Alta Velocità, conto alla rovescia per il Terzo Valico. Ma il tracciato è pieno di amianto

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/08/23/alta-velocita-conto-alla-rovescia-per-terzo-valico-ma-tracciato-e-pieno-di-amianto/242736/

 

A settembre dovrebbero iniziare i lavori di scavo per il terzo valico, una nuova connessione ferroviaria dal porto di Genova al basso Piemonte. Studiato all’inizio degli anni ‘90 il terzo valico avrebbe dovuto essere la prima parte della tratta Genova-Rotterdam, al momento passata in secondo piano nei progetti europei, e avrebbe dovuto far fronte all’aumento delle merci che sarebbero circolate al porto di Genova. “Al momento, secondo i dati dell’autorità portuale, siamo a meno della metà delle merci rispetto alle previsioni fatte 20 anni fa” spiega Davide Bailo, attivista NoTav terzo valico. La nuova linea, composta da diverse gallerie e da nuovi binari, avrà un costo di 6.2 miliardi di euro, poco meno di quanto il governo ha previsto di spendere per la Torino-Lione, i cui costi sono superiori, ma vengono suddivisi con Francia e UE. “La spesa per il terzo valico sarà nettamente superiore a quanto preventivato” a parlare èFrancesco De Milato, ingegnere e convinto NoTav “infatti quest’area c’è una grossa presenza di amianto, anche il 25% in alcuni campioni, ma i progettisti hanno fatto finta di nulla. Iniziando a lavorare dovranno rivedere le tecniche di scavo, facendo così lievitare i costi”. Intanto anche i comitati locali sono sul piede di guerra. A Pozzolo Formigaroverranno scavate 3 cave “si prenderanno la ghiaia per costruire le gallerie” racconta Agostino Pronesti “e ci porteranno in cambio lo smarino (il materiale prodotto dallo scavo) che conterrà amianto. Lo vogliono sotterrare qui vicino alle case, così non solo lo respireremo durante il trasporto, ma lo avremo anche sotto i piedi. Siamo a pochi chilometri da Casale Monferrato per non conoscere i danni che provoca questo minerale”di Cosimo Caridi

 

23 agosto 2013

Tav, un’opera per nulla liberale (e utile)

http://www.notav.info/post/tav-unopera-per-nulla-liberale-e-utile/

da lospiffero.com, una testata che non si è sicuramente contraddistinta per la sua imparzialità sul tema tav Torino Lione, molto vicina ai salotti della sinistra torinese che con questa indagine e pubblicazione un po’ ci stupisce. Non possiamo però che condividere l’analisi di fondo qui pubblicata ed espressa come sottolineato non da un black block ma da un liberale, da chi insomma ai mercati tende sempre a sorridere. “Ma se la Torino Lione tav serve così tanto perchè i soldi non ce li mettono i privati?

Costi altissimi e partner europei sempre più scettici. E poi le previsioni di vent’anni fa si sono rivelate fallaci. I liberisti dell’istituto Leoni contro l’alta velocità in Valsusa: “Se c’è tutta questa domanda, investano i privati”. Ipotizzare una sospensione

Ramella_FrancescoC’è chi dice no. E non sono i black bloc che accorrono in Valsusa per sfogarsi e giocare a fare i guerrigieri, o i residenti, in larga parte preda della sindrome Nimby, o ancora i seguaci della decrescita felice pronti a salire sul cucuzzolo di una montagna per vivere – a parole – da eremiti contro l’incalzare del progresso. A manifestare perplessità sempre crescenti verso la Tav da tempo ci sono tecnici e studiosi d’ispirazione liberale, ingegneri ed economisti che, al netto delle ovvie quanto doverose condanne dei violenti ora si chiedono se laTorino-Lione sia ancora un’opera strategica per il Paese e in particolare il Piemonte. Tra questi, ci sono gli studiosi dell’istituto Bruno Leoni, think tank liberista guidato da Alberto Mingardi che sostiene senza riserve tanto l’inutilità dell’opera quanto il rischio che il gioco non valga la candela. E’ vero, in questi ultimi anni la spesa complessiva per l’alta velocità è stata ridotta notevolmente, passando dai 23 miliardi previsti dal progetto iniziale, agli 8,5 attuali, riducendo l’opera alla sola galleria di base per le merci. L’Italia ne dovrà pagare 2,8. Ma non si tratta comunque di un lusso che non possiamo permetterci? Soprattutto a fronte di previsioni, vecchie di un decennio, e già smentite dai fatti? Interrogativi, peraltro, già posti, proprio sulle colonne dello Spiffero, dall’economista torinese Enrico Colombatto.

