Sapir: Crescita? Quale crescita?,Jacques Sapir commenta, dati alla mano, la recente propaganda mediatica sul ritorno alla crescita della Francia…

Jacques Sapir commenta, dati alla mano, la recente propaganda mediatica  sul ritorno alla crescita della Francia...

 

La stampa, soprattutto quella social-liberista, è piena di ottimismo e di commenti lusinghieri per il nostro Presidente a causa degli ultimi dati INSEE. Nella seconda metà del 2013 la Francia sarebbe cresciuta dello 0,5%, Alleluia! Torniamo a crescere, dunque … Tuttavia, i commentatori farebbero meglio a stare più attenti e a leggere con più attenzione i documenti dell’INSEE [1].

 Infatti, il dato dello 0,5% è dovuto a due fattori: a un aumento dei consumi dello 0,3% e ad un aumento delle scorte dello 0,2%. Tuttavia, nel 2012 le scorte delle imprese erano diminuite dello 0,8%. Una correzione era attesa, ma rimane al di sotto del calo precedente. Un confronto tra i primi due trimestri del 2013 e quelli del 2011 e del 2012, mostra che questa crescita non sarà duratura.

 Grafico 1

 

Fonte : Informations Rapides, INSEE, 14/08/2013, n°186.

 Del resto, da questo grafico si può vedere la permanenza dei fattori che provocano il ristagno del PIL francese, ed in particolare l’evoluzione degli investimenti e della bilancia commerciale.

 Il secondo punto che spiega la crescita del PIL nel secondo trimestre è l’aumento dei consumi delle famiglie. Tuttavia, questo aumento sembra essere dovuto principalmente a dei fattori congiunturali.

 (i) I consumi energetici sono stati insolitamente alti nella primavera del 2013, a causa del cattivo tempo.

 (ii) I consumi correnti (alimentari e abbigliamento) continuano a diminuire (-2,2% per l’abbigliamento e -1,2% per gli alimentari). Questo è preoccupante e dimostra che il livello di vita dei francesi si deteriora, o almeno che il potere d’acquisto mediano (e non medio) continua a scendere. Del resto l’indice del potere d’acquisto per unità di consumo registra un decremento dello -0,2% nel primo semestre di quest’anno.

 (iii) Solo le spese relative all’automobile aumentano, ma sono ben lontane (con il 2,2%) dal compensare la precedente flessione (-5,5%).

 Infatti, come si vede nel grafico 2, il consumo di beni durevoli delle famiglie francesi è in panne ormai da diversi anni. La crisi del 2008 ha infatti interrotto la tendenza che si poteva osservare dal 2001. Si prevede quindi che l’aumento attuale dei consumi non è destinato a durare.

Grafico 2

Fonte: Banca dati INSEE

 Inoltre, va notato che l’aumento delle imposte si farà sentire dalla fine del terzo trimestre (settembre). La maggior pressione fiscale dovrebbe causare una contrazione dei consumi significativa.

 Il fatto più inquietante, tuttavia, non è questo. E’ il calo continuo degli investimenti (FBCF o Investimenti fissi lordi). Nel secondo trimestre, il calo degli investimenti fissi lordi è di -0,5%, e per quanto riguarda gli investimenti delle famiglie (che per convenzione investono solo nelle abitazioni), è del -1,7%. In un anno, il calo degli investimenti fissi lordi delle imprese non finanziarie è importante, del -2,1%. Si mantengono solo gli investimenti pubblici, ma attualmente sono ad un livello relativamente basso. Ciò significa che l’apparato produttivo francese continua a deteriorarsi, soprattutto in relazione alla Germania, che è certamente il nostro principale partner, ma a causa dell’euro è anche il nostro più grande concorrente. Il calo degli investimenti fissi nel medio termine implica una minor crescita della produttività e di conseguenza un aumento relativo, rispetto ad altri Paesi, del costo unitario reale del lavoro, che è uno degli indicatori più certi della competitività relativa dell’industria francese.

