Accogliamo Salvini…alla moda nostra

http://www.notav.info/post/accogliamo-salvini-alla-moda-nostra/

notav.info

31 Gennaio 2019 at 09:11
 
Venerdì in mattinata il ministro dell’interno Salvini indosserà una delle sue divise e varrà al cantiere di Chiomonte per portare solidarietà alle forze dell’ordine, gli unici che lavorano (per modo di dire) per il Tav Torino Lione.

Ci saremo anche noi dalle 10, alla centrale di Chiomonte con bandiere e tanta voglia di “spiegare” al ministro che fa circolare dati sballati sui costi che il Tav da qui non passerà mai!

Presidente commissione trasporti UE: nessuna penale per il TAV, potenziare linea esistente

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notav.info

 30 Gennaio 2019 at 11:10

 “Non c’è alcun pericolo di sanzioni da parte dell’Unione europea” in caso di abbandono del progetto della seconda linea TAV Torino-Lione.  Lo ha affermato la presidente della Commissione per i trasporti e il turismo dell’UE Karima Delliin una nota congiunta con la co-presidente del Partito Verde Europeo Monica Frassoni. Inoltre, la convinzione è che “il tunnel della Valsusa non sia un’opera prioritaria né per l’Italia né per la Francia né per l’Europa”. La soluzione per il traffico merci transfrontaliero è quella da sempre individuata da numerosi esperti e fatta propria dal movimento notav, ossia il potenziamento della linea esistente. “Non c’è alcuna giustificazione economica (né tantomeno ambientale) per la costruzione di un ulteriore valico, quando si può puntare sulla linea attuale” conclude la nota.

Mentre in Italia si discutono cifre farneticanti su penali che NON esistono fantasticando di flussi di merci che NON esistono, le dichiarazioni dell’UE arrivano come ennesimo chiodo alla bara di un progetto concepito male e ormai moribondo.

Riportiamo in calce la nota

“Il governo italiano sta da mesi cercando l’accordo fra due forze politiche dai programmi completamente contraddittori. Sono ormai 8 mesi che stiamo aspettando che l’analisi costi e benefici venga a nutrire un dibattito che è oggi ideologico e spesso slegato dai dati di fatto concreti. Ribadiamo perciò la nostra convinzione che il tunnel della Valsusa non sia un’opera prioritaria né per l’Italia né per la Francia né per l’Europa.

Non si tratta, contrariamente alla convinzione di molti, di una nuova linea ferroviaria ad alta velocità. 
Del progetto originario di una linea ad alta velocità lunga 270 km, quello che rimane oggi è solo il tunnel della Valsusa, lungo 57,5 km. Il progetto era stato proposto sulla base di stime di traffico in gran parte esagerate: tra il 1980 e il 2000, il traffico sulla linea attuale era di 7/10 milioni di tonnellate, mentre oggi si è ridotto a 3 milioni di tonnellate.

Anche il progetto si è negli anni prosciugato, riducendosi al tunnel, ossia la parte più mediatica ma anche meno necessaria. 

Non c’è inoltre alcun pericolo di sanzioni da parte dell’Unione europea. L’UE aveva deciso di finanziare solo opere preliminari e studi per 813 milioni di euro, in relazione al bilancio pluriannuale 2014-2020, chiaramente insufficienti per coprire tutta l’opera. Non è stata ancora presa alcuna decisione in merito a quali opere andranno i fondi del bilancio 2021-2027. Ciò significa che non sono ancora stati stanziati nuovi fondi e che non ci sono sanzioni da pagare.

Quello che invece è possibile e doveroso fare è potenziare la linea ferroviaria già esistente (attraverso interventi mirati che migliorino capacità ed efficienza di carico), che ha un potenziale pari a 20/21 milioni di tonnellate l’anno. Non c’è alcuna giustificazione economica (né tantomeno ambientale) per la costruzione di un ulteriore valico, quando si può puntare sulla linea attuale. 

Riaprire seriamente la discussione sulla necessità di quest’opera, non solo in Italia ma anche in Francia e in Europa sarebbe un segno tangibile del fatto che i governi prendono sul serio la lotta ai cambiamenti climatici, investendo invece in posti di lavoro verdi, energie e infrastrutture sostenibili e innovative.”

Bruxelles, 28 gennaio 2019

Originale in inglese

Brussels29 January 2019  

The Italian government and public opinion are once again split over the continuation or discontinuation of the works for the Valsusa Tunnel.

Italian and French Green parties and activists have always cooperated in staunch opposition to the project. 

The European Green Party co-chair Monica Frassoni and French Green MEP and Chair of the Committee on Transport and Tourism Karima Delli stated:

“The Italian government has put the works for the Valsusa Tunnel under review. It must now close this useless project once and for all, on the basis of objective considerations in terms of transport needs, costs and environmental impacts, and not of ideological approaches.