L’ingegnere dei trasporti Francesco Ramella (foto) non ha dubbi: «Le risorse pubbliche per la Torino-Lione potrebbero essere spese per altre infrastrutture, o lasciate nelle tasche dei cittadini, che contribuiranno alla nuova linea per mille euro ogni famiglia di quattro persone». C’è poi la questione ambientale, più volte sbandierata. E cioè la necessità di spostare il transito delle merci dalla gomma alle rotaie: «Un altro finto problema – prosegue Ramella -. Oggi su quella tratta viaggiano circa 2mila tir al giorno, una percentuale decisamente limitata rispetto al resto del Piemonte. E poi per utilizzare l’Interporto di Orbassano l’ultimo tratto comunque va fatto su gomma ed è quello solitamente più congestionato».

Motivazioni, da quella economica a quella ambientale, che hanno fatto scendere l’opera dalla scala delle priorità anche tra i cugini francesi, che dopo le perplessità avanzate dalla Corte dei Conti, hanno deciso di procrastinarla al 2030. Insomma a babbo morto. Se a ciò si aggiunge che il leggendario corridoio da Kiev a Lisbona si è ormai dissolto, dopo il passo indietro del Portogallo, le riserve di molti tecnici sono sempre più forti. Non è tutto. Come noto, quella della Tav è una vicenda nata negli anni Novanta del secolo scorso, quando – per sostenere la necessità dell’alta velocità – vennero pubblicati degli studi sull’incremento del traffico di merci in quella tratta, rendendo conseguente la necessità di realizzare una linea ferroviaria capace di sostenerlo. Quelle proiezioni a venti o trent’anni, oggi, sono facilmente verificabili e chiaramente si può affermare che sono rimaste a debita distanza da quanto realmente accaduto.

 Come ha spiegato sempre Ramella in un recente articolo, «lungo il settore occidentale delle Alpi, il traffico merci complessivo è cresciuto da circa 20 milioni di tonnellate a metà anni ’80 fino a raggiungere un massimo di 35 milioni a cavallo del secolo. Nell’ultimo decennio, a differenza di quanto accado sul versante austriaco e su quello svizzero che hanno visto proseguire il trend di crescita dei flussi, si è registrata una netta inversione di tendenza che ha riportato nel 2009 i traffici ad un livello pressoché identico a quello di partenza. Si è quindi modificata radicalmente la distribuzione territoriale del commercio estero del nostro Paese con una progressiva crescita degli interscambi in direzioni nord ed est ed una contrazione di quelli verso nord-ovest. Tale andamento è stato solo marginalmente influenzato dai lavori sulla linea storica: la contrazione dei flussi sul versante nord-occidentale è comune a strada e ferrovia ed è altresì precedente all’attuale fase di recessione economica. Tale realtà sembra essere stata ignorata dagli autori dello studio i quali, sullo stesso segmento alpino che ha visto i flussi quasi dimezzati nel nuovo secolo, ipotizzano si passi dai 20 milioni di t del 2009 a 60 milioni nel 2035 e a poco meno di 100 milioni a metà secolo nel caso non venisse realizzata la nuova linea ferroviaria (110 nello scenario di progetto)».

 Insomma, c’è chi, anche tra gli studiosi più liberali e tutt’altro legati a ideologie quali decrescite felici o ai miti del selvaggio felice che ormai sostengono apertamente che il gioco non vale la candela. «Se è una opportunità irrinunciabile come il Governo e le istituzioni sono convinti, perché non si trovano degli investitori privati, come accadde per l’Eurotunnel? Mi rincuorerebbe vedere qualcuno rischiare con i propri soldi, ma purtroppo le aziende se ne guardano bene». E allora, come uscirne? «Non sono un giurista, dico solo che in questi 20 anni abbiamo firmato con la Francia almeno una decina di “accordi definitivi”». Magari basterà non sottoscrivere il prossimo.

Lo Strano Caso dell’Esplosione del Tasso di Disoccupazione USA secondo Gallup

23 agosto 2013

 Di FunnyKing

 Forse non tutti sanno che la società Gallup è il principale istituto di ricerche statistiche privato americano. Tra la quantità enorme di sondaggi che la Gallup effettua , non può mancare quello sul tasso di disoccupazione USA.

