Mogherini: “Da Putin brutalità in Siria. Solo l’Ue ha piano per la pace”

che come Ue doniamo molto ai siriani sicuramente, soprattutto armi ai tagliagola amici tuoi.
Ma non si può criticare una donna, soprattutto se del Pd (le donne colpevoli di non essere piddine si possono anche tacciare di ogni epiteto dispregiativo, è lecito), partito pacifista ed antirazzista per eccellenza. Mauro Bottarelli ha confutato punto per punto le bestemmie di questa pappagalla della Ue, vedere Ha ragione la Boldrini, combattiamo insieme le bufale. Anzi, facciamone proprio “Piazza pulita”
Mogherini: “I governi sono tutti d’accordo sul fatto che il comportamento della Russia, soprattutto ad Aleppo, è di una brutalità inaccettabile”mogherini1
 
“I governi sono tutti d’accordo sul fatto che il comportamento della Russia, soprattutto ad Aleppo, è di una brutalità inaccettabile”, così come “siamo tutti d’accordo nel dire che con la Russia, sulla Siria e non solo, serve un canale politico aperto.
Le conclusioni del Consiglio europeo includono un mandato per il mio lavoro sulla Siria, compresi anche contatti diretti e continui con tutti. Anche con Mosca”. Così l’Alto rappresentante per la Politica estera, Federica Mogherini, in un’intervista a La Stampa.
Quanto al ruolo dell’Europa, Mogherini ricorda che “per una scelta politica presa molti anni fa, l’Unione europea non è un attore militare sul palcoscenico siriano”, ma sottolinea come “sarebbe riduttivo dire che il nostro è solo un soft power. Siamo gli unici che parlano con tutti e lavoriamo attraverso i nostri rapporti bilaterali per evitare che la Siria diventi un buco nero, un nuovo Iraq o una nuova Libia”. E ancora, sostiene: “Aiutare la Siria in questo momento vuol dire anzitutto evitare di bombardarla. Siamo il principale donatore, dal punto di vista umanitario: quasi tutti gli aiuti che i siriani ricevono arrivano grazie all’Ue e all’Onu che li porta. Scuole per bambini, acqua, medicinali. Il nostro impegno diplomatico comincia da qui”. “
 
Guardando avanti. Ho avviato un dialogo diretto con tutti gli attori regionali: Iran, Arabia Saudita, Turchia, Egitto, Giordania, Libano, Qatar, Emirati. E con i siriani, con le diverse componenti delle opposizioni e ciò che resta della società civile”. In Europa invece – sostiene Mogherini – “c’è un problema molto serio sul fronte interno delle politiche migratorie. Perché le proposte che la Commissione aveva fatto si sono arenate e perché il Consiglio non trova ancora oggi un punto di convergenza su come affrontare il tema della solidarietà La Commissione continuerà a spingere per un meccanismo di solidarietà interna. Su questo l’Italia può contare di averci dalla sua parte. Ma il nodo va risolto dai governi nazionali, all’interno del Consiglio”.
Luca RomanoDom, 18/12/2016 – 10:29 – FONTE

