Prostituzione. Il 60% del traffico delle nuove schiave è gestito da donne

-Redazione– 5 marzo 2013- Secondo uno studio del dipartimento delle Pari Opportunità le ragazze immigrate coinvolte nei giri della prostituzione sono tra le 15 e le 18 mila, ma, attenzione, contrariamente a quanto si possa immaginare il numero delle vittime della tratta delle schiave, il trafficking, è stimato intorno al 10%.

Sempre certamente troppe, in quanto si parla di donne che subiscono violenze e coercizioni in almeno una delle fasi del percorso compiuto per arrivare dai loro paesi di origine in Italia. Strappate alle famiglie, a volte vendute dagli stessi parenti,  altre volte ancora rapite, raggirate, illuse con false promesse di lavoro, di un futuro migliore.

I trasferimenti avvengono indifferentemente via mare o via terra e, sia che la vittima sia consenziente in quanto ingannata oppure sotto minaccia, viene comunque sottoposta a violenza fisica e sessuale.

Una volta giunte a destinazione, dopo altre violenze, le donne vengono avviate alla prostituzione e vivono in un regime di totale schiavitù, anche domestica. Se non si ribellano sono trattate anche con un certo riguardo, l’affare è lucroso e i loro corpi sono merce di valore per gli aguzzini senza scrupoli.

Sono le organizzazioni criminali internazionali a gestire il business, chiaramente dietro accordi con le mafie italiane che, a fronte di una specie di tangente, concede l’uso del territorio. Si calcola che la voce prostituzione sia al terzo posto nella scala dei profitti illeciti, appena dietro ad armi e droga. Una ragazza può fruttare di media 5 mila euro al mese, lavorando non più di tre sere la settimana. In Italia il fatturato sfiora i cento milioni di euro l’anno.

Ma studiando il rapporto ci si imbatte in alcune sorprese: il 60% dei condanne per sfruttamento della prostituzione  è comminato a donne.

http://www.articolotre.com/2013/03/prostituzione-il-60-del-traffico-delle-nuove-schiave-e-gestito-da-donne/147374

 

CHAVEZ AVVELENATO COME ARAFAT . PIANO PER DESTABILIZZARE IL VENEZUELA

Martedì 05 Marzo 2013 – 19:23

ROMA – Hugo Chavez avvelenato come Arafat. Il presidente si sarebbe ammalato perché «è stato attaccato», come è successo con il leader palestinese Yasser Arafat, ha detto oggi il vicepresidente venezuelano, Nicolas Maduro, sostenendo che «una commissione speciale di scienziati» potrà confermare questa tesi.

 PIANO PER DESTABILIZZARE IL VENEZUELA Il vice presidente venezuelano Nicolas Maduro ha denunciato l’esistenza di un «piano per destabilizzare» il Venezuela dietro la malattia del leader Hugo Chavez. Maduro ha parlato durante una riunione del governo trasmessa in diretta TV.

 “VOGLIONO DISTRUGGERE IL COMANDANTE” «Non abbiamo dubbi sul fatto che il comandante sia stato attaccato con questa malattia», ha aggiunto Maduro. «Si tratta di un tema molto serio», ha proseguito il vicepresidente, aggiungendo che «gli storici nemici della nostra patria hanno cercato il modo per danneggiare Chavez». «La destra corrotta» del Venezuela – ha proseguito Maduro riferendosi all’opposizione ‘antichavista’ – vuole «distruggere il comandante e il suo lavoro» ed «ha sempre odiato il presidente: non c’è in loro nemmeno un minimo di compassione umana. Vogliono inoculare odio affinchè la rabbia del nostro popolo si trasformi in violenza». Ciò dovrebbe a sua volta «portare ad un intervento estero».

http://www.leggo.it/news/mondo/chavez_avvelenato_come_arafat_piano_per_destabilizzare_il_venezuela/notizie/217465.shtml

 

Misteri svelati dell’alta rendita

di Marco Saba

da: NUNTIUN NOVITATUM, 25.11.2012

Misteri svelati dell’alta rendita

a cura di Marco Saba *

( Authorization number VFF. 3012-EC/ 16.12.2012 )

Original document written in Italian on 25/11/2012 ( last revision )

       Basilea: la Spectre del sistema bancario ?

