La pessima idea della Boldrini

Secondo la Boldrini “L’idea di una politica gratis, per quel che mi riguarda, è una pessima idea: è un modello che non dobbiamo inseguire anche se fa guadagnare titoli sui giornali“.

Dimezzare lo stipendio ai parlamentari più pagati d’Europa, eliminare i rimborsi elettorali già aboliti nel ’93 con un referendum, cancellare odiosi privilegi che ci costano milioni di euro in un momento di crisi senza precedenti sono pessime idee? Nel mese di luglio i partiti hanno incassato 91 milioni di euro, compreso SEL, il partito della Boldrini, entrato in Parlamento solo grazie alla coalizione con il pdmenoelle.

Il buchino di Milano

Il tunnel di via Gattamelata

I vostri video su: “Il buchino di Milano”

In Italia gira una barzelletta sul debito pubblico. Si dice, in particolare lo dicono i politici, che i 2074 miliardi di euro accumulati siano dovuti alla bontà dei governi. Troppo buoni verso i cittadini. Al fatto che i partiti, mossi da sentimenti sinceri, abbiano permesso per anni agli italiani di vivere al di sopra dei loro mezzi. Troppa scuola, troppa assistenza sanitaria, troppo welfare. Molti italiani ci credono e si sentono pure in colpa. La realtà è diversa. Il debito è stato creato dalla commistione tra politica e lobby. Dalle piccole e grandi opere inutili che hanno foraggiato, e tuttora foraggiano, schiere di “prenditori di Stato“, di cooperative rosse e bianche, di colleganze con la criminalità organizzata. A colpi di centinaia di milioni e di miliardi di euro. Il governo di Capitan Findus Letta è emblematico della situazione. Un cameo. Verrà ricordato per le decine di miliardi spesi per i cacciabombardieri e per la TAV in Val di Susa, un buco stimato in 21 miliardi di spesa. Buchi e cacciabombardieri pagati dai cittadini mentre viene distrutto lo stato sociale. Troppo stato sociale, pochi bombardieri, più Letta! Quando un’opera si dimostra inutile, irrealizzabile, troppo costosa, di solito è già tardi. I soldi pubblici sono già stati impegnati o spesi e non si può tornare indietro. Di solito i contratti tra pubblico e costruttori tutelano questi ultimi che incrementano i costi dei lavori per varianti d’opera, ritardi attribuiti all’amministrazione, richieste impreviste. Mentre tutti sono al corrente di grandi sprechi come il Ponte di Messina, pochi sanno delle bestialità locali. A Milano hanno fatto un buco, el bus de Milan, il “buchino di Milano“. La banda del buco ha iniziato a operare nel 2006 per collegare viale De Gasperi a via Gattamelata. L’intento era di dirottare nel tunnel, della lunghezza di 970 metri, il traffico in arrivo dalle autostrade verso la Fiera, questo prima del suo spostamento a Rho-Pero. I lavori dovevano terminare nel 2010 e non sono ancora terminati, anzi sono stati sospesi per sempre. Il costo è salito da 62 milioni di euro a circa 200 milioni. “Quel tunnel ha perso qualsiasi utilità da oltre 15 anni, ma non è mai stato fermato da nessuno. Centinaia di milioni potevano essere sfruttati meglio“,ha detto l’assessore comunale alla mobilità di Milano Maran. Forse il tunnel non è mai mai servito, sin dall’inizio, perché “Avrebbe riversato un flusso enorme di traffico in strade che non possono assorbirlo. Bisognerebbe chiedersi perché qualcuno ha voluto portare avanti a tutti i costi un progetto del genere” ha affermato Luigi Caroli, consigliere di Zona. Chi conosce il volume di traffico di ingresso dalle autostrade a Nord Ovest di Milano e la piccola ampiezza di via Gattamelata sa che convogliare il traffico in quella strada era impossibile. Bastava chiederlo a qualunque milanese. Chi ha voluto questo buco? Chi ci ha guadagnato? C’è un responsabile da qualche parte o non paga mai nessuno in questo Paese? El bus è ora un monumento visitabile a piedi per circa 400 metri, si può camminare al suo interno come in un immenso relitto post moderno. Nessuno sa cosa farne. Maran ha chiesto suggerimenti ai cittadini. Qualcuno propone di farne un autoparco di macchine rubate e recuperate dalla Polizia. Voi che suggerimento dareste al Comune di Milano?

