Le vere fake news, quelle che producono guerre

propaganda fake newsAlla trasmissione “L’aria che tira”, de La7, il deputato Andrea Romano del Partito democratico ha compiuto un triplo salto mortale in tema di fake news.

Citiamo testualmente. Dal secondo -1:20 a al secondo -0:55, Romano spiega: “La Nato, l’organizzazione internazionale che ci tutela in qualche modo dal punto di vista militare, è da qualche anno che investe soldi contro le fake news, ma non tanto per fare censure ma perché esse rappresentano uno strumento di conflitto geopolitico normalmente organizzato dalla Russia. O addirittura qualche giorno fa è venuto fuori che anche il Venezuela, che c’ha i suoi guai, era coinvolto nei motori di fake news“.

Tralasciamo la fake news sul coinvolgimento del Venezuela nelle fake news: giorni fa il sito venezuelano Mision verdad aveva al contrario smascherato i finanziamenti statunitensi (Usaid, Ned, Dipartimento di Stato e Dip. della difesa) a chi poi produce bufale sul Venezuela per l’appunto. Quindi è semmai il contrario, deputato.

Tralasciamo anche l’eufemismo con il quale Romano definisce la Nato: una specie di Madre Teresa, però più efficace nel proteggerci sotto il suo manto. 

Ma che della Nato si dica che combatte presunte fake news, è davvero un po’ troppo forte. Visto che quell’organizzazione e i suoi Stati membri di menzogne ne producono in quantità. Anche di recente. E sono fake news mortali, perché legittimano l’avvio di guerre e la loro prosecuzione. Il caso della Libia e della Siria è paradigmatico.

Peccato che in materia, il vignettista Vauro, anch’egli presente in trasmissione, si sia ricordato solo della fake news di Bush e Powell nel 2003 riguardo all’Iraq; dove non fu direttamente la Nato a bombardare. E questa sua sincera dimenticanza è un’ennesima prova che negli ultimi anni ben pochi fra gli ex pacifisti si sono impegnati a contrastare  le vere fake news, quelle che con le quali l’Asse delle Guerre Nato/Golfo agisce. Le hanno contrastate così poco che nemmeno le ricordano.

di Marinella Correggia – 08/12/2017 Fonte: sibialiria

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59865

“L’UE prevede miliardi di spesa per la mobilità militare in Europa”

Si capisce perché la stampa per nni li ha sbeffeggiati definendoli burattini di Grillo, ora che si sono smarcati, sono liberi di essere omologati e plasmati come come piace al sistema, liberi di fare marcette per la legalità insieme al Pd (ad Ostia per esempio dove il comune fu sciolto per infiltrazioni mafiose della giunta PIDDINA) che tanto professano di combattere.
Vedi anche il comunicato della Ue con il quale annuncia tale decisione per ovviamente difendere i propri cittadini (liberazione dei paesi baltici..) …che cara la dolce Ue, quanto ama i suoi popoli…. E tu cittadino europeo paga le tasse, spilorcio evasore populista!

“L’UE prevede miliardi di spesa per la mobilità militare in Europa”
(Notizie dal Deutsche Wirtschafts Nachrichten) L’UE  è diventata la  NATO
 mogherini-stoltenberg
L’UE vuole semplificare la mobilità militare in Europa con miliardi di spesa. Il generale degli Stati Uniti Hodges chiede la libera circolazione per le forze armate NATO
“[…]  …Il generale Hodges  pone come obiettivo strategico militare della NATO in Europa: “È di enorme importanza strategica che le forze armate in Europa possano muoversi liberamente e senza ostacoli. Dobbiamo essere in grado di muoverci più velocemente  delle forze russe…. in caso di emergenza come ad esempio, una guerra di liberazione nei Paesi Baltici. “Hodges non spiega quali alternative militari la NATO vede nei confronti della Russia.
[.Ovviamente] Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha affermato che la mobilità militare tra i paesi dell’UE dovrebbe essere ulteriormente rafforzata in cooperazione con la NATO.
[..]  L’iniziativa PESCO (“Cooperazione strutturata permanente”) riguarda l’approfondimento della cooperazione militare UE nel settore della sicurezza.Coinvolgerà 23 su 28 stati. Non saranno coinvolti: Regno Unito, Malta, Portogallo, Danimarca e Irlanda.
Per finanziarlo,  la Commissione europea scrive: “Entro il 2020, la Commissione assegnerà fondi al Fondo europeo di difesa per un importo di 590 milioni di euro. La Commissione propone di stanziare almeno 1,5 miliardi di euro all’anno dal 2020 in poi. Il Fondo non è destinato a sostituire gli investimenti nel settore della difesa degli Stati membri  [dunque vi si aggiunge ma a consentire e accelerare la loro cooperazione. Insieme ai contributi finanziari degli Stati membri a progetti di sviluppo congiunti, il Fondo potrebbe generare un investimento totale annuo nella ricerca e nello sviluppo delle capacità nel settore della difesa di 5,5 miliardi di euro segue i seguenti obiettivi:
– Aumentare il bilancio della difesa di ogni paese dell’UE
 
– Aumento del 20% della spesa militare per il bilancio della difesa
 
– Finanziamento congiunto di progetti di difesa da parte del Fondo europeo di difesa
 
– Aumentare la spesa per la ricerca  nella difesa  al 2%
 
– Migliorare l’interoperabilità delle forze armate nazionali e dei loro sistemi d’arma
 
– Finanziamento congiunto delle missioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC)
 
 
  • Rafforzare la cooperazione nella difesa informatica
 
[AEI: la centrale della lobby israeliana che ha concepito l’11 Settembre, ndr.]) ha affermato in un’analisi che il governo degli Stati Uniti dovrebbe sostenere la PESCO e chiedere ancora di più agli europei. L’AEI ha dichiarato: “In concomitanza con il modesto Fondo europeo di difesa lanciato all’inizio di quest’anno, il PESCO rappresenta un passo nella giusta direzione e nell’interesse degli Stati Uniti. Un approccio europeo comune agli impegni di difesa è un presupposto necessario perché il “pilastro europeo” della NATO mostri il suo peso “.
 
