LA KIRCHNER – PRESIDENTE ARGENTINA- FURIOSA SU TWITTER CONTRO IL FMI

L’attacco della “Presidenta”  dopo che il Fondo Monetario Internazionale aveva condannato le statistiche “inesatte” su inflazione e Pil dell’Indec, l’Istat argentino

 di: Paolo Manzo

 28 tweet in mezz’ora, alla media record di 140 caratteri al minuto. La presidenta argentina Cristina Kirchner ha sfogato così via Twitter tutto il suo disprezzo nei confronti del Fondo Monetario Internazionale, che 24 ore prima aveva condannato ufficialmente le statistiche “inesatte” su inflazione e Pil dell’Indec, l’Istat del paese del tango. Ecco in sintesi il “Cristina pensiero” contenuto nei  28 tweet postati a velocità record da una presidenta mai così furiosa e presente su Internet.

“Chi poteva immaginare allora un mondo trascinato a terra dai mercati finanziari? Néstor il mio compagno aveva previsto tutto. Dove stava il FMI che non ha potuto accorgersi di nessuna crisi? Dove stava quando si formavano non bollicine bensì mongolfiere speculative? Dove stava uno dei suoi ex direttori (il riferimento è allo spagnolo Rodrigo Rato, ndr) quando Bankia, la banca che lui dirigeva, ha dovuto essere aiutata con miliardi di euro? Oggi la Spagna ha il 26% di disoccupati, in gran maggioranza giovani e sfrattati. In quali statistiche sono raffigurate queste tragedie?

Quali sono i parametri o le “procedure” con cui il FMI analizza i paesi falliti che continuano ad indebitarsi, con popolazioni che hanno perso la speranza? Che succede con i paesi emergenti come noi che hanno sostenuto l’economia mondiale nell’ultimo decennio e a cui oggi vogliono mettere in conto i piatti rotti da altri? Conoscete qualche sanzione del FMI, qualche decisione contro questi altri che si sono arricchiti e che hanno fatto fallire il mondo? No, la prima misura che prende il FMI è contro l’Argentina.

 L’Argentina alunna esemplare del Fondo Monetario Internazionale negli anni Novanta, che seguì tutte le ricette del FMI e che, quando esplose nel 2001, è stata lasciata sola. Argentina 2003. Da sola, senza accesso al mercato finanziario internazionale l’Argentina ha visto crescere in 10 anni il suo PIL del 90%, la crescita maggiore di tutta la sua storia.

  L’Argentina che ha costruito un mercato interno con l’inclusione sociale e le politiche anticicliche. Ha pagato tutti i suoi debiti al FMI, ha ristrutturato due volte, nel 2005 e nel 2010, il suo debito andato in default con il 93% di accordi con i suoi creditori senza chiedere più nulla in prestito al mercato finanziario internazionale, per farla finita con la logica dell’indebitamento eterno. E con il business perenne di banche, intermediari, commissioni, ecc, che avevano finito con il portarci al default del 2001. Questa sembra essere la vera causa della rabbia del FMI.

 L’Argentina è una parolaccia per il sistema finanziario globale di rapina e per i suoi derivati. L’Argentina ha ristrutturato il suo debito e ha pagato tutto, senza più chiedere nulla in prestito. 6.9% di disoccupati, il migliore salario nominale dell’America latina e il migliore potere d’acquisto misurato in Dollari statunitensi. Nel 2003 avevamo il 166% di debito su un Pil rachitico, il 90% del quale in valuta straniera. Oggi abbiamo il 14% di debito su un Pil robusto e solo il 10% è in valuta straniera. Perciò mai fu migliore il titolo del comunicato del ministero dell’Economia argentino di oggi: “Ancora una volta il FMI contro l’Argentina”. FMI + FBI contro l’Argentina. Non spaventatevi, il FBI sono i Fondi Buitres (avvolto, ndr) Internazionali. Noi continueremo a lavorare e a governare come sempre per i 40 milioni di argentini”.

 FONTE: http://www.lastampa.it/2013/02/03/esteri/kirchner-furiosa-distrugge-il-fmi-con-tweet-in-meno-di-mezz-ora-a8TbR771qGoL6gyJOz5SGI/pagina.html

http://cafedehumanite.blogspot.it/2013/02/la-kirchner-presidente-argentina.html

Israele, l’arma USA contro la Siria

 di Michele Paris

Nuovi dettagli emersi a pochi giorni dall’incursione aerea di Israele in territorio siriano sembrano confermare in gran parte la versione proposta subito dopo l’attacco dal regime di Damasco, secondo il quale l’obiettivo era un centro di ricerca militare nei pressi della capitale. A confermarlo sono state alcune fonti del governo americano, le cui dichiarazioni sono giunte in concomitanza con l’ammissione di responsabilità più o meno esplicita da parte di Tel Aviv per un’operazione dalla più che dubbia legalità contro un paese sovrano che in nessun modo ha provocato il proprio vicino meridionale.

