Video: 11 SETTEMBRE: Quando la verità viene “vomitata” in diretta

Intervista shock a France 24 di Manny Badillo, rappresentante dell’associazione “Famiglie delle vittime del World Trade Center”.

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Tiriamo le somme da queste elezioni

di: Maurizio Barozzi
info@rinascita.eu

Dunque, avremo una Camera con maggioranza della sinistra di Bersani, un Senato in equilibrio di numeri, e in entrambi i rami del Parlamento, una forte presenza del Movimento 5 Stelle di Grillo.
Con queste proporzioni, a bocce ferme, sarebbe impossibile varare un governo stabile. Se consideriamo che “stabilità” vuol dire scempio della Nazione e depauperamento di quel poco, quasi niente, di Stato sociale che è rimasto, la mancanza di questa “stabilità” non può che essere positiva, perché i rischi della ingovernabilità sono più che compensati dalle difficoltà e impedimenti che troverebbero gli Organismi mondialisti e le Istituzioni europee, a perpetuare, attraverso i loro “tecnici” e i partiti tradizionali, il massacro del nostro popolo. Chissà se poi si possa anche aprire la strada a qualche speranza di riscossa nazionale.
Non a caso la stampa estera ha subito espresso preoccupazioni per la situazione italiana. Le loro preoccupazioni, ovviamente, costituiscono le nostre minime speranze di riscossa.
Stabilito questo, facciamo una semplice considerazione: è evidente che se non ci fosse stato il “fenomeno Grillo” ora avremmo il “governo dell’ “alternanza” ovvero di Centro Sinistra guidato da Bersani il quale avrebbe poi sicuramente chiuso il cerchio con una alleanza con Casini e Monti.
Questa prospettiva, ma del resto sarebbe stata deleteria anche una difficile affermazione di Berlusconi il quale, in ogni caso avrebbe anche lui chiuso il cerchio con una alleanza con il centro di Casini e Monti, questa prospettiva, dicevamo, conseguenza di una vittoria di Bersani, avrebbe anche portato alla elezione di un Presidente della Repubblica, di un finto “sinistro”, in realtà un uomo dei Banksters, probabilmente Prodi o Amato.
Quello che chiamano lo “tzunami Grillo” ha invece scombinato le carte già assegnate ed ora si apre un periodo alquanto difficile da prospettare. Ma in buona parte almeno positivo se si considera lo scampato pericolo di un altro quinquennio “tradizionale” con governi a forte maggioranza di centro sinistra o, più improbabile, se fosse stato di centro destra.
Il Centro parassitario dei Casini e di Monti, escluso il gradito flop di Fini, è riuscito ad ottenere quel minimo bastante per portare Monti alla Camera. Questo consulente dei banksters, portato al governo per fare carne di porco dello Stato Sociale, avrebbe dovuto essere ridicolizzato ed espulso definitivamente dalla politica attiva, ma vuoi l’alleanza con il Vaticano, vuoi lo spazio politico che gli ha concesso il centro di Casini, ambiente da sempre pendolante nelle orbite governative nazionali o locali, dove la “raccomandazione”, l’ “inciucio” e il parassitismo sono la il loro brodo ci coltura, hanno permesso la sua elezione. Una vergogna per tutto il popolo italiano.
Quanto sia spudorato quest’uomo e quanto si senta portato e protetto da certi “poteri forti”, lo possiamo vedere dalle sue indecenti dichiarazioni post elezioni, nelle quali ha affermato, senza una minimo di vergogna, che ora lui, di fatto ripudiato dall’elettorato, è ‘”l’ago della bilancia”.
Restano le valutazione positive, sia sull’Astensionismo, arrivato a cifra da record, che sul successo del Movimento 5Stelle di Grillo, che dimostrano come il popolo italiano si sia veramente stancato di queste cariatidi della politica di questi parassiti di destra, di centro e di sinistra. L’ideale sarebbe stato quello di rottamarli tutti, ma per ora accontentiamoci.
Basti pensare, che questi furfanti dei partiti tradizionali, negli ultimi 25 anni hanno distrutto interamente lo Stato Sociale: garanzie sul lavoro, pensioni, sanità, scuola, ecc., proiettando i cittadini nella indigenza e privandoli di ogni sostegno sociale; hanno disintegrato tutto quel tessuto di piccole imprese, ditte e managerialità che erano il vanto e la forza della nostra economia; hanno riportato gli anziani e non solo a raccattare avanzi nei mercati rionali; hanno liquidato tutto quel poco che era rimasto delle partecipazioni pubbliche che almeno garantiva, grazie al principio del non profitto, una distribuzione delle risorse e delle infrastrutture dei servizi ai cittadini, liberalizzando tutto quello che era possibile privatizzare, mettendolo così sotto la logica del profitto con gravi ripercussioni per la popolazione. E tutto questo per impinguare e garantire all’usura internazionale, ai banksters, altissimi profitti.
Ma bastasse questo, no per carità, hanno anche svenduto ogni minimo residuo di sovranità nazionale, riempiendo il paese di basi militari Nato sotto controllo atlantico, basi anche atomiche esponendoci a rischi gravissimi; ci hanno portato in guerre assurde e indecenti per gli interessi atlantici.
E per ultimo, grazie ad un mezzo colpo di Stato silenzioso, operato con la collaborazione di Napolitano, sono riusciti ad imporre, direttamente alla guida del governo del paese, un consulente delle grandi banche di affari, che in men che non si dica ha varato decreti, disposizioni e leggi atte, non solo ad adeguare tutta il tessuto economico e sociale agli interessi del sistema bancario, ma soprattutto ad ingabbiare e ammanettare i futuri governi del paese in modo che ottemperino, a prescindere di ogni altra sacrosanta necessità nazionale, al saldo dei debiti (la famosa “truffa” del debito pubblico) provocati dall’usura bancaria internazionale.
E di questo scempio della Nazione, in questi 25 anni sono stati tutti responsabili: la sinistra ex Pci ed oramai “liberal”, compresi i residuati di Rifondazione comunista che hanno liquidato un patrimonio quasi secolare di ideali, trasformandosi in una viscida tendenza politica di stampo neoradicale; il centrodestra di Berlusconi, un coacervo di interessi privati, permeati dal più infame ideale consumista retaggio dell’americanismo, indecentemente asceso alla guida governativa del paese.
Delle forze di Centro meglio non parlarne, sono lì, questi escrementi ex DC, da sempre presenti, dove c’è la “pappatoia” l’inciucio.
E tutti questi partiti tradizionali, giocando sullo “scambio delle consegne del Parlamento”, determinato dall’alternanza politica, comunque determinata, continuavano ad andare avanti come se nulla fosse, grazie allo “spauracchio” che gli consentiva di turlupinare gli elettori: votate Bersani, altrimenti avremo ancora il “nano di Arcore”! No, votate Berlusconi, altrimenti vincono i comunisti! E giù idiozie di questo genere.
Ora, di fronte allo scempio dello Stato sociale, alla dissoluzione totale della Nazione, una buona parte della popolazione, quella più intelligente, più colpita, più sensibile, si è ribellata e nonostante un certo “terrorismo” profuso a piene mani dai mass media, tutti di proprietà di gruppi finanziari interessati al Sistema (La Repubblica della finanza che ha in tasca il PD, è Sistema; Il Corriere della sera della borghesia impennacchiata, è Sistema; il Messaggero dell’impero dei Caltagirone, sponsor di Casini, è Sistema: il Giornale e le Reti Mediaset sono Sistema, e così via) si è astenuta o ha votato per Grillo.
Se si considerano gli spauracchi e il lavaggi dei cervelli che il Sistema può e ha messo in atto, per sostenere i partiti tradizionali, non è poco.
Sarà possibile, visto il successo elettorale ottenuto, trasformare questa affermazione in elementi positivi atti a impedire il proseguimento del massacro del popolo italiano?
La domanda è alquanto problematica, perché state pur certi che già da subito si sono messe in moto le tecniche infami del Sistema: primo, il ricatto della ingovernabilità agitato dai mass media e da tutti i partiti in via di rottamazione: spaventare il popolo per riesumare governi tradizionali; secondo la caccia, ed hanno anche avuto il coraggio di dirlo in televisione, a singoli elementi o gruppi di parlamentari del Movimento 5 Stelle che andranno al parlamento.
Si cercherà di comprarli, di corromperli di determinare qualche opportuna scissione. Conoscendo la nostra società occidentale, consumista, corrotta e corruttibile, abbiamo serie preoccupazione che queste manovre, in qualche modo, possano andare in porto. La storia ci insegna che come si mette piede nel Parlamento, nei consigli Regionali e Comunali, subito si è avviluppati in certe consuetudini, in certe “regola”, in un certo andazzo fatto di inciuci, allettamenti, possibilità di gestire e quindi ricavarne beni e potere, l’amministrazione pubblica. Sono sirene difficili da non ascoltare. Lo abbiamo visto con Rifondazione Comunista, di cui abbiamo parlato, o anche con la Lega che da Roma ladrona, ci ha poi mostrato un sua perfetto calarsi nello stesso andazzo per la cui denuncia aveva ottenuto tanti consensi.
Un ultima osservazione: il flop clamoroso di alcuni gruppi come Casapound, Forza Nuova o della Sinistra popolare e antagonista. Ancora non si è capito che i ludi cartacei, le tornate elettorali, sono regolate da certe regole non scritte, da certe consuetudini consolidate, per superare le quale servono o gli appoggi dei mass media, che ovviamente in questi casi non ci possono essere, oppure un fenomeno particolare di “entusiasmo” collettivo, come è stato il caso di Grillo. Altrimenti non si supera la soglia della eleggibilità.
Che almeno imparino, questi gruppi minoritari che vogliono professare antagonismo, una volta per tutte, che non è possibile “giocare” alle elezioni: non bastano le sacrosante ragioni di un certo antagonismo per avere il consenso popolare che necessiterebbe. La stragrande maggioranza delle persone che vanno a votare, sono gente semplice, facilmente influenzabile, sprovveduti che fanno oscillare le loro preferenze in base ad una infinità di fattori emotivi e ad una certa dose di interessi personali. Oltretutto il nostro paese è un paese di “vecchi” e quindi le forze giovanili scarseggiano, minimizzando la possibilità di ottenere voti di “rottura”.
È così e basta, ce se ne faccia una ragione.

