Scontri tra CasaPound e centri sociali davanti a Palazzo Marino a Milano

scontrimilano9352ecco che DISTRIBUIRE VOLANTINI (non entrare con armi spianate in comune) chiedere le dimissioni di un sindaco PD INDAGATO diventa atto fascista ed ovviamente, spuntano i difensori del Pd con lo slogan Nessuno è illegale ossia tradotto VIVA MAFIA CAPITALE TANTO CARA ALLE CASSE DELLE COOP
Come a Genova, appena persa dal Pd, viene indetta una manifestazione antifascista, chissà chi li avrà convocati, strane coincidenze. Ovviamente l’apertura di una sede di CP è un problema che affligge gli italiani molto sentito, un problema che non lascia le famiglie arrivare a fine mese e non le lasciano dormire la notte..
 
A Genova hanno anche avuto il coraggio di usare la parola LAVORO, da quando non fanno manifestazioni per difendere il salario, il lavoro, il DIRITTO AD UN REDDITO DI CITTADINANZA, e lo tirano fuori per una manifestazione antifascista in una città appena persa dal Pd?
Scontri tra CasaPound e centri sociali davanti a Palazzo Marino a Milano. Interviene la polizia
Scontri in piazza della Scala e in piazza San Fedele in pieno centro a Milano si sono verificati, verso sera, tra esponenti di CasaPound e giovani dei centri sociali. L’intervento della polizia, in tenuta antisommossa, ha impedito che i disordini degenerassero e tutto si è poi risolto con l’allontanamento dei due gruppi.
Le tensioni erano cominciate nel tardo pomeriggio all’interno di Palazzo Marino, sede del Comune, dove i militanti di CasaPound avevano distribuito volantini contro il sindaco Sala, per chiederne le dimissioni in relazione alle indagini su Expo, e sono diventate fuori dall’edificio una vera e propria colluttazione con gli esponenti dei centri sociali, in particolare di «Nessuno è illegale», lì per manifestare a favore dell’accoglienza ai migranti. L’incontro è stato quindi casuale. Tra l’altro nello spazio dedicato al pubblico dell’aula consiliare un simpatizzante del movimento di estrema destra ha fatto il saluto romano suscitando subito le proteste dei rappresentanti di centrosinistra.
Comunque quando le due aree politiche si sono incrociate nell’ingresso del palazzo sono sono dovuti intervenire i vigili a dividerli. Gli esponenti di CasaPound avevano lanciato in Consiglio comunale dei volantini contro il primo cittadino. Mentre in Consiglio andava in scena la protesta, in piazza della Scala esponenti di Nessuno è illegale», manifestavano a loro volta ma per i migranti. Sono partiti subito spintoni e solo l’intervento dei vigili ha scongiurato la rissa. Quindi all’esterno sono dovuti intervenire gli agenti che hanno dovuto far uso dei manganelli per dividere le due fazioni. La polizia ha poi creato un cordone di sicurezza tra i due gruppi. I militanti di estrema destra sono stati fatti passare dall’edificio dove hanno sede i gruppi consiliari, che si trova a fianco di Palazzo Marino e che ha una uscita sul retro mentre il presidio dei centri sociali si è disperso.
Consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione hanno diffuso un comunicato congiunto per stigmatizzare la protesta organizzata da CasaPound. Nella nota i consiglieri Franco D’Alfonso (Noi per Milano), Luigi Amicone (Forza Italia), Filippo Barberis (Pd) e Anita Pirovano (Sinistra per Milano) chiedono che «sia fatta chiarezza in merito alle gravissime provocazioni consumatisi oggi in Aula Consiliare ad opera di un gruppo di militanti di Casa Pound, che hanno cercato di impedire lo svolgimento del Consiglio Comunale». I consiglieri chiedono al sindaco ed alle autorità competenti «di prendere tutte le iniziative necessarie ed appurare come sia stato possibile quanto avvenuto e soprattutto di prendere ogni necessaria misura perché lo sfregio alla democrazia municipale non abbia più a ripetersi».

Sala indagato nell’inchiesta sul maxi appalto Expo: “Mi autosospendo anche se non ho idea delle accuse”

ovviamente un’ingiustizia, non sanno mai niente

Sala indagato nell'inchiesta sul maxi appalto Expo: "Mi autosospendo anche se non ho idea delle accuse"
Giuseppe Sala (fotogramma)

L’ex commissario tra i nuovi iscritti dalla procura generale nel fascicolo che riguarda i lavori sull’area dell’Esposizione, la gara più rilevante da 149 milioni di euro. Deve rispondere di falso

Il sindaco di Milano Beppe Sala è indagato e ha deciso di autosospendersi dalla carica di sindaco di Milano. Il suo nome compare tra quelli spuntati nell’inchiesta milanese per corruzione e turbativa d’asta sulla ‘Piastra dei Servizi’ di Expo, l’appalto più rilevante dell’Esposizione universale per i lavori di preparazione dell’area su cui sono sorti i padiglioni. Insieme a Sala, accusato di falso materiale, c’è anche quello del legale rappresentante del gruppo Pizzarotti, accusato di tentata turbativa d’asta.

