Siria. L’Ue accelera il confronto sull’armamento dei ribelli

Il Consiglio dei capi di Stato e di governo europei rimette la questione della vendita di armi nelle mani dei ministri degli Esteri che si incontreranno la prossima settimana 

Matteo Bernabei

Sembrano aver provocato l’effetto sperato le minacce dei giorni scorsi di Francia e Gran Bretagna, nei confronti dell’Unione europea, riguardo la possibilità di rompere l’embargo che impedisce la fornitura diretta di armi alle milizie dell’opposizione siriana. Londra e Parigi si sono infatti dette determinate a sostenere militarmente le truppe dissidenti che operano nel Paese arabo con, o senza, il supporto dei 27. La questione è subito stata inserita nell’ordine del giorno del Consiglio dei capi di Stato e di governo europei che si è tenuto ieri a Bruxelles e nel corso del quale i leader hanno deciso di rinviare la decisione alla settimana prossima, in occasione dell’incontro dei ministri degli Esteri a Dublino.
Le pressioni di Francia e Gran Bretagna potrebbero portare, quindi, a una svolta immediata nella politica dell’Unione, senza dover necessariamente attendere la scadenza delle misure restrittive, prevista nel maggio prossimo, e della relativa riunione per il loro rinnovo, ormai improbabile.
“Noi operiamo nell’ambito di una politica comune di difesa e vogliamo continuare ad operare in questo modo”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, al termine del vertice.
I Paesi europei appaiono tuttavia divisi sulla questione, il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle già giovedì scorso aveva esternato i timori della Germania a riguardo. Timori espressi  ieri anche da fonti diplomatiche spagnole. “C’è una maggioranza di Paesi che preferisce la linea della prudenza”, hanno affermato i funzionari di Madrid, che hanno poi ricordato la complessità della questione, sottolineando come questa abbia effetti non solo sulla Siria ma su tutta la regione e in particolare sui Paesi confinanti e sull’Iran. Le stesse fonti hanno inoltre voluto ribadire come a sostenere la rimozione dell’embargo sia una componente “fortemente minoritaria”. È infatti il timore di una rottura dell’unità europea a rappresentare la leva in grado si smuovere gli altri membri dell’Ue. Una rottura che potrebbe portare conseguenze negative anche a Gran Bretagna e Francia, che stanno tentando di forzare la mano dei 27. Per questo Parigi e Londra cercheranno in questi giorni di convincere gli altri membri dell’Unione a rivedere la propria linea sulla crisi siriana. Un primo tentativo lo ha fatto ieri il presidente francese, Francois Hollande (foto), il quale ha voluto ricordare ai propri colleghi che “armi sono fornite al regime di Bashar al Assad da alcuni Paesi, tra cui la Russia”. 

Il tutto senza tenere volutamente conto delle evidenti differenze tra l’avere rapporti commerciali con un Paese sovrano e il fornire armi a milizie illegali. “Noi dobbiamo trarre le conclusioni e l’Europa deve prendere la sua decisione nelle prossime settimane”, ha dichiarato il leader dell’Eliseo nel tentativo di mettere fretta ai leader europei, ai quali ha inoltre assicurato di avere garanzie da parte delle milizie ribelli che le armi eventualmente fornite non finiranno nelle mani dei gruppi jihadisti. Una garanzia, questa, che nessuna fazione armata legata alle opposizioni riconosciute dall’Occidente può in realtà dare.

Parole a favore della rimozione dell’embargo sono state spese anche dal premier britannico David Cameron, il quale ha molto fantasiosamente cercato di spiegare agli altri membri dell’Unione che il rafforzamento militare dei ribelli è necessaria per raggiungere una soluzione negoziata del conflitto. “Tutti vogliamo una soluzione politica – ha affermato il capo del governo di Londra – ma questa non è una situazione che lascia possibilità di scelta. Penso che ci sarà il processo politico se si vedrà che l’opposizione siriana, che abbiamo riconosciuto, e con la quale lavoriamo, è una forza credibile e rafforzata”. Parole che lasciano più di un interrogativo aperto sulle reali intenzioni di Francia e Gran Bretagna. Fino ad ora solo la Russia ha realmente cercato di giungere a una soluzione pacifica del conflitto e Mosca sta tuttora tentando di portare avanti un’iniziativa diplomatica che, almeno fino a pochi giorni fa, sembrava essere ben avviata. Iniziativa nella quale credono ancora le autorità siriane, che sempre ieri hanno a tal proposito ha affidato al primo ministro Wail al Halqi il compito di guidare la delegazione incaricata di mediare con le opposizioni, che a loro volta dovrebbero nominare i propri rappresentanti la prossima settimana.
16 Marzo 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19718

Siria. L’Ue accelera il confronto sull’armamento dei ribelliultima modifica: 2013-03-19T15:22:00+01:00da davi-luciano
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