Articolo di Tobia Imperato sull’udienza del Processo NO TAV

Il 14/2 si è tenuta, nell’aula bunker del carcere delle Vallette, un’altra udienza del processo contro 52 NO TAV.

La volta scorsa si era deciso, sull’onda della protesta contro lo spostamento della sede del dibattimento, di non presentarsi in tanti ma di inviare solo una piccola rappresentanza, sia di pubblico che di imputati, e di tenere un presidio informativo nella centrale piazza Castello.

Per ordine del giudice agli imputati presenti non è stato permesso l’accesso in aula, ma hanno dovuto attendere l’appello nello spazio riservato al pubblico. L’intenzione era quella di farci entrare uno alla volta appena chiamati per nome. Ci siamo rifiutati di sottostare all’ennesima vessazione e siamo entrati tutti insieme alla fine dell’appello.

Come da calendario, in questa giornata sarebbe scaduto il tempo utile per costituirsi parte civile contro gli imputati. Ne hanno quindi approfittato per aggiungersi il COIR, organo di rappresentanza dei CC, e un’altra ventina tra agenti di PS carabinieri e finanzieri, che diventano quindi quasi un centinaio.

Ricordiamo che abbiamo contro già 4 o 5 sindacatini di polizia e il COBAR, che rappresenta i finanzieri, più la potentissima Lion-Turin Ferroviaire (LTF) la società italofrancese appaltatrice dei lavori del cantiere di Chiomonte e la ormai fallita Italcoge (ditta valsusina in odore di mafia).

Ma queste sono quisquilie, pinzellacchere, come direbbe Totò.

La vera novità della giornata è stata la presentazione della costituzione di parte civile da parte della presidenza del consiglio dei ministri, del ministero dell’interno, del ministero della difesa e del ministero dell’economia e delle finanze con la richiesta di risarcimento nei confronti di tutti gli imputati.

Sembra che una cosa simile non sia mai successa in presenza di reati legati alla rivolta sociale o per scontri di piazza. Ci voleva un governo dei banchieri per mettere, oltre le manette ai polsi, anche le mani nei portafogli di chi si ribella.

Monti, dopo aver rapinato i redditi di lavoratori, precari, pensionati ora vuole rimpinguare le casse dello Stato con il denaro dei NO TAV.

Questo passo del governo potrebbe rivelarsi un precedente pericoloso e insidioso.

Una svolta subdola della repressione.

Chiunque si batta per una maggiore giustizia sociale deve sapere che – da ora in poi – non andrà più solamente in galera ma sarà anche costretto a pagare cifre iperboliche. E visto che tra gli imputati non ci sono persone ricche ma solo studenti, lavoratori, disoccupati, difficilmente – in caso di condanna – l’erario entrerà in possesso del risarcimento richiesto.

Ne consegue che tale passo, voluto da Monti e dai suoi tecno-ministri, rappresenta solo una precisa scelta politica volta a colpire duramente ogni forma di rivolta sociale.

Il governo non lamenta danni patrimoniali ma solo danni d’immagine, che si riserva di quantificare più avanti, mentre i vari ministeri presentano il conto dei costi della repressione: circa un milione e mezzo di euro per rifonderli dei costi di personale, automezzi e materiali in dotazione.

In pratica dobbiamo pagare allo Stato la spesa dei manganelli che ci hanno spaccato in testa e del gas CS che ci hanno fatto respirare.

Probabilmente, se nel 2001 ci fosse stato Monti al governo, la famiglia Giuliani avrebbe dovuto rifondere allo Stato il costo del proiettile che i carabinieri hanno sparato in faccia a Carlo.

Per soprammercato non si risparmiano nemmeno di pretendere interessi e spese processuali.

Si sa che lo Stato è il peggior creditore che immaginar si possa. Se saremo condannati a pagare cifre di questo tenore significa che potremmo essere decurtati a vita di un quinto del salario.

Chi sta faticosamente pagando un mutuo per la propria casa, rischia di vedersi pignorare anni di sacrifici. Guai poi a ereditare qualcosa da una vecchia zia. Insomma, una persecuzione vita natural durante.

Non saranno più solo la DIGOS e i ROS a invadere le nostre abitazioni ma anche gli ufficiali giudiziari.

I difensori hanno subito chiesto un rinvio (a cui si sono associati anche diversi colleghi di parte civile) per studiare le nuove richieste. La prossima udienza è stata fissata per l’8 marzo, alle ore 9,30, sempre nell’aula bunker delle Vallette.

Il giudice si è rimangiato quanto assicurato verbalmente la volta scorsa agli avvocati, cioè di riportare il processo al palagiustizia, accampando la mancanza di maxi aule disponibili fino a luglio.

La prossima udienza sarà incentrata sull’ammissione delle parti civili, su cui il collegio di difesa ha intenzione di dare battaglia, ed è presumibile che la discussione non si concluderà in un solo giorno. Quindi non si sa ancora quando il dibattimento vero e proprio prenderà il via.

