Cipro: gli Stati Uniti vogliono dominare il Mediterraneo attraverso la NATO

//davi-luciano.myblog.it/media/01/01/2083436825.gif

MARZO 21, 2013 LASCIA UN COMMENTO

StopNATO 3 marzo 2011

cyprus-mapIl 24 febbraio 2011 la maggioranza nel parlamento di Cipro votava per l’adesione del Paese al programma del partenariato per la pace della North Atlantic Treaty Organization, un meccanismo di transizione impiegato, nel 1999-2009, per portare dodici nazioni dell’Europa orientale nel blocco militare dominato dagli USA: Repubblica ceca, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia, Albania e Croazia. La Macedonia sarebbe diventata  membro a pieno titolo dell’Alleanza nel 2009, insieme con le ultime due, se non fosse stata per la persistente disputa sul nome con la Grecia.
Cipro è l’unico membro dei 27 paesi dell’Unione europea che non è nella NATO o nel Partenariato per la Pace (PfP), l’unico membro dell’Unione europea che non ha aderito alla NATO o è stato portato ad esservi accettato, l’unica nazione europea (esclusi i microstati di Andorra, Liechtenstein, Monaco, San Marino e Città del Vaticano), privo di contatti con la NATO. Ogni altra nazione del continente e isola-stato del Mediterraneo è membro della NATO o del PfP. (La NATO elenca ancora la Russia quale membro del secondo, e dal vertice NATO del novembre 2010 in Portogallo, è stato nuovamente attivato il Consiglio NATO-Russia.)
Il voto ha seguito le fratture di partito, con tutti i 32 membri dei partiti dell’opposizione che hanno votato a favore della risoluzione, e tutti i 17 membri del partito di governo, il Partito della sinistra progressista dei lavoratori (AKEL), che hanno votato contro. I deputati dell’Unione democratica  (DISY) di destra, da cui proveniva l’iniziativa, del Partito centrista democratico (DIKO), del Partito europeo (EVROKO), dei Democratici liberali uniti (EDI) e del Movimento dei socialdemocratici (EDEK) hanno serrato i ranghi contro il governo del presidente di AKEL Demetris Christofias, in una mossa per, secondo un giornale cipriota, “costringere l’amministrazione a presentare domanda di adesione al partenariato per la pace“. [1] In vista del voto, che i membri del parlamento AKEL erano riusciti a rinviare di una settimana, il portavoce del governo Stefanos Stefanou aveva dichiarato: “L’esercizio della politica estera e le decisioni in politica estera sono un diritto costituzionalmente tutelato del potere esecutivo“. [2]
Cipro è stata suddivisa nelle regioni etniche del nord turco e del sud greco, dopo l’invasione militare turca del 1974, anche se solo la Turchia riconosce l’entità del nord. La Repubblica di Cipro ha una popolazione di 800.000 abitanti e un parlamento unicamerale, la Camera dei Rappresentanti, e non essendoci un primo ministro, il Presidente Christofias è sia capo di Stato che capo del governo. L’amministrazione ha accusato il DISY e i suoi alleati di aver violato il principio della separazione dei poteri, nel tentativo d’ignorare la prerogativa del presidente nel decidere la politica estera, con il partito di governo che denunciava la mossa come “un ricatto politico senza precedenti“. Il membro del Comitato Centrale di AKEL, Aristos Damianou, aveva detto che “c’è chiaramente il coinvolgimento della NATO nella divisione di Cipro, e ci si chiede perché l’EDEK [in coalizione con AKEL dal 2008 al febbraio 2010], che presiede il Comitato sui dossier di Cipro, le indagini sul colpo di Stato del 1974 e la successiva invasione, affianchi il DISY su questa materia“. [3] Damianou accusava i rappresentanti dei partiti dell’opposizione (l’unico membro dei Verdi al parlamento si è astenuto, il 24 febbraio) di aver cospirato alle spalle dei loro colleghi di AKEL per presentare la mozione.
