Relazioni Italia-Usa: “Chi rompe non paga e i cocci non sono suoi”

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di Enrico Galoppini

C’è un famoso proverbio che recita “chi rompe paga e i cocci sono suoi”.

Ma guai a farlo valere per le tonnellate di bombe con cui i “liBBeratori” tappezzarono la nostra terra settant’anni fa. Anzi, pare che dobbiamo ringraziarli senza sosta per averci “liberati da noi stessi”!

Per tutti i morti, i feriti e le distruzioni di abitazioni civili, impianti produttivi ed infrastrutture, Lorsignori non hanno mai pagato.

Si dirà, “e il Piano Marshall”? Buono quello… Ma non l’avete ancora capito come funziona il “business della ricostruzione”? L’hanno ripropinato anche ai poveri iracheni. Si tratta della “guerra per il dopoguerra”: distruggo tutto, ma proprio tutto (tranne quello che m’interessa funzionante appena ci metto le mani, ad esempio gli impianti d’estrazione petrolifera), per “ricostruire” e quindi indebitare in eterno “l’aiutato”. E nel frattempo sponsorizzo il referente politico locale al quale farò riscuotere il consenso per essersi saputo aggiudicare “gli aiuti”. E già che ci sono gli impedisco di sviluppare autonomamente i settori economici strategici per assicurami la sua eterna dipendenza (vedasi l’informatica italiana, fatta andare intenzionalmente in malora).

Come se non bastasse, l’ammontare di questi cosiddetti “aiuti” del Piano Marshall è stato stimato in circa un decimo del furto realizzato alla nostra economia attraverso l’imposizione delle AM-lire (sarà anche bene ricordare che la RSI, col suo ministro delle Finanze, Domenico Pellegrini Giampietro, aveva chiuso il suo bilancio addirittura con un attivo).

Dunque, loro hanno “rotto”, e noi abbiamo “pagato”.

E per questo, probabilmente, non si riprendono neanche i “cocci”.

Cioè le bombe che ancora, in Italia, con una stupefacente frequenza spuntano dai terreni, dai fondali marini e soprattutto dai centri abitati, dalle acque prospicienti e lungo le principali vie di comunicazione. Sono bombe anglo-americane, è bene dirlo, altrimenti c’è sempre qualcheduno che pensa siano “tedesche” (quelle tedesche non riemergono di norma nei centri abitati).

Ieri a Genova ne è stata disinnescata una nel porto, ad opera di artificieri italiani. Un lavoro rischioso, in cui si rischia la pelle se qualcosa va storto.

E funziona sempre così (riporto una selezione di analoghi fatti recenti):

Ritrovata bomba Seconda Guerra Mondiale su scogli

Bomba della seconda guerra mondiale

ritrovata nel cantiere del Crescent

Bomba della Seconda guerra mondiale

ritrovata sulla provinciale Buddi Buddi

È stata fatta brillare la bomba della seconda guerra mondiale ritrovata a Boncellino

Trovata bomba II Guerra Mondiale a Imola

Esplosione nel Tagliamento, la maxi-bomba ora non fa più paura

Bonifica ordigni seconda guerra mondiale. In tre mesi disinnescati 13 ordigni in Sicilia

Esplosione bomba Seconda guerra mondiale ad Anzio

Ma se la bomba era americana, e di americani in Italia siamo pienicon tutte le basi militari che hanno, perché non sono venuti loro a toglierla da dove l’avevano lanciata? Siccome sono qui per “proteggerci” e “difenderci”, potevano dare l’esempio, rendendo innocuo il loro gingillo esplosivo, con tanto di hip hip hurrà dalla banchina da parte degli eterni “riconoscenti”.

 

Ma mica sono scemi gli americani. Gli scemi siamo noi, che mandiamo i nostri artificieri a rimediare ai danni dei Badroni. E pure servi e vigliacchi, che nemmeno abbiamo il coraggio di provarci a chiedergli questo banale e logico servizio di “bonifica” che tra “alleati” sarebbe un atto di cortesia. Facciamo tanto gli sbruffoni con l’India, pensando che si tratti di un’accozzaglia di fachiri e morti di fame, mentre al solo pensiero d’importunare l’America sentiamo lo stimolo della cacarella.

Germania e Giappone non se la passano certo meglio in quanto a ‘ricordini di guerra’, ma questo è il destino dei vinti, checché i “media” si affannino per far credere che l’euro e “la crisi” siano pilotate dalla… Merkel!

È però praticamente impossibile arrivare ai livelli infimi di servilismo della Repubblica delle Banane, che ha mandato allo sbaraglio i “nostri ragazzi” a trattare, senza adeguate protezioni, i residui dei bombardamenti all’uranio impoverito, mentre “gli alleati” erano dotati di tute, guanti e maschere (e guai a chiedere il perché ad un ufficiale italiano/Nato, col rischio di sentirsi dare del “coniglio”).

Se c’è da svolgere un esperimento, tutti assieme, chi volete che faccia da cavia quando il rapporto è tra padrone e schiavo?

E chi dovrà quindi “mettere in sicurezza”, a casa sua, i siti nei quali rispuntano le bombe, prendendosi tutti i rischi del caso?

D’altra parte questo non è un paese serio, con un minimo di dignità. È stato infatti firmato dal “Presidente della Repubblica” un decreto che consente al Ministero della Giustizia di rinunciare alla giurisdizione italiana sui reati commessi, in Italia, da militari della Nato, guarda caso appena prima dell’ingiustificabile “grazia” concessa al colonnello Romano, l’unico non dipendente della Cia della squadra di americani protagonista dell’ormai famoso “caso Abu Omar”, evidentemente destinato a provocare la trombatura dell’allora capo del Sismi, Pollari, in favore di un altro più “allineato”.

Quella tra Italia e Stati Uniti, non è una “alleanza”, ma una relazione di costante umiliazione e sudditanza.

E finché durerà, toccherà a noi pedalare, e alla svelta, per andare a togliere i “cocci” di tutto quello che hanno rotto e per cui non hanno mai pagato.

http://europeanphoenix.it/component/content/article/4-politica/599-relazioni-italia-usa-chi-rompe-non-paga-e-i-cocci-non-sono-suoi

 

Relazioni Italia-Usa: “Chi rompe non paga e i cocci non sono suoi”ultima modifica: 2013-04-10T19:46:00+02:00da davi-luciano
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