 

Moldavo rapina la ex e la minaccia con un coltello

ci vorranno dei corsi apposta per integrare tali soggetti ed insegnare loro che rapinare e minacciare con il coltello non è proprio civile?
Non è abbastanza naturale che non sia un sano gesto?

Moldavo rapina la ex e la minaccia con un coltello
Pubblicato da ImolaOggiCRONACA, NEWSlug 30, 2013

L’ennesimo episodio di maltrattamenti nei confronti dell’ex compagna e’ accaduto ieri in via Poggio delle Corti a Primavalle, a Roma. La donna ha telefonato al 113 sconvolta, segnalando di essere stata rapinata e minacciata dall’ex compagno armato di coltello e presente ancora nell’abitazione.
I poliziotti del commissariato Primavalle e del Reparto Volanti, arrivati sul posto in pochi minuti, hanno trovato la vittima ferita al volto e sconvolta. L’uomo invece, C.A., moldavo di 23 anni, con vari precedenti di polizia, disteso sul divano, quando ha visto gli agenti ha iniziato ad inveire contro di loro. I poliziotti hanno notato subito la presenza di un grosso coltello fra due cuscini e il tentativo dell’uomo di nasconderlo con il proprio corpo.
L’uomo fin da subito ha mostrato strani cambiamenti di umore ed un susseguirsi di momenti di sonno ad altri di alterazione psico-fisica. E’ stato necessario infatti far intervenire personale del 118 per il trasporto in ospedale del 23enne che e’ stato poi arrestato. La vittima, gia’ nota alla polizia per altri episodi di violenza domestica, e’ stata fatta accompagnare in ospedale per le cure del trauma al volto.

NON DITE A FORNERO CHE ALESSANDRA GUERRA VA IN PENSIONE A 50 ANNI

L’ex consigliere regionale friulano, prima della Lega e poi del Pd, dal primo agosto percepisce un assegno da 3.700 euro al mese. Che le spetta dopo 15 anni di politica.

L’ex consigliere regionale friulano, prima della Lega e poi del Pd, dal primo agosto percepisce un assegno da 3.700 euro al mese. Che le spetta dopo 15 anni di politica. Altro che legge Fornero, in Italia c’è ancora chi va in pensione a 50 anni. L’ultima privilegiata della casta è Alessandra Guerra, che in Friuli si è ritirata dall’attività lavorativa della politica con 3.700 euro netti al mese con cui vivere comodamente (4.388 euro l’importo lordo che le sarà corrisposto dallo Stato per 15 anni di vita nelle istituzioni).

Guerra è stata eletta per la prima volta nel consiglio regionale del Friuli nel 1993. Dallo stesso consiglio è uscita nel 2008. Nel 1994-1995, all’alba dell’intesa tra la Lega e Berlusconi, fu pure presidente; dal 2001 al 2003 fu la vice di Tondo, oltre che assessore alla Cultura. Nel 2003 si candidò contro Riccardo Illy, e perse. Nel 2008, invece, si candidò con lui, lasciando la Lega per il Pd. E contro il Carroccio, che le aveva negato uno scranno sicuro alla Camera, scrisse un libro.

Dopo la sconfitta di Illy, è arrivato l’addio alla politica. Guerra ha ripiegato su famiglia e insegnamento. Il 19 luglio ha compiuto 50 anni e immediatamente ha chiesto l’anticipo del vitalizio: la vecchia legge regionale permetteva di ottenerlo a 55 anni e di anticiparlo a 50. Detto, fatto. Da giovedì, primo agosto, arriveranno 4.388 euro lordi al mese. “Era un mio diritto” si è difesa Guerra che ha accusato la politica di averla abbandonata. Sarà, ma di certo non l’ha lasciata con le tasche vuote.
http://www.cadoinpiedi.it/2013/07/31/non_dite_a_fornero_che_alessandra_guerra_va_in_pensione_a_50_anni.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

Le scuole elementari stanno diventando delle cliniche psichiatriche

come ai tempi di stalin. il regime sceglie chi “prelevare”. La scuola come allevamento di cavie per la PSICHIATRIA.
Conflitti di interessi con le case farmaceutiche? Sia mai.

