Prime reazioni di “esultanza” per l’attacco USA nelle file dagli jihadisti in Siria

Milicianos-de-Al-Nusra-esultanoApr 07, 2017
Milicianos di Al Nusra esultano per l’attacco USA
Il Fonte Al Nusra , Jabhat Fatah Al-Sham e le altre organizzazioni jihadiste, appoggiate dagli USA e Arabia Saudita che operano in Siria,  si congratulano con Washington per l’attacco realizzato contro le forze dell’Esercito siriano e si augurano che il comando USA operi con altri attacchi successivi contro le basi e le posizioni dell’esercito siriano. Questo attacco indebolisce le forze dell’Esercito Siriano e consentirà ai gruppi Jihadisti di avanzare e recuperare le posizioni perse sul terreno di battaglia, in vista dell’obiettivo di rovesciare il Governo di Assad, impadronirsi del potere ed issare la bandiera nera dello Stato Islamico sui palazzi di Damasco.
Congratulazioni a Trump anche da parte di Israele per bocca di Netanyahu il quale, secondo molti osservatori, è il “suggeritore” dell’attacco e la mente strategica che orienta le decisioni dell’Amministrazione Trump. Esultano anche i monarchi dell’Arabia Saudita per l’avvenuto attacco e si augurano che presto gli USA intervengano massicciamente in appoggio dei gruppi mercenari jihadisti reclutati, finanziati ed armati da Rijad (e dagli USA) per rovescare il Governo di Damasco e riuscire ad imporre un regime salafita conforme alla sharia islamica in tutta la Siria. I monarchi sauditi, il Qatar e gli Emirati Arabi vedono avvicinarsi la prospettiva di un califfato islamico a Damasco.
Anche nelle capitali europee si approva l’operato di Trump, i governi filo USA ed atlantisti stanno preparando i comunicati di solidarietà ed appoggio in ossequio alla linea sempre ossequiosa e servile degli interessi americani. Questo nonostante la nuova ondata di profughi che , dalla Siria, dall’Iraq e dallo Yemen, tutte zone devastate dalle guerre americane, si abbatteranno sull’Europa.
Nel frattempo sono in corso febbrili consultazioni tra Mosca Teheran e Damasco per concordare una reazione comune all’aggressione USA.
Il Presidente lady Putin ha energicaente condannato l’azione USA come un atto di aggressione unilaterale effettuato sulla base di un falso pretesto ed ha richiesto la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Tuttavia nella situazione attuale le parole non bastano più. Risulta evidente che gli USA ed i loro alleati utilizzano non le parole ma il linguaggio delle armi.
 
Si aspettano le decisioni della Russia che si gioca in Siria la propria credibilità.
Fonti: Hispan Tv – Al Manar – Traduzione e commento: L.Lago

La Turchia taglia l’acqua alla Siria dopo l’incontro tra McCain ed Erdogan

Fonti-dacqua-Siria
nessun pennivendolo e dirittoumanista, attorucolo o cantantucolo si è INDIGNATO o ha alzato la voce. Ah si è colpa di Assad ovviamente. Gli unici paesi che ammazzano i propri popolo sono quelli che obbediscono alla TROIKA

Fonti d’acqua in Siria
Solo alcuni giorni dopo l’“insolito” viaggio di John McCain in Siria e Turchia, il governo turco ha tagliato le forniture di acqua dal fiume Eufrate nel nord della Siria, violando le convenzioni internazionali sul diritto all’accesso all’acqua.
Anche se è tornato un certo grado di stabilità in parte della Siria settentrionale in seguito alla recente liberazione da Al-Qaida di Aleppo e altre zone ad opera dell’esercito siriano, le forze esterne sembrano determinate a mantenere la regione instabile, a prescindere dalle conseguenze.
 
Nell’ultimo esempio di aggressione straniera in Siria, la Turchia, che a lungo ha svolto un ruolo da antagonista nel conflitto siriano che dura da quasi sei anni, ha interrotto il corso del Fiume Eufrate in Siria, privando il paese di una delle suoi fonti primarie di acqua.
Secondo la curda Hawar News Agency [in Inglese], la Turchia ha interrotto l’approvvigionamento idrico in Siria intorno al 23 febbraio, cosa che ha successivamente costretto alla chiusura un impianto idroelettrico della Diga di Tichrienne, ma anche a ridurre in modo significativo il livello dell’acqua della riserva ad essa associata. La diga fornisce sia l’acqua che l’elettricità a parti chiave della Siria settentrionale, come ad esempio la città di Manbij e altre parti del Cantone di Kobanê a maggioranza curda.
Diga sull’Eufrate e postazione combattenti curdi
 
La diga è una delle numerosi grandi dighe lungo il fiume Eufrate. Proprio a valle di Tichrienne si trovano la Diga di Tabqa e il suo bacino, il Lago Assad, che forniscono ad Aleppo la maggior parte dell’elettricità e dell’acqua potabile, così come l’acqua per irrigare oltre 640.000 ettari [link ad un file word in Inglese] di terreno agricolo. Un funzionario della città di Manbij ha detto all’Hawar News Agency che la città fornirà ai civili generatori a benzina per affrontare il black-out causato dall’interruzione del fiume. Lo stesso funzionario ha aggiunto che la Turchia “interrompendo il corso dell’Eufrate ha violato le convenzioni internazionali sull’energia idroelettrica, tagliando l’acqua dell’Eufrate”.
 
Questa non è la prima volta che la Turchia ha privato i Siriani dell’acqua per promuovere i propri obiettivi politici nella regione. La Turchia ha precedentemente interrotto il corso del fiume [in Inglese] nel maggio del 2014, facendo diminuire il livello dell’acqua del Lago Assad di oltre 20 piedi e creando il potenziale per un genocidio per mezzo della disidratazione. Bloccando il fiume, la Turchia minaccia anche i civili iracheni. I principali centri urbani come Mossul, le cui forniture d’acqua dipendono in gran parte dagli invasi [in Inglese] alimentati dall’Eufrate, potrebbero subire gravi conseguenze se il fiume continuerà ad essere bloccato.
L’atto di interrompere il corso del fiume non è senza precedenti, ma la sua tempistica è peculiare. Solo pochi giorni prima dell’atto della Turchia, il senatore americano John McCain ha visitato “in segreto” [in Inglese] il Cantone di Kobanê, la stessa regione che ora si trova senz’acqua, prima di dirigersi verso la Turchia, dove ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Secondo l’ufficio del senatore [in Inglese], “La visita del senatore McCain è stata una preziosa opportunità per valutare sul terreno l’andamento della situazione in Siria e Iraq”, e aggiunge che McCain si auspica di lavorare con l’amministrazione Trump e i capi militari “per ottimizzare il nostro approccio” nella lotta allo Stato Islamico.
 
Anche se gli Stati Uniti hanno sostenuto i Curdi nella loro lotta perché mantenessero i loro territori lungo il confine Turco-Siriano liberi dall’influenza terrorista, lo hanno fatto al costo di complicare notevolmente le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Turchia.
 