La campagna della NATO contro la libertà di espressione

A Cagliari era infatti prevista una conferenza sulla Siria il prossimo 17 dicembre, sala concessa e pagata da tempo, chissà come mai e perché E’ STATA REVOCATA.
La NATO inizialmente ha cercato di far tacere chi cercava la verità sull’11/9. Poi l’appetito vien mangiando…
di Thierry Meyssan
Questa è una lunga storia che attraversa un arco di quindici anni. La NATO inizialmente ha cercato di mettere a tacere i cittadini che cercavano di conoscere la verità sugli attentati dell’11 settembre. Poi ha preso di mira coloro che contestavano la versione ufficiale della “primavera araba” e della guerra contro la Siria. Da cosa nasce cosa, ha attaccato coloro che denunciavano il colpo di Stato in Ucraina. Ormai la NATO fa ora accusare da una pseudo-ONG quelli che han fatto campagna per Donald Trump di essere agenti russi.1bell
Nell’illustrazione in apertura, il Logo del Centro di comunicazione strategica della NATO
DAMASCO (Siria) – Gli attentati dell’11 settembre 2001 sono stati seguiti sia da uno stato d’emergenza permanente sia da una serie di guerre. Come scrivevo all’epoca, la teoria secondo cui i mandanti sarebbero stati jihadisti che comandavano da una grotta afgana non regge all’analisi. Tutto fa pensare che siano stati invece organizzati da una fazione del complesso militare-industriale.
Se questa analisi è esatta, il seguito degli avvenimenti poteva soltanto portare a una repressione negli Stati Uniti e negli Stati alleati.
Quindici anni più tardi, la ferita che ho aperto non si è ancora chiusa, tutt’altro, a causa degli eventi che sono seguiti. Al Patriot Act e alle guerre del petrolio si sono poi aggiunte le “primavere arabe”. Non solo la maggior parte della popolazione statunitense non crede più a ciò che ha detto il suo governo dall’11/9 ma, votando per Donald Trump, ha appena espresso il suo rifiuto del Sistema post-11 settembre.
È successo che ho aperto mondialmente il dibattito sull’11/9, che ho aderito all’ultimo governo della Jamahiriya araba libica e che riferisco in loco la guerra contro la Siria. All’inizio, l’amministrazione USA ha pensato di poter fermare l’incendio accusandomi di scrivere qualsiasi cosa pur di far soldi e toccandomi laddove secondo essa faceva più male, ossia il portafoglio. Tuttavia le mie idee hanno continuato a diffondersi. Nell’ottobre 2004, quando 100 personalità USA hanno firmato una petizione per chiedere la riapertura delle indagini sugli attentati dell’11/9, Washington ha cominciato ad avere paura [1].
Nel 2005, ho riunito a Bruxelles più di 150 personalità provenienti da tutto il mondo – tra cui degli invitati siriani e russi come l’ex capo di stato maggiore delle forze armate della Federazione, il generale Leonid Ivashov – per denunciare i neo-conservatori, mostrando che il problema diventava globale [2].
Mentre durante il mandato di Jacques Chirac l’Eliseo si preoccupava della mia sicurezza, l’amministrazione Bush chiese nel 2007 al neoeletto presidente Nicolas Sarkozy di eliminarmi fisicamente.
Quando fui avvertito della sua risposta positiva da un amico ufficiale dello stato maggiore, ho avuto una sola via da percorrere: l’esilio. Gli altri miei amici – ero da 13 anni segretario nazionale del partito radicale di sinistra mi guardarono increduli, mentre la stampa mi accusava di cadere nella paranoia. Nessuno mi è venuto pubblicamente in soccorso. Ho trovato rifugio in Siria e ho vagato nel mondo al di fuori dell’area NATO, sfuggendo a diversi tentativi di assassinio o rapimento. Per quindici anni, ho aperto dibattiti che si sono generalizzati. Sono sempre stato attaccato quando ero solo, ma quando le mie idee sono state condivise, sono state migliaia le persone che sono state perseguitate per averle riprese e sviluppate.
È in quello stesso periodo che Cass Sunstein (marito dell’Ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU Samantha Power) ha redatto con Adrian Vermeule per le università di Chicago e Harvard una memoria per la lotta contro le “teorie della cospirazione”: così chiamano il movimento che avevo iniziato. In nome della difesa della “Libertà” contro l’estremismo, gli autori definiscono un programma volto ad annichilire questa opposizione:
«Possiamo facilmente immaginare una serie di possibili risposte.
1. Il governo può vietare le teorie della cospirazione.
2. Il governo potrebbe imporre qualche sorta di tassa, finanziaria o di altro tipo, su coloro che diffondono tali teorie.
3. Il governo potrebbe impegnarsi in un contro-discorso al fine di screditare le teorie della cospirazione.
4. Il governo potrebbe ingaggiare soggetti privati credibili affinché si impegnino in una contro-narrazione.
