Siria. Londra e Parigi premono per armare i ribelli, Berlino frena

Il Consiglio di Sicurezza Onu dà il via libera a un’indagine internazionale sull’utilizzo di armi chimiche nel Paese arabo 

Matteo Bernabei

Si è aperto all’insegna dei dubbi tedeschi il vertice di ieri a Dublino, nel corso del quale i ministri degli Esteri dei Paesi Ue erano chiamati a discutere della rimozione dell’embargo che vieta la vendita di armi ai ribelli siriani. Rimozione pretesa da Francia e Gran Bretagna, pronte addirittura a rompere l’unità dei 27 attraverso azioni unilaterali.
“Siamo scettici e stiamo esaminando la questione. Allo stesso tempo ci rendiamo conto che dobbiamo essere pronti a modificare la nostra politica se cambia la situazione. Concentrare l’attenzione sugli aspetti militari è comprensibile, ma incide troppo a breve termine. È necessario invece rafforzare il sostegno alle forze moderate all’interno della popolazione”, aveva affermato il titolare della diplomazia di Berlino, Guido Westerwelle, nel corso di un’intervista alla Sueddeutsche Zeitung rilasciata alla vigilia dell’incontro, sottolineando inoltre che “il pericolo è che le armi finiscano nelle mani sbagliate”.
Affermazioni condivise da molti altri governi europei, soprattutto alla luce del recente utilizzo, proprio da parte delle milizie dell’opposizione, di armi chimiche durante uno dei numerosi scontri con le forze armate di Damasco nella città di Aleppo.
Una realtà che Parigi e Londra, con l’aiuto di Washington, hanno cercato di ribaltare più volte negli ultimi giorni, proprio per evitare che la vicenda incidesse sulla decisione dei ministri europei. Un ultimo tentativo in questo senso è stato fatto sempre venerdì dai titolari dalla diplomazia dei due Paesi, Laurent Fabius e William Hague (insieme nella foto), attraverso una lettera indirizzata all’Alto rappresentante della politica Estera dell’Unione, Catherine Ashton, nella quale i due espongono le loro “crescenti preoccupazioni” per il possibile utilizzo di armi chimiche da parte delle forze armate di Damasco.
“La crisi in Siria sta minacciando sempre di più la stabilità della regione. Noi siamo sempre più preoccupati per la volontà del regime di utilizzare armi chimiche”, recita il messaggio.
E al fine di spronare i membri dell’Unione a portare il loro sostegno alla lotta armata a un livello superiore, sulla questione si è espresso ieri anche supporto al Moaz al Khatib, presidente della Coalizione di Doha, l’organismo che dovrebbe rappresentare l’unità delle opposizioni al governo di Damasco. “Se c’è un modo di risolvere la crisi senza armi, le deporremo. Ma se ce ne sarà ancora bisogno, continueremo a usarle, l’opposizione non dispone di jet militari e missili Scud attraverso i quali lanciare le armi chimiche. Invece il regime li tiene pronti per l’uso”, ha affermato il leader dissidente, che ha poi preso le distanze dai gruppi armati radicali presenti nel Paese, ma che a suo dire non combattono tra le fila delle milizie ribelli.  Peccato che di questa presunta volontà di Damasco di far ricorso ad armi non convenzionali, paventata dai due ministri europei e dal leader delle opposizioni siriane, non vi sia alcuna prova, come hanno costatato nei giorni scorsi sia l’intelligence israeliana, sia l’ambasciatore statunitense nel Paese arabo, Robert Ford.
Per fare luce sulla vicenda, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha dato il via libera definitivo ieri alla creazione di un’apposita commissione d’inchiesta, rispondendo così alle richieste del governo siriano, che aveva fatto appello al segretario generale Ban Ki-Moon in questo senso, e all’invito di quest’ultimo affinché le indagini partano “il prima possibile”.
“Ritengo che sia un’ottima iniziativa, una decisione molto buona che è stata presa rapidamente. Speriamo che si giunga a un’indagine rapida, imparziale e approfondita”, ha affermato il rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite, Vitaly Churkin, che aveva sostenuto l’iniziativa siriana presso il massimo organo del Palazzo di Vetro.


23 Marzo 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19868

 

Siria. Londra e Parigi premono per armare i ribelli, Berlino frenaultima modifica: 2013-03-24T21:12:00+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo