Prime reazioni di “esultanza” per l’attacco USA nelle file dagli jihadisti in Siria

Milicianos-de-Al-Nusra-esultanoApr 07, 2017
Milicianos di Al Nusra esultano per l’attacco USA
Il Fonte Al Nusra , Jabhat Fatah Al-Sham e le altre organizzazioni jihadiste, appoggiate dagli USA e Arabia Saudita che operano in Siria,  si congratulano con Washington per l’attacco realizzato contro le forze dell’Esercito siriano e si augurano che il comando USA operi con altri attacchi successivi contro le basi e le posizioni dell’esercito siriano. Questo attacco indebolisce le forze dell’Esercito Siriano e consentirà ai gruppi Jihadisti di avanzare e recuperare le posizioni perse sul terreno di battaglia, in vista dell’obiettivo di rovesciare il Governo di Assad, impadronirsi del potere ed issare la bandiera nera dello Stato Islamico sui palazzi di Damasco.
Congratulazioni a Trump anche da parte di Israele per bocca di Netanyahu il quale, secondo molti osservatori, è il “suggeritore” dell’attacco e la mente strategica che orienta le decisioni dell’Amministrazione Trump. Esultano anche i monarchi dell’Arabia Saudita per l’avvenuto attacco e si augurano che presto gli USA intervengano massicciamente in appoggio dei gruppi mercenari jihadisti reclutati, finanziati ed armati da Rijad (e dagli USA) per rovescare il Governo di Damasco e riuscire ad imporre un regime salafita conforme alla sharia islamica in tutta la Siria. I monarchi sauditi, il Qatar e gli Emirati Arabi vedono avvicinarsi la prospettiva di un califfato islamico a Damasco.
Anche nelle capitali europee si approva l’operato di Trump, i governi filo USA ed atlantisti stanno preparando i comunicati di solidarietà ed appoggio in ossequio alla linea sempre ossequiosa e servile degli interessi americani. Questo nonostante la nuova ondata di profughi che , dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen, tutte zone devastate dalle guerre americane, si abbatteranno sull’Europa.
Nel frattempo sono in corso febbrili consultazioni tra Mosca Teheran e Damasco per concordare una reazione comune all’aggressione USA.
Il Presidente lady Putin ha energicaente condannato l’azione USA come un atto di aggressione unilaterale effettuato sulla base di un falso pretesto ed ha richiesto la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Tuttavia nella situazione attuale le parole non bastano più. Risulta evidente che gli USA ed i loro alleati utilizzano non le parole ma il linguaggio delle armi.
 
Si aspettano le decisioni della Russia che si gioca in Siria la propria credibilità.
Fonti: Hispan Tv – Al Manar – Traduzione e commento: L.Lago

L’America rischierà la terza guerra mondiale per prevenire l’emergere di un superstato UE-Russia

russia“La Russia è parte organica e inalienabile dell’Europa in senso allargato e della civiltà Europea. I nostri cittadini si considerano Europei. Per queste ragioni la Russia propone un movimento verso la creazione di uno spazio economico comune che vada dall’Atlantico al Pacifico, una comunità a cui gli esperti Russi si riferiscono come “l’Unione di tutta Europa”, che rafforzerà il potenziale Russo nel suo sforzo economico verso la ‘Nuova Asia’. ” – Presidente della Russia Vladimir Putin, “La Russia e il Mondo in cambiamento”, Febbraio 2012
L’inarrestabile demonizzazione di Vladimir Putin è soltanto una parte della multiforme strategia di Washington per fare arretrare il potere Russo in Asia centrale e mettere la parola fine al sogno di Putin di “Una più grande Europa”. Insieme al tentativo di liquidare il Presidente Russo come “bandito del KGB”, o “dittatore”, i media hanno inoltre insinuato che Mosca abbia avuto ingerenze sulle elezioni USA e che la Russia sia un pericoloso aggressore seriale che pone una crescente minaccia alla sicurezza della UE e degli USA.
Il mattatoio mediatico, che si è pure intensificato dopo l’elezione di Donald Trump nel Novembre 2016, è stata accompagnata da pesanti sanzioni, attacchi asimmetrici ai mercati Russi e alla valuta, l’armamento e addestramento di antagonisti della Russia in Ucraina e Siria, la soppressione calcolata dei prezzi del petrolio greggio e il ripetuto tentativo di sabotare le relazioni commerciali Russe in Europa. In breve, Washington sta facendo qualsiasi cosa in suo potere per prevenire che Europa e Russia possano fondersi nella più grande area di libero scambio mondiale, che verrebbe inevitabilmente a rappresentare il centro della crescita e della prosperità mondiale per il prossimo secolo.
Ecco per quale motivo il Dipartimento di Stato si è unito alla CIA per rovesciare il governo Ucraino nel 2014. Washington confidava nel fatto che annettendo un ponte terrestre vitale tra EU e Asia, i manovratori di potere USA potessero riuscire a controllare i gasdotti fondamentali che stanno avvicinando sempre di più i due continenti in una alleanza che escluderà gli Stati Uniti. La prospettiva che la Russia soddisferà i crescenti bisogni energetici Europei, mentre il sistema di ferrovie ad alta velocità Cinesi faranno arrivare ancora più prodotti a basso costo, suggeriscono che il centro di gravità dell’economia mondiale si sta spostando rapidamente, e con esso l’irreversibile declino degli USA.
E quando il dollaro verrà inevitabilmente cestinato come mezzo di scambio primario tra i partner commerciali in una emergente area di libero scambio EU-Asia, il riciclaggio di ricchezza sotto forma di debito USA crollerà rapidamente, precipitando i mercati USA nell’abbisso, mentre l’economia intera affonderà in una palude. Impedire a Putin di creare una “armoniosa comunità di economie che vada da Lisbona a Vladivostok” non è un compito secondario per gli USA, è una questione di vita o di morte.
Ricordiamo la dottrina Wolfowitz: “Il nostro obbiettivo primario è prevenire l’emergere di un nuovo rivale, sia esso sul territorio della fu Unione Sovietica o in altro luogo, ogni rivale che possa costituire una minaccia come quella precedentemente costituita dall’Unione Sovietica. Questa è una considerazione fondamentale che definisce la nuova strategia di difesa regionale, ed essa richiede che noi non perdiamo mai di vista la necessità di prevenire che ogni potere ostile possa dominare una regione le cui risorse possano, sotto controllo consolidato, rivelarsi sufficienti a generare dominio globale”.
Le relazioni di Washington con la Russia saranno sempre problematiche perchè la Russia pone una perenne minaccia alle ambizioni degli Stati Uniti di dominare il mondo. La geografia è destino, e la geografia Russa contiene vastissime riserve di petrolio e gas naturale, delle quali l’Europa ha bisogno per riscaldare le sue case e fornire energia alla sua economia. La relazione simbiotica tra fornitore e utilizzatore finale porterà a un certo punto all’abbandono delle barriere commerciali, l’abbassamento delle barriere tariffarie e il progressivo integrarsi delle economie nazionali in un mercato comune di tutta la regione. Questo potrebbe rappresentare il peggiore incubo di Washington, ma è anche la massima priorità strategica di Putin. Ecco ciò che egli stesso sostiene:
“Dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di una cooperazione più estesa nella sfera energetica, comprendente l’aspirazione a un comune complesso energetico Europeo. Il gasdotto Nord Stream sotto il Mar Baltico, e il gasdotto South Stream sotto il Mar Nero costituiscono importanti passi in questa direzione. Questi progetti hanno l’appoggio di molti governi e coinvolgono le massime compagnie Europee del settore energetico. Una volta che i gasdotti iniziano ad operare a piena capacità, l’Europa avrà un flessibile ed affidabile sistema di approvvigionamento energetico che non dipende dai capricci politici di un solo Stato. Ciò rafforzerà la sicurezza economica del continente non soltanto nella forma, ma specialmente nella sostanza. Ciò è particolarmente importante in luce della decisione di alcuni Stati Europei di ridurre o rinunciare del tutto all’energia nucleare”.
Se l’Europa vuole un socio affidabile in grado di soddisfare i suoi bisogni energetici, la Russia corrisponde alla descrizione. Sfortunatamente gli USA hanno tentato ripetutamente di sabotare entrambi i gasdotti allo scopo di mettere a repentaglio i rapporti Europa-Russia. Washington preferirebbe che l’Europa riducesse drammaticamente il suo utilizzo di gas naturale o che si rivolgesse ad altre fonti più costose che non passano per la Russia.In altre parole, i bisogni naturali Europei vengono sacrificati agli obiettivi geopolitici USA, tra i quali il maggiore è prevenire la formazione di una Più Grande Europa.
 