5. Il governo potrebbe impegnarsi nella comunicazione informale con terzi e incoraggiarli» [3].
L’amministrazione Obama esitava a scegliere pubblicamente questa strada. Ma ad aprile 2009, propose al vertice NATO di Strasburgo-Kehl di creare un servizio di “Comunicazione Strategica”. Inoltre fece dimettere Anthony Jones dalla Casa Bianca nel 2009 poiché il famoso avvocato si era espresso senza mezzi termini sull’argomento [4].
Il progetto di servizio di comunicazione strategica della NATO è rimasto ancora nel cassetto fino a quando il governo lettone non si è fatto vivo. È stato alla fine installato a Riga, sotto la direzione di Janis Karklin?, a quel tempo responsabile all’ONU per il vertice mondiale sulla società dell’informazione e il Forum per la governance di internet. Concepito dai britannici, include partecipazioni di Germania, Estonia, Italia, Lussemburgo, Polonia e Regno Unito. In un primo momento, si accontentava di moltiplicare gli studi in argomento.
Tutto è cambiato nel 2014, quando il think tank della famiglia Khodorkovsky, l’Istitute of Modern Russia moderna (Istituto sulla Russia moderna) a New York, ha pubblicato un’analisi dei giornalisti Peter Pomerantsev e Michael Weiss [5].
Secondo il loro rapporto, la Russia avrebbe schierato un vasto sistema di propaganda all’estero. Tuttavia, invece di presentarsi in una luce favorevole, come durante la Guerra fredda, Mosca avrebbe deciso di inondare l’Occidente di “teorie della cospirazione” in modo da creare la confusione generale. Gli autori hanno precisato che queste “teorie” non vertono più solo sull’11 settembre, ma anche sulla copertura mediatica della guerra contro la Siria.
Nel tentativo di riattivare l’anti-sovietismo della Guerra fredda, il rapporto ha segnato un ribaltamento di valori. Fino ad allora, la classe dirigente USA ha cercato solo di nascondere il crimine dell’11 settembre accusando alcuni barbuti senza importanza. Ormai si trattava di accusare uno Stato straniero di essere responsabile dei nuovi crimini che Washington aveva commesso in Siria.
Nel settembre 2014, il governo britannico ha creato la 77ma Brigata; un’unità incaricata di contrastare la propaganda estera. Essa comprende 440 militari e più di un migliaio di civili del Foreign Office, inclusi membri dell’MI6, della Cooperazione e della Stabilisation Unit. Non si sa quali siano i suoi obiettivi. Questa brigata lavora con la 361st Civil Affairs Brigade dell’esercito di terra statunitense (basata in Germania e Italia). Queste unità militari erano state utilizzate per perturbare i siti web occidentali che cercavano di ristabilire sia la verità sull’11 settembre sia sulla guerra contro la Siria.
All’inizio 2015, Anne Applebaum (la moglie dell’ex ministro della Difesa polacco Radosław Sikorski) ha creato all’interno del Center for European Policy Analysis di Washington (Centro di analisi della politica europea) un’unità chiamata Information Warfare Initiative (Iniziativa sulla guerra dell’informazione) [6].
In origine si trattava di contrastare l’informazione russa in Europa centrale e orientale. Affidava questa iniziativa al già citato Peter Pomerantsev e a Edward Lucas, uno dei redattori di The Economist.
Benché Pomerantsev sia tanto il co-relatore dell’Institute of Modern Russia quanto il corresponsabile della Information Warfare Initiative, non fa più cenni all’11 settembre, né considera più la guerra contro la Siria come un tema centrale, ma solo come un tema ricorrente che permette di speculare sull’azione del Cremlino. Concentra invece le sue frecce contro il canale televisivo Russia Today e sull’agenzia di stampa Sputnik: due organi pubblici russi.
Nel febbraio 2015, il think tank del Partito socialista francese nonché contatto del National Endowment for Democracy (NED), la Fondazione Jean-Jaurès, ha pubblicato a sua volta una nota, intitolata Conspirationnisme, un état des lieux (trad.: “Cospirazionismo, una panoramica”) [7].
Essa ignora gli sviluppi a proposito della Russia e riprende il dibattito laddove Cass Sunstein l’aveva lasciato. Preconizza di vietare in modo puro e semplice ai “cospirazionisti” la possibilità di esprimersi. Da parte sua, il ministro dell’Educazione ha organizzato dei seminari nelle scuole per mettere in guardia gli studenti contro i “cospirazionisti”.
Il 19 e 20 marzo 2015, il Consiglio europeo ha chiesto all’Alta Rappresentante Federica Mogherini di preparare un piano di “comunicazione strategica” per denunciare le campagne di disinformazione della Russia in materia di Ucraina. Il Consiglio non ha menzionato né l’11 settembre né la guerra contro la Siria e ha cambiato il suo obiettivo per occuparsi solo degli avvenimenti in Ucraina.
