Giappone protesta contro Israele per giudizi scorretti sui bombardamenti di Hiroshima

Giappone protesta contro Israele per giudizi scorretti sui bombardamenti di Hiroshima
TOKYO-Il Giappone ha protestato contro Israele in relazione ai giudizi scorretti, pubblicati su Internet, dell’ex vice ministro d’informazione israeliano Daniel Seaman.
 
Nella sua pagina di Facebook Seaman, responsabile per la diplomazia pubblica della cancelleria del Premier nel social network, ha scritto che i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki furono “la nemesi per l’aggressione del Giappone” e gli avvenimenti di commemorazione, avvenuti all’inizio d’agosto Seaman li ha definiti come “nauseante ammirazione di se stessi”.
I bombardamenti nucleari delle città giapponesi all’inizio dell’agosto del 1945 portarono via centinaia di migliaia di vite di civili.
http://italian.irib.ir//notizie/dossier-nucleare/item/130176-giappone-protesta-contro-israele-per-giudizi-scorretti-sui-bombardamenti-di-hiroshima

Grecia: e ora la troika vuole confisca delle case

di: WSI Pubblicato il 09 agosto 2013|
Tutto per le lobby, ovvero le banche, che troverebbero fondi per ricapitalizzarsi. Mentre il mercato immobiliare crollerebbe fino a -21%.
 Una manifestazione dei greci contro la troika. I creditori internazionali ora chiedono di dare alle banche il potere di confiscare le case.
Ingrandisci la foto
Una manifestazione dei greci contro la troika. I creditori internazionali ora chiedono di dare alle banche il potere di confiscare le case.
ROMA (WSI) – Le misure di austerity che hanno reso agonizzante l’economia della Grecia, evidente, non sono sufficienti. La Troika, che di fatto ha strappato al paese la sua sovranità imponendo nuove regole, e governando aiutato da un esecutivo fantoccio, ora vuole di più: eliminare la regola che vieta alle banche di confiscare le case dei greci.

Si parla, stando alla stampa grecia, di quelle abitazioni che hanno un valore superiore a 200.000 euro e i cui proprietari non riescono a pagare i mutui, proprio a causa delle manovre di lacrime e sangue.

I funzionari della troika – che riunisce i rappresentanti del Fondo Monetario Internazionale, dell’Unione europea e della Bce – vogliono dunque anche questo potere di confisca sulle abitazioni e i creditori internazionali stanno facendo già pressioni al governo guidato dal premier Antonis Samaras.

Il divieto di confisca da parte delle banche si avvicina tra l’altro alla sua scadenza, prevista per la fine del mese.

Di certo se la misura diventasse esecutiva, a guadagnarci sarebbe il mondo delle lobby, ovvero le banche che, in un periodo in un cui fanno fronte a tassi di default sui prestiti erogati superiori al 27% – i cittadini non riescono a onorare i prestiti strangolati dalla disoccupazione, dalla crisi e dalle tasse – potrebbero, con la confisca delle case, ricapitalizzarsi.

Il vice ministro del discastero della crescita Thanasis Skordas ha riferito che il governo di Atene, al momento, starebbe considerando una eliminazione parziale del divieto: Samaras sarebbe pronto a inchinarsi per l’ennesima volta, dunque, ai dettami della troika.

Ma i leader hanno pensato alle conseguenze sul mercato immobiliare? Secondo alcuni studi, la confisca porterebbe il valore della casa a crollare tra il 12% e il 21%.
http://www.wallstreetitalia.com/article.aspx?IdPage=1613286