La guerra di Washington contro la Russia è sempre più militarizzata. Di recente il pentagono ha stanziato più truppe da combattimento in Siria e Kuwait, suggerendo che i pianificatori bellici USA intendono muoversi dalla strategia attuale di armamento di milizie jihadiste (per rovesciare il governo Siriano legittimo di Bashar Al Assad) a un uso più diretto della forza marziale per conquistare e controllare territorio nell’Est della Siria.
 
Ci sono segni di un esacerbarsi della violenza anche in Ucraina, dal momento che il Presidente Trump sembra determinato soltanto a usare un approccio più duro per dirimere le controversie regionali rispetto al predecessore Barack Obama.
Anche la NATO ha stanziato truppe e armamenti sul fianco Occidentale Russo, mentre gli USA hanno disseminato basi militari in Asia centrale. La NATO non ha mai smesso di spingere verso Est dal momento in cui il Muro di Berlino cadde nel Novembre 1989. L’accumulo di mezzi bellici ostili sul perimetro Occidentale della Russia è una fonte di crescente preoccupazione a Mosca, e per ottime ragioni. I Russi conoscono la loro storia.
 
Al tempo stesso, gli Stati Uniti stanno costruendo un sistema terrestre di difesa missilistica antiaerea in Romania (Star Wars), che integra l’arsenale missilistico USA in un luogo a soli 900 km da Mosca. Il sistema missilistico USA, che è stato “certificato per le operazioni” nel Maggio 2016, cancella il deterrente nucleare Russo e distrugge l’equilibrio strategico di potere in Europa. Putin ha risposto con appropriate contromisure. Ecco i suoi commenti sull’argomento:
“Sembra che i paesi NATO, in primo luogo gli Stati Uniti, abbiano sviluppato una particolare visione della sicurezza, molto diversa dalla nostra. Gli Americani sono ossessionati dall’idea di ‘assoluta invulnerabilità’ per loro stessi. Ma l’assoluta invulnerabilità di una nazione significa assoluta vulnerabilità per tutti gli altri. Non possiamo assolutamente essere d’accordo”.
La settimana scorsa l’amministrazione Trump ha annunciato che impiegherà il sistema Terminal High Altitude Area Difense (THAAD) in Corea del Sud, citando la necessità di rispondere alle provocazioni da parte della Corea del Nord. In realtà gli USA sfruttano il Nord come pretesto per poter minacciare Russia e Cina come “limiti assiali” dell’ Heartland Eurasiatico, come mezzo per contenere la vasta massa di terre emerse che Sir Halford Mackinder ha chiamato “l’area fondamentale, che si estende tra il golfo Persico e il fiume Yang Tze in Cina”.
Washington spera che controllando le rotte marine critiche, circondando la regione con basi militari, e inserendosi aggressivamente dove necessario, possa riuscire a prevenire l’emergenza di un colosso economico che possa sminuire l’importanza degli Stati Uniti come superpotenza globale. Il futuro dell’America dipende dalla sua capacità di fare deragliare l’integrazione economica del centro del Mondo e riuscire nel grande gioco nel quale tutti gli altri hanno fallito. Ecco un estratto da un articolo di Alfred W. McCoy intitolato “La geopolitica del declino globale Americano”, il quale aiuta a illuminare la natura della contesa che sta avendo luogo in questo momento per il controllo della cosiddetta “Isola-Mondo”.
In seguito alla seconda guerra Mondiale gli USA si sono ritrovati “Prima potenza nella storia a controllare i punti strategici assiali di entrambe le estremità dell’Eurasia”. Con la paura dell’espansione Russa e Cinese come “catalizzatore della collaborazione”, gli USA hanno guadagnato bastioni strategici sia in Europa Occidentale che in Giappone. Con questi punti assiali come ancoraggio, Washington ha proceduto a creare un arco di basi militari basate sul modello marittimo precedente della Gran Bretagna, visibilmente concepite per circondare l’ “Isola-Mondo”.
Avendo preso possesso dei limiti assiali dell’ Isola-Mondo, sottraendoli alla Germania nazista e al Giappone Imperiale nel 1945, per tutti i 70 anni successivi gli Stati Uniti si sono affidati a strati sempre più fitti di potenziale bellico per contenere Cina e Russia nei limiti dell’ Heartland Eurasiatico. Spogliata del suo rivestimento ideologico, la grande strategia di Washington del contenimento anti-comunista nella guerra fredda, non è stato molto altro che un processo di successione imperiale”.
Alla fine della guerra fredda nel 1990, l’accerchiamento della Cina comunista e della Russia richiedevano 700 basi in territori stranieri, una potenza aerea di 1763 jet da combattimento, un vasto arsenale nucleare, oltre 1000 missili balistici, una potenza navale di 600 navi, tra cui 15 portaerei nucleari, tutti unificati dall’unico sistema al mondo di comunicazione globale satellitare”. – (La geopolitica del declino Americano globale, Alfred W. McCoy)
Negli ultimi 70 anni la strategia Imperiale ha funzionato senza contrattempi, ma adesso la rinascita Russa e l’esplosiva crescita Cinese minacciano di liberarsi dal giogo dell’abbraccio costrittivo di Washington. Gli alleati Asiatici hanno iniziato a puntellare l’Asia e l’Europa con gasdotti e ferrovie ad alta velocità che uniranno insieme i vari staterelli distanti dispersi nelle steppe, attirandoli nell’ Unione Economica Euroasiatica, collegandoli a un superstato prospero e in espansione, epicentro del commercio e dell’industria globale. L’uomo della “grande scacchiera”, Zbigniew Brzezinski, ha riassunto l’importanza dell’Asia centrale nel suo classico del 1997 sostendendo che:
 
“L’Eurasia è il maggiore continente del globo e la sua importanza geopolitica è assiale. Una potenza che domina l’Eurasia controllerebbe due tra le tre regioni più avanzate ed economicamente produttive. Circa il 75% della popolazione mondiale vive in Eurasia e la maggior parte della ricchezza fisica effettiva si trova anche essa in questa area, sia nelle sue imprese che nel suo suolo. L’Eurasia conta per il 60% del PIL mondiale e per circa tre quarti delle risorse energetiche note del globo” (La Grande scacchiera:  La supremazia Americana e i suoi imperativi geostrategici, Zbigniew Brzezinski, pag.31).
 
Un nuovo impero globale sta gradualmente emergendo in Asia Centrale e mentre l’impatto trasformazionale dell’integrazione economica dell’area non si è ancora realizzato, gli sforzi da parte degli USA per fermare questa possibile alleanza nella sua fase embrionale appaiono sempre più inefficaci e disperati. L’iperbolica propaganda sul presunto “hacking Russo” dell’elezione presidenziale USA è solo uno tra i numerosi esempi di ciò, armare i militanti Nazi a Kiev ne è un altro.
 
Il punto è che sia la Russia che la Cina si stanno servendo dello sviluppo dei mercati e della semplice ingenuità per avere la meglio su Washington, mentre Washington si basa quasi esclusivamente sull’inganno, attività occulte, forza militare bruta. In parole povere gli ex comunisti stanno stracciando i capitalisti nel loro stesso gioco. Ancora McCoy:
 
“La Cina si sta affermando in modo profondo nell’ ‘Isola-Mondo’ in un tentativo di dare una forma completamente nuova ai fondamentali geopolitici del dominio globale. Per fare ciò sta usando una fine strategia che fino a questo momento ha eluso la comprensione da parte delle elites al potere in USA.
 
Il primo passo è consistito in un sensazionale progetto di creazione di una infrastruttura che assicuri l’integrazione economica del continente. Stendendo un elaborata e complessa rete di ferrovie ad alto volume ed alta velocità, come anche gasdotti ed oleodotti, nelle vaste distese Eurasiatiche, la Cina potrebbe rendere realtà l’intuizione di Mackinder in un modo imprevisto. Per la prima volta nella storia il rapido movimento transcontinentale di carichi di materie prime fondamentali: petrolio, minerali, prodotti, sarà possibile su una scala prima impensabile, unificando così potenzialmente la grandissima estensione di terre in questione in una unica zona economica che si estende per 6500 miglia da Shangai a Madrid. In tal modo la leadership Pechinese spera di spostare il baricentro del potere geopolitico via dalla periferia marittima e fin dentro all’ Heartland continentale.” (Tomgram: Alfred McCoy, Il gran gioco di Washington e perchè sta fallendo, TomDispatch).
Washington di certo non lascerà che il piano Russo-Cinese vada avanti senza lottare contro. Se sanzioni economiche, attività occulte e sabotaggio economico non funzioneranno, i manovratori di potere USA passeranno a strategie più letali. I recenti stanziamenti di truppe in Medio Oriente suggeriscono che i legislatori ritengono che un confronto militare diretto possa essere la migliore opzione disponibile, dopotutto una guerra contro la Russia combattuta in Siria o in Ucraina non necessariamente potrebbe degenerare in una guerra nucleare a tutto campo. Nessuno vuole arrivare a questo. Ma se la guerra può essere contenuta entro i confini Siriani, ciò sarebbe un modo pratico per chiamare a raccolta gli alleati Europei, abbattere definitivamente il piano Russo di “integrazione economica” e immobilizzare la Russia in un lungo pantano che ne prosciugherebbe le risorse. Forse i pianificatori militari USA potrebbero avere in mente questo?
 