 Possiamo notare ancora meglio questa tendenza se facciamo un passo indietro, come nel grafico 3, che mostra la quota di investimenti francese e italiana in percentuale del PIL.

Grafico 3

 

Fonte: FMI (aprile 2013)

 Ciò invalida anche l’idea, spesso avanzata negli ambienti vicini a François Hollande, secondo cui la Francia si troverebbe ora in un “ciclo”, di cui avrebbe conosciuto la fase discendente durante l’inverno, e che alla fine di quest’anno dovrebbe portare automaticamente alla fase di crescita . Il “ciclo economico”, per riprendere un’espressione che ha avuto il suo momento di gloria negli anni ’20, non è che il prodotto di una economia largamente deregolamentata. Non c’era nessun “ciclo” negli anni ’50 e ’60 … Per poter stabilire l’esistenza di un “ciclo” occorre che ci siano delle oscillazioni regolari. Tuttavia, tutti gli indicatori economici strutturali suggeriscono invece un indebolimento del sistema economico francese.

 Nulla quindi, nel quadro disegnato dall’INSEE, è motivo di ottimismo. Solo una forte crescita globale, assumendo che la Francia possa beneficiarne, cosa dubbia dato il tasso di cambio dell’euro (attualmente 1,32 dollari per 1 euro), potrebbe guidare la crescita. Ma la crisi nei paesi emergenti (Cina e India) e la crescita debole negli Stati Uniti non permettono di poter contare su un tale scenario. La crescita globale resterà debole nel 2013 e nel 2014.

 L’economia francese è dunque condannata alla stagnazione nel breve termine e, a causa della perdita di competitività del sistema produttivo, al deterioramento nel medio termine. Questa è la diretta conseguenza dell’Euro, come abbiamo più volte avuto occasione di dire e dimostrare in queste pagine. L’unica soluzione che consentirebbe di intraprendere una strada radicalmente diversa e dare speranza alle imprese e ai lavoratori francesi (i quali si rendono conto, loro, di come la disoccupazione continui ad aumentare) sarebbe di uscire dall’Euro e poter svalutare, non solo verso il dollaro (e l’area del dollaro), ma anche e soprattutto nei confronti della Germania.

 [1] INSEE-Conjoncture, Informations Rapides, 14 août 2013 n°186.

Sintobistecca per sintocervelli

di Marcello Pamio

Mark J. Post è professore di fisiologia vascolare dell’università di Maastricht, in Olanda.
Un professore qualunque, un totale sconosciuto, che di punto in bianco, è giunto alla ribalta mediatica ed è diventato il paladino non solo di alcuni gruppi animalisti, ma anche della filantropia in generale.
Stiamo parlando della sintocarne!

Nonostante l’ambito di ricerca del professore siano i problemi vascolari, quello che ha interessato la popolazione in generale è stato l’ “Hamburger Project”, un progetto che sarebbe stato finanziato da un filantropo anonimo con una donazione di 300 mila euro, con lo scopo di produrre carne partendo da cellule staminali di bovino.
Nel marzo 2012 il prof. Post aveva rilasciato una intervista dicendo che “per vedere la carne artificiale al supermercato bisognerà aspettare ancora 10-15 anni”.

Le cose come si sa, quando vengono ben oliate e finanziate corrono veloci, e infatti, dopo poco più di un anno da quella intervista shock, il professore olandese ha ulteriormente sconvolto il mondo qualche giorno fa, quando a Londra, è stato cotto e mangiato il primo hamburger di carne sintetica.


La pseudopolpetta del peso di circa 150 grammi è stata realizzata partendo dalle cellule staminali di una vacca coltivate in vitro, cioè in provetta.
Partendo dalle staminali bovine, in 3 mesi sono state sviluppate 20 mila fibre di muscolo di manzo. Poi ogni fibra è stata coltivata individualmente in un gel di coltura e infine compattate per dare la forma tipica dell’hamburger.