Incubo radioattivo nei rubinetti di Brescia. Siamo ad un passo dal disastro

2mila metri cubi di rifiuti nucleari nascosti e dimenticati nel cuore della Lombardia
Il Cesio 137 minaccia di inquinare per sempre la falda da cui attinge l’acqua una delle città più ricche del Paese. La stessa sostanza trovata anche ad Amantea, in Calabria Potrebbero già essere entrate in contatto con il sottosuolo le polveri di alluminio contaminato che un trafficante senza scrupoli ha abbandonato nell’ex cava Piccinelli ai tempi di Tangentopoli
Un veleno silenzioso e immortale minaccia di inquinare per sempre la falda da cui attinge l’acqua una delle città più ricche del Paese. Sotto un sottile strato di terreno, nascosti e dimenticati in una cava dismessa alle porte di Brescia, riposano 2mila metri cubi di scorie nucleari che rischiano di entrare in contatto con le acque del sottosuolo. Sono polveri di fusione dell’alluminio contaminate dal Cesio 137, un sottoprodotto della fissione nucleare che continuerà a emettere radiazioni per i prossimi 300 anni.
Una zona radioattiva allagata all’ex cava Piccinelli di Brescia (foto Arpa Lombardia)
Una zona radioattiva allagata all’ex cava Piccinelli di Brescia (foto Arpa Lombardia)Come siano arrivate nel cuore della Lombardia è una vecchia storia di cui la popolazione non sa nulla, ma che gli imprenditori dell’acciaio e i funzionari pubblici conoscono e custodiscono nel segreto. Succedeva spesso dopo il crollo del Muro, quando il gioco era accaparrarsi a tutti i costi i rottami convenienti dell’ex Unione Sovietica e nei consigli di amministrazione delle acciaierie bresciane cominciavano a sedere misteriosi intermediatori dell’Est Europa. Erano i primi anni ’90, in piena Tangentopoli, e forse bisognava far sparire la scomoda eredità di un incidente radioattivo provocato da una partita di alluminio contaminato: qualche trafficante senza scrupoli ha scelto una cava dalla storia oscura, già colma di rifiuti speciali pericolosi e tossico-nocivi, l’ex cava Piccinelli.
Un buco di 4 anni
Gian Paolo Oneda, il geologo dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa), non nasconde la sua preoccupazione. Tra i tanti isotopi radioattivi, il Cesio 137 è quello più solubile. Come se non bastasse, il sottosuolo nei pressi dell’ex cava Piccinelli è «un acquifero unico», senza strati d’argilla a protezione della falda profonda, da cui pescano l’acqua i pozzi dell’acquedotto.
Se il Cesio 137 si sciogliesse nelle acque non vi sarebbero barriere tra l’acquedotto della città, gestito dalla multiutility A2A, e la massa delle polveri radioattive. «Le ultime analisi sulle acque di falda hanno confermato l’assenza di radioattività», assicura il direttore dell’Arpa di Brescia Giulio Sesana. Ma cosa possa essere accaduto negli anni scorsi non sa dirlo nessuno, perché mancano i dati. C’è un buco di 4 anni nei campionamenti, tra il 2007 e il 2011, proprio nel momento in cui la falda di Brescia è risalita di 4 metri. Tanto da costringere l’Agenzia per l’ambiente nel 2011 a lanciare un allarme agghiacciante: «Non si può escludere che la contaminazione radioattiva sia stata ormai sommersa dalle acque sotterranee».
Un varco nella recinzione del sito radioattivo (CCLicence)