MB.:
 
Dunque la NATO e la UE ci stanno per  lanciare in una “guerra di  liberazione dei paesi baltici”. Occorre sapere – perché mai ve l’hanno detto – che  –    mentre la UE  l’ONU e El Papa esigono da noi italiani che accogliamo tutti  i clandestini negri che sbarcano qui, e diamo loro la cittadinanza per jus soli –   l’Estonia e gli altri baltici negano  impunemente  il passaporto e il diritto di voto alle elezioni politiche –  dunque la cittadinanza piena –  alla minoranza  nata lì, che ha la colpa di parlare russo In pratica i russi abitanti in Estonia sono prigionieri nel paese.    Una odiosa discriminazione  basata sulla lingua, su cui la UE non ha niente da eccepire – mentre s’ingerisce di come noi trattiamo gli immigrati  e gli LGBT.  Non dobbiamo discriminare  i sodomiti, ma è normale   per i baltici discriminare i russofoni. Insomma, l’ennesima dimostrazione che la UE è una organizzazione criminale, che stupra i principi del diritto  che lei stessa si è data,  imponendoli ad alcuni e non ad altri, viola il principio di uguaglianza politica e sociale  all’interno della sua compagine.
 
Mosca sta facendo di tutto per allentare la paranoia dei baltici:  Putin quest’anno ha presenziato alla celebrazione del centenario dell’indipendenza di Finlandia, ricevuto con le premure del casoda presidenbnte Ninisto. All’Estonia, un “alto funzionario russo” ha fatto sapere che Mosca gradrebbe l’invito per il prossimo centenario dell’indipendenza…
 
Altri titoli interessanti sul Deutsche Wirtschafts NAchrichten: GEOPOLITICA
Il Pentagono rifiuta di riferire sull’accordo USA con l’IS
La BBC riporta un accordo americano con la milizia terrorista IS. Il Pentagono rifiuta il rapporto come falso.
Migliaia di proteste contro Siemens per la perdita di posti di lavoro
A Siemens  comincia  l’ondata di proteste contro lo smantellamento di quasi 7.000 posti di lavoro e la chiusura di diversi stabilimenti . A Offenbach, circa 600 impiegati e sindacalisti hanno protestato contro i piani minerari per la divisione di centrale elettrica di venerdì, che li ha visti soli a minacciare 700 posti di lavoro,
BCE: la protezione dei depositi può essere sospesa in caso di crisi
la Banca centrale europea (BCE ) discute l’abolizione dei sistemi di garanzia dei depositi in vigore attualmente  nei paesi dell’area dell’euro . La relazione è stata preparata su richiesta del Consiglio dell’UE e del Parlamento dell’UE e intende presentare le opinioni della BCE su questioni finanziarie quali la protezione dei depositi, gli obblighi di riserva bancaria, il rischio di controparte e il rischio di mercato.
 
 
La BCE sembra essere in procinto di sospendere l’accesso dei clienti delle banche ai loro risparmi per un certo periodo di tempo e di consentire loro solo di ritirare importi “per soddisfare le loro esigenze quotidiane. “
 
Ormai da diversi mesi, nell’Unione europea sono in corso dei piani su come le banche possano essere congelate per diversi giorni in caso di bancarotta. Il capo dell’Amministrazione bancaria europea, Elke König, vuole fare un ulteriore passo in avanti. Martedì, chiede che in caso di minaccia di bancarotta, le banche dovrebbero essere completamente congelate con tutti i loro conti attivi e passivi
Secondo il  regolamento per le banche dell’area dell’euro ,  in vigore dall’inizio del 2016, è previsto  che  incombenti carenze finanziarie presso le banche devono prima essere mitigati con prestiti creditori subordinati, crediti azionari e risparmi  dei clienti  fino all’8% del patrimonio totale della banca prima che possa essere utilizzato il denaro delle imposte”.
18 novembre 2017

“Macron non è né un outsider né uno sfidante dello staus quo: è solo una pedina dell’establishment per bloccare la Le Pen”

Il candidato «centrista» Emmanuel Macron non era neanche stato proclamato vincitore del fillonmacronlepenprimo turno delle elezioni presidenziali francesi che l’establishment politico si è precipitato a serrare i ranghi contro la rivale Marine Le Pen del Fronte Nazionale, scrive Finian Cunningham sul giornale online della Strategic Culture Foundation, Macron ha vinto il primo turno con il 23,8 per cento dei voti. La Le Pen è arrivata seconda con il 21,5 per cento. I due si affronteranno nel secondo turno, che si terrà il 7 maggio.
 
Il leader del FN ha il diritto di chiamare il suo risultato elettorale un risultato «storico». E’ stato il miglior risultato per il partito nazionalista alle elezioni presidenziali francesi dalla sua fondazione nel 1972. Ma mentre i suoi sostenitori stavano celebrando una vittoria storica, l’establishment francese stava serrando le fila per assicurarsi che la le Le Pen non acceda mai alla sede del potere.
 
Le Pen, che ha preso la leadership del partito nel 2011 da suo padre Jean-Marie, ha portato il FN ad essere la principale forza politica francese e a concorrere per vincere la presidenza della Repubblica francese. Ma è improbabile che Marine Le Pen diventi Madame Presidente – almeno nel 2017. Il suo rivale Macron ha già ricevuto il sostegno dei due ex partiti principali, i repubblicani e i socialisti in carica. Entrambi i partiti hanno subìto dolorose sconfitte nel fine settimana, la prima volta in 60 anni che nessuno di loro avrà un candidato al secondo turno.
Il candidato repubblicano Francois Fillon, che ha ottenuto il 19,9 per cento dei voti, ha dato subito il suo appoggio a Macron, dicendo ai suoi sostenitori che la Le Pen sarebbe un «disastro» per il paese.
Il concorrente socialista, Benoit Hamon, la cui prestazione elettorale si è fermata al 6,5 per cento dei voti, è stato ancora più forte nel sostenere Macron. Nel suo discorso di sconfitta, Hamon ha invitato i suoi sostenitori a sostenere Macron perché la Le Pen era «un nemico dello Stato».
Jean-Luc Melénchon è arrivato al quarto posto con un  rispettoso del 19,6 per cento, subito dietro Fillon. Considerando che Melénchon ha fatto campagna su un manifesto socialista e che il suo partito è stato appena costituito, è stato un risultato lodevole per il cadidato di estrema sinistra. Egli può affermare di aver assicurato il mantello della «vera e propria sinistra» in Francia, e andare avanti con una base forte su cui costruire un nuovo partito socialista. Per questo motivo, Mélenchon ha rifiutato di appoggiare sia Macron che la Le Pen per il secondo turno. A suo merito, non sta vendendo i suoi principi politici.
 