Vediamo ora le motivazioni addotte dal governo.

“Il pregiudizio che i fatti in oggetto d’imputazione hanno arrecato al Governo nel suo insieme, nonché, per esso, all’Italia intesa come ‘Sistema-Paese’, si configura essenzialmente come danno non patrimoniale, ricollegabile sia anche alla rilevante ripercussione negativa che tali fatti hanno provocato a livello non solo nazionale ma anche internazionale, avuto riguardo, a tale ultimo proposito, ai riflessi negativi registrati nell’opinione pubblica europea, nelle relazioni bilaterali tra Italia e Francia e nelle principali istituzioni comunitarie (Commissione, Parlamento e Consiglio europeo)”.

Infatti, “nell’opinione pubblica europea” è ormai convinzione consolidata che “l’Italia intesa come Sistema-Paese” non sia censurabile per gli scandali politici e finanziari, per gli sprechi a vantaggio di pochi del pubblico denaro, per la connivenza tra potere politico e potere mafioso, ma soprattutto per l’esistenza e la combattività di un irriducibile movimento popolare che lotta strenuamente contro la devastazione ambientale del progetto TAV.

Appare del tutto evidente, pertanto, – prosegue l’avvocatura di Stato – come i fatti oggetto di imputazione abbiano integrato un gravissimo pregiudizio rispetto agli impegni assunti dall’Italia a livello europeo, con grave rischio di compromissione dei finanziamenti comunitari e francesi, pregiudizio che ha potuto essere evitato solo grazie allo straordinario impegno profuso da tutte le istituzioni italiane, a partire dal Governo, nel ripristino della legalità e della sicurezza nella zona interessata, con enorme dispendio delle ingenti risorse umane e materiali impiegate nel presidio, che in tal modo venivano sottratte ad altre esigenze istituzionali”.

Sembra (così si lamentano) che il movimento NO TAV li abbia sputtanati a livello internazionale mettendone a rischio la credibilità e i finanziamenti europei. Per fortuna (ovviamente loro) tutto ciò ha potuto essere evitato solo grazie allo straordinario impegno profuso da tutte le istituzioni italiane, a partire dal Governo”.

Non m’intendo di leggi ma, usando solo il buon senso, se il danno è stato “evitato”, cosa dovremmo risarcire? Lo “straordinario impegno”? Evidentemente sono pagati profumatamente solo per un impegno ordinario.

E’ chiaro che ai nostri governanti dell’opinione pubblica europea non gliene frega un accidente, quello che a loro interessa sono solo i potentissimi partner, governi banche imprese e investitori finanziari, a cui avevano gabellato una Valle pacificata e sottomessa dove avrebbero potuto devastare indisturbati e invece si ritrovano a scavare pochi metri di roccia assediati in un recinto di muri e filo spinato, sempre illuminato a giorno, presidiato da centinaia di sbirri e militari, e facilmente violabile, come ha dimostrato la bellissima azione notturna dell’8 scorso in cui 200 NO TAV hanno tagliato le reti, sono entrati all’interno a piantare le bandiere del movimento, hanno abbattuto una torre faro, danneggiato macchinari e si sono ritirati senza danni.

La richiesta di costituzione di parte civile da parte del governo, sebbene gravissima sulla deriva repressiva che potrebbe assumere e quindi da non sottovalutare, rende di fatto gli onori al movimento che è riuscito (e continua) a metterlo in difficoltà.

Deve essere sottolineato, al riguardo, che la legittimazione della Presidenza del Consiglio ad agire nei confronti degli imputati per ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale appare sorretta nel caso in esame non solo dalla oggettiva eccezionale gravità dei fatti in oggetto di contestazione, che hanno visto coinvolti migliaia di agenti di pubblica sicurezza, nell’ambito di un’operazione di tutela e ripristino della legalità senza precedenti in Italia, ma anche soprattutto dall’esigenza di impedire che un’area del territorio nazionale, per effetto di azioni di contrasto alla realizzazione dell’opera pubblica poste in essere in forma violenta da parte di gruppi organizzati, venisse di fatto sottratta alla sovranità politica e amministrativa spettante agli enti territoriali”.

I nostri governanti hanno la memoria corta e probabilmente alla Bocconi non si studia la storia, ma ritenere quanto è avvenuto in Valle nell’estate del 2011 “un’operazione di tutela e ripristino della legalità senza precedenti in Italia” mi sembra a dir poco esagerato.

Questa dichiarazione è un sintomo evidente di quanto la Val Susa li spaventi, hanno paura della sua determinazione e dell’esempio pericoloso che il movimento NO TAV costituisce per tutte le situazioni di lotta e di difesa della salute e del territorio sparse nella penisola.

Per questo vogliono colpire duro.

La Val Susa paura non ne ha! 

Articolo di Tobia Imperato sull’udienza del Processo NO TAVultima modifica: 2013-02-19T20:54:00+01:00da davi-luciano
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