Ad esempio, nei primi mesi del 2016 Erdogan ha chiesto in modo teatrale [in Inglese] agli Stati Uniti di scegliere tra un’alleanza con la Turchia o con i Curdi siriani. Lo scontro diplomatico da allora ha raggiunto nuove vette di tensione, con la Turchia che meno di due settimane fa ha minacciato di invadere la città di Manbij tenuta dai Curdi [in Inglese]. Manbij è la città che soffre di più dal blocco dell’Eufrate operato dalla Turchia, il che suggerisce che la mossa potrebbe essere destinata a destabilizzare i Curdi prima che avvenga qualcosa di più drastico.
Vale anche la pena ricordare che, nonostante le affermazioni di Erdogan e di McCain di essere desiderosi di “sconfiggere” lo Stato Islamico e le altre fazioni terroristiche, entrambi hanno stretto legami con quegli stessi gruppi. Questo, naturalmente, suggerisce che la visita di McCain, così come le recenti mosse da parte della Turchia, abbiano secondi fini, che devono ancora essere espressi pubblicamente.
 
Ad esempio, McCain è stato così solerte nello sforzo di rimuovere Assad dal potere che ha favorito i rapporti con i ribelli “moderati” siriani e le forze d’opposizione più note, come lo Stato Islamico. A confermare ciò ci sono prove fotografiche, con una famigerata foto [in Inglese] che mostra McCain in posa con Khalid al-Hamad – un ribelle “moderato”. McCain ha ammesso l’incontro con ISIS anche sulla televisione nazionale, arrivando a riconoscere che egli è ancora in contatto col famigerato gruppo terroristico.
 
Erdogan, da parte sua, si è rivelato essere un giocatore importante nel contrabbando di petrolio dello Stato Islamico [in Inglese] dalla Siria per la vendita sul mercato globale. Sono state queste vendite di petrolio che hanno consentito allo Stato Islamico di crescere fino a quello che è oggi e di diventare uno dei gruppi terroristici meglio finanziati al mondo [in Inglese].
Sen. John McCain visited rebels in Syria on Monday, his communications director confirmed to CNN, making the Arizona Republican the highest ranking elected official from the United States to visit the war-torn country since its civil war began over two years ago.

Sen. John McCain visited rebels in Syria on Monday, his communications director confirmed to CNN, making the Arizona Republican the highest ranking elected official from the United States to visit the war-torn country since its civil war began over two years ago.

Senatore McCain con i terroriti protetti dagli USA

 
Con tali collegamenti ormai ben documentati, sembra improbabile che McCain ed Erdogan abbiano discusso di come sconfiggere lo Stato islamico. Sulla base delle prove, sembra molto più probabile che entrambi rimangono ansiosi di destabilizzare la regione per il loro comune obiettivo di deporre Assad. Con la Turchia già al lavoro per destabilizzare la Siria settentrionale col taglio delle risorse chiave, vedremo presto quali altre misure potrebbero essere state discusse nel corso di questo incontro “segreto”.
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Articolo di Whitney Webb pubblicato su Mint Press News il 3 marzo 2017.
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci Per SakerItalia.

Per i bambini di Mossul, la Goracci non piange. Chiediamoci perchè

Non abbiamo né pane né acqua”, dice la donna: “Facciamo appello alle organizzazioni umanitarie,   che ci invino aiuti, soprattutto pane e acqua, e anche beni come gas, combustibile, generatori elettrici”.  E’ una delle forse  centomila persone fuggite da Mossul, sottoposta ai bombardamenti americani dall’ottobre scorso per “liberare Mossul da Daesh”.
L’operazione  è stata chiamata “Inherent Resolve”, che sarebbe “determinazione innata”. Gli  americani però, agli sfollati non offrono alcun aiuto umanitario.   Migliaia  di sfollati si  affollano nel villaggio  di Hammam al-Alil, 30 chilometri a Sud di Mossul, dove non è nemmeno in allestimento un campo-profughi provvisorio:  mancano tende, tutti i generi di prima necessità;   i fuggitivi non hanno denaro – la donna che parla, insegnante, non riceveva lo stipendio da due anni nella città occupata dall’IS né piccoli beni da scambiare per il cibo e l’acqua. Non c’è nemmeno un qualche serbatoio dove raccogliere  l’acqua.  “L’aiuto umanitario non arriva fino a noi.  I pacchi sono aperti, saccheggiati e poi richiusi”.   La situazione igienica è ovviamente   critica. La catastrofe umanitaria è imminente.
Questa assenza  internazionale ha un motivo: il silenzio dei media. Le ONG sono assenti, perché il caso non è mediatico.  Nulla di simile alle lacrime sparse su Aleppo Est bombardata dai russi  spietati, che colpivano  gli innumerevoli ospedali pediatrici di una città che, occupata da Daesh,  era piena di bambini.  Eppure ci sono bambini anche  con gli sfollati di Mossul, oltre 50 mila secondo l’Unicef.
E in pericolo imminente. Niente: qui niente convogli Onu guidati dal valoroso Staffan de Mistura, niente Caschi Bianchi premiati ad Hollywood che  tiravano fuori i bambini di Aleppo dalle macerie e li fotografavano.  E  nessuna lacrima della inviata della Rai, la animosa Goracci: le ha spese tutte per singhiozzare su “L’ultimo ospedale di Aleppo eliminato” dai cattivi russi (era sempre l’ultimo rimasto),  per i bambini affamati e senza medicinali, che richiedevano assolutamente una tregua, perché Daesh si potesse riorganizzare.
Intendiamoci,  la Goracci c’è stata a Mossul: ai primi di novembre, embedded nelle truppe irachene . Ha fatto i servizi d’ordinanza su un quartiere  liberato, le necessarie foto-opportunity. Poi basta.  I bombardamenti americani stanno ammazzando civili, donne e bambini di Mossul, ma ciò non interessa più.
Il perché è spiegato in un saggio dal titolo Shadow Wars, Guerre-Ombra, scritto dal professor Christopher Davidson: il quale non esita a chiamare esplicitamente l’ISIS  un “patrimonio strategico” per l’amministrazione Obama.  Uno “strumento da utilizzare contro   i nemici”.
“IS, patrimonio strategico per gli Usa”
Magari i lettori del nostro blog lo sapevano già. Ma il punto è che il professor Davidson non è un alternativo: cattedratico di studi medio-orientali alla Durham University britannica, è consulente della NATO, del Parlamento Britannico, della British Petroleum (BP) e dei ministeri degli esteri di  Olanda e Nuova Zelanda. Secondo l’Economist, è “uno degli universitari meglio informati  sull’area del Medio Oriente”.  Il suo libro quindi è discusso e recensito sui media anglo-americani.
 