 

Essendo questa pseudocarne totalmente priva del classico colore, in quanto è assente la mioglobina, la proteina che fissa il ferro, il colore è stato ottenuto con succo di barbabietola rossa. L’assenza di gusto, per la mancanza di grasso e sangue, è stato ovviato con un pizzico di zafferano, sale, uova in polvere e pane grattugiato.
Et voilà, il pranzo è servito.

A sperimentare questa roba, sono stati due volontari, Hanni Ruetzler, ricercatrice alimentare austriaca, e il critico Josh Schonwald.
Il giudizio, che con i soldi che girano non poteva che essere soddisfacente. “Me lo aspettavo più morbido, c’è un sapore intenso. È vicino alla carne, ma non così succulento. La consistenza comunque è perfetta, anche se mancavano sale e pepe”, ha detto Ruetzler, che comunque sentenzia: “Per me è carne”.
Positivo anche il parere di Schonwald: “La sensazione in bocca è come la carne, ma manca il grasso. In generale sembra un hamburger. Ciò che è molto diverso è il sapore”.
Il cuoco interpellato per preparare l’hamburger non poteva essere uno qualunque. E’ stato infatti interpellato il leggendario gastronomo molecolare Heston Blumenthal, uno degli chef di fama mondiale del Fat Duck di Londra, uno dei cinque migliori ristoranti al mondo.

Dopo l’esperimento mediatico riuscitissimo, il dottor Post ha dichiarato che in questo momento: “siamo in grado di produrre un milione di hamburger” se solo venissero investiti i soldi nella produzione. Tanti soldi ovviamente, visto che quel grumo di cellule di animale, cotto e mangiato a Londra è costato più di 380 mila dollari per lo sviluppo.

 Il problema ambientale e sociale

Di punto in bianco, tutti sono diventati sensibili animalisti: si preoccupano che l’allevamento intensivo ha un pesante impatto ambientale; si disboscano intere foreste per ricavare praterie per i bovini; le emissioni di metano dagli allevamenti industriali. Per non parlare del trattamento disumano che questi poveri animali subiscono prima di diventare una polpetta o appunto un hamburger.
Addirittura si  è scomodato l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che invece di fare una seria e intelligente campagna per incentivare l’alimentazione vegetariana o meglio ancora vegana, denuncia che la richiesta di carne raddoppierà dei prossimi 40 anni, e i metodi di produzione attuali non sono sostenibili.
Risultato? Il prof. Post ha detto che la produzione di carne sintetica contribuirà a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e a ridurre i problemi di benessere degli animali!
Cosa volete di più?
Oggi consumiamo 285 milioni di tonnellate di carne all’anno, una vera e propria follia. “Con questo tipo di carne – incalza Post – secondo studi dell’Università di Oxford, potremmo abbattere l’impatto ambientale del 90%.
La sintocarne risolverebbe tutti i problemi degli animali e della fame nel mondo.
 

I filantropi e il riscaldamento globale

I primi a cadere dalla paella nel barbecue, sono le associazioni animaliste e ambientalista, come la Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) che ha dato un entusiastico appoggio al progetto, addirittura mettendo in palio per chi creerà la bistecca sintetica un milione di dollari!
T
ra i finanziatori del “Progetto hamburger”, oltre a quelli anonimi, risulta esserci Sergey Brin, co-fondatore del colosso Google. Purtroppo la lista dei nomi è al momento sconosciuta, ma la  cosa certa è che queste persone non sono interessate al controllo del cibo, agli enormi profitti economici. Assolutamente no, sono interessati esclusivamente a risolvere la fame del mondo e debellare tutte le discrepanze e le differenze tra il nord e il sud del pianeta…

Tra pochissimi anni, anche i sfortunati negri del Burkina Faso o del Darfur, potranno mangiare un bel piatto ricco di proteine animali, senza animali, cresciute in vitro, dentro sterili provette in un laboratorio del Nord Europa, pagando le royalty a qualche multinazionale che ne detiene i brevetti.
Cosa c’è di più bello di sfamare gli affamati?