 (26 Febbraio 2013)

http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19320

 

Val Susa a 5 Stelle, ora il partito No-Tav assedia Torino

Scritto il 26/2/13 

Val Susa a 5 stelle: «Avremo percentuali bulgare», aveva avvertito il portavoce No-Tav Alberto Perino, e così è stato. I grillini sono saldamente il primo partito in tutta la valle minacciata dalla Torino-Lione. Il record spetta a Venaus, paese simbolo della storica “resistenza” del 2005: Grillo rimedia addirittura il 58,1% dei voti, nonostante l’8,8 raccolto dal sindaco Nilo Durbiano, capolista al Senato per “Rivoluzione civile”. Va al “Movimento 5 Stelle” anche Avigliana (37,8%), capoluogo produttivo della valle e città natale di Piero Fassino, oltre che dell’ex sindaco Carla Mattioli, espulsa dal Pd per la sua posizione No-Tav e ora candidata alla Camera con Vendola. A gonfie vele anche Bussoleno, altro centro della protesta contro la Torino-Lione, dove Grillo raccoglie il 46,3% e spedisce a Roma, in carrozza, il neo-senatore Marco Scibona. Sempre a Bussoleno, dove Rifondazione è sempre stata fortemente radicata, Ingroia “supera lo sbarramento” raccogliendo il 4,6% dei voti, nonostante la mancata candidatura di Nicoletta Dosio, storica attivista No-Tav.

Si “arrendono” a Grillo anche i Comuni più coinvolti dalle recenti manifestazioni contro la Torino-Lione: Chiomonte è “5 Stelle” col 37,5%, Giaglione raggiunge il 44%, Exilles addirittura il 53,2%. Sopra il 50% anche Mattie, il paese dei due giovani arrestati a febbraio per la violazione delle reti del cantiere di Chiomonte. Campane a morto per la stessa Gemma Amprimo, sindaco Pdl di Susa, uno dei pochissimi amministratori locali pro-Tav nonostante il progetto-monstre della futura, improbabile “stazione internazionale”: persino il capoluogo storico della valle, tradizionalmente moderato, cede il passo a Grillo, primo partito col 42,7%. Tutta la valle di Susa è “5 Stelle”, spesso con percentuali superiori al 40%: sfiorano il 50% Meana di Susa, Mompantero, Chianocco, Bruzolo, Villarfocchiardo e Sant’Ambrogio, mentre lo superano Vaie, San Didero e addirittura San Giorio, tradizionale “feudo rosso”, dove ora Grillo riscuote il 51,5% dei consensi.

L’assedio grillino si estende all’imbocco della valle: Almese, Rosta, Buttigliera, Pianezza, Villarbasse. Risultati clamorosi ad Alpignano, città dell’hinterland torinese alle porte della val Susa e tradizionale roccaforte della sinistra: anche gli alpignanesi scelgono Grillo (32,7%) così come Rivalta (36,1), l’altra città della cintura torinese che, meno di un anno fa, alle comunali, umiliò centrodestra e centrosinistra premiando l’outsider No-Tav Mauro Marinari. Sorprese anche nella vicina val Sangone, ormai completamente “grillina”, da Bruino a Coazze: il “Movimento 5 Stelle” è primo partito a Giaveno superando il 32%, nonostante la prima cittadina Daniela Ruffino fosse candidata al Senato per il Pdl, mentre a Valgioie – il cui sindaco è Osvaldo Napoli, negli ultimi anni vicecapogruppo del Pdl alla Camera – lo “tsunami” grillino raggi unge addirittura il 41,8%. Caselle, Venaria Reale, Chieri, Carmagnola: la stessa metropoli torinese – dove Grillo è al secondo posto, davanti a Berlusconi – è ormai “circondata”: il “Movimento 5 Stelle” conquista addirittura Nichelino, tallona il centrosinistra a Grugliasco e Collegno, l’ex “Stalingrado” piemontese, e sfiora il primato – per un soffio – anche nei principali centri del Torinese, da Rivoli a Moncalieri. I pifferai della Torino-Lione sono avvertiti: il “partito” No-Tav ormai è maggioranza.

http://www.libreidee.org/2013/02/val-susa-a-5-stelle-ora-il-partito-no-tav-assedia-torino/

 

I MERCATI ORDINANO: Ocse: in Italia serve un mercato del lavoro più flessibile –

ohhh l’Ocse parla di rete di protezione sociale….immagino sia il loro primo pensiero. Cosa intenderanno? Magari i food stamps all’americana o i coupons?

Prestiti agli studenti….già quelli che indebitano i ragazzi fin da subito, un bel mercato per le banche. 

Ocse

Roma, 15-02-2013

L’Italia deve “proseguire la riforma del mercato del lavoro rendendo più flessibili le assunzioni e i licenziamenti e accorciando i tempi dei procedimenti giudiziari, realizzando contemporaneamente la rete universale di protezione sociale già in programma”. E’ quanto raccomanda l’ Ocse al nostro Paese nel rapporto Going for Growth 2013. 