Ad aprile 2015, la Mogherini ha creato all’interno del Servizio europeo per l’azione esterna (EEAS) un’unità di Comunicazioni strategiche [8].
È diretta da un agente dell’MI6 britannico, Giles Portman. Distribuisce a numerosi giornalisti europei, due volte a settimana, un insieme di argomenti intesi a dimostrare la malafede di Mosca; si tratta di cataloghi di notizie che alimentano abbondantemente i media europei.
Il 20 agosto 2015, il Centro di Comunicazione strategica della NATO è stato aperto a Riga sotto la direzione di Jānis Sārts e in presenza del direttore di una branca del National Endowment for Democracy, John McCain (qui in una conversazione con il presidente lituano Dalia Grybauskaitė).
Fin dalla sua nascita, il Centro di Comunicazione strategica della NATO ha preso con sé un servizio dell’Atlantic Council, il Digital Forensics Research Lab. Un Manuale di Comunicazione Strategica è stato redatto dalla NATO. Mira a coordinare e sostituire tutti i dispositivi antecedenti in materia di Diplomazia pubblica, di Pubbliche relazioni (Public Affairs), di Pubbliche Relazioni militari, di Operazioni sui sistemi elettronici di comunicazione (Information Operations) e di Operazioni Psicologiche.
Su ispirazione della NATO, l’ex ministra degli Esteri polacca intanto diventata eurodeputata, Anna Fotyga, ha fatto adottare al Parlamento europeo il 23 novembre 2016 una risoluzione sulla «comunicazione strategica dell’Unione mirante a contrastare la propaganda rivolta contro di essa da parte di terzi». Anche in questo caso, l’obiettivo si sposta: non si tratta più di contrastare il discorso sull’11/9 (vecchio di 15 anni), né quello della guerra contro la Siria, ma di creare un amalgama tra il discorso che contesta gli avvenimenti ucraini e quello di Daesh. Si torna al punto di partenza: quelli che contestavano le versioni correnti sull’11/9 cercavano secondo la NATO di riabilitare Al-Qa’ida, quelli che fanno il gioco della Russia mirano a distruggere l’Occidente come Daesh. E poco importa che la NATO sostenga Al -Qa’ida ad Aleppo Est.
Lanciato da un articolo clamoroso sul Washington Post, il 24 novembre 2016 [9], un misterioso gruppo denominato “Propaganda or Not?” ha stabilito un elenco di 200 siti web -compreso Voltairenet.org – presuntamente incaricati dal Cremlino di trasmettere la propaganda russa e intossicare l’opinione pubblica statunitense al punto di averla spinta a votare Trump.
Sebbene “Propaganda or Not?” non pubblichi i nomi dei suoi capi, indica il fatto di riunire quattro organizzazioni: Polygraph, The Interpreter, il Center for European Policy Analysis e il Digital Forensic Research Lab.
– Polygraph è un sito di Voice of America, la radio e televisione pubblica statunitense controllata dal Broadcasting Board of Governors.
– The Interpreter è la rivista dell’Institute of Modern Russia, ora trasmesso da Voice of America.
– Il Center for European Policy Analysis è un pseudopodo del National Endowment for Democracy (NED), guidato da Zbigniew Brzezinski e Madeleine Albright.
– Infine, il Digital Forensic Research Lab è un programma dell’Atlantic Council.
In un documento rilasciato da “Propaganda or Not?”, questa pseudo-ONG, emanazione di associazioni finanziate dall’amministrazione Obama, nomina il nemico: la Russia. La accusa di essere all’origine del movimento per la verità sull’11/9 e dei siti web che sostengono la Siria e la Crimea.
Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il 2 Dicembre 2016 una legge che vieta qualsiasi cooperazione militare tra Washington e Mosca. In pochi anni, la NATO ha riattivato il maccartismo.
Documenti allegati
Complaint Voltaire Network International vs Prop or Not?
Reclamo depositato presso l’Ispettore generale del Dipartimento di Stato. Réseau Voltaire International, 2 dicembre 2016.
NOTE
[1] «100 personnalités contestent la version officielle du 11 septembre», Réseau Voltaire, 26 octobre 2004.
[2] «Axis for Peace», Réseau Voltaire.
[3] «Conspiracy Theories», Cass R. Sunstein & Adrian Vermeule, Harvard Law School, January 15, 2008.
[4] «11-Septembre: Obama congédie un de ses conseillers», Réseau Voltaire, 8 septembre 2009.
[5] «The Menace of Unreality: How the Kremlin Weaponizes Information, Culture and Money», Peter Pomerantsev & Michael Weiss, The Interpreter/ Institute of Modern Russia, 2014.
[6] Information Warfare Initiative, sito ufficiale.
[7] «Lo Stato contro la Repubblica», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 9 marzo 2015.
[8] «La propaganda UE contro la Russia», Rete Voltaire, 6 luglio 2016.
[9] “Russian Propaganda Effort Helped Spread ‘Fake News’ During the Election, Experts Say”, Craig Timberg, The Washington Post, November 24, 2016
Da Redazione  – Dic 05, 2016
Traduzione a cura di Matzu Yagi.