Un varco nella recinzione del sito radioattivo
Ora i calcoli, basati sui dati di una discarica vicina, dicono di no. Per pochi centimetri. Ma la minaccia più grave, più che dal sottosuolo, potrebbe venire dal cielo. I teli in Pvc posati sul piazzale dall’Enea nel 1999, che servivano a evitare che l’acqua piovana si infiltrasse nel terreno, a distanza di 15 anni sono diventati così fragili che «basta toccarli perché si frantumino». Erano pensati per durare al massimo due anni. E siccome l’acqua scorre ormai anche sotto i teli, sul terreno radioattivo sono cresciuti alberi ad alto fusto che hanno riempito di sedimenti l’unico pozzo di scolo delle acque: rami e foglie di piante che non sarebbero mai nemmeno dovute crescere. E che nessuno si è curato di togliere. Un pericolo «concreto e attuale» secondo i tecnici della Regione Lombardia, che potrebbe avverarsi in qualsiasi momento.
A un passo dal disastro
La manutenzione e la bonifica del sito spettano al Comune di Brescia, ma la giunta di Adriano Paroli (PdlLega), che in quell’area sognava di costruire il nuovo stadio, ha lasciato che la situazione arrivasse a un passo dal disastro. Ormai basta una pioggia un po’ più intensa perché le zone radioattive rischino di rimanere sommerse proprio nel punto in cui la contaminazione è maggiore: appena sotto i teli, dove le polveri raggiungono 1.055.000 Becquerel/kg (più di mille volte oltre il limite di legge per i terreni). Una situazione che ha spinto l’Asl a chiedere al sindaco di mettere subito in campo «ogni intervento d’urgenza a tutela della salute pubblica» dei suoi 200mila concittadini: ma il sindaco di Brescia, ex parlamentare del Pdl, ha affidato una consulenza da 9mila euro a uno studio legale milanese affinché trovi il modo di cavarlo dall’impaccio ed evitare una bonifica di «qualche milione di euro».
Agli ultimi incontri in Prefettura è stato chiesto l’intervento dei tecnici dell’Ispra, l’ente di ricerca del Ministero dell’Ambiente, che sull’argomento mantengono il massimo riserbo. Brescia, che già vive a contatto con l’inquinamento chimico da diossine e Pcb causato dall’industria «Caffaro», sembra non volerne sapere di questo ennesimo allarme ambientale. Ma anziché con un nuovo stadio, domani la città potrebbe risvegliarsi nel bel mezzo di un incubo radioattivo.
Fonte: bresciapoint.it
foto e video qui
http://www.signoraggio.it/incubo-radioattivo-nei-rubinetti-di-brescia-siamo-ad-un-passo-dal-disastro/

LA SERRACCHIANI E QUEL (FINTO) TAGLIO AGLI STIPENDI. CALA L’INDENNITA’, MA AUMENTA I RIMBORSI SPESE.

Posted on luglio 26, 2013
 
Abbiamo scherzato. Devono aver pensato così tanti consiglieri e amministratori regionali che, dall’Emilia Romagna alla Sicilia, dal Piemonte alla Sardegna, appena superato lo scoglio delle elezioni politiche, sono tornati sui loro passi e stanno lavorando per riprendersi i privilegi tagliati soltanto pochi mesi fa. O per continuare gli sprechi.

FRIULI, IL TAGLIO DI STIPENDI E’ UNA MANNA. Partendo dall’ultimo caso, bisogna andare a Trieste, nella sede del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia dove Debora Serracchiani appena eletta aveva ottenuto il via libera da tutti i capigruppo per un consistente taglio della busta paga, da 10.291 a 6.300 euro lordi. Un risparmio che rischia di trasformarsi in un boomerang per l’immagine della neo governatrice e che farebbe addirittura festeggiare i consiglieri regionali. Sembrerebbe impossibile a fronte di un taglio così consistente ma c’è il trucco. Secondo quanto trapela dalla quinta commissione regionale (affari istituzionali e statutari) che sta preparando il testo, alla somma che già è stata sbandierata come un successo si aggiungerà un rimborso di 3500 – 3700 euro per coprire le spese di trasporto, abitazione e quant’altro di ogni consigliere.

Una somma che, non solo farebbe raggiungere la cifra dell’attuale busta paga, ma la farebbe addirittura superare visto che sarebbe netta. Non solo. Questo rimborso sarebbe forfettario e quindi eviterebbe la rendicontazione delle spese, cosa che spunterebbe le armi anche alla magistratura che sui rimborsi dei gruppi regionali ha aperto inchieste in tutta la Penisola facendo emergere situazioni incresciose come i rimborsi degli slip, delle tinture per capelli o delle feste di comunione.

A opporsi a questo finora sono stati soltanto i rappresentanti del M5S che oltre ai 2.500 euro che trattengono per loro sul percepito, si sono dati una soglia massima di 1.000 euro per i rimborsi ma solo dietro giustificativi.