Nel capitolo che l’Ocse dedica all’Italia nel lungo rapporto biennale concentrato sull’importanza delle riforme strutturali a livello internazionale, l’organizzazione invita Roma a “proseguire il riequilibrio della tutela del lavoro, spostandola dalla protezione del posto di lavoro a quella del reddito del lavoratore”. Secondo l’Ocse, infatti, “l’eccessiva tutela del posto di lavoro per alcune forme contrattuali e una rete di protezione sociale piuttosto frammentata hanno creato un mercato del lavoro duale che ostacola una distribuzione efficiente della forza lavoro”. 

Un riequilibr io tra posto di lavoro e reddito consentirebbe invece di “migliorare la produttività in quanto favorirebbe una migliore distribuzione della forza lavoro verso utilizzi più produttivi”. 

Inoltre “una migliore formazione professionale e un migliore sostegno ai programmi di apprendistato possono aiutare ad incrementare il capitale umano e migliorare la distribuzione del reddito aumentando le prospettive per i lavoratori scarsamente qualificati”.

Ridurre la tassazione diretta sul lavoro
“Quando la situazione fiscale lo permette”, l’Italia deve “ridurre la tassazione diretta sul lavoro”. E’ quanto raccomanda l’Ocse nella parte dedicata al paese nel suo rapporto ‘Going for Growth 2013’. L’organizzazione di Parigi sottolinea come in Italia “il cuneo fiscale sui lavoratori a basso reddito è elevato” e che “spostare il carico fiscale dal lavoro alle esternalità ambientali può promuovere la crescita sostenibile”. Il testo ricorda poi come le riforme avviate nel paese puntino a “ridurre la dualità e soprattutto a creare una rete di protezione sociale universale per ridurre le diseguaglianze”.

Contro l’evazione tagli alle aliquote e non condoni
Ridurre le distorsioni e gli incentivi all’evasione diminuendo “le alte aliquote fiscali”. Tassare “una più ampia gamma di esternalità ambientali” e “riaffermare la volontà di evitare i condoni”. E’ una delle raccomandazioni all’Italia contenute nel rapporto Ocse ‘Going for Growth 2013’. Tra le priorità indicate dall’Ocse all’Italia per riprendere la strada della crescita, c’è proprio quella di “migliorare l’efficienza del sistema tributario”. 

“Il cuneo fiscale sui lavoratori a basso reddito – afferma l’organizzazione – è elevato, il codice fiscale è estremamente complicato e l’evasione è alta”. Tra le azioni intraprese finora, l’Ocse cita “alcuni aumenti necessari delle tasse” che riguardano “soprattutto le imposte indirette” e ricorda l’introduzione dell’Imu. Ora, tra le raccomandazioni per il futuro, c’è quella di “ridurre le distorsioni e gli incentivi all’evasione diminuendo le al te aliquote fiscali nominali ed eliminando le spese fiscali”. Roma dovrà inoltre “tassare una più ampia gamma di esternalità ambientali e riaffermare la volontà di evitare i condoni fiscali”. Infine, “quando la situazione fiscale lo permette, ridurre la tassazione diretta sul lavoro”. 

Oltre alle riforme fiscali, l’Ocse chiede anche all’Italia di ridurre le barriere alla concorrenza, proseguendo con le privatizzazioni ed eliminando i legami di proprietà tra governi locali e fornitori di servizi”. Necessario anche ridurre i tempi delle cause civili.

Tasse universitarie più alte e prestiti per gli studenti
Aumentare le tasse universitarie e introdurre “un sistema di prestiti per studenti con rimborso condizionato al redditi”. E’ una delle raccomandazioni all’Italia contenute nel rapporto Ocse ‘Going for Growth’. L’organizzazione indica come essenziale il miglioramento dell’equità e dell’efficienza del sistema scolastico che “produce scarsi risultati nonostante l’elevato livello di spesa e dovrebbe fare di più per offrire migliori opportunità di formazione alle persone scarsamente qualificate”.


http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=174955

Spagna: la rabbia per austerità e corruzione riempie le piazze

Decine di migliaia di cittadini iberici protestano conto la politica dei sacrifici e della recessione del governo Rajoy 

Andrea Perrone

Un sabato di scontri e di proteste, quello del 23 febbraio in Spagna, contro l’austerità e la corruzione che vede coinvolta la classe politica e la stessa famiglia reale. A Madrid si sono raccolte decine di migliaia di manifestanti per dire basta alla recessione, alle manovre lacrime e sangue, all’austerità voluta da un governo che mostra di essere nelle mani di un gruppo di politici del Partito Popolare e del suo leader, il premier iberico Mariano Rajoy, che avrebbe intascato milioni di euro con i finanziamenti illeciti. Almeno 45 persone sarebbero state fermate nel corso della notte, dopo la grande manifestazione di protesta contro il governo conservatore di Rajoy.
I fermi sono stati effettuati dopo che la quasi totalità dei manifestanti si era dispersa a causa di un duro scontro con le forze dell’ordine. Quarantacinque persone sono state arrestate e 40 sono rimaste lievemente ferite, fra cui 12 poliziotti. “La polizia nazionale ha arrestato 45 persone, fra cui 9 minorenni, nei vari disordini che hanno seguito la manifestazione a Madrid”, hanno riferito in un comunicato fonti delle forze dell’ordine. Nel frattempo emergono tra l’altro altri scandali che coinvolgono perfino la monarchia e in particolare il genero del re, Iñaki Urdangarin. Del resto la corruzione non risparmia nessuno e appare in Spagna, come altrove, assolutamente endemica. Non sono soltanto le alte sfere del Partito popolare ad essere accusati di intascare danaro illecitamente, ora anche la famiglia reale non è esente da queste imputazioni. Il genero del sovrano Juan Carlos, Urdangarin, marito dell’infanta Cristina, appare infatti coinvolto in uno scandalo e per questo ieri l’altro è stato interrogato dal tribunale di Palma di Maiorca.
Il 45enne è sospettato con il suo vecchio socio, Diego Torres, di avere sottratto indebitamente almeno 6 milioni di euro di denaro pubblico dall’Istituto di beneficenza Noos, da lui presieduto tra il 2004 e il 2006. Urdangarin, ex campione olimpico di pallamano e convertitosi rapidamente in uomo d’affari, dovrà rispondere anche del contenuto di alcune e-mail rivelate dal Torres, dalle quali si desume che lo stesso re sarebbe stato al corrente delle attività del genero. Comparso dinanzi a un giudice sull’isola di Mallorca, ha affermato che la Casa Reale «non autorizzò né avvallò» in alcun modo le sue attività nell’Istituto Noos e che la moglie non ha nulla a che vedere con i suoi affari. Urdangarin ha negato qualsiasi addebito e persino della riunione al Palacio de la Zarzuela – residenza dei re di Spagna – per preparare il vertice Valencia Summit 2004, evento organizzato da Noos, in cui la fondazione avrebbe intascato milioni di finanziamenti pubblici.
Ma il genero di Carlos ha negato persino di possedere conti in paradisi fiscali e l’utilizzo di eventuali prestanome. L’inchiesta e le rivelazioni sulle ruberie dei blasonati hanno deluso gli spagnoli, erodendo così gran parte della popolarità della famiglia reale. Per questo fra scandali della Corona e corruzione dei partiti, gli spagnoli non vogliono essere obbligati a pagare gli errori e le ruberie altrui, come quelle di banche e banchieri che sull’orlo del fallimento sono state salvate dall’Ue a spese dei contribuenti iberici. Per questo il popolo di Madrid ha avuto la dignità e il coraggio di scendere nelle strade e urlare la propria rabbia contro un sistema democratico marcio fino al midollo.