Le scuole elementari stanno diventando delle cliniche psichiatriche
www.ccdu.org
Aumento esponenziale del consumo di psicofarmaci sui bambini: un esempio di applicazione delle teorie psichiatriche che saranno promosse all’imminente congresso mondiale di Milano sull’ADHD

Merano. Recentemente abbiamo ricevuto la sconvolgente segnalazione di alcuni genitori di Merano, preoccupati del rapporto molto stretto tra il reparto di psichiatria infantile e le scuole elementari. Infatti parecchi bambini si recano regolarmente all’ospedale di Merano per essere “aiutati” nelle loro difficoltà e spesso la psichiatra presiede alle riunioni degli insegnanti e detta o addirittura “impone” il percorso del bambino. La situazione è talmente grave che un genitore ha persino presentato un reclamo al garante della privacy e un esposto all’ordine dei medici sulla dr.ssa Donatella Arcangeli, primario del reparto di neuropsichiatria infantile di Merano. Abbiamo anche incaricato l’avvocato Francesco Miraglia del foro di Modena, che già in passato aveva fatto si che il figlio sottratto ingiustamente perché secondo gli psichiatri “non riusciva a essere emotivamente vicino al figlio” venisse restituito al padre, di valutare la necessità di inoltrare un esposto alla Procura di Bolzano. E purtroppo i risultati di una breve investigazione sull’area di Merano sono molto preoccupanti, tanto che informeremo le autorità competenti, in primis l’Assessore alla Salute di Merano.
Ma veniamo ai fatti. Secondo la lettera di questo papà, i bambini delle scuole elementari frequentano [una specie di] doposcuola in un piano dell’ospedale di Merano, proprio sopra il reparto di neuropsichiatria infantile, a volte all’insaputa dei genitori. Infatti secondo questo genitore: «C’è una chiara commistione tra la neuropsichiatria infantile e il “doposcuola”. Per esempio nel caso di mio figlio la dott.ssa Arcangeli mi ha messo al corrente che […] sarebbe dotato di un’intelligenza superiore alle attuali capacità intellettive che però visto il mio rifiuto di somministrargli il Ritalin questo gli comporta degli scompensi […]. Mi chiedo come possa la dott.ssa Arcangeli fare queste affermazioni dato che non le ho dato alcun consenso di visitare mio figlio. Mi chiedo se mio figlio e gli altri bambini stiano facendo il “doposcuola” oppure non siano sottoposti a test e osservazioni da parte della neuropsichiatria infantile durante il periodo del “doposcuola” e se i genitori siano al corrente di quanto sta succedendo.»

Il nostro comitato denuncia da anni la medicalizzazione della scuola e il fatto che le scuole stiano essendo trasformate in cliniche psichiatriche. Merano è certamente “all’avanguardia”: hanno “spostato la scuola” direttamente in psichiatria. E con la recente apertura del nuovo reparto di psichiatria infantile le cose non sono certo cambiate; sono solo cambiati i locali ma la commistione sembra essere ancora più stretta.
Gli effetti negativi di questa politica non hanno tardato a farsi sentire. Abbiamo scoperto che Merano vanta il triste primato del maggior numero di bambini psichiatrizzati e soggetti a trattamenti con psicofarmaci d’Italia. Secondo le dichiarazioni della stessa dr.ssa Arcangeli, a Merano, un comune di soli 38.000 abitanti, nel 2010 c’erano ben 160 bambini psichiatrizzati e 40 bambini soggetti a trattamenti con potenti psicofarmaci. In questo comune i consumi di psicofarmaci nei bambini sono ben 13 volte superiori alla vicina Provincia Autonoma di Trento (con 62 bambini su 450.000 abitanti) dove è in vigore una legge che protegge i bambini dagli abusi di psicofarmaci, e ben 4 volte superiori alle cifre dei consumi di psicofarmaci nei bambini del resto d’Italia. Sottolineiamo altresì che nel corso di un colloquio, la dott.ssa Arcangeli si è vantata di avere il miglior centro italiano di riferimento per la “cura” dell’ADHD.
Merano è un esempio di applicazione delle teorie psichiatriche relative all’ADHD che verranno promosse a Milano, dal 3 al 6 giugno nel 4° convegno mondiale sull’ADHD dal titolo: “”Il disturbo ADHD dall’infanzia all’età adulta”. Sponsor principale del convegno: Shire AG; sponsor maggiore: Eli Lilly and Company; sponsor generali: MEDICE Arzneimittel Pütter GmbH & Co. KG, SensoDetect AB (publ), Vifor Pharma e Wisepress Ltd. A nostro avviso la situazione di Merano dimostra chiaramente come l’applicazione delle teorie e “soluzioni” che le case farmaceutiche tenteranno di imporre in questo congresso potrebbe portare a un aumento esponenziale del consumo di psicofarmaci nei bambini. Date le premesse è difficile contestare il fatto che questo convegno non sia altro che un’operazione di marketing sulla pelle dei bambini.