E’ un piano rischioso, ma non dubitiamo che Washington potrebbe tentarlo volentieri se ciò fosse necessario a rafforzare la supremazia globale Americana.
 
Mike Whitney – 23.03.2017
http://www.counterpunch.org/2017/03/23/will-washington-risk-ww3-to-block-an-emerging-eu-russia-superstate/
Traduzione per www.comredonchisciotte.org  a  cura di  CONZI

Quando Obama arrestava manifestanti

3o-cityroom-occupy-blog480Ha suscitato grande scalpore e un vero e proprio caso mediatico e diplomatico l’arresto dell’oppositore russo Aleksej Navalny durante una manifestazione non autorizzata svoltasi ieri a Mosca. Nella Capitale era in corso una manifestazione indetta dal blogger e da altri 500 sostenitori contro la corruzione che dilaga nel Paese. Proteste analoghe si sono svolte in molte altre città russe.
 
Nel mirino delle proteste, in particolare, il primo ministro Dmitri Medvedev. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Tass, “più di 500 persone” sono state fermate durante la manifestazione non autorizzata organizzata da Aleksej Navalny. “Molte persone si trovano sugli autobus che si stanno dirigendo verso le stazioni di polizia”, ha riferito ieri l’agenzia secondo cui la maggior parte “verrà liberata” dopo la contestazione “di violazione amministrativa”.
Usa e Ue contro la Russia
Sdegno da parte degli Usa e della comunità internazionale: gli Usa, secondo quanto riporta l’Ansa, “condannano fermamente gli arresti di centinaia di manifestanti pacifici in Russia”, tra cui il blogger anti Putin Aleksej Navalny, e “chiedono al governo russo di rimetterli subito in libertà”. Lo afferma in una nota Mark Toner, portavoce del dipartimento di stato Usa, sostenendo che “fermare dei manifestanti pacifici, degli osservatori dei diritti dell’uomo e dei giornalisti è un affronto ai valori democratici fondamentali”.
Due pesi e due misure
La vicenda è abbastanza curiosa, se pensiamo che in tutto il mondo occidentale e nelle moderne democrazie liberali, qualsiasi manifestazione non autorizzata viene bloccata di norma dalle forze dell’ordine. L’11 aprile 2016, negli Usa, 400 manifestanti pacifici che protestavano contro la corruzione vennero arrestati davanti alla Casa Bianca con la medesima accusa: “manifestazione illegale”.
La protesta era organizzata da Democracy Spring, un’importante associazione che si batte contro i costi della politica e che chiedeva “al Congresso di agire subito per far cessare la corruzione del denaro nella nostra politica e per garantire elezioni libere e imparziali”.
 
Il presidente era Barack Obama ma nessun esponente della comunità internazionale o delle ong per i diritti umani osò dire nulla. Nessuna reazione né condanna rilevante. A Mosca, invece, un fatto analogo diventa un caso diplomatico internazionale e mediatico al fine di screditare il presidente russo Vladimir Putin e il suo governo.
 
Nel caso della manifestazione indetta ieri da Navalnj, pare che il comune di Mosca abbia concesso inizialmente l’autorizzazione, da svolgersi in altre aree della città dove avvengono spesso eventi pubblici. Il blogger ha radunato i suoi sostenitori in pieno centro, al fine di provocare le autorità e arrivare all’inevitabile arresto.
La legislazione in Italia in materia di manifestazioni non autorizzate
Interessante capire cosa dice la legge italiana in merito a manifestazioni non autorizzate. Secondo l’Art 18 R.D. 773/31 TULPS, “”i promotori di una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico devono darne avviso, almeno tre giorni prima, al Questore. È considerata pubblica anche una riunione, che, sebbene indetta in forma privata, tuttavia per il luogo in cui sarà tenuta, o per il numero delle persone che dovranno intervenirvi, o per lo scopo o l’oggetto di essa, ha carattere di riunione non privata. I contravventori sono puniti con l’arresto fino a sei mesi e con l’ammenda da € 103,00 a 413,00. Con le stesse pene sono puniti coloro che nelle riunioni predette prendono la parola.
Il Questore, nel caso di omesso avviso ovvero per ragioni di ordine pubblico, di moralità o di sanità pubblica, può impedire che la riunione abbia luogo e può, per le stesse ragioni, prescrivere modalità di tempo e di luogo alla riunione. I contravventori al divieto o alle prescrizioni dell’autorità sono puniti con l’arresto fino a un anno e con l’ammenda da € 206,00 a € 413,00”.
Navalny, condannato per appropriazione indebita
Non va dimenticato che Aleksej Navalny è un condannato per appropriazione indebita, come stabilito dal tribunale Kirov nel febbraio scorso. Secondo la sentenza del primo processo con cui era stato condannato a cinque anni di carcere, Navalny avrebbe truffato l’azienda statale Kirovles, che si occupa di produzione di legname. Un fatto che getta molte ombre e dubbi sull’uomo simbolo della lotta alla corruzione in Russia. Mar 27, 2017

Vladimir Putin riceve Marine Le Pen al Cremlino

Le Pen cremlinogiusto, il mondo moralmente superiore vuole la guerra con la Russia, come Obama e la Clinton comandavano


Nella visita di Marine Le Pen al Cremlino, Vladimir Putin ha dichiarato che la Russia non rinuncerà ad incontrare tutti i candidati presidenziali che riterrà opportuno .

“Cara Madame Le Pen, non è la prima volta che venite a Mosca, sono felice di accoglierla”, ha dichiarato il capo di Stato russo in occasione della visita del candidato del Front National che ha accolto il Parlamento russo.

“Prestiamo grande importanza alle relazioni con la Francia, delle relazioni tra eguali sia per quel che riguarda le autorità al potere sia i rappresentanti dell’opposizione”, ha proseguito Putin.

Marine Le Pen ha espresso il suo impegno a ristabilire buone relazioni culturali, economiche e strategiche della Russia. “Abbiamo un nemico in comune e si chiama terrorismo”, ha dichiarato.
Notizia del: 24/03/2017

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-vladimir_putin_riceve_marine_le_pen_al_cremlino/11_19444/

Il Presidente egiziano Al Sisi: “non lasceremo la Siria nelle mani dei terroristi”

Abdel Fatah al-Sisi meets Vladmir Putin 13/2/14un altro mostro dittatore sanguinario. Ergo= non è un suddito USA per giunta ha avviato una collaborazione militare con la Russia…..


Il Presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, in una conferenza stampa al Cairo, in presenza delle Merkel, ha dichiarato che il suo paese si trova al fianco della Siria nella lotta contro il terrorismo che si è venuto scatenando nel paese da circa sei anni.
Parlando dell’atteggiamento dell’Egitto riguardo la crisi in Siria, Al Sisi ha ribadito che ” l’Egitto vuole una Siria unita ed un accordo politico per risolvere la crisi e la ricostruzione della Siria. Non vogliamo abbandonare il popolo siriano nelle mani dei terroristi “. Queste dichiarazioni sono state fatte nel corso della conferenza congiunta tenuta da Al Sisi e dalla Merkel ad el Cairo, capitale egiziana.
Il leader egiziano ha esortato a prendere una posizione chiara e determinata di fronte ai patrocinatori del terrorismo in Medio Oriente.
Al Sisi ha sottolineato che i conflitti regionali pregiudicano l’Europa e tutto il mondo ed ha richiesto sforzi comuni per sradicare il terrorismo e trovare soluzioni politiche per i paesi in crisi, in particolare per la Siria e la Libia.
Da parte sua la Merkel ha espresso il suo appoggio all’Egitto per ospitare circa 500.000 rifugiati siriani e per l’intenzione di contribuire ad una soluzione politica della crisi.
Di recente l’Egitto ha manifestato il suo appoggio al presidente siriano, Bashar al-Assad, per la sua lotta contro le organizzazioni terroristiche dei  takfiri e questo ha molestato l’Arabia Saudita che ha tagliato il sostegno finanziario che forniva al Cairo.
Il Governo di Al-Sisi aveva fortemente irritato i monarchi sauditi quando, lo scorso mese di Ottobre , aveva preso posizione per la Russia in sede di Consiglio di Sicurezza dell’ONU per affossare una risoluzione contro la Siria presentata da Francia e Spagna.
Dopo questo voto l’Arabia Saudita ha tagliato le forniture di petrolio  all’Egitto  da parte dell’ Aramco, la compagnia petrolifera saudita, al fine di aumentare la pressione finanziaria sulla Siria.
Nota: L’Egitto  da tempo ha voltato le spalle al fronte USA-Arabia Saudita e si è apertamente schierato con l’alleanza Siria-Iran-Russia contro il terrorismo sobillato dall’esterno nel paese arabo. Questo sposta gli equilibri del Medio Oriente,  essendo l’Egitto il più popoloso ed importante paese arabo. Al Sisi ha compreso che la politica del caos e della destabilizzazione porta negative conseguenze anche nel proprio paese e non sarà un caso se, dopo la nuova posizione del  Governo egiziano, sono aumentate le azioni terroristiche nel Sinai ed in altre zone dell’Egitto. La mano che muove il terrorismo islamico è sempre la stessa e porta a Rijad e Doha e questa non è una novità.
Fonte: Al Mayadeen– Mar 03, 2017
Traduzione e nota: L.Lago