L’elezione del capo dello stato francese potrebbe trasformarsi in una ripetizione dell’elezione presidenziale del 2002, quando il padre di Marine, Jean-Marie, ha causato uno shock politico quando è approdato al secondo turno . All’epoca, come ora, l’establishment si è unito per sostenere Jacques Chirac, dell’Ump di centro-destra (precursore dei Repubblicani attuali). Nel 2002, Jean-Marie Le Pen è stato sconfitto, ottenendo solo il 18 per cento dei voti, contro l’80 per cento di Chirac.
Come allora, è in corso la stessa manovra  contro Marine Le Pen. Macron consoliderà gli elettori dei repubblicani di Fillon e i socialisti di Hamon, e sarà proiettato a vincere con il 60 per cento contro Marine Le Pen.
In termini di voti, FN di Le Pen si è evoluto diventando una indubbia forza politica centrale nella politica francese. Durante il fine settimana, ha guadagnato circa 7,6 milioni, meno di un milione dietro Macron, e ben prima degli altri contendenti. La performance del suo partito ha superato quello del suo miglior risultato nelle elezioni comunali del 2015 quando il FN ha ottenuto 6,6 milioni di voti.
 
Tuttavia, il FN di Le Pen è ancora inquinato dalla sua associazione originale con il fascismo, il razzismo e l’antisemitismo. Le Pen afferma che l’etichettatura dei media mainstream del suo partito come di «estrema destra» è una calunnia. Preferisce chiamare il FN «nazionalista». In larga misura, l’avvocato di 48 anni è riuscita a «disintossicare» l’immagine del partito e lo ha posizionato come un movimento populista che si oppone al capitalismo globale e alla servilizzazione dell’Unione europea per la finanza aziendale.
 
Le Pen sta facendo campagna sulle politiche economiche di sinistra della “protezione sociale” e sul portare la Francia fuori dall’Unione europea, allo stesso modo della Brexit per la Gran Bretagna. Inoltre vuole abbandonare la NATO a guida Usa e chiede apertamente relazioni amichevoli con la Russia. Il FN punta a ripristinare il controllo nazionale sulle frontiere francesi e ad attuare grandi tagli nel numero degli immigrati. La sua denuncia   di «islamizzazione» della cultura francese le è valsa l’accusa di xenofobia.
Tuttavia, etichettare Le Pen e il FN come «un nemico dello stato» sembra essere una caricatura isterica. Il sospetto è che le politiche del suo partito che si oppongono al capitalismo globale, all’UE e alla NATO siano la vera fonte dell’animus dell’establishment, nascoste da accuse accuse di «razzismo, xenofobia e fascismo» e «nemico dello stato».
 
È notevole che i leader dell’UE si siano uniti a figure dell’stablishment francese  per sostenere Macron durante il fine settimana. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il cancelliere tedesco Angela Merkel hanno risposto rapidamente per congratularsi con lui per aver vinto il primo turno presidenziale. A due settimane dal secondo e ultimo round, i commenti pubblici dei leader dell’Unione europea sembrano una flagrante interferenza nelle elezioni francesi. Tuttavia sottolineano l’urgenza per l’establishment politico in Francia e in tutta Europa di impedire a Le Pen di entrare all’Eliseo il 7 maggio.
Quanto a Macron, il branding del politico “centrista” ha l’aria inconfondibile di marketing slick dai poteri-that-be. Naturalmente, essendo proficuamente pro-UE, pro-NATO e gelido verso il leader russo Vladimir Putin, Macron è apprezzato agli occhi dello status quo.
Macron sostiene che, politicamente, non è “né di destra né di sinistra” e i media mainstream lo hanno brillantemente definito un “outsider” . Confronti sono stati fatti con John F Kennedy, Tony Blair e Barack Obama. Macron è presentato come il ragazzo d’oro della politica che porterà “speranza e cambiamento” per tutti.
 
Solo in un senso crudo e superficiale Macron potrebbe essere descritto come «un outsider» che sta forgiando una «nuova politica». È vero che non ha mai ricoperto una carica elettiva e che ha fondato il suo partito politico, En Marche!, solo un anno fa.
Ma Macron è espressione dell’establishment e dello status quo. Con un’educazione d’élite, ha lavorato come ex banchiere di   Rothschild  prima di essere nominato ministro dell’economia  da Francois Hollande, quattro anni fa. In quel posto è stato l’architetto delle «riforme»  «pro-business» ampiamente odiate, che il governo di Hollande è stato costretto ad adottare con decreto, nonostante le massicce proteste pubbliche.
 
Macron ha abbandonato abilmente il suo posto di ministro in anticipo per entrare nella corsa presidenziale e prendere le distanze dai socialisti al governo largamente invisi alla popolazione. Il governo di Hollande (2012-2017) ha servito come sostenitore ardente del capitalismo neoliberista al servizio della finanza globale. Questo è in parte il motivo per cui il  successore di Hollande, Benoit Hamon, ha vissuto un tracollo elettorale , mentre Jean-Luc Melénchon  è emerso con un sostegno rispettabile.
 