Al convegno ci saranno centinaia di esperti, psichiatri, professori, ecc. che da anni studiano e lavorano su una malattia che lo stesso Leon Eisenberg, padre scientifico dell’ADHD, ha affermato essere “il principale esempio di malattia inventata”. Gli studi, il convegno, le terapie, i consulenti, i professionisti, ecc. vengono pagati da noi contribuenti sia direttamente sia attraverso il consumo di psicofarmaci nei bambini (dato che spesso questi farmaci sono rimborsati dal servizio sanitario). Tutti soldi che finiscono nelle casse delle case farmaceutiche in primis, e in secondo luogo di operatori, studiosi, professionisti, ecc. Il tutto per “curare” una malattia inventata. Infatti nel corso del 1° convegno Erickson di Trento del 4 e 5 maggio 2012: “I disturbi di attenzione e iperattività”, la dr.ssa Arcangeli stessa ha affermato che la parte più difficile della terapia consiste nel convincere i genitori che il loro bambino è ammalato di ADHD.

Il dottor Eisenberg ci ha finalmente svelato il motivo per cui i genitori non riescono a credere agli psichiatri: è una malattia fittizia!
E ammettendo per assurdo che questa malattia abbia una qualche validità, abbiamo scoperto che i potenti psicofarmaci a base di anfetamine utilizzati per “curare” i bambini non funzionano neppure. Infatti uno studio multimodale sul trattamento dei bambini con ADHD che ha monitorato ben 600 bambini statunitensi fin dagli anni ’90, ha concluso che qualsiasi “vantaggio viene perso dopo 36 mesi”. E agli effetti collaterali di questi farmaci (a volte molto gravi come il suicidio) questo studio ha aggiunto la possibilità che un utilizzo a lungo termine possa “bloccare la crescita dei bambini”.
Per impedire che anche in Italia venga attivato questo assurdo sistema che assorbe miliardi di euro al solo fine di distribuire dei medicinali che distruggono e rovinano le vite di milioni di bambini, il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani ha indetto un corteo di protesta che partirà a Milano in Piazzale Damiano Chiesa alle ore 14.00 di venerdì 7 giugno. Proteggiamo i nostri bambini.
Silvio De Fanti
Vicepresidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus
www.ccdu.org
http://www.stampalibera.com/?p=64588

Il disastro economico americano,Detroit è fallita e ora le case si vendono a 300 euro

Damiano Beltrami
Sono abbandonate e in quartieri fantasma “dove al massimo si può incontrare qualche spacciatore”

Sembrano affari. Case a un quarto d’ora di macchina dal centro di Detroit in vendita a 300 euro. Sì, 300 euro. Case di 120-140 metri quadri con tre camere da letto, due bagni, cucina e salone. E ce ne sono pure da 100 euro, persino da 50 euro. Te le tirano dietro.