Quando la proposta di adesione al programma della NATO di partenariato è stata approvata, il Presidente Christofias annunciava che avrebbe posto il veto sulla decisione, e il portavoce del governo Stefanou rilasciava una dichiarazione scritta dichiarando “che l’adesione al programma non è in linea con la promessa del Presidente Dimitris Christofias di giungere a un accordo di pace con i separatisti turco-ciprioti per smilitarizzare l’isola“. [4] Nel giorno del voto, i sostenitori della Pace, tra cui il Consiglio dei ciprioti delle minoranze turca, armena e maronita di Cipro, e tutti i 17 rappresentanti di AKEL hanno manifestato davanti al parlamento con striscioni “No al partenariato per la pace” e “No a Cipro nella NATO, e alla NATO a Cipro“. L’ex sindaco di Famagosta (oggi nella Repubblica Turca di Cipro del nord in cui un membro della NATO, la Turchia, mantiene 30.000 soldati) Yiannakis Skordis aveva chiesto che Cipro abiuri qualunque forma di associazione con l’”organizzazione omicida, per colpa di cui Cipro ha sofferto e continua a soffrire“. [5] I manifestanti avevano consegnato una petizione al presidente della camera Marios Garoyian (del DIKO), che condannava l’adesione di Cipro nella “guerrafondaia NATO”, come un atto di “tradimento”. Aggiungeva: “Chiediamo la fine immediata dei tentativi per l’adesione al campo militare di coloro che sono responsabili della tragedia cipriota. Esigiamo il rispetto per i defunti del colpo di stato e dell’invasione, il rispetto per i rivoluzionari, rispetto per tutto ciò che i rifugiati e gli isolati nelle enclavi hanno sofferto. Rispetto per le nostre persone scomparse.”[6] La stampa locale, al momento riferiva che il presidente avrebbe “portato il voto al tribunale supremo ritenendo la decisione del Parlamento una violazione della Costituzione“. [7]
L’azione parlamentare del febbraio 2011, era il culmine della lunga campagna concertata da DISY, NATO e UE per includere l’ultima nazione europea veramente neutrale nella rete militare globale del Pentagono e della NATO. Otto anni fa in Canada il generale Raymond Henault (ora in pensione), presidente del Comitato militare della NATO, disse, riguardo “l’importanza strategica di Cipro nel Mediterraneo orientale“, che “la NATO ha una politica molto aperta con i Paesi che vogliono collaborare, e Cipro potrebbe essere uno di questi, se decidesse di farlo“. [8] Nel gennaio 2009, il DISY intensificava gli sforzi per portare Cipro nel PfP, ottenendo il sostegno di EVROKO: “Sulla base del ragionamento che Cipro è l’unico membro dell’Unione europea che non ha aderito, il DISY sta cercando di stringere alleanze con altri partiti che ne sostengano l’ingresso. Nel frattempo, AKEL è fermamente convinto che l’ingresso al PfP non servirebbe agli interessi di Cipro, in particolare durante i colloqui di pace (per la riunificazione dell’isola)”.[9] Il leader di AKEL dell’epoca, Damianou, dettagliava le obiezioni del partito al governo a una partnership con il solo blocco militare del mondo, che conduce una guerra aperta dal Medio oriente all’Asia meridionale: “AKEL si oppone per tre motivi principali. In primo luogo, attraversiamo un periodo di negoziati per la risoluzione del problema di Cipro, e la smilitarizzazione è un parametro fondamentale di questo processo. Daremmo quindi il messaggio sbagliato alla comunità internazionale, se al tempo stesso iniziassimo i negoziati per l’ingresso in una organizzazione militare. In secondo luogo, dobbiamo anche analizzare gli sviluppi politici internazionali, le nostre capacità da piccolo Stato e quale ruolo potremmo giocare in una tale organizzazione. Questo corpo funziona come un passaggio per la NATO, in cui la Turchia svolge un ruolo significativo. In terzo luogo, non dobbiamo dimenticare il ruolo che la NATO ha svolto a Cipro, negli eventi del 1974.” Aveva poi aggiunto: In effetti, nove dei dieci nuovi Stati membri che nel 2004 avevano aderito all’UE, hanno potuto farlo a condizione che aderissero alla NATO. Non abbiamo avuto a che farci, essendo i nostri interessi diversi, e cercando una soluzione non militare“. [10]