 La particolarità delle rilevazioni fatte da Gallup è che queste sono in tempo reale e giornaliere.

 Ecco quanto sta accadendo ad Agosto:

 da Gallup’s Daily Employment Survey.

  • 7.9% August 1-2
  • 8.0% August 3-6
  • 8.1% August 8-8
  • 8.2% August 9-11
  • 8.3% August 12
  • 8.4% August 13-16
  • 8.6% August 17-18
  • 8.8% August 19
  • 8.9% August 20
  • 8.9% August 21 (ultimo dato disponibile)

Abbiamo un aumento di un punto percentuale in venti giorni, una cifra inaudita.

  E’  la stessa Gallup ad avvisare che il dato non è (e non può) essere preciso in quanto si tratta di un sondaggio giornaliero, e che il tasso di disoccupazione riportato non è destagionalizzato.

 Ma quello che conta è il trend.

 Se si mettono a confronto i dati ufficiali della disoccupazione USA e i sondaggi Gallup si può notare come al di là differenze anche grandi sui dati puntuali i trend vengono rispettati.

 Pare dunque che la disoccupazione americana stia risalendo, e lo stia facendo di gran carriera.

 Sull’argomento vi consiglio questo ottimo articolo di MISH.

http://www.rischiocalcolato.it/2013/08/lo-strano-caso-dellesplosione-del-tasso-di-disoccupazione-usa-secondo-gallup.html

EODE – elections news REFERENDUM ECOSSE (2013 08 21) FR

EODE / International Elections Monitoring / L’ECOSSE INDEPENDANTE A L’ISSUE D’UN REFERENDUM EN 2014 ?

 

EODE Press Office avec AFP – CEREDD / 2013 08 22 /

http://www.facebook.com/EODE.monitoring

http://www.eode.org/category/eode-international-elections-monitoring/international-elections-survey/

 

L’Ecosse indépendante en 2014, à l’issue du référendum du 18 septembre 2014 ?

Telle est la question qui secoue la Grande-Bretagne …

 Malgré les sondages, le dirigeant écossais Alex Salmond se dit convaincu que la province britannique deviendra indépendante à l’issue du référendum en 2014 et qu’elle sera un membre de l’UE bien moins “ronchon” que Londres, dans un entretien à l’AFP. “Nous allons remporter le débat”, assure catégoriquement le Premier ministre écossais à treize mois d’un scrutin historique, le 18 septembre 2014, lors duquel les 5,5 millions d?Ecossais seront appelés à voter.

 Les sondages d’opinion vont pourtant à l’encontre de ces prévisions: seul un tiers des Ecossais souhaitent quitter le giron du Royaume-Uni, selon ces enquêtes. Et le sondeur vedette américain Nate Silver a établi qu’il n’y avait “quasiment aucune chance” de voir l’indépendance gagner.

 Ce qui ne semble pas pour autant décourager Alex Salmond: “Nate Silver ne s’y connaît pas aussi bien en matière de politique écossaise qu’en politique américaine”, tranche-t-il, en visitant mardi une fabrique d’articles en cachemire dans la ville de Hawick (sud de l’Ecosse), qui fournit des marques prestigieuses comme Chanel.

LES INDEPENDANTISTES ECOSSAIS : UN MOUVEMENT PRO-EUROPEN

 Le dirigeant du Parti nationaliste écossais (SNP) n’a pas plus de doutes quant à l’appartenance d’une Ecosse devenue indépendante à des organisations comme l’Union européenne et l’Otan – car les perspectives géopolitiques des indépendantistes sont limitées, le SNP n’est pas un parti révolutionnaire -, malgré les difficultés que cela soulèverait. “Personne en Europe ne voudrait d’une solution autre que l’appartenance de l’Ecosse à l’Union européenne si elle devient un pays indépendant”, affirme-t-il.

 Alors que le Premier ministre britannique David Cameron se débat avec la délicate question de l’avenir du Royaume-Uni au sein de l’UE, Alex Salmond promet une approche résolument européenne: “l’Ecosse serait un membre de l’UE participant et bien plus tourné vers l’extérieur que Londres ne l’est, surtout depuis quelque temps”, dit-il. “Je pense que vous tirez beaucoup plus profit de cette appartenance en étant progressiste et ouvert qu’en étant tout le temps en train de ronchonner”, lance-t-il.