Quindi, Macron non è certamente «estraneo»  dello status quo. Questo è solo marketing per assicurare che impedisca la vittoria della le Le Pen.  Macron si rivelerà essere un servo del capitalismo globale, l’Unione europea e la NATO, e un colpevole economico nei confronti della classe operaia.
La lista dei sostenitori di Macron dice molto. Essa comprende: il presidente incaricato Francois Hollande e l’attuale primo ministro Bernard Cazeneuve, il ministro degli esteri Jean-Marc Ayrault e il ministro della difesa Jean-Yves Le Drian. Oltre all’intera leadership repubblicana del centro-destra. Questi due partiti sono stati rigettati solidamente al primo turno delle elezioni presidenziali. Eppure ora appoggiano Macron, il supposto «outsider». Ciò significa che i politici francesi falliti hanno generato altri politici francesi falliti. Wow, che cambiamento!
Notizia del: 26/04/2017

Medici svedesi: Abbiamo necessità di prendere le distanze dalla NATO, se vogliamo evitare la guerra

nato expansionDa Leif Elinder, Anders Romelsjö e Martin Gelin
Per la prima volta pubblicato sul “Göteborgsposten” in lingua Svedese, tradotto da Siv O’Neall. – Titolo in Svedese: “Vi måste fjärma oss partire Nato om vi vill slippa krig”
Il rischio di una guerra nucleare non è mai stato maggiore come adesso e questo è in buona parte causato del riarmo della NATO e dei paesi europei confinanti con la Russia. Tuttavia, questi paesi saranno destinati ad essere un obiettivo privilegiato nel caso in cui Putin decida di reagire con un attacco di primo colpo. Così scrivono tre medici svedesi in un articolo comparso su “Göteborgsposten ” il Venerdì 12 agosto.
 
Durante la crisi dei missili di Cuba, il presidente Kennedy discusse con i suoi consiglieri le varie opzioni disponibili. Una di questa comprendeva un attacco limitato su basi missilistiche sovietiche. Mosca avrebbe dovuto accettare una tale risposta, piuttosto che reagire in un modo che avrebbe comportato la distruzione di entrambi i paesi, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.
Durante gli anni dal 1950 nel 1980 fu vigente una dottrina di strategia militare e di politica di sicurezza nazionale conosciuta come MAD (mutua distruzione assicurata). MAD significa che, se una grande potenza attacca per prima , sarà sempre possibile reagire con rappresaglie da parte della nazione attaccata . La capacità di reagire veniva considerata come un sufficiente deterrente .
La relativa sicurezza che la dottrina MAD aveva creato, attualmente non esiste più. Gli Stati Uniti e la Russia ora si accusano reciprocamente ed apertamente di costituire una “minaccia esistenziale“. L’equilibrio militare-strategico sta diventando sempre più diseguale.
Il riarmo nucleare degli Stati Uniti e l’accerchiamento della Russia da parte della NATO hanno creato una situazione nel mondo altamente insicura e pericolosa. Diventa più difficile resistere ai vantaggi derivanti dall’idea di poter assestare il “primo colpo” . Con il sostegno della NATO, la Romania e la Polonia stanno ora installando un nuovo sistema missilistico americano “difesa” automatica, denominato “Aegis Ashore”.
Il presidente Putin ha messo in guardia i due paesi che, in caso di un conflitto militare, essi adesso sono diventati gli obiettivi primari. La preoccupazione della Russia per la possibilità di subire un primo attacco disarmante, sembra essere genuina. Se la preoccupazione è fondata, non possiamo saperlo. Ciò che è fondamentale per la nostra sicurezza, sono i pensieri reali ed i progetti attuali di ogni superpotenza.
Il rischio non è mai stato più grande
L’ex Segretario alla Difesa americano William Perry ha avvertito che il rischio di una guerra nucleare ora è più forte che mai. Le ragioni sono, tra l’altro, le seguenti:
La rottura dell’accordo ,intervenuto dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica (1990), di non procedere ad espandere la NATO. Il numero di paesi della NATO da allora è aumentato da 13 a 28.
 
-L’Intervento illegale della NATO in Jugoslavia (1999) con la secessione del Kosovo.
 
-La cessazione del trattato ABM (trattato anti missili balistici) nel 2001.
 
-La creazione di basi antimissile in Romania e Polonia (vedi sopra) – basi che possono essere   facilmente riprogrammate per servire per i robot di attacco.
Il potenziamento del sistema di armi nucleari degli Stati Uniti ad un costo di un trilione (12 zeri) di dollari.
-Il colpo di stato illegale appoggiato dagli Stati Uniti (2014) in Ucraina.
 
-La superiorità della NATO , militare strategica, in termini di capacità di colpire per primi.
La demonizzazione di Putin, tra cui i paragonio con Hitler. (Affermazioni tipo: “Hitler non è qualcuno con cui si può negoziare – ma qualcuno che deve essere eliminato”).
Gli analisti indipendenti per la sicurezza americani, come i VIPS ( Veteran Intelligence Professionals for Sanity ), considerano i giochi di guerra della NATO svoltisi nella zona dei confini della Russia, come estremamente provocatori e pericolosi. Sempre di più vi sono politici europei che prendono pubblicamente le distanze dalle politiche aggressive della NATO – come il primo ministro greco Tsipras, il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier e il presidente francese François Hollande.
Effetti opposti
La NATO è forte a livello globale. Rispetto alla Russia, la NATO spende dieci volte più risorse per gli armamenti. Molti paesi assumono che diventare un membro della NATO fornisce loro una protezione. Ma quando c’è un equilibrio militare asimmetrico, la logica conseguenza sarà l’opposto. Nel caso di una attacco degli Stati Uniti / NATO, dalle basi confinanti con la Russia, i capi militari russi non avrebbero il tempo di reagire.
La Russia ha messo in chiaro che una tale situazione non sarà tollerata. Pertanto, la Russia applica attualmente una dottrina nucleare che permette un attacco nucleare con restrizioni ( “Il concetto di De-escalation”). La logica di questa dottrina è che, con un primo attacco limitato, il bombardamento renderebbe una continuazione della guerra meno probabile. Con il non combattere , gli Stati Uniti eviterebbero il rischio di una estensione del conflitto al proprio territorio. Sarebbe disposto un presidente americano a devastare il proprio paese al fine di effettuare una ritorsione contro un attacco russo sulle basi in Europa?
 