Il professor Carroll Quigley, il fu docente di storia, scienze politiche e geopolitica a Princeton, Harvard e Georgetown, così descrisse la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI o BIS, Bank for International Settlements) di Basilea, nel suo libro Tragedy and Hope, uscito nel 1966 da McMillan:

“(Dopo la prima guerra mondiale) i poteri del capitalismo finanziario avevano un altro obiettivo remoto, di creare nientemeno che un sistema mondiale di controllo finanziario concentrato in mani private, in grado di dominare il sistema politico di ciascun paese e l’economia mondiale. Questo sistema doveva essere controllato con criteri feudali dalle banche centrali del mondo, che agivano di concerto grazie ad accordi segreti ai quali pervenivano nel corso di frequenti incontri e conferenze private. Il vertice del sistema doveva essere la Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea, in Svizzera, una banca privata di proprietà e sotto il controllo di banche centrali mondiali, esse stesse società private di capitali (corporations).

 

[ … ] La BIS., in quanto istituzione privata, era proprietà di sette direttori di altrettante banche centrali e operava attraverso di loro che ne formavano allo stesso tempo il gruppo direttivo [ … ]. Essi si accordavano su tutti i maggiori problemi finanziari del mondo, come pure su molti problemi economici e politici, specie in riferimento a prestiti, pagamenti e al futuro economico delle aree più importanti del globo… ”.

Come prolungare la crisi

La BIS è generalmente considerata il vertice della struttura del capitalismo finanziario, il sancta sanctorum dove i banchieri decidono le regole che deve seguire il sistema bancario. E’ in quella sede che, con le regole di Basilea 3, si sono creati i presupposti teorici di una crisi che durerà fino al 2019. Infatti, innalzando il livello delle riserve obbligatorie delle banche dal 2% al 10,5%, da qui al 2019, assisteremo ad una perdita di PIL del 2% annuo ed all’avvitamento della crisi senza apparente rimedio Le previsioni ci dicono che nel 2012 l’Italia ha già perso il 2,4 % del PIL.

L’innalzamento dei coefficienti di riserva crea i presupposti teorici per una strozzatura del credito di quattro quinti. Da 100 a 20, nell’aggregato.

Se prima con depositi pari a 10,5 euro si potevano creare 525 euro, o sostenere posizioni passive equivalenti, con Basilea 3con 10,5 euro le banche possono sostenere posizioni passive per soli 100 euro, 425 euro in meno.

Per mantenere le aperture di credito esistenti immutate, occorre aumentare la riserva in termini assoluti quintuplicandola per ogni istituto.

Se questo non avviene, occorre diminuire corrispondentemente le linee di credito dell’80% col blocco progressivo della liquidità del SEBC.

Ma le due cose possono anche avvenire in parallelo, rallentando la velocità della diminuizione del credito corrente, da qui al 2018. Tagliare l’80% del credito in una economia già in recessione è come dare il colpo di grazia al moribondo. Gli Stati Uniti hanno appena comunicato che non aderiranno a “Basilea 3″.

Il sistema bancario applica periodicamente queste ricette malefiche – quasi una specie di anno sabbatico al contrario – proprio per provocare una ecatombe di fallimenti ed escutere dalla collettività le garanzie in beni reali all’epoca messe a disposizione per ottenere il credito. Se si pensa che il credito bancario è semplicemente il monopolio di creare denaro contabile e che creare moneta è un diritto del popolo sovrano, diventa evidente che abbiamo dato le chiavi della ghigliottina al nostro boia.

Una misura anticiclica necessaria

 Quindi, per dare indicazioni concrete, occorre sostituire ed ampliare quell’80% di credito che mancherà nei prossimi anni con qualche alternativa, sempre che la situazione non si deteriori al punto che si decida di nazionalizzare tutte le banche.

