Gli Usa guardano sempre più verso l’Africa

Secondo il generale David Rodriguez, la presenza dell’intelligence nel continente dovrebbe aumentare di 15 volte 

Francesca Dessì

La Francia “non è ancora fuori dai guai” in Mali, dove la situazione rimane ancora “preoccupante”. Lo ha affermato l’ex primo ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, durante una conferenza stampa a Bordeaux.
“C’è una situazione di incertezza” nel nord del Mali, ha spiegato l’ex ministro francese, e non si può “dichiarare vittoria troppo presto”.
L’Eliseo ha detto che “le truppe francesi lasceranno il territorio a marzo o ad aprile, ma dove sono le truppe africane? Come potranno essere in così poco tempo addestrate e equipaggiate?” si è domandato Juppè, che ha quindi concluso: “non c’è alcuna logica (…) non dobbiamo stare in Mali, ma se non resteremmo (…) dovremmo essere sostituiti da una forza alternativa”.
Per il momento, solo il Ciad, il Niger, il Senegal e la Nigeria hanno inviato soldati nel nord. Un numero irrisorio che non può prendere il posto delle forze francesi. Gli altri Paesi africani, che negli anni hanno poco investito nel settore della difesa, tentennano per gli elevati costi militari.
Come ha detto l’ex ministro francese, il nord del Mali rimane insicuro. Le truppe transalpine controllano solo gli aeroporti e gli accessi alle città liberate. Non hanno dunque il controllo dell’intera regione, colpita da una crisi umanitaria senza precedenti. A Kidal, come a Gao e in altre città, manca acqua, cibo, elettricità, medicine. I capi tribù, arabi e tuareg, hanno lanciato un appello alla Francia per “intervenire e portare soccorso alla popolazione dell’Azawad”. Ma la macchina umanitaria stenta a partire e a raggiungere le zone di conflitto.
Sulla situazione in Mali, è intervenuto il segretario di Stato Usa John Kerry , che si è congratulato con la Francia per il successo del suo intervento militare.
Kerry, durante una conferenza congiunta con il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki Moon, ha esortato però il governo di Bamako ad organizzare quanto prima le elezioni e “e ad accelerare i negoziati con i gruppi non estremisti nel nord”. A sua volta, Ban Ki Moon ha detto di “apprezzare il fermo sostegno del governo degli Stati Uniti a questa operazione militare e il suo impegno per la pace e la stabilità nel Mali”.
La richiesta del segretario di Stato Usa è stata subito esaudita dal governo di Bamako che ha annunciato che le elezioni presidenziali e legislative si terranno rispettivamente il 7 e il 21 luglio. Lo ha annunciato il ministro dell’Amministrazione territoriale e del Decentramento, Moussa Sinko Coulibaly.
Tornando alle dichiarazioni di Kerry, che ha elogiato l’intervento francese in Mali, il segretario di Stato Usa ha ribadito che gli Stati Uniti continueranno a fornire aiuto logistico alla Francia, ma non interverranno. Ciò non significa che non guardino con attenzione quanto avviene.
Lo sguardo della Casa Bianca rimane infatti rivolto sempre all’Africa. È quanto ha scritto ieri il Washington Post, secondo cui il presidente Usa Barack Obama, che nel primo mandato aveva orientato la sua politica verso l’Asia, ora starebbe puntato verso il Continente nero, dove le forze statunitensi sono ben presenti. È in Africa che si sta costruendo l’Africom, la più grande base militare Usa al mondo, e la quarta base per droni. Inoltre, negli ultimi tempi, la Marina ha incrementato il numero di missioni lungo le coste orientali e occidentali.
Per scopi e spese, precisa il Washington Post, il coinvolgimento degli Stati Uniti in Africa non è ancora paragonabile a quello in Asia, anche escludendo il Medio Oriente e l’Afghanistan. Attualmente, ci sono circa 5.000 soldati statunitensi impegnati in Africa, mentre solo in Corea del Sud ce ne sono 28mila.
Il Pentagono sta però pian piano dispiegando nuove forze in diverse zone africane, in particolare a Gibuti, nella Repubblica Centrafricana e nel Niger (dove si costruirà la quarta base di droni, ndr). Secondo Washington, un impegno maggiore in Africa è necessario per combattere la diffusione non solo di al Qaida e dei gruppi affiliati, ma di movimenti di guerriglia come quello riconducibile a Joseph Kony, signore della guerra ugandese. Secondo il generale David Rodriguez, scelto per guidare le forze statunitensi in Africa, la presenza dell’intelligence e di strumenti di sicurezza e sorveglianza nel continente dovrebbe aumentare di 15 volte. A detta del generale, l’Africa Command sta ricevendo solo il 7% di quanto necessario per operare nell’intero continente.
Mentre la Francia sta combattendo i gruppi islamici in Mali, gli Usa pensano ad occupare militarmente l’Africa.
 
16 Febbraio 2013 12:00:00 – http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=19065

Gli Usa guardano sempre più verso l’Africaultima modifica: 2013-02-17T20:04:00+01:00da davi-luciano
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