Tensioni, attentati e arresti in tutto il Nord Irlanda

L’insulto di Londra alle vittime del Bloody Sunday

Il ministero della Difesa britannico risarcisce i caduti della “domenica di sangue”, del 30 gennaio 1972, con una misera somma 

Andrea Perrone

Un compenso di 50mila sterline e niente più. Così a distanza di 41 anni da quella “domenica di sangue” (Bloody Sunday) del 30 gennaio 1972, il governo britannico ha risarcito con una modica cifra le famiglie delle vittime di quel giorno terribile in cui i soldati di Sua Maestà fecero fuoco contro degli inermi manifestanti irlandesi. La sorella di un adolescente ucciso a Derry, quella terribile domenica, ha definito la misera somma un risarcimento per “distrazione”. “È un insulto. Mio fratello non può essere rimpiazzato, tutto il denaro del mondo non lo riporterà indietro”, ha dichiarato reagendo con impeto e dolore Kate Nash all’offerta di 50.000 sterline ad ognuna delle famiglie delle vittime e ai “feriti gravi” da parte del ministero della Difesa. Un misero ed esiguo “compenso” per la strage della “domenica di sangue”. Il ministero britannico ha tuttavia sottolineato che le somme non sono una soluzione definitiva. E a queste ha incluso anche un indennizzo per chi rimase gravemente ferito durante l’attacco dell’esercito. Ma questo non giustifica lo stesso il meschino gesto del governo inglese. L’offerta ha offeso infatti le famiglie delle vittime, che considerano la cifra irrisoria e un insulto alle vittime di quel vergognoso atto criminale, commesso senza alcuna giustificazione plausibile.
Quel terribile giorno furono i soldati britannici del Primo Battaglione Reggimento Paracadutisti ad attaccare deliberatamente una manifestazione per i diritti civili che si stava tenendo a Derry, uccidendo 14 manifestanti inermi, tra cui sette adolescenti. L’esercito britannico ha sempre sostenuto – dichiarando il falso – che i manifestanti per i diritti civili erano armati, provocando per questo lo scontro a fuoco. Due manifestanti rimasero feriti dopo esser stati investiti dai veicoli militari. Molti testimoni, compresi alcuni giornalisti tra i quali l’italiano Fulvio Grimaldi, affermarono che i manifestanti colpiti erano disarmati. Cinque vittime inoltre furono colpite alle spalle. La marcia di protesta era stata indetta contro la decisione del governo britannico di mettere in prigione chiunque senza processo. Londra richiese al premier nordirlandese, il protestante unionista B. Faulkner, i poteri in materia di ordine pubblico e giustizia, ma al rifiuto di questi emanò una norma (la cosiddetta “Direct Rule”) con la quale scioglieva il governo e il parlamento locali ed agiva direttamente, accrescendo ulteriormente da un lato la tensione e dall’altro i poteri dell’esercito e della polizia. Ma l’esito di un’inchiesta pubblica, presentata nel giugno 2010, ha provocato l’intervento diretto del premier britannico David Cameron che per questo ha chiesto scusa alle famiglie delle vittime, dichiarando che da parte dell’esercito c’è stato un attacco premeditato assolutamente “ingiustificato e ingiustificabile” sui manifestanti disarmati.
Per redigere il rapporto di 5.000 pagine vennero ascoltati 2.500 testimoni, con 922 deposizioni e 195 milioni di sterline di spesa. Presentando il documento redatto dalla Commissione d’inchiesta voluta nel 1998 dall’allora primo ministro Tony Blair, il premier Cameron tre anni fa aveva precisato che l’indagine metteva in evidenza in modo “molto chiaro” le colpe dei militari. “Alcuni membri delle nostre forze armate hanno agito in modo sbagliato”, chiosava Cameron nel suo discorso alla Camera dei Comuni. “Il governo – proseguiva il premier – è responsabile della condotta delle Forze armate. E per questo, a nome del governo e del nostro Paese, chiedo profondamente scusa”. L’inchiesta aveva stabilito che i militari inviati in Irlanda del Nord aprirono il fuoco per primi, senza alcuna forma di avvertimento. Nessuna esplosione, nessun sasso, nessuna bottiglia molotov a giustificare i colpi di arma da fuoco e le violenze dei paracadutisti britannici. Molti di quegli nordirlandesi che furono colpiti stavano semplicemente fuggendo o cercando di aiutare altri feriti. Nessuna delle vittime rappresentava un problema alla sicurezza dei militari. L’inchiesta era stata condotta con estrema cura e in modo dettagliato, non lasciando dubbi a riguardo su chi fossero i colpevoli dell’orrenda strage. Ma ora con questo piccolo risarcimento alle vittime, tutte le parole pronunciate dal premier Cameron rappresentano soltanto una presa in giro, un falso pentimento da parte dei britannici per i crimini commessi contro degli irlandesi assolutamente innocenti, colpevoli soltanto di essere considerati da Londra dei cittadini di serie B. In più le scuse del governo e un piccolo compenso in denaro “non riportano indietro le vittime”, ha detto infuriata e delusa Kate Nash, che anche quest’anno si è prodigata insieme ad altri ad organizzare la March for Justice per chiedere un processo degno di questo nome. E poi sempre seguendo la stessa linea ha proseguito: “Come si riconoscono i ‘feriti gravi’? Mio padre è stato colpito a un braccio e al fianco, e si è salvato. Ma era in un bunker a guardare suo figlio morire. Che compenso si potrà mai stabilire per questo?”. Parole che pesano come macigni sulle coscienze di coloro che quella domenica, senza alcuna pietà, fecero fuoco distruggendo la vita di giovani e meno giovani, e quello delle loro famiglie che ancora si battono per avere giustizia.