Quello che possono fare i singoli governi – senza uscire né da Euro né da Europa – è di emettere moneta di stato a circuito nazionale per esempio tramite biglietti di stato a corso legale. Questi biglietti – come le United States note emesse da Kennedy, non comportano aumento del debito né violazione dei parametri del patto di stabilità. Occorre però un gran coraggio politico per prendere questa decisione perché l’ultimo che emise biglietti di stato in Italia – 450 miliardi di lire tra gli anni 60 e 70 del secolo scorso – fu Aldo Moro, poi rapito ed ucciso dalle Brigate Rosse…e – ma sarà solo un caso – il terrorismo in Italia è scomparso con la firma del trattato di Maastricht.

Quindi Aldo Moro aveva trovato la chiave per mantenere allo Stasto il guadagno da signoraggio sulla cartamoneta da 500 lire (900 milioni di biglietti emessi). In Italia, con l’introduzione dell’Euro, questo potere sovrano è stato usurpato da una società commerciale privata, la Banca Centrale Europea (già: Istituto Monetario Europeo).

 Allo stato rimane solo il signoraggio sulle monetine, ma definiamo meglio il termine signoraggio.

Rendita monetaria effettiva o signoraggio

La definizione di signoraggio, secondo l’Académie Française: “se dit du droit que prenait un souverain sur la fabrication des monnaies”(Dizionario della lingua francese, 1935).

Ovvero: “del diritto che prendeva un sovrano sulla fabbricazione delle monete”.

In pratica, dedotte le spese di coniazione, o monetaggio, la differenza tra il valore nominale della moneta ed il suo valore intrinseco (metallico) di mercato.

Con la creazione di strumenti monetari sempre meno intrinsecamente costosi, come cartamoneta o scritture contabili, tale valore è aumentato fino a coprire la quasi totalità del valore nominale o numerario.

Nel frattempo però sono spariti i sovrani, in senso storico, cioè gli imperatori, i re, gli zar, etc. Nel sistema statuale occidentale attuale la sovranità si intende attribuita al popolo, ma il diritto di signoraggio rimane allocato ad entità, di fatto sotto controllo privato, denominate “banche centrali” o “banche commerciali” (nel caso della moneta creditizia).

Con la crisi del 2008-2009, specialmente in Italia e negli Stati Uniti, è nato un vasto movimento su internet che rivendica la sovranità popolare o statale/governativa sul diritto di signoraggio.

Questo movimento rivendica la redistribuzione del signoraggio direttamente ai detentori di sovranità e, nel caso del popolo, attraverso un reddito universale di cittadinanza. Alcune comunità esercitano direttamente il diritto di signoraggio emettendo monete locali o complementari a corso libero, come nel caso del WIR in Svizzera o dello WE in Italia.

Per chi rimane scettico, rimandiamo alla Comunicazione ufficiale della Commissione europea alle istituzioni dell’UE e al Rappresentante generale UE Javier Solana, il 5 gennaio 2007 (http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/07/st05/st05068.it07.pdf) che non sembra mettere minimamente in discussione né l’esistenza né la definizione esatta di “signoraggio” laddove, al paragrafo sulla rendita monetaria da banconote e moneta metallica, viene specificato al punto 3.5:

 

Reddito monetario proveniente da banconote e monete in euro

Il contante in circolazione costituisce una fonte di reddito (denominato in generale reddito monetario o signoraggio) per l’ente di emissione. Nel caso delle banconote in euro, questo reddito viene messo in comune e successivamente ripartito tra le banche centrali nazionali dell’area dell’euro secondo uno schema specifico basato sul PIL e sulla popolazione di ciascun paese. La situazione cambia per quanto riguarda le monete in euro, in quanto il reddito (che corrisponde grosso modo al valore nominale della moneta meno i costi di produzione e messa in circolazione) è percepito dal paese che emette la moneta. Questo approccio dovrebbe essere altrettanto soddisfacente, purché non vi siano flussi migratori “netti” di monete in euro tra Stati membri (ad esempio afflussi sistematici in taluni paesi o deflussi sistematici da altri), nel qual caso occorrerebbe prevedere determinati aggiustamenti (specifici o generali) al sistemaattuale.