Qualche dubbio sull’Oscar ai caschi bianchi

White-Helmets-girl-repeatDovevano dare loro il Nobel per la Pace; poi forse, presi da un senso di dignità, hanno preferito evitare. Ma c’ha pensato Hollywood a regalare un Oscar ai Caschi Bianchi, la più ambigua e controversa organizzazione umanitaria attiva in Siria.
“White Elmets” prodotto da Netflix, è stato premiato nella Notte delle Stelle come miglior documentario anche se in realtà dovrebbe appartenere alla categoria fiction.
Dei Caschi Bianchi (o Elmetti come spesso vengono chiamati) ne abbiamo parlato  più volte (per esempio qui e qui), svelando alcuni aspetti taciuti dai media: dei loro legami fondativi con i Servizi segreti britannici, dei finanziamenti impressionanti da Usa, Gran Bretagna, Qatar e da altre nazioni impegnate nel “regime change” in Siria (qui il ministro britannico Boris Johnson promette 32 milioni di sterline all’organizzazione); della stranezza di molti loro video manipolati con cinematografica spettacolarizzazione (spesso utilizzando bambini come attori di finti bombardamenti); delle società di marketing che curano il loro brand per il ricchissimo mercato della commozione occidentale; della doppiezza di molti loro volontari che di giorno indossano i Caschi Bianchi e di sera imbracciano AK47, sventolano le bandiere di Al Qaeda e esultano a fucilazioni e decapitazioni (qui una carrellata inquietante di foto che forse ad Hollywood non hanno visto); del fatto (casuale per carità) che la loro attività di eroico volontariato avviene solo nelle zone occupate dai gruppi jihadisti anti-Assad.
Tutte cose ormai risapute.
Ma dopo che George Clooney li ha definiti eroi e si è detto pronto a fare un film su di loro, la macchina della sensibilizzazione artistica e moralista si è messa in moto.
Il documentario
 
Il documentario è in realtà un perfetto prodotto hollywoodiano; 40 minuti di immagini terribili di guerra, di morte e di dolore che si alternano a perfetti copioni recitati da giovani volontari dentro una sceneggiatura incisiva (il giovane papà, il volontario umanitarista, le scene di quotidiana paura, il dolore per la notizia in presa diretta di un parente morto sotto un bombardamento russo, il bimbo salvato e adottato).
 
Difficile capire quale sia il rapporto tra realtà e finzione. La stranezze è che tutti i filmati di guerra presenti nel documentario sono stati girati dagli stessi “Caschi Bianchi” e consegnati ai produttori di Netflix che li hanno assemblati.
Ma se si mette da parte per un attimo l’emozione costruita su una traccia narrativa ed un montaggio praticamente perfetti, rimane l’incredibile operazione di propaganda di questo documentario che ora, dopo la benedizione della Notte degli Oscar, diventerà verità per l’immaginario simbolico occidentale.
White Helmets è costruito per mandare messaggi politici senza che sembrino messaggi politici; una classica tecnica di dissimulazione narrativa: raccontare il dolore e il vero orrore di una guerra spietata per tutti, non solo per qualcuno, e poi infilare il passaggio manipolatorio.
Per esempio nel documentario i giovani “attori” fanno spesso riferimento al loro impegno ad Aleppo e ai drammi generati dall’assedio russo-siriano: “200 raid al giorno ed ogni missile distrugge un intero quartiere”; ma, al di là dell’assurdità della frase, Eva Barlett la giornalista canadese impegnata in importanti reportage in Siria, ha rivelato che ad Aleppo i Caschi Bianchi nessuno li ha mai visti semplicemente perché non ci sono mai stati; e le immagini della popolazione siriana in festa dopo la liberazione della città dai mercenari jihadisti che l’avevano chiusa nell’orrore per anni, smentisce qualsiasi retorica occidentale.
Le scene dei bombardamenti non hanno tempo né luogo: alcune sono vere altre chiaramente costruite; c’è qualche verità in questo documentario ma anche tanta falsità.
Sembra quasi che la guerra in Siria sia un prodotto di Putin e di Assad contro il popolo siriano: La situazione è molto difficile in questo momento – dice uno dei volontari – a causa dell’intervento della Russia a fianco del regime: dicono che è per combattere l’Isis ma in realtà colpiscono i civili”.
Non una parola su una guerra costruita a tavolino e programmata da decenni dalle centrali dell’intelligence americana. (come hanno svelato i recenti documenti della Cia). Rari i riferimenti all’Isis e nulla sul ruolo dei sauditi nella sua creazione.
Nessuna parola sulle decine di migliaia di bombe che Obama ha lanciato in questi anni sulla Siria (12.000 solo nel 2016): le bombe sono solo quelle russe.
Il grande sistema di Hollywood si è guardato bene dal criticare il presidente tanto caro all’élite globalista e ai pacifisti miliardari (che quasi sempre sono le stesse persone).
“L’Isis a terra e gli aerei russi in cielo” esclama ad un certo punto il solito volontario; strano connubio considerando che i russi combattono l’Isis; che a terra ci sono anche le bande jihadiste finanziate da Obama (di cui loro fanno parte); e in cielo ci sono gli aerei di una coalizione di 12 paesi a guida Usa che bombardano la Siria da molto prima dell’arrivo dei russi.
The Show must go on
E così, il grande circo dello Star System americano ha chiuso in bellezza il suo spettacolo. Dopo il sesso orale di Madonna a favore della Clinton, il comizio di Meryl Streep alla marcia delle donne ed il surreale corteo di attori hollywoodiani per protestare contro il muro anti-immigrati (tra le loro ville di Beverly Hills cinte di mura e protette da polizia privata), serviva un tocco di sano impegno umanitario internazionalista; e la Siria è lo spazio ideale dove modellare l’immagine tra buoni e cattivi.
In fondo il premio di Hollywood ai Caschi Bianchi, ha una sua coerenza: tra attori ci si capisce.
di Giampaolo Rossi – 01/03/2017 Fonte: Gli occhi della guerra

La malsana ossessione della NATO contro la Russia

Malsana-obsesione-de-la-Russia-en-OTANSchieramento di truppe NATO in Lituania
La 53a Conferenza dulla Sicurezza di Monaco (SIKO) ha ottenuto di calmare i nervi dei disperati governanti di 28 paesi membri della NATO.
Non odora di vecchio  l’Europa. Odora di doppia umanità. quella che assassina e quella che è assassinata” diceva Jaun Gelman (1930-2014), poeta argentino.
Gli alti comandanti della NATO si sono tranquillizzati dopo che i rappresentanti degli USA hanno ribadito che l’organizzazione continua ad essere fondamentale per il Nord America e “non è obsoleta”, tale e come la aveva descritta in Gennaio scorso il presidente statunitense , Donald Trump.
Questa affermazione sta facilitando gli atlantisti europei nel continuare a vivere il loro stato di letargo, dove i pericoli reali sono sostituiti dalle sfide inventate e il cui protagonista principale è l’”orso russo”.
Il vicepresidente USA Mike Pence, ha assicurato ai più di 100 delegati che assistevano all’evento che “il suo paese continua ad essere il miglior alleato dell’Europa e che appoggia con fermezza la NATO”. Pence ha anche promesso nel suo discorso prnunciato lo scorso 18 Febbraio, nel secondo giorno di riunione, che “gli USA esigeranno responsabilità alla Russia e continueranno a chiedere conto a Mosca per la guerra in Ucraina e per l’incorporazone della Crimea nella Federazione Russa”.
Il nuovo segretario alla Difesa dell’Amministrazione Trump, il generale James Mattis, ha ribadito successivamente nella sede dell’ONU di Bruxelles che l’Alleanza è cresciuta, dopo la disintegrazione dell’URSS, incorporando tutti i paesi dello scomparso Patto di Varsavia (1955-1991), ed anche l’Estonia, Lettonia e Lituania – le tre repubbliche che appartenevano alla dissolta URSS- . Nel corso del suo viaggio in Europa, il generale Mattis ha confermato anche lui che gli USA continueranno la loro politica verso la Russia da una posizione di forza. Lo stesso ha dato ad intendere che in realtà niente era cambiato nella relazione di Washington con Mosca, dopo l’arrivo di Trump alla Casa Bianca e che il lascito di Obama di una nuova Guerra Fredda continua ad essere latente.
In una recente riunione del presidente russo con i membri del Servizio Federale di Sicurezza (FSB ), Vlady Putin ha segnalato che i paesi occidentali stanno cercando instancabilmente  di provocare uno scontro del paese slavo con la NATO.
Già nel Luglio del 2016, durante il foro della SIKO a Monaco, la Russia fu riconosciuta per la prima volta dal 1989 come il “principale pericolo” per l’Alleanza. La nuova missione della NATO consiste nel rinforzare la politica di contenzione dell”Orso Russo”. Apparentemente sotto questo proposito, la NATO sta facendo tutto il possibile per la sua espansione e cerca di stringere un cerchio intorno alla Russia, schierando armi convenzionali e strategiche nei paesi alla sua frontiera.
 