EMILIA, IL VITALIZIO RIMANE. Restando nell’alveo dei consigli regionali, a Bologna, dove ha sede l’assemblea dell’Emilia Romagna, sembra di assistere a una partita di rugby, almeno a giudicare dal risultati di 30 a 21. Invece è la partita dei vitalizi tra i consiglieri che indossano la casacca della casta che hanno sconfitto di nove lunghezze quelli dell’anticasta. Lo scontro è scoppiato grazie a Matteo Richetti, pupillo di Matto Renzi, che con la legge regionale 17/2012 non solo aveva cancellato il vitalizio a partire dalla prossima legislatura, ma lo aveva anticipato alla legislatura in corso, seppur su base volontaria causa diritti acquisiti. A gennaio però, soltanto 17 dei 50 consiglieri avevano volontariamente rinunciato al vitalizio. Il resto aveva preso tempo per capire meglio, dando appuntamento alla finestra prevista dalla legge per metà luglio.

Nel frattempo Richetti (che coerentemente ha rinunciato al suo vitalizio) è stato uno dei pilastri della campagna di Renzi per le primarie ed è approdato sotto in Parlamento. Intanto però, gli altri consiglieri che avevano promesso di rinunciare o almeno valutare l’ipotesi, soltanto 4 si sono aggiunti ai primi 17, tre del Pd e uno del Pdl. In 30 hanno deciso di tenersi stretto il vitalizio che così scatterà al raggiungimento del sessantesimo anno di età. Tra i gruppi il Pd è quello con più consiglieri rinunciatari, 12 più l’ex Richetti sugli attuali 24. Bassissima la percentuale del Pdl con appena due su 11, mentre alla LegaNord hanno detto addio al vitalizio tre dei quattro consiglieri regionali.

IN SICILIA IL BLUFF E’ CONTRO LE DONNE. Passando dalla penisola all’isola più grande, l’ultima partita che si sta giocando nell’assemblea regionale siciliana è quella in difesa della poltrona di consigliere, che qui si chiama deputato regionale e si difende dalla possibilità che arrivino più donne a palazzo del Normanni.

Con l’elezione di Rosario Crocetta, un po’ come poi è avvenuto in Parlamento, sono venuti fuori i limiti della legge elettorale regionale che non garantisce la governabilità quando ci sono più di due coalizioni in campo. La priorità è stata quella di modificare la legge in maniera che, se dovesse cadere la giunta, si possa andare alle elezioni con un nuovo testo. E lo stesso governatore, insieme a tanti “deputati”, aveva sbandierato i punti anti-casta che doveva avere la nuova legge, a partire dall’abolizione del listino del presidente che ha permesso di fare entrare per conto dei partiti consiglieri non votati, come nel caso di Nicole Minetti in Lombardia.

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/regioni-i-tagli-sono-un-bluff/2211492/24

Gli aiuti umanitari vanno ad al-Qaida

14 agosto 2013 11 agosto 2013

 C’è una teoria secondo cui i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito utilizzano parte del loro denaro per gli ‘aiuti all’estero’ finanziando milizie come al-Qaida. Dal novembre 2011 al febbraio 2012, terroristi di al-Qaida in Somalia riuscirono ad ottenere il controllo su 480.000 sterline di aiuti britannici. Il ‘furto’ degli aiuti e delle attrezzature ‘venne nascosto nell’ultimo rendiconto pubblico del Regno Unito.’ Dailymail
Ci si potrebbe chiedere perché il governo del Regno Unito ha aumentato la spesa per gli aiuti all’estero, mentre riduce la spesa in altri settori. Il denaro degli aiuti viene utilizzato per corrompere dittatori amichevoli, finanziare gruppi terroristici e destabilizzare i Paesi che progrediscono?

 
jJustin Forsyth, ex-direttore per la comunicazione strategica di Tony Blair. Forsyth poi è diventato direttore generale di Save the Children UK. Secondo l’eccellente Andrew Gilligan del Telegraph: “Gli aiuti all’estero della Gran Bretagna sono caduti nelle mani di al-Qaida, ammette il Dipartimento per lo sviluppo internazionale:
1. In Somalia, “gli al-Shabaab di al-Qaida hanno ‘confiscato’ le apparecchiature dei contractors del Dipartimento per lo sviluppo internazionale in molteplici episodi negli ultimi tre mesi, prima di prendere una qualsiasi azione.”
2. “Gli aiuti finanziari inglesi furono spesi sovvenzionando ospiti in hotel a cinque stelle l’anno scorso, durante le Olimpiadi.”
3. “La percentuale degli aiuti inglesi spesi presso i Paesi più poveri è scesa dall’80 per cento a poco più del 65 per cento…“
4. “Molti cittadini inglesi si sono recati in Somalia per addestrarsi con il gruppo (al-Qaida).“