Polemica risposta dei russi alle “strane dichiarazioni” di Theresa May sulla Siria

Bandiera-su-collina
Il portavoce russo ha risposto in maniera polemica e piccata al governo britannico di Theresa May che aveva parlato di “situazione umanitaria critica” nella città’ siriana di Aleppo.
” Se non vi e’ alcuna traccia di aiuti forniti da Londra in Siria, per lo meno il Governo britannico eviti di intralciare gli altri paesi che vogliono portare aiuti umanitari in Siria, ha dichiarato il portavoce del Ministero russo Igor  Konashenkov .”
In precedenza il primo ministro britannico aveva dichiarato che la Russia stava ostacolando la fornitura di aiuti umanitari ai civili di Aleppo visto, che non permette di stabilire una tregua.
 In tutti questi anni di guerra in Siria il Regno Unito non ha mai inviato neppure un grammo di farina, ne’ una sola medicina  e neppure una sola coperta per aiutare i civili. Per questo, se il Governo britannico vuole inviare aiuti umanitari,  ha tutto a suo favore pero’ ci dica allora  dove sono rimasti incagliati questi aiuti”, ha detto il portavoce russo Konashenkov.
Inoltre il portavoce del Ministero della Difesa russo  ha affermato che dal 28 di Novembre le truppe siriane hanno liberato oltre la metà delle zone assediate dai terroristi nella parte orientale di Aleppo. Nel corso di tutto questo tempo i residenti della città stavano ricevendo aiuti umanitari, medicinali ed indumenti pesanti da parte della Russia.
Dopo dichiarazioni tanto “strane” qualcuno si domanda di chi è l’opinione espressa da Theresa Meyer? Sua o di qualche altro funzionario del Foreign Office? Sembra che, trascinato dalla “russofobia”, il Governo britannico abbia perso obiettivamente la capacità di comprendere cosa sta avvenendo attualmente in Siria ed a Aleppo.
Nota: Da considerare che il Governo britannico, già  dall’inizio della crisi, è uno di quei governi che forniscono  armi ed equipaggiamenti ai terroristi delle varie bande che sono state infiltrate in Siria attraverso la Turchia con la complicità della NATO e del governo di Erdogan. Nonostante questo Londra vorrebbe  dare lezioni di “diritti umani” agli altri ed in particolare ai russi che sono stati gli unici ad intervenire per difendere il paese arabo dall’assalto delle bande jihadiste supportate da USA, Regno Unito, Francia  ed Arabia Saudita.
In particolare il Regno Unito è stato anche responsabile della catastrofica situazione dei diritti umani creatasi in Libia ed in Iraq, a seguito degli interventi  militari di Londra (e degli USA)  realizzati per le loro finalità geopolitiche. Di questo dovrebbero rispondere i responsabili dei Governi britannici, evitando di ergersi a giudici ed a pontificare sulle presunte violazioni dei diritti umani degli altri paesi.
Fonte: RT Actualidad – Traduzione e nota: L.Lago
Da Redazione  Dic 04, 2016

Yemen, le bombe non fanno notizia

 curioso come l’Occidente ed i servi politically correct ci mettano un secondo a tacciare chi che sia di islamofobia, ma a quanto pare per loro ci sono islamici di serie A e di serie B. Gli yemeniti sono “diversamente” civili islamici
Dal 2014, Medici senza Frontiere aiuta con forniture mediche, e non solo, otto ospedali nei quartieri Est di Aleppo, quelli tuttora sotto il controllo di ribelli e jihadisti. Sono i quartieri dove da mesi più acuto è lo scontro tra le forze leali a Bashar al-Assad e i miliziani e MsF non si stanca di denunciare i bombardamenti che colpiscono anche le strutture sanitarie. Denunce che sono puntualmente (e giustamente) riprese dalla stampa internazionale.
Immaginiamo quindi quale debba essere la frustrazione dell’organizzazione nel vedere quanto sia a senso unico, e quindi poco credibile, la pietà del giornali e delle televisioni. Gli stessi Medici senza Frontiere, infatti, hanno denunciato l’analogo andamento della guerra condotta nello Yemen dalla coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita con l’assistenza logistica e di intelligence degli Stati Uniti. Ma in quel caso gli appelli, per quanto accorati, sono stati bellamente ignorati e non hanno avuto alcun riflesso sui media.yemen bombard
Ecco che cosa ha raccontato Djoen Besselink, capo della missione di MsF nello Yemen: “Da maggio 2015 MSF ha curato più di 10.000 feriti di guerra solamente nella città di Taiz. A ottobre, gli ospedali supportati da MSF a Taiz hanno ricevuto circa 500 pazienti con ferite dovute alla violenza, di cui il 23% erano donne e bambini. Molti dei feriti… erano a casa, al mercato o in cammino verso i loro campi quando sono stati colpiti da incursioni aeree, bombardamenti e spari da arma da fuoco”. Il 17 novembre, primo di due giorni di cessate il fuoco, i Medici senza Frontiere hanno dovuto ricoverare 76 feriti e seppellire 21 morti nella sola città di Taiz. Ne avete avuto notizia? Mi sa di no.
Così come difficilmente avrete saputo che l’Arabia Saudita ha violato 114 volte il cessate il fuoco di due soli giorni che peraltro era stato richiesto dall’ex presidente dello Yemen, Habd Rabbuh Mansur Hadi, e gentilmente concesso da re Salman dell’Arabia Saudita.