“From the original project of a 270 km-long high-speed line, what remains today is the 57.5 km-long Valsusa Tunnel, as there are no longer any discussions of a new railway line. The original project had been approved based on traffic estimates that have largely been exaggerated: between 1980 and 2000, the traffic on the existing line was 7-10 million tonnes, which today has been reduced to 3 million tonnes. Moreover, most of the traffic is moving North-ward, towards Switzerland and Austria rather than France. 

“Nor can there be any justification in maintaining the Valsusa Tunnel project to avoid incurring in penalties with the European Union. The EU had only decided to fund preparatory works for €813 million, in relation to the 2014-2020 budget. The funds are clearly insufficient to finance the whole project, but no decision yet has been taken concerning a new approval for the 2021-2017 budget. This means that no new funds have yet been allocated and no penalty ought to be paid.

“Neither Italy nor France needs this tunnel, which is completely unnecessary taking into consideration the state of affairs of Alpine transport and objectives for sustainable mobility. What is instead possible and necessary is to ameliorate the existing railway line (through targeted interventions to improve capacity and loading efficiency), which has a potential of 20/21 million tonnes per year. There is no economic or environmental justification for the construction of an additional tunnel, when the current line can be used.

“Before the final decisions on the multiannual financial framework are taken, it is still possible to reopen – at Italian, French and EU level – a discussion on how to best ensure an effective and sustainable railway transit without this tunnel, and on reserving more resources instead for sustainable jobs and green innovation.”

END

E paul.nolan@europeangreens.eu
M +32 475946981 
T +32 26260726

European Green Party
Rue Wiertz 31, 1050 Brussels, Belgium
www.europeangreens.eu

La tav, gli studi e il primato dei numeri

Questa è la fonte dei “numeri” di Salvini

https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2019-01-30/la-tav-studi-e-primato-numeri-162458.shtml?uuid=AFs04OC&refresh_ce=1


Se allo stadio il tifoso nega un fallo evidente fischiato contro la sua squadra, gli si deve riconoscere l’attenuante dell’eccitazione e della passione sportiva, attenuante che invece non merita il cronista che rivede alla moviola il gioco. Per questo, ritengo sia necessario contestare alcune affermazioni “da tifoso” contenute nell’articolo di Gianfilippo Cuneo dal titolo «Sulla decisione per la Tav pesa un clima da stadio» pubblicato lo scorso 15 gennaio su queste colonne.

Concordo con Cuneo che lo strumento dell’analisi costi-benefici non sia adatto a dire l’ultima parola su una scelta complessa come quella di realizzare la nuova ferrovia Torino-Lione. Comincio invece a dissentire sulle tre «alternative» prospettate: «Non spendere assolutamente niente, spendere gli stessi soldi in altre opere pubbliche o spenderli in assistenzialismo, come il reddito di cittadinanza». Come chiunque sia minimamente informato sa, non è possibile spendere nulla: abbiamo cantieri attivi in Italia e Francia e abbiamo scavato quasi 30 chilometri di gallerie. Come minimo si deve smontare tutto e mettere in sicurezza: stima 250 milioni di euro. Inoltre, senza entrare nelle diatribe lessicali (penali o indennizzi), è chiaro che Francia e Unione europea vorranno indietro i soldi che hanno speso contando che l’Italia onorasse il trattato internazionale votato dal Parlamento e sottoscritto (oltre 1 miliardo da restituire); inoltre le imprese che stanno lavorando e che hanno impiantato i cantieri, otterranno dal tribunale civile di Lione (competente a decidere sulla questione) risarcimenti a vario titolo che possiamo ipotizzare intorno a 300 milioni. Perderemmo anche 813 milioni di cofinanziamento europeo e dovremmo investire almeno 1,5 miliardi per la messa in sicurezza della linea ferroviaria attuale. Un danno per l’Italia di oltre 3,8 miliardi. L’alternativa che ridurrebbe il danno, sarebbe quella, evidentemente voluta dal “tifoso”, di dismettere la ferrovia e fare andare tutto su strada.

Anche il ragionamento che l’investimento deve «provenire dalle tasse» è fuorviante e cela malamente il desiderio del “tifoso”: «Gli italiani voterebbero in massa contro tali spese». Faccio parte di quegli autori che scrivono «favole», applicando modelli di analisi economica utilizzati da quasi un secolo: il bello della «favola» è che se, come in questo caso, il 40% dell’investimento lo paga la Ue il rapporto tra quanto investiamo a debito e quanto otteniamo come rilancio dell’economia è molto più favorevole che in qualunque altro investimento pubblico. Otteniamo quindi il beneficio di sostenere la domanda di lavoro e di beni e servizi, che è proprio quello di cui abbiamo bisogno nel breve periodo, visti gli ultimi, deludenti, dati di crescita.