 Alan Duncan è il ministro inglese per lo Sviluppo internazionale. Dal 1982 al 1988 ha lavorato per il famigerato Marc Rich. Alan Duncan è stato membro del Circolo Pinay. In altre parole, sembra avere collegamenti con alcuni sionisti e fascisti? Gran parte degli aiuti per l’estero del governo viene consegnata ad associazioni di beneficenza come l’USAID. “L’USAID è ‘il braccio umanitario della CIA’ e Americares lo è anche. World Vision è anch’essa una copertura della CIA.” I molti volti della CIA
Sembra che le grandi associazioni di beneficenza internazionali come World Vision siano in realtà operazioni dell’intelligence nell’ambito delle attività per le operazioni clandestine di controllo mentale ed altre attività di disinformazione in tutto il mondo… Molti enti di beneficenza sono  facciate della CIA e dei suoi amici. Ai primi di settembre 2012, il Pakistan ha ordinato agli stranieri che lavoravano per Save the Children di lasciare il Pakistan. Il Pakistan ha dichiarato che Save the Children viene utilizzata dalle spie occidentali. Un medico accusato di aiutare la CIA ha affermato che Save the Children l’aveva introdotto presso gli ufficiali d’intelligence statunitensi. Il Pakistan ordina ai lavoratori stranieri di Save the Children di andarsene
Oxfam, come molti altri enti di beneficenza, è stata accusata di essere una copertura del servizio di sicurezza MI6 del Regno Unito. “Nei primi anni ’70, le Tigri Tamil cominciarono a stabilire campi di addestramento e depositi segreti di armi sotto la copertura di una rete di fattorie per la riabilitazione dei rifugiati della Società gandhiana. I fondi per le aziende agricole provenivano da Oxfam, una delle più potenti e segrete organizzazioni d’intelligence britanniche che agiscono sotto la copertura di organizzazione non governativa… John Glover, un autore inglese, ha scritto sul Western Mail del Galles degli attuali e futuri programmi di addestramento dei giovani tamil da parte dei mercenari inglesi. Una banda di mercenari reclutati nel sud del Galles addestra l’esercito dei Tamil che lotta per uno Stato separato nello Sri Lanka. Circa 20 mercenari furono arruolati dopo una riunione a Cardiff e trascorsero gli ultimi due mesi nel sud dell’India, preparando un esercito segreto per combattere la maggioranza sinhala, per la causa dello Stato tamil indipendente nello Sri Lanka’, aveva detto…” (LarouchePUB)

 David Miliband, il cui fratello Ed sarebbe il prossimo Primo ministro del Regno Unito.
David Miliband è stato il ministro del governo britannico responsabile del servizio segreto inglese MI6. Ora è a capo dell’International Rescue Committee (IRC), un ente di beneficenza degli Stati Uniti d’America attivo in oltre 40 Paesi. L’IRC fornisce “aiuto di emergenza, sviluppo post-conflitto e servizi di reinsediamento.” L’IRC sarebbe un’organizzazione di facciata della CIA. L’IRC è “un collegamento della rete coperta della CIA.” Questia
“Negli ultimi 60 anni almeno 1.000 miliardi dollari di aiuti per lo sviluppo sono stati trasferiti dai Paesi ricchi all’Africa. Eppure il reddito reale pro-capite è oggi inferiore a quello che degli anni ’70, e più del 50% della popolazione – oltre 350 milioni di persone – vive con meno di un dollaro al giorno… I Paesi africani pagano ancora quasi 20 miliardi di dollari in rimborso annuo del debito, un duro monito, l’aiuto non è gratuito… Jeffrey Winters, professore alla Northwestern University, ha sostenuto che la Banca Mondiale ha partecipato alla corruzione con circa 100 miliardi di dollari dei suoi fondi destinati al finanziamento dello sviluppo.” Perché l’aiuto estero danneggia l’Africa
In altre parole, il denaro degli aiuti all’estero va ai ricchi governanti fantoccio e ai leader delle milizie impiegate da Stati Uniti e Regno Unito?