Attualmente i marines USA si trovano nella base di Vaernes, in Norvegia. La Finlandia, che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale stava applicando una politica estera neutrale, anche questa è stata contagiata dall’isteria antirussa, creata originariamente negli Stati Uniti, ed ha accettato la presenza di aerei nordamericani F-15 nella sua base di Kuopio.
 
Il ministro delle relazioni estere della Polonia, Witold Waszczykowski, ha annunciato da poco che 10.000 soldati della NATO, in maggioranza statunitensi, saranno stanziati in Polonia per non permettere una “aggressione russa”.
A sua volta, un battaglione canadese sarà stanziato in Lettonia, un altro del Regno Unito sarà in Estonia e le truppe tedesche si posizioneranno in Lituania, nella sua frontiera terrestre con la Russia. Questo per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale.
 
Così la NATO ha incorporato nella sua dottrina la vecchia consegna del regime nazista ‘Drang Nach Osten’ (spingi ad Est), basata sulla tradizionale ambizione tedesca di ottenere nuovi territori nell’Europa Orientale e, in specie, in Russia.
Come  ha annunciato il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, l’organismo ha deciso di aumentare la sua presenza navale nel Mar Nero per la difesa dell’Ucraina e per rinforzare la sicurezza nazionale dei paesi membri dell’Alleanza. A questo si deve aggiungere anche il sogno delle elite di Giorgia e Ucraina di poter diventare anche essi membri della NATO.
Starà preparandosi realmente la NATO per altre guerre e a cosa sta aspirando l’Occidente per il futuro? Sono domande difficili a cui rispondere. Esiste soltanto un paese dei 28 membri dell’alleanza che decide tutto questo ed il resto dei paesi che, semplicemente eseguono gli ordini. Questo paese sono gli USA.
Come ben ha spiegato a Bruxelles il generale Mattis, l’unico comando della NATO, con anche il suo quartier Generale, si trova negli USA ed è il Comandante supremo alleato della Trasformazione (SACT), quello che è responsabile del Comitato Militare. Questo organismo è la massima autorità militare dell’Alleanza , quella che prende le decisioni finali.
 
A tre anni di distanza, i giornalisti domandarono all’ex alto rappresentante dell’Unione per gli Esteri e le Politiche di Sicurezza della Unione Europea, Javier Solana, circa i progetti della UE di fronte al futuro, a cui Solana rispose nettamente: “L’Occidente non sa quale mondo vuole per le prossime decadi”.
In realtà la visione del presente e del futuro della dirigenza attuale di Bruxelles dipende semplicemente e pienamente dai progetti di Washington per le prossime decadi e, in questo contesto , il Libro Bianco del Dipartimento di Difesa degli USA è un documento guida per la NATO e per l’Unione Europea.
Se la NATO non è obsoleta e si sta preparando per fare altre guerre, bisognerebbe analizzare la sua capacità bellica reale. Per iniziare, tanto lo stesso presidente Trump ,come il suo vicepresidente, Mike Pence, oltre al segretario della Difesa, James Mattis, hanno fatto ricordare agli alleati che, senza aumentare le spese della difesa fino al 2% del PIL, il potere militare della Alleaza continuerebbe a dipendere dagli USA.
Attualmente, il Nordamerica sta pagando il 72% del budget della NATO (664.058 milioni di dollari) mentre che il resto degli alleati stanno apportando 254.200 milioni di dollari. In generale  gli USA spendono in difesa il 3,6% del PIL (ufficialmente)  in contrasto con la Germania (1,19%) e gli altri membri che sono tutti fra l’ 1 ed 1,78% del PIL.
 
Adesso, in termini militari, la potenza principale in Europa è la Germania. Senza dubbio, nel verificare gli ultimi dati del The Military Balance, pubblicato dal The International Institute of Strategic Studies (IISS), ci troviamo con la sorpresa che la Germania ha smesso di produrre carri armati dagli anni ’90, ed il carro armato più moderno ha per lo meno 26 anni. In totale, il paese dispone di 306 carri e tutti antiquati. In accordo con il Dipartimento della Difesa della Germania, le sue Forze aeree dispongono di 93 bombardieri Renavia Tornado acquistati negli anni ’70, dei quali solo 29 sono pronti per il combattimento. La loro artiglieria e la loro difesa aerea si trovano anche queste in una situazione deplorevole. Le Forze Armate tedesche hanno subito tagli dai 100.000 effettivi nel 1990 ai 28.000 nel 2017.
 
Lo stesso sta accadendo con gli altri paesi della NATO, includendo gli USA. La produzione di aerei da combattimento F-22, che era stato presentato come un miracolo del secolo XXI, e in cui non volevano volare i piloti statunitensi, era stata cancellata. Il loro nuovo caccia F-35, che già è costato più di un bilione di dollari , ha seri problemi. I loro carri Abrams datano agli anni ’90, e il blindato più nuovo era stato prodotto nel 1991. Il costo del nuovo distruttore invisibile DDG-1000 classe Zumwalt, ha in dotazione un cannoncino elettromagnetico, che  supera il costo di 3.000 milioni di dollari. Questo distruttore già si è trasformato nella barzelletta dei militari cinesi. Poco tempo fa, l’ammiraglio Zhang Zhaozhon ha dichiarato che questa nave potrebbe essere mandata a picco da alcune navi da pesca caricate di esplosivo.
Tutti questi dati indicano che la NATO si prenderà più di una decade per prepararsi ad una guerra e che necessiterà enormi risorse finanziarie che non possiede nessuno dei loro membri, incluso il NordAmerica.(Per quanto gli USA hanno possibilità esclusiva  di stampare migliaia di milioni di dollari per sostenere il costo della militarizzazione).
Bisogna anche tenere in conto che, in questo periodo di informazione virtuale, è molto difficile ingannare l’opinione pubblica, che ogni giorno sfiducia la abituale retorica antirussa, le cui parole d’ordine vengono dai media globalizzati statunitensi e ripetuti dopo dai loro colleghi europei.
L’analista tedesco Uli Gellermann ha sottolineato che “i media tedeschi sono contenti di creare notizie inesistenti per presentarle come “notizie false” create dalla Russia, per poi creare le loro “notizie false”.
 