Dall’inizio della campagna saudita (marzo 2015), quasi 12 mila civili yemeniti sono stati uccisi. Gli sfollati sono più di 3 milioni (su 27 milioni di abitanti), metà della popolazione vive di aiuti umanitari e solo 1 bambino su 10 arriva all’età di cinque anni.

Gli occhi che lacrimano per Aleppo Est restano però asciutti per lo Yemen, dove a far morire adulti non combattenti e bambini sono i nostri alleati e clienti, quelli ai quali Usa, Francia e in parte anche l’Italia (sono prodotte in Italia, anche se da aziende straniere, le bombe per i caccia sauditi) forniscono gli strumenti per ucciderli. Il punto esatto in cui la pietà diventa ideologia e la compassione puro interesse economico.
novembre 22 2016
– di Fulvio Scaglione per Gli Occhi Della Guerra
http://www.informarexresistere.fr/2016/11/22/yemen-le-bombe-non-fanno-notizia/

Siria: L’Egitto si inserisce nel conflitto a sostegno della coalizione Russia-Siria-Iran

che Al Sisi non fosse gradito all’elite bancaria al potere in Occidente era chiaro da tempo, ora ne ha fatta un’altra per “indispettire” l’intellighenzia al caviale

Presidente egiziano con Putin

Presidente egiziano con Putin
 di  Alex Gorka

Alla fine anche l’Egitto ha preso una posizione chiara sulla Siria.  Questo è un evento di grande importanza per cambiare drasticamente la situazione. Parlando alla rete TV portoghese RTP il 22 Novembre, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha affermato pubblicamente il suo sostegno per le forze del presidente siriano Bashar al-Assad.

In risposta alla domanda se l’Egitto invierà truppe in Siria o meno dichiarato : «La nostra priorità è quella di sostenere il nostro esercito nelle questioni come il controllo delle parti della Libia e fare fronte  alle forze estremiste per stabilire la pace, anche in Siria e Iraq» .

Il presidente al-Sisi ha ripristinato le relazioni diplomatiche con la Siria dopo il suo arrivo al potere nel 2013. Il mese scorso, l’Egitto sostenuto la posizione russa  che chiede un cessate il fuoco in Siria. L’Egitto aveva  dato il suo supporto per la richiesta russa che l’avrebbe messo in contrasto con l’Occidente e con l’Arabia Saudita. Riyadh ha reagito  sospendendo le forniture  di petrolio per il paese, ma il governo egiziano non ha voluto cedere alla  pressione. Ad ulteriore esempio, l’Egitto ha sfidato gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, rifiutando di essere coinvolto nel conflitto yemenita.

Citando «fonti arabe ben informate», il quotidiano libanese Al-Safir ha riferito che 18 piloti egiziani sono arrivati ad Hamah, una  base aerea militare in Siria, il 12 novembre.  I militari fanno parte di una speciale squadrone di elicotteri. Una fonte «vicino alla agenzia Siria file » ha riferito al giornale che un grande dispiegamento di truppe egiziane arriverà in Siria alla fine di gennaio per prendere parte alle operazioni militari che “non sarà limitato a solo supporto aereo nella  base aerea di Hama “.

Il mese scorso, il capo  dei servizi di sicurezza siriani, Ali Mamlouk,   si è incontrato in pubblico con i funzionari per la sicurezza egiziani, nella sua prima visita all’estero  da cinque anni, per discutere con l’Egitto che si è avviato a sostenere pubblicamente il governo siriano.  Secondo “The Middle East Observer”, il primo gruppo dei 4 ufficiali di alto grado egiziani dello staff  dello Stato Maggiore egiziano,  è entrato in Siria un mese fa ed è stato schierato nella base dell’esercito siriano a Damasco. I funzionari militari hanno visitato la divisione corazzata di stanza nei pressi di Daraa e una base aerea nella provincia di Sweida.

Anche il mese scorso, il capo dell’ufficio di sicurezza nazionale siriano,  Ali Mamlouk, ha visitato il Cairo per incontrare Khaled Fawzy, il capo del servizio di intelligence generale dell’Egitto. Le due parti hanno convenuto di coordinare le posizioni politiche e rafforzare la cooperazione nella «lotta al terrorismo» in base a quanto riferito dalla agenzia di stampa della Siria, Sana.

L’aperto sostegno fornito dall’Egitto alla coalizione della Russia in Siria è un cambiamento di  gioco che diventa un evento di fondamentale importanza.

In Occidente, la guerra in Siria è stata ampiamente interpretata come  un conflitto tra forze sunnite e sciite  – sulla base del vecchio scisma dell’Islam del 1400.  Adesso accade che il più grande stato arabo sunnita ha preso le parti  del governo della Siria per diventare un alleato della  coalizione con la Russia e con l’Iran. L’interpretazione settaria del conflitto non è quindi più valida.