La situazione militare-strategica è quindi estremamente instabile. I paesi confinanti con la Russia che hanno permesso l’installazione di basi NATO corrono un rischio sempre maggiore di diventare obiettivi primari. L’esito delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti non porterà alcun sollievo – qualunque sarà il risultato.
Cause ed effetti
Quando i politici occidentali non fanno distinzione tra “causa ed effetto”, provocazione e reazione, le conseguenze possono essere devastanti. La Russia deve ora affrontare tre scelte, in termini di trattare con la NATO:
1)-Rinunciare, e accettando il ruolo di un vassallo americano;
2)-Rimanere in attesa che la NATO colpisca per prima e quindi essere neutralizzata;
3)- Colpire per primi con le armi nucleari tattiche contro le basi missilistiche europee, che costituiscono una minaccia diretta, e aspettarsi che gli Stati Uniti di non reagiscano, rischiando un contro-attacco sul proprio territorio.
(Donald Trump ha già lasciato intendere che gli Stati Uniti non saranno incondizionatamente obbligati a reagire militarmente per proteggere i propri alleati della NATO.)
Il presidente Putin ha indicato che è il terzo scenario militare quello che la Russia sta valutando. L’unica domanda è quando. Il perdente, in qualsiasi caso, sarà l’Europa.
Il riavvicinamento della Svezia alla NATO ha aumentato il rischio per il nostro paese si trovi in fase di progettazione di una guerra. Pertanto, è particolarmente importante per la Svezia e per altri paesi europei di sostenere tutte le iniziative volte alla distensione ed al disarmo – e quindi creare una opinione pubblica che prenda le distanze dalla NATO.
 
I medici attivi nel movimento per la pace – Leif Elinder, Anders Romelsjö, Martin Geli
Fonte: Information Clearing House Traduzione: Luciano Lago

Francia: la sinistra mondialista acclama il nuovo “enfant prodige” Macron, paladino della finanza cosmopolita.

epa05948994 Supporters of French presidential election candidate for the 'En Marche!' (Onwards!) political movement Emmanuel Macron (not pictured) gather at the Carrousel du Louvre to discover the results of the second round of the French presidential elections in Paris, France, 07 May 2017. EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

Tutto come previsto il risultato al primo turno delle elezioni presidenziali in Francia: vincono i due candidati largamente favoriti, Emmanuel Macron e la Marine Le Pen.

Il primo, il giovane Macron, rappresenta largamente l’establishment della grande finanza e dell’elite politica dominante in Francia, quella collegata con la massoneria ed i circoli dei potentati finanziari sovranazionali.
Che sia di centro o che sia di destra o che appartenga alla sinistra social democratica (quella stessa sinistra squalificata del presidente uscente Francois Hollande), conta poco o nulla. Si tratta soltanto di distinzioni formali dei vecchi schemi del 900 ormai obsoleti.
Infatti non a caso tutti i partiti e gli altri candidati, da Fillon al candidato socialista Benoit Hammon, tutti sconfitti nella contesa elettorale, hanno già proclamato l’intenzione di creare un fronte comune contro la candidata Marine Le Pen, del Front National, considerata un “pericolo” per l’establishment visto il suo programma di uscita dall’euro, abbandono della NATO, difesa delle frontiere e riavvicinamemto alla Russia.
L’unica eccezione il candidato dell’estrema sinistra, Jean-Luc Mélenchon, quello che veniva considerato il Tsipras francese, non ha ancora dato al momento indicazioni precise su chi votare al ballottaggio del secondo turno. Lui è fuori dai giochi ma il suo elettorato non è detto che dia necessariamente i suoi voti al condidato della finanza ipercapitalista Macron. Esiste quindi un margine di rischio per una possibile vittoria di Macron.
In ogni caso, il fronte unito dei globalisti che si andrà a coalizzare contro la Le Pen è caratterizzato dal neoliberismo, quale elemento comune ed ideologia di base.
Si tratta di quel fronte che aborrisce qualsiasi forma di allontanamento della Francia dalla UE e dal sistema dell’euro e che vuole fermamente continuare a mantenere la Francia al servizio degli interessi della grande finanza e della politica di dominazione egemonica USA, quella che vede le nazioni europee come vassalli di Washington, inesistenti sul piano internazionale. In una parola il fronte della conservazione.
Bisogna considerare che Il proletariato e la piccola borghesia francese, vittime della globalizzazione finanziaria, attraverso un voto alternativo ai denominati “populisti” come la Le Pen, stava tentando di uscire dal paradigma liberal-libertario e da quello del pensiero unico. Il panorama politico nazionale francese sta di fatto crollando, con i vecchi partiti storici ormai squalificati ed alcun forze come il FN ed altre, cercano di ricomporlo sulla base di una nuova presa di coscienza dei ceti produttivi marginalizzati dalle politiche neoliberiste dei governi asserviti agli interessi dei potentati finanziari.
 
A questo tentativo di ricomposizione, con tutti i limiti dati dalle caratteristiche della Le Pen e dalle sue ambiguità su alcune tematiche della contrapposizione al sistema globalista, il fronte neoliberista ha risposto ricompattandosi e presentando il suo candidato “enfant prodige”, Emanuel Macron.
Questo giovane “rampollo dell’alta borghesia”, vanta poca esperienza ma dispone di molti titoli: banchiere presso la potente banca Rothshild, specializzato nella Ena, l’alta scuola per quadri amministrativi da cui è uscita una buona parte della elite politica transalpina, con un professato impegno a sinistra, milionario grazie ai buoni affari realizzati con le multinazionali (Nestlè e Pfizer), membro dei circoli liberali che contano, come l’Istituto Montaigne, vicino alla Confindustria, sostenitore dell’immigrazione, della società multiculturale e cosmopolita, fervente sostentore dell’atlantismo e dell’interventismo francese a seguito degli USA (il vecchio “sub imperialismo” praticato dalla Francia in Africa e Medio Oriente).
Su di lui punta il fronte neoliberista, quello della grandi banche, della Confindustria e della oligrarchia europea di Bruxelles per mantenere sistema e privilegi della classe dominante. Non a caso a Macron sono già arrivate le congratulazioni della Merkel e dei responsabili della UE che vedono il lui lo “scampato pericolo” (se proseguirà ad avere i consensi al secondo turno).
 