Tale è la situazione che perfino negli USA, l’agenzia di inchieste Gallup, ha rilevato che la fiducia dei nordamericani nei media si trova molto bassa, dal 72% nel 1976 al 32% nel 2016. Inoltre l’isitituto Gallup ha certificato in una inchiesta che gli abitanti di Grecia, Turquía, Bulgaria y Eslovenia, in caso di conflitto, preferirebbero vedere la Russia come un paese protettore.
Allora la possibile guerra contro l’”aggresione Russa”, di cui tanto si discute nella NATO, è pura retorica ideologica dei globalizzatori, che hanno paura di dover subire la dissoluzione dell’Alleanza Atlantica e con quello, la fine dell’egemonia nordamericana in Europa.
Fonte: Sputnik Mundo – di  Vicky Peláez Mar 04, 2017
Traduzione: Juan Manuel De Silva

Coordinamento Nascosto tra Mosca e Washington contro Daesh in Siria?

daeshDa quando Donald Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti assistiamo in Siria ad alcuni sviluppi interessanti. Al momento disponiamo di notizie frammentarie e apparentemente scollegate tra loro. Mettendo insieme i pezzi, si evince un probabile livello più profondo di coordinamento tra Stati Uniti e Russia. Nessuna certezza, ma verosimilmente Trump e Putin hanno deciso di cooperare nella lotta contro daesh in Siria senza rendere note le loro intenzioni, specie dopo l’equivoco dei giorni precedenti in merito ad un’azione congiunta tra Mosca e Washington contro daesh in Siria
 
Il seguente elenco ha lo scopo di agevolare la comprensione in merito ad un’ipotesi di coordinamento nascosto tra Stati Uniti e Russia.
Iniziamo da alcuni punti fermi degli ultimi mesi.
1. La Russia combatte da quasi due anni il terrorismo in Siria chiedendo agli Stati Uniti di cooperare nelle operazioni, quantomeno in termini di condivisione di informazioni sensibili degli apparati di intelligence.
2. Trump in campagna elettorale ha sempre sostenuto di voler collaborare con Mosca per combattere il terrorismo in Siria, dando priorità a daesh come pericolo numero uno.
3. Da Presidente, Trump ha ribadito questa posizione senza compiere alcuna marcia indietro come molti ipotizzavano.
4. Negli ultimi quattro giorni (21 e 23 Gennaio 2017) la Federazione Russa ha effettuato almeno 2 missioni con l’aviazione Russa impiegando ben 6 bombardieri strategici Tu-22M3 in località Deir ez-Zor. Una quantità importante in termini di potenza di fuoco.
5. Il ministero della difesa Russo (MOD) ha riferito che sono stati colpiti strutture adibite a fabbriche di armamenti bellici, centri di comando e depositi di armi di Daesh.
6. Le località intorno a Deir ez-Zor sono sotto controllo di Daesh da svariato tempo.
Ripeschiamo nella memoria recente alcune vicende oscure, mai del tutto chiarite.
7. Le notizie più criptiche capitate in Siria sono avvenute a Deir ez-Zor. Il vile bombardamento della coalizione Internazionale ai danni dell’esercito Siriano il 17 Settembre 2016 e nelle settimane più recenti, la clamorosa fuga di centinaia di membri di Daesh da Mosul verso Deir ez-Zor, senza alcun intervento aereo della coalizione internazionale.
8. Visto il punto (7) è scontato dedurre che lo stato profondo USA (CIA e Dipartimento di Stato) sia in contatto con Daesh, coordinando i ripetuti attacchi allo stato Siriano.
Oltre alle annotazioni precedenti, alcune considerazioni sulle operazioni condotte in Siria dalla Federazione Russa.
9. Per esperienza, grazie alla vicenda dell’eroico sacrificio di Alexander Prokhorenko, sappiamo che per i bombardamenti in queste località, Palmira e Deir ez-Zor, l’aviazione Russa utilizza soldati speciali (Spotters) per individuare/confermare obiettivi a terra spesso camuffati da strutture civili (Esempio: Fabbriche/depositi di Armi). Purtroppo sappiamo anche quanto sia pericoloso e difficile infiltrarsi in tali zone.
10. I bombardieri Strategici Russi hanno utilizzato bombe “stupide” che non richiedono guida laser o altri sistemi di puntamento particolari. Evidentemente i Russi erano sicuri degli obiettivi da colpire.
11. Visti i punti (1), (6), (9), (10) e i ripetuti attacchi di questi giorni dei bombardieri strategici, è evidente che il MOD (Ministero della difesa) Russo abbia acquisito nuove informazioni di intelligence, precedentemente sconosciute, sugli obiettivi a terra in località Deir ez-Zor. Questa richiesta di condivisione di informazioni è un punto fermo su cui Mosca insiste con Washington da anni. L’amministrazione Obama ha sempre rifiutato di collaborare.
Trump ha sempre ribadito il contrario.
Degna di nota anche la notizia recente di un’azione unitaria tra l’aviazione Americana e Russa in Siria.
12. L’episodio inerente il bombardamento congiunto tra Russi e Americani, smentito da fonti della coalizione internazionale, ha preso una piega particolare con il portavoce di Trump (Sean Spencer) che ha rifiutato di commentare la vicenda, lasciando intendere possibili divergenze di opinioni tra l’amministrazione Trump e i membri della coalizione internazionale a guida USA.
Infine due deduzioni logiche, compatibili con quanto riferito in precedenza.
13. E’ fortemente probabile che Mosca abbia ricevuto da fonti americane, grazie ai punti (7) e (8), le coordinate di Daesh a Deir ez-Zor. Questo spiegherebbe anche le questioni (4), (9) e (10).
14. Il MOD Russo non ha rilasciato informazioni su come siano state acquisite le informazioni che hanno portato ai bombardamenti dei giorni passati.
Conclusioni.
Riassumendo, possiamo tracciare un quadro degli eventi negli ultimi giorni in Siria, ipotizzando un coordinamento nascosto tra Mosca e Washington.
Sappiamo ad esempio che Trump non intende sovvertire il governo di Assad. Non necessitando di truppe di terra (AKA Terroristi) l’amministrazione appena insediata non intende finanziare o armare “ribelli moderati”, come ribadito più volte dal nuovo presidente in campagna elettorale.
Altrettanto probabile è che a seguito della missione congiunta USA-Russia in Siria contro Daesh, confermata dal ministero della difesa Russo e rilanciato da RT –ma non smentito da Spencer (Punto 12), lo stato profondo USA (specie partito Repubblicano, Media mainstream e comunità di intelligence ad alti livelli) abbia fortemente protestato con l’amministrazione vista la notoria ostilità verso Mosca.
E‘ verosimile quindi che l’amministrazione Trump sia passata da un sostegno attivo (missioni congiunte) ad un coordinamento nascosto con Mosca, onde evitare ulteriori attriti con alcune componenti dello ‘stato profondo’.
A conferma di questa ipotesi, i bombardieri strategici hanno colpito con bombe non guidate da strumentazioni di precisione, obiettivi nascosti, precedentemente non conosciute grazie a nuove informazioni appena acquisite (altrimenti non si spiega come mai non abbiano già effettuato in precedenza tali missioni vista la situazione critica a Deir ez-Zor).
Visti i punti (6), (7) e (8) è facile intuire che tali informazioni fossero in possesso di Washington da tempo. Uno dei motivi per cui la precedente amministrazione Obama ha sempre rifiutato di cooperare con Mosca trova radici profonde nei legami occulti tra il terrorismo in Siria e le agenzie di intelligence americane. Collusioni da tenere segrete ad ogni costo.
 
In conclusione, la telefonata programmata tra Trump e Putin per Sabato 28 Gennaio è un altro sintomo di un’intesa che va sviluppandosi, senza molta pubblicità, nella lotta al terrorismo in Siria.
Tenendo d’occhio la situazione in Siria e i colloqui tra Stati Uniti e Russia nei prossimi giorni, risulterà più facile comprendere il livello di accuratezza di queste ipotesi.
di Federico Pieraccini

