Mali: una guerra per nasconderne un’altra

Mercoledì 30 Gennaio 2013 20:01 

 

di Thierry Meyssan

“L’appetito vien mangiando”, dice il proverbio. Dopo aver ricolonizzato la Costa d’Avorio e la Libia, e dopo aver cercato d’impadronirsi della Siria, la Francia mira di nuovo al Mali per arrivare anche all’Algeria.

Durante l’attacco alla Libia, Francia e Gran Bretagna hanno fatto ampio uso degli islamisti per combattere le forze armate di Tripoli, poiché i separatisti della Cirenaica non erano interessati a rovesciare Mu‘ammar Gheddafi una volta che Bengasi fosse diventata indipendente. Al momento della caduta della Libia, sono stato personalmente testimone dell’accoglienza dei leader di AQIM (al-Qa‘ida nel Maghreb Islamico) da parte dei membri del Consiglio nazionale di transizione presso il Corinthia Hotel, il quale era stato messo in sicurezza da un gruppo inglese specializzato, venuto appositamente dall’Iraq. Era ovvio che il successivo obiettivo del colonialismo occidentale sarebbe stata l’Algeria, e che AQIM avrebbe avuto un ruolo, ma non immaginavo che il conflitto potesse essere utilizzato per giustificare un’ingerenza internazionale.

Parigi ha così immaginato uno scenario nel quale la guerra penetrerà in Algeria attraverso il Mali. 
Poco prima della presa di Tripoli da parte della Nato, i francesi sono riusciti a corrompere e raggirare alcuni gruppi tuareg. Hanno avuto il tempo di finanziarli ampiamente e di armarli, ma era già troppo tardi per far giocare loro un ruolo sul terreno. Una volta finita la guerra, ritorneranno nel loro deserto.

I Tuareg sono un popolo nomade che vive nel Sahara centrale e ai bordi del Sahel, un grande spazio comune tra la Libia e l’Algeria, il Mali e il Niger. Se in effetti hanno ottenuto la protezione dei primi due Stati, sono invece stati abbandonati dagli ultimi due. Pertanto, sin dagli anni Sessanta, hanno continuato a mettere in discussione la sovranità del Mali e del Niger sulle loro terre. Naturalmente, i gruppi armati dalla Francia hanno deciso di utilizzare le loro armi per raggiungere le loro rivendicazioni in Mali. Il Movimento Nazionale per la Liberazione del Azawad (MNLA) ha preso il potere in quasi tutto il Mali settentrionale dove esso ha sede. Tuttavia, un piccolo gruppo di tuareg, Ansar ed-Din, legato ad AQIM, ha approfittato della possibilità per “imporre la Shari‘a” in alcune località [sulla dibattuta questione della “applicazione della Shari‘a”, si veda la nota 3 di quest’articolo, NdT].

Il 21 marzo 2012, uno strano colpo di stato è stato perpetrato in Mali. Un misterioso “Comitato per il recupero della democrazia e della restaurazione dello Stato” (CNRDRE) ha rovesciato il presidente Amadou Toumani Touré e ha dichiarato di voler ripristinare l’autorità del Mali nel nord del paese. Ciò si è tradotto in una grande confusione, i golpisti non essendo in grado di spiegare come la loro azione avrebbe migliorato la situazione. Il rovesciamento del presidente è tanto più strano se si pensa che le elezioni presidenziali erano state programmate cinque settimane più tardi e che il presidente uscente non si sarebbe ripresentato. Il CNRDRE è composto da ufficiali addestrati negli Stati Uniti. Esso ha impedito lo svolgimento delle elezioni e ha trasmesso il potere ad alcuni candidati, in questo caso il francofilo Dioncounda Traore. Questo gioco di prestigio è stato legalizzato dalla CEDEAO, il cui presidente è nient’altro che Alassane Ouattara, messo al potere un anno fa grazie dell’esercito francese in Costa d’Avorio.

Il colpo di stato ha accentuato la divisione etnica del paese. Le unità scelte dell’esercito del Mali (formate dagli Stati Uniti), con un commando tuareg, hanno aderito alla ribellione con armi e forniture.
Il 10 gennaio, Ansar ed-Dine, supportato da altri gruppi islamici, ha attaccato la città di Konna. Ha lasciato dunque il territorio tuareg per espandere la “legge islamica” nel sud del Mali. Il Presidente di transizione Dioncounda Traore ha dichiarato lo stato di emergenza e ha chiesto aiuto alla Francia. Parigi è intervenuta quindi nelle ore seguenti per evitare la presa della capitale Bamako. Prevedendo la situazione, l’Eliseo aveva già posizionato in Mali uomini del 1° Reggimento Paracadutisti di fanteria della Marina (“La Coloniale”) e il 13° Reggimento di paracadutisti “Dragoni”, alcuni elicotteri del COS, tre Mirage 2000D, due Mirage F-1, tre C135, un C130 Hercules e un Transall C160.

In realtà, è improbabile che Ansar ed-Dine abbia rappresentato una minaccia reale, perché la vera forza di combattimento non sono gli islamisti, ma i nazionalisti tuareg, i quali non hanno nessuna ambizione nel sud del Mali.

Per condurre il suo intervento militare, la Francia ha chiesto aiuto a molti stati, tra cui l’Algeria. Algeri si è trovata così intrappolata: o accettava di cooperare con l’ex potenza coloniale o si assumeva il rischio di un reflusso islamico sul suo territorio. Dopo qualche esitazione, ha accettato di aprire il suo spazio aereo al transito francese. Ma alla fine, un gruppo islamista non ben identificato ha attaccato un sito di estrazione del gas della British Petroleum, nel sud dell’Algeria, accusando Algeri di complicità con Parigi nell’affare maliano in questione. Un centinaio di persone sono state prese in ostaggio, non solo algerini e francesi. L’obiettivo è ovviamente quello di internazionalizzare il conflitto portandolo in Algeria.

La tecnica d’interferenza francese è una copia di quella dell’Amministrazione Bush: utilizzare dei gruppi islamici per creare conflitti, poi intervenire ed installarsi sul luogo col pretesto di risolverli. È per questo che la retorica di François Hollande fa eco a quella della “guerra al terrore”, tra l’altro abbandonata da Washington. Si ritrovano in questo gioco sempre i soliti protagonisti: il Qatar detiene alcune azioni di grandi società francesi con sede in Mali, e l’emiro di Ansar ed-Dine è vicino all’Arabia Saudita.

Il “piromane-pompiere” è anche un apprendista stregone. La Francia ha deciso di rafforzare il suo dispositivo anti-terrorismo col piano Vigipirate. Parigi non ha paura di azioni islamiste provenienti dal Mali sul suolo francese, ma del reflusso jihadista dalla Siria. In effetti, nel corso di due anni, la DCRI ha promosso il reclutamento di giovani musulmani francesi per combattere con l’Esercito Siriano Libero (ESL) contro lo Stato siriano. A causa della disfatta dell’ESL, questi jihadisti stanno tornando al loro paese d’origine in cui potrebbero essere tentati, solidali con Ansar ed-Dine, di utilizzare le tecniche di terrorismo che hanno imparato in Siria.

Fonte: Reseau Voltaire, 21 gennaio 2013 (traduzione di Europeanphoenix.it ©)

http://europeanphoenix.it/component/content/article/8-internazionale-/517-mali-una-guerra-per-nasconderne-unaltra

 

Mali: una guerra per nasconderne un’altraultima modifica: 2013-02-01T17:48:00+01:00da davi-luciano
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