In tutto questo cosa c’entra il riscaldamento globale?
L’uomo, visto come un virus o un cancro, è il colpevole di tutto. Inquinamento industriale, industrie vere e proprie, alimentazione, autovetture e soprattutto gli allevamenti intensivi, dove in questi ultimi, tra letame e scoregge di mucche, il metano prodotto è una delle principali cause dell’effetto serra, la colpa è sempre dell’uomo.
Nessuno sottolinea il fatto che tutto il Sistema solare si sta lentamente scaldando, perfino Plutone, il pianeta più lontano dal sole. Quindi l’attività umana c’entra fino ad un certo punto.
Per quale motivo l’immensa grancassa dei poteri forti sta tambureggiando l’allarme del riscaldamento attribuendone la causa ai consumi umani? Consumi che ovviamente andranno modificati per il bene di tutti, ma non è questo il punto.
Eccolo qua.
“Io ritengo che il cambiamento climatico sia una situazione grave come una guerra. Può essere necessario mettere la democrazia in sospeso per un po’. Dobbiamo avee poche persone dotate di autorità a comandare”. Ad esprimere queste parole è stato James Ephraim Lovelock, chimico-futurologo, ex collaboratore della NASA e artefice della Teoria di Gaia. L’inventore del buco dell’ozono causato, secondo lui dal CFC, il gas contenuto nei frigoriferi e bombolette spray (il cui brevetto della Dupont scadeva, guarda caso, proprio quando venne scoperto il buco. Le coincidenze della vita). Lovelock – secondo l’amico giornalista Maurizio Blondet – nel suo interessantissimo ultimo libro: “Cretinismo scientifico”, è profondamente inserito nelle centrali di potere dell’Impero britannico.
Ecco il vero motivo del Global warming, del riscaldamento globale: instaurare un governo mondiale, una vera e propria dittatura.

 Il problema ambientale e sociale

Certamente a livello globale la disparità è fuori da ogni discussione, e per comprendere il fenomeno, ecco due fotografie che rappresentano l’attuale situazione mondiale:

Sud del mondo:
– 2 miliardi di persone sono malnutrite;
– 11 milioni i bambini che muoiono per cause facilmente prevenibili;
– 36 milioni di bambini muoiono ogni anno per fame;
– 200 milioni di bambini soffrono di rachitismo e 110 milioni non vanno a scuola
– 1 miliardo e 20 milioni di persone soffre la fame

Nord del mondo:
– 1 miliardo e 142 milioni di persone sono in sovrappeso;
– 30 milioni di persone muoiono per eccesso di cibo ogni anno.

Si tratta di un vero e proprio paradosso che nessuno ha la volontà di risolvere, tanto meno i geni filantropi della carne sintetica: in Occidente ogni anno muoiono 30 milioni di persone per eccesso di cibo, e dall’altra parte del mondo, 36 milioni di bambini muoiono per mancanza di cibo!
Qui sotto invece i numeri della cosiddetta “carne da macello”, cioè il numero di animali allevati ogni anno nel mondo per produrre carne:

– Bovini                 1.500.000.000
– Suini                   1.000.000.000
– Ovini + Caprini    1.700.000.000- Avicoli                 50.000.000.000
– Pesci                    il numero è incalcolabile

Quindi in tutto il mondo vengono allevati decine di miliardi di animali che poi saranno massacrati e mangiati solamente da noi occidentali, il tutto alla faccia di centinaia di milioni di uomini, donne e bambini, che muoiono letteralmente di fame.
Infine, l’ultimo dato utile per comprendere che non c’è la volontà di risolvere i problemi veri, è che l’85% dei cereali coltivati nel mondo non sono destinati alle persone affamate, ma agli animali da macello. Animali che saranno mangiati da noi in Occidente.

Sarebbero tantissime le cose da dire, ma la logica conclusione è che moltissimi problemi ambientali, ecologici, economici e sociali, si risolverebbero in pochissimo tempo sviluppando e modificando uno stile di vita più consono, umano e più rispettoso della natura.
Non è certo l’hamburger sintetico a risolvere la fame e le differenze che stanno incendiando e devastando il mondo, anzi, la bistecca col copyright, servirà ad ingrassare le solite lobbies, e aumentare ancor di più il controllo sulle popolazioni. Esattamente come per gli organismi geneticamente modificati (ogm)
.