 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://www.stampalibera.com/?p=65757&cpage=1#comment-121024

Indios Guaranì verso il suicidio di massa

13 AGOSTO 2013 28.380 VIEWS NO COMMENT

 Addio mondo crudele…

Ancora una storia di usurpazione di territori indigeni… Per quanto dovremo sopportare simili accadimenti? Cosa importa se queste tragedie sono distanti migliaia di chilometri, ci riguardano come se fossimo noi in pericolo. E non lo siamo comunque in modo strisciante già adesso?

Jervé

adios-mundo-cruel1

La loro minaccia è il più grande atto di dignità che hanno lasciato, sono stati derubati, massacrati, i loro capi uccisi e picchiati con una accusa cinica non potevano vincere. Come potrebbero difendere i loro diritti? Alcuni ragazzi in perizoma contro il sistema incestuoso del potere e della politica. Si brucia di rabbia per questa ingiustizia mentre si accende il cuore di orgoglio nel sapere il loro coraggio…

Una lettera firmata dai leader degli indigeni Guaraní-Kaiowá del Mato Grosso do Sul, annuncia il suicidio di massa di 170 persone (50 uomini, 50 donne e 70 bambini), se reso esecutivo l’ordine della Corte federale di  privare la tribù della ‘Cambará Farm’, dove sono temporaneamente accampati.

 Il territorio, che chiamano  ‘tekoha’ , ‘cimitero ancestrale’ significato,  è stato piantato con grandi piantagioni di canna da zucchero e soia, pronti per la riproduzione.

 Penalità per vivere sulla loro terra

Nel caso in cui gli indiani non sgomberino l’azienda l’ordine federale  prevede che la Fondazione Nazionale Indiana (Funai)  deve pagare una multa di circa 250 dollari per ogni giorno  che rimangono lì.

 Noi indiani abbiamo il diritto costituzionale di occupare la nostra terra, e continueremo a lottare ”, ha dichiarato il capo tribù Guarani, Vera Popygua, che esige il rispetto per il suo popolo, perché “è stato macellato.” ” Hanno ucciso i nostri leader, il che è triste e inaccettabile. Siamo una società avanzata che vive nel XXI secolo. Questo non può accadere, non dovrebbe accadere , “dice.

 Se l’ordine del tribunale non viene revocato, gli indiani hanno minacciato di  suicidarsi prima che il giudice stesso brasiliano, dopo di che chiedono di essere sepolti nel sacro territorio lungo il fiume Hovy.

 Gli indiani hanno chiesto da diversi anni la demarcazione delle loro terre tradizionali, ora occupate da bestiame e sorvegliate da uomini armati. Il leader del fotovoltaico nella Camera dei Deputati,  Sarney Filho, ha inviato questa lettera al ministro della Giustizia, chiedendogli di intervenire per impedire la tragedia.

 Cosa si può fare?

Metti questa immagine sul proprio profilo di Facebook e aggiungere messaggi

  • Firmate questa petizione  per la causa del Guarani Kaiowá

Lettera degli indiani (Recensione)

 Carta comunitaria dei Guarani-Kaiowá Pyelito Kue / Mbarakay-Iguatemi MS-per il governo e la giustizia del Brasile

 Noi (50 uomini, 50 donne e 70 bambini) Guarani-Kaiowá comunità di tekoha Pyelito kue / Mbrakay, scriviamo questa lettera la nostra attuale situazione storica e una decisione definitiva prima che l’ordine di spedizione espresso dalla Corte Federale di Ashland, MS, come sentenza n 0000032-87.2012.4.03.6006, il 29 settembre 2012. Abbiamo ricevuto informazioni che la nostra comunità sarà presto attaccata, violentata e gettata nel fiume dal Tribunale federale, Ashland, MS.