26 Febbraio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19295

NONNO SILVIO HA URGENTE BISOGNO DI AFFETTO (forza facciamo a gara a chi lo adotta)

URGENTISSIMO !!!

CON PREGHIERA DI MASSIMA PUBBLICAZIONE E CONDIVISIONE OVUNQUE !!!
SILVIO
SILVIO NON CE LA FA’ PIU’.. IL SUO CORPO NON SOPPORTA PIU’ I 12 ANNI PASSATI IN QUELLA MALEDETTA GABBIA…. SILVIO E’ STANCO E STRESSATO…. DALL’ULTIMA VISITA DELLA VETERINARIA DEL CANILE E’ RISULTATO CHE SILVIO HA UN UTITE CRONICA E DISTURBI DI INTOLLERANZA ALIMENTARE DOVUTI DAL FORTE STRESS CHE SUBISCE IN CANILE..
PER FAVORE.. E’ UN NONNETTO FANTASTICO.. AIUTATEMI A SALVARLO !!

ADESSO PIU’ CHE MAI GLI SERVE UNA FAMIGLIA CHE POSSA PRENDERSI CURA DI LUI.

CI SARA’ DA QUALCHE PARTE UN CUORE COSì GRANDE DA VOLERLO ACCOGLIERE NELLA SUA FAMIGLIA !!!
ME LO AUGURO CON TUTTO IL CUORE.
AIUTATEMI AD AIUTARLO !!!!!
GRAZIE DI CUORE.

VI PRESENTO SILVIO, UN CAGNOLONE BUONISSIMO DI TAGLIA GRANDE DA UNA VITA IN CANILE… ANNO PRESUNTO DI NASCITA 2000.
PENSARE CHE HA PASSATO TUTTI QUESTI ANNI RINCHIUSO IN UNA GABBIA MI DISTRUGGE IL CUORE, VORREI TANTO TROVARE UNA FAMIGLIA A QUESTO GIGANTONE BUONO…. CHE NE DITE MI AIUTATE ???????

SILVIO VA D’ACCORDO CON TUTTI, ADORA CORRERE E PASSEGGIARE…INSOMMA HA BISOGNO DI USCIRE, DI ESSERE LIBERO PER SEMPRE, MA SOPRATTUTTO HA BISOGNO DI TANTO AMORE.

SILVIO SI E’ PRESO LA LEISHMANIOSI..MA STA’ BENISSIMO COME SI VEDE DALLE FOTO…..

VERRA’ AFFIDATO VACCINATO, SVERMINATO, MICROCHIPPATO ED ISCRITTO ALL’ANAGRAFE CANINA ANOME DELL’ADOTTANTEGRATUITAMENTE.

ADOZIONI AL CENTRO E AL NORD… PORTIAMO NOI OVUNQUE PER BUONA ADOZIONE.

PER INFO
EMANUELA 339/7800992
emanuelainnocenti@libero.it

Kerry, più armi per i terroristi siriani

 

26 – 02 – 2013Redazione

L’Arabia Saudita sta rifornendo i ribelli siriani che combattono il regime del presidente Bashar al Assad di armi acquistate dalla Croazia, secondo il New York Times. Citando responsabili di Stati Uniti e Paesi occidentali, il quotidiano ha scritto che “l’ingente acquisto di armi di fanteria” finanziato da Riad faceva parte di un “surplus non dichiarato” di armi retaggio delle guerre dei Balcani negli anni Novanta e che hanno iniziato ad arrivare ai combattenti anti-regime a dicembre attraverso la Giordania. Più o meno quando hanno iniziato ad apparire nei video su YouTube postati dai ribelli siriani armi jugoslave.

Da allora, ha aggiunto il Times, le autorità hanno segnalato che molti aerei carichi di armi hanno lasciato la Croazia. “Migliaia di fucili e mitra”, insieme con una “ignota quantità di munizioni”, sono stati consegnati.

Un portavoce del ministero degli Esteri di Zagabria ha riferito al Times che, dall’inizio della Primavera araba, il Paese dei Balcani non ha venduto armi né all’Arabia Saudita né ai ribelli siriani. Nessun commento, invece, da Riad e Amman. Il Times ha poi sottolineato che il ruolo di Washington, ammesso che ci sia, è poco chiaro.

Chi ha letto questo ha letto anche:



http://www.formiche.net/2013/02/26/quelle-armi-per-i-ribelli-siriani-comprate-in-croazia/

 

SIRIA L’opposizione siriana sarà a Roma, convinta da Kerry che promette “aiuti” e Damasco si dice pronta al dialogo – Asia News

Roma (AsiaNews) – L’opposizione siriana riunita nella Syrian National Coalition (SNC) ha annunciato che il suo capo, Moaz al-Khatib (nella foto), parteciperà alla conferenza degli Amici della Siria, che si apre il 28 a Roma, che aveva invece annunciato di voler boicottare. All’origine della decisione, a quanto dichiarato dal portavoce della SNC, Walid al-Bunni, le assicurazione date dal nuovo segretario di Stato Usa, John Kerry, sulla intenzione del presidente Obama di incrementare il sostegno ai ribelli.

 

La decisione del fronte dell’opposizione segue di un giorno le affermazioni del ministro degli esteri di Damasco, Walid al-Muallem, sulla disponibilità del governo “a dialogare con tutti coloro che vogliono il dialogo, compresi coloro che sono in armi”. Muallem parlava da Mosca, dove è in visita, e le sue dichiarazioni sono state eco a quelle del ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, sulla mancanza di alternative a una soluzione politica della crisi. “Non ci sono – ha infatti detto Lavrov – alternative valide da raggiungere concordando le posizioni del governo e dell’opposizione”. “Noi – ha aggiunto – siamo per una Siria indipendente, unita e dove tutti i siriani, indipendentemente dalla loro religione, possano vivere in amicizia, pace e democrazia”. “Il popolo siriano – ha concluso – deve poter decidere la sua sorte senza interventi esterni”.

Praticamente in contemporanea, Kerry da Londra, prima tappa del primo viaggio in Europa e Medio Oriente del Segretario di Stato, annunciava l’intenzione di Obama di un maggior impegno per la soluzione della crisi siriana. “Abbiamo discusso – ha spiegato – varie opzioni, ma in questo momento non voglio specificarle”. “Voglio – ha aggiunto – che i nostri amici del Consiglio dell’opposizione siriana sappiano che non stanno arrivando a Roma semplicemente per parlare. Stiamo arrivando a Roma per prendere decisioni in merito a passi successivi e forse anche per altre opzioni che possono o non possono essere discusse ulteriormente dopo”.

Quella che potrebbe essere un’apertura di Damasco, ma anche in segnale di debolezza, e la prospettiva di un maggiore e diverso intervento americano in Siria sarnno tra i temi che oggi il capo della diplomazia statunitense affronterà in un previsto incontro con la sua controparte, in un incontro previsto a Berlino, dove Kerry è atteso oggi.

 


 

http://www.asianews.it/notizie-it/L’opposizione-siriana-sar%C3%A0-a-Roma,-convinta-da-Kerry-che-promette-aiuti-e-Damasco-si-dice-pronta-al-dialogo-27241.html

 

Una forza popolare di contro-guerriglia

di Thierry Meyssan – 25/02/2013

 

Fonte: megachip [scheda fonte]

Nella guerriglia, la vittoria appartiene a chi sia sostenuto dalla popolazione. Ecco perché la Siria si è appena dotata di milizie popolari per mettere in scacco i Contras sostenuti dall’Occidente e dalle monarchie del Golfo. In tre mesi, il risultato è spettacolare: le zone in cui queste milizie locali sono già state costituite si sono stabilizzate.