Davidson racconta come l’operazione che sta “liberando Mossul” secondo i media, stia facendo anche un’altra cosa: “La concentrazione degli aerei dell’operazione Inherent Resolve nei cieli  della maggior parte dei territori occupati dallo Stato Islamico”, hanno costretto “le forze russe a restringere il perimetro dei loro attacchi nel Nord-Est della Siria”.  In altre parole,  coma ha confermato anche la rivista TheArabist.net, la Russia “è stata ostacolata nella sua capacità di bombardare Daesh, perché la coalizione diretta dagli Stati Uniti ha messo in essere una zona di esclusione  aerea effettiva”  a protezione del Califfato
Christopher Davidson
Davidson riconosce che, “a un anno dall’inizio di Inherent Resolve  nei cieli”,  di Irak e Siria durante l’estate del 2015, “lo Stato Islamico appare più libero che mai di percorrere la maggior parte del suo territorio. I suoi convogli, a volte formati da centinaia di veicoli ad ogni spostamento”  raggiunsero nel 2015  “gli avamposti del governo di Assad a Palmira”, e “in Irak […] riuscirono a impadronirsi di Ramadi […]  ancora una volta avendo attraversato un territorio largamente   allo scoperto”,  semidesertico.    
“Abbiamo  continuamente sentito le forze irachene e curde lamentare che  gli attacchi aerei del comando americano erano  largamente inefficaci, colpendo spesso costruzioni vuote e installazioni non occupate […]  In Irak, le autorità hanno parimenti denunciato che Daesh riceveva avvertimenti preventivi”.
Davidson ritiene  che anche l’ultima e più recente “riconquista” di Palmyra da parte di 4 mila guerriglieri di Daesh, nel dicembre 2016, “meriterebbe un’inchiesta approfondita”. Ciò  perché l’aviazione americana aveva avvertito i russi (come di routine per evitare  “incidenti” fra le due aviazioni) che “il Pentagono s’era ‘riservato’  quella data dell’8 dicembre per occupare lo spazio aereo  di Palmyra”  perché intendeva lanciare  “il più vasto bombardamento  dell’anno”  contro  le fonti petrolifere di finanziamento di Daesh. Di fatto, la US Air Force s’è accanita contro un convoglio di autobotti vuote e senza autisti (lo ha precisato Usa Today:    http://www.usatoday.com/story/news/world/2016/12/09/airstrike-syria-united-states-coalition-islamic-state/95210166/
“I russi erano stati informati che si dovevano tenere alla larga di Palmyra e della sua periferia, mentre i combattenti di Daesh avanzavano liberamente in direzione della città”. Il che ci dice  che gli Usa hanno aggiunto ai loro crimini di guerra e contro l’umanità, anche la voluta distruzione della zona archeologica  più preziosa della Siria,  al solo scopo – si direbbe – di azzerare una  fonte di onesti guadagni turistici futuri per la nazione.
Allungherei troppo a riferire tutte le altre volte in cui la zona di esclusione aerea di fatto imposta dagli Usa  sopra Daesh ha reso possibile, anzi agevolato,  le puntate offensive e  le conquiste dello Stato Islamico. Dato il continuo sorvolo di droni e aerei da ricognizione, “i pianificatori di Inherent Resolve hanno certo una conoscenza precisa dei movimenti dell’IS da trenta mezzi[…]. Secondo le mie fonti in Irak e Siria, che vivono per lo più  nelle  zone occupate da Daesh, è impossibile spostare imponenti colonne di combattenti da un luogo all’altro senza essere osservati”.
Per esempio nel giugno 2016, quando un  convoglio di centinaia di veicoli  in uscita dalla città di Falluja, lo stato iracheno chiese  agli americani di usare la forza aerea per distruggerlo. Il CENTCOM (il comando delle operazioni nell’intero Medio Oriente) addusse “il cattivo tempo” e ”la protezione dei civili” per non fare nulla:  i militanti di Daesh avevano  con loro donne, bambini, famiglie o scudi umani che fossero. Alla fine è stata la piccola aviazione irachena a  neutralizzare il convoglio.
La preoccupazione umanitaria del CENTCOM  si è manifestata vivamente anche nell’agosto 2014,quando non ha voluto incenerire le centinaia di camion-cisterna  che  portavano il greggio rubato da Daesh ai turchi (al figlio  di Erdogan), motivando con la sua paura di “colpire dei civili”  fra gli autisti delle cisterne.
Una delicatezza che dormiva nei vent’anni precedenti, quando la conquista dell’Irak ha  prodotto 4  milioni di morti, quasi tutti civili, e l’uso abbondante di uranio impoverito, che ha conseguenze catastrofiche  sulla discendenza degli iracheni e dei siriani, senza contare la disgregazione della società tutto sommato avanzata e   civile instaurata da Saddam Hussein,  con i servizi pubblici regolari e la sicurezza mantenuta fra sciiti e sunniti.
Adesso,  poi, la viva ansia umanitaria del Pentagono è  tornata nel sonno verso la popolazione civile dello Yemen:  perché la “coalizione” anti-IS, oltre  a garantire la esclusione aerea a  protezione di Daesh in Irak e Siria (Davidson ci spiega che l’aviazione francese ha tirato “una bomba al giorno in una regione grande come la Gran Bretagna”, perché Hollande combatte sì l’IS, ma, ha detto,  “Non voglio fare il gioco  di Assad”),  affianca l’Arabia Saudita nella sua guerra contro gli Houti. Dove il massacro  di civili dal cielo è quotidiano, e la loro uccisione per fame e distruzione delle poche infrastrutture è cosa fatta – ma senza strappare una lacrima al TG3.
Le scuole sono state colpite 800 volte. Perché fare questo, se non per uccidere più gente possibile?” si lamenta Kim Sharif, direttrice   del Centro per i diritti dell’Uomo nello Yemen.  Anche gli americani non sono stati di meno: “Quando i Navy Seals sono atterrati a Shabwah un mese fa, hanno sparato a tutto quello che si muoveva: le vittime sono state solo donne e bambini”.   L’impresa è stata motivata come la necessità di debellare, in Yemen, una base di Al Qaeda. Va a sapere: di fatto hanno ammazzato 25  persone, di cui 10 bambini e  9 donne.
Ma sono milioni i civili che rischiano di morire per fame. In Yemen  sta già avvenendo la catastrofe umanitaria   fra le più spaventose del secolo. Senza una lacrima della Goracci, della Merkel, della Mogherini, dell’ONU.
 
Il professor britannico evoca come nacque Inherent Resolve: agosto 2014, l’uccisione del giornalista americano James Foley.
Qualcuno dubita che sia vero.
 
Sgozzato, o almeno così pare, in un video da un tizio mascherato da jihadista a volto coperto, con un accento così  fortemente londoniano,  che verrà chiamato Jihadi John. In esso, Jihadi John  minaccia direttamente il presidente Obama.  Scoperto dal SITE di Rita Katz e amplissimamente diffuso dai media tv,  il video costringe Obama a lanciare l’operazione di “degradare e  infine  eliminare” l’IS. Primo effetto  della “risoluzione inerente”, precisa Davidson, è questo: Usa, Regno  Unito e Francia devo sospendere i tagli programmati alla difesa e anzi aumentare l’armamento  . e la vendita agli altri  alleati della coalizione anti-IS, specie i sauditi.
 
Grazie a ciò “le più grandi imprese americane hanno conosciuto  un boom importante, le loro azioni  hanno abbattuto record storici. Raytheon ha visto la sua quotazione passare da 75 […] a 125  dollari a fine 2015. Nello stesso periodo,  l’azione Northrop Grumman passò da 95  dollari a uno stupefacente 186,20 dollari. [..] a inizio del 2015, l’amministratore delegato di Lockheed Martin informò un esperto di Deutsche Bank che ogni riduzione di vendite di armi “non era certo prossima ad accadere”, a causa della “instabilità del Medio Oriente”  e delle opportunità di affari  corrispondenti. Questa regione restava “una zona di crescita” per la sua impresa”.
 