Esiste però un problema: questo giovane candidato non sembra possedere carisma, al contrario i discorsi li legge e lui stesso dice che a volte non capisce cosa gli scrivono, si limita a ripetere frasi banali e generiche come “innovazione” e “riforme” mentre dimostra una certa prevenzione e disprezzo verso gli strati popolari della società francese definiti da lui in più occasioni come “illetterati” o “avvinazzati”. Macron loda i vantaggi dell’ipercapitalismo ed esalta la corsa all’arricchimento individuale, oltre a sostenere che non esiste una cultura francese ma piuttosto una cultura multipla.
Sarà davvero questo il personaggio a cui gli strati popolari francesi, quelli dei piccoli produttori, agricoltori, artigiani e piccoli commercianti, rovinati dalle politiche di Bruxelles e dalla globalizzazione, daranno il loro voto? Qualche dubbio esiste e qualche speranza per la Marine Le Pen al secondo turno.
Apr 24, 2017 di  Luciano Lago

Il piano di Macron: 120 mila licenziamenti

macron programmeEmmanuel Macron, l’uomo di Rothschild, delle banche d’investimento, dell’Unione Europea. Il simbolo di un establishment dal volto rassicurante che vuole arginare l’avanzata del Front National di Marine Le Pen e degli euro-scettici.Il voto in Francia potrebbe mutare, infatti, la geografia politica dell’Unione Europea per i prossimi anni. Per questo motivo il ballottaggio del 7 maggio prossimo rappresenta una sfida aperta tra due mondi contrapposti, pronti a fronteggiarsi. I sondaggi, al momento, premiamo l’ex socialista Macron. Ma qual’è davvero la sua ricetta politica? Alcuni osservatori e analisti, come Robert Zaretsky su Foreign Policy, parlano dell’ex ministro di Hollande e del suo movimento En Marche! come «centrismo radicale».
L’estremo centro di Macron, né a destra né a sinistra
«L’ex banchiere 39enne è comunemente definito un centrista – osserva Zaretsky – Tale definizione, tuttavia, ci dice poco. Dovremmo pensare a Macron come l’incarnazione di un centro alla francese, ovvero l’estremo centro». Si tratta di una’espressione che fu coniata dallo storico francese Pierre Serne in relazione alla Rivoluzione Francese: «In particolare – spiega Zaretsky – Serna si riferisce alla restaurazione, il periodo di 15 anni che seguì la caduta di Napoleone e vedeva il ritorno della monarchia borbonica. Serna ha cercato di sottolineare gli sforzi compiuti dalla corte di Luigi XVIII, in pochi anni, per affrontare la sinistra rivoluzionaria e i controrivoluzionari. Chiuso tra queste due visioni del mondo estremamente antitetiche, Luigi e i suoi ministri hanno promosso una posizione dedita al compromesso e alla moderazione, nonché una sorta di proto-tecnocrazia».
Con Macron pronti 120 mila licenziamenti nel settore pubblico
Naturalmente, le differenze tra Macron e Luigi XVIII sono maggiori delle somiglianze. «Da un lato Macron promette di imporre l’austerità al settore pubblico, eliminando 120.000 posti di lavoro in cinque anni; d’altra parte promette importanti investimenti nel settore ambientale, sanitario e agricolo. E’ un amico dei mondi finanziari e industriali, ma si ritrova anche come difensore dei valori rivoluzionari e universali della Francia di libertà e uguaglianza. La grande sfida di Macron non è solo quella di conquistare l’Eliseo, ma di creare un centro estremo funzionale, che non muoia, come ripetutamente è accaduto nel XIX secolo, con brusche battute d’arresto».
Per equilibrare la sua ricetta ultra-liberista, Macron punta sulle pensioni e sugli ammortizzatori sociali; è disponibile a creare un sussidio di disoccupazione universale che coprirebbe tutti, incluso chi è stato licenziato.
Il candidato dell’establishment
Per l’osservatore e analista di Asia Times, Pepe Escobar, esperto di geopolitica e questioni internazionali, tuttavia, «solo un pazzo può credere che Macron incarni il cambiamento quando nei fatti egli è il candidato dell’Unione Europea, della NATO, dei mercati finanziari, della gloriosa macchina Clinton-Obama, dell’establishment francese, degli oligarchi della borsa e dei sei maggiori gruppi mediatici francesi. Sulla stupidità della sinistra che ancora cerca di scimmiottare Tony Blair, c’è ben poco da dire. Il piano di Macron per risparmiare 60 miliardi di Euro di fondi pubblici, che prevede il licenziamento di 120.000 dipendenti pubblici, è il primo ingrediente per un potenziale scoppio di rivolte».
“Sottomissione all’UE”
La probabile vittoria Emmanuel Macron alle elezioni del prossimo 7 maggio sarà nel segno della continuità della politica francese negli ultimi anni, e non del paventato cambiamento. Macron è frutto di un’operazione di marketing ben strutturata, nonostante i proclami dei benpensanti e la retorica dei suoi slogan. Il suo «centrismo radicale» non salverà la Francia dai problemi che la affliggono, dall’immigrazione al terrorismo islamista, fino alla disoccupazione.
Come osserva Diana Johnstone su GlobalResearch, «da presidente, Macron confermerà la sottomissione francese alle norme dell’Unione europea che stanno distruggendo l’economia francese, la politica di guerra della NATO in Medio Oriente e l’ostilità verso la Russia. Marine Le Pen preferisce una politica di pace».
27.04.2017 di R. Vivaldelli