Dopo due anni di combattimenti, è chiaro che l’Esercito arabo siriano, concepito per difendere il territorio in caso di guerra convenzionale, non è in grado di stabilizzare il paese quando persegue il suo compito primario. Ha sconfitto senza difficoltà i jihadisti ogni volta che si sono raggruppati, ma non ha la capacità di combattere un movimento di guerriglia che compensa la sua debole coloritura popo lare con un potente sostegno logistico straniero.

In definitiva, la Siria ha deciso di adottare una nuova strategia già sperimentata in tutto il mondo ogni volta che una tale situazione si presentava: la creazione di milizie popolari che permettano alle persone di difendere il proprio villaggio o il proprio quartiere di cui sono gli unici buoni conoscitori. Questo «Esercito di Difesa Nazionale», i cui membri provengono da Comitati popolari, è beninteso connesso all’esercito arabo siriano, e si deve aver svolto il servizio militare, per potervi aderire.

Mao Zedong ha spiegato che, per vincere, un guerrigliero deve muoversi «tra la popolazione come un pesce nell’acqua». Ora, l’Esercito siriano libero non ne è stato capace. Una volta che una zona cade sotto il suo controllo, vi commette degli abusi e gli abitanti gli si rivoltano contro.

Per ottenere la vittoria, l’esercito sirian o arabo deve riuscire dove i jihadisti hanno fallito: muoversi «tra la popolazione come un pesce nell’acqua». Benché promani dalla popolazione, dal momento che si tratta di un esercito di leva, non può farlo da solo perché la sua organizzazione nazionale lo taglia fuori dalle realtà locali. Esso deve fare dunque affidamento su una forza intermedia che funge da interfaccia con la popolazione locale, in ogni villaggio e in ogni quartiere.

Inoltre, l’Esercito di difesa nazionale è soggetto a una rigida disciplina. Le armi e le uniformi sono rimesse solo ai volontari, giovani uomini e giovani donne, selezionati con cura. Ne consegue che gli energumeni reclutati qua e là da funzionari locali per garantire la sicurezza alla  bell’e meglio devono unirsi alla milizia, o tornarsene a casa. Così, quando l’Esercito di difesa nazionale è organizzato in un villaggio o in un quartiere, gli eventuali abusi commessi da questi energume ni cessano. Il fenomeno degli Shabiha scompare.

In Medio Oriente, l’esempio che viene subito in mente è quello iraniano del Basij-e mostaz’afin, che è già servito da modello per Hezbollah in Libano. Teheran, che si rifiuta di coinvolgere le sue Guardie Rivoluzionarie in territorio siriano, ha accettato di ricevere delle reclute dell’Esercito difesa nazionale e di formarle. Non era scontato, perché gli iraniani hanno dovuto adattarsi a delle reclute che raramente sono sciite e che non hanno intenzione di convertirsi.

Si tratta di un evento che ha profondamente modificato il quadro geopolitico regionale. Da un lato perché la forza paramilitare ha rapidamente stabilizzato i villaggi e i quartieri in cui si è già  stabilita, e soprattutto perché ormai il Basij e Hezbollah si ritrovano accanto un fratello più piccolo, avente la loro stessa formazione, però misto e multiconfessionale, educato secondo lo spirito l aico del Baath e non secondo quello della Rivoluzione islamica.

Mentre uno dei principali obiettivi della guerra voluta dagli occidentali contro la Siria era quello di installare al potere un governo che rompesse con Hezbollah e l’Iran, come aveva riconosciuto lo stesso Burhan Ghalioun in un’intervista al Wall Street Journal, è invece l’effetto opposto che è stato ottenuto. La resistenza comune porta a stringere questo blocco nonostante le differenze religiose e politiche.

Otto mesi fa, Sayyed Hassan Nasrallah ha rivelato che durante la guerra dei 33 giorni, il ministro della difesa siriano di allora, il generale Hassan Tourekmani, aveva la supervisione personale in Libano del dispiegamento di armi della resistenza. Poi ha dichiarato che Hezbollah non avrebbe lasciato cadere i suoi fratelli d’armi dell’Esercito arabo siriano nel caso in cui fosse loro capitato di essere nei guai. La creazione dell’Ese rcito di difesa nazionale va sicuramente a rafforzare questa alleanza attraverso stretti legami umani che vanno al di là delle scelte politiche.

Questo determinerà sicuramente anche una retroazione affinché l’ala militare di Hezbollah includa delle donne e si apra alle molte confessioni rappresentate in Libano.

 

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=45110

SIRIA L’opposizione siriana sarà a Roma, convinta da Kerry che promette “aiuti” e Damasco si dice pronta al dialogo – Asia News

Roma (AsiaNews) – L’opposizione siriana riunita nella Syrian National Coalition (SNC) ha annunciato che il suo capo, Moaz al-Khatib (nella foto), parteciperà alla conferenza degli Amici della Siria, che si apre il 28 a Roma, che aveva invece annunciato di voler boicottare. All’origine della decisione, a quanto dichiarato dal portavoce della SNC, Walid al-Bunni, le assicurazione date dal nuovo segretario di Stato Usa, John Kerry, sulla intenzione del presidente Obama di incrementare il sostegno ai ribelli.

 

La decisione del fronte dell’opposizione segue di un giorno le affermazioni del ministro degli esteri di Damasco, Walid al-Muallem, sulla disponibilità del governo “a dialogare con tutti coloro che vogliono il dialogo, compresi coloro che sono in armi”. Muallem parlava da Mosca, dove è in visita, e le sue dichiarazioni sono state eco a quelle del ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, sulla mancanza di alternative a una soluzione politica della crisi. “Non ci sono – ha infatti detto Lavrov – alternative valide da raggiungere concordando le posizioni del governo e dell’opposizione”. “Noi – ha aggiunto – siamo per una Siria indipendente, unita e dove tutti i siriani, indipendentemente dalla loro religione, possano vivere in amicizia, pace e democrazia”. “Il popolo siriano – ha concluso – deve poter decidere la sua sorte senza interventi esterni”.

Praticamente in contemporanea, Kerry da Londra, prima tappa del primo viaggio in Europa e Medio Oriente del Segretario di Stato, annunciava l’intenzione di Obama di un maggior impegno per la soluzione della crisi siriana. “Abbiamo discusso – ha spiegato – varie opzioni, ma in questo momento non voglio specificarle”. “Voglio – ha aggiunto – che i nostri amici del Consiglio dell’opposizione siriana sappiano che non stanno arrivando a Roma semplicemente per parlare. Stiamo arrivando a Roma per prendere decisioni in merito a passi successivi e forse anche per altre opzioni che possono o non possono essere discusse ulteriormente dopo”.

Quella che potrebbe essere un’apertura di Damasco, ma anche in segnale di debolezza, e la prospettiva di un maggiore e diverso intervento americano in Siria sarnno tra i temi che oggi il capo della diplomazia statunitense affronterà in un previsto incontro con la sua controparte, in un incontro previsto a Berlino, dove Kerry è atteso oggi.

 

Kerry Vows Not to Leave Syria Rebels ‘Dangling in the Wind’

 

Hussein Malla/Associated Press

In a cave in Idlib Province, Free Syrian Army fighters did a traditional dance and sang songs critical of President Bashar al-Assad.

By MICHAEL R. GORDON and ANNE BARNARD
Published: February 25, 2013

BERLIN — Secretary of State John Kerry said on Monday that the Obama administration has been considering new steps to increase support for the Syrian opposition and hasten the departure of President Bashar al-Assad and that some of them would be decided at an international conference in Rome this week.