Per quanto riguarda l’affermazione che l’adesione alla NATO sia una condizione preliminare per l’adesione all’UE, cioè, che attraverso il controllo del blocco militare degli Stati Uniti si determina chi aderisce all’Unione europea, il ministro della Difesa della Moldavia post-”Twitter Revolution” (2009), Valeriu Marinuta, aveva affermato che “l’adesione alla NATO è cruciale per l’adesione all’Unione europea” e che “In linea di massima i Paesi… entrano prima nella NATO e poi nell’Unione europea“. [11] Il leader di AKEL aveva anche avvertito che “la NATO e il Partenariato per la Pace partecipano a missioni militari che non sono state sancite dalle Nazioni Unite, come la guerra in Jugoslavia e le prime fasi della guerra in Iraq. Mentre lottiamo per una soluzione basata sulla giustizia internazionale, non possiamo entrare in un’organizzazione che viola le norme internazionali“. [12]
Tutti i dodici nuovi membri della NATO (parte al momento ancora nel Partenariato per la Pace), Albania, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia, hanno schierato truppe in Iraq dopo l’invasione degli Stati Uniti del 2003, e tutti ora hanno truppe in Afghanistan che operano al comando della NATO. Gli attuali affiliati al Partenariato per la Pace, Armenia, Azerbaigian, Bosnia, Georgia, Kazakistan, Macedonia, Moldova e Ucraina hanno fornito agli Stati Uniti truppe per l’Iraq e tutti, tranne la Moldova (per il momento), hanno truppe in Afghanistan. I membri del PfP Austria, Finlandia, Irlanda, Montenegro (nazione indipendente dal 2006), Svezia e Svizzera hanno anch’essi assegnato truppe all’International Assistance Security Force della NATO, un sostegno nominale nella maggior parte dei casi, ma la Svezia ha fornito 500 soldati e la Finlandia 200. La Georgia aveva 950 truppe nel teatro di guerra afgano e ne aveva 2.000 in Iraq nel 2008, il terzo più grande contingente fin quando gli Stati Uniti li riportarono a casa per la guerra dei cinque giorni con la Russia, nell’agosto dello stesso anno.
Già quattro anni fa AKEL mise in guardia sui pericoli dell’adesione al PfP, nel caso di un’altra guerra, la prima della NATO: i 78 giorni di bombardamenti contro la Jugoslavia nel 1999, ricordando che “durante la crisi del Kosovo, l’Albania e la Macedonia aveva usato un meccanismo previsto nel documento quadro del PfP, che chiama i partner ad avvisare l’organizzazione quando si percepisca una minaccia diretta per la propria integrità territoriale, indipendenza politica o  sicurezza“. [13] In altre parole, la NATO e gli Stati Uniti possono dire il contrario, ma i membri del PfP sono di fatto, tramite l’articolo 5 della NATO, obbligati tutti a rispondere a una minaccia, reale o fittizia, contro un altro membro o partner. Un commento sulla stampa cipriota inquadrava la prospettiva dell’adesione al PfP in questo modo: “Chiamatemi idealista ma sembra un po’ contraddittorio che un’isola sfruttata per secoli a causa della sua posizione geografica, abbia ancora voglia di mettersi in prima linea nelle future guerre nella regione. Cipro potrebbe facilmente diventare la Svizzera del Medio Oriente, con una soluzione pacifica del Problema Cipro e la smilitarizzazione completa dell’isola“. [14] Il succitato portavoce del governo Stephanou aveva appena chiesto informazioni dalla Gran Bretagna sui piani per lo schieramento di aerei da combattimento Eurofighter Typhoon in una delle due basi militari che il Regno Unito conserva ancora a Cipro, ad Akrotiri, per l’utilizzo contro la Libia. (Questa base e quella di Dhekelia sono indicate come territorio britannico d’oltremare e zone di sovranità del Regno Unito. Il Presidente Christofias ha definito queste basi una “macchia di sangue coloniale“.)