Tornano poi le “mezze verità” (tutte bugie?) della propaganda No Tav: il traffico merci in calo tra Italia e Francia (la ferrovia storica è fuori mercato e non viene più utilizzata se non per trasporti minimi e il traffico su strada cresce a dismisura, così come gli utili dei concessionari stradali che si possono permettere di fare la seconda canna del tunnel). Poi c’è una bugia che sta prendendo piede, quella secondo cui lo scopo del tunnel è fare andar i treni merci più veloci. Questa favola non è scritta da nessuna parte. In tutta Europa si costruiscono le gallerie di base per fare viaggiare treni lunghi che portano molte merci, così che trasportare sulle lunghe distanze costi molto meno e riduca inquinamento, congestione e incidenti (oltre agli incassi dei concessionari autostradali, cosa che sembra preoccupare molto i No Tav/Sì Tir).

Infine, ridicolizzare il contributo che il treno ad alta velocità ha dato agli spostamenti in Italia è da tifoso, ma non da tecnico e neppure da viaggiatore. Oggi da Torino a Roma ci si muove spesso in treno (4 ore e 20 minuti): con la nuova linea da Torino si andrà a Parigi in meno di 4 ore, mentre da Milano serviranno meno di 4 ore e mezza. Il treno renderà le nostre città mete appetibili per il turismo e lo shopping, e ci permetterà di sentirci sempre più europei: anche per questo, la scelta non è tecnica ma politica, nel senso alto e nobile del termine.

Lettera Aperta alle Madamine – razionalità vs tifoseria tribale

Comunicato Stampa

PresidioEuropa

Movimento No TAV

16 gennaio 2019

http://www.presidioeuropa.net/blog/?p=18484

Lettera Aperta alle Madamine

razionalità vs tifoseria tribale

Un gruppo di docenti universitari propone di fare qualche passo avanti su una questione che rischia di basarsi su una tifoseria tribale più che su elementi razionali.

Care Madamine,

abbiamo letto e ascoltato vostri interventi riguardo alla nuova Linea Ferroviaria Torino-Lione. Ci sembra che attribuiate a quest’opera un valore del tutto simbolico, non ritroviamo nelle vostre parole né dati tecnici né scenari di futuro basati sulla realtà fisica, mentre compaiono soltanto aspettative generiche che nulla hanno a che vedere con un traforo sotto il massiccio dell’Ambin. Chi si oppone a tale opera lo fa da oltre vent’anni basandosi su grandezze fisiche e previsioni analitiche. Proviamo pertanto, come docenti universitari a proporre di fare qualche passo avanti su una questione che rischia di basarsi su una tifoseria tribale più che su elementi razionali.

Isolamento

Le affermazioni riguardo al “rompere l’isolamento” del Piemonte suonano paradossali e prive di fondamento. Nel 2017 le tonnellate di merci che hanno varcato il confine italo-francese sono state circa 44 milioni, pari approssimativamente ad un quinto di tutto quello che attraversa le Alpi ogni anno (216 milioni di tonnellate).  All’aeroporto di Caselle sono transitati 3.814.000 passeggeri; sui treni Milano-Parigi che toccano Torino e transitano dal Fréjus c’è stata una presenza complessiva di circa 500.000 viaggiatori. Aggiungiamo il transito di autovetture ai valichi alpini da Ventimiglia al Monte Bianco ed è difficile capire in che senso il Piemonte e Torino siano “isolati”. Negli atenei torinesi ci sono quasi 10.000 studenti stranieri, circa il 9% del totale degli iscritti: per una città “isolata” non è male. Nell’era di Internet parlare di isolamento è sempre più un concetto marginale.

Sostenibilità

Se dunque non è l’isolamento di merci e passeggeri a caratterizzare il Piemonte, si potrebbe invocare la scarsa sostenibilità ambientale del traffico aereo e su gomma, quindi vedere il TAV Torino-Lione semplicemente come sostituzione di modalità di trasporto. Ma sostenibile non è un aggettivo magico da affiancare a qualsiasi cosa. La sostenibilità sta soltanto in un’economia circolare, promossa dalla stessa UE, che riduca i flussi di energia e materia, quindi con una minor circolazione di merci. Per la nuova linea Torino-Lione la narrazione favorevole ipotizza invece un cospicuo e duraturo aumento delle tonnellate da trasportare. A prescindere dalla realtà che si incarica di smentire sostanziali tendenze alla crescita quantitativa dei flussi attraverso la frontiera italo-francese, l’economia della crescita delle quantità materiali non è sicuramente circolare e si trova agli antipodi della sostenibilità perché è in conflitto con vincoli e leggi fisiche. Tutto ciò è ben noto alla comunità scientifica internazionale ed illustrato in documenti delle Nazioni Unite o nell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco. La NLTL per essere realizzata consuma inoltre molta energia e materie prime, produce imponenti emissioni di gas climalteranti che promette di cominciare a recuperare solo dopo una ventina d’anni dall’apertura dei cantieri: per contenere i cambiamenti climatici dobbiamo ridurre le emissioni subito, non tra vent’anni, e il denaro stanziato per l’opera potrebbe essere diretto verso altre opere trasportistiche con ricadute immediate, anche occupazionali, come l’estensione della mobilità elettrica e il miglioramento di quella urbana e ferroviaria esistente.