Il sindaco si autosospende. “Apprendo da fonti giornalistiche – le dichiarazioni di Sala – che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di sindaco, determinazione che formalizzerò domani mattina nelle mani del Prefetto di Milano”.

Le nuove iscrizioni. L’ex commissario straordinario del governo per Expo 2015 non è  mai stato sentito dai magistrati ma aveva consegnato un audit sulla vicenda. L’iscrizione nel registro degli indagati del primo cittadino risulta dalla richiesta di proroga delle indagini per sei mesi avanzata al gip dalla procura generale, che ha avocato a sé l’inchiesta nelle scorse settimane. Dall’atto, infatti, si parla di approfondimenti necessari anche alla luce di “nuove iscrizioni”, tra cui appunto quella di Sala e Pizzarotti.

L’inchiesta. Le questioni che, a detta della procura generale, non sono chiare e non sono state approfondite a sufficienza attraversano tutta la filiera dell’appalto per la Piastra di Expo: dalla nomina dei commissari nella fase pre-gara fino all’esecuzione del contratto. Nel mirino, il prezzo al ribasso assegnato alla ditta Mantovani, di oltre il 41%. Una cifra – questo il solco su cui si è mosso il sostituto procuratore generale Isnardi – non congrua per i prezzi di mercato. A evidenziare i primi “comportamenti illeciti” in questa vicenda, era stato un corposo rapporto investigativo del Nucleo di polizia tributaria, del 2014. Allora, il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, tolse l’indagine dalle mani di Alfredo Robledo, e gestì in prima persona il fascicolo.

Gli altri indagati. Nell’inchiesta sono già indagati per corruzione e turbativa d’asta gli ex manager di Expo, Antonio Acerbo e Angelo Paris; l’ex presidente di Mantovani, Piergiorgio Baita; Erasmo e Ottavio Cinque, padre e figlio, titolari di Socostramo, che faceva parte del consorzio vincente. Al centro dell’indagine, l’assegnazione dell’appalto al consorzio capeggiato da Mantovani che si è aggiudicato la commessa, con un ribasso record del 41,80%, a 149 milioni rispetto ai 272 iniziali.

I lavori ‘urgenti’. Secondo l’indagine, l’assegnazione dell’appalto fu condizionato dalla necessità di arrivare, comunque, a completare i lavori in tempo utile per l’inzio di Expo, maggio 2015. Per questo, secondo gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, non tutte le procedure vennero rispettate. L’appalto doveva essere comunque assegnato. Anche a costo di non svolgere, scriveva la Gdf, la necessaria “verifica di congruità” nei confronti dell’impresa vincitrice, Mantovani, determinando “un contesto di evidente illegalità”.

Il ruolo di Sala. Per gli investigatori del Nucleo di polizia tributaria, l’allora amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala, ora sindaco di Milano, il responsabile unico all’epoca del procedimento Carlo Chiesa e l’allora general manager Paris non avrebbero tenuto un comportamento “irreprensibile e lineare”. Pur “con gradi di responsabilità diversi – chiariva la Gdf – attraverso le loro condotte fattive ed omissive hanno comunque contribuito a concretizzare la strategia volta a danneggiare indebitamente la Mantovani (impresa che vinse l’appalto con un ribasso di oltre il 40%, ndr) per tutelare e garantire, si ritiene, più che la società Expo 2015 Spa il loro personale ruolo all’interno della stessa”. Sala, poi, come ha messo a verbale l’ex dg di Infrastrutture Lombarde spa Antonio Rognoni, avrebbe detto al manager che “non avevano tempo per potere” verificare la congruità dei “prezzi che erano stati stabiliti da Mantovani” nel corso dell’esecuzione del contratto con l’inserimento di costi aggiuntivi, e “per verificare se l’offerta era anomala o meno”.

La richiesta: “Indaghiamo ancora”. Data la mole del materiale raccolto e gli approfondimenti che devono essere ancora effettuati, il sostituto pg Felice Isnardi ha deciso di chiedere che gli vengano concessi altri 6 mesi per indagare. Il gip Andrea Ghinetti, a fine ottobre, non avendo accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla procura, aveva convocato le parti per la discussione della vicenda per poi decidere se archiviare o chiedere un supplemento di indagine o ordinare l’imputazione coatta. Nel frattempo, però, la procura generale ha avocato il fascicolo e ha ottenuto un mese di tempo per nuove indagini, termine poi scaduto. Da qui la richiesta di proroga.

di EMILIO RANDACIO
15 dicembre 2016