Nel settembre 2013,   Obama proclama che Assad ha superato la linea rossa “gasando il suo stesso popolo”: la reazione russa – che induce Assad a consegnare tutto il suo arsenale chimico all’Onu –  e il voto contrario del parlamento britannico, del tutto inaspettato, costringono Obama a rinunciare all’invasione diretta della Siria. E’ allora che viene lanciata, come ha raccontato lo stesso New York Times solo nel gennaio 2016,
la vasta operazione clandestina della Cia per formare, armare, stipendiare e istruire  decine di migliaia di mercenari anti Assad: Timber Sycamore”, costata “diversi miliardi di dollari”, in gran parte versati dall’Arabia Saudita, che è anche la più insaziabile compratrice delle  armi americane (sulla carta è  la seconda  potenza militare del mondo, prima di Russia e Cina). Secondo l’esperto Joshua Landis,  i vari stati impegnati hanno dedicato 15 miliardi di dollari allo scopo di rovesciare Assad.  Cifra da ritenere per difetto, perché  le avventure estere dell’Arabia Saudita (e del Katar)  non vengono certo iscritte nei bilanci  formali.
 
L’ingenuo lettore può  piangere al pensare che con quelle cifre si poteva  sviluppare la Siria, coprire d’oro i siriani invece di ammazzarli e farli ammazzare, per non dire del risollevare le sorti degli americani   che abitano sotto le tende avendo perso il lavoro e, quindi, la casa ipotecata da mutuo.
 
“Lo Stato Islamico esiste  come struttura politica la cui utilità supera i guadagni militari e politici  che conseguirebbero    alla sua sconfitta, e non solo per gli Stati Uniti ma per le monarchie del Golfo […]. Lo Stato Islamico combatte gli sciiti in Siria e Irak”. Si aggiunga  che le reti islamiste di arruolamento per la guerra santa in Siria e Irak hanno, per le petromonarchie, di “emasculare i sollevamenti popolari  che minacciavano  le monarchie del Golfo” dal 2011.
E in fondo, questo  razionale è validissimo anche per il capitalismo terminale trionfante: consumare  e vendere  enormi quantità di materiali, scongiurando quindi la riduzione della produzione industriale, senza allo stesso tempo aumentare il potere d’acquisto degli americani, e dei lavoratori occidentali in genere, che devono essere  tenuti a stecchetto, precari, minacciati  di disoccupazione.  La Goracci non ci piangerà sopra, perché lei “lavora per la Rai”,dove i giornalisti non conoscono austerità né stecchetto.
 
di Maurizio Blondet – 22/03/2017  Fonte: Maurizio Blondet

Gli USA sospendono i piani per impadronirsi di Raqqa, il presidente Trump vuole che la Russia sia unisca con le forze statunitensi

Il presidente Trump ha disfatto il piano della precedente amministrazione (Obama) per conquistare la città di Al-Raqqa, il bastione dell’ISIS in Siria. Il piano si basava su una strategia che poggiava sulle forze curde a cui si dovevano fornire armi e mezzi moderni ed aiutarle  a prendere la città.
Siria spazzano via rattiPochi giorni fa gli USA hanno fornito veicoli blindati ad un gruppo di ribelli arabi siriani (Forze democraiche FAD) formato da miliziani locali, rifiutando l’aiuto alla componente curda, SDF, per non pregiudicare i rapporti con Ankara.
Secondo il Washington Post, i funzionari militari USA sono rimasti costernati nel verificare che il piano non aveva alcuna disposizione chiara per coordinare le operazioni e non prevedeva alcun coordinamento con la Russia e con la Turchia, ultimamente infuriata per l’aiuto fornito ai curdi da Washington. Inoltre mancava nel piano una alternativa in caso di sconfitta dei curdi e non si specificava il numero degli effettivi necessari per l’operazione.
L’operazione era stata lanciata nel Novembre del 2016 e contava sull’appoggio ai curdi dell’SDF. Attualmente Trump sembra che voglia contare su una cooperazione con la Russia e che si aspetti un coordinamento anche con la Turchia, assegnandosi un ruolo di intermediario fra la Turchia ed i curdi.
In realtà il comando USA si è accorto delle difficoltà in quanto occorre avere una forza terrestre ed i curdi non dispongono di effettivi sufficienti. La Russia ha cooperato con la Turchia nell’operazione congiunta per conquistare al-Bab. Gli USA hanno lanciato la proposta delle zone di sicurezza in Siria, appoggiata anche dalla Turchia ma la Russia e la Siria si oppongono.
Michael Flynn, il nuovo assistente alla sicurezza di Trump, aveva criticato aspramente la strategia di Obama come inconsistente ed ha sostenuto la necessità che gli USA e la Russia cooperino in Siria, visto che, come dichiarato in una intervista, i russi sono già lì sul posto e, “che ci piaccia o no, bisogna cooperare in forma costruttiva”.
Il Presidente Trump pensa che un cambio di regime in Siria causerebbe una situazione ancora più instabile e che sia necessario sostenere Assad e predisporre una azione congiunta prioritariamente per sconfiggere l’ISIS.
Il presidente Trump aveva incaricato il 28 di Gennaio i comandanti militari di preparargli un piano entro 30 giorni, per sconfiggere l’ISIS, specificando il cambiamento della strategia, le alleanze militari, i soci della coalizione,. ecc. Il piano era stato affidato al Segretario della Difesa James Mattis ed a tutto lo staff del Pentagono.
L’ordine è stato impartito da Trump poco prima di avere un colloquio telefonico con Putin e sembra che in questo colloquio ci sia stata una intesa di massima nel collaborare fra USA e Russia e che un buon inizio potrebbe essere quello della conquista di Raqqa mediante una azione congiunta. Le zone di influenza e gli obblighi reciproci potrebbero essere definiti in seguito.
Le parti potrebebro avanzare nel contesto degli accordi di Astana, approvati dall’ONU, e le conversazioni potrebbero estendersi prossimamente a Ginevra per trovare una soluzione alla crisi siriana ed a altri capitoli di contenzioso.
Di fatto l’operazione per liberare Raqqa non è possibile realizzarla senza un coordinamento fra la Russia, gli USA e la Turchia, che sono i protagonisti fondamentali nel conflitto e si dovrà realizzare con il consenso del governo di Damasco, ove sarà la Russia a mediare fra le parti.
Non è facile prevedere cosa accadrà una volta portata a termine l’operazione. Chi sarà l’autorità che prenderà in mano la situazione visto che le parti in conflitto hanno visioni diverse ed opposte sul futuro del paese. Ci dovrà essere una presenza internazionale ed un accordo su quello che si dovrà fare in seguito.
Questo potrenbbe essere l’inizio di un processo più amplio con opportunità di una soluzione diplomatica. Inoltre potrebbe stabilire un inizio di cooperazione fra Russia e Stati Uniti sia sulla Siria che su altri paesi dove vi è una presenza dell’ISIS.
Feb 05, 2017 – – di  Peter Korzun
Traduzione: Juan Manuel De Silva

Rivelazioni dell’ex presidente Tunisino: fu la CIA a scatenare la Primavera Araba a Tunisi in coordinamento con gli jihadisti

peccato che da noi il suicidio di Michele, 30 anni, non abbia dato il via ad alcuna ribellione “spontanea” ma sia stato deriso dall’intellighenzia che detesta il popolo.