L’essenza del  conflitto è quella  di  combattere i terroristi radicali islamici (sostenuti da USA ed Arabia Saudita). Come ha fatto notare il presidente egiziano, lui stesso ritiene  che l’esercito nazionale   e le forze governative siriane sono le meglio posizionate  per combattere gli estremisti e ripristinare la stabilità nella nazione dilaniata dalla guerra.

Recentemente, la Russia e l’Egitto hanno intensificato i loro legami bilaterali in molti settori, tra cui la cooperazione di difesa . Esercitazioni militari congiunte si sono svolte in Egitto nel mese di ottobre. Entrambi i paesi si vedono faccia-faccia sulla Libia e su molte altre questioni.

C’è un altro evento per dimostrare il rafforzamento della coalizione con la Russia supportata  dall’ Egitto. Secondo la iraniana Fars News Agency, il ministro della Difesa iraniano Hossein Dehghan ha dichiarato il 26 novembre che Teheran potrebbe consentire alla Russia di utilizzare la base aerea di  Nojeh, nei pressi di Hamadan, per il funzionamento delle operazioni aeree di Mosca contro i terroristi in Siria. Inoltre, il signor Dehghan ha detto ai giornalisti che è all’ordine del giorno    l’acquisto di 30 Sukhoi Su-30 jet da combattimento di fabbricazione russa.

Lo stesso giorno, Victor Ozerov, presidente della commissione difesa del parlamento, alla camera alta russa  ha dichiarato che la Russia potrebbe usare la base aerea di Hamadan  dell’Iran, nel caso in cui la portaerei Admiral Kuznetsov si debba allontanare dalla Siria. Il 16 agosto, i bombardieri russi avevano utilizzato  la base di Nojeh nell’Iran per lanciare attacchi contro le posizioni dei terroristi in Siria.

Il 26 novembre, le forze armate siriane e gli alleati sono riusciti a prendere il controllo di Hanano, quartiere chiave nella città nord-occidentale di Aleppo, che è stato un punto di  scontri a fuoco nel corso degli ultimi mesi. Dopo di Aleppo si è ripetuto  che la coalizione della Russia, a supporto della  Siria, controllerà vaste aree di territorio nel paese. Con il governo di Bashar Assad saldamente al potere, l’insediamento nel dopoguerra non sembra essere una chimera e la coalizione guidata dagli Stati Uniti difficilmente potrà essere quella  che possa dare l’ultima parola.

Lo sforzo militare della Russia in Siria si è trasformato in un’operazione di una portata molto più ampia rispetto a quanto non fosse nel settembre 2015, quando il primo aereo russo ha volato  per la sua prima sortita. L’operazione ha segnato il ritorno spettacolare della Russia nel Medio Oriente come un importante protagonista. Nuovi attori, come la Cina , l’Egitto e altri, sono stati coinvolti. L’interazione tra i membri della coalizione diventa sempre più stretta, come dimostrato dalla  Russia e Iran.

La decisione dell’Egitto di sostenere il governo della Siria fornisce una buona opportunità di influenzare gli eventi in modo positivo nella strategica regione del Medio Oriente.

In termini generali, la collaborazione di grandi paesi indica che un ente regionale  anti-terrorismo  o addirittura un blocco militare indipendente dagli Stati Uniti, potrebbero emergere in un determinato momento nel prossimo futuro.

Fonte: Strategic Culture – Traduzione: Luciano Lago

Da  Dic 02, 2016

http://www.controinformazione.info/siria-legitto-si-inserisce-nel-conflitto-a-sostegno-della-coalizione-russia-siria-iran/

Un Ospedale da campo russo in Siria bombardato dai terroristi: muoiono 2 medici russi

