Zimbabwe. Il partito di Mugabe contro l’Ue

Mugabe era già nel mirino delle sanguisughe e servi vari della finanza globale che possiede l’Ue. Ora sarà dipinto come un mostro a tutti gli effetti…

Zimbabwe. Il partito di Mugabe contro l’Ue

Lo Zanu-Pf si è definito “infelice” per la cancellazione “su condizione” delle sanzioni 

F.D.

Il partito del presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, lo Zanu-Pf, “non è contento” per la decisione dei ministri degli affari Esteri dell’Unione europea che hanno deciso di revocare una parte delle sanzioni contro lo Zimbabwe. Lo Zanu-Pf “non accetterà mai la cancellazione su condizione di sanzioni illegali, né di iniziative interessate a servire gli interessi economici dei Paesi occidentali” ha dichiarato un portavoce del partito, Rugare Gumbo. Il governo di Harare, ha sottolineato Gumbo, ritiene che la revoca delle sanzioni contro lo Zimbabwe deve essere “totale e incondizionata” e che invece la decisione europea è motivata da ragioni economiche. L’Unione europea ha deciso di revocare una parte delle sanzioni, che sono in vigore da oltre un decennio, per “incoraggiare” Harare a perseguire le “riforme politiche”. Le restrizioni economiche, imposte in particolare dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, hanno logorato l’economia, un tempo florida, dello Zimbabwe che era chiamato non a caso il “granaio dell’Africa”. L’occidente non ha preso bene la decisione del presidente zimbabwese, Robert Mugabe, di levare la terra ai latifondisti bianchi – quasi tutti inglesi – per consegnarla ai neri e di aprire l’accesso alle abbondanti risorse minerarie dello Zimbabwe alla Cina, all’Iran e ai Paesi africani che investono senza limitarsi a sfruttare il sottosuolo, inimicandosi così Londra e Washington, tagliate fuori dalla spartizione del petrolio e dei diamanti.
Di fronte alle sanzioni europee, l’anno scorso, il governo di Harare ha approvato la “Indigenisation and Empowerment Act”, una legge che ha fatto rabbrividire le multinazionali, tra cui la Nestlé, presenti nel Paese. Una norma che prevede che le società straniere con un valore superiore ai 500mila dollari, attive per lo più nel settore delle miniere e delle banche, devono cedere il 51% delle quote a coloro che prima dell’indipendenza “erano penalizzati da ingiuste discriminazioni fondate sulla razza”.
È stata invece accolta con un sospiro di sollievo dall’Occidente la decisione del presidente Mugabe di indire un referendum sulla nuova costituzione che si terrà il 16 marzo. “Ritengo auspicabile accertare attraverso gli elettori se il nuovo progetto di Costituzione dovrà essere adottato come Costituzione dello Zimbabwe. Pertanto confermo che il 16 marzo sarà il giorno in cui si terrà il referendum”, ha dichiarato Mugabe in una nota pubblicata sulla gazzetta ufficiale del governo. Sulla data del 16 marzo si erano già pronunciati in precedenza il Primo ministro, Morgan Tsvangirai, e il ministro per gli Affari costituzionali, Eric Matinenga.
La nuova Carta fondamentale oggetto della consultazione limita per la prima volta mandato e poteri del presidente e apre la via a elezioni presidenziali e legislative, in programma a luglio, che segneranno la separazione politica fra il capo di Stato uscente Mugabe, e il premier, leader dell’opposizione, Tsvangirai che da quattro anni danno vita ad un governo di unità nazionale, in seguito alla crisi politica del 2008.
 

20 Febbraio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19120

Zimbabwe. Il partito di Mugabe contro l’Ueultima modifica: 2013-02-20T19:18:00+01:00da davi-luciano
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