Ecco cosa succede quando un’azienda italiana prova a comprare in Francia: il caso Grafica Veneta.

Scritto da Federico Succi  | Pubblicato Giovedì, 01 Agosto 2013 07:39

Mentre i francesi si divertono a fare shopping di aziende italiane chiedendo la massima tolleranza, quando accade il contrario si sentono profondamente indignati. Ecco cosa succede quando un azienda nostrana prova ad investire in Francia.

Questo è quello che è successo quando l’azienda italiana Grafica Veneta ha tentato (e sta tentando) di acquisire il gruppo francese Cpi, colosso da 3600 dipendenti. L’azienda italiana è uno dei più importanti gruppi grafici a livello europeo e si occupa tra le altre cose di stampare magazine per il New York Times, il brasiliano O Globo, lo spagnolo El Pais e la russa Pravda ed è in trattativa per l’acquisto del colosso francese che stampa oltre 500 milioni di libri ogni anno.

 L’offerta per l’acquisto è di 100 milioni di euro più altrettanti per la ristrutturazione. secondo quanto dichiarato dal Presidente di Grafica Veneta , Fabio Franceschi, al Corriere di Padova, «Stiamo lavorando da sei mesi a quest’operazione, sono coinvolti 21 avvocati», cosa che fa esclamare al Ministro per lo sviluppo economico, Flavio Zanonato, padovano di nascita «Italiani comprano aziende francesi, non il contrario».

 Ma la trattativa è tutt’altro che conclusa. I francesi storcono il naso alla sola idea che gli italiani possano “colonizzare” il loro paese e salvare le loro aziende, pensiero che evidentemente non gli sfiora (e non ci sfiora) quando loro vengono a fare “shopping” nella nostra penisola. Oggi lo stesso Franceschi ha dichiarato che “Il clima è un po’ ostile. I francesi si stanno blindando in modo abbastanza vergognoso perché non ci vedono proprio come i salvatori della patria. Quando invece vengono loro a comperare le nostre aziende, chiedono la massima tolleranza”.

 Insomma, siamo alle solite. Quando si tratta di farci colonizzare siamo sempre pronti a fare i “fessi” ma quando si tratta di colonizzare veniamo presi a pesci in faccia. C’è da dire che al momento l’azienda francese Cpi è di proprietà di 18 banche, fra cui Unicredit, che ne hanno preso il controllo nel 2009 e ridotto il debito a 123 milioni di euro. Ma pur di non consegnarsi nelle mani italiane, per Cpi si prospettano soluzioni interne. Si vocifera infatti di un’ offerta d’acquisto da parte della Bpi (Banque publique d’invetissement), paragonabile ad una nostra cassa depositi e prestiti, il che consentirebbe all’azienda di rimanere di proprietà francese.

 Ostruzionismo a tutti gli effetti, nonostante il Presidente Franceschi abbia grandi progetti di rilancio: “Grafica Veneta può contare su 350 mila euro di ricavi per dipendente, Cpi ne fa 130 mila a dipendente. Serve una ristrutturazione, è evidente, ma noi puntiamo a non lasciare a casa nemmeno un collaboratore e a investire 100 milioni in un anno per trasferire la nostra tecnologia”. L’impegno finanziario non sembra affatto spaventarlo ma anzi, rilancia: “Grafica Veneta può affrontarlo usando, per la metà del valore, la sua cassa e per metà a debito senza portare la leva oltre il tre per cento. La cosa che, a questo proposito, mi ha fatto molto piacere è che tutti i nostri fornitori ci hanno già fatto sapere che sono con noi. Dai primi cinque editori al mondo alle cartiere”.

 Ma a quanto pare, nonostante i buoni propositi gli italiani all’estero piacciono solo se si fanno comprare.

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