L’Unione europea affonda nella recessione

Le misure di austerità imposte dalla troika dell’usura internazionale stanno distruggendo le economie degli Stati membri Ue

 Andrea Perrone

 La crisi dell’euro inghiotte lentamente tutti gli Stati membri Ue – Cipro docet – anche quelli con la tripla A. Ad affondare nella recessione è la stessa Francia, ma non è la sola ad essere ridotta in queste condizioni. Nel IV° trimestre il Pil d’Oltralpe ha registrato una contrazione congiunturale ed annuale pari a -0,3%. A sottolineare la crisi attuale è stata ieri l’Insee, e che con questi numeri non ha fatto altro che confermare i dati preliminari. La domanda interna (consumi e investimenti) ha sottratto al Pil -0,1 punti, la variazione dello scorte ha sottratto -0,4 punti, mentre le esportazioni nette hanno raggiunto 0,2 punti. L’intero 2012 si è chiuso con crescita zero, nel 2011 il Pil transalpino è arrivato a quota +l’1,7%.

Anche se il tasso di disoccupazione francese è inferiore a quello della Grecia (che ha raggiunto ormai il 27%), ma è ancora troppo alto rispetto al periodo precrisi. Ma  stampa e politici ritengono che una delle ragioni che stanno dietro l’aumento della disoccupazione sia legata alle dimensioni dei sussidi di disoccupazione. Secondo il quotidiano Le Figaro, un disoccupato francese può ricevere fino al 57,4% del suo ultimo stipendio. E così i fautori dell’iperliberismo e dei tagli allo Stato sociale gongolano perché possono affermare che tali sussidi di disoccupazione costituiscono soltanto dei generosi disincentivi per i disoccupati a cercarsi uno straccio di lavoro, rendendo così la ricerca di una nuova occupazione una opzione meno attraente. Altri sottolineano che l’aumento della disoccupazione è legato alla crisi dei imprese pubbliche, che svolgono un ruolo importante nell’economia francese. A loro avviso, il del settore statale è stato sostenuto dal bilancio dello Stato e in che modo, quando il governo non può più aumentare il suo indebitamento, i problemi reali del settore statale diventano visibili. Se questo punto di vista è corretto, allora non ha senso cercare di combattere la disoccupazione senza prima risolvere i problemi delle imprese statali che sono considerate eccessivamente regolamentate e spesso immerse fino al collo nella corruzione e nella ipertrofia burocratica. Allo stesso tempo, i politici di sinistra e gli analisti ritengono che le imprese statali non sono il problema principale e che lo Stato può e deve sostenerli. Dal loro punto di vista, il problema più grande non è il settore statale, è il settore finanziario. Lo Stato ha sponsorizzato il salvataggio delle grandi banche e delle istituzioni finanziarie non bancarie benché queste siano improduttive e molto costose, facendo in modo che i prestiti ad usura finiscano per incrementare il debito pubblico e per pesare sulle spalle dei popoli. Almeno in teoria, il denaro speso per salvare le banche, gli azionisti della banca e i possessori di obbligazioni della banca potrebbe essere speso, invece di aiutare i disoccupati o sostenere le imprese statali per creare nuovi posti di lavoro. Entrambe le soluzioni concorrenti potrebbero essere in parte ragionevoli, ma i disoccupati francesi non hanno tempo di aspettare, hanno bisogno di un lavoro per guadagnarsi da vivere e non aspettare le decisioni dei politici nel cercare un consenso nei confronti di ciò che deve essere fatto rapidamente per risolvere problemi troppo urgenti. In realtà si celano poi altre problematiche. Dietro a questi tentativi di spostare gli ammortizzatori sociali potrebbe nascondersi la volontà di annullarli definitivamente per risparmiare sulle disgrazie dei lavoratori e garantire così un risparmio consistente allo Stato. Tuttavia nel resto dell’Unione europea le cose non vanno molto meglio. Nella stessa Gran Bretagna nel IV° trimestre il Pil ha subito una contrazione pari a -0,3%, su base annuale -0,2%. Per l’intero 2012 la crescita dovrebbe essere pari al +0,3% contro il +1,1% del 2011. Da segnalare che il deficit delle partite correnti salito al 3,7% del Pil, rappresenta senza alcun dubbio il maggiore disavanzo dal lontano 1989.

Ma c’è un altro malato nell’Ue e questo lo è veramente: la Spagna. Del resto le notizie che ci giungono dal bollettino mensile della Banca centrale iberica non sono confortanti. Da quanto emerge dal documento è che l’economia spagnola quest’anno dovrebbe registrare una contrazione dell’1,5% per tornare a crescere (0,6%) nel 2014. Decisamente grave anche la situazione occupazionale. Il tasso di disoccupazione spagnolo potrebbe aggiornare il proprio record al 27,1% a partire dal prossimo anno. Nel documento della Banca di Spagna si sottolinea inoltre che il rapporto tra deficit e Pil si attesterà al 6% nel 2013 e al 5,9% nel 2014, il doppio della soglia del 3% consentita dal Patto di stabilità europeo. Una realtà non certo rosea. Ma quel che è più grave sono le dimensioni della crisi, ormai assolutamente endemica dal Nord al Sud dell’Europa.

 28 Marzo 2013 12:00:00

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19946

 

L’Unione europea affonda nella recessioneultima modifica: 2013-03-31T08:10:00+02:00da davi-luciano
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