Disuguaglianze

Le statistiche dell’OCSE e delle Nazioni Unite dicono che da decenni le disuguaglianze di reddito sono in crescita, sia all’interno delle nazioni che fra di loro. Ciò indica che si tratta non di un fenomeno congiunturale, ma strutturale. Di certo non sono i meccanismi della crescita materiale competitiva a poter perseguire l’equità sociale, né si può sperare di curare la malattia lasciando campo libero a multinazionali guidate esclusivamente dalla massimizzazione del profitto e che spostano i propri investimenti da un paese all’altro in cerca del luogo in cui incontrino meno vincoli ambientali e sociali mirando a minimizzare i costi. Quella logica non mitiga gli impatti ma li scarica sugli altri e di certo non ottimizza, anzi minimizza, la retribuzione del lavoro; l’occupazione è comunemente gestita come un ricatto nei confronti dei pubblici poteri onde poter avere mano libera. Certamente la soluzione al problema delle disuguaglianze non sono uno o più buchi nelle montagne, ma semmai la diffusione di nuovi modelli economici e sociali che contemplino sostenibilità e resilienza.

Futuro

Il futuro va costruito in maniera solidale, tenendo conto dei limiti e dei vincoli del sistema Terra-biosfera che oggi sono ben evidenti. Un ruolo chiave ce l’ha certamente l’innovazione e la frontiera possiamo trovarla nella chimica verde, nella biomimicry (biomimesi), nei processi circolari per minimizzare la produzione di rifiuti e massimizzare l’efficienza energetica, nell’internet of things (internet delle cose) e magari nel quantum computing (computazione quantistica); non nel movimento terra e nel cemento. Se il sistema imprenditoriale ha difficoltà a muoversi in questi campi non è certo perché manchi una galleria. La strada non è quella di guardare al passato riproponendo i vecchi modelli che hanno portato alla situazione presente di insostenibilità globale. Partendo da una base materiale che è comunque molto vasta, bisogna puntare sull’intelligenza e sull’immateriale, sulla qualità personale e sociale della vita piuttosto che su un impossibile aumento delle tonnellate da spostare qua e là.

Un’illusione proposta come soluzione

Ma a suscitare la curiosità più grande è proprio l’accostamento tra quest’opera e la salvifica risoluzione di problemi presenti e futuri. Anche lanciando oggi i lavori definitivi di costruzione (finora mai partiti) dovremmo attendere decenni prima di vedere transitare un treno sulla nuova linea ferroviaria da Torino a Lione. Il tunnel di base non sarebbe attivo prima della metà degli anni ’30 e i collegamenti nazionali non prima della fine degli anni ’40. E nel frattempo? Gli imprenditori dovrebbero attendere fino ad allora quest’unica ipotesi di rilancio dell’economia? Torino e il Piemonte continuerebbero a restare isolate (ammesso e non concesso che oggi lo siano)? I nostri giovani continuerebbero ad emigrare, con l’unica consolazione di un biglietto di ritorno datato 2050? Rimarremmo tutti per vent’anni in trepidante attesa, certi del miracolo?

Nel nostro lavoro siamo abituati a ragionare in termini concreti, saldamente ancorati ad elementi di realtà valutabili. Il progetto di nuova linea ferroviaria Torino Lione è notoriamente basato su presupposti proposti alcuni decenni fa, oggi rivelatisi errati e anacronistici. Pensare di puntare tutto su quest’opera ha più a che fare con il gioco d’azzardo che con la visione strategica. Per uscire tutti insieme dalle difficoltà presenti non solo il nuovo tunnel di base non c’entra nulla, ma è d’impedimento in quanto vorrebbe catturare risorse che dovrebbero molto più produttivamente essere impiegate altrove.

Seguono firme

Alessandra Algostino, docente universitario

Mauro Bonaiuti, docente universitario

Marina Clerico, docente universitario e membro della Commissione Tecnica Torino Lione

Elisabetta Grande, docente universitario

Sergio Foà, docente universitario

Ugo Mattei, docente universitario

Luca Mercalli, Associazione Meteorologica Italiana

Dario Padovan, docente universitario

Livio Pepino, già magistrato

Alberto Poggio, docente universitario e membro della Commissione Tecnica Torino Lione

Angelo Tartaglia, già docente universitario e membro della Commissione Tecnica Torino Lione

La manifestazione sitav di oggi toglie l’ultimo velo alla bontà della “spontaneità della mobilitazione delle madamin”

12 dic 18

NOTAV Info

Una piazza da campagna elettorale

Una piazza riempita per campagna elettorale, disinformata e utile solo a legittimare un ennesimo spreco di denaro pubblico. La presenza di così tanti politici in piazza, tutti allegramente sottobraccio da Chiamparino alla Lega, passando da Forza Italia, dimostra come il tema Tav sia solo un volano per proseguire con le politiche assurde portate avanti fin qui che ci hanno dimostrato come basti un temporale per rischiare di morire nelle nostre regioni.

