceci en plus d’une économie socialiste, et d’un état social protecteur et redistributif et d’une économie dirigée.

De tout cela, il ne reste rien.

 LOIN DE LA « DEMOCRATIE LIBERALE » : LA STRATEGIE US DU CHAOS

 Le Chaos en Libye. Qui a entraîné celui au Sahel, au Mali. Avant celui en Syrie. Sur le modèle de la Somalie, éclatée, divisée, ruinée.

 Et si c’était cela une des options planifiée par Washington et son allié sioniste pour le « Grand Moyen-Orient » ? Une « Grande Somalie » où l’impérialisme américain en faillite économico-financière, peut encore à peu de frais dominer les routes commerciales et piller les ressources … C’est mon analyse dès les prémisses du soi-disant « printemps arabe ».

  Contrairement à la plupart, je l’ai vu arriver et annoncé depuis Tripoli précisément (5), et bien avant (6). Le chaos comme avenir pour la Libye et non une impossible « démocratie libérale », le chaos et la « somalisation » à la fois comme moyen et comme objectif !

 Luc MICHEL

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(1) Lire : Luc MICHEL, OU VA LA LIBYE ? DE LA COMEDIE DE LA PSEUDO DEMOCRATIE A LA SOMALISATION …

sur http://www.elac-committees.org/2012/08/18/elac-alac-luc-michel-ou-va-la-libye-de-la-comedie-de-la-pseudo-democratie-a-la-somalisation-%e2%80%a6/

 (2) Le rôle joué par Moammar KADHAFI au sein du système institutionnel libyen correspondait étroitement – ce que personne n’a semblé voir – à celui que jouait ROBESPIERRE entre la Commune et ses sections, la Convention, le peuple de Paris, le Club des Jacobins et le Comité de Salut Public. A la fois inspirateur et idéologue, porte-parole et arbitre suprême.

Pour qui est un familier du système libyen jamahiriyen et de son fonctionnement réel, l’exposé que fait François FURET du rôle de Robespierre au pouvoir, de 1793 à Thermidor, fait immanquablement penser à celui que jouait KADHAFI, le Guide de la Révolution, en Libye : « Il est porteur d’un extraordinaire syncrétisme entre les deux légitimités démocratiques. Idole des Jacobins (…) C’est que lui seul a mystiquement réconcilié la démocratie directe et le principe de représentatif, en s’installant tout en haut d’une pyramide d’équivalences dont sa parole garantit, jour après jour, le maintien. Il est le peuple dans les sections, le peuple aux Jacobins, le peuple dans la représentation nationale ; et c’est cette transparence entre le peuple et tous les lieux où l’on parle en son nom – à commencer par la Convention – qu’il faut constamment instituer, contrôler, établir, comme la condition de légitimité du pouvoir, mais aussi comme son premier devoir ».

 (3) Luc MICHEL, PENSER EN CONTINENTS ! POUR UNE PHILOSOPHIE DE L’ACTION ! POUR UNE MISE EN ACTION DE LA PHILOSOPHIE : CHANGEONS LE MONDE !, Discours au nom des Délégations du Continent européen, au Meeting d’ouverture de la Première Assemblée mondiale de l’ « Association Internationale des Partisans du Livre Vert » (ASIPALV), Tripoli, Libye, 25 octobre 2009.

Consultable sur le site du MEDD-MCR : http://midd.free.fr/accueil.htm

(4) Interview de Luc MICHEL (en français et en arabe) à la Radio internationale « LA VOIX DE L’AFRIQUE », Tripoli, Libye, 1er  mars 2007.

A écouter en streaming sur : http://midd.free.fr/accueil.htm

 (5) La seule et unique analyse annonçant les événements de Libye (coup d’état les 15-17 février 2011) et de Syrie (Mars 2011) avant leur déclenchement par les USA et l’OTAN :

PCN-TV / 6 FEVRIER 2011 : LUC MICHEL ANNONCE DEPUIS TRIPOLI L’AGRESSION OCCIDENTALE CONTRE LA LIBYE ET LA SYRIE !

http://www.elac-committees.org/2011/08/03/6-fevrier-2011-luc-michel-annonce-depuis-tripoli-l%e2%80%99agression-occidentale-contre-la-libye-et-la-syrie/

et :

http://vimeo.com/26435385

 

(6) Mon analyse dès 2003 …

L’AGRESSION AMERICANO-SIONISTE EST UNE GUERRE IDEOLOGIQUE CONTRE LE NATIONALISME ARABE : APRES BAGDAD, DAMAS ET TRIPOLI SONT EN LIGNE DE MIRE !

Sur : http://www.pcn-ncp.com/editos/fr/ed-031007.htm