Quali i piani dell’oligarchia finanziaria europea per l’Italia

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Posted By Luciano Lago On 23
agosto 2013

 
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di Luciano Lago

Per comprendere  dove ci stanno portando le centrali di potere esterno che dirigono il sistema italiano, bisogna fare un passo indietro e ricordare quanto accaduto tra il 2011 ed il 2012. 
 
Dopo aver utilizzato con successo (a loro vantaggio) il ” fiduciario”  Mario Monti, paracadutato dall’alto al governo (il “golpe bianco”, a giudizio di molti analisti, avvenuto  con assenso della Merkel, di Mario Draghi, oltre all’esimio pres. Napolitano) che ha lavorato con la finalità di dare garanzie e trasferire risorse finanziarie ottenute dal risparmio dei cittadini italiani (tramite incremento delle imposte)  alle grandi banche tedesche e francesi,  affossare l’economia italiana ed il sistema industriale che era il principale “competitor” rispetto al sistema dell’industria manifatturiera tedesca., l’oligarchia
finanziaria ha poggiato i suoi piani sul vecchio presidente Napolitano (rieletto per la seconda volta in deroga alla
prassi istituzionale) per ottenere un proseguimento dello stesso tipo di governo, cambiando il premier nella persona di Enrico Letta.

Enrico Letta che per il suo curriculum e la sua appartenenza ai circoli esclusivi dell’elite  finanziaria quali “Aspen Institute” e similari, offre il massimo delle garanzie per i signori di Bruxelles e
Francoforte che hanno dato il gradimento alla sua nomina.

Attualmente il governo Letta Alfano, detto delle “larghe intese”,  gode del consenso dei principali schieramenti (centro destra e centro sinistra) e sta sviluppando la politica già programmata dalle centrali di Bruxelles e Francoforte che prevede la  il drastico
ridimensionamento dell’apparato industriale italiano (si parla di dimezzamento potenziale) costituito da medie e piccole imprese manifatturiere (messe in condizione di “fuori mercato” tra tassazione massima, burocrazia opprimente, chiusura del credito, costi energetici enormi, ecc.), la privatizzazione di quasi tutti i servizi pubblici e l’adeguamento del sistema normativo e burocratico per consentire l’ingresso in Italia delle grandi multinazionali, il futuro ridimensionamento dell’apparato pubblico. Tutte queste misure porteranno all’omologazione del mercato italiano ai grandi mercati internazionali con  la rimozione di ogni garanzia di lavoro e di spese sociali che non sono più compatibili con le regole del mercato unico e della globalizzazione imposta dai mondialisti.

D’altra parte, al di là dei proclami e della retorica europeista dei Letta e soci, risulta chiaro che questi personaggi lavorano per interessi esterni, in particolare per offrire garanzie alle grandi banche internazionali, continuando a pagare oltre cento miliardi di
interessi passivi ogni anno sul debito, per portare l’Italia in una posizione di quasi default (visto l’aumento costante ed insostenibile del debito pubblico) per ottenere i finanziamenti del FMI dietro condizioni precise ed impegni nella riduzione della spesa pubblica e nelle privatizzazioni che consentiranno ai Letta, ai Saccomanni, Franceschini, Colannino, Alfano e soci di giustificare le nuove misure che saranno predisposte dal governo adducendo il motivo :“L’Europa ce lo chiede ed il Fondo Monetario anche”.
 
Il gioco risulta abbastanza scoperto: una volta superata l’”impasse” della questione Berlusconi (decadenza dalla carica di senatore ed espulsione dal contesto istituzionale)  il governo, che sia il Letta
Alfano o il Letta bis,  avrà campo libero per procedere a quelle riforme che sono negli ’interessi del sistema di potere e richieste dall’oligarchia europea e dalle grandi banche ed istituzioni finanziarie (Goldman Sachs e FMI  intesta). 
 
Nel frattempo procede il degrado del sistema Italia sia sotto il profilo economico con la fuga di molte aziende che hanno verificato l’impossibilità di continuare a produrre in Italia e conseguente delocalizzazione degli stabilimenti con perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Fallimenti a catena nelle piccole e medie aziende (circa 6.500 procedure fallimentari nei primi sei mesi dell’anno in corso) con una buona parte di chiusure che riguardano  aziende storiche, una su tre in Lombardia, quasi
la metà di quelle esistenti nelle regioni come Puglia e Calabria. Ne derivano sofferenze sui crediti  a catena per aziende fornitrici, banche ed istituzioni come INPS ed Agenzia delle Entrate che non possono più esercitare il loro “salasso” sugli imprenditori falliti salvo pignorarne le proprietà ancora libere da ipoteche bancarie.