Chi controlla il petrolio, controlla il Paese;
chi controlla il cibo, controlla la popolazione”Henry Kissinger

Oggi oltre 7 persone potrebbero nutrirsi con l’equivalente in vegetali di quello che mangia un solo carnivoro statunitense.
La conclusione è che il nostro pianeta non è diventato piccolo per colpa di 7 miliardi di persone, come vorrebbero farci credere i demografi e gli eugenetisti che sono al potere, perché se venissero ridistribuite le ricchezze e se venissero incentivati i regimi alimentare vegetariani e/o vegani, la Terra attuale potrebbe ospitare 12-15 miliardi di persone felici e sane. Forse anche di più, ma questo non è bene che le persone lo sappiano…

da: Disinformazione
http://www.disinformazione.it/hamburger_sintetico.htm

Obama e l’Egitto

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«Niente cooperazione se si uccidono i civili» Il monito di Obama all’Egitto

Afghanistan: soldato Usa ammette, ho ucciso 16 civili per divertimento!
KABUL – Un soldato americano che ha prestato servizio nel sud dell’Afghanistan il Marzo scorso ha ammesso davanti ad una corte marziale di aver effettuato una “strage di massa” di civili e senza alcun motivo. Secondo Press TV, il sergente Robert Bales ha ammesso di aver ucciso l’11 Marzo scorso nella provincia di Kandahar 16 civili, tra cui 9 bambini. Bales si è assunto la responsabilità della terrificante carneficina ma una commissione d’inchiesta indipendente del governo afgano ha dimostrato che almeno 20 militari americani hanno partecipato al supplizio. Il giudice del caso, Jospeh Morse, ha affermato che il caso Bales è sconcertante dato che il militare ha ammesso di aver compiuto queste azioni mentre “era lucido, coerente e completamente in se”.
http://www.vocidallastrada.com/2013/08/afghanistan-soldato-usa-ammette-ho.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Il presidio pro MORSI VEDI FOTO ALLEGATA

 I manifestanti islamisti “pacifici” in Egitto
Foto: Tutti gli ingressi della piazza dove sono asserragliati i Fratelli musulmani al Cairo sono bloccati da sacchi di sabbia, con delle feritoie. A cosa servono le feritoie se i manifestanti sono pacifici e disarmati? A lanciare petardi? Caramelle?
Come ben sapete i Fratelli musulmani e i sostenitori del presidente islamista deposto sono asserragliati in una piazza del Cairo da cui non hanno intenzione di sloggiare con le buone fin quando non verrà reinsediato il loro presidente cacciato a furor di popolo. Loro sostengono di essere pacifici e disarmati benché Robert Fisk, corrispondente britannico dell’Independent ha riferito di aver visto almeno in un’occasione un giovane armato di Kalashinkov. Va notato che tutti gli accessi alla piazza sono bloccati da sacchi di sabbia, stile bunker della seconda guerra mondiale, con delle feritoie. A cosa servono le feritoie se i manifestanti sono pacifici e disarmati? A lanciare petardi? Caramelle?