 

Occorre notare che ad oggi non abbiamo dati certi sulla quantità di euro circolante poiché la BCE rifiuta di comunicare quanti euro virtuali sono stati creati nel SEBC attraverso l’apertura di linee di credito. [1]

Europa: democrazia o democrazismo ?

Il controllo totalitario del sistema Europa attraverso la BCE è talmente stretto che, ancorché gli stati conservano il risibile signoraggio delle sole monete metalliche, la quantità annuale di monete da coniare, stato per stato, viene comunque stabilita dalla BCE.

E si tratta ancora una volta di criteri completamente aleatori, apparentemente slegati da ogni logica, come ha scoperto la ricercatrice Nicoletta Forcheri [2].

Altrimenti uno stato potrtebbe coniare tutta la moneta di cui ha bisogno senza necessità di debito pubblico e di mantenere i banchieri/redditieri internazionali sedicenti “mercato”.

Infatti attualmente i titoli del debito pubblico sono acquistati direttamente da banche che creano denaro dal nulla tramite false scritture contabili. Ma il dolore di questa usura lo paga la collettività e la produzione italiana: 80 miliardi all’anno oltre al rinnovo dei titoli scaduti realizzando così, per soprammercato, il reato di anatocismo.

* Marco Saba, già membro dell’osservatorio sulla criminalità Organizzata a Ginevra, è il responsabile della ricerca al Centro Studi Monetari in Italia e membro dell’Advisory Board di MONETATIVE, in Germania.

Indirizzo email per contattare l’autore: info(AT)studimonetari.org

Note:

1) Vedi: ECB refuses to give data on EURO credit lines – Marco Saba, 3 maggio 2011

http://leconomistamascherato.blogspot.it/2011/05/ecb-refuses-to-give-data-on-euro-credit.html

2) Vedi: Pochi spiccioli all’Italia – di Nicoletta Forcheri, 23 ottobre 2012

http://www.stampalibera.com/?p=54641

 

http://www.stampalibera.com/?p=60639#more-60639

 

Hanno ucciso Hugo Chavez

Hanno ucciso Hugo Chavez 

Ancora una volta ci sono riusciti. I gendarmi del mondo, i liberatori dei popoli osannati come portatori di democrazia NON TOLLERANO che i popoli possano beneficiare della propria autodeterminazione.

Tutto il mondo deve dire YES SIR, possibilmente in ginocchio.

Grazie a tutti coloro che supportano omicidi mirati ed i genocidi dette guerre umanitarie. Saranno contente tutte le Ongs finanziate dal dipartimento di stato usa. Chavez, un grande uomo che ha insegnato cosa significa vera eguaglianza e giustizia. Abbiamo molto da imparare da lui, soprattutto ad essere coraggiosi. 

 

CHAVEZ AVVELENATO COME ARAFAT . PIANO PER DESTABILIZZARE IL VENEZUELA

Martedì 05 Marzo 2013 – 19:23

ROMA – Hugo Chavez avvelenato come Arafat. Il presidente si sarebbe ammalato perché «è stato attaccato», come è successo con il leader palestinese Yasser Arafat, ha detto oggi il vicepresidente venezuelano, Nicolas Maduro, sostenendo che «una commissione speciale di scienziati» potrà confermare questa tesi.

 

PIANO PER DESTABILIZZARE IL VENEZUELA Il vice presidente venezuelano Nicolas Maduro ha denunciato l’esistenza di un «piano per destabilizzare» il Venezuela dietro la malattia del leader Hugo Chavez. Maduro ha parlato durante una riunione del governo trasmessa in diretta TV.