Trovate armi della NATO e della Turchia nei depositi abbandonati dall’ISIS

Armi-NATO-in-Siria-3Armi della NATO nei depositi dell’ISIS
I terroristi dell’ISIS (Daesh in arabo) in Siria combattono con le armi ricevute dalla Turchia e dalla NATO, questo lo dimostrano (fra l’altro) le armi confiscate a questa banda nel nord della Siria.
Nell’ambito delle grandi avanzate fatte dalle forze siriane e curde nella provincia Nord di Al-Raqqa, le Forze Democratiche della Siria (FDS), formazioni Curde, hanno potuto confiscare grandi quantità di armi dell’ISIS.
Secondo le immagini diffuse su questo sequestro, tutte le armi e le munizioni, confiscate nelle regioni attigue alla centrale idroelettrica della riferita città, risultano di fabbricazione turca e di proprietà della NATO.
Tra gli armamenti si evidenziano i missili anticarro M72 LAW, di uso abituale da parte dei terroristi dell’ISIS prodotti dalla ditta turca MKEK (sigla in turco del produttore).
Gli armamenti confiscati includono, tra gli altri, un mortaio da 120 mm. e la sua base, un Kalashnikov e quattro casse di proiettili, un lanciamissili multiplo Katyusha, due archi di mortaio e vari proiettili di mortaio, 100 componenti di mortaio e di obici , una rampa di mortaio da 82 mm., un sacco di proiettili BCK, due radio digitali Hytera, una cassa da 27 mm. DHSK, 20 cartucce da mortaio da 120 mm., 26 cartucce da mortaio da 60 mm. e un sacco di capsule da mortaio.
Armi della NATO trasportate dalla Turchia in Siria
Allo stesso modo, le forze curde hanno potuto sequestrare veicoli blindati di fabbricazione USA come Humvee, un veicolo militare Reo e un camion pick -up di marca Ford, tutti inviati dal territorio turco.
Con riferimento ad equipaggiamenti accessori, aggiungono le fonti, sono stati confiscati una videocamera di marca Sony, un notebook portatile , un telefono ed alcuni documenti della banda terrorista.
Tutto l’equipaggiamento, secondo le fonti locali, risulta di fabbricazione turca o made in USA, e tutto con sigle identificative della NATO che si presume sia arrivato nelle mani dei terroristi attraverso la Turchia.
Con il fine di rovesciare il Governo del presidente siriano, Bashar al-Assad, controllare i movimenti dei curdi vicino le sue frontiere, e sotto il pretesto di combattere contro il terrorismo, la Turchia ha fatto l’impossibile per ravvivare le fiamme del conflitto nel paese arabo.
 
Rispetto a questo, la Turchia ha favorito, tra le altre misure , l’invio in Siria di elementi armati, mercenari jihadisti, terroristi, come nello stesso tempo ha fornito a queste bande armamenti ed aiuti di vario genere.
 
Nota:  Questo sequestro di armi trovate nei magazzini dei terroristi è soltanto uno dei tanti effettuati dalle forze curde, dall’Esercito siriano e da Hezbollah, in cui vengono sempre ritrovate armi di fabbricazione USA e con codici identificativi della NATO. Non rappresenta quindi una novità ma una ulteriore conferma che i terroristi dell’ISIS, nonostante le dichiarazioni ufficiali dei Governi, ricevono rifornimenti ed appoggio dalle potenze (USA, Arabia Saudita e Turchia) interessate a rovesciare il Governo di Damasco e smembrare il paese.
D’altra parte ci sono le dichiarazioni di alcuni degli stessi esponenti dell’establishment USA che confermano di questo appoggio fatto dai servizi di intelligence USA o direttamente dall’Esercito turco.
Il doppio gioco sul conflitto in Siria da parte di Washington ed Ankara continua, al di fuori delle apparenze. I gruppi terroristi islamici sono stati utilizzati, con tutta evidenza, per destabilizzare la Siria e favorire gli interessi delle grandi potenze. Questo dovrebbe far aprire gli occhi a coloro che che hanno creduto a tutte le falsificazioni della propaganda occidentale su questo conflitto che dura da oltre sei anni.
Mag 04, 2017  Fonte: Hispan Tv Traduzione e nota : L. Lago

Deposito di armi chimiche dell’ISIS, colpito da bombardamento della coalizione USA, esplode causando centinaia di vittime

Esplosione-depositi-armi-chimiche-terroristi
Gli Usa sapevano dove era questo deposito, cancellano le prove guadagnandosi anche dei punti nella fantomatica lotta al terrorismo a loro dire ingaggiata dagli stessi Usa?

Esplode deposito armi chimiche terroristi
Un attacco della coalizione diretta dagli USA, sulla zona di Deir El Zor nell’est della Siria, ha causato l’esplosione di un deposito di armi chimiche detenuto dai terroristi che ha causato centinaia di morti
“Nella giornata di Mercoledì, alle 17,30/17,50 ora locale, la coalizione internazionale a guida USA ha centrato un obiettivo del Daesh (ISIS) nella piana di Hatla, ad est di Deir E-Zor, est Siria”, come ha informato oggi il Comando Generale dell’Esercito e le Forze Armate in un loro comunicato.
 
L’attacco, come spiega la fonte militare, ha provocato in un primo momento del fumo bianco che più tardi è diventato giallo, fatto che dimostra che il bombardamento della coalizione ha centrato un deposito che contiene “una grande quantità di sostanze tossiche” che erano in possesso del gruppo jhadista.
Il bombardamento degli aerei della coalizione anti-ISIS hanno provocato distruzione ed esplosioni nella sede dei terroristi. Inoltre si informa che “un gran numero di civili sono morti in conseguenza della inalazione di sostanze tossiche”, hanno aggiunto le fonti.
L’incidente fornisce la conferma che, senza alcun dubbio, “i gruppi terroristi, in particolare il Daesh ed il Fronte Al-Nusra (autodenominato Fronte Fath Al-Sham), già erano in possesso di armi chimiche e hanno la capacità di trasportare, immagazzinare ed utilizzare tali agenti chimici con l’aiuto di alcuni paesi regionali che forniscono loro tale materiale.
Allo stesso modo le fonti hanno sostenuto che l’episodio dimostra che i gruppi estremisti takfiri sono coordinati dai loro patrocinatori per accusare l’Esercito siriano di utilizzare armi chimiche, così come era accaduto nella città di Jan Sheijun, nella provincia di Idlib.
Questo accade pochi giorni dopo che Washington ed i suoi alleati avevano accusato il Governo siriano di usare armi chimiche su Idlib. Gli USA non hanno accordato alla richiesta della Russia di realizzare una indagine approfondita ed indipendente per provare la responsabilità delle autorità siriane e hanno realizzato in modo unilaterale un attacco contreo la base aerea di Al-Shairat , nell aprovincia centrale di Homs.
Fonti : HispanTv Sputnik Mundo Traduzione e sintesi: J. Manuel De Silva Apr 13, 2017

Siria, il Fronte AL Nusra ha attaccato un convoglio di civili che venivano trasferiti ad Aleppo