Foto: Da un mese ormai gli abitanti del quartiere dove sono asserragliati i Fratelli musulmani chiedono aiuto alle autorità per mettere fine al degrado in cui è piombata la loro vita. Passi pure il folcloristico allevamento di oche, e il fatto che in quella piazza ci sono migliaia di persone richiamate da tutto l’Egitto che dormono negli androni, fanno i loro bisogni nelle trombe delle scale dei palazzi, etc. Il fatto è che gli abitanti sono costretti a essere perquisiti e interrogati ogni volta che escono dalle loro case. Qualcuno viene derubato o minacciato. Nei casi più gravi torturato o ucciso. Le testimonianze degli abitanti sono in tutta la rete.
Da un mese ormai gli abitanti del quartiere che hanno avuto la disgrazia di vivere da quelle parti  chiedono aiuto alle autorità per mettere fine al degrado in cui è piombata la loro vita. Passi pure il folcloristico allevamento di oche, e il fatto che in quella piazza ci sono migliaia di persone richiamate da tutto l’Egitto che dormono negli androni, fanno i loro bisogni nelle trombe delle scale dei palazzi, etc. Il fatto è che gli abitanti sono costretti a essere perquisiti e interrogati ogni volta che escono dalle loro case. Qualcuno viene derubato o minacciato. Nei casi più gravi stuprato, torturato o ucciso. Ne parla (finalmente) Amnesty International che denuncia torture, stupri e omicidi commessi dai sostenitori di Morsi nei loro accampamenti di protesta, riportando anche il caso di un uomo con la gola tagliata e di un altro accoltellato a morte. Citando testimoni, l’organizzazione ha riportato che i pro Morsi hanno “torturato persone di un accampamento politico rivale”. Spiega che dimostranti anti Morsi hanno raccontato “come sono stati catturati, picchiati, sottoposti a scosse elettriche o accoltellati”. Cita anche il racconto di un uomo che ha detto di aver assistito allo stupro di una manifestante da parte di uomini di un accampamento. Si legge inoltre che tra la fine di giugno, quando sono iniziate le proteste di massa di entrambe le parti, e il 28 luglio, otto cadaveri con segni di tortura sono arrivati all’obitorio del Cairo, almeno cinque dei quali trovati vicino ai sit-in pro Morsi. Il ministero dell’Interno lo scorso fine settimana aveva fatto sapere che 11 cadaveri erano stati trovati vicino a uno dei sit-it, con segni di tortura, e che sembrava si trattasse di persone uccise dai sostenitori di Morsi perché ritenute spie.

Foto: Tutte le convenzioni internazionali vietano lo sfruttamento dei bambini. Sopratutto esporli a rischi o pericoli. Cosa dire allora dei Fratelli Musulmani, asseragliati con le armi in una piazza del Cairo, che non solo vi portano i bambini pur sapendo che vi è (o addirittura sperando che vi sia) il rischio di un confronto armato con l’esercito, ma li fanno addirittura sfilare con le vesti dei “martiri” addosso? Quale migliore prova del fatto che questa gente è disposta a sacrificare questi bambini pur di deligittimare le forze dell’ordine, impietosire l’occidente e tornare al potere da cui sono stati estromessi per volontà popolare?
A proposito di Amnesty, tutte le convenzioni internazionali vietano lo sfruttamento dei bambini. Sopratutto esporli a rischi o pericoli. Cosa dire allora degli islamisti che non solo vi portano i bambini pur sapendo che vi è (o addirittura sperando che vi sia) il rischio di un confronto armato con l’esercito, ma li fanno addirittura sfilare con le vesti dei “martiri” addosso? Giuliana Sgrena ricorda questo atteggiamento anche nell’Algeria del 92: “Quando gli islamisti occupavano le piazze decisi a farsi ammazzare non per affermare una pratica non violenta ma per immolarsi con il martirio. Quando dopo gli scontri e le prime vittime provocate dall’intervento dell’esercito ero riuscita a entrare nella sede del Fis (Fronte islamico di salvezza) ad Algeri, subito mi avevano rinchiusa in una stanzetta per dirmi che, come stampa occidentale, dovevo aiutarli a sollevare le proteste internazionali contro quanto stava succedendo, altrimenti loro mandavano a «morire i loro giovani per nulla!».”
http://salamelik.blogspot.com/2013/08/i-manifestanti-islamisti-pacifici-in.html

Crisi, allarme lavoro minorile: in Italia arriva al 5.2%

visto? le nuove generazioni non sono choosy….si ritorna al 700
%
21 agosto 2013Di L’indipendenza

di REDAZIONE

Crisi, allarme lavoro minorile: in Italia arriva al 5.2% In Europa la piaga del lavoro minorile è tutt’altro che scomparsa – in Italia arriva al 5,2% – e i pochi dati disponibili fanno ritenere che il fenomeno stia aumentando a causa della crisi economica. Gli Stati, però, stanno prestando poca attenzione al problema. A lanciare l’allarme è il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Nils Muiznieks, in un documento pubblicato oggi. «Nella maggior parte dei paesi membri i governi sono consapevoli del problema, ma pochi sono pronti ad affrontarlo».