 “Oui, il y a des choses qu’il faut résoudre mais il faut les résoudre ensemble et non pas en menaçant de taper du poing sur la table tout le temps”, juge encore cet économiste de 58 ans, élu pour la première fois en 2007 à la tête du gouvernement de la province semi-autonome.

 LE SNP VEUT LA FIN DES BASES MILITAIRES BRITANNIQUES

 Dans l’hypothèse où les Ecossais choisiraient de rompre l’union qui les lie au reste du Royaume depuis plus de 300 ans, l’une des questions délicates serait l’avenir de la base militaire écossaise de Faslane qui abrite les sous-marins nucléaires du pays.

Alex Salmond, opposé aux armes nucléaires, veut la faire déménager et ne veut pas entendre parler de l’idée qui serait envisagée par Londres, selon des informations de presse, d’en faire une enclave sous souveraineté britannique en cas de victoire des indépendantistes.

 A ce jour, le parlement écossais a des compétences en matière d’éducation, de santé, d’environnement et de justice, mais les questions relatives aux affaires étrangères et à la défense relèvent du gouvernement britannique.

 “Personne ne peut penser sérieusement que Londres va être autorisé à annexer une partie de l’Ecosse juste parce qu’il veut la conserver”, a commenté Alex Salmond, en démentant les informations selon lesquelles l’Otan refuserait d’accueillir l’Ecosse en son sein s’il y avait une querelle à propos de cette base.

 Une Ecosse indépendante, reconnaît-il toutefois, perdrait de l’influence aux Nations unies, où le Royaume-Uni est membre permanent du Conseil de sécurité. Mais “nous n’avons pas la prétention d’être une super-puissance. Nous n’allons pas envahir l’Irak”, dit-il tout de go.

 A ceux qui jugent l’avenir de l’Ecosse incertain en cas de sortie du Royaume-Uni, Alex Salmond rétorque qu’il serait encore plus risqué de rester. “Une victoire du non au référendum d’indépendance aboutirait à ce que le gouvernement de Londres remise le dossier de l’Ecosse dans un coin pour ne plus revenir sur le sujet”, prévient-il.

 EODE Press Office

(avec AFP – CEREDD)

 

PCN-TV – terorisme à Tripoli Liban (2013 08 23) FR

PCN-TV / LIBAN : TRIPOLI FRAPPEE PAR LE TERRORISME IMPORTE D’OCCIDENT

 PCN-TV avec TV Libanaise – PCN-SPO / 2013 08 23 /

https://www.facebook.com/PCN.NCP.TV

 

Liban : Plusieurs morts dans des explosions à Tripoli !  

Aux moins deux personnes ont été tuées dans deux explosions devant des mosquées, qui ont secoué ce vendredi 23 août Tripoli, la grande ville sunnite du nord du Liban, une semaine après un attentat sanglant dans la banlieue chiite de Beyrouth/

La première explosion s’est produite dans le centre, près de la maison du Premier ministre sortant, Najib Mikati, qui ne se trouvait pas dans la ville, selon les services de M. Mikati. La deuxième a eu lieu près du port de cette grande ville à majorité sunnite, non loin du domicile de l’ancien chef de la police Achraf Rifi, selon une source de sécurité.

 

Film sur : https://www.facebook.com/photo.php?v=1407089879509174

 Ces déflagrations ont également eu lieu à proximité de deux mosquées, le jour de la prière pour les musulmans.

Au moins 42 personnes ont été tuées vendredi dans le double attentat qui a dévasté deux secteurs de Tripoli dans le nord du Liban, selon un nouveau bilan fourni par une source de sécurité.

Les deux déflagrations se sont produites en début d’après-midi à quelques minutes d’intervalle devant deux mosquées sunnites de Tripoli. Le bilan des morts n’a cessé d’augmenter depuis. Des centaines de personnes ont été blessées.

 Ces explosions surviennent une semaine après un attentat à la voiture piégée qui a fait aussi 27 morts à Roueiss, dans la banlieue sud de Beyrouth, un fief du puissant mouvement chiite Hezbollah, un allié du gouvernement syrien, auprès duquel il combat les djihadistes soutenus par l’OTAN, Israël, la turquie et les monarchies fondamentalistes du Golfe.

 Les télévisions locales ont montré des corps sans vie, de nombreux véhicules en flammes, des hommes transportant dans leurs bras des blessés et des devantures d’immeubles totalement détruites.