Basta fare una passeggiata virtuale su siti di agenzie immobiliari come Realtor.com per trovare diverse di queste villette nei sobborghi a Nord-Ovest di Detroit svendute a prezzi di liquidazione totale. Ma la domanda che s’impone è semplice: qual è la fregatura? L’inghippo c’è, ed è triplice.
Primo, bisogna considerare i quartieri in cui si trovano queste abitazioni super low-cost. Si tratta di aree punteggiate di case abbandonate dove non circola alcun vicino sorridente e pronto a prestarti lo zucchero o la tagliaerba. Al massimo si può incontrare qualche loquace spacciatore di crack. «Case a prezzi assurdi», ha commentato un anonimo lettore su uno di questi siti di saldi immobiliari, «mi domando se il pacchetto comprenda anche le munizioni che ti servono per evitare di essere impallinato in giardino». E un altro ha rincarato la dose: «Lì quando vai a letto devi indossare l’armatura».
Mettiamo che il nostro potenziale acquirente sia un ex marine molto coraggioso, che sa come farsi rispettare e non si scoraggia per la presenza di vicini poco socievoli. Bene, dovrà considerare un secondo problema: la criminalità fa sì che queste case all’interno siano completamente da rifare. Diverse squadre di ladruncoli hanno via via lasciato l’appartamento vuoto. Qualsiasi cosa avesse un minimo valore, dai lampadari ai lavabi dalla moquette agli infissi è stata portata via. Per poterle abitare, queste case, occorre rimetterle a nuovo. Da cima a fondo. «Tutto quello che è trasportabile all’esterno è a rischio», ha spiegato Jeremy Brown, un agente immobiliare di Detroit. «Mentre stai facendo i lavori ti conviene pagare qualcuno che dorma in casa e faccia la guardia. E appena la villetta è sistemata bisogna fare il trasloco alla svelta. Questi non sono quartieri facili, la gente si arrangia come può, cerca di sopravvivere».
Tutto vero. Ammettiamo, però, che nonostante i vicini poco rassicuranti e nonostante la casa sia da rifare completamente, l’idea di un immobile da comprare a 300 euro sia comunque allettante. A questo punto il potenziale impavido acquirente deve considerare un terzo fattore: queste sono case pignorate e abbandonate da anni, per cui chi subentra deve accollarsi le tasse di proprietà anche degli anni precedenti in cui non sono state versate. Solo nel 2011, l’ultimo anno per il quale si dispone di dati, la contea di Wayne di cui Detroit fa parte, si è ritrovata un buco di 170 milioni di dollari per tasse immobiliari non pagate. Tornando al nostro ipotetico acquirente, i grattacapi non sono ancora finiti. Naturalmente deve anche sborsare la commissione all’agenzia immobiliare. E appena firma il contratto la casa viene automaticamente rivalutata, il che si traduce in un aumento delle tasse di proprietà.
A dispetto di tutti questi elementi che fanno pensare che queste case a 300 euro non siano per nulla un affare, ma più probabilmente una rogna, qualcuno può continuare a ritenere che siano un investimento. Specie se, come sperano questi inguaribili ottimisti, in futuro la zona verrà riqualificata.
«Campa cavallo», spiega Jada Hill, che di recente ha comprato con il marito una casa in una zona migliore a 80mila dollari (60mila euro). «In aree così malconce a meno che un mucchio di gente non arrivi tutta allo stesso tempo non si riqualifica un bel nulla. Ciò che deve scolpirsi in testa la gente è che le case non sono delle scommesse, sono dei posti in cui vivere. Finché la gente le compra per rivenderle e non pensa neanche lontanamente di metterci piede come diavolo si fa a rivitalizzare il quartiere?».
Dibattiti e polemiche di una città ufficialmente fallita qualche giorno fa e in forte crisi da decenni, strozzata da un debito che oggi sfiora i 19 miliardi di dollari, dove gli edifici abbandonati sono ben 78mila e dove gli immobili in svendita a prezzi da fine mercato sono migliaia. Si pensi che l’anno scorso all’annuale asta delle case pignorate della contea di Wayne ne sono state sbolognate 12mila, alcune delle quali al prezzo di partenza di 500 dollari (377 euro).
Di fronte a questi dati la domanda è sempre la stessa: come ha potuto Detroit arrivare a questo punto? Come ha spiegato a Linkiesta Thomas Sugrue, professore di Storia e Sociologia all’università della Pennsylvania autore di libri e saggi sul declino della Motor City, si è trattato di un mix di razzismo e cattiva gestione finanziaria.
«A cominciare dagli anni Cinquanta – dice Sugrue – i bianchi si sono trasferiti nell’hinterland, e con loro si sono spostati anche i loro soldi. Le tensioni razziali latenti sono scoppiate sul finire degli anni ‘60, in particolare nel 1967, durante cinque giorni di scontri in cui persero la vita 43 persone: 33 neri e dieci bianchi. Dopo quei fatti la città si svuotò. Così Detroit città ha perso gran parte dei proventi delle tasse. Senza soldi in cassa è difficile ristrutturare scuole, strade, ponti».
Secondo Sugrue l’altro aspetto da considerare è che a partire dagli anni ‘80 il governo federale ha tagliato molto i fondi alle città. Le spese per le metropoli sono passate dal 12 al 3 per cento. «Per cui – continua Sugrue – città come Detroit, che già dovevano far fronte alla diminuzione delle entrate delle tasse perché la popolazione diminuiva si sono trovate in gravissima difficoltà. E invece di prendere decisioni dolorose per snellire il numero dei loro dipendenti hanno continuato a operare come se nulla fosse, sulla base del tornaconto elettorale di breve termine».
Una delle istantanee di questo disastro, a cui ha anche contribuito la grande recessione del 2008, sono queste case fantasma in vendita online a 300 euro o poco più. Sembrano affari, ma il rischio del classico bidone è reale.
http://www.linkiesta.it/detroit-case-300-euro#ixzz2aWawXS3V

Se il Corriere fa lo scoop ma lo nasconde agli italiani

La “bomba” del decreto di chiusura dei mercati finanziari annegata in 2 righe di editoriale. Perché?