Multimedia

“We are determined that the Syrian opposition is not going to be dangling in the wind wondering where the support is or if it’s coming,” Mr. Kerry said at a news conference in London. “And we are determined to change the calculation on the ground for President Assad.”

Mr. Kerry’s comments came amid diplomatic maneuvering and an unusual White House intervention over the Rome meeting, scheduled for Thursday.

After the Syrian opposition signaled that it would boycott the Rome conference to protest what it sees as negligible help from Western nations, Vice President Joseph R. Biden Jr. and Mr. Kerry called Moaz al-Khatib, the leader of the Syrian opposition coalition, and persuaded him to attend.

American officials have said that their goal in supporting the Syrian resistance is to build up its leverage in the hope that Mr. Assad will agree to yield power and a political transition can be negotiated to end the nearly two-year-old conflict.

In Moscow, however, Syria’s foreign minister, Walid al-Moallem, appeared to be making a competing initiative. In a statement during a visit to Russia, which has been one of the Assad government’s main backers, Mr. Moallem said that Syrian authorities were “ready for a dialogue with anyone who’s willing, even with those who carry arms.”

It was the first time that a high-ranking Syrian official had signaled that the government is open to talking with Syrian rebels who have taken up weapons against the armed forces.

It was unclear whether Mr. Moallem’s offer came with caveats, such as a precondition that the Syrian rebels must disarm first. More fundamentally, if the aim of Mr. Moallem’s offer was to achieve a cease-fire while perpetuating Mr. Assad’s hold on power it would be fundamentally at odds with the demand of the opposition that the Syrian leader be ousted.

Mr. Kerry was skeptical of Mr. Moallem’s intentions.

“What has happened in Aleppo in the last days is unacceptable,” Mr. Kerry said, referring to the Scud missile attacks the Assad government directed at the city last week. “It’s pretty hard to understand how, when you see these Scuds falling on the innocent people of Aleppo, it’s possible to take their notion that they’re ready to have a dialogue very seriously.”

London was the first stop on Mr. Kerry’s nine-nation tour, and Syria figured prominently in his discussions with William Hague, the British foreign secretary, who sent a strong message that more had to be done to support the Syrian opposition because the possibility of a political solution was “blocked off.”

“Our policy cannot stay static as the weeks go by,” Mr. Hague said at a joint news conference with Mr. Kerry. “It will have to change and develop.”

The European Union agreed to a British proposal that nonlethal assistance could be sent to armed groups inside Syria. Discussions were now under way among European nations to determine just what sort of aid could be sent, but some American officials had said it might include night-vision equipment or armored cars.

Mr. Kerry declined to say whether the United States might also send nonlethal aid to armed factions fighting Mr. Assad, saying that a variety of ideas was under discussion.

“We are not coming to Rome simply to talk,” he said. “We are coming to Rome to make a decision about next steps and perhaps even other options that may or may not be discussed further after that.”

Mr. Obama last year rebuffed a proposal from the C.I.A., State Department and Pentagon that the United States train and arm a cadre of Syrian rebel fighters.

After his meetings in Britain, Mr. Kerry flew to Germany for meetings on Tuesday with German officials and Sergey V. Lavrov, the Russian foreign minister.

The United States has sought Russia’s help in facilitating talks on a transitional government in Syria, but the American effort to reach out to the Russians failed last year when the Kremlin balked at the demand that Mr. Assad’s departure had to be one of the results of any negotiation.        

Among the factions of the Syrian coalition, the debate is not over whether Mr. Assad must go but whether his departure is a precondition for talks.

On Jan. 30, Sheik Khatib floated the idea of negotiations with members of the government not directly involved in the crackdown. But many in the coalition remain skeptical of talks with the government and see them as a way for Mr. Assad to buy time.

On Monday, Samir Nachar, a member of the coalition, said that Sheik Khatib had met in the past week with Muhammad Hamsho, a prominent Syrian businessman who is close to Maher al-Assad, the president’s brother who leads the army’s feared Fourth Division, and a frontman for many Assad family enterprises.

Mr. Nachar said that Sheik Khatib had briefed him and other coalition members on the recent meeting, which he said had been initiated by Mr. Hamsho.

“Hamsho asked to meet Moaz al-Khatib and the latter agreed,” Mr. Nachar said in an interview. “The meeting did take place, yes.” He said Sheik Khatib had refrained from going into detail.

Mr. Hamsho is one of several Syrian figures on whom the United States has imposed sanctions since Mr. Assad’s repression of a peaceful protest movement that began in March 2011 and has since evolved into a civil war.

Gen. Selim Idriss, the leader of the Free Syrian Army, the main rebel fighter group, said that a cessation of violence by the government was “the bottom line” for rebels before any talks. In remarks to Al-Arabyia, a Saudi-backed news Web site, he also said, “There needs to be a clear decision on the resignation of the head of the criminal gang Bashar Assad, and for those who participated in the killing of the Syrian people to be put on trial.”

Michael R. Gordon reported from Berlin, and Anne Barnard from Beirut, Lebanon. Hania Mourtada contributed reporting from Beirut, and Rick Gladstone from New York.

http://www.nytimes.com/2013/02/26/world/middleeast/Syria.html?pagewanted=all

 

Suicidiamoci così è contento lo spread

Senato Governabilissimo dopo Il (Finto) Bagno di Sangue in Borsa Arriverà il Governo che ci Chiede l’Europa.

Intanto grazie a tutti coloro che hanno votato M5S, troppo bello vedere percentuali tra il 23% e il 26%. Ne parleremo diffusamente ma intanto faccio notare che all’M5S come secondo partito spetta ad esempio la presidenza del Copasir (servizi segreti) e la commissione di vigilanza Rai. Sarà un piacere.

Detto questo:

Siete pronti ad un nuovo bagno di sangue in borsa? Siete pronti a 300–400–500 punti di spread?

E infine, siete pronti alla grande coalizione Bunga-Bersani che (ancora una volta) ci salverà dal baratro e magari con Mario Monti Premier?

Bene allora, preparatevi perché accadrà.

Non ci saranno elezioni prima di avere disinnescato l’M5S magari con una bella legge proporzionale perfetta in stile prima repubblica o qualche altra porcata. Oppure non ci saranno nuove elezioni e basta (almeno si spera fino alla fine della legislatura)

Per intanto ci vuole una scusa per far dire a Berlusconi che lo fa per la patria e per la grande emergenza elettorale, che il per grande senso di responsabilità (potete ridere o ..piangere) si alleerà con Bersani. Dunque tremate possessori di azioni italiane e BTP, lo Tsunami sta arrivando ma non è Grillo, sono l’Europa e le banche che ci chiedono di fare il nostro dovere.

E state sereni il Senato è governabilissimo, esattamente come è stato governato negli ultimi venti anni da un PD e un PDL a fare teatro per spartirsi il bottino. Esattamente come è stato governato negli ultimi 15 mesi.

Dunque mettetevi l’elmetto.

FunnyKing
Fontewww.rischiocalcolato.it
25.02.2013



http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=56864

Il Wall Street journal ha definito L’ESITO DEL VOTO come il «peggior risultato possibile» 

Le Borse aprono in netto calo dopo il voto 

Scivolone di Wall Street (-1,55%) e Tokyo (-2,26%) dove gli investitori hanno cominciato a fare i conti con il caso italiano 

Netto calo per i Btp ai primi scambi, con il differenziale con la Germania e il rendimento del decennale che risalgono ai livelli più alti dall’inizio di dicembre scorso, reagendo al risultato elettorale in Italia. Su piattaforma Tradeweb il differenziale di rendimento tra decennali è indicato ai primi scambi a 341 punti base da 283 della chiusura di lunedì, il livello più alto dal 360 punti base segnato lo scorso 10 dicembre. Il rendimento del Btp decennale di riferimento, il novembre 2022, è anch’esso in salita a 4,87%, il livello più alto dall’11 dicembre scorso. 