Referendum non è vera espressione popolare

L’ipotesi di referendum è solo travestita espressione popolare perchè serve solo a legittimare il sistema delle grandi opere che ha già fatto troppi danni fin qui, ma rimane l’ultimo grande bancomat pubblico per partiti e amici costruttori.

Se l’analisi costi benefici fosse stata positiva non si sarebbero stracciati le vesti chiedendo un referendum ma avrebbero accettato tranquillamente uno studio che come l’unico esistente e datato, si fonda su previsioni trasportistiche e di spesa palesemente taroccate per giustificare un’ opera inutile e giustificare la costruzione di una nuova linea quando non ce ne sarebbe bisogno.

Lo diranno ai cittadini che la ripartizione dei costi dell’opera è iniqua e favorisce la Francia regalandole 2, 2 miliardi di € perchè non basata sui km di proprietà del tunnel (Italia 12,5 km, Francia 45 km), tanto che il costo al km del tunnel di base è 4 volte superiore per l’Italia. E questo solo perchè pur di farla si è disposti a prosciugare le casse pubbliche?

Chiamparino perchè non indice un referendum sulla sanità?

Chiamparino ha capito che questo è l’unico tema su cui guadagnare qualche punto alle prossime elezioni perchè almeno distrae i cittadini da quanto fatto nella gestione della Regione, che usa a piacimento per provare a farsi rieleggere, come se fosse una sua proprietà. A proposito perché non indice un referendum sulla sanità in Piemonte, così ci potremmo esprimere veramente tutti su qualcosa che ci riguarda?

Le madamin lavorano per il sistema Tav?

Le madamin altro che spontanee ma parte del sistema delle grandi opere: visto che sono state tanto decantate come professioniste in carriera, sarebbe bene vedere anche con chi lavorano. Visto che una di loro lavora come ufficio stampa per Telt, la società che dovrebbe costruire l’opera, permetteteci di dubitare dello spirito “spontaneo” nel volere il Tav.

Telt nel 2017 TELT ha speso 1 milione di euro tondi tondi in “comunicazione” (senza contare i dipendenti che si occupano specificamente del tema).

Nel bilancio spiegano come hanno speso questi soldi, una frase in particolare è indicativa: “Qualche mese dopo, il cantiere italiano della Torino- Lione è stato affetto da una crisi della comunicazione conseguente alla dichiarazione di sciopero degli operai. Questa fase è stata gestita instaurando un piano di gestione della crisi che prevedeva dei resoconti sporadici e l’aumento delle comunicazioni dirette con i giornalisti.” (da p. 39 della Relazione finanziaria di Telt 2017)

Sono entusiaste di scendere in piazza con chi fa campagna elettorale sulla pelle di povera gente lasciandola in mezzo al mare per qualche punto percentuale in più, del resto è il Tav secondo loro che dovrebbe far ripartire Torino, costi quel che costi ci sembra di capire.

Prossima manifestazione nazionale notav Roma

Da parte nostra, non ci spaventano certo un paio di manifestazione di qualche ora, e siamo concentrati alla prossima manifestazione nazionale di Roma del 23 marzo per mettere la parola fine alle grandi opere inutili e imposte.

LaStampa.it POLITICA ACCEDI Facebook Twitter Segui G+ SEGUICI SU SEZIONI Cerca… Submit Form Tav, Salvini evoca il referendum per il sì: “Nessuno potrebbe opporsi a una richiesta dei cittadini”

https://www.lastampa.it/2019/01/10/italia/tav-salvini-evoca-il-referendum-per-il-s-nessuno-potrebbe-opporsi-KHW01fWxYO6zNj6q2d6DdI/pagina.html

Il vicepremier: «Ci sono milioni di piemontesi, ma direi anche di italiani, che hanno un’idea chiara. Bisogna andare avanti»

Pubblicato il 10/01/2019

«È stata consegnata al governo l’analisi costi-benefici sulla Tav Torino-Lione». Lo annuncia il professor Marco Ponti, che ha guidato il comitato tecnico incaricato di redigere il documento. Ora è nelle mani del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. Ma sono numerose le indiscrezioni, provenienti dal Movimento 5 stelle, secondo le quali l’esito dell’analisi sarebbe negativo.

«Non ho letto nemmeno io» la relazione costi-benefici della Tav, «è comunque uno studio preliminare che poi avrà un contraddittorio», afferma il vicepremier Luigi Di Maio a Radio anch’io, in merito alle indiscrezioni che parlano di una bocciatura della Torino-Lione. «Aspettiamo il dato ufficiale», ha aggiunto. Il Movimento 5 Stelle, aggiunge Di Maio, «è contro quell’opera» e quelle risorse potrebbero essere utilizzate per migliorare la mobilità dei cittadini.