medici senza frontiere NON DICE NULLA A RIGUARDO?
 Ospedale-da-campo-in-Aleppo
Ospedale da campo russo bombardato
I terroristi hanno ucciso due medici russi ed una infermiera che lavoravano presso l’ospedale da campo installato ad Aleppo dai russi nell’ambito degli interventi per fornire assistenza alla popolazione civile.
Il Ministero della Difesa russo ha precisato che un ospedale di campagna russo è stato attaccato questo Lunedì mediante il fuoco di artiglieria dei terroristi appoggiati dagli USA e dall’Arabia Saudita che si trovano nella zona del campo di Furqan (ovest di Aleppo) ed aggiunge che la prima vittima – una dottoressa- è morta nell’azione, mentre il suo compagno ha perso la vita per causa delle ferite riportate. Un terzo medico si trova in stato critico e i medici stanno cercando di salvarlo.
“La responsabilità dell’attacco contro l’Ospedale russo di Aleppo si trova nelle mani dei terorristi e dei loro patrocinatori dagli USA, al Regno Unito ed alla Francia”, ha indicato il portavoce del Ministero della Difesa della Russia, il generale Igor Konashenkov, citato dall’agenzia russa Tass.
“Hanno le mani sporche del sangue dei nostri uomini quelli che hanno commissionato questa carneficina. Coloro che hanno creato, fomentato ed armato queste bestie in forma umana, definite “opposizione” per giustificarsi davanti la propria coscienza e gli elettori. Sì signori, siete voi i responsabili, sponsor dei terroristi provenienti da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti e da altri Paesi simpatizzanti,” — ha sottolineato il generale Igor Konashenkov.
Le autorità militari russe si sono dichiarate convinte che siano stati proprio i servizi di intelligence occidentali quelli che hanno fornito ai miliziani jihadisti i dati concreti per la localizzazione precisa dell’ospedale, che è divenuto obiettivo da colpire, come altre volte è accaduto.
Dalla metà dell’anno 2012 la parte orientale della città di Aleppo si trova sotto il controllo dei terroristi appoggiati ed armati da USA, Arabia Saudita e dai loro alleati. Di conseguenza le forze siriane hanno lanciato grandi offensive per liberare questi quartieri che in buona parte (oltre il 50%) sono ritornati sotto il controllo delle forze siriane e questo ha consentito la fuga di oltre 80.000 civili che erano trattenuti come ostaggi dai terroristi.
A causa della grave situazione umanitaria ad Aleppo, il presidente russo Vladimir Putin, aveva ordinato il 29 Novembre l’invio urgente di ospedali mobili presso la città e le sue immediate vicinanze per assistere la popolazione civile. Un gruppo di medici e di specialisti sanitari russi era stato inviato assieme alle infrastrutture in Siria per dare aiuto alle strutture civili siriane, oberate dalla necessità di assistere migliaia di sfollati dai quartieri liberati di Aleppo.
Il campo ospedale colpito si trova installato nelle vicinanze di un campo per rifugiati e stava svolgendo la sua attività di assistenza alla popolazione civile.
La notizia dell’attacco contro l’ospedale russo e la morte dei medici russi non viene neppure menzionata dai media occidentali che pure trasmettevano incessantemente notizie di presunti bombardamenti delle forze russe -siriane contro fantomatici ospedali ad Aleppo.
Fonti: Hispan Tv
Sputnik Mundo
Traduzione: Luciano Lago
Da Redazione  Dic 05, 2016

Aleppo si appresta ad essere liberata e MSF protesta a Montecitorio

Un’ottantina di persone al presidio “Solidarietà alla popolazione siriana” davanti a Montecitorio (il video è qui) indetto da Médecins Sans Frontières. Anche con parole d’ordine condivisibili, come “Il diritto alla fuga dei civili intrappolati nel conflitto per cercare sicurezza e protezione”.
msf presidio
Peccato che, nel suo comizio, il rappresentante di MSF si sia dimenticato di menzionare i corridoi umanitari aperti (numerose volte) dall’esercito siriano per permettere alla popolazione civile di Aleppo est di scappare e che sono stati resi vani dai “ribelli” che sparavano su chiunque da Aleppo est tentasse la fuga.
E peccato che MSF non abbia menzionato l’amnistia varata dal governo di Damasco che sta facendo arrendere innumerevoli “ribelli” scongiurando così un bagno di sangue.
E peccato che MSF non abbia menzionato i 19 giorni di tregua dei bombardamenti nei quali i “ribelli” hanno continuato a lanciare missili e colpi di mortaio sul resto della città.
E peccato che MSF faccia risalire l’assedio al mese di luglio (da quando è cominciata la liberazione della città) e non già al 2012, quando, cioè, trasformando la popolazione civile in scudi umani, si sono asserragliati ad Aleppo est i “ribelli” (quasi nessuno siriano) graziosamente curati negli ambulatori gestiti da MSF.
E peccato che, ancora una volta MSF tiri fuori la leggenda delle “trenta strutture sanitarie colpite ad Aleppo est” dimenticando di dire che queste, per volontà stessa di MSF, volutamente non avevano nessun vessillo che ne permettesse l’identificazione.
Del resto, sarebbe troppo pretendere da una organizzazione come Médecins Sans Frontières – fondata da Bernard Kouchner, divenuto ministro della difesa di Sarkozy e artefice della guerra alla Libia – che la guerra alla Siria ha contribuito ad alimentare. Ad esempio, con bufale come questa o questa.
 dicembre 07 2016