Attacco-convoglio-civiliAttacco convoglio civili
Il presidente della Siria, Bashar Al-Assad, ha informato oggi che si è verificato un attacco con bombe da parte del gruppo terrorista Fronte Al Nusra (appoggiato da USA ed Arabia Saudita) contro un convoglio di civili in fase di trasferimento su Aleppo.
Un convoglio di 10 autobus con i civili siriani sfollati, che provenivano tutti dalle località assediate dai terroristi,  sono arrivati questo venerdì nella città di Aleppo.
I veicoli arrivati ad Aleppo erano partiti dai paesi si Al-Fua e Kefraya, abitati da popolazione sciita, nelle vicinanze della città nord occidentale di Idlib, dopo essere rimasti bloccati per 48 ore, secondo le informazioni dei media locali. Nel viaggio di trasferimento il convoglio, che portava segni di riconoscimento per trasportare civili, è stato attaccato dai terroristi del Fronte Al-Nusra con bombe e raffiche di armi automatiche. Non è stato ancora comunicato il numero delle vittime e dei feriti.
Questo episodio segue di soli tre giorni l’altro luttuoso avvenimento quando un auto bomba dei terroristi è stata fatta esplodere contro un convoglio di civili (sciiti)  sempre in fuga dalle località assediate (Fua e Kefraya) con un bilancio di oltre 124 morti di cui 72 bambini.
Le forze dei terroristi che hanno il controllo dei villaggi a nord di Idlib, continuano a ricevere dalla Turchia e dagli USA ingenti forniture di armi e rifornimenti che utilizzano indifferentemente per attaccare le posizioni dell’Esercito siriano e per aggredire i civili di fede sciita, considerati fedeli al Governo di Damasco e che erano stati tenuti da circa due anni prigionieri ed a cui, grazie all’intermediazioni di ONG internazionali, era stato ultimamente concesso di abbandonare i villaggi a seguito di un accordo di scambio di prigionieri.
La guerra in Siria è ormai entrata nel 7° anno ed ha avuto un costo umano di circa 490.000 vittime, secondo le stime dell’ONU, oltre a centinaia di migliaia di feriti, invalidi e circa 5 milioni di profughi. Una immane tragedia che non accenna a terminare vista la volontà delle grandi potenze (USA, Gran Bretagna, Arabia Saudita e Turchia) di rovesciare il Governo di Damasco e di smembrare il paese per i propri interessi geopolitici.
Il 7 Aprile le forze navali USA hanno colpito con missili da crociera una base dell’aviazione siriana, causando danni e varie vittime. L’attacco ha preso a pretesto un attacco chimico avvenuto nella provincia di Idlib che ha causato circa 80 vittime e di cui è stata accusata l’aviazione siriana. Il governo Siriano ed il Ministero degli Esteri russo hanno decisamente negato l’utilizzo di armi chimiche da parte delle forze siriane ed hanno sostenuto che in realtà era stato bombardato un deposito di armi chimiche detenuto dai terroristi. Il Governo russo ha richiesto in sede ONU agli USA ed alle altre potenze di incaricare una commissione internazionale indipendente di svolgere indagini e di portar le prove delle accuse fatte all’aviazione siriana.  Vedi: Idlib ‘chemical attack’ was false flag to set Assad up,…
Gli USA si rifiutano di apportare prove e di far nominare una commissione indipendente e continuano a ribadire le accuse (senza prove) contro il Governo di Damasco, ventilando la possibilità di altri attacchi unilaterali.
Le accuse si basano su filmati trasmessi sui social media da parte dei “Caschi Bianchi “, una organizzazione di parte, legata al Fronte al Nusra e finanziata dai servizi di intelligence di USA e Gran Bretagna. Gli osservatori, fra cui anche una organizzazione di medici svedesi ed anche esponenti delll’Establishment USA (il senatore Ran Paul), hanno negato la veridicità delle prove adottate dal Pentagono per mettere sotto accusa il Governo siriano e vi sono fondati sospetti che si sia voluto prefabbricare un pretesto per una aggressione militare USA contro la Siria.
Apr 21, 2017  Fonte: Hispan Tv  Traduzione e sintesi: L.Lago

L’Esercito siriano ha abbattuto un drone dell’ISIS che utilizzava una bomba della NATO

Terroristi-dellISISTerroristi dell’ISIS appoggiati dalla NATO
Il tipo di bomba seriale, utilizzata dall’ISIS per attaccare i civili nella zona di Abul Al Alaya, è stata identificata dall’Esercito siriano (NDF) come un proiettile GLV-HEF, di esclusivo utilizzo NATO, prodotto in Bulgaria.
Secondo l’NDF le forze siriane nell’area di Abul Al Alaya hanno abbattuto un drone utilizzato dall’ISIS per gli attacchi, mentre stava sorvolando le loro posizioni e bombardando i civili nella zona.
L’ISIS ha utilizzato queste bombe per colpire i civili nelle zone urbane di Homs e Deir Ezzor per diversi mesi, obbligando i militari siriani a monitorare constantemente i paesi e le città della nella Siria orientale.
Le forze governative siriane hanno difeso le popolazioni dall’ultimo assalto effettuato dai miliziani dei gruppi terroristi anche nella zona del sud est di Hama.
NATO-BombBombe prodotte per la NATO
Nota: Non è la prima volta che vengono scoperte armi di produzione esclusiva per la NATO in possesso dell’ISIS, questo è avvenuto quando l’Esercito siriano si è impadronito di alcuni depositi usati dal gruppo terroristico in varie zone del paese ed in questi depositi sono state trovate armi di fabbricazione USA destinate alla NATO.
 
ISIS Droni
Ad Aleppo, quando la città è stata liberata dalle forze governative, è stato ritrovato un bunker con alcuni ufficiali della NATO (fatti prigionieri) che dirigevano le operazioni dei gruppi terroristi arroccati nei quartieri est della città. Si è saputo che dalla  base in Turchia venivano inviate ai terroristi le coordinate, rilevate dai satelliti, per colpire gli obiettivi delle forze siriane.Vedi: South Front
Nessuna sorpresa quindi ma una ulteriore conferma della complicità della NATO con le operazioni dei gruppi terroristi in Siria per destabilizzare il paese e rovesciare il Governo di Damasco.
By Leith Fadel – 20/04/2017 Traduzione e nota: L.Lago Fonte: Al Masdar News