Il 20 febbraio 2009 il Parlamento europeo dell’UE completava la spinta del DISY per far reclutare Cipro nel PfP, caratterizzando “il problema di Cipro come uno dei principali ostacoli nelle relazioni con l’UE-NATO”, “deplorando” il fatto che continuava a “compromettere gravemente lo sviluppo della cooperazione UE-NATO“. E “inoltre chiede al governo di Cipro di aderire al partenariato per la pace (PfP) della NATO.” Nella prima relazione del Parlamento europeo sulla NATO, ci si lamentava del fatto “che solo sei Stati membri dell’UE non sono membri della NATO. Di questi, solo uno, Cipro, non ha legami bilaterali con la NATO attraverso il suo programma PfP.” Il deputato di AKEL al Parlamento europeo Adamos Adamou aveva detto che il rapporto “interferiva negli affari interni di un Paese sovrano, chiedendogli di far parte di un’organizzazione con cui non ha alcun obbligo di adesione“. [15]
Il Segretario Generale di AKEL Andros Kyprianou, che aveva sostituito Demetris Christofias dopo che quest’ultimo era stato eletto presidente nel 2008, quasi fece saltare l’approvazione della relazione del Parlamento europeo; 293 voti a favore, 283 contro e 60 astensioni, che “comprendeva una clausola inserita dal deputato cipriota Yiannakis Matsis [membro del DISY e anche del Partito popolare europeo di centro-destra] che chiedeva al governo di Cipro di aderire al partenariato per la pace (PfP) della NATO.” Kyprianou definì l’azione di Matsis e dei suoi colleghi deputati del DISY “inaccettabile e non etica” e descrisse la NATO come “un’organizzazione aggressiva che sparge morte e distruzione in molti angoli del mondo” e che “viola continuamente il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite.” Il leader di AKEL aveva anche avvertito che i membri del PfP sono obbligati a presentare i piani e i bilanci della difesa a tutti i membri della NATO, compresa la Turchia, aggiungendo: “Se questo non preoccupa alcune persone, dovrebbero dirlo apertamente al popolo cipriota.” Per quanto riguarda lo stesso Parlamento europeo, Kyprianou aveva dichiarato: “E’ inaccettabile per un paese democratico, che opera su basi completamente democratiche, che la sua sovranità sia compromessa e abbia opinioni imposte dall’estero, dovunque tali pareri provengano.” [16] Il Presidente Christofias era stato altrettanto fermo nel respingere la richiesta di adesione al programma della NATO e “riferendosi alle decisioni adottate dagli ex presidenti Tassos Papadopoulos e Clerides Glafcos di non adesione alla PfP, si chiedeva perché ora esortavano il suo governo ad aderire alla PfP“. [17]
Nell’aprile 2009 i deputati di DISY, DIKO e EDEK avevano in parlamento la maggioranza per approvare una risoluzione che chiedeva al governo di aderire al PfP. Il portavoce del governo Stefanou condannò la mossa, definendo il PfP l’”anticamera” per la piena adesione alla NATO, e il Segretario Generale del partito di governo AKEL, Kyprianou, disse che qualsiasi affiliazione alla NATO avrebbe irrimediabilmente compromesso il conseguimento di una soluzione giusta al problema di Cipro, aggiungendo: “Restiamo sulla nostra posizione per la smilitarizzazione dell’isola. Insistiamo nel difendere la causa di Cipro sulla base dei principi del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite. Siamo convinti che non ci si deve attaccare al carro della NATO e degli Stati Uniti. Siamo decisi a che le nazioni basino il loro comportamento sul diritto internazionale e non sulla legge del ‘pesce grande che mangia il pesce piccolo’“. [18] L’adesione al PfP avrebbe fatto pressione su Cipro affinché onorasse i propri obblighi con la NATO, e attraverso la NATO, verso gli Stati Uniti, fornendo truppe per la guerra in Afghanistan e supporto per l’operazione Active Endeavor della NATO nel Mar Mediterraneo e l’Operazione Scudo sull’Oceano, al largo del Corno d’ Africa. Se Cipro fosse diventato un membro quattro anni prima, come voleva il DISY, la NATO e l’UE l’avrebbero trascinata nell’intervento militare contro la Libia. E avrebbe dovuto accogliere le navi e i sottomarini assegnati alla Sesta Flotta statunitense di stanza in Mediterraneo, e le portaerei e i loro gruppi di proiezione (la portaerei USS Dwight D. Eisenhower aveva visitato Cipro nel 2006), che attraversano il mare dallo Stretto di Gibilterra al canale di Suez per le operazioni nel Corno d’Africa e per la guerra in Afghanistan. In qualità di partner della NATO, Cipro non sarebbe in grado di negare all’Alleanza e agli Stati Uniti l’uso e il potenziamento delle basi militari, terrestri, aeree e navali, che sarebbero impiegate nel sistema missilistico d’intercettazione degli Stati Uniti e della NATO, in corso di sviluppo in Europa, Medio Oriente e Caucaso meridionale, subito collegate alle navi da guerra statunitensi classe Aegis armate di intercettoriStandard Missile-3, come quelle che già schierate nel Mediterraneo.