 Pertanto, è chiaro che proprio l’azione della Corte Federale genera e aumenta la violenza contro le nostre vite, ignorando i nostri diritti per sopravvivere fiume Hovy e intorno al nostro territorio tradizionale Pyelito Kue / Mbarakay.

 Comprendiamo chiaramente che questa decisione del Tribunale federale Ashland-MS è parte dell’azione di genocidio e sterminio indigena storico, nativo indigeno e Mato Grosso do Sul, vale a dire, l’azione stessa sta violando il Tribunale federale e sterminati e la nostra vite.

 Vogliamo rendere chiaro al governo che la Corte Federale e, infine, abbiamo già perso la speranza di sopravvivere con dignità e senza violenza nel nostro vecchio territorio, non crede più nella giustizia brasiliana. Chi denunciamo gli atti di violenza commessi contro le nostre vite? Per la giustizia del Brasile? Se viene generato il Tribunale federale e alimentando la violenza contro di noi.

 Abbiamo valutato la situazione e ha concluso che tutti andando a morire molto presto, e noi non abbiamo la prospettiva di un dignitoso ed equo, sia qui sulla riva del fiume, il più lontano possibile da qui. Ci siamo accampati qui a 50 metri dal fiume e Hovy dove ci sono stati quattro morti, due per suicidio e due a causa delle percosse e le torture delle aziende agricole uomini armati.

 Hovy vivere nel fiume per più di un anno senza alcun aiuto, isolato, circondato da uomini armati e resistito fino ad oggi. Mangiare una volta al giorno. Abbiamo passato tutto questo per recuperare il nostro territorio Pyleito vecchio Kue / Mbarakay. In realtà, sappiamo che al cuore della nostra antica terra sono sepolti molti dei nostri nonni, bisnonni e bisnonni, sono i cimiteri dei nostri antenati.

 Consapevole di questo fatto di storia, noi siamo e vogliamo essere morto e sepolto insieme i nostri antenati qui dove siamo oggi, quindi chiediamo al Governo e al Tribunale federale non ha ordinato il sfratto / espulsione, ma chiediamo mettere in atto la nostra morte collettiva e seppellire tutti noi qui.

 Si prega di una volta per tutte, di mettere in atto il nostro annientamento e di estinzione, così come l’invio di diversi trattori a scavare un grande buco per giocare e seppellire il corpo. Questo è il nostro appello ai giudici federali. Ora aspettiamo la decisione del Tribunale federale. Dichiariamo la nostra morte collettiva di Guarani Kaiowá e Pyelito Kue / Mbarakay e ci seppelliamo qui. Dal momento che abbiamo deciso di non lasciare qui completamente vivo né morto.

 Sappiamo di avere una migliore possibilità di sopravvivere con dignità qui nella nostra terra antica ha già sofferto molto e stiamo tutti morendo ritmo massacrato e buono. Sappiamo che sarà guidato dal bordo del fiume per la giustizia, ma non siamo fuori dal fiume. Come una popolazione indigena e la storia indigena, collettivamente deciso di morire proprio qui. Non abbiamo altra opzione è la nostra ultima spedizione prima della decisione unanime della Corte federale Ashland, MS.

 Onestamente, Pyelito Guarani Kaiowá Kue / Mbarakay

 Fonte: http://ctcqom.wordpress.com/2012/11/20/adios-mundo-cruel-170-indigenas-se-suicidaran-de-manera-colectiva/

SICILIA- SI SONO FOTTUTI I FONDI PER LA FORMAZIONE. INDAGATO ONOREVOLE DEL PD INSIEME AI SUOI FAMIGLIARI

Posted on giugno 27, 2013

Formazione professionale, croce e delizia della politica. Fateci caso: gli assessorati regionali alla Formazione, specie nel Mezzogiorno, sono tra quelli più ambiti seppur tra i meno platealmente combattuti. Chi li ha gestiti sul piano politico-amministrativo per un tempo sufficiente, alle elezioni successive è stato quasi sempre riconfermato, anche al di là del risultato del proprio schieramento. È successo in Campania, in Puglia, in Veneto e altrove. Inutile scendere in dettagli ulteriori, la spiegazione è intuitiva: nel bene e nel male.