da L’indipendenza
http://www.rischiocalcolato.it/2013/08/crisi-allarme-lavoro-minorile-in-italia-arriva-al-5-2.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

RUSSIA, NIENTE TASSE PER I NUOVI IMPRENDITORI

Published by leonardofaccoeditore on 20 agosto 2013

LETTI PER VOI

 Dal 2014 tutti i nuovi imprenditori individuali russi che apriranno la partita Iva potranno godere dell’esenzione da tutte le imposte per un periodo di due anni. Il premier Dmitri Medvedev ha affidato al governo il compito di elaborare questa proposta. In linea di principio tutti i ministeri l’hanno già approvata, ha fatto sapere il vice ministro per lo Sviluppo Economico, Sergei Belyakov.

 La testimonianza

 Il vice ministro dell’economia Sergei Belyakov ha dichiarato a Russia Oggi che le nuove regole “potrebbero” essere applicate anche ai cittadini stranieri che apriranno un’attività in Russia.

 “Tale misura è un tentativo di risposta alla fuga di massa degli imprenditori dalla legalità”, spiega il co-presidente dell’organizzazione Delovaja Rossija Aleksandr Galushka: dall’inizio del 2013, in seguito al raddoppiamento del premio assicurativo per gli imprenditori, 458mila di loro hanno chiuso la partita Iva (in totale al 1° giugno 2013 gli imprenditori individuali ufficialmente registrati erano 3,5 milioni). Il rincaro delle assicurazioni è stato fortemente voluto dal blocco socialista del governo, hanno affermato i partecipanti alle discussioni, e anche Medvedev lo ha appoggiato, benché sia Delovaja Rossija che Opora Rossii avessero avvertito che ciò avrebbe potuto significare la chiusura definitiva per mezzo milione di ditte individuali.

 Quest’estate il governo ha cercato di salvare la situazione con un provvedimento di emergenza: la Duma di Stato ha approvato una legge sulla riduzione dei costi di assicurazione.

 “Eppure, fare marcia indietro ormai non era più sufficiente, perché gli imprenditori avevano subito un colpo troppo forte – prosegue Galushka -. Erano necessarie delle misure energiche”. L’idea dell’esenzione è stata proposta dal Fronte Nazionale Russo, che ha raccolto a suo favore 40mila firme di imprenditori (Galushka è anche vice capogruppo del Fronte).

 

Le aziende italiane in Russia

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 Attualmente gli imprenditori individuali pagano le tasse con regimi speciali, e ve ne sono diversi tra cui scegliere: il sistema semplificato (6 per cento sul fatturato, oppure 15 per cento sugli utili); l’imposta unica sul reddito temporaneo; l’imposta sul reddito delle persone fisiche e l’Iva; e il sistema delle licenze.  I contributi per la previdenza sociale si pagano in tutti i regimi, e le quote versate in ogni caso non vanno perdute. Belyakov avverte che il governo vigilerà affinché i vecchi imprenditori non tentino di usufruire indebitamente delle agevolazioni facendo passare il proprio business per una nuova attività. In verità, ammette il vice ministro, per ora non è chiaro come attuare la sorveglianza: i particolari sono all’esame del Ministero delle Finanze e del Servizio Fiscale Federale.

 Il Ministero delle Finanze per ora non rivela a quanto ammonteranno le mancate entrate con l’esenzione di due anni dalle imposte per i nuoviimprenditori individuali.

 In ogni caso, si tratterà di somme irrilevanti, prevede l’esperta del centro russo di ricerche EEG (Economic Expert Group), Aleksandra Suslina.

