Finmeccanica, Hollande che tempismo

Un commentatore di Stampa Libera fa notare:

Tizio:

14 febbraio 2013 at 11:38

Casualmente, oggi, su “Le Figaro”:

 “ENTRETIEN. Avant la visite de François Hollande en Inde jeudi 14 et vendredi 15 février, l’analyste Uday Bhaskar, ancien officier supérieur (commodore) de la marine indienne et chercheur émérite à la Society for Policy Studies (SPS), un cercle de réflexion basé à New Delhi, décode les défis stratégiques auxquels l’Inde est confrontée.

 François Hollande se rend en Inde pour consolider le “partenariat stratégique” franco-indien. L’une des dimensions de ce partenariat est la coopération militaire, illustrée par un projet d’accord emblématique – en attente de signature – portant sur la vente de 126 chasseurs Rafale à l’Inde.”

 Traduco:

“Prima della visita di François Hollande in India Giovedi 14 e Venerdì 15 Febbraio, l’analista Uday Bhaskar, un ex ufficiale (Commodore) della Marina indiana e ricercatore emerito presso la Società di studi politici (SPS), un think tank con sede a Nuova Delhi, chiarisce le sfide strategiche che l’India deve affrontare.

 François Hollande visita l’India per rafforzare il “partenariato strategico” franco-indiano. Uno degli aspetti di questa collaborazione è la cooperazione militare, illustrata con un emblematico progetto di accordo, in attesa di essere firmato, sulla vendita di 126 caccia Rafale all’India.”

 Capito? Noi mandiamo all’aria le nostre commesse, e le regaliamo ai francesi che guarda caso sono già in India, proprio mentre qui da noi i dirigenti di Finmeccanica finiscono dietro le sbarre.

Dopo Ilva, Saipem-Eni e Finmeccanica, cos’altro avrà in mente questo braccio armato dei poteri anglo-franco-americani, camuffato da magistratura? Siamo palesemente sotto una dittaura straniera, teniamolo a mente. Ma quali elezioni politiche…

 L’articolo è questo

Finmeccanica, gioiello che la magistratura bancaria vuole svendere

Posted By Nicoletta Forcheri On 14 febbraio 2013 

 Fonte: Finmeccanica, il gioiello vicino alla svendita coordinata da una magistratura anti-italiana [1]

 di Riccardo Ghezzi © 2013 Qelsi – Con la collaborazione di: Rosengarten e Oreste Tarantino

 [2]Finmeccanica è di nuovo nell’occhio del ciclone, in un’escalation che sta seguendo la media di uno scandalo all’anno: prima l’indagine sulle “zucchine” (le tangenti ai politici n.d.r.) avviata dalla Procura di Roma ad ottobre 2011, poi l’inchiesta della Procura di Napoli sulle forniture in Brasile – con il coinvolgimento dell’ex ministro Claudio Scajola, indagato, e le intercettazioni a Berlusconi e Lavitola- ad ottobre 2012, ora è la volta dell’arresto di Giuseppe Orsi, presidente di Finmeccanica dal dicembre 2011 dopo le dimissioni di Pierfrancesco Guarguaglini, travolto a sua volta dalle indagine sulle “zucchine” di cui sopra.

Il provvedimento di arresto nei confronti di Orsi è stato emesso dal gip del Tribunale di Busto Arsizio: l’accusa è di corruzione internazionale, peculato e concussione a causa di presunte tangenti che sarebbero state pagate per la vendita di dodici elicotteri all’India. Come se non bastasse, il governo indiano ha deciso di sospendere i pagamenti a Finmeccanica per la commessa, pari alla cifra di circa 750 milioni di dollari, e ha comunicato che non accetterà la consegna di alcun velivolo fino a quando non sarà stata completata un’inchiesta della polizia indiana sulle accuse per tangenti. Ci sarebbe persino il rischio che la commessa venga annullata. D’altra parte, dopo la debolezza palesata dal governo italiano sulla vicenda Marò, l’India ha capito di poter fare la voce grossa.

 Appare in ogni caso scontato come l’ennesima indagine della magistratura su Finmeccanica provochi evidenti danni all’azienda, ma ciò che stupisce maggiormente è l’arresto stesso di Orsi. Un fatto assurdo, in quanto è noto che tutte le imprese che operano su contratti importanti all’estero debbano pagare tangenti per avere le commesse. Se è vero, com’è vero, che in ambiente internazionale le tangenti le versano tutti, la priorità diventa quella di difendere il lavoro e il know-how italiano.

Dove sta quindi l’illegalità o il reato nel difendere la propria impresa? Orsi non si è certo intascato alcunché.

L’ex premier Silvio Berlusconi ha tutte le ragioni nel dire che “l’indagine che coinvolge i vertici della più grande azienda pubblica italiana avrà conseguenze gravissime sulla nostra economia. Il risultato finale sarà quello di tagliare le gambe a Finmeccanica con vantaggio di altre aziende internazionali”, ed è un peccato che sia l’unica voce politica a stigmatizzare l’ennesimo intervento indebito della magistratura ai danni del settore produttivo italiano. Doveroso anche ricordare che “Tutti i Paesi versano tangenti, ma solo la magistratura italiana indaga”. Ma non è indole masochista. Tutt’altro. E’ una strategia.

Il vero obiettivo, purtroppo, è chiaro da tempo: la svendita di Finmeccanica. Basti pensare, tornando indietro di qualche anno, a quando negli anni 90 l’IRI, nonostante sopportasse tutto il peso del traino industriale Hi-Tech del Paese, passava per una voragine del malaffare e della corruzione. La magistratura, obbedendo ad ordini strani e di “Britanniche” origini, fiaccò ogni resistenza politica di mantenimento pubblico, incentivando la privatizzazione a prezzi sviliti con la stagione delle “Mani Pulite” che proprio pulite, è stato accertato, non erano per niente (Di Pietro docet).

Ora si rivede il medesimo film: il titolo di Finmeccanica è in caduta libera, i dirigenti ai ferri, i compratori alle porte e i giornali di regime indottrinano le masse. Repubblica e Fatto parlano di “Sistema Finmeccanica” e pubblicano le solite intercettazioni telefoniche che non sono mai apparse, ad esempio, per lo scandalo Mps.

Il problema è che Finmeccanica, come ha ricordato Berlusconi, è ad oggi la più grande azienda pubblica italiana. Un colosso industriale che ha sede a Roma e impiega circa 70 mila persone in una cinquantina di Paesi del mondo (Polonia, Stati Uniti, Regno Unito e altri, oltre ovviamente all’Italia), con diverse decine di controllate e partecipate tra cui Alenia, SELEX e AgustaWestland, che produce gli elicotteri finiti nel mirino della magistratura.

Tanti in giro per il mondo faranno e avranno già fatto un pensierino su Finmeccanica. I francesi, ad esempio, sono passati all’azione già nel 2011. Luc Vigneron, numero uno della società francese Thales, aveva messo gli occhi sulla Oto Melara di La Spezia, che produce sistemi di arma ed è conosciuta in tutto il mondo per i cannoni navali, e la Wass di Livorno, tra i principali produttori italiani di siluri. Due gioielli dell’economia nostrana.

Pronta la svendita: dopo Finmeccanica, toccherà ad Eni. Tutto coordinato dalla magistratura italiana. O meglio, anti-italiana.

 

Finmeccanica, Hollande che tempismoultima modifica: 2013-02-15T10:46:00+01:00da davi-luciano
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