Salvini evoca il referendum 
Non sarà lui direttamente a chiederlo e a organizzarlo ma Matteo Salvini non esclude il ricorso a un referendum per sciogliere il nodo della costruzione della Tav in Val di Susa. «Posso commentare solo quello che ho letto e approfondito – ha premesso il ministro e vicepremier intervistato a “No stop news” su Rtl 102.5, riferendosi alle anticipazioni sull’esito della valutazione costi-benefici commissionata dal ministro Toninelli – non le dichiarazioni sui giornali o le indiscrezioni giornalistiche».

«Sulla Tav ho sempre detto che bisogna andare avanti. Ci sono milioni di piemontesi, ma direi anche di italiani, che hanno un’idea chiara e quindi, se chiedessero un referendum, con un governo che si basa sulla partecipazione diretta e sull’ascolto dei cittadini, nessuno di noi potrebbe fermare questa richiesta», ha concluso Salvini.

La Tav sul tavolo di Mattarella

http://www.lospiffero.com/ls_article.php?id=43465

Il commissario Foietta come ultimo atto del suo incarico invia al presidente della Repubblica il resoconto delle attività dell’Osservatorio che “non mi è stato possibile riferire” direttamente al Governo. Compresa un’analisi costi-benefici – DOCUMENTI

“Per correttezza non intendo nasconderLe anche le difficoltà riscontrate negli ultimi sei mesi. Con rammarico ho preso atto, nonostante le mie numerose richieste, della decisione del ministro alle Infrastrutture ed ai Trasporti e del Presidente del Consiglio di non incontrarmi non rendendo così possibile riferire direttamente sulle attività e sulle iniziative volte al raggiungimento degli obiettivi come previsto nel Dpr di nomina e non potendo ricevere così alcun indirizzo dal Governo in merito alla mia attività”. Ultimo (per ora) sassolino tolto dalla scarpa o ennesimo atto di chiarezza e richiamo alle responsabilità che sia, certo è questo il passaggio più forte della lettera che Paolo Foiettaha inviato al Capo dello Stato Sergio Mattarella, l’ultimo giorno del suo incarico di commissario straordinario di Governo per la Torino-Lione.

Al Quirinale certo non sono mai stati ignoti gli atteggiamenti del ministro Danilo Toninelli e dello stesso premier Giuseppe Conte nei confronti dell’ingegnere torinese cui i precedenti governi avevano affidato un compito tanto delicato quanto importante nella vicenda Tav. I supponenti silenzi e le sprezzanti risposte arrivate dal dicastero con a capo il Cinquestelle che s’infila nel tunnel del Brennero e sbanda tra una gaffe e l’altra, sono lontani anni luce dalla concezione della politica e dei rapporti tra organi dello Stato propria del Colle. Per questo è ben difficile immaginare il pur minimo stupore del Quirinale di fronte alla lettera dell’ormai ex commissario, ma non una certa condivisione della prassi (e dello stile) invano richiamato da Foietta nei suoi inascoltati appelli al ministero così come a Palazzo Chigi.

LEGGI LA LETTERA A MATTARELLA

“Ho cercato di supplire a questa situazione attenendomi scrupolosamente agli obiettivi assegnati e rendendo disponibili al Governo ed al ministro ogni informazione, documento e studio elaborato nella struttura commissariale e condiviso in Osservatorio. Tali documenti sono stati pubblicati anche sul sito dell’Osservatorio affinché siano a disposizione per le determinazioni che il Governo deciderà di assumere sulla Torino-Lione nell’interesse del Paese”, scrive ancora Foietta al Capo dello Stato, dopo aver elencato in sintesi il lavoro di questi anni e prima di rivolgere a Mattarella i ringraziamenti “per l’onore ed il privilegio che ho ricevuto con l’incarico affidato”. Ma è anche contando le righe, un foglio abbondante la lettera per il Quirinale, un paio di capoversi appena per Palazzo Chigi e il ministero di piazzale di Porta Pia, che si legge la differenza. A dir poco asciutta la missiva indirizzata a Conte, Toninelli a al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il leghista Giancarlo Giorgetti. Nulla più di una lettera di accompagnamento per il dossier che Foietta spiega di aver ritenuto suo dovere fornire al Governo “per assumere le proprie decisioni” a seguito della presa di posizione dell’esecutivo di “ridiscutere integralmente il progetto sull’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”.

Non un accenno a quelle mancate risposte, a quegli atteggiamenti da padrone del vapore – “Presto andrà in pensione” disse Toninelli riferito a Foietta – di un ministro che continua a non rispondere anche al presidente della Regione Sergio Chiamparino. L’ex commissario per la Tav ha capito, e non ci voleva molto visto i soggetti, che sarebbe stato del tutto inutile rimarcare quel vulnus istituzionale fatto dai Cinquestelle bandiera di arroganza. Da sventolare davanti alla prospettiva nient’affatto lontana di dover – loro che hanno promesso il blocco della Torino-Lione – ingoiare l’ennesimo rospo, dando ovviamente la colpa all’Europa e magari pure alla Francia nonché ai trattati firmati dai precedenti governi in modo che anche i loro elettori, illusi dalle promesse, ingurgitino anch’essi il boccone. Se possibile, dopo le europee.