Cipro, a sud della Turchia e ad ovest della Siria, nel Mediterraneo orientale, è l’ultimo anello della catena che permetterebbe alla NATO di controllare l’intero mare. Ogni altra nazione europea sulle rive o nel mare è membro della NATO o del PfP: Albania, Gran Bretagna (attraverso Gibilterra), Croazia, Francia, Italia, Grecia, Slovenia, Spagna e Turchia nella NATO e Bosnia, Malta (che si ritirò nel 1996, e vi si riunì nel 2008) e il Montenegro nel PfP. Bosnia e Montenegro sono avanzati nell’Individual Partnership Action Plans della NATO, concesso al Montenegro a soli due anni dall’indipendenza. Entrambe le nazioni hanno ora un Piano d’azione per l’adesione, l’ultima tappa prima della piena adesione alla NATO. Tutte le nazioni africane del Mediterraneo, eccetto la Libia sono membri della partnership per il Dialogo del Mediterraneo della NATO: Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia. Il nuovo governo in Libia, in particolare, installato dopo l’intervento militare di USA-NATO, potrebbe aderire al Dialogo Mediterraneo. Israele è il membro principale di tale programma, lasciando solo il Libano (da cinque anni sottoposto a blocco navale dalle nazioni della NATO), la Libia e la Siria tra le nazioni mediterranee non aderenti alla NATO e ai suoi programmi di partenariato. (Il Segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen si era recato in Israele, nel febbraio 2011, per discutere del dispiegamento di truppe della NATO nell’ambito di un futuro piano di pace israelo-palestinese, cioè per inviarli nella Striscia di Gaza, in primo luogo.)
La piccola isola di Cipro è per il momento l’ultimo anello con cui Stati Uniti e NATO prevedono di consolidare il controllo sull’Europa e il bacino del Mediterraneo.

Note
1) Cyprus Mail, 19 febbraio 2011
2) Ibid
3) Ibid
4) Associated Press, 24 febbraio 2011
5) Cyprus Mail, 25 febbraio 2011
6) Ibid
7) Famagusta Gazette, 25 febbraio 2011
8) Kathimerini, 5 dicembre 2005
9) Cyprus Mail, 28 gennaio 2009
10) Ibid
11) Radio Free Europe/Radio Liberty, 24 febbraio 2011
12) Cyprus Mail, 28 gennaio 2009
13) Ibid
14) Haji Mike, Dal sublime al ridicolo Cipro Mail, 21 febbraio  2009
15) Cyprus Mail, 21 febbraio 2009
16) Ibid
17) Famagusta Gazette, 23 febbraio 2009
18) Cyprus Mail, 3 aprile 2009

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

http://aurorasito.wordpress.com/2013/03/21/cipro-gli-stati-uniti-vogliono-dominare-sul-mediterraneo-attraverso-la-nato/

Cipro: gli Stati Uniti vogliono dominare il Mediterraneo attraverso la NATOultima modifica: 2013-03-22T14:44:00+01:00da davi-luciano
Reposta per primo quest’articolo