16 Febbraio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19051

 

CHIEDONO SCUSA MA INSISTONO

 

Tensioni, attentati e arresti in tutto il Nord Irlanda

Si susseguono da settimane una serie di attacchi che vogliono invertire il processo di pace. Da Dublino a Belfast intanto la Real Ira non cede il passo 

Andrea Perrone

Sono ancora critiche le condizioni del diciottenne ferito martedì scorso da alcuni colpi di arma da fuoco nel Nord di Belfast. La polizia nordirlandese (Police Service of Northern Ireland – Psni) ha iniziato le indagini per trovare il colpevole della sparatoria avvenuta l’altra sera attorno alle 20.30 in Ardoyne Avenue nella capitale del Nord Irlanda. “La polizia si appella a chi ha visto o sentito qualcosa di sospetto, con particolare riferimento a movimenti di veicoli nei pressi del Flax Centre in Ardoyne Avenue tra le 20 e le 21 della scorsa notte”, ha dichiarato un portavoce del Psni. Un ragazzo di 18 anni ha riportato ferite ad una coscia e ad un gluteo. Per il tentato omicidio è stato arrestato mercoledì scorso il 39enne Sean Kelly per la sparatoria avvenuta nel Nord di Belfast. Ma subito dopo è stato rilasciato dalla polizia dopo essere stato interrogato per l’attentato al giovane di cui era uno dei principali sospettati. In precedenza, il primo ministro Peter Robinson aveva sottolineato che l’arresto di un uomo condannato per gli attentati dell’Ira a Shankill potrebbe avere “gravi conseguenze” sul processo politico. Le indagini hanno finora escluso l’ipotesi dell’attacco paramilitare, ma la teppa lealista del Democratic Unionist Party (Dup) non è della stessa opinione, tanto che ha avuto il coraggio di definire l’attacco una “sparatoria punitiva”. Mentre la polizia ha prima accusato i greppi paramilitari di aver messo in opera l’attentato, per poi ritirare l’affermazione e da lì a breve riproporla di nuovo. “La famiglia del ragazzo ha parlato di coinvolgimento di associati allo Sinn Féin. Questa connessione solleva rischi potenzialmente gravi per il processo di pace”, ha dichiarato Peter Robinson. “Vogliamo incontrare – ha proseguito – il Chief Constable per stabilire il background di questo caso, e capire su che basi la Pnsi abbia escluso la pista paramilitare. Monitoreremo molto attentamente gli sviluppi, e la risposta dello Sinn Féin ad essi”. Per molti analisti la situazione sta diventando sempre più incandescente e rischia di esplodere da un momento all’altro mettendo a rischio il futuro del processo di pace anche con la Gran Bretagna, favorito dall’accordo sulla devoluzione. Ma torniamo alle accuse mosse al nazionalista irlandese per la sparatoria di qualche notte fa. Kelly è noto alle forze di occupazione per aver ricevuto più di un ergastolo a causa suo presunto coinvolgimento nell’attentato di Shankill dell’ottobre 1993, in cui rimasero uccisi 9 civili; per poi essere rilasciato nell’ottobre 2000 in base all’accordo del Venerdì Santo (Good Friday Agreement). Cinque anni