LE PREVISIONI – Il future a marzo sul Btp accelera il calo, perde oltre 4 punti a 108,24. Oggi si tiene l’asta sui Bot a sei mesi. In offerta ci sono 8,75 miliardi di Bot 30-08-2013 (183 giorni) contro 10,183 miliardi in scadenza. Ancora più attesa e segnaletica è considerata l’asta di mercoledì sul nuovo Btp decennale maggio 2023. Così l’Italia ingovernabile spaventa i mercati dopo il doppio scivolone, nella notte, di Wall Street (-1,55%) e Tokyo (-2,26%) dove gli investitori hanno cominciato a fare i conti con il caso italiano. 

L’INCERTEZZA – L’impasse che sul Wall Street Journal è stata definita come il «peggior risultato possibile» e su buona parte della stampa internazionale come la «vittoria di populismo e false promesse» si é subito tradotta nell’indebolimento dell’euro scambiato sulle piazze asiatiche a 1,3065 contro il dollaro. Mario Monti ha cercato di rassicurare affermando che «l’Italia è stata messa in sicurezza». Ma nelle sale operative prevale la preoccupazione per gli inevitabili attacchi speculativi a un Paese che rischia il commissariamento 

Redazione Online (ha collaborato Paola Pica)26 febbraio 2013 | 8:49©

 

Economia 

ANSA.it 
Spread impazzito, borse Asia giù 
Torna incubo contagio, occhi sull’Europa 
26 febbraio, 08:36 

L’andamento a Piazza Affari 

Spread impazzito, borse Asia giù 

Lo spread Btp-Bund sale ancora: dopo aver superato quota 330 punti, si colloca a 347 punti, con un rendimento del 4,92%. 

Si prospetta un’apertura molto difficile per i listini europei dopo l’esito delle elezioni italiane. I future sul listino di Londra cedono l’1,7%, quelli su Parigi il 2,9%, quelli su Francoforte l’1,9%. 
IN RIALZO A 1598 DLR DOPO INCERTEZZE VOTO ITALIA – Oro in rialzo sui mercati asiatici dopo le incertezze del voto in Italia. Gli investitori cercano un bene rifugio contro le turbolenze del mercato e il metallo quota in crescita a quota 1598,5 dollari. 

EURO IN CALO A 1,3053 DLR SU ESITO VOTO ITALIA – Euro in calo sui mercati dopo le incertezze legate al voto in Italia e il rischio di ingovernabilità del paese. La moneta unica quota contro il dollaro a 1,3053 dopo aver toccato in seduta i minimi delle ultime sei settimane (1,3039) ma cede anche contro il franco svizzero (1,2139) e lo yen (120,11). 

PETROLIO: AI MINIMI 7 SETTIMANE A 91,92 DLR,PESA VOTO ITALIA – Quotazioni in ribasso per il petrolio Wti che finisce ai minimi delle ultime 7 settimane per via dell’aumento delle scorte Usa e del calo dell’euro, causato dall’instabilità politica in Italia. Il greggio quota 91,92 dollari (-1,3%) mentre il Brent scende dell’1% a 113,3 dollari.

 

Elezioni. La gioiosa macchina da guerra in panne

Il centrosinistra perde la partita nelle Regioni che contano. Lombardia, Campania, Veneto e Puglia al Pdl, Sicilia in bilico 

michele mendolicchio

Che il voto fosse aperto a tutte le soluzioni era abbastanza prevedibile. E la conferma è arrivata dai primi rilevamenti dei sondaggisti che si sono immancabilmente scontrati con lo spoglio reale. Mentre i primi instant poll hanno subito dato per vincente il centrosinistra sul centrodestra con un vantaggio di 4-5 punti sia alla Camera che al Senato, al contrario le prime proiezioni rimettevano quasi tutto in discussione. E soprattutto in Regioni che ormai venivano considerate ad appannaggio di Pd e Sel. Alludiamo soprattutto alla Campania, dove addirittura secondo le proiezioni il centrodestra avrebbe un vantaggio di oltre 10 punti; stessa situazione in Sicilia, dove il centrosinistra si troverebbe indietro di quasi 10 punti. Se i dati trovassero conferma dallo spoglio molto probabilmente il quadro politico risulterebbe problematico
Intanto registriamo il calo dell’affluenza, circa il 7% rispetto alle elezioni del 2008.
Ma è stato soprattutto il dato del M5S a dividere. Mentre gli exit poll lo hanno dato al ribasso, intorno al 17-18%, lo spoglio addirittura lo poneva al di sopra del Pdl sia al Senato che alla Camera. Un Grillo che mette paura a Bersani è davvero una bella sorpresa. E se i dati venissero confermati il M5S diventerebbe il secondo partito, rendendo la vittoria di Pd-Sel una vittoria di Pirro. Veniamo invece all’andamento del voto per la lista Monti. Praticamente il Professore e i suoi alleati Fini e Casini venivano considerati dagli exit poll e dalle prime proiezioni al di sotto del 10%. E lo spoglio reale confermava in pieno la tendenza. E’ chiaro che un esito del genere equivarrebbe per Monti e soci ad una sconfitta senza attenuanti. L’uomo delle banche e dell’Ue ne uscirebbe con le ossa quasi rotte. Altra sconfitta clamorosa, sempre che questi primi dati trovassero conferma, è quella di Ingroia. Il partito dei pm addirittura non supererebbe nemmeno il 2%. E questo vorrebbe dire stare fuori dal Parlamento. Se lo merita con tanto affetto. L’ex pm palermitano come lo stesso Di Pietro e i vari Diliberto e Ferrero meritano di stare fuori un altro turno, perché si sono dimostrati ancora una volta il peggio della politica. Hanno portato avanti delle idee vecchie e logore che non hanno più alcun legame con la realtà. Anche Giannino ha conosciuto la sua Caporetto. Dopo la buccia di banana del master e delle lauree fasulle, il leader di Fare per fermare il declino veniva ormai considerato finito. E i dati hanno confermato questa fine. Intanto arrivavano anche i primi commenti. Per Fassina del Pd le proiezioni non facevano altro che confermare il rischio di un ritorno alle urne.
“E’ evidente -aggiunge- che uno scenario così presenterebbe problemi molto seri per l’Italia”. 
Se poi ci aggiungiamo che nelle tre Regioni più contese: Lombardia, Campania e Sicilia, i riscontri dello spoglio e delle proiezioni danno il centrodestra in netto vantaggio il quadro diventa ancora più problematico. Anzi, possiamo benissimo dire che siamo di fronte ad una partita finita in parità. Pd-Sel “vittoriosi” alla Camera e al Senato ma Pdl e Lega si porterebbero a casa le tre regioni che pesano. E che soprattutto rendono la vittoria di Bersani e Vendola inutile. Sul voto in Lombardia c’è da dire che tutti gli analisti e sondaggisti davano la contesa molto aperta, praticamente un testa a testa tra Maroni e Ambrosoli. Invece lo spoglio vedeva tutta un’altra partita: centrodestra in vantaggio di quasi 11 punti. Il che vuol dire che non c’è stata partita, sempre che lo spoglio definitivo confermi il dato. Man mano che le proiezioni smentivano i primi exit poll i vari protagonisti del centrosinistra ridevano sempre meno ed apparivano sempre più bianchi in volto. L’esultanza iniziale man mano che affluivano i dati si trasformava in delusione immensa. Fassino, sindaco piddino di Torino, dava a tutti la sensazione di avere bisogno di una flebo. Anche perché la vittoria sembrerebbe sfumare perfino in Piemonte. Logicamente i dati cambiano come il suono della luce. E prevedere come andrà a finire è del tutto prematuro. Certamente se le proiezioni dovessero trovare conferma dallo spoglio è chiaro che per Bersani e Vendola si potrebbe benissimo parlare di sconfitta inaspettata. Si potrebbe addirittura parlare di debacle qualora il dato della Puglia dovesse trovare una conferma. Le proiezioni e i dati reali danno la Regione di Vendola nelle mani del Berlusca. Un ribaltamento totale se pensiamo che il leader di Sel è in sella da quasi 8 anni, con il vento a favore. Sarebbe davvero una botta tremenda per il presidente Nichi, oltretutto in calo pauroso anche a livello nazionale. Sicuramente la vicenda della sua assoluzione, grazie ad un giudice “amica” di famiglia deve aver condizionato la scelta dei suoi concittadini. E poi la scelta di stare con Bersani ma anche con Monti ha finito per far precipitare le sue quotazioni. Il suo popolo gli presenta un conto davvero pesante, sempre che i dati trovino conferma. Il mito Nichi si scioglie come neve al sole. I suoi concittadini che fino a ieri lo osannavano adesso gli danno lo sfratto.    
Tutt’altra atmosfera in casa del M5S. Non solo sfonda il tetto del 20% di gran lunga ma addirittura si installa in alcune regioni sopra il 25-26%. Quindi un bel ceffone sobrio a tutti quei sondaggisti che lo davano tra il 16 e il 19%.
A far volare il M5S sono stati soprattutto i tanti giovani che hanno deciso di votare in massa il movimento di Grillo.
La gioiosa macchina da guerra del Pd ancora una volta si è fermata, restando senza benzina proprio in prossimità del traguardo. Bersani e Vendola masticano amaro. 