Secondo i consueti membri anonimi dell’intelligence a stelle e strisce, dunque, l’aggressione di mercoledì scorso in Siria avrebbe colpito una struttura a nord di Damasco dove si svolgono ricerche per lo sviluppo di armi chimiche e biologiche. In realtà, secondo queste fonti, il bersaglio principale sarebbe stato comunque un convoglio che trasportava arm i destinate a Hezbollah, come aveva sostenuto inizialmente Washington, ma gli automezzi colpiti si trovavano ancora presso il centro di ricerca. Quest’ultimo sarebbe stato perciò danneggiato solo in seguito all’esplosione del convoglio, mentre il governo di Damasco lo aveva indicato come il bersaglio principale dell’attacco israeliano.

Su quali basi Israele abbia stabilito che gli armamenti colpiti erano diretti in Libano non è stato reso noto. I media occidentali hanno poi confermato, citando ancora fonti di intelligence, che tra gli equipaggiamenti che avrebbero dovuto finire nelle mani di Hezbollah c’era in primo luogo il sistema di difesa anti-aereo SA-17 di fabbricazione russa. Componenti di questo sistema colpiti dalle bombe israeliane sono stati infatti mostrati nei giorni scorsi dalla televisione siriana ma l’intenzione di Tel Aviv sembra essere stata piuttosto quella di indebolire le difese aeree di Assad in vista di ulteriori attacchi da parte de i governi stranieri che appoggiano l’opposizione interna.

La versione americana e israeliana, inoltre, è stata smontata da svariati analisti, tra cui il russo Ruslan Aliyev del Centro per l’Analisi delle Strategie e delle Tecnologie di Mosca, secondo il quale “il sistema SA-17 è troppo sofisticato perché possa essere utilizzato da Hezbollah ed esso potrebbe comunque essere individuato con facilità”. Il suo eventuale trasferimento al “Partito di Dio” in Libano, poi, avrebbe ripercussioni negative in Russia, “rendendo impossibile per il Cremlino continuare a garantire il proprio sostegno al governo di Assad”.

In ogni caso, con l’OK degli Stati Uniti, Israele ha scelto per la propria provocazione un obiettivo ben conosciuto, dal momento che il centro di ricerca in questione era stato sanzionato dal Dipartimento del Tesoro di Washington fin dal 2005 e, secondo l’intelligence USA, operava grazie all’assistenza tecnologica nordcoreana.

Che Israele abbia avuto il via libera americano per l’operazione in territorio siriano è apparso evidente anche dall’insolita ammissione fatta domenica dal ministro della Difesa uscente di Tel Aviv, rompendo una consuetudine dei governi israeliani di evitare qualsiasi commento alle proprie azioni illegali oltreconfine anche per non mettere Washington in situazioni imbarazzanti.

In un intervento pubblico da Monaco di Baviera – dove si è appena conclusa l’annuale Conferenza sulla Sicurezza – pur affermando di “non volere aggiungere nulla a quanto si è letto sui giornali a proposito di quanto è accaduto in Siria”, Ehud Barak ha definito i fatti di mercoledì scorso come “un’altra prova che quando Israele dice una cosa intende metterla in atto”. Il riferimento di Barak riguarda i ripetuti annunci di esponenti del governo Netanyahu nei giorni pr ecedenti l’attacco, nei quali era stato più volte ripetuto che Israele non avrebbe consentito il trasferimento di armi a Hezbollah in Libano al momento della caduta del regime di Assad.

Il raid della settimana scorsa, oltre ad essere stato preparato in anticipo sia sul piano propagandistico che su quello materiale, potrebbe non rimanere un episodio isolato. Come ha riportato la rivista americana Time, infatti, Israele avrebbe ricevuto “la luce verde” da Washington per condurre nuovi attacchi aerei in Siria, mentre la stessa amministrazione Obama, al contrario della posizione ufficiale di non intervento nel conflitto, starebbe addirittura preparandosi per operare direttamente incursioni aeree nell’area di Aleppo.