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Miliziani in Tunisia
Sei anni dopo il suo rovesciamento, l’ex presidente tunisino Ben Alì, ha lanciato un messaggio al suo popolo in cui accusa la CIA di aver scatenato la “Primavera Araba” in coordinamento con gli jihadisti. Il messaggio lo ha pubblicato l’agenzia di stampa Jamahiriya News popchi giorni fa, ignorato dai media occidentali.
Presentato dalla stampa occidentale come “un dittatore”, Ben Alì ha governato la Tunisia dal 1987 fino al Gennaio del 2011, quando, con il pretesto di un piccolo commerciante che si era suicidato in pubblico, i servizi di intelligence di USA e Francia e Regno Unito, approfittarono dell’episodio per innescare una rivolta di piazza che aveva il fine di destabilizzare la Tunisia ed il mondo arabo. Così iniziò la Primavera Araba.
Secondo Ben Alì, i piani  della CIA si iniziarono a tramare nel 2007 perchè il suo governo aveva rifiutato di cedere agli Stati Uniti la base militare di Biserta e perchè la Tunisia non accettò di indurire il blocco economico contro la Libia, come chiedeva Washington.
L’anno successivo, Condolezza Rice, consigliere per la Sicurezza di Obama, si presentò a Tunisi per creare un “centro” che doveva educare la gioventù tunisina a difendere i diritti umani, a cui il governo di Ben Alì gli rispose: “Signora perchè questo centro non lo va a realizzare in Israele”? Alla Rice la domanda non fu per nulla gradita tanto che sospese le interviste che aveva programmato, fece le valige e prese l’aereo di ritorno nello stesso giorno del suo arrivo.
Quando il governo tunisino ebbe la consapevolezza che gli USA stavano preparando il suo rovesciamento, Ben Alì domandò cosa ne sapesse Alì Seriati, il quale gli rispose che si trattava di informazioni false. Tutto si trovava già sotto il controllo della CIA. Mancava una settimana all’episodio del suicidio in piazza del commerciante.
Il 14 Gennaio, Ben Alì accompagnò all’aereoporto sua moglie e suo figlio, perchè abbandonassero il paese per causa dell’incertezza politica e, quando si disponeva a ritornare nel palazzo Presidenziale, incontrò il Seriati in aereoporto il quale lo consigliò di prendere un aereo e partire, con una velata minaccia: la sua vita si trova in pericolo. Avrebbe avuto occasione di tornare quando si fosse ristabilita la calma.
Avvenne come in altre situazioni simili di rivoluzioni di colori, primavere o nella piazza di Maidan, così presto iniziarono le uccisioni, causate da francotiratori nascosti che sparavano in modo indiscriminato per provocare rabbia nelle moltitudini contro il governo e seminare il caos. La CIA aveva formato squadroni della morte, finanziati dal Qatar, con gli jihadisti di “Ennahda” e o con mercenari provenienti da paesi vicini, incluso dalla Bosnia.
Nel suo messaggio Ben Alì segnala direttamente il movimento islámico Ennahda come parte integrante del Golpe, ed incluso avendo armato e addestrato militarmente la propria gioventù. L’ex presidente si mostra meravigliato per la vicinanza che la Ennahda aveva con la CIA e per il fatto che nessuno abbia domandato chi  aveva dato l’ordine di sparare contro la moltitudine, nonostante che alcuni dei  francotiratori furono arrestati nella stessa notte degli avvenimenti.  L’ex presidente deposto aggiunge che gli spari proseguirono fino a che lui se ne andò in esilio in Arabia Sudita. Dopo il Golpe, gli islamisti della Ennahda si presentarono davanti alla popolazione come vittime delle uccisioni.
Bel Alì termina il suo racconto assicurando che oggi Tunisi è un rifugio per i servizi segreti stranieri e per le bande criminali, sotto il patrocinio della CIA.
L’accordo per realizzare una base militare USA in Tunisia, già si è firmato. Questo fu il motivo ultimo dell’inizio della “Primavera Araba” in Tunisia e nel mondo arabo.
Il racconto dell’ex presidente tunisino sarebbe risultato un poco più completo se anche lui avesse ammesso le proprie responsabilità, questo però significava chiedere molto.
Traduzione: L.Lago
Feb 04, 2017

Assordante! Il silenzio dei media europei sulla cattura degli ufficiali NATO in Siria

Mentre tutta l’attenzione dei media si è focalizzata sugli ultimi eventi luttuosi di Berlino, in Siria continuano le operazioni di evacuazione dei civili sotto la attenta sorveglianza delle forze siriane e russe.
I terroristi, ancora rimasti trincerati nella zona di Idlib, nei paesi di Al-Foua e Kefraya, hanno creato difficoltà e ritardato il passaggio degli autobus che traspotavano i civili, fra cui malati, feriti e le loro famiglie, lungo la strada che collega Idlib ad Aleppo, la città liberata dalle forze siriane.autobus-civili-siria
 
Ministero della Difesa: la Russia ad Aleppo ha fatto l’impossibile Risulta che otto autobus sono stati fermati mentre percorrevano la strada Al-Foua-Aleppo, a 50 chilometri dalla loro destinazione. I civili provengono tutti dalle zone a maggioranza sciita. Alcuni degli autobus sono arrivati ad Aleppo dopo 12 ore mentre di 5 di questi si sono perse le tracce.
In un altro avvenimento, le bande dei miliziani takfiri (i “ribelli moderati” secondo i media occidentali) hanno dato fuoco a molti autobus per impedire l’evacuazione dei civili dalla zona di Idlib. Dagli autobus i terroristi hanno prelevato gli autisi, fra i quali due feriti, e li hanno portati in destinazione ignota, come riferito dalla Mezza Luna siriana. Il governo siriano ha inviato altri autobus per sostituire quelli distrutti. Nostante questo, da Aleppo continua con successo l’evacuazione dei civili ed altri 15.500 sono stati evacuati da aleppo Est.
Gli episodi dell’incendio agli autobus e i colpi d’arma da fuoco sparati contro alcuni convogli, dimostrano comunque che il patto raggiunto di tregua con il Governo di Damasco, viene continuamente violato dagli stessi gruppi di miliziani che l’Occidente tende a proteggere.
Tutto il mainstream impegnato a falsificare Aleppo
Rimane un silenzio assordante da parte dei media occidentali e da quelli europei in particolare sulla cattura effettuata ad Aleppo Est di ufficiali della NATO e dei servizi di intelligence occidentali. Le autorità siriane, grazie a dati accurati, erano arrivate nel comando supremo degli ufficiali occidentali e arabi nascosto nel seminterrato di un quartiere di Aleppo est, catturandoli tutti vivi. Alcuni nomi sono già filtrati. Si tratta di militari USA, francesi, inglesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatarioti ecc., che la Siria detiene attualmente con grande cura per concludere i negoziati con i Paesi che l’hanno devastata.
 