Putin avverte di un prossimo colpo di Stato contro Trump

Donald-Trump-3Due polemici giornali dell’establishment USA titolano senza sottefugi l’intenzione di Trump, già istallatosi come 45° prersidente degli USA. Il Washinbgton Post (WP) titola “Il presidente promette di togliere il potere alle elites di Washington e collocare gli USA per primi, oltre a voler mettere fine al massacro sociale statunitense, con riferimento alla disoccupazione della classe media spodestata.
Più angustiato il New York Times (NYT) titola: Trump rinuncia alla classe politica del paese e subtitola “Il Presidente qualifica l’establishment come sporco e corrotto”: e non è forse questa la verità?
Paul Craig Roberts (PCR) –ex assistente e segretario del Tesoro di Reagan, editore associato del Wall Street Journal ( WSJ) e autore di tre importanti libri: “La minaccia dei neocons all’ ordine mondiale”; Come si sono  persi gli  USA e “Il Fallimento   del capitalismo neoliberal”– si scaglia sul  suo portale  contro  i  due  portavoce dell’ establishment, il WP e il  NYT, scettici  sul   discorso di Trump e  sul  “forte attacco al rapace e  inmorael establish-ment governante. Vedi: Paul Craig Roberts
Trump ha promesso di governare con i cittadini abbandonati dall’establishment, con coloro con cui si collegherà mediante i suoi twits: una mescolanza insolita di plutocrazia con la oclocrazia (predominio delle masse) ! Lo stesso Obama, prima di congedarsi, ha consigliato di non sottovalutare (sic) questo tipo, uno che si collega molto bene con i suoi seguaci e che vuole rappresentare il candidato del cambiamento.
Obama ha lasciato in eredità tanto il caos globale come un paese diviso dove si prospetta una impensabile guerra dei sessi tra i suprematisti bianchi  “machos”, WASP (white, anglosaxon, protestant), devoti a Trump, e la marcia impattante di mezzo milione di donne a Washington, sospinti da Hollywood, all’unisono con altre 600 marce  affratellate nel resto degli USA e nel mondo.
Gli Stati Uniti sono un paese diviso, secondo The Hill. Rimane  descritto in sintesi: gli USA sono un paese severamente fratturato a tutti i livelli.
Perfino al livello teologico si manifesta questa frattura tettonica degli USA, in una franca decadenza interna e globale: uno dei predicatori della stessa messa, precedente al giuramento di Trump,  è stato Robert Jeffres, cristiano battista del sud che ha condannatol’Islam ed il mormonismo (i cui seguaci abbondano nella CIA), il quale ha eslcamato che “Dio non è contro l’edificazione dei muri”.
Per P.C. Roberts, l’arrivo di Trump costituisce una dichiarazione di guerra, molto più pericolosa per lui che non se avesse dichiarato guerra contro la Russia o la Cina. Roberts commenta che non esiste dubbio che Trump si è trasformato in un obiettivo di assassinio (sic) fino a quando la CIA non finirà con l’ arrendersi o con l’ allontanarsi (dal potere).
In aggiunta al conosciuto budget ufficiale dei 50 mila milioni di dollari all’anno, P.C.Roberts, che era stato al corrente delle nascoste fonti finanziarie del Minotauro statunitense, rivela che la CIA è una organizzazione globale. I suoi lucrativi affari le fanno derivare entrate indipendenti dal budget degli USA ed è in grado di svolgere operazioni in modo indipendente dal presidente e ancora del suo stesso direttore, quando la CIA aveva una storia di più di 70 anni, sempre trincerata nei suoi segreti senza mai essere scomparsa.
SALTILLO, COAHUILA, 19NOVIEMBRE2012.-  Esta tarde se registró un enfrentamiento entre elementos policiacos y un grupo de delincuentes, lo cual activó la alerta roja, dejando como saldo dos delincuentes abatidos, uno detenido y un elemento policiaco herido. FOTO: CUARTOSCURO.COM

SALTILLO, COAHUILA, 19NOVIEMBRE2012.-
Esta tarde se registró un enfrentamiento entre elementos policiacos y un grupo de delincuentes, lo cual activó la alerta roja, dejando como saldo dos delincuentes abatidos, uno detenido y un elemento policiaco herido.
FOTO: CUARTOSCURO.COM

Sicari addestrati dalla CIA in Messico
Sembra chiaro che si è scatenata una guerra sotterranea tra il Pentagono e la CIA, mentre Trump ha aperto molti fronti, contemporaneamente, contro gli onnipotenti rivali: contro le due dinastie liquidate, quella dei Bush e quella dei Clinton, oltre ad Obama; contro la CIA; contro Hollywood; contro i multimedia, in particolare la CNN; contro il megaspeculatore fomentatore del caos globale George Soros, ecc..
Io, personalmente  avevo avvisato che è in pericolo la vita di Trump, come ha sostenuto successivamente anche il parlamentare britannico George Gallloway, il quale mette in allerta “che la CIA sta preparando l’assassinio di Trump”.
Prima di partire, l’ex direttore della CIA John Brennan ha lanciato un avvertimento (di stile mafioso) a Trump di “misurare le sue parole”, e lo ha criticato per non comprendere la minaccia della Russia agli USA.
Lo zar Vlady Putin ha messo in guardia da un possibile golpe silenzioso, come accaduto in Ucraina nella piazza Maidan di Kiev, contro Trump che ha coalizzato a “Tiro e Troiani” dell’onnipotente establishment, oggetto di disprezzo e rabbia popolare. Non lo dice uno chiunque , ma lo dice uno zar russo, che dispone di informazioni privilegiate.
A giudizio di Putin, tutta la lasciva campagna russofobica cerca di delegittimare Trump con gli stessi metodi nello stile Maidan, utilizzato nel 2014 in Ucraina, dove fu deposto il presidente legittimamente eletto Yanukovich, in un golpe presumibilmente orchestrato dallo spionaggio statunitense e dal suo Dipartimento di Stato.
Per Putin, le persone  che fabbricano false notizie contro Trump, che le preconfezionano e le utilizzano in una battaglia politica, sono peggiori delle prostitute (sic) perchè non hanno alcun limite morale.
Un altro obiettivo, secondo Putin, della mania russofobica, è quella di bloccare le mani preventivamente allo stesso Trump, per evitare che possa migliorare le relazioni tra gli USA e la Russia, quando il cambiamento di paradigma pregiudicherebbe interessi fossilizzati. Se non accade nulla di eclatante nei giorni prossimi, Putin si prepara a chiamare Trump.
Il nuovo leader della minoranza (Partito Democratico), il polemico Charles Schumer, intimo dei Clinton e dei Soros, ha commentato che “la comunità di spionaggio disponeva di “sei modalità di riscuotere” le sue fatture contro Trump.
Il confronto è molto intenso e profondo, con intonazioni da guerra civile, anche non ci si azzarda a pronunciare questa con il suo vero nome.
Nello scongelato Forum Economico Mondiale di Davos (controllato da Soros), l’uscente segretario di Stato, John Kerry, ha predetto che Trump durerà al massimo “uno o due anni”, o quello che sarà.
Zero Hedge aggiunge che nessun presidente, dai tempi di John F. Kennedy, si era azzardato ad affrontare la CIA, che può scegliere di agire con misure di rappresaglia.
L’establishment cerca di dilegittimare, al prezzo che sia- come il sordido libercolo predisposto dall’M16 e triangolato dai nemici di Trump nel Partito Democratico e nel settore sorosiano del Partito Repubblicano con il super falco senatore John McCain-, si solleverebbe il tentativo di spodestare Trump per ottenere questo attraverso un minaccioso impeachment legislativo o interamente, con la sua liquidazione fisica, come ha reclamato uno “pseudofascista” con maschera da ideologo culturale, della doppia fonte di disinformazione Televisa/Univision.
L’avvenimento dell’inizio dell’era di Trump costituisce un cambiamento tettonico di paradigma con ripercussioni a livello regionale (con il Messico) e globali (con Cina ed Europa).
Il conservatore cattolico Pat Buchanan, un prominente advisor dell’ex presidente Nixon, Ford e Reagan, sentenzia che, con Trump, arriva l’avvenimento di una nuova era, la cui caratteristica è il patriottismo economico e l’etnonazionalismo (sic), che è in ascesa in tutte le parti del mondo.
Per Pat Buchanan, il vero pericolo per gli USA viene dal sud del pianeta, dove abbondano i migranti giovani.
La nuova era è un enigma: inizierà Trump il suo volo domestico e geostrategico o sarà brutalmente trattenuto dall’establishment degli USA ancora oggi onnipotente e impunito per i suoi crimini?
Fonte: La Jornada Gen 23, 2017 di   Alfredo Jalife Rahme
Traduzione: Luciano Lago

PERCHÉ BUZZFEED HA PUBBLICATO IL PORNO-DOSSIER SU TRUMP: ”L’ERA DEI GIORNALISTI GUARDIANI È FINITA.

vedi foto al link fonte
 
IL PUBBLICO AVEVA IL DIRITTO DI SAPERE DI COSA PARLAVANO OBAMA, TRUMP, LA CIA, E L’ÉLITE DELL’AMMINISTRAZIONE E DEI MEDIA DA MESI” – I RUSSI FANNO SAPERE CHE L’AUTORE ”È ANCORA UN AGENTE DEI SERVIZI SEGRETI BRITANNICI” – UN ESPERTO SPIEGA PERCHÉ È UNA BUFALA
1.TRUMP: AMBASCIATA RUSSA A LONDRA, ‘STEELE ANCORA AGENTE’
 (ANSA) – Cristopher Steele, indicato come l’autore del dossier infamante su Donald Trump, sarebbe ancora un agente dei servizi segreti britannici.
 
E’ quanto afferma l’ambasciata russa a Londra sul suo profilo Twitter in cui si afferma che “non ci sono ex agenti nell’MI6” e che il rapporto da lui elaborato andava contro la Russia e il presidente eletto. In precedenza la portavoce di Downing Street aveva dichiarato, senza entrare nel merito delle accuse rivolte a Trump, che quelli coinvolti nella creazione del dossier sono “ex dipendenti” del governo di Londra e che nulla farebbe pensare al coinvolgimento di agenti di sua maestà attualmente in servizio.
 
Christopher Burrows PARTNER NELLA SOCIETA DI CHRISTOPHER STEELE
 
2.BBC VIDE DOSSIER MESI FA MA NON RITENNE DI PUBBLICARLO
 (ANSA) – La Bbc aveva avuto mesi fa il dossier infamante su Donald Trump ma ha preferito non pubblicarlo perché il materiale “non era verificabile”. La vicenda viene ricostruita dal giornalista Paul Wood in un articolo sul sito dell’emittente pubblica britannica.
 