QUI L’ANALISI COSTI-BENEFICI DELL’OSSERVATORIO

Foietta replica alla Notav Appendino che chiede la chiusura dell’Osservatorio per la Torino-Lione: “In democrazia i luoghi di confronto non si chiudono”.

Appendino fa gli scongiuri: “Non cadrò certo sulla Tav”

http://www.lospiffero.com/ls_article.php?id=43400&fbclid=IwAR1cpuQL_yvxikjQ8-8PzDY82dL-kc88aIIg6l_piJC5N0w1V_ek_RvSr8U%20

Sulla Torino-Lione la sindaca sposa la linea del Governo (“Sta rispettando gli impegni”) e assicura che qualsiasi decisione verrà presa non avrà effetti sulla tenuta della sua maggioranza. Ma una fronda interna ai Cinquestelle si sta organizzando

“Porterò a termine il mio mandato, ve lo assicuro. Sono due anni e mezzo che, ogni mese, qualcuno mi chiede se cade il sindaco o se cade la maggioranza”. Chiara Appendinoincrocia le dita e sebbene ostenti ottimismo non riesce a celare del tutto la preoccupazione che un’eventuale via libera alla Tav da parte del governo gialloverde possa mettere a repentaglio la sua amministrazione. E ha ragione, visto che più di un segnale di nervosismo si sta manifestando in queste ore nella compagine pentastellata della Sala rossa. Degli attuali 23 grillini che compongono la maggioranza, sarebbero almeno una decina i consiglieri pronti a dar seguito al proprio dissenso fino alle estreme conseguenze, l’uscita dal gruppo M5s e la conseguente crisi politica. Uno spettro che la sindaca oggi, nella tradizionale conferenza stampa di fine anno, ha tentato di esorcizzare scaricando la patata bollente nelle mani dell’esecutivo nazionale.

Sulla Torino-Lione il governo sta “rispettando gli impegni presi”, ha affermato ripetendo come una mantra la solita tiritera: “Il premier Conte ha detto che una decisione sarà presa prima delle elezioni europee – ma anche che l’analisi costi benefici arriverà a giorni e poi partirà dialogo con territorio, come credo sia corretto. Quindi ha ribadito – si sta rispettando quanto detto”. Per Appendino, comunque, “la priorità è rendere pubblica l’analisi dei costi e benefici sia dell’opera che degli aspetti giuridici sulla quale si aprirà un dibattito, alla luce di dati oggettivi, che auspico in tempi celeri”. Quanto all’eventualità’ che il cantiere di Chiomonte venga subito chiuso, qualora l’esame dia esito negativo, Appendino se ne lava le mani, osservando che la scelta “spetterà al governo nei limiti dei poteri che può attuare. L’importante – ha concluso – che l’analisi venga pubblicata e che ci sia un dibattito sul territorio che coinvolga tutte le componenti e ci permetta di uscire dallo stallo degli ultimi mesi, in cui le posizioni si sono ormai arroccate. Quindi ci vorrà qualche mese poi verrà fatta la scelta definitiva”.

Nel frattempo, la sindaca ritiene “assolutamente coerente che venga chiuso” l’Osservatorio. “La città di Torino – ha ricordato Appendino – è uscita due anni fa perché non lo ritenevamo utile, molto prima di queste dinamiche politiche”. Parole che hanno scatenato l’immediata reazione di Corrado Alberto, presidente di Api Torino e portavoce del cartello di associazioni datoriali che hanno dato vita alle manifestazioni Sì Tav: “Come due anni fa siamo sbalorditi di fronte a chi non vuole capire l’utilità dell’Osservatorio che è stato, è oggi e deve rimanere domani il luogo di confronto sulla Torino-Lione”, scrive in una nota il leader della piccola e media impresa. “Se l’attuale Giunta della Città di Torino ha ritenuto due anni fa di uscire dall’Osservatorio, che ne resti ancora fuori invece di chiederne la chiusura. Ribadiamo un fatto: in democrazia ci si confronta anche duramente, ma si dialoga: voler abolire i luoghi del dialogo, è un atteggiamento antidemocratico che non fa onore a nessuno, tantomeno a chi governa una città come Torino”. Quanto alla volontà espressa dal premier Giuseppe Conte di visitare il cantiere, il presidente di Api sottolinea: “Le 33 associazioni che rappresentano il sistema della produzione e del lavoro a Torino e in Piemonte, hanno invitato da tempo il premier: aspettiamo di sapere quando accoglierà il nostro invito. Credo però sia opportuno che anche la sindaca visiti il cantiere per rendersi conto dell’impegno e della professionalità di chi vi lavora”.