dopo, l’allora segretario di Stato Peter Hain revocò la sua licenza accusandolo di essere nuovamente coinvolto in attività paramilitari, ma nel luglio 2005 – il giorno prima del cessate il fuoco definitivo dell’Ira – tornò in libertà. Ancora oggi è uno degli uomini più vicini e fedeli alla leadership dello Sinn Féin e a Gerry Kelly. L’attuale segretario di Stato, Theresa Villiers, ha il potere di revocare nuovamente la licenza. La tensione è comunque palpabile in tutto il Nord Irlanda e proseguono gli attentati da alcuni giorni contro esponenti dei protestanti. Fra questi va annoverato anche l’attacco incendiario contro la casa di Willie Frazer in Tandragee Road, Markethill (South Armagh), in cui fortunatamente non è rimasto ferito nessuno ma un’auto è stata completamente distrutta dall’incendio che si è propagata a causa del fuoco appiccato dalla molotov. Una pattuglia della Psni ha notato il fumo nelle prime ore di domenica mattina: un’auto era stata incendiata davanti alla casa. Frazer, che stava dormendo, è stato portato al sicuro dagli agenti, che hanno anche allontanato un furgone dei vicini per evitare che prendesse fuoco. “Non oso pensare alle conseguenze se la nostra pattuglia non fosse intervenuta in tempo”, ha commentato il Sergente Gwyn, della Psni di Armagh. Tuttavia sono stati numerosi nelle settimane scorse le scorribande dei lealisti contro i quartieri cattolici e i loro abitanti e contro la stessa polizia nordirlandese. Qualche giorno prima, per l’esattezza l’8 febbraio scorso, sono stati arrestati tre sospetti militanti repubblicani dalla polizia irlandese (Garda) alla guida di un’auto diretta al di là del confine, sulla quale trasportavano armi, esplosivi e lanciamissili. I tre, più esattamente due fratelli e un terzo uomo, tutti sulla trentina, sono stati fermati e interrogati perché sospettati di appartenere alla Real Ira, il gruppo paramilitare che si oppone con attentati e omicidi mirati al giogo britannico, e al processo di pace innescato con la devoluzione, sottoscritto dai nazionalisti moderati del Sinn Fein. Secondo quanto riportato da un portavoce della Garda, l’operazione di martedì notte è stata preceduta da una lunga fase di pedinamenti. “Le armi erano dirette in Irlanda del Nord, eravamo arrivati ad un punto in cui era possibile intervenire”, è stata la spiegazione. Gli esplosivi sequestrati saranno sottoposti ad esami tecnici e balistici. Un segnale anche questo che alcuni non intendono cedere il passo ai giochetti di pura convenienza politica con Londra, come hanno fatto sinora i moderati del Sinn Fein, ma intendono battersi senza tregua contro il dominio inglese che da secoli mantiene separata le due parti dell’Irlanda per soddisfare la sua sete di potere.


16 Febbraio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19052

Tensioni, attentati e arresti in tutto il Nord Irlandaultima modifica: 2013-02-18T08:48:00+01:00da davi-luciano
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