 

“VOGLIONO DISTRUGGERE IL COMANDANTE” «Non abbiamo dubbi sul fatto che il comandante sia stato attaccato con questa malattia», ha aggiunto Maduro. «Si tratta di un tema molto serio», ha proseguito il vicepresidente, aggiungendo che «gli storici nemici della nostra patria hanno cercato il modo per danneggiare Chavez». «La destra corrotta» del Venezuela – ha proseguito Maduro riferendosi all’opposizione ‘antichavista’ – vuole «distruggere il comandante e il suo lavoro» ed «ha sempre odiato il presidente: non c’è in loro nemmeno un minimo di compassione umana. Vogliono inoculare odio affinchè la rabbia del nostro popolo si trasformi in violenza». Ciò dovrebbe a sua volta «portare ad un intervento estero».

Un pericolo pubblico si aggira per il mondo: l’America.

di Enrico Galoppini – 04/03/2013

Fonte: Europeanphoenix 

Non lo scopro certo io, ma non mi viene in mente altro mentre leggo che il Pakistan, risoluto ad andare avanti col progetto di gasdotto che lo metterà in comunicazione con l’Iran, viene fatto oggetto di “scongiuri” ed “avvertimenti” da parte del governo americano che più che altro hanno il sapore della minaccia.

Niente di sconvolgente, sia chiaro, ma ciò che lascia interdetti – a meno che uno ci abbia fatto l’abitudine a forza di vedere in azione questi pistoleri – sono il tono e la relativa arroganza che traspaiono dalle parole del portavoce del Dipartimento di Stato indirizzate al governo pakistano per indurlo a cambiare idea, anche se questo va contro l’interesse suo e dei suoi connazionali.

Ma piuttosto che di arroganza (un elemento immancabile nel modo di rapportarsi degli Stati Uniti col resto dell’umanità), bisognerebbe parlare di delirio d’onnipotenza.

Perché quando uno afferma di “aver reso chiaro a tutti i paesi del mondo, Pakistan incluso […], di evitare attività che potrebbero essere proibite da sanzioni dell’Onu o ‘sanzionabili’ dalla legge statunitense”, e per giunta lo fa nella capitale Islamabad, non si può considerarlo rappresentante d’una nazione che tra le sue virtù ha il senso della misura.

Né quello dell’ospitalità, nel senso che sarebbe buona norma un minimo di ‘educazione’ in casa d’altri.

Ma l’America si sente padrona dappertutto, “l’unica nazione indispensabile” (parole di un suo ideologo), il “faro della civiltà” e via incensandosi, fino all’onanistica definizione di “comunità internazionale”, che in realtà significa “l’America e i suoi lavapiatti”.

Per questo sventola sotto il naso a tutti “la sua legge” come parametro universale per giudicare se Tizio, Caio o Sempronio sono “fuorilegge” o meno (col relativo tragico corollario dell’America quale “poliziotto planetario”).

Cosa sia poi questa “legge”, è presto detto: il concetto di “legalità” si riduce a “quel che mi conviene”. Condensato in una frase: “I’m the law”, “Io sono la legge”.

L’America è così una specie di nazione-ego ipertrofico; un caso, unico nella storia, di collettività che sente, per il solo fatto di fare letteralmente “numero”, d’imporre a tutti quanti il suo personalissimo e relativissimo punto di vista.

Da un lato, vi è quindi l’incapacità degli america ni di concepire che altri la pensino diversamente, che tradotto nella vita degli Stati vuol dire impostare la vita politica, economica, sociale e culturale secondo differenti parametri e valori; dall’altro, l’assenza del benché minimo dubbio che quand’anche gli altri si mostrano d’accordo lo facciano solo per paura e/o convenienza (della cricca al potere).

Ma l’America va avanti, imperterrita, per la sua strada, pensando che il suo “modo di vita” e di vedere le cose sia l’unico, giustissimo, e che tutti non vedano l’ora di conformarvisi, gareggiando a chi è il miglior “alleato” ed entusiasta dei “valori americani”.