Appendino ha poi tracciato un bilancio dell’anno guardando alle cose fatte e a quelle da fare “per una città partecipata, vivibile, dinamica e solidale” Per la sindaca “siamo di fronte a importanti miglioramenti che interesseranno tutta Torino e sui quali non smetteremo di spenderci”. E si è soffermata citando il caso dell’ex Moi che, ha evidenziato, “ha tutti gli ingredienti di cosa significa essere solidali. Dal 2013 al 2016 – ha aggiunto – non era stato fatto nulla, noi avevamo preso un impegno e lo stiamo rispettando con interventi che mettono al centro le persone che ci vivono ma garantiscono anche i diritti dei residenti”. Fra i temi affrontati nell’incontro con i giornalisti le infrastrutture, come la linea 2 della Metro, “sulla quale stiamo andando veloce e riusciremo a inserirci nella finestra di settembre per i finanziamenti”, ma anche l’ambiente e la raccolta rifiuti, “con un aumento del 2,47% della differenziata per la quale confermiamo l’obiettivo di mandato di arrivare al 65%”. Appendino ha poi ricordato che il 2019 “sarà l’anno in cui arriveranno i nuovi mezzi Gtt” mentre sul fronte della cultura ha osservato che “abbiamo passato i primi due anni a mettere le fondamenta per non far crollare le case. Ora, grazie al lavoro congiunto con le altre istituzioni, siamo riusciti a ridisegnare il modello della Fondazione Torino Musei e finalmente si potrà parlare di cultura e non di finanze. Il 2019 sarà l’anno del Regio a cui daremo una prospettiva nuova per poter tornare a parlare, anche qui, non solo di bilanci ma di produzione”. Infine, i festeggiamenti e gli auguri. “Questo è un Capodanno magico e l’idea è di regalare una magia in modo tale che ciascun torinese possa vedere un suo sogno realizzato”, ha concluso la sindaca. “Che il 2019 – è stato il suo augurio ai torinesi – sia un anno pieno di speranza e ottimismo”.

QUI IL BILANCIO DI FINE ANNO

“Se l’analisi dei costi boccia la Tav il governo smantelli subito il cantiere di Chiomonte”

https://torino.repubblica.it/cronaca/2018/12/29/news/_se_l_analisi_dei_costi_boccia_la_tav_il_governo_smantelli_subito_il_cantiere_di_chiomonte_-215402621/

La richiesta della capogruppo M5S in Comune a Torino, ma se arriva il sì rischio diaspora

di JACOPO RICCA

29 dicembre 2018

 

“Se l’analisi costi-benefici dirà che l’alta velocità Torino-Lione è inutile chiederemo al governo di iniziare subito lo smantellamento dei cantieri come Chiomonte”. La capogruppo del Movimento 5stelle, Valentina Sganga, interviene sulle voci sul rischio diaspora in caso di cambio di rotta da parte del governo sulla Tav: “Noi abbiamo fatto tutto il possibile per portare avanti le ragioni della contrarietà all’opera – spiega – La direzione che abbiamo sull’alta velocità Torino Lione è chiara. La manifestazione dell’8 dicembre ci ha unito maggiormente e come maggioranza a Torino seguiremo compattamente questa via”. 
 
Se il governo dovesse dire sì alla Tav la maggioranza di Appendino è a rischio?
“No perché abbiamo intrapreso una via già chiara e come maggioranza in consiglio comunale lavoreremo in questa direzione. La sindaca è la prima a ribadire che è necessario affrettarsi a dare risposte”.

 Cosa vi aspettate dal Governo?
 “Ci aspettiamo che faccia prevalere l’interesse comune, fondato su un’analisi scientifica da cui far scaturire una decisione politica. Le conclusioni politiche si traggono a fronte di certezze che ad ora non ci sono”.

"Se l'analisi dei costi boccia la Tav il governo smantelli subito il cantiere di Chiomonte"

Operai al cantiere di Chiomonte

Cosa chiederete in caso l’analisi costi benefici dica che il tav è inutile, ma non arriva subito lo stop?

 “Il Governo deve fare una scelta politica e come tale mi auguro che da chi la recepirà, che sia per il sì o per il no, si mostri sempre e comunque senso dello Stato. Ma la scelta deve esserci e deve essere chiara. Se, come mi auguro, arriverà lo stop i cantieri andranno smobilitati subito”.
 
Sganga, può escludere che ci sia la diaspora dal Movimento 5stelle piemontese?
 “Non posso escludere nulla. Non abbiamo ancora gli elementi per dare una risposta inequivocabile, penso e spero che questo sì al Tav non arrivi mai. Dentro o fuori è un alternativa manichea e le visioni manichee non sono state, e mai saranno, nostre. In ogni caso non ci si dà mai per vinti. Il M5s è da sempre No Tav e non vedo perché si dovrebbe uscire da un movimento che ha la nostra stessa posizione”.