 

Sale naturalmente il numero dei disoccupati, dei cassaintegrati e degli “scoraggiati”, soprattutto giovani che non lavorano e non studiano, che non compaiono più neanche nelle statistiche tale è la sfiducia nella possibilità di ottenere un qualsiasi posto di lavoro, un vero record.
 
Non che la situazione degli “anziani” sia migliore, cioè di coloro che hanno superato la fatidica soglia dei 50 anni ed hanno perso il posto di lavoro che diventa impossibile riottenere. Nessuna possibilità per gli “over 50” neanche se si accontentano di posti meno qualificati e sottopagati: esiste ormai una vasta disponibilità di manodopera extra comunitaria da utilizzare vuoi per lavori legali con bassi salari, vuoi per lavoro nero, vuoi per la malavita sempre alla ricerca di nuove reclute fra gli spacciatori, rapinatori e nel vasto mondo della prostituzione. Un “vantaggio” per le organizzazioni criminose che hanno trovato il modo di lucrare sull’emigrazione di massa dall’Africa in forte incremento nonostante la crisi.

Una grossa base di manovra per le organizzazioni mondialiste in Italia, quelle affiliate all’ONU, ai sindacati, alla Chiesa  ed alle numerose ONG internazionali che operano nel nostro paese e che hanno approfittato del momento per proclamare il nuovo verbo 
dell’accoglienza e della società “multiculturale” come dogmi del pensiero “politicamente corretto” a cui è anche rischioso opporsi per non essere tacciati di razzismo.

L’ineffabile Enrico Letta tuttavia proclama la prossima “uscita dalla crisi e la possibilità di agganciarsi alla ripresa”, una prospettiva che al momento vede soltanto lui  e non certo i milioni di famiglie calcolate dall’INSTAT scivolate sotto la soglia della povertà (circa 3
milioni e 232.000 nel 2.012) e tanto meno i 3,5 milioni di disoccupati ufficiali.

La situazione risulta difficile ed ingarbugliata ma, d’altro canto, è notorio che né Letta né il governo possiedono il bandolo della matassa poiché questo si trova a Bruxelles ed a Francoforte,  grazie ai trattati vincolanti sottoscritti dall’Italia che hanno privato il paese di ogni sovranità, trattati  come Maastricht, Lisbona,  Fiscal
Compact ed il MES.

Questi trattati hanno di fatto svuotato qualsiasi autonomia decisionale da parte dell’esecutivo ed hanno privato anche il Parlamento di ogni sostanziale possibilità di emanare normative che non siano a conferma e ratifica delle normative europee in tutti gli ambiti più importanti della vita economica del paese:
l’industria, il credito, le assicurazioni, la normativa dei farmaci, la concorrenza, il commercio, l’agricoltura, la pesca, ecc.. Guarda caso tutti settori dove vengono favorite le grandi concentrazioni delle multinazionali e le banche a scapito dei piccoli produttori e dell’impresa nazionale, questo consente di comprendere quali interessi ci siano dietro la maschera della retorica europeista adottata dai nostri politici.
 
Da considerare poi gli effetti perversi che deriveranno dall’ultimo trattato  il “Redemption Fund”, un trattato vincolante per regolare i debiti pubblici dell’eurozona che darà il colpo di grazia e toglierà qualsiasi possibilità di manovra sulle spese e sul bilancio al governo italiano ma al contrario questi dovrà adempiere a tutte le richieste e direttive che gli saranno date dalla Commissione Europea, dall’oligarchia in sostanza, quella dei Van Rompuy, dei Barroso, Schultz e degli altri personaggi. 

Facile indovinare quali saranno le “direttive”, dato che queste si prevedono quelle usuali dei tagli alla spesa pubblica ed in particolare ai dipendenti pubblici (si avvicina la carneficina  anche per gli statali fino ad oggi garantiti), alla spesa sociale, sanità ed
istruzione in primis.
 

 
Resta da capire quale sarà il nome fantasioso che il governo attuale o il nuovo Letta bis vorranno dare a questo programma, dato che il precedente lo avevano chiamato “salva Italia”  ed ha procurato solo un salasso per i cittadini ed un affossamento per l’economia, sarebbe appropriato definire il nuovo programma “Affoga Italia” e si potrebbe comprendere quale sarà il futuro che li attende..

Quali i piani dell’oligarchia finanziaria europea per l’Italiaultima modifica: 2013-08-23T20:16:00+02:00da davi-luciano
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