Così come altrettanto spesso, laddove si è gestita la formazione professionale, si fanno i conti con grane giudiziarie, indagini e rogne di ogni tipo. Prendi la Sicilia, l’ultima è di un paio di giorni fa. A Messina la locale procura della Repubblica ha acceso i fari puntandoli su undici persone, accusate tutte di associazione a delinquere finalizzata alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche e al peculato. Non proprio  robetta minore. In pratica, si ipotizza che il fiume di danaro erogato dalla «repubblica autonoma di Trinacria» nel corso degli ultimi sei anni (parliamo cioè dal 2007 al 2013) in favore di non precisati enti di formazione, in realtà nascondesse il classico meccanismo che ha caratterizzato almeno la metà dell’intero comparto affidato alle Regioni. Vale a dire, enti inesistenti o esistenti sulla carta, strutture fittizie od operative ma con corsi farlocchi oppure concepiti ad hoc per raccattare qualche docente o «tutor» – come si chiamano oggi – cui in tasca resteranno poche centinaia di euro: che poi i corsisti si formino o meno, ottengano o no il rimborso ufficialmente dichiarato o previsto nei capitolati delle gare, questo non è affare che interessi più di tanto. Almeno fino a quando non entra a gamba tesa la magistratura. Come nel nostro caso siciliano che, ancora una volta, si qualifica per il coinvolgimento di pezzi di apparato e rappresentanza istituzionale del Partito democratico.

Sono infatti coinvolti il parlamentare nazionale messinese Francantonio Genovese, il cognato e consigliere regionale, Franco Rinaldi, le rispettive mogli dei due, Chiara e Giovanna Schirò, e poi la sorella di Genovese, Rosalia, il nipote Marco Lampuri, e Nicola Bartolone, Graziella Feliciotto, Salvatore Natoli, Roberto Giunta e Concetta Cannavò. Una foto di famiglia in cui i soldi uscivano dalle disponibilità del «marito» per entrare in quelle della moglie, del cognato o del parente del parente: con la differenza che il «marito» in questo caso era il pubblico erario per interposta persona. Tutte condizioni specifiche che aggiungono guai al guaio e che i magistrati messinesi, spintisi già fino a Palermo seguendo le impronte della presunta truffa associata, cercano di inserire in un progetto investigativo unitario. Perché gli inquirenti non scavano soltanto per capire quanto di quel fiume di danaro sia finito nelle tasche improprie di enti non riconosciuti oppure vivi soltanto formalmente o se i corsi siano stati realmente effettuati: c’è anche da dipanare la matassa della compravendita o della cessione dei rami d’azienda tra un ente e l’altro, la compatibilità delle procedure con i regolamenti statutari, la legittimità nell’erogazione dei fondi, oltre che l’eventuale elusione della normativa fiscale che necessariamente involge il ragionamento. Roba che a metterci le mani nel resto d’Italia si rischierebbero casi analoghi all’epidemia di «Rimborsopoli» che non ha finora risparmiato nessuno.

Messina era territorio ampiamente «bersaniano» prima dell’eclissi del figlio del benzinaio romagnolo: domenica scorsa la scossa del «civismo militante» ha determinato la vittoria di un candidato sindaco della lista «No Ponte», lasciando anche il Pd completamente di stucco. Almeno quanto la dichiarazione rilasciata alla Gazzetta del Sud dal capogruppo del Pd all’Ars Baldo Gucciardi: «Non commento mai le vicende giudiziarie, non sono per un garantismo peloso né per urla di scandalo. Ho sempre sostenuto, e lo confermo, che quando interviene la magistratura il sistema dei controlli ha fallito. La questione morale è sempre aperta». Eccone un altro che non commenta. Commentando.

di Peppe Rinaldi

http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1269482/Spariscono-i-soldi-pubblici—indagata-intera-familgia-Pd.html