La giustificazione ufficiale per una simile pericolosa escalation è appunto la presunta necessità di impedire che armi “non-convenzionali” dell’arsenale di Assad finiscano nelle mani degli estremisti che si stanno battendo per il rovesciamento del regime. In realtà, lo strapotere degli elementi jihadisti in Siria, così come la loro disponibilità di armamenti letali, è la diretta conseguenza del sostegno offerto all’opposizione da parte dell’Occidente e dei regimi sunniti della regione, mentre il vero obiettivo di incursioni aeree come quella di Israele della scorsa settimana sembra essere l’allargamento del conflitto e il tentativo di provocare la ritorsione di Damasco, da presentare all’opinione pubblica internazionale come casus belli per giustificare un intervento diretto nel paese mediorientale. 

Da parte sua, il governo siriano si è per il momento limitato a minacciare generiche rappresaglie contro Israele, anche se appare estremamente improbabile che Assad possa rispondere a isolate provocazioni, rischiando di scatenare un’aggressione che segnerebbe certamente la propria fine. In ogni caso, anche per cercare di recuperare qualche consenso interno, lo stesso presidente n ella giornata di domenica ha affermato pubblicamente che “la Siria farà fronte a qualsiasi aggressione nei propri confronti”. L’ambasciatore siriano in Libano, Ali Abdul-Karim Ali, ha invece ricordato che “Damasco possiede la capacità di reagire a sorpresa”, anche se “eventuali decisioni in questo ambito spettano alle autorità competenti” ai vertici del governo.


Parallelamente alle provocazioni di Israele, intanto, il conflitto in Siria ha fatto registrare in questi giorni anche l’apertura di un minimo spiraglio di dialogo tra le parti coinvolte. Le dichiarazioni di settimana scorsa del leader della Coalizione Nazionale delle Forze della Rivoluzione Siriana e dell’Opposizione, Moaz al-Khatib, il quale aveva sostenuto per la prima volta di essere disposto a parlare con rappresentanti di Assad a determinate condizioni, sono state infatti ribadite nel corso della già ricordata conferenza di Monaco.

Nel fine settimana, Khatib ha inoltre incontrato non solo il vice-presidente americano, Joe Biden, ma separatamente anche gli inviati dei due principali alleati di Assad, i ministri degli Esteri di Russia e Iran, Sergey Lavrov e Ali Akbar Salehi. Questi ultimi hanno entrambi elogiato il teorico abbandono di un atteggiamento di totale chiusura verso il regime di Damasco da parte dell’opposizione appoggiata dall’Occidente, anche se non sono ancora emerse indicazioni di possibili contatti per aprire una qualche trattativa ufficiale.

Le parole di Khatib sono state peraltro condannate duramente da varie fazioni “ribelli” che non intendono fare marcia indietro e che chiedono come condizione imprescindibile per avviare negoziati di pace la rimozione di Assad. Il fatto però che Khatib, ex imam di una nota moschea di Damasco, abbia ripetuto la disponibilità ad incontrare rappresentanti del presiden te nel corso di un importante vertice come quello andato in scena nella città tedesca indica probabilmente un qualche sostegno per le sue posizioni all’interno dell’opposizione e che forse, come era stato costretto ad affermare, quelle espresse poche ore prima sul proprio profilo Facebook non erano soltanto opinioni strettamente personali.

 

http://www.altrenotizie.org/esteri/5314-israele-larma-usa-contro-la-siria.html

 

Monti, niente condoni sulla trasparenza!

 

Cari amici,

 Il Governo sta per mettere i bastoni tra le ruote di chi lotta contro corruzione e sprechi di denaro pubblico mettendo in discussione uno degli strumenti più importanti: la trasparenza totale di ogni spesa pubblica. Solo se riusciremo a riempire il web e i media con le proteste di chi non vuole che l’Italia faccia passi indietro sulla trasparenza, si convinceranno che tutto cio’ avrebbe un effetto boomerang e si dovranno fermare.

Il provvedimento, secondo le intenzioni del governo, dovrebbe servirebbe a modernizzare il nostro Paese, ma le bozze che circolano ufficiosamente mostrano che avrebbe paradossalmente l’effetto opposto! Abrogherebbe la rivoluzionaria norma che obbliga a pubblicare in modo più accessibile possibile, in formato “open data”, tutte le informazioni sulla spesa pubblica, rimandando di almeno un altro insostenibile anno la pubblicazione comprensibile e in un unico luogo di tutti i dati su come vengono gestiti i soldi delle nostre tasse. L’ennesimo regalo per tutti gli amministratori “furbi” che non hanno ancora adempiuto all’obbligo, tra cui rientrano, incredibilmente, proprio tanti Ministeri! Ma per fortuna non è ancora detta l’ultima parola: il testo finale sarà approvato solo nelle prossime settimane, dopo aver raccolto anche il parere del Parlamento e un’importante mobilitazione può convincere il governo a fermarsi o a correggere il testo.