Immaginiamo i tantissimi milioni di italiani che non leggono i giornali informandosi quotidianamente sui siti web, ascoltando la radio, intercettando pillole di news al bar, dai propri smarphone e tablet o, più tradizionalmente, ascoltando il telegiornale. Sono la stragrande maggioranza della popolazione e stasera andranno a letto senza aver saputo nulla della notizia bomba raccontata stamattina dal direttore del Corriere della Sera. Scrive de Bortoli, in un editoriale dal titolo Un delicato anniversario (riferendosi alla lettera della Bce recapitata il 5 agosto 2011, ndr): «L’episodio è inedito ma, nelle ore più drammatiche di quel tardo autunno (2011, ndr), un decreto di chiusura dei mercati finanziari era già stato scritto d’intesa con la Banca d’Italia. Quel decreto rimase in cassaforte — e speriamo che vi resti per sempre —, ma vi fu un momento nel quale temevamo di non poter più collocare sul mercato titoli del debito pubblico…». Per essere chiari, significa che le autorità italiane erano probabilmente ad un passo dal bloccare i prelievi agli sportelli, chiudere le banche e via elencando. Una situazione alla greca o alla cipriota per intenderci, non più solo paventata o vagheggiata bensì scritta e descritta in un decreto del governo.

Questo ha detto stamattina il principale quotidiano del paese, attraverso la penna autorevole del proprio direttore. Poche righe scivolate dentro l’editoriale senza alcuna menzione o riferimento nel titolo. Solo leggendolo te ne potevi accorgere.

A noi la rivelazione di de Bortoli appare una notizia enorme. Oggi ne abbiamo dato conto e commentata a vario titolo con Luca Telese, che ha raccontato in parallelo l’editoriale del direttore e la risposta affiancata del presidente Giorgio Napolitano a Fausto Bertinotti (che accusava il Colle di congelare il libero gioco del parlamento e modificare di fatto la costituzione materiale del paese), ipotizzando l’idea di un pacchetto di mischia a tutela del governo Letta esposto ai marosi della crisi a pochi giorni dal D-day giudiziario del Cavaliere. Ne abbiamo dato conto con Salvatore Merlo, che ha raccontato le differenti visioni dei grandi giornali, tra Repubblica che chiede elezioni anticipate e Corriere che drammatizza il quadro per blindare palazzo Chigi. E con Fabrizio Goria che ha ricostruito quei giorni drammatici dell’autunno 2011, ripercorrendo l’abisso in cui il Paese stava precipitando, lo spread che esplode, il G20 di Cannes, le telefonate dai vertici Ue, la fine di Berlusconi e l’arrivo di Monti.

Ci siamo però tenuti un altro spazietto fino a sera, immaginando che la notiziona emergesse nel corso della giornata, che la rivelazione diventasse l’apertura di tutti i siti, elemento di dibattito pubblico diffuso ben al di fuori della stretta cerchia di addetti ai lavori e smanettoni di Dagospia attenti a decrittare ogni spiffero, retroscena e messaggio in codice. Invece nulla. Magari domattina verremo smentiti (e ne saremmo felici) perchè il Corriere o altri giornali pubblicheranno il testo del famoso decreto tirato in ballo da de Bortoli, faranno analisi e approfondimenti ad hoc lanciando un dibattitto che arriverà, tramite il piccolo schermo, fin dentro le case degli italiani. Ma fino a quel momento, resta una domanda inevasa: è giusto che un fatto così enorme, che stava per interessare e cambiare la vita di milioni di persone, venga semi nascosto in due righe due di un editoriale pur prestigioso del principale quotidiano del Paese? Naturalmente non ci stupiamo che i vertici istituzionali stessero lavorando ad un piano di emergenza nè che un giornalista del calibro di de Bortoli ne potesse essere a conoscenza, ci mancherebbe. Non siamo così ingenui. Solo ci colpisce che la rivelazione bomba, nel momento in cui si decide di raccontarla, non meriti una spiegazione più dettagliata agli italiani, qualche elemento in più, almeno un titolo di giornale…
http://www.linkiesta.it/corriere-scoop-nascosto#ixzz2aWanl4Z3