Si è saputo che sono numerosi gli agenti stranieri armati catturati dalle forze siriane e che la Turchia ha chiesto alla Russia di far uscire vivi. Gli ufficiali dei servizi segreti, tra cui statunitensi, erano rimasti intrappolati con i terroristi ad Aleppo, nella sala operativa segreta presente nello scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via al-Sharad, ad Aleppo est. Vedi: At Least 14 US Coalition Military Officers captured by Syrian Forces in East Aleppo Bunker Fra questi ufficiali catturati vi sono il capitano David Scott Weiner (USA special forces), il tenente David Shlomo Aram delle forze di Israele ed altri elementi di nazionalità saudita, turca, giordana e britannica i cui nomi sono stati pubblicati dall’autorità militare siriana.
La notizia della cattura è stata data dai media russi, iraniani, libanesi, argentini e di altri paesi ma è stata tenuta accuratamente occultata dai grandi media europei. Si nota ancora una volta l’effetto censura relativamente alle notizie “sgradite” al comando USA/NATO delle operazioni che avvengono in Siria.
 
Tutte le guerre illegali della Nato raccontate in un libro
Sarebbe interessante chiarire quale sia l’effettivo ruolo svolto dalla NATO nel conflitto in Siria, ruolo di cui i giornale e le TV occidentali non parlano ignorando completamente l’attiva partecipazione delle forze NATO che assistono sia come logistica che come intelligence i gruppi dei miliziani jihadisti in Siria.
Questo ruolo, inizialmente occultato, è divenuto evidente nel corso del tempo e con gli ultimi sviluppi riscontrati sul campo di battaglia. Si sa per certo che dalla base NATO in Turchia vengono trasmessi importanti dati di intelligence ai gruppi di comando dei terroristi e fra questi le coordinate degli obiettivi da colpire con l’artiglieria ed i missili di cui i miliziani dispongono.
Le comunicazioni sono state intercettate dall’intelligence russa che ha individuato le postazioni di comando dei terroristi fra cui erano mescolati alcuni ufficiali della NATO con compiti di comando e coordinamento. Risulta che i miliziani hanno persino utilizzato dei droni di fabbricazione USA che sono stati da loro inviati al di sopra delle linee dell’Esercito siriano e ritrovati in alcuni dei loro covi.
Siria, perché l’Occidente si schiera con i terroristi?
 
Importante il ruolo svolto dalla NATO per favorire le forniture di armi, munizionamento ed equipaggiamenti vari ai gruppi terorristi. Anche Israele ha fatto la sua parte, come dimostra i ritrovamento di molto materiale di fabbricazione israeliana nei covi dei terroristi. Molti di questi hanno ottenuto l’assistenza sanitaria delle autorità israeliane che hanno provveduto a prelevare i feriti ed a ricoverarli presso gli ospedali in Israele, nella regione contigua al Golan.
D’altra parte la struttura della NATO è sempre stata determinante nelle guerre scatenate dagli USA con pretesti vari, questo è avvenuto nella guerra dei Balcani, quella per deporre Milosevic e smembrare la ex Yugoslavia, lo stesso si è verificato nella Guerra in Iraq e di seguito con l’aggressione contro la Libia. Il conflitto in Siria, per sua natura un conflitto complesso dove operano una serie di forze che soltanto la capacità dei comandi NATO poteva coordinare sul terreno, essendo gli ufficiali dell’Alleanza Atlantica addestrati per coordinare un cumulo di forze complesse in un teatro difficile come quello siriano.
 
Stoltenberg spiega la reticenza della NATO nel conflitto siriano Questo spiega perchè siano stati individuati e catturati gli ufficiali della NATO (assieme a sauditi ed israeliani) in un bunker installato fra i quartieri est di Aleppo. Fonti militari russe danno per sicuro che si trattasse di un centro di comando che pilotava le operazioni, in collegamento con la base NATO di Smirne in Turchia. Risulta che nelle postazioni dei terroristi erano presenti armi ed equipaggiamenti elettronici molto sofisticati in grado di intercettare le comunicazioni ed individuare gli obiettivi da colpire e soltanto la tecnologia occidentale poteva fornire questo supporto ai terroristi. Tutte le evidenze dimostrano la stretta collaborazione delle potenze occidentali con i gruppi terroristi radicali come Al Nusra e gli altri che vengono utilizzati come una leva per destabilizzare i regimi da rovesciare per gli interessi geostrategici di Washington.
La mascheratura propagandistica dei “ribelli moderati” è miseramente caduta con l’assedio di Aleppo dove si è visto che tutti i vari gruppi di miliziani si trovavano sotto il comando della formazione di punta, quella del Fronte Al Nusra, anche se questa ultimamente ha cambiato la sua denominazione in Jabhat Fatah Al-Sham.
 Mogherini invita Paesi arabi a risolvere questioni e conflitti in Medio Oriente La Guerra in Siria è stata di fatto una continuazione delle guerre in Iraq ed in Libia, dove la strategia militare è cambiata  drasticamente nei 14 anni trascorsi dalla invasione del 2003, come lo stesso Pentagono ha reso manifesto. Oltre alle unità di intelligence, oggi le potenze occidentali (USA, Gran Bretagna e Francia) stanno mettendo sul terreno commandos di forze speciali che combattono senza distintivi e la cui presenza in Siria (come in Libia) è stata sistematicamente negata fino a poco tempo addietro.
Le spie e le forze irregolari che combattono senza distintivi nazionali, in forma occulta, non sono tutelate dalla Convenzione di Ginevra, secondo il diritto internazionale, motivo per cui non dovrebbero neppure essere considerati come prigionieri di guerra, ovvero potrebbero essere fucilati sul posto secondo le norme del Diritto Internazionale (le stesse applicate dalle forze USA nel corso dell’ultima guerra agli agenti infiltrati italiani della RSI, fucilati in quanto infiltrati dietro le linee nemiche). Senza contare le oltre 300.000 vittime assassinate dalle truppe mercenarie sostenute da USA ed Arabia Saudita in quanto sostenitori del Governo di Al Assad o civili inermi. Il Governo di Assad si sta comportando in maniera anche eccessivamente generosa con questi elementi per un eccesso di umanitarismo e per le insopportabili pressioni che stanno esercitando i paesi occidentali per salvaguardare la vita dei propri agenti e spie. A giudizio di chi ha subito la morte dei propri figli e parenti e le distruzioni provocate dalle loro azioni in Siria, costoro meriterebbero la fucilazione immediata. Fonte: Controinformazione.info L’opinione dell’autore può non coincidere con la posizione della redazione.

L’Occidente, rabbioso per la sconfitta subita ad Aleppo, si dedica ad una campagna mediatica contro la Siria e contro la Russia

Il premio nobel per la pace Mr Obama pochi giorni fa ha dichiarato “guerra” alla Russia, Iran ed Assad accusandoli come al solito senza prove (l’onere della prova non spetta ai padroni del mondo) di aver compiuto un massacrio. I tagliagole di Obama con i suoi mercenari non c’entrano niente ovviamente.