Come non avviene questo, gli stessi che prima filosofeggiavano di “legalità”, “diritto internazionale” e “rispetto dell’uomo”, s’innervosiscono e diventano feroci, mostrando il loro vero volto.

Questo comportamento, in psichiatria, è quello di un malato grave di mente, per di più violento e senza freni inibitori. E nessuno può pensare di essere al sicuro quando un energumeno del genere non solo è libero di circolare, ma si cerca di tenerselo buono, circuirlo con tutte le manfrine possibili e addirittura convincersi che sia normale! Pura illusione: arriverà il momento in cui tirerà fuori l’ascia o la motosega (come in quei film dell’orrore che piacciono tanto agli americani) riducendo a brandelli tutto e tutti, “amici” compresi (con quelli ci prova addirittura più gusto, tanto non li ha mai considerati tali e, anzi, li ha sempre disprezzati e visti come inferiori).

Se il buongiorno si vede dal mattino, si può affermare che nulla è cambiato dall’epoca del “Far West”. Quegli individui ritratti nel corrispondente genere filmico, sempre “minacciati” dai Pellerossa, riassumevano bene la “filosofia” dell’America, quella di dettar legge secondo il proprio p articolare metro di giudizio, abusivamente elevato al rango della “universalità” e dei “sacri principi”.

Quanto alle “sanzioni” (che sovente devono indurre il nemico di turno a compiere la “prima mossa” per poi dipingerlo come “l’aggressore”), è nient’altro che la riformulazione moderna del modo di fare di un’impresa che ha stabilito il suo dominio a partire dai mari, grazie ai servigi dei “pirati di Sua Maestà”, e che oggi rivivono sotto forme “legali” quali “confische” e “congelamenti” di beni delle nazioni sottoposte a “sanzioni” ed “embarghi”. Tra l’altro giustificati come punizione per comportamenti giudicati “immorali”, o addirittura sulla base di pretese intenzioni mai verificate né verificabili, secondo l’oliata prassi dell’attribuzione agli altri di quello che in realtà si sta facendo o si è in procinto di fare.

Dunque, la situazione è seria, seri ssima, eppure sembra che nessuno intenda correre ai ripari. Perché qui non si ha a che fare con un simpatico mattacchione, con un grullo, ma con la prima potenza militare del mondo che non ha alcuna voglia di convivere pacificamente con gli altri.

Eppure si continua a rispondere ai suoi deliri con giri di parole, prendendo sul serio le affermazioni di pazzi, giustificando ogni loro follia con la medesima retorica con la quale tentano malamente di schermarsi. Non è forse quello che si fa quando si è di fronte ad uno schizofrenico mentre vaneggia con un coltello da cucina in mano?

Bisognerà dunque che prima o poi, qualcheduno prenda da parte questo soggetto e, dopo aver cercato di farlo ragionare nei suoi rari momenti di lucidità gli spieghi che per il suo bene (quello degli altri non gli interessa) dovrebbe cambiare registro, dopo di che, una volta constatata l’indisponibilità ad accettare consigli e, sop rattutto, a curarsi (con l’ausilio di un’autorità religiosa, sempre che ve ne sia una capace di farlo…), imporgli un trattamento sanitario obbligatorio.

Hanno voglia a dire di continuo “God Bless America!”: bisogna vedere chi è quel “dio” che invocano!

Le cose sono due: o si tratta del loro ego collettivo spropositato, oppure l’entità invocata solennemente per dare le sue “benedizioni” è di ben altro segno, al che bisognerà prendere in considerazione di lasciar perdere la psichiatria e praticare un esorcismo. Ma in fin dei conti siamo in presenza dello stesso problema esaminato da due punti di vista diversi, quello di un’entità, l’America, che a furia d’essere utilizzato per determinati scopi “mondani” e fungendo da catalizzatore d’influenze nefaste rappresenta una fonte di sovversione e quindi di grave pericolo e tribolazione per tutti coloro che vi si trovano a contatto.