Non c’e’ tempo da perdere, l’Italia messa in ginocchio per lo spreco di denaro pubblico e per fenomeni diffusi di corruzione, non si può permettere un condono sulla trasparenza e quindi su corruzione e sprechi. Clicca sotto per firmare subito e condividere con tutti:

http://www.agoradigitale.org/nientecondonisullatrasparenza

Il governo sta introducendo in tutta fretta questo nuovo provvedimento senza averlo discusso né con i cittadini, né con la società civile, ma neppure con le amministrazioni. Contiene degli obblighi molto più vaghi delle norme precedenti sulla modalità di pubblicazione dei dati e questo diventerà un alibi per molte amministrazioni. Alcune parti del vecchio obbligo sono incluse, ma vengono indebolite e sparse in numerose sezioni dei siti web delle amministrazioni, complesse e poco comprensibili, e diminuiscono le garanzie per i cittadini di trovare on-line le spese delle amministrazioni. Questa non è trasparenza!

E’ ancora più incredibile che il governo ha annunciato di avervi incluso una norma sul modello del “Freedom of Information Act” (FOIA), che in america consente ai cittadini di accedere a qualsiasi documento: ma quello che si ritrova nella bozza del governo italiano è ben diverso e sembra uno scherzo: il diritto ad accedere ai documenti … che già dovrebbero essere pubblici! Monti è in campagna elettorale e non può permettersi passi falsi. Facciamogli capire che gli italiani non vogliamo condoni sulla trasparenza e che non crederanno a finte rivoluzioni.

Clicca sotto per firmare subito la petizione al Governo e al Ministro Patroni Griffi e poi condividi con tutti per sommergere il governo e le forze politiche di messaggi!

http://www.agoradigitale.org/nientecondonisullatrasparenza

La comunità di Agorà Digitale ha appena mobilitato migliaia di persone creando su www.eradellatrasparenza.it il primo report collaborativo sulla trasparenza delle amministrazioni: gli effetti sono stati immediati, con molte amministrazioni che ci hanno contattato e forze politiche che hanno usato il nostro report per fare pressione sulla loro amministrazione. Ma questo incredibile lavoro sarà vanificato se il decreto del governo passerà. Dobbiamo impedirlo.

Forza!

Ernesto, Marco, Alberto, Martina, Matteo, Marco, Luca, Roldano, Christian, Jacopo e tutto il team di Agorà Digitale

PER APPROFONDIRE:

Una analisi delle problematiche della bozza di decreto proposta dal governo (include una copia del provvedimento del governo)
http://www.agoradigitale.org/trasparenza-e-opendata-il-governo-non-torni-indietro

I risultati della nostra iniziativa di monitoraggio della (scarsa) trasparenza delle spese da parte amministrazioni
http://www.eradellatrasparenza.it

La Settimana della Trasparenza di Agorà Digitale (Servizio della trasmissione Agorà, Rai 3)
http://www.youtube.com/watch?v=_Kxm1g1kblU

Più Rete, meno corruzione. Sul web nasce la pagina ‘L’era della trasparenza’ (L’Espresso)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/piu-rete-meno-corruzione/2198682/25

Pa: al via eradellatrasparenza.it, da cittadini la ‘Corte dei Conti 2.0’ (Agenzia Adnkronos)
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Pa-al-via-eradellatrasparenzait-da-cittadini-la-Corte-dei-Conti-20_314104020280.html

 

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MUOS a Niscemi

Lo sapevate che a Niscemi l’esercito USA sta costruendo una gigantesca antenna radar (MUOS) ? Lo sapevate che sarà edificata in piena zona a vincolo paesaggistico? Lo sapevate che è così nociva da causare,a chi è esposto direttamente, robe tipo la leucemia infantile?E che, quanto meno, riesce ad interferire con gli aeroporti di tutta l’isola? Lo sapevate che il governo Lombardo avrebbe potuto dire di no al MUOS ed invece ha detto di si? Guardate la foto sottostante,ed individuate la vostra città o paese.Se è dentro il cerchio scuro siete tra i fortunati che hanno il privilegio di stare nel campo d’azione del MUOStro. Sapevatelo!