26 Febbraio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19286

La speculazione non ha gradito il voto italiano | Economia |

La speculazione non ha gradito il voto italiano | Economia | Rinascita.eu – Quotidiano di Sinistra Nazionale

La Borsa italiana aveva aperto ieri mattina al rialzo e lo spread tra i Btp decennali e i Bund tedeschi era sceso sotto quota 290 punti. Due segnali chiari che il mondo degli affari e della speculazione puntavano su una vittoria del PD e di Bersani, che veniva data come scontata, e di conseguenza sulla nascita di un governo con il segretario del partito e con Mario Monti insieme per continuare l’opera di macelleria sociale avviata negli ultimi 15 mesi. Il primo a tener buoni i sindacati, il secondo a tener buoni gli speculatori.
E i primi exit poll e instant poll hanno confermato le speranze della speculazione che parlavano di un 36% al PD, un 30% al PdL-Lega, un 18% a Grillo e un 9% a Monti. Tutti risultati “virtuali” che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo alla finanza anglofona e ai suoi terminali italioti tanto che il listino di Piazza Affari nel pomeriggio è salito del 4% e lo spread è sceso sotto i 250 punti. Poi dopo le prime proiezioni che invece davano in vantaggio il centrodestra dell’odiato Cavaliere, lo spread è schizzato a 270 e poi a 295 punti. A dimostrazione che Berlusconi negli ambienti dell’Alta Finanza viene recepito come una variabile incontrollabile con la quale per troppo tempo si è stati costretti a convivere. Un Cavaliere che, al di là dello sputtanamento di immagine inferto all’Italia per le sue pruderie sessuali e gli scandali collegati,al di là delle innumerevoli vicende giudiziarie che lo hanno visto protagonista, al di là dello stile cialtrone tenuto in occasione dei vertici internazionali (le corna fatte nelle foto di gruppo) ha dimostrato ancora una volta di essere il punto di riferimento insostituibile di quello che viene indicato come elettorato moderato. Con buona pace dei vari Monti, Casini e Fini che avevano puntato sulla emarginazione di Berlusconi basandosi sulla fine del suo “ruolo propulsivo”, tanto per usare un termine coniato da Enrico Berlinguer.
Nei giorni scors i, la stampa internazionale, dal Wall Street Journal al Financial Times, passando per i quotidiani tedeschi e francesi, era andata all’attacco sottolineando il pericolo di una lunga instabilità per l’Italia e per i suoi conti pubblici, e di conseguenza per la stabilità dell’euro, derivante dal successo di due partiti come il PdL di Berlusconi e il Movimento 5 Stelle di Grillo sbrigativamente indicati come “populisti”. Il peggior insulto che si possa partorire nei Palazzi dove si trova il potere reale del mondo, quello finanziario ed economico, capace di creare i governi e di farli cadere, come appunto successe a quello di Berlusconi nel novembre, travolto dall’aumento esponenziale dello spread salito a 570 punti. Un potere che non apprezza affatto che i cittadini possano votare con lo stomaco, con uno sguardo rivolto al portafoglio e tenendo conto delle difficoltà per tirare avanti. Un atteggiamento elitario che contraddistingue una lista come Scelta Civica ma anche, e questo è il grave, pure il PD che a furia di rincorrere i fautori integralisti del Libero Mercato ne ha assimilato anche il furore ideologico. Non si può e non si deve infatti scordare che Bersani, da ministro dello Sviluppo nel governo Prodi (2006-2008), si rese famoso per le liberalizzazioni, le famose o famigerate “lenzuolate”. In particolare quelle che permisero ai supermercati, tipo quelli delle Coop “rosse” (guarda, guarda!) di aprire punti di rivendita di medicinali, accanto a quelli degli alimentari. Una deriva liberista, quella del PD che, in ogni caso, è perfettamente in linea con quello delle socialdemocrazie europee che, da anni, hanno rinunciato ad essere una sinistra di classe, desiderosa di cambiare i rapporti economici e sociali, accontentandosi invece di essere una sinistra dei diritti civili. Una sinistra che si accontenta del piccolo cabotaggio e di questioni francamente irrilevanti come il matrimonio dei gay. Un centrosinistra, quello rappresentato dal PD che, nelle scelte di fondo, si è evidenziato come intercambiabile con quel PdL tanto criticato a parole ma con il quale si sono trovati impensabili occasioni di convergenza nell’appoggio al governo catto-tecnocratico-bancario di Mario Monti. Come dimostra il voto favorevole congiunto sulla riforma delle pensioni, con l’aumento dell’età pensionabile, e quello sulla riforma del mercato del lavoro che ha visto l’arrivo della possibilità per le imprese di licenziare a proprio piacimento.
Se quindi non ci sono differenze sostanziali tra centrodestra e centrosinistra perché stupirsi del risultato delle elezioni politiche di ieri? Perché stupirsi di un risultato deludente come quello incassato dal PD unito alla SeL di Vendola? Al PD non è servito nemmeno, anzi è nuociuto, cavalcare la necessità di seguire le direttive della Commissione europea, della Banca centrale di Draghi e della Germania di Angela Merkel. La povertà crescente dei citta dini, il massacro economico al quale è sottoposto il ceto medio, con l’introduzione dell’Imu, non potevano che nuocere alle speranze di un partito come il PD che, nella più deteriore tradizione italiana, ha fatto proprio uno stile parolaio vecchio e datato e rispolverando il frasario della Prima Repubblica. Come quello basato sull’antifascismo militante.  Un approccio che oggi non trova più ascoltatori e che, in particolare, agli occhi e alle orecchie dell’elettorato giovanile che ha votato in massa per Grillo, risulta essere incomprensibile e fuori dal tempo.


http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19281