 

Un pericolo pubblico si aggira per il mondo: l’America.

di Enrico Galoppini – 04/03/2013

Fonte: Europeanphoenix 

Non lo scopro certo io, ma non mi viene in mente altro mentre leggo che il Pakistan, risoluto ad andare avanti col progetto di gasdotto che lo metterà in comunicazione con l’Iran, viene fatto oggetto di “scongiuri” ed “avvertimenti” da parte del governo americano che più che altro hanno il sapore della minaccia.

Niente di sconvolgente, sia chiaro, ma ciò che lascia interdetti – a meno che uno ci abbia fatto l’abitudine a forza di vedere in azione questi pistoleri – sono il tono e la relativa arroganza che traspaiono dalle parole del portavoce del Dipartimento di Stato indirizzate al governo pakistano per indurlo a cambiare idea, anche se questo va contro l’interesse suo e dei suoi connazionali.

Ma piuttosto che di arroganza (un elemento immancabile nel modo di rapportarsi degli Stati Uniti col resto dell’umanità), bisognerebbe parlare di delirio d’onnipotenza.

Perché quando uno afferma di “aver reso chiaro a tutti i paesi del mondo, Pakistan incluso […], di evitare attività che potrebbero essere proibite da sanzioni dell’Onu o ‘sanzionabili’ dalla legge statunitense”, e per giunta lo fa nella capitale Islamabad, non si può considerarlo rappresentante d’una nazione che tra le sue virtù ha il senso della misura.

Né quello dell’ospitalità, nel senso che sarebbe buona norma un minimo di ‘educazione’ in casa d’altri.

Ma l’America si sente padrona dappertutto, “l’unica nazione indispensabile” (parole di un suo ideologo), il “faro della civiltà” e via incensandosi, fino all’onanistica definizione di “comunità internazionale”, che in realtà significa “l’America e i suoi lavapiatti”.

Per questo sventola sotto il naso a tutti “la sua legge” come parametro universale per giudicare se Tizio, Caio o Sempronio sono “fuorilegge” o meno (col relativo tragico corollario dell’America quale “poliziotto planetario”).

Cosa sia poi questa “legge”, è presto detto: il concetto di “legalità” si riduce a “quel che mi conviene”. Condensato in una frase: “I’m the law”, “Io sono la legge”.

L’America è così una specie di nazione-ego ipertrofico; un caso, unico nella storia, di collettività che sente, per il solo fatto di fare letteralmente “numero”, d’imporre a tutti quanti il suo personalissimo e relativissimo punto di vista.

Da un lato, vi è quindi l’incapacità degli america ni di concepire che altri la pensino diversamente, che tradotto nella vita degli Stati vuol dire impostare la vita politica, economica, sociale e culturale secondo differenti parametri e valori; dall’altro, l’assenza del benché minimo dubbio che quand’anche gli altri si mostrano d’accordo lo facciano solo per paura e/o convenienza (della cricca al potere).

Ma l’America va avanti, imperterrita, per la sua strada, pensando che il suo “modo di vita” e di vedere le cose sia l’unico, giustissimo, e che tutti non vedano l’ora di conformarvisi, gareggiando a chi è il miglior “alleato” ed entusiasta dei “valori americani”.

Come non avviene questo, gli stessi che prima filosofeggiavano di “legalità”, “diritto internazionale” e “rispetto dell’uomo”, s’innervosiscono e diventano feroci, mostrando il loro vero volto.

Questo comportamento, in psichiatria, è quello di un malato grave di mente, per di più violento e senza freni inibitori. E nessuno può pensare di essere al sicuro quando un energumeno del genere non solo è libero di circolare, ma si cerca di tenerselo buono, circuirlo con tutte le manfrine possibili e addirittura convincersi che sia normale! Pura illusione: arriverà il momento in cui tirerà fuori l’ascia o la motosega (come in quei film dell’orrore che piacciono tanto agli americani) riducendo a brandelli tutto e tutti, “amici” compresi (con quelli ci prova addirittura più gusto, tanto non li ha mai considerati tali e, anzi, li ha sempre disprezzati e visti come inferiori).