 Ce terrorisme est opéré par les réseaux islamistes soutenus par les Saoudiens et la Qatar, appuyés par les USA, l’OTAN et Israël. C’est un terrorisme importé d’Occident. Qui vise à introduire à nouveau la guerre civile et le sectarisme au Liban …

 PCN-TV & PCN-SPO

SYRIA – tortures et crimes djihadistes (2013 08 23) FR

 SYRIA COMMITTEES / L’ARROSEUR AROSE. UN JOURNALISTE TEMOIGNE DE L’ENFER DJIHADISTE EN SYRIE

 KH pour Syria Committees – Comités Syrie /

Avec PCN-SPO – AFP / 2013 08 23 /

 

Un photographe de presse raconte 7 mois de torture en Syrie …

Le récit de Matthew Schrier illustre la détérioration de la situation pour les étrangers, les minorités religieuses et Syriens modérés dans ce pays ravagé par le terrorisme importé d’Occident et du Golfe depuis plus de deux ans. Et où les groupes djihadistes armés sont de plus en plus présents, selon le Times.

 « Dépouillé, torturé pour lui faire avouer qu’il était un espion de la CIA » selon l’AFP, le photographe indépendant américain Matthew Schrier a raconté ce vendredi à quelques médias sa vie d’otage aux mains d’un groupe islamiste en Syrie pendant sept mois.

 L’INDUSTRIE DJIHADISTE DU RAPT

 Le photographe de 35 ans a été enlevé le 31 décembre 2012 en tentant de quitter Alep, sans doute trahi par son chauffeur de taxi. Le 29 juillet 2013, il a réussi à s’échapper de sa prison en se faufilant par une lucarne, mais a dû abandonner sur place un autre compagnon d’infortune américain, trop corpulent pour passer, a-t-il raconté dans des entretiens au New York Times et à CNN.  “C’est la chose la plus dure que j’ai eue à faire. (…) C’est dur de passer à autre chose parce qu’il est toujours là-bas”, a-t-il confié à CNN, sans dévoiler l’identité de l’autre otage.

 Les djihadistes ne sont pas de « bons croyants ». Ce sont surtout des gangs criminels venus s’enrichir. Selon le quotidien new-yorkais, une quinzaine d’Occidentaux ont été enlevés ou ont disparu en Syrie rien que cette année. Sans oublier des milliers de kurdes, chrétiens, chiites, alouites, sunnites modérés … Fin juillet, Jonathan Alpeyrie, un photographe franco-américain avait été libéré à l’issue de 81 jours de captivité.

 LA TORTURE DJIHADISTE AU QUOTIDIEN

 Lors de son enlèvement, ses ravisseurs membres du Front al-Nosra, al-Qaïda en Syrie, s’étaient d’abord montré “nonchalants” et “polis”, lui offrant même du thé, raconte-t-il. Cela a vite changé. Détenu dans une prison ou d’autres détenus hurlaient sous les coups, ses ravisseurs lui demandent au bout de quelques jours ses codes de carte de crédit et identifiants internet. Ils usurpent ensuite son identité pour envoyer des courriels rassurants à sa mère et acheter sur eBay ordinateurs portables, iPads et pièces détachées de Mercedes.

 A la fin janvier, Schrier est transféré dans un autre lieu où était déjà détenu un autre Américain “qui semblait être là depuis cent ans”, relate-t-il. Là, il est amené face à trois jeunes gens masqués qui l’interrogent dans un anglais parfait, « sans doute des djihadistes canadiens », pensent-ils. Quelques jours plus tard, ils découvrent un trou creusé dans la porte en bois de la cellule des deux Américains. La sanction est immédiate: il est mis face à terre, la plante des pieds tournée vers le ciel.

 “Donne lui en 115”, dit l’un des tortionnaires, en parlant du nombre de coups assénés sur la plante des pieds avec un épais câble métallique. D’autres séances auront lieu pour qu’il confesse être de la CIA. “Je me disais qu’ils allaient me torturer jusqu’à ce que je le dise”, a-t-il expliqué à CNN. Alors, il a avoué. Avec sa conversion à l’islam peu après, ses conditions de détention se sont alors améliorées.

 Au moment où – rentrée politique oblige – politiciens et médias de l’OTAN reparlent des « djihadistes de l’UE », et notamment des belgo-flamands et des français, il faut insister que ceux qu’on présentent abusivement comme des enfants perdus ou égarés sont partis en Syrie participer à des activités criminelles. Et pas pour « aider les civils syriens » (sic) …

 KH