VIDEO. L’ambasciatore siriano all’ONU rivela i nomi degli agenti segreti stranieri ad Aleppo Est

L’Occidente, rabbioso per la sconfitta subita ad Aleppo, si dedica ad una campagna mediatica contro la Siria e contro la Russia
 
Coloro che si sono strenuamente opposti alla liberazione della città di Aleppo, realizzata grazie all’azione decisa dell’Esercito siriano, hanno orchestrato una enorme campagna mediatica volta a diffamare e criminalizzare l’Esercito siriano, il Governo di Bashar al-Assad e la Russia di Vladimir Putin, quella che ha fornito appoggio determinante alla riuscita delle operazioni militari per la liberazione della città dai gruppi terroristi sostenuti dall’Occidente e dall’Arabia Saudita.
Per convincere l’opinione pubblica a criminalizzare Assad e Putin, i governi dei paesi NATO, in collaborazione con i monarchi dell’Arabia Saudita e del Qatar (e le loro TV come Al Arabiya e Al Jatzeera), assieme ai grandi padroni dei media occidentali, hanno diffuso filmati e narrazioni propagandistiche degli avvenimenti, arrivando persino a utilizzare le vecchie immagini datate di donne e bambini uccisi in altri conflitti, per descrivere i loro episodi inventati di presunti crimini realizzati dalle forze siriane, russe e dei loro alleati in Aleppo.
 
 
Nel contesto di questa campagna mediatica di falsificazione, orchestrata dall’Occidente, alcuni media e gruppi pubblici sui social media hanno pubblicato foto che si riferiscono ai bombardamenti israeliani effettuati sulla striscia di Gaza o altre immagini riferite al 2014 o 2015 e le hanno spacciate come foto dei civili di Aleppo bombardati dalle forze russe e siriane.
 
Si sono distinte in questa campagna alcuni grandi media occidentali (mega media), in particolare la CNN, la BBC, Sky News, NBC ed in Italia la RAI, la 7, oltre che ai soliti Repubblica, il Corriere della Sera, La Stampa, Il Fatto Quotidiano, ecc..
 
In particolare questi media si sono basati sulle fonti come l’Organizzazione dei Caschi Bianchi, una organizzazione finanziata da Washington e da Londra ed accusata di avere collegamenti con il gruppo di Al Nusra.
I caschi bianchi si sono dimostrati specialisti non solo nel manipolare le notizie da Aleppo ma anche di aver creato dei veri e propri “fake” con filmati dove vengono utilizzati bambini coperti di sangue da esibire per le telecametre occidentali come vittime dei bombardamenti russi e siriani, in alcuni casi hanno persino utilizzato dei manichini trasportati su appositi furgono per simulare vittime di bombardamenti.
 
Altri media complici della disinformazione e falsificazione degli avvenimenti sono stati il canale arabo Al Arabiya (finanziato dalla Monarchia Saudita) che ha fatto la sua parte nel raccontare gli avvenimenti in modo distorto e falsificato.
 
In contrasto con queste “narrazioni” della propaganda occidentale filo atlantista e filo saudita, alcuni coraggiosi reporter indipendenti che sono rimasti sul posto in Siria, a rischio della propria pelle, sul terreno delle operazioni, quasi sempre giornalisti libanesi, iraniani, russi e latino americani, hanno aperto una luce di verità su quanto accadeva ad Aleppo ed in Siria, mentre i reporter occidentali trasmettevano i loro servizi da Londra, Jeddah o Ankara, basandosi su fonti di parte pro ribelli, come l’”Oservatorio per i Dirittti Umani in Siria”, con base a Londra.. E’ il caso ad esempio di Pedro García, corrispondente di Prensa Latina.
 
Secondo Garcia (che attualmente è uno dei pochi giornalisti rimasto sul terreno in Siria ), confrontando le informazioni occidentali con le fonti che lui stesso intervista sul terreno, quello che ha visto con i propri occhi e quello che ha potuto comprovare di persona, risulta evidente la manipolazione mediatica che falsifica la realtà. Si può arrivare incluso a livelli di bassezza come quelli raggiunti dal ministro degli Esteri francese, il quale ha dichiarato che il Governo siriano andava a massacrare tutti gli insorti. “Questo è totalmente falso. Al contrario, il Governo siriano assieme con il Centro russo per la riconciliazione, sta promuovendo tregue in forma costante che in molti casi non vengono rispettate dai terroristi”.
L’idea e l’obiettivo principale di questa campagna mediatica, iniziata quando ancora i gruppi terroristi erano trincerati nei quartieri est di Aleppo e  tenevano la popolazione in ostaggio, era quello di riscattare i gruppi di miliziani jihadisti e cercare di preservare anche gli agenti dell’intelligence infiltrati, americani, britannici, israeliani e sauditi (poi fatti prigionieri dalle forze siriane) senza parlare di un centinaio di soldati siriani che questi gruppi tenevano prigionieri e sequestrati nei quartieri in attesa di macellarli.
 
“Normale quindi, afferma Garcia, “che i governi occidentali non volessero la prova di forza, perchè non sanno quello che questi elementi potranno raccontare una volta catturati dalle forze siriane e russe. Ormai è un fatto incontrovertibile”, riferisce sempre Garcia,” che i governi occidentali ed i loro media sono compromessi con i terroristi”.
Garcia ha condiviso la sua esperienza personale in Siria, dicendo che se qualcuno va ad Aleppo o a Damasco e parla con la gente comune per strada, si rende conto che quello che raccontano i media occidentali è una menzogna. Più di 100.000 residenti vivono nella parte Ovest di Aleppo, dove si trova l’Esercito siriano e si garantiscono un minimo di servizi nonostante la distruzione e la guerra, Cosa che non accadeva nella parte Est, adesso liberata, dove erano trincerati i terroristi che avevano trasformato le scuole e gli ospedali nelle loro caserme e depositi di munizioni.
Rispetto alle armi ed alle munizioni, il reporter ha confermato che la maggior parte di queste sono made in USA ed arrivano nelle mani dei terroristi attraverso la Turchia ed il Qatar. “E’ comprovato che un’impresa Bulgara, -paese membro dell’ONU,-coinvolta in questo traffico”, ha chiarito. Bisogna prendere atto che la frontiera fra la Siria e La Turchia è di più di 800 Km. ed è totalmente aperta per le infiltrazioni di terroristi e di armi.
 
Esiste tutta una tattica preparata da molti anni con cellule dormienti nel territorio della Siria, con spie, sabotatori che attentano contro qualsiasi persona, attesta. Ovvero non sparano soltanto con i mortai contro le unità militari dell’Esercito siriano, lo fanno contro i quartieri civili dove ci sono le scuole dei bambini, questi sono gli individui che l’Occidente difende, denuncia Garcia.
 