Il committente del rapporto, una società di ricerca politica con sede a Washington, aveva avvicinato il reporter nell’ultima settimana delle elezioni presidenziali americane, affermando che l’autore del rapporto, indicato come l’ex agente dell’MI6 Christopher Steele, vantava contatti nei servizi segreti di Mosca e qualche informatore pagato. La Bbc alla fine, non potendo vedere il video di cui si parla, “se esiste” come sottolinea l’emittente, respinse l’offerta.
 
3.PERCHÉ BUZZFEED HA DECISO DI PUBBLICARLO INTEGRALMENTE: ”ERA IN MANO A TUTTI I VERTICI DELL’AMMINISTRAZIONE, GIRAVA PER LE REDAZIONI, OBAMA E TRUMP SONO STATI INFORMATI UFFICIALMENTE DALLA CIA DEL SUO CONTENUTO. DICE IL DIRETTORE BEN SMITH: L’ERA DEI GIORNALISTI COME ‘GATEKEEPER’ È FINITA. IL PUBBLICO DEVE SAPERE DI COSA PARLANO I LIVELLI PIÙ ALTI DEL GOVERNO”
4.LA TRAPPOLA NELLE 35 PAGINE SU TRUMP
Da ”Il Foglio
Se anche le notizie contenute nel documento pubblicato da BuzzFeed su Donald Trump fossero vere, questo non cambierebbe il fatto che in questo momento, con le informazioni a disposizione, il materiale è, nel migliore dei casi, un documento politico commissionato dagli avversari di Trump, nel peggiore una patacca. In nessun caso merita la pubblicazione.
DONALD TRUMP CONTRO LA CNN
Le 35 pagine che documentano la stretta collaborazione fra il presidente eletto e Putin, oltre allo spionaggio aggressivo condotto dal Cremlino per ricattare, non sono state prodotte dall’ intelligence, non sono secretate, non sono il risultato di alcuna inchiesta. Il tranello è scattato quando i capi dell’ intelligence americana hanno deciso di includere alcune di queste informazioni – una sinossi di due pagine – nei briefing al presidente eletto e a quello in carica, conferendo una qualche legittimità a quella che, nella sospensione del giudizio che la circostanza impone, deve essere trattata alla stregua di una patacca.
GLI ESTRATTI DEL DOCUMENTO SU TRUMP E LE PIOGGE DORATE A MOSCA
Per quale motivo e con quale scopo i responsabili delle agenzie abbiano fatto riferimento a quelle informazioni non è chiaro, ma la decisione non dice nulla circa la veridicità dei contenuti. Il paradosso della scellerata decisione di Buzz Feed è che la pubblicazione di una patacca rafforza chi di patacche ci vive.
Gettarsi nello stagno del dossieraggio significa non soltanto sdoganare la logica del certificato di nascita, significa anche concedere all’ avversario ottimi argomenti per difendersi, per gridare al complotto, per dire che il clima intimidatorio e paranoico ricorda quello della Germania nazista. Un pessimo servizio reso innanzitutto ai critici di Trump.
5.UN ESPERTO SPIEGA PERCHÉ IL PORNO -DOSSIER È UNA BUFALA
Daniele Raineri per ”Il Foglio
Mark Galeotti è un professore inglese specializzato in sicurezza, intelligence e crimine in Russia, ha una posizione equilibrata – non è l’ ennesimo adepto del culto di Vladimir Putin, anzi è critico, ma quando argomenta lo fa con prove e fonti e non a vanvera – e ieri notte è stato uno dei primi a scrivere un’ analisi molto scettica del dossier di 35 pagine contro Donald Trump.
Il documento contiene alcune accuse brutali che si possono riassumere così. Uno, la Russia ha collezionato materiale compromettente contro Trump per poi ricattarlo e danneggiarlo in modo grave se necessario, una pratica molto usata chiamata kompromat (un esempio classico e reale di kompromat: l’ intelligence russa può depositare materiale pedopornografico nella memoria del computer di un oppositore politico e poi denunciarlo alla polizia).
 
Nel caso di Trump, i russi avrebbero piazzato telecamere nella sua stanza d’ albergo durante un viaggio a Mosca nel 2013 e lo avrebbero filmato mentre chiedeva ad alcune prostitute russe una pratica sessuale chiamata “pioggia dorata” – nel caso specifico la richiesta del magnate alle donne fu fatta per soddisfare il desiderio di assistere a un gesto oltraggioso e simbolico contro il letto della stessa stanza d’ albergo che aveva ospitato la coppia presidenziale Michelle e Barack Obama (non c’ è alcuna prova che sia successo davvero, ma chi ha scritto questo kompromat sapeva che avrebbe fatto il giro del mondo via internet).
 
Accusa numero due: l’ avvocato personale di Trump, Michael Cohen, ha viaggiato a Praga “a fine agosto o inizio settembre 2016” per incontrare alcuni emissari della leadership russa, e anche Carter Page, consigliere di Trump in politica estera, ha viaggiato a Mosca la scorsa estate per parlare con funzionari russi – che hanno chiesto che le sanzioni americane contro la Russia fossero ritirate e che hanno avvertito Page: abbiamo del kompromat contro Trump.
 
Accusa numero tre: la campagna elettorale del repubblicano e il governo russo collaboravano in modo attivo nel caso dell’ hacking contro i democratici, lo staff di Trump mandava in Russia informazioni arrivate grazie a talpe infiltrate nel campo avverso e fornivano anche dettagli riguardanti gli oligarchi russi che vivono in America e le loro famiglie. Accusa numero quattro: c’ è un patto tra Trump e i russi, in cambio dell’ aiuto per avere la presidenza il prossimo presidente ignorerà il dossier Ucraina, e quindi gli interventi militari russi contro il governo di Kiev.
Galeotti scrive che la superspia che ha redatto il documento contro Trump cita contatti con troppe fonti e troppo di alto livello e per questo non è credibile (Christopher Steele, ex funzionario dei servizi segreti inglesi che ha poi fondato una propria agenzia privata d’ intelligence, la Orbis, con base a Londra).
Nessuno, sostiene il professore inglese, dispone di questa gamma di conoscenze trasversali e intime dentro le istituzioni e il mondo del business russo, che per sua natura è paranoico per quanto riguarda confidenze e fughe di notizie. Di solito, spiega, le fonti dell’ intelligence sono autisti, amanti, famigliari e guardie del corpo, e quello che dicono va composto con pazienza come un puzzle: e come fa questa superspia a sfoggiare tutti questi contatti diretti di alto livello?
Non è possibile che abbia avuto servite in modo così comodo informazioni per cui la Cia o i servizi segreti inglesi avrebbero dato un braccio.
Inoltre, è come se tutte le fonti citate – dal portavoce stampa Dmitri Peskov ai funzionari del ministero degli Esteri al magnate del petrolio Igor Sechin – fossero a conoscenza del piano per coltivare Trump come agente politico che avrebbe seminato il panico alle presidenziali americane e a conoscenza anche dell’ esistenza di materiale kompromat. Ma di nuovo, a causa dell’ estrema compartimentalizzazione del sistema russo e del clima di paranoia, è improbabile che tutte le fonti potessero recitare all’ unisono la loro parte come un coro che canta seguendo lo stesso spartito.
 
Il dettaglio del viaggio di Cohen a Praga, poi, è il primo che secondo Galeotti sarà smontato: la scena è esotica, buona per una sceneggiatura, ma un viaggio in un piccolo paese europeo è facilmente smentibile, ci sono passaporti, registri, voli aerei. Perché andare a Praga, per coordinarsi, e che bisogno c’ era di incontrarsi faccia a faccia?
 
Non c’ è soltanto Galeotti a contestare il dossier, che secondo alcuni è una fabbricazione per screditare gli oppositori di Trump – il sito Daily Beast per esempio dice che alcuni utenti di Reddit, un sito che ospita forum di fan sfegatati del presidente eletto, avrebbero gettato notizie false in pasto ad alcuni antitrumpiani per poi svelare di essere loro le fonti. In particolare, la storia della pioggia dorata sarebbe una polpetta avvelenata (“la pioggia dorata sarebbe una polpetta avvelenata”: una frase che è anche un frammento rivelatore del livello della cronaca politica americana di ieri).
 
Il professore inglese scrive che in ogni caso la circolazione di un dossier così grossolano a proposito di Trump e del governo russo finirà per favorire Mosca, a cui interessa vedere l’ America sfiduciata e senza certezze sulla credibilità della Casa Bianca, o della stampa, o di tutti. “Non pisciarmi sulla gamba per poi dirmi che piove”, dice un motto tranchant che in campagna elettorale circolava molto come risposta alle vaghezze del politicamente corretto.
12 gen 2017 18:30