Se il buongiorno si vede dal mattino, si può affermare che nulla è cambiato dall’epoca del “Far West”. Quegli individui ritratti nel corrispondente genere filmico, sempre “minacciati” dai Pellerossa, riassumevano bene la “filosofia” dell’America, quella di dettar legge secondo il proprio p articolare metro di giudizio, abusivamente elevato al rango della “universalità” e dei “sacri principi”.

Quanto alle “sanzioni” (che sovente devono indurre il nemico di turno a compiere la “prima mossa” per poi dipingerlo come “l’aggressore”), è nient’altro che la riformulazione moderna del modo di fare di un’impresa che ha stabilito il suo dominio a partire dai mari, grazie ai servigi dei “pirati di Sua Maestà”, e che oggi rivivono sotto forme “legali” quali “confische” e “congelamenti” di beni delle nazioni sottoposte a “sanzioni” ed “embarghi”. Tra l’altro giustificati come punizione per comportamenti giudicati “immorali”, o addirittura sulla base di pretese intenzioni mai verificate né verificabili, secondo l’oliata prassi dell’attribuzione agli altri di quello che in realtà si sta facendo o si è in procinto di fare.

Dunque, la situazione è seria, seri ssima, eppure sembra che nessuno intenda correre ai ripari. Perché qui non si ha a che fare con un simpatico mattacchione, con un grullo, ma con la prima potenza militare del mondo che non ha alcuna voglia di convivere pacificamente con gli altri.

Eppure si continua a rispondere ai suoi deliri con giri di parole, prendendo sul serio le affermazioni di pazzi, giustificando ogni loro follia con la medesima retorica con la quale tentano malamente di schermarsi. Non è forse quello che si fa quando si è di fronte ad uno schizofrenico mentre vaneggia con un coltello da cucina in mano?

Bisognerà dunque che prima o poi, qualcheduno prenda da parte questo soggetto e, dopo aver cercato di farlo ragionare nei suoi rari momenti di lucidità gli spieghi che per il suo bene(quello degli altri non gli interessa) dovrebbe cambiare registro, dopo di che, una volta constatata l’indisponibilità ad accettare consigli e, sop rattutto, a curarsi (con l’ausilio di un’autorità religiosa, sempre che ve ne sia una capace di farlo…), imporgli un trattamento sanitario obbligatorio.

Hanno voglia a dire di continuo “God Bless America!”: bisogna vedere chi è quel “dio” che invocano!

Le cose sono due: o si tratta del loro ego collettivo spropositato, oppure l’entità invocata solennemente per dare le sue “benedizioni” è di ben altro segno, al che bisognerà prendere in considerazione di lasciar perdere la psichiatria e praticare un esorcismo. Ma in fin dei conti siamo in presenza dello stesso problema esaminato da due punti di vista diversi, quello di un’entità, l’America, che a furia d’essere utilizzato per determinati scopi “mondani” e fungendo da catalizzatore d’influenze nefaste rappresenta una fonte di sovversione e quindi di grave pericolo e tribolazione per tutti coloro che vi si trovano a contatto.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45147

Ue, Rhen: “Berlusconi ha soffocato la crescita dell’Italia.

Secondo questo genio l’Italia è migliorata ultimamente. Qualcuno passi a Rehn il documento di Attilio Folliero.

Se l’intento della troika è quello di disintegrare le nazioni direi che le sue parole hanno senso.

 Ue, Rhen: “Berlusconi ha soffocato la crescita dell’Italia. E il Pdl insorge

Il commissario Ue agli Affari economici ha ricordato che l’ex presidente del consiglio “non mantenne gli impegni e bloccò la crescita dell’Italia”. Ma Brunetta risponde: “Chiediamo una commissione di inchiesta sulle affermazioni odierne di Rehn. Alfano: “Inaccettabile”.

 Cosimo Nuzzo