 Vero è, dice la Suslina, che a sentirne la mancanza saranno soprattutto i bilanci delle regioni, che già si trovano in gravi strettezze. Il governo è disposto a rinunciare a queste entrate, assicura Galushka, i funzionari hanno ottenuto un ampio consenso: “Ciò che sta accadendo agli imprenditori è una catastrofe”.

 

Imprenditori russi e business

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 A partire dal 2010 le fila già esigue degli imprenditori individuali continuano a ridursi. “Il problema non sono solo le tasse – ammette Aleksandra Galushka -, perché il calo era iniziato già prima del rincaro delle assicurazioni. Negli anni precedenti alla crisi la fortissima crescita dei profitti superava tutti i costi amministrativi e quelli legati allacorruzione; nel 2009 si è fermato l’aumento degli uni e degli altri, e dal 2010 i costi per gli imprenditori hanno cominciato a crescere più rapidamente degli introiti”.

 Nel 2012 3 milioni e 700mila imprenditori hanno chiuso la loro attività. “Una parte di loro è definitivamente uscita dal mercato, e un’altra parte è scivolata nell’ombra dell’economia sommersa”, spiega la Suslina.

 Il contributo degli imprenditori individuali al Pil nazionale è solo del 5 per cento, perciò le agevolazioni non porteranno alcun effetto macroeconomico, prevede l’esperta economica di BNP Paribas Yulia Tseplyaeva; ma gli effetti sulla società sono importanti: “Se negli anni Novanta il sogno dei russi era lavorare in proprio, oggi è cercare di ottenere un impiego statale”. Secondo Galushka, un fattore importante nella diminuzione del numero degli imprenditori individuali è stato anche l’atteggiamento di sospetto nei loro confronti da parte delle autorità.  Ora però i funzionari sono fermamente convinti, afferma il politico, che si debba “cancellare il marchio di ladri e furfanti imposto agli imprenditori”.

 “Ad ogni modo, applicando la nuova agevolazione solo ai nuovi imprenditori il governo stesso crea una nuova classe di disonesti”, mette in guardia la Tsepljaeva. “I vecchi imprenditori faranno registrare le proprie attività a nome di amici e parenti: adesso stanno tutti pensando a come realizzare questi propositi”, condivide l’opinione della Tsepljaeva un imprenditore attivo dagli anni Novanta.

 I funzionari governativi questo lo sanno, e in principio non volevano escludere nessuno, ci confida un collaboratore del settore economico-finanziario del governo: “Poi però la volontà politica è bastata solo per le agevolazioni limitate, i lobbisti hanno deciso di non spingere oltre le proprie richieste”.

 “Resteranno esclusi dalle agevolazioni tutti coloro che hanno già aperto un’attività ma non sono riusciti a mandarla avanti, e vorrebbero provarci di nuovo”, osserva l’amministratore delegato della società di auditing Gradient Alpha Pavel Gagarin. “Così si crea una discriminazione sul mercato, non si capisce perché i vecchi imprenditori dovrebbero essere peggiori dei nuovi”, concorda il funzionario.

 Inoltre, sarà difficile scoprire gli schemi illeciti. Volendo si potrà stabilire chi sono gli affiliati degli imprenditori; ma che senso hanno allora le agevolazioni, si domanda perplesso un interlocutore del giornale: “Vuol dire che stiamo creando solo un nuovo motivo di sospetto?”.

 “Bisogna semplicemente lasciare in pace gli imprenditori, liberarli dagli eccessivi obblighi contabili e dai controlli troppo rigidi”, consiglia la Tsepljaeva. E apportare meno modifiche alla legislazione, raccomanda la Suslina: “Se le grandi imprese possono coprire facilmente le variazioni delle spese chiedendo prestiti a breve termine, le piccole imprese attingono a tale scopo al loro capitale operativo”.

 “Non è la pressione fiscale in sé (che per gli imprenditori individuali è abbastanza contenuta) a paralizzare l’imprenditoria in Russia, ma il modo caotico con cui vengono prese le decisioni sulle imposte”, conclude l’esperta.

 Tratto da http://russiaoggi.it – Per leggere la versione originale dell’articolo, cliccare qui