“Io stesso vivo a Damasco, in un quartiere vicino al centro della città (controllato dalle forze governative). E’ un quartiere pacifico, “Mezzeh85”, dove sono caduti proiettili di mortaio su una scuola, in mezzo alle strade dove camminano le persone. Non sono obiettivi militari, che senso ha tutto questo? Quello che vogliono è terrorizzare la popolazione, creare il panico”.
Inoltre il reporter ha sottolineato come l’Occidente domina la grande maggioranza dei media e ha proceduto a bloccare i sistemi di televisione via satellite siriani, per evitare che queste informazioni escano da Damasco ed arrivino dove non devono arrivare. Ovvero esiste un blocco economico contro la Siria ed un blocco tecnologico per non rompere il monopolio dei media occidentali e di quelli arabi di ispirazione filo saudita (Al Arabiya e Al Yatzeera). (…………)
In Siria si è fatto di tutto per distruggere una nazione che aveva una sua costituzione e dove le varie comunità confessionali vivevano in un clima di reciproca tolleranza ma che non volevano essere sottomesse ad imposizioni esterne. Io conosco sciiti, alawiti, drusi e cristiani che convivevano normalmente fra di loro senza problemi, incluso i palestinesi che avevano gli stessi diritti dei cittadini siriani. Chi ha alimentato il fanatismo, l’odio fra di loro, gli scambi di colpi d’arma da fuoco ed il fatto che si tagli la testa a coloro che vengono considerati eretici?
La risposta la conoscono tutti: le ideologie radicali salafite ed integraliste che provengono dall’Arabia Saudita e dal Qatar. Le stesse potenze che hanno armato ed inviato mercenari addestrati a creare attentati ed attacchi contro le zone degli alawiti, sciiti, cristiani e drusi.
I gruppi terroristi che hanno portato la distruzione e la morte in Siria sono stati appoggiati dai governi occidentali USA, Gran Bretagna e Francia in primis (anche l’Italia ha fatto la sua parte) con l’obiettivo di rovesciare il Governo di Al-Assad per i loro fini geopolitici.
Sono gli stessi governi che adesso spengono le luci della Torre Eiffel a Parigi e di Palazzo Chigi a Roma, in segno di lutto per la liberazione di Aleppo.
Se Aleppo fosse caduta nelle mani dei terroristi e questi avessero quindi iniziato a uccidere e sgozzare le persone delle comunità alawite, sciite cirstiane e druse, allora avrebbero proclamato la festa a Parigi, Londra e Roma ed avrebbero acceso tutte le luci? Questo è quello che l’Occidente voleva: lo Stato islamico a Damasco ed in tutta la Siria sotto il protettorato dell’Arabia Saudita.
di Manuel De Silva – 18/12/2016
Fonte: controinformazione
 

Gli agenti della CIA catturati ad Aleppo

Dopo l’arresto di ufficiali NATO ad Aleppo, il Consiglio di sicurezza si riunisce a porte chiuse

 Rete Voltaire — Oggi, 16 dicembre, alle 17.00, ora universale, il Consiglio di sicurezza si è riunito a porte chiuse, dopo che questa mattina ufficiali della NATO sono stati arrestati dalle Forze speciali siriane in un bunker ad Aleppo-Est.

Le autorità siriane, grazie a dati accurati, sono arrivate nel comando supremo degli ufficiali occidentali e arabi nascosto nel seminterrato di un quartiere di Aleppo est, catturandoli tutt383581i vivi. Alcuni nomi sono già filtrati. Si tratta di bastardi militari USA, francesi, inglesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatarioti ecc., che la Siria deti
ene attualmente con grande cura per concludere i negoziati con i Paesi che l’hanno devastata. come annunciato dai media ad Aleppo, ieri notte, sono numerosi gli agenti stranieri armati che la Turchia ha chiesto alla Russia di far uscire vivi.
Gli ufficiali dei servizi segreti, tra cui statunitensi, erano rimasti intrappolati con i terroristi ad Aleppo, nella sala operativa segreta presente nello scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via al-Sharad, ad Aleppo est.

I nomi degli agenti presenti, per le cui trattative si sono complicate, sono stati resi noti:
Moataz Aouglakan Davutoglu – Turchia
David Scott Weiner – USA
David Shlomo Aram – Israele
Muhamad Shayq al-Islam al-Tamimi – Qatar
Muhamad Ahmad al-Sibyan – Arabia Saudita
Abdalmunayim Fahd al-Harij – Arabia Saudita
Islam Salam Zahran al-Hadjlan – Arabia Saudita
Ahmad ibn Nawfal al-Dridagi – Arabia Saudita
Muhamad Hasan al-Subaya – Arabia Saudita
Hamid Fahad al-Dusari – Arabia Saudita
Amjad Qasim al-Tirawi – Giordania
Qasim Sad al-Shamari – Arabia Saudita
Ayman Qasim al-Thalbi – Arabia Saudita
Muhamad Shafyah al-Idrisi – Marocco

Un ex-consulente del Ministro dell’Informazione siriano, Abdulhadi Narsi, ha rivelato che numerosi ufficiali turchi e sauditi combattevano contro le forze governative siriane nei quartieri orientali di Aleppo, assieme alla coalizione di gruppi terroristici Jaysh al-Fatah. “Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan cerca di trasferire i terroristi da Aleppo in Turchia. Il governo siriano ha scoperto che vi era un centro occulto con ufficiali sauditi e turchi e di vari servizi d’intelligence nella parte di Aleppo occupata dai terroristi“. Erdogan voleva trasferire 5000 terroristi in Turchia, testimoniando come l’intera questione della battaglia dei terroristi contro il governo siriano ad Aleppo fosse diretta dalla Turchia, “Nel frattempo, vi sono agenti turchi in Siria che guidano la guerra contro Damasco. L’Esercito arabo siriano li sta rintracciando“.

Il giornalista siriano Hilal al-Sharifi dichiarava “Grazie alle informazioni ricevute, le autorità siriane hanno scoperto la base degli alti ufficiali occidentali e della NATO nel seminterrato di una zona ad  Aleppo est, catturandoli vivi. Alcuni nomi sono già stati dati ai giornalisti siriani, me compreso. Le nazionalità sono statunitense, francese, inglese, tedesca, israeliana, turca, saudita, marocchina, qatariota, ecc. Data la loro nazionalità e il loro grado, vi assicuro che il governo siriano ha compiuto un arresto eccellente, che dovrebbe consentirgli di dirigere i negoziati con i Paesi che hanno cercato di distruggerlo“. Finora, costoro sono stati identificati come della “NATO”.

Gli statunitensi aggregati ai terroristi cercarono di fuggire da Aleppo est camuffandosi da soldati siriani prigionieri, ma furono identificati e l’evacuazione dei terroristi da Aleppo venne bloccata. L’accordo di evacuazione da Aleppo prevedeva che tutti i prigionieri detenuti dai terroristi dovevano essere rilasciati. Le forze governative non solo si facevano consegnare i cittadini rapiti, ma anche  11 operatori statunitensi e 2 inglesi delle SAS.

Perciò Stati Uniti e NATO cercarono di sabotare il cessate il fuoco, anche ricorrendo al rumore mediatico e mobilitando le organizzazioni fiancheggiatrici dei terroristi taqfiri, come MSF e affini. Lo scopo reale era esfiltrare gli squadroni della morte di Gladio e della CIA assieme a molti militari turchi, nascosti tra i terroristi. Quando il governo siriano rifiutava di reiterare il cessate il fuoco, avendo scoperto lo stratagemma per far fuggire gli squadristi di Gladio, bloccò i convogli degli autobus ad al-Ramusyah. 8079 terroristi e famigliari avevano lasciato Aleppo.

Hezbollah rastrella i convogli carichi di terroristi diretti ad Ildib.

Hezbollah rastrella i convogli carichi di terroristi diretti ad Ildib.

Fonti:
21st Century Wire
Facebook
Facebook
Facebook
FARS
Google
Syrian Perspective

DICEMBRE 16, 2016 Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

https://aurorasito.wordpress.com/2016/12/16/gli-